La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 43 - 29 ottobre 1961

Pag. 2 studi. articoli e conferenze che gli procurano stima e simpatia anche negli am– bienti dell'università, Durante un soggiorno in un collegio universitario ì\lartin incontrò Gcorj?"ie. una studentessa attraente, intelligente, forte di carat– tere, una di quelle ragazze inglesi molto libere in ap– parenza ma molto serie in rcnltà decise a conclm– rc la propria vita scnzn te– ner conto di alcun confor– mismo sociale ascoltando soltanto la propria coscien– za. pronte anche a sacrifi– care tutto ad un senti– mento profondo. ad una passione. itartin se ne in– namora perdutamente cd è ricambiato dalla giovane Georgic. Non divorzia per– ché ama tuttora Antonia e non può concepire di vi– vere senza di lei. ma passa metà del suo tempo con Georgic conducendo prati– camente una doppia esi– stenza convinto di avere bisogno di ambedue per la propria felicità. Georgie. assoluta nei suoi senti– menti. ne soffre senza che nel suo egoismo egli ne ten~a conto: Antonia igno– ra tutto. Martin dopo al– cuni anni e convinto di essere un uomo invidiabile perché ritiene cli avere raggiunto colle due donne un equilibrio perfetto. Ma all'inizio del roman– zo. un giorno di dicembre. sotto Natale. quando cre– tolo come pure In varie sce11e del romanzo le in– tenzioni simboliche di Iris 11l urdoch sono evidenti. Ma quale sia. quale possa es– ~ere il significato del suo simbolismo rimane poco chiaro. E meno chiaro an– cora è in definitiva il sen~o di A Scvcred Hcad. Una fantasia? Uno schcr- 7.0 condotto con estrema nbilità? Una storia intesa a rendere simbolicnmcnte il di~ordine. la disgrcgazio– n(' morale della societ.l odierna? E' difficile dire. Un romanzo riuscito ·r Questo certamente no. malgrado ì pezzi di bra– vura anche della seconda parte. Non a,-rcbbe valso la pe– na di porsi tante domande. di C'sporre con qualche precisione !"intreccio di A Sc1;ered Head per indicar. ne :mplicitamcnte le stra– ne debolezze. ove Iris Mur– doch non fosse oggi in In– ghilterra una giovane scrit– trice di· primari:i. impor– tanza e di grandi possibi– lità. 1'1lc Beli rimane un libro notevolissimo cd an– che in A Scverccl Hcarl c~– pitoli brillanti dove In scrittrice dà la piena mi– sura del suo talento non mancano. La troppo accen– tuata tendenza al capriccio sconcerta e lascia un po· perplessi riguardo ai suoi futuri s,,iJuppi. GIACO~O A1 TONINI Verha voJant L. T. Napoli Caivano: Fossi in lei aspct terei ancora prima ~!olt~~bl~~~:~·i~ig:~~~à~nÉoro tono generale è scolastico-rc1- torico. Seguili a scrhcrc co– me fo-.l>csempre agli ini7i, butti da molto, quasi tutto ... E. P. Da~:.., Milano: Niente male. Una scrittura minuzio– sa, un'osscn•azionc sottile e • malata • del tempo dcali addii. Perché non mi manda altro? Sono curioso della sua poesia tenue, coi.i femminile. E. C. C., Mi/auo: Perché ,•h·c come vh·e? Perché non apre le finestre, il cuore, la mente, perché non fa le pu• litic di Pasqua nella camera della sua vita? Mi scrive co– ,c orrende, che è.- straniera• fino all'abiezione, incapace di comunicare, di amare la \'ita. Si rinh·i, sia forte, si faccia forte. Forte anche come poe– te:.sa: ha da dire, ha già :.critto cose più cbe discrete, ma tenui, basse, umili, maso– chistiche, \'ittimistiche, Fac– cia una prova: canti la gioia, anche se crede di non cono– scerla, e vedrà che la. sco– prirà. Urli, cammini, faccia amicizie. E mi scri, 1 a spesso, mi parli di lei. Tuua J'amici– cizia del suo CARONTE GUADAGNERETE mo I t o scrl\'endo soggetti per films e Radio - TV. Scrh 1 etecl. Haly In America, Lungotea– tronuo,10, 29 - Napoli.. de di essere un uomo as- ,---------------------1 solutamente felice avendo soggiogato le due donne che ama senza le quali non potrebbe dvere. la fatali– tà. del destino si abbatte su rli lui. Antonia tornan– do a casa dopo una visita al migliore amico di Mar– tin. uno psicanalista ame– ricano di origine tedesca, giovane ancorn ed oltre– modo nffa~cinante. dichin– ra al marito di essere in– namorata di Palmer, di non poter più vivere lon– tana da lui e di avere de– ciso di divorziare per spo– sare raltro che l'aspetta e la vuole subito con sC. In– vano Martin, ancora incre– dulo cd esterefatto tenta di opporsi. Quando incon– tra Palmer questi. coll'au– torità dello psicanalista, lo convince suo mnlgrado che quanto avviene è meglio per tutti tanto più che An– tonia e lui non intendono vivere lontano da Martin cui sono legati da tanto af– fetto mentre egli ha biso– ,zno delle loro cure. Tur– bato, sconvolto, Martin ~vendo perduto Antonia non è più capace di tro– varsi con Georgic della qui:ile pure era tanto in– namorato. Finisce quindi per perdere anche lei in– dignata dalla sua debolez– za, dal suo atteggiamento equivoco. Elmer Diktonius (continua~ pagina 1) Mordere è un obbligo finché morso dia vita graffiare sacro finché marcio puzzerà e dilaniata dev'essere la bruttezza della vita finché bellezza~totalità dalla polvere nascerà. Così siamo, la mia poesia ed io: un artiglio. Una volontà siamo. una gola una zanna. Assieme siamo: una macchina che batte. Vogliamo sopprimere il grido degli insensibili la pietà dei senza cuore la religiosità dei non credenti l'impotenza del forte la debolezza maligna del bene; vogliamo Iar nascere uccidendo vogliamo dar posto vogliamo una volta vedere macchie solari ballare. Il Non si crede che zampe forti sentano bruciore? Non si crede che il giaguaro abbia cuore? Sì, che ha padre madre lei e cuccioli. Vasto è il deserto gelido il vento dell'autunno nel ventre del giaguaro abitano solitudine disperazione. Il giaguaro può baciare un fiore. Ha lacrime; sentimentalità. III Notte Cascata mormora lontano. Il giaguaro dorme. Una formica lambisce il suo artiglio. Chi sussurra: verrà la mattina balleranno macchie solari? IV Ballano macchie solari! agilmente tutto turbina. Con un balzo il giaguaro si lancia sopra le cime degli abeti senti il ris~ stellare nel suo ruggito! una volta fulminea per l'aria: come freccia profondamente nel senso della [terra. (Traduzioni di A. Paul Carlén) L~ FIERA LETTERARIA Domenica 29 ottobre 1961 UN RlH)C<O>N'JL'O un GJLUSEJPJPE D.IC AL'\.ART.ICNO * Notte sul generale A GUARDARLE clall' alto del campanile, nei pac~i di colle le cai;c pili importanti - e le chiamano I pa– lazzi» - hanno due fronti: la focciata :.ulla vi..1 principale - • il corso» - che segue, dandogli piu che può un ai;pctto d'ordine, il capriccio della sommità na– turale; e il retro che, con un portone meno import;mte arieggiante di antica scuderia, dà !:>uun \•icolo a livello inferiore, altalenante, male acciotola10, con dirc1ionc solo gencricamcnlc pn rallela al corso e con andamento rra110, tulio gomili C , ;inghio1.zi. Fra quei.ti di fferenti lh•clli. i muri '.'>iadattano alle antiche !orme della terra e la ripclono appena geomclri✓.zata in figure irregolari. biuarrc. E senza mezze misur~: o le grandi co~tru,ioni al corso - e allora stanze ampie e numcroisc, dO\·c il silcmio bi perde sotto \"Olle alte, oltre grandi porte doppie negli spessi muri - o, sulle. falde, truppe di casette., affollate tetto a tcllo, come un pizzico di francobolli in disordine: piccole finestrelle om– bro:.c, fi11c di \'Oci e di gerani. Là • i signori•, qua • la ~ente•· Due maniere di essere che ancora re~istono al- l'incalzare dell'epoca. , ' I palazzi, che .occupano il più delle volte un inie~ isolato, mantengono in genere lo stesso numero di piani - rarmncntc più di tre - tanto sulla facciata che sul GIOVANNI BRANCACCIO: • Nnturn morta•· (Ve.di a1ticolo a pagina 5) lato inferiore e, per compc11!iarc il decliyio, rico1:rono _nlh: terrazze; sicché chi abita al secondo piano - 11 • p1;:1110 nobile• - avrà e balconi mondani sul corso per godere il pass~ggio e cogliere le no,•ità, e balconcini sui vic?li erti, stretti e 1ortuosi, ai fianchi; e finc:.tre scure sul cortile pcl comodo dei panierini che vanno e vengono con la posta, i giornali e i piccoli servizi; e la terrazza, ove te':lpcsta e sereno misurano il tempo, velando o scoprendo 11 pa– norama dclln campagna a valle e, lontani, il mare o i monti, con quel sapore ,·crdc e vivo di agreste che carnt– tcrizza ancora la provincia. Nei mesi meno propizi, chi resti a guardare dalla fincslra senza avventurarsi nlle bizze del vento e del freddo sulla terrazza, vedrà nnzi solo le cose lontane, - le vicine sepolte dal vivo strapiombo oltre la balaustra - come dalla plancia di una na,c. La citlà allora si dissolve, per vj\,ere solo di suoni - come d'estate d'odori -. E alla controra, quando la luce del cielo \':\ calando e s'equilibra a quella degli interni, ,sui vetri fiorisce un mondo irreale e un armadio una librelia, una specchiera. si stampano nitidi e colo~ d'un fia10 sull'immagine delle colline, cui le prime ombre cominciano a succhiare In profondità, come in certi famosi dipinti cinesi. Cosl il generale vide dal vetro due occhi intenti a guardarlo. 1 capelli d'argento perdevano il loro splendore contro il cielo ancora luminoso. Ma il viso era netto e la linea ferma della bocca era più reale e presente di Pian di Mare laggiù, dove un filo di fumo tremava al \•cnto calmo sul ciglio del colle. ria;'\o~~~o d~j"~~~;,u~i ,•~:;,~Ò ~u~~\c~re'c~~.. ar:uac:1ia~i~~~~ a canccllamc qualcosa. Tranquilla la stanza e immersa nell'ombra discreta che precede la sera serena. Dal sa\0110 sul corso, la voce acuta, sempre. un po' sopra.tono, della moilic guida\1a la conversazione di \'OCÌ femminili più quiete e sommesse. Un'ora dolce e sconosciula. Ieri. a quell'ora., nel suo ufficio al Comando, era entrnto come sempre l'aiutante di campo ad accendere il gr an lampadario. Si stupl di sentire la mancanza di qua \co.sa nel ricordo. 11 colpo dei lacchi, ceco, ad ogni aprirsi di p orta. Per 1anti ~nni non ci aveva fatto caso. Ora mancava. Ave\'a punteggiato tutta la sua vita. Tac. Da oggi i piedi avrebbero strisciato o picchicllato come passeri. Quarantasei anni. Quanti tac. Certo, c'erano state le licenze. Ma era di,•erso: un riposo. come quando si dorme. Da ic1; no: una fine, come quando si muore. di là? Le puHtic. E. gli a,na ac<:arcnato gentilmente I c-.ipclli, con un gc<;to che gli ricorda,:i sua madre. Le puli1ie, certo. 011imamcntc. Con passo cl:tstico, se ne andò can1icchiando nel soa– giorno, sul corso, a \"edere la genie pas.,arc. Ne passa tanta, di ma11ina. Era buffo e interessante: ,i penserebbe che ncsbuno la\'ori, in una città di provincia. Dal piano di sollo lo salutò l'oroloaiaia: • Oh _cccellcn,a 1 \li scusi. Non l'a,C\'O riconosciuta•· E :;orride,·a 1mpaccia1a, come delusa. Sorridendo, le a,e,a fallo con la mano un honario ciao– dno aaitando tre o quattro \Olle le dita, unite come p~r il salu10 mihrnrc e <,'era ficcaro in pollrona. con un ,·ci.:ch10 libro di Klauscwil7 • 1 on esci?•· Sua moiflic .,;'era lllc!>,a in ~appello. T'accompagno•· • Vado al mercato» - ri!>e lei. « No! al mercato no!» - a,·e\·a risposto ridendo. E le a\'cva fallo un complimento. Sua moglie lo baciò !-Ulln fronte Restò a girovagare per ca:.a, guardandola con profondo compiacimento, can1uccio per c.tnluccio. chiodo per chio~o La domestica portò i giornali. Leggerli tu una no, 11a piace\•ole e incora~giantc. Le ore lino .i mc1101Ziornohru· darono. Bene bene henc. A pran,o fu pieno di bonomia -.pirito-.a Come nun cm da anni. Alla fine gli occhi di ,ua moglie tradhano ianto sfacciati \a commozione e il sollic\O che c,ip1 Qll<tnta pena dovcs:.c farle e come fol>sc preoccupata per Quel -.uo primo giorno. Era contento di ,;;é: • glie la faremo' glie la l,..1rcmo' « E adesso un pisolo ci ,·a proprio a pennello Bussarono alla porta. Ma non era il passo pc,;,mtc e abituale del\'auendcnte. La mauina non ci a\eva badato. Ora lo colpì. Un ragaz7.ino porta\·a fiori: ~ L'an?<:a.10 Pa– rente al caro e illustre amico, con ,cedua am1c1z1a, nel primo giorno del suo meritato riposo•. Gentile. Al dia,olo Dormì poco e male. Alle tre era di nuo,o in piedi. Capitò nel soggiorno impro,, iso, silenzioso con le pan· tofolc di felpa. Sulla poltrona, la moglie dormirn, la te,ta chinata in a\'anti come i morti. Quanto mutata da quella, e quanto identica! La sua • testa di uccellino•· E ri,,idc in lei il minore dei suoi figli. . . Silcn1iosamentc andò nel salone, dove le persiane chmse e le tende spesse di broccato giallo \.,sciavano passare una luce color di noce, spersa come impalpabile polline nell'aria addensata. In quella stanza, dedicata al suo ra2az1.o mor10, ad una ad una prese e riguardò a lunJZO le fotografie sparse su ogni mobile: bimbo, a c:h•allo di Gina con l'at- 1endcntc - Minclli, bolognese anche lui, stordito e imrn– moralo della ca,•alla come cli una donr,a - ; stude11te, col ciuffo biondo - come lui da ragazzo - di trrwcrso sulla fionte e l'allegro sorriso perenne· ad arricciargli J;ili occhi, sempre innamorati e sempre delusi; soldato, con le grandi ,carpe del fantaccino - lui con i piedi cosi piccoli (Gli restava ancora si e no un mese. dopo il momento di quella fotografia). Fuod, in un cielo di cui non a\'e\·a più memoria, sentì garrire le rondini. Di suo figlio !\\'C\'a dimentic;:ito la ,occ. La porta si aprì dolccmcnle. • Che fai?• - ,ua moglie a,,c,•a il sorriso nuO\'O che le a,·e,a :;coperto quella mattina: di bambina o di madre, non sape,·a. « Ero \'enu10 qui dal 1-agano •. Le ,idc un attimo il sorriso farsi di pietra mentre si aHicinava per prendergli la fotografia dalle mani e rimrllcrla sulla consolle. Uscl lcn1nmcn1c, 111arc.1nclo il passo. Ecco: suo figlio c1--:1 proprio morto. Ora. lo sape,a. E ;:1,e,a ,cnt'anni. lui. Alle quattro arlivarono altri fiori per Sua Eccellen:ra. Dal Comando telefonarono due marc:.cinlli per dichiararsi • sempre agli ordini•· Erano commossi. Quanto a lui, era pieno di un ni·,,..... t' ;,· ·•rn Rifiutò di uscire a far quattro passi. « Mi sento \'cstito da prete - rise-. Bisogna che mi abitui, Domani, domani•· Senza :wvcdcrscnc, cominciò a seguire sua moglie che sembra.va non ncr-orgcrsi di lui, intenta nllc focccnde cli ca-.n. Dnl soggi orno nlla camera da letto, ancora al soggiomo, in cucina. • Che fai qui, caro?. - sua moa:lie ali ~orrise in quel ccrtoTi n~~~~do •· Sorrise. E girò s.ui_ta~chi. Tro,·o nel corridoio che Je eom1c1 dei quao;i !10n erano ben lustre. Lo fece notare. • lo una ~ono. E. aia da sta– mattina che mi spacco in quattro. ~1 _quadn c1 pensa,a l'attcnden1e, 'ccellen1..a•· Bene bene. S1 h!fl1tò ~ .contr~llar~ il perfc110 ,,llineamcnto dei quadn. Poi canco 1urn gli oro~~,:.ii!r~:~~- pensò che .il barometro a,rcbbc fatto _pi~ fiaura accanto alla porta d1 disimpcano. Prese da se ch1och e marlello. Sposti il barometro, caro?"'· M'era parso... \fa tutto sommato .. •· Il barometro torno al ~uo posto. « Anche domani bel tempo "'· Bene hcnc. • Perché non fai un po' di musica?•· . . . ma~~-o~~~~c~ r~ca~a~~~I aìf!t~:;i; 0 def 0 ~ischf'~h~ 5 ~ 1 '~::~g• d~~ '-UOifigli - quello che ,·i\·c,·a a R~ma .- aH·,a portato tanti :tnni prima. Canzoncllc. Non ah p1a~c\·ano. \1a a quel IC'mpo - lui eia rimasto nella c1t1ad111aa _comandare la DivisiOne - i raaaz:zi erano lontani, all'unl\:ersità. E la ,l~ra :.e ne s1ava a !'ICntiro i •loro• di~h1: .\loreno e Rabagliati jlli riporta,ano per igno1c ,ie I fialiuoli. Poi <'1., venuta la guerra e la con..,uclUdine ~•era pena: in ca 41 a non era rimasta che sua moiliC, Al suo ritorno, troppe cose <"r;rno in1nn10 accadute. Lo1 mano sci\"olò care,.zc\olc ,ull'album che rimase al ,110 POl>to Oiscrcrnmente, dall'altoparlante ,ccchiotto, saoran i1HCCC l'Aida. . 11 generale '-C@:ui, a la mu!iica con raccoahmento, con :ittent.ionc sempre piu concentrata, quasi con rabbia. A r>OCO a poc-o fu ,~lmcntc preso, che da,anti _all'apparecchio. gomiti in fuori, mani a puano col solo indice <r,emidi,;tcso. c-ominciò .-i diri,..erc l'orchestra con autori1à, pur se una ,pecie di intimo pudore \eia\ a appena la , iolcn1a del -.cnrimen10. Fu annunciata la \i,i1a delle sianore. • E' aio\cd1. Non ti ricordi?•. Certo certo. Tulle donne?"' Sua moglie sorrise senza risponder.-: • Le rice\'i qui?•· Lo sguardo che le ri,ol,;e era cosi sperduto che lei si offcr;c di pregare le amiche di ripas– <,:ireun ahro giorno• • No no. Perché? Non c'é moth·o •· • Resti anche tu, allora? C'é la mojllie di Uli,clli e la Crcscini. Ti dh·erti tanlo a prenderla in i;iro •· • No. Oggi mea:lio di no. E' tardi•· Sua moglie lo guardò col fiato sospeso: • \la non ~ :incora buio•. Poi. come per un'idea impro,\isa: • Pcrrht– non \'ai nel salone della tcrrana? E' hello, ,;:ii? Ora si ,cdono tutti i tuoi pac-.i •· E cosi. strascicando un po' il pa,,.o, era \enuto nel salone !>UIfar del tramonto, a 1;,edere il paese do,·cra nato, alto sulla collina ai piedi della ~rande '!lontajl:n:l. Là. oltre Pian di Mare. all'ombra di quella gugha che la lontananza faceva ,·iola cd aguua come un ajlo. dorm i,·ann ,;uo padre e sua madre. Li sarebbe andalo lui '-tCS 'SO.un giorno, sollo la terra color di -.carpe da ,;olda1 0 nei n1agaZ1ini. J-.lorirc. Il giorno, <>desso.mori,a. Uno scoramento tenero che porta\'a le ombre dal fondo dei ,·alloni - e lui ,;apc,a ad uno ad uno che chiari torrenti scorre\anu fra le ri,.! ,crdi di snlici e di mori - sll ocr i dos•.." dei colli, a inghiottire vigne e ulh i e ca,olari. e cuci ,,, <101tilcdi fumo tremulo che riga il ciclo sopra Pian 1• 'lare. Levò un dito come a ,olei' fcmr nrc quel lumo. Allon il generale \'idc un \'Olto guardarlo cl.li \'Ciro. Il ,olio di un vecchio, di un uomo morto di stanc he7.7.a. Dal fondo del ,·icolo, come da un abisso, suonò un pa,;<10 pesante, stanco. E una ,·occ scura e pacata come bronzo: " Zio Giovanni - dice\'a - non ha più un dcn1e •· • Chi sar.l 'sto Zio Giovanni•? - si chiese. Di colpo, o .i;:li parve, era calnta la ,;era, colore di inchiostro. Piccola biblioteca Saggi critici sull'opera di una daha, talvolta sulumcnte und1c1 d1 alle due d1 1,1 op111i11111: puobn-.,1_ i 1, Marce! Proust non ne mancano, il sentirne parlnrc, gli procu- notle. • Ou còté de ehez Swan neppure in Italia dove lo serit. rava una crisi cosi violenta c·é un aspetto della perso- ,·errà quasi ignorato; p1a.;er, tore ha cominciato a godere d1 da far temere della sua vita; nalità del Proust giovane che solo a R1vière, e poi a Gidt– una vasta popolarità solo do?o tuttavia per godere della vista vorremmo indicare ai giovani Man::el Prou~t la,,ora, a , la seconda guerra mondiale, di quei fiori - !lecondo il Pier- scrittori d'oggi: cd è: l'umiltà notte: eomp1lava con e,nrem« per merito di Carlo Bo e di re-Qumt indispensabili per 11 profonda e sincera del suo fn- (ntica qut-1 cinque enormi qua~ altri v:ilenti studiosi. compimento della • Recher- ticoso lavoro. Rispettoso verso derni che fecero poi 1mpaz- • La recherchC"• C, per sua che• - Proust si decideva di gli anziani, egli non desidera zire le -.ue dattllo1=rafe; lnvo- ~f~~!~• ~~~at~~:i~toall_a uVi!::: ~~~~~e ii~/a;;~~~:ne;,co:;~;~01~~ ~~::t::ir.~L cca)~~ft~ ~~r~e·~;~~ ~a~ 0 c1~~1i~m;et~1~:;zi~arr;:,~:,~ cosi z~ppo dì frasi gergali, ma dato in una carrozza ermeti- Senza chiasso -cerca d1 creute crale della sua camera al bou. certo almeno quanto l'imp?- camente chiusa; come chiusa un'opera che poi;sa diventare levard Hausmann. nente opera di Roger Martm (per mesi non veniva aperta classica; probl_cma silenz10,-o, LUCIANO ANSEL~U Ou Card • Les Thibault"' della la finestra), restava la sua elevato, proprio d1 un tem– qualc non esistono ancora edi- stanza da lelto nella quale, pernmento individualista il cui zioni ilahane. Tradurre• La re_ governante permcltcndolo, a- scopo C: tanto più difficile a ;~i~ihs~~ur:~~~e ~~g~~e:~e 1 ~i!!~ ~:ir.:rarics~!irnlai: 8 ~i~~ ~~if~ I r:~~~~~~r~~l~~d~~=~~nt~u! 1 1~ é stata Impresa lunga e diffi- Léon Plerre - (Julnt: « La vita e l'opera di i\tan::cl Proust». <.;asini, Editore, Lire: U:tJQ, l- lèchThceL ~~I~~ ~~eess\~"#~~~~~r~~~tf 0 u\t~;i .-------------------------------, anni - anzi, negli ultimi me- NEL.' oee H I o o ELTIF ,, ll E si - della sua vita. Fclix llartlaub - l1 Ne é testimone lo scrittore Léon Pierrc-Quint, autore di un magnifico libro (• La vita e l'opera di Mareel Proust•) ora edito da Casini in elegante veste tipografica che si pre– senta con la celebre tela dt Manet • La colazione nello stu– dio~ 2a edizione, 10° migliaio « I! 1.0110 di Hartla11b 110nha equivalenti e u11ico. fra la ster- 111i11ata lelleratura sull'ultimo co11/li110. rima11e il suo libro». A complicare le cose per il povero Martin contri– buiscono molto i balordi intrighi di una sorella del• l'irresistibile Palmer, pro– fessoressa a Cambridge, più anziana di lui. intelli. gente ma sgradevole spe– cie nei confronti di Martin, fisicamente inquietante ma poco attraente. Fra Martin ed Honor Klein l'antipatia sembra spontanea e reci– proca. Fin qui il romanzo pur lasciando un po' per– plessi per J'lnconsistenza del carattere di l\'lartin. la sua estrema debolezza nei confronti di Palmer. il suo immediato ed eecessivo ri– corso all'alcool come con– solazione. rimane convin– cente grazie anche alla scrittura tersa. all'innega– bile brnvura di Iris Mur– doch. Ma all'improvviso tutto cambia e da una realtà magari un po' sor– prendente Si passa all'as– surdo psicolo~ico, alla più sbrigJiata fantasia. • Che senso ha tutto questo?». Ritrovò, irritnto nella bocca amara., il pensiero della mattina, quando s'era sve– gliato con un sentimen10 di ribellione mal rattcnuta, deciso a non lasciarsi abbatlcrc, a reagire, a \'Cndicarsi, dimo• strando allo Stato quanta energia ha in corpo un uomo a --------------------! sessantacinque anni. Molti studiosi hanno cercato di penetrare i valori dell'opera prousti<ma; non vi ritorneremo (Giorgio Zampa) Dopo una violenta col– luttazione con Honor Klein nottetempo nella cantina di Palmer. dove si trovava in un deplorevole stato di ebrietà. Martin si rende conto all'improvviso di es– sere profondamente inna– morato di Honor Klein. di non poter vivere senza di lei che non gli ha mai ri– volto una parola gentile e non è né giovane ne fi– sicamente affascinante. Nel romanzo nulla face– va supporre la possibilità di cotesto immediato totale cambiamento affettivo di :Martin, il quale corre a Cambridge. penetra furti– vamente nella casa di Ho• nor Klein. raggiunge la sua camera da letto per trovarla ln intimo collo– quio con Palmer, suo fra– tello. La visione dell'Ince– sto francamente ammesso poi da Palmer non lo in– duce affatto a rinunciare ad Honor Klein. anzi egli sente oramai di non poter più sopportare ne Antonia. tornata a lui perchè delusa ed intuitivamente turb2ta da quanto di equivoco e di torbido vi è in Palmer, né Georgie, la quale pur essendosi per disappunto fidanzata con Alexander, lo scultore fratello di Mar– tin, tenta di uccidersi per amore di Martin. Tutto ciò e molto altro ancora è as– solutamente gratuito e manca della grazia leg– gera, della sottile perver– sità delle commedie o dei rom.:inzi di costume del Set t· 'l cnto. Certo nel ti- Betocchi a volo (continua ~ pagina I) zc e ragazze, pazzo e ragaz– zo, \ 1 ivo e scrivo, solo e "olo, '~~~le/ fr~~~1l~~si~~~~o c~\d e1emo, luna e cruna, in un gioco di conferme e di risco– perte, di in1cnzione e di in– venzione, in un gioco nel qua– le consiste la poesia, consiste l'antica gioia di far poesia! E quando Ja rima salta, o de– cide di eclissarsi per un'in– tera poesia, nulla è perso, anzi qualcosa è acquisito, sco– perto oltre le note assonan– ze e i loro sottili rischi, ri– scauato alla felidi~ di do– mani. Ma quando la rima si dona, ben ,•enga: è la fes1a della poesia; è il genuino ri– scatto che il poeta colto, pos– seduto dal canto, opera ri– spetto alla poesia del can– tore popolare, obbligato allo schema, alla nenia. Betocchi è preso a volo dall'ispirazio– ne, condo110 dove essa \'UO!e, portato ad un vertice di fu– sione e poi dolcemente d– condolto a terra, dopo che è concluso l'idillio musicale con il mistero, il canto del cuore gioioso: e l'aria popolare è !W~:m!~sf:S:ua ~af1~~;a pchr~ ~~n~!là·c~~;~o~si~i'g ~b~u); trascende. Non è romantico tutto ciò? E' l'ironia dei lc1- tera1i a sangue freddo. In Be– tocchi la cultura, la lunga esperienza, non pesano: s'in- tt! ì~~-~Ìa~ 0 ~:n ~~i fi~~~~~ del lettore, che scopre dal fiato sospeso d'essere p_ortat~ piu là d1 se stesso. Chiuso 11 libro, siamo costretti a i"Uilr– dare il ciclo, a riscoprire l'az- zurro. le rondini, il sole, e lo spiraglio di liberaz.ione. lo ,·i :.ono stai~ ~o.stretto. E' sempre cosl poco utile il computo dei richiami cul– turali, la lista delle deriva• 7ioni; e spesso fabbrica spec– chietti che per primo incan- 1ano chi li ha fatti. il recen– sore. Se le parentele sono scoperte, e troppo facile ci– tarle; se le derivai.ioni sono già coperte, digerite, è diven– tato inutile elencarle: si sa che ogni poeta è una summa, e bisogna parlare di ciò che ha ottenuto piuttosto che trat1cncrsi sul materiale che hn adoperato. li poeta è ar– chiletto, non muratore. Nel caso di Betocchi, si sono let– ti parecchi nomi tra quanti dovrebbero essere s1ati i gra– dini di lettura. di av,•icina– mcnto al suo vertice. Ma io credo che si possa, l)cr con– cludere, rnaionevolmen1e par– lare solo di D'Annunzio come del musico che gli ha inse– gnato qualcosa sull'uso dello s1rumento poetico, qualcosa di tecnicamente valido, di conquistato dcfiniti\•amente. L'applicazione è natural– mente tu11a diversa, come non potrebbero essere più di\'erse le personalità, nel pur comune converacre all'amore d'una linaua antica e ormai per se stessa poetica, al fa– scino d'una terra dove l'arte ha correlto la natura e la natura s'è fusa con l'anc, sino al mirabile equilibro di una civiltà a misura d'uomo; l'uno ,1enendo dall'Alpe, !'al~ tro dall'Appennino, incontro a uo diverso destino d'uomo. PIETRO CTh1ATTI Ma fra le due frasi identiche, che infinita giornata! S'era preparato a quel ris\'eglio, gli pareva, per tempo e con coraggio. Pure, l'aveva colto ugualmente all'improv– viso, come gli fosse balzato addosso a tradimento. Nessun compleanno - neanche i vcnl'anni - era \"Cnulo cosl sor• prendente e decisivo. Cosl, s'era ripromesso di concedersi la mauina un più lungo riposo. Ma alle selle e me1.20, nonostante a\'esse chiuso gli occhi solo all'alba sonante, s'era alzato vincendo le amorose pro1estc di sua moglie: a\'e\'a tanto da fare! Sulle prime, i vesliti non abituali gli a,·evano fatto sentire le mani d'impaccio. Appena il tempo, però, di scoprire le tasche. A\'C\'a fallo tolcl!a con calma e s'era rasato con cura. Ne era veramente soddisfatto. Quando telefonò dal Comando il suo aiutante di campo per ricordarsi a lui e salutarlo, lo accolse con voce così squillante di energia che l'ufficiale a,·c\•a subito vinto la commozione per con– grarnlarsi con lui. « Non crederà che essere a riposo ,·oglia dire essere finito, vero Libonati? S'é ,•isto di peggio•· « Cer1amcnte Eccellenza. E di nuovo sinceri complimenti. E ancora auguri •· Già. Auguri. Perché? Alle nove, con passo mal7ialc, entrò nello studio. Do\·cva riordinare il catalogo dei libli: uno dei lavoretti predi– spostisi. Era Il dal '36. Troppi cambiamenti, troppe novità. Nel '36 c'era Gaietti. bolognese: gli m·e\'a sistemato la libreria - e ,·eramentc bene - in poco più di un mese. Era stato l'anno del primo comando di reggimento - in fondo era stato fortunato: da maggiore a generale, salvo brevi periodi, sempre nella stessa cinadina. Galclli era dell'undici. Classe disgraziata. Erano stati sollo dieci anni. forse più, fra le\'a, richiami. avventure e guerra. E Galeui sempre sollo e sempre allegro. Non si poteva tentare nulla senza Galeni: Africa, Spagna, Albania, tananai: sollo Gaietti. Ma lui, una volpe. Per non finire in Africa s'era dato cuoco, barbiere, dattilografo, in· 1erprcte di francese. Allora, a vcnlicinque anni, a\'eva già due figli. La moglie mandava 8\•anti la baracca lavorando da maaliaia. Aveva conosciuto anche lei, due anni dopo, quando il marito era stato richiamato per l'Albania. Erano \'Cnu1i insieme. Poi lei ripartl e Gaietti era passato con lui al Comando di Brigata. Sempre soldato semplice. Non ci teneva alla carriera. Era un 1ipo. Anche la moglie, del resto. Gli aveva chiesto di farle ottenere la pensione quando lui. dopo l'ouo seuembrc, era spari10 come nell'aria. Poi, quando s1avano per concedergliela, ili aveva fallo sapere che si era risposata. Un tipo energico. Bene bene. Alle dieci, la sen•a entrò nello studio con gli arnesi per le pulizie. Lo colpl lo sguardo sorpreso e vagamente scontento della donna, quando le a,•eva fatto capire che non si sarebbe mosso dalla scrivania. In un'ora avc\"a ricontrollato quasi tutto. In verità, quel catalogo era fatto proprio bene. Meglio cosl. Entrò sua moglie, affettuosa. Per piacere, voleva andare sopra. Ci preme invece ricor– dare alcune pagine, alcum epi– sodi della vita intima dello scrittore, cosi come cc li ha narrati il Pierre-Quint, amico sincero di Proust sin dagli anni che precedettero lo scoppio della prima guerra monrliale: gli anni in cui Man::el Proust non aveva ancora incominciato a stendere la sua grande elegia borghese. Sappiamo cosi quale fu, nella prima gio\•inezza, nella adole– scenza, e poi sempre, la grande, disperata passione di Proust: le scienze naturali. Questo a- « Hartlaub è il vero testimone dell'abbie:ione deltintelli– ghe111sia tedesca del Terzo Reich ». (Paolo ì\Iilano) ) « ... il coraggio intellettuale. la lucidità nel trarre le conse– guenze. f'elegm1:a espressiva di Hartlaub ... ». (Pietro Citati) more lasciò in lui. una im- pronta incancellabile; non c'é 1 ppo L1T I ~~~•n~,~~;~~ 0 s"; ..~,::~;;-, i .'f~ ~lberto llenl i diPirajno - I\ razza u1nana e certe speci dt uccelli rari, di piante, di fiori, di frutta. Ricordiamo per un momento la presentazione del signor di Charlus in .. Sodoma, e Gomorra•; quel suo mce– dere verso Jupien; lo stizzoso intreccio, e le similitudini con 1 calabroni, con i flori-ma.;;chi e i fiori femmine, con le api ..... un brano di stupenda armonia. E veniamo a sapere dell'al• tro, dell'altro che toglie ogni leggenda sul suo male fisico per il quRle si tormenta dalla nascita alla morte; Proust sof– fri sempre di una terribile forma d'asma bronchiale, po1 degenerata cromeamente. Oal- Premio Vergani 1961. 4' edizione. Un successo mondiale. 1111 trio11/o in America. « U110dei piÌt notevoli libri apparsi nelle ultime stagioni». (Eugenio lontale) LERICl editori s. p. a. Via Santa Tecla. 5 - 1'lilano - Tel. 866.289/800.019 ::v~~~~ J!f~~ao :aalo~~it~~. fan~~ '-------------------------------' nel primo quanto nel secon- do, stramaledetto appartamen– to (che odiò per tutti gli ul– timi anni della vita), erano banditi i fiuri, quei fiori cosi Rmat1 e cosi stupendamente descritti. Solo la vista di una tuberosa, di un garofano, d1 OIEUU t-ABBRI Dlrc1111rere:ipnn~nhlle Stab. J1puartttu.:u U.1::..::,.J.S.A Roma - Via lV Novembre 149 HANC:ODI SANTO SPHUTO PONOA.TO NIU- ,eoe DIREZIONE CENTRALE E SEDE: Rom•, Via del <.:orso, 173 TUTTE LE OPERAZIONI ED SERVIZI DIBANCA, BORSA, CAMBIO EMERCI

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