La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 32-33 - 6 agosto 1961

Domenica 6 agosto 1961 L~ FIERA LETTERARIA ilIOlTO lAVORO E CONTINUO SVllUPPO DI UNA VOCAZIONE ESEMPlARE: * tt~Un'altra cosa,, della Manzini G JAN1~A MANZINl è ar- 7 rivata alla sua quindi– cesima opera di tra rac– conti e romanzi. anche se I racconti. stretti diversamen– te in diversi volumi. non so– no quanti le ripetute raccol– te potrebbero far peusarc. Ma qui non si tratta di quantità. Quel che conta è che la Man– zini ha infaticabilmente Jnvo– rato intorno ad un nucleo esistenziale che, direi, comu– ne a tutti i veri e grandi scrit– tori. acquista nel suo stile Ini– mitabile uno spicco cosl per– sonale. da far quasi pensare che quel nucleo sia soltanto suo. Ha lavorato dunque. la nostra scrittrice e con acca– nimento al profondo mistero della vita senza concedere niente. o quasi. al lettore. di quella superficiale facilità che conquista subito un grosso pubblico, di quella mezzane– sca letterarietà che copre i bassi geni di una camuffata psicologia che inutilmente sa– rebbe ancora di più da de– nudare nei confronti della poesia. eppure cosl gradita al• l'ottusa velleità dl scoperta di un pubblico grosso. Ed è quindi diffié.ile anche per il critico individuare la qualità tutta particolare al suo stile. inteso come sintesi le cui componenti, intelligenza (pa– rola) e sensibilità (immaJ:[i• ne). sboccano in una costru• zione lirica strettamente per– sonale e vibrata di un'lntimità che si rivela a se stessa. * di lJHBERTO /IIARVAIIDI c:hlto. dalle voci di tanti suol personaggi come tema fon– damentale. In una sola. alla quale ha dato figura di vicen– da nella \•lta del nuO\'O pro– tagonista di un·altra cosa. Già in Tempo innamorato la vita a cul agogna Clemen– tina e da cui è esclusa è la sua inafferrabile e irrealizzabile ., altra cosa»: è il sogno ad occhi aperti che s·inventa Il protagonista di Musica in piazza. o ciò che vedono in una stessa figura geometrica i diversi alunni di Lezione di fisica del Venti Taccont1; è ti mistero metafisico del cuore fisiologico In fio visto il tuo cuore. sono le voci segrete del personaggio di L 0 11dito. è r.. onda che si rrange a una riva remota,. dcU·anima in Rive Temote. è l'intuizione dell'anima. non quale ., celeste libertà» ma come alterità della ...cara prigione,. in cui vive. nel racconto omonimo dell'omonimo volume. tanto per citare da qualche raccon– to: è la morte ne La Sparvie– ro e l'aspetto con cui quella singolare luce della fine dà rilievo alle cose dell'esisten– za: è l'innocenza degli ani– mali in A1'ma di Noè; è la metafisicità della vita. final– mente. in Un'altra cosa. pro• spettata come vicenda di una poeta. di uno scrittore che cerca nelle realizzazioni del– la sua penna l'altra cosa che intravede nelresistenza em– pirica senza mai Poterla co– gliere e fermare. di fatto nella vita. salvo la infinità dt>lla sua aspirazione. Qui la Manzini ha dato fon• do. oltre OJ!'.nlpossibile fon– do. all'esperienza umana ana– loglzzata, doppiamente, nel– l'arte. L'angoscia esistenziale. rap– presentata ln modo cosi vivo. unitario. oltre ·ogni aspetto di una .. frantumata. abbajtllala,. Tealtà. ha raggiunto la sua tC'mporanca soluzione nell'ap– pagamento della poesia. E. non oltre. si direbbe. se I fan• tasml della poesia non fout'– ro I simboli dclla vita spiri– tuale. Riccardo. infatt.l. ridot– to ln fin di vita. guarirà, e ne avrà tanta ancora. da scrivere GIANNA MANZINI Il suo caJ)Olavoro Ed una ,ii~ mllc situazione. sc ·fo11seridu· ciblle alla sola arte ~ar<'bbe precaria, transitoria. ancht' SE' punto d'arrivo d·a1ti11sima !>pi• ritualità. Ma un'artt> r1ve>ln– zione di una poi.sibllità d'In– finito nelle infinltC' forme fl>. nomenologiche di un·c1111('nza che è l'altr:i coso. dicf'ndo con lo stesso grido d!'lln Mnnzlnl per il cuore fisiologico. 1>rc• suppone una drammat!C'a do• manda: .. Chi lo sosticnP? ... Cosi Riccardo animato dal- 1·aJta missione dell'nrte, pur non rispondendo a quel ~ri– do. si fa band1tor<' di qu<'l· l'altra cosa che promana dal· !"infinità dello spirito r che è Immagine dell'in<'ffnbile: ,. E dove dolcemente si smarriva. Il un·immagine adorata on– deggi::lva. rra strUl(i;?imento e desiderio. promettendo. E do• v·era più fulgido. Il faceva presa già imperiosa. l 0 idca di un lavoro tutto Ispirato. E do• ve s'accoglieva il barba)l:liO d'una felice smanin. Il splen– deva il miraggio d1 comuni• care a~li altri. di parfare per p:Ji aJtri, di dire. per gli altri. le cos e che nt'ssuno avrebbe potuto di.re in vece sua» (31i). Una cos i alta concezione dell'arte coincide con la real– tà dell"arte della Manzini nel– la viva vicenda di personaR• p:i pulsanti. Le difficoltà di certe raffinatezza verbah. non sono più frantumi rondisti. ma l'enorme difficoltà. nella ricerca « di dire per !?li altri. le cose che nessuno avrebbe potuto dire in vece sua ... JI~' A\NT](HlR:TORllCll DEJLlL' 11 .. :HOllSl\JlO * • Risi pensieroso L A POESJA d·ogti. quando Sl prf'senta come segno dt'll'uqmo che pavPnta l'orrore e l'errore di vivere. si fa trn!ilonr: C'andlda ragio– ne sulla stato di precarietà 1n cui è gf>ltata lo pt>uona. La nostal~ia per una liber– tà. asst'dinta d..i tutti gli oriz– zonti, fa scattare nella co· scienza drl pot'la. condanna– to a vivere col cuore sconfitto ma con l'intelligenza Indigna– ta, Il J11enllmt>ntodi un ritor– no allf' origini: in quel pun– to dov~ la storia non imbro– glia più le apparenze. ma la– scia emergere I rapJ)Orti u– mani su una condizione di elementare sincerità. In que– sto clima di distaccata medi– tazione sul valore della pre– senza naturale ed umana del– l'uomo nc>I mondo si è ma• turata l'ultima poe!iia di :.-Je– Jo Risi. li titolo del volumr Pf'n– sieri Plf'mt'nfarl <Edizione del :Nuovo Specchio - :\fan• dadoril ~ una Indicazione ineqmvocablle e ci aiuta a capire quanto, nella lirica italiana d'oggi. il rigore e il vhtore morale abbiano. dallo interno. sostituito la tradi– zional<' esi~enz.a del canto. li Risi. con un linguaggio sec– co, quasi perentorio e d'uso quotidiano. articola tutto un suo discorso sulla condizio– ne umana. L'Intento seg.re10 sembra un intento gnomico: ma la sostanza della medita• zione poetica. attraverso una * di l.UAICl~O PIAZZOl~I .. A Ironia di fondo. ~i colloca ln– n:mzl al lPttore come una Sc>ntenza, anzi com,- l'a~eiulto 1plf'ndol"(> di una verit.J. eh~ l" lirk:1 t> moralp ns,rmr In quanlo ,uggrr;t.a d::iuna C'Om– pll•(ia <-~prr1!'nza d'uomo. In qut"Stf' porctif' sono .sacriftcati tutti I prPll:I dPl!o sfarzo tre– nico d'una trad;zione ormai lop:ora: P sacrificato l'uslo– ma della liricità .. à tout pri,c ..; f> !'manche abolita. con orecchio a.scetico. la usata ,:intassl politonica. Emer~e. in tal modo. un ritmo che poS.1lamo dt'flnirr appari-nt<'• m<>ntl' atonale. ma fuso a un nuovo contenuto: al corajf· glo e all'amore per una con• dlzionP mora!(' più autentica L.ldt>ologia che fa da !UO<'O nascosto. è un'anarchia tutf;i tesa a proteggere cib che nella t'sistenza ~ forza Jl'.C· nuina. Una originaria bontà C'he cerca un dialogo più pro– fondo tra gli uomini. fpriti dalla plur1i-ecolare d1fflden7.a. L'amore per una libertà to– tale viene quindl espresso In un tono che unifica la tesi e rant1tesi di ogni destino. Risi vuol rivedere morali• sticamente e poeticamente il corso naturale dell'odio e dPI• l'amore. affidando a un lin– si:uai,iglo severo. teso flno al– In prosasttc1tà. i moti rigoro– si di tale revisione interiore La prima vittima fatale è la retorica dell'eroismo. Poi ca• de la retorica delraulicità. che tanto vuoto ha lasciato nella coscienza degli uomi• ni. Poi la bPffa si rlvolgf' al– la .l[Ut'rra. la guPrra che è dP· l1rio dldruttorp di o~J Inno• ef'nza ,. di o&-nlPlt 'm,.nt ar:!d.. In qu,.,tP lir!chl" d.al ,uono apoditt:co comr 1 a st!'H a vo– lontà d1 vi\·Pre. l:l parola P ,emprP filtrata plù che da una v1brazlonr ,.motiva. dal• la stessa mtelliP:t>nza critic;i che Illumina. con pause e lu– ci crude. iJ pal'Sail'.a'.iOmoralP del Rt~i. il quale 11flnte la J)OP.siacome una !avola. ma una !avola recuperata dalla ragionf' per la ra.l(ione· comr ,. l'uomo d"o!?ll:Iavenp b1so– p:no di una fona vnbal• più rfflcace per ripiombare In un ti-mpo d. alta rimpianta in– noc,.nza Infatti: - Ha folto il tuo tempo l'automa / che la t.or– tura degrada il b~a - I La tortura deurada la v1Wma innountt. / I boia non. sa• ranno punit 1 mai abb061an– =a: I e·~ da spf'rart solo eh, il /iQlio df'I bota I sia tanto tnnoc,nte da meritare la tor• tura.,. roceanlea v:gl:accheria del uoi 1imill. ,opraviuuU a lui unicamente J)"'r applaudirlo • vflnerarlo. Ma non basb incenerire con Ja ,aa.1tnza e la finezz.a delJa r;;.gione I rottami dl una rPtonca del duumano qua:e pub essere la retorica dello noi.Imo. Nelo Rtst. poeta che riduce Il detto aulico a una ,cmplice. nuda esortazione ,ed t proprio 1n questo mo– nito che .r trova compresso un vigore poe!ico tu!'to ta• ciuto o soHin~eso> ,t accosta all'uomo. 1I accosta allo 1:.-,;– to di precarietà e d1 pro!1:– ma traged :a. per mormorar– gli: • Qu,,to .solo / ftccati bt>– n, in testa: I .VO,V DUtEV– TlCARE / Fanne il tuo cu– do, ognf sera / il tuo a-cP. ogni mattino un. .,.o,ario / la tua più aspra giacul.at.orio. I sopratutt.o non dire - Tan.-– to, / la vita cont. mua... / E ,,.. non contmua.ue? I O t :O• "hamo il z;u leano / l.a {1' a.na d·aria e di piPtra / doz;e t ut– to /ondt>"! ,. Molto lavoro e lungo svilup• po del suo prendere posscs• so. del dominare sia l"intelli– ~enza sia la sensibilità per fermare una perfetta conqui– sta stilistica. con gl"inevl.tabi– ll squilibri che un tragitto co– si poco misurabile e tanto dif• fleile comportava. hanno ac– ceso la Manzini alla sua \m• presa di poesia. non certo ac– quiescente a quello che si chiama gusto del pubblico. poiché non ha mal voluto concedere niente nemmeno a se stessa: quella se stessa che pure proviene da una cultura Ma In 9.uesto nuovo roman– zo non c·e soltanto l'idea. di• ciamo la trovata i;?enialc. non c·è soltanto !"intelligenza di un•intulzione: piuttosto. come in tutti !?li scritti della Man– zini. la ricerca della realtà e della verità è cosl identica al– le immagini in cui le si pre– sentano. è. anzi. talmente la germinazione e lo sviluppo per immagini di quella realtà e verità che né intelligenza letteraria né il suo strumen– to dialettico: l'ironia. riescono più a sfocare le figure dei personaggi, come ln qualche pagina del primi lavori. qui. a tutto tondo. per l'espressione di auella realtà che. come in– tende giustamente fa Manzi– ni. è la sua verità più intima. più spirituale. JPEH CONCJLUJO>ERlS:: JLE JPOlLE™[l[CJHLE SUll,lLTh JBJLE 'NThLE * In un mondo corrotto dal– rantico vizio dPlla m:ilva~::– tà mascherata da giustiziere ln!allibile. è sempre r:nno– cenza che. condannata o sop– prf'S!I~. !':i dee:r~da. L·12nomi– nia di chi giudica e tortura non tollera che si possa P'l– sere innocenti. Il boia. qur– sta forza oscura dP!lf' soc1e'.à malate. aspira soltanto a con• servare. perpetuare la sua malattia, torturando e sop– primendo l'innocente. E nel processo tatto all'innocenza. esso gode della vana illw10• ne di sopprimere quello 'ICan– dalo che è alla radice d·ogni misfatto. Ho precede-ntement<' detto che Risi 1orce il collo aHa retorica che fa dell'eroe il milo dei miti. Ecco lo stato civile di questo esemplare umano. creduto da tempo. e scioccamente. individuo di eccezione: 6 Eroe, / fragoroso 1dio1a / che dal ventre depli Pvi I rimontando la fila ora ti lrovi / come noi nf'lla ri– to annie-ntala, I mai lf' putr• u .,ono strt•ile a qualco.sa - d a domani / tu s1 arcu a ca.sa. ,. E' un monito eh" 11 è !at– to sostanza umana nella voce di un uomo chP ama nascon– dersi dietro la poesia per non smarrire i suoi connotati di persona. libera In un mondo che rischia di saltare ~n fran– tumi. In tflmpi terribili. 1a poesia non pub fan;! che mo– n;to in difesa della civilt. quotidianamente offesa da:la indiffe:-enza. dal cinismo o da un atteggiamento scettico di superficie. La bellezza ce• de quindi il posto alla ver:.– tà. L'evasione letteraria vie– ne sostituita dalla .sobria. sa– piente esortazione morale. L'uomo usa finalmente la P<i· rola per aiutare l'uomo a l;– ~rarsi dalla ,ua alienazione. ~h~~ ~:r ~~s~io~~ttJe~Ì{~f:;~~ si può indicare con un nome, .. La Ronda». Due lettere, due Francesco Arcangeli o adifesa del!' astrattismo BOLOGNA. 26 luglio Caro Sciortino, 1etto da nessuna re1e di gal– lerie, di propaganda, etc., non può difendersi. D'altra carte, questa polemica mi 13 adito a dirtt che il tuo fucile sistema di « farmi fuo– ri • con la scusa del mio • bolognesismo • non ha al– cun fondamento. Posso dire con oggettività che, almeno ~~:~~ :~ f,~ii'i/ 0 ~ 0 c6~~ 1 irri~ listi. Non ho mai spasimato, nè spasimerò mai per loro; ma io non li ave\O intesi, certo anche per colpa mia; ma per-che non dite che la mia educazione. troppo • la– tina •. mi rese difficile la ~~m~~~~%~~e ~~zit~~i~i ~~r:; • • • op1n10111 1ia di quanto insinui. E, al Morgan's Paint, credi che mi abbia fatto pia cere, psicolo• gicamcn1c, e mi i.ia stato co• modo, come bologne!>e, ,•ota– rc Leoncillo, come m·c par· :,o giu!>tO, anzichè l'amico Ghermandi, che pure s1imo? Ti ripeto. io non parteigio all'ingrosso. nè per !'arie astratta ne per Bologna; tu parteggi fa.71osamentc, limi• tando gra\eml!nte rorizzonte critico dei tuoi le11ori: e non ritengo che il fine giu• stifichi i mezzi e che si possa a\•crc una strategia onesta e una tattica disonesla. Conosco quasi tulli i IUoi « gio\·,mi leoni•· Ho una cer– ta :,1im:1 per Attardi e per Gianquinto, so delle quali1à Il guaio serio i:!' che gli .. Eroi. non restano mai a casa. Il loro istinto di n• gliaccheria Il getta fuori da se stessi. proiettandoli pro– prio do,,e J)Ossono mutare la loro millenaria paura in cri– minalità premiata Le jl'.Uer– re s1 fanno. ma servono an– che a dar rilievo a questi macabri esibizionisti della paura-coraggio. L·eroe ha bi– soino di abbaiare: perciò non res1a a casa. Esce per ucci– dere. per !arsi onorare dal- Cosi: - Negare quello cht> .sappiamo / com.e ,e non ci rigu.crdas:u. / non inqu1er.are il prossimo ' ,. tanto ml'n.O •e .stessi. / creart" un di.rer– S!C"O .~ enza·aua nni ne .sco.s– ,e. I non reni.re ;ne.i al pun– to - parch e tn qua1c11.e modo ri viva ! / E cco il co– mandamento nu.ot: o ,. Si tratta di un ritorno at– rEden originario~ Ave:-e .. Pf'11$1eri elemPntan.. s:– !?nifica per il Rui :nserin! nel c,c:lo di una cinl~à prll umana. Se il mondo fa pau– ra. J·uomo può r:tornare al– le origini. se aiutato dal s.ai– JtiO e dal poeta. perchè le civiltà sono esattamente la saggezza e la poesia unite dalramore. Quell'amore che diventa ormai sempre più ra– ro e m.ister1oso Infatti: - Ci 1,og!io-no roc-i /ot11 / uuoJ e di ferro. OQQi. per dire u.ne sola sommcs.sa parola di amore,. Ed è r.osl che nessuna sto– ria letteraria. necessariamen– te tendente a schematizzare in categorie temporali per rendersi ragione di un ele· mento fuori di ogni incasel– latura storica. può fermare un poeta legandolo ad un movi– mento letterario, proprio per• ché. nel nostro caso. se c·è un'influenza rondista, c'è a patto che le sia riconosciuta la sua modalità dialettica di sviluppo storico, come tenta– tivo di superamento dell'in– telligenza per se stessa. nella sua incarnazione e per la sua individuazione nello specif\– cante tono di una inconfondi– bile sensibilità. come mani• festazione sintetica della per– sona lirica. E mi sembra che la vicen– da che lega quelle figure del sentimento siano nate con una tale sicurezza e sincerità con– flgurative. oltre i pericoli già accusati dalla stessa scrittri• ce del rappresentare .. una ve· rilà d'istantl. frantumata. ab– bagliata. non senza false e talvolta vanitose temerarietà,. (Venti .,.acconti. 350), che la organicità strutturale del lo– ro moto fantastico è immune dal tocco o dal ritocco di quell'intelligenza che proprio frantuma e falsifica invece di unificare e inverare. peccato che il lavoro, che mi opprime in questo mo– mento, mi abbia fatta tardar. tanto a risponderti. Se il Oi– rcuore della «Fiera• avrà 13 bontà di permetterlo, questa volta voglio inviare a te le mie «chiacchiere•: le ultime, non voglio andare all'infini– to, e IU potrai poi sbinar• rirli a dire sul mio conto quello che credi. Io ero in• ten•enulo, non già per rove· sciare qualche !>ituazionc, ma per precisare dei fatti molto particolari che, travisati, po– tevano ledere la mia dignità. professionale; questa, la di· rendo. I lavori della Commis• sionc per la Biennale di San Paulo sono stati correlli e pulitissimi: di questa verità. incontrO\'crtibilc nonostante le incredibili dichiaraiioni di Petrucci, tu non hai dato at· to ai tuoi lettori con suffi– cente chiarev.a; ma, siccome tu parlcggi all'ingrosso, hai prderito menare il can per l'aia. La Biennale dj Venezia ci entrerà quando ci deve en· trare: questa non è una buo– na scusa per diffondere men• zogne sui la\'Ori di commis• sionc della Biennale di San Paulo. Se Pelrucci. nono– stante mi paia ancora assur• do, ha detto effettivamente quelle cose, pegg-io - mi spiace dirlo - per la sua debolezza morale. Quanto a mc, mi guarderò bene, in altra occasione. dal la• \'Orare con uo Presidente cbe travisa e av,•itisce J'ope• rato di chi ha la,,orato sotto la sua prcsidcn7...i; a parte che dà la zappa sui piedi a se stesso. Non ho nemmeno scritto a Pctrucci. tanto. se quelle cpse effettivamente le ha dette, il suo errore mo– rale è, per quel che conta, irreparabile. un lavoro sistematico (e non in favore soltanto di Questo o quell'artista}, non a;ià per i bolognesi soltanto, anzi. prima e insieme che per CS!>i, per Morioni, per Burri. per Moreni. per Pollock, per Fau– tricr. clc.; cioè, per quella tendenza che è onnai riferita al vocabolo di • infonncl •• e che io, rin dal '54, mi arri· schiai - e ancora non mc ne pento - a qualificare co– me • ultimo naturalismo •· Una tendenza non vuol dire altro. naluralmcntc, che po– chi uomini d'avanguardia. o di punta; che. :1nzichè subi• re la moda. la creano, se mai; come è sempre acca– du10 da che mondo è mondo. area germano-sla\'a? Ragioni d'ordine mistico, o « prole• stante•: ma forse sprcgc\Oli per questo? O vorremmo ri· durci a rare del rau:ismo me– diterraneo? Degli altri (i Poi• lod:, i Morlottii etc.). nella cui opera sono implicite le rngioni d'una civiltà speri– mentale e appassiona1a111ente empirica che è quella che amo, e per cui tento di la\O– rarc, temo che lu abbia a tutt'og~i inlC!>Oben poco. Do• vrcsti sforzarti di ca1>irli, ca– ro Scior1ino, e forse allora scopdrcsti una tradizione che non è la 1ua. e\ idcn1emen1e. ma che, a11iva in particolare dagli Stali Uniti alla media Europa, è, per mc. oggi, 1u1- 1ora la più viva, umana, mo– derna. La moda non c'entra: qua si parla di Pollock, non dei « pollocchini •· In I 1alia, questa tradizione ora. cosl vivente si è appena affaccia– la alla superficie della storia, e il lavoro critico connesso è appena agli inizi. E non è tanto difficile intuin•i i mo– tivi d'una figur.tzione moder– na profondamente innovata; ricordo, i miei allievi del Li– ceo O'A7.cglio di Torino non ebbero, nella maggioranza, lroppa dirficollà, alla Mostra Francia- Italia del '55 a capi• re i granturchi di Morlotti, gli sterpi di Morcni. i giar– dini di \lacchi. A Parma, al Liceo Romagnosi. oltre la me– tà d'una prima liceo (non ho mai preteso finti consensi dai miei scolari) intese - e s'entusiasmò - l'immagine di paesaggio crescente su da un grovi~lio di materia cro– matica di Morlotti. Questi artisti (il tanto da te spre– giato Mandelli compreso) hanno la forza, l'intuizione e le capacità. per lavorare en– tro un solco che scarta radi– calmente rareaica diale11ica realismo-astrattismo; e che. grazie a Dio, non ha nulla a che fare, alla radice, nem- meno con l'« astrat10-concre- 10 • vcnturiano, quello ::,ì equivoco, combinatorio, cstc· 1is1ico. Sono anni che Jayo– ro per quC!>tCCO\C, l'aggior· namento non c'entra per niente, e, cocrcn1emente con ques-tc cose, anche prima. tro· \a\·o modcrni\simi quei Con– stable, Turner. Courbct, i\'IO– net, Ensor, Bonnard, Vuil– lard, Soutine, che la nostra critica • modernistica {cui pretendo di non appartene• re) tro\ava, e talvolta trov;:1 ancora, •ottocenteschi•. Ora. dagli 'itrati culturali più at· tfri dd mondo d'occiden1e cs,i son considerati. non gi::t fonti della moda di oggi, ma. della più moderna moder– nità. L" 'l moda non c'entra; e, in ogni ca.so, caro Sciortino, prendila com e vuoi, ma con mc il discon,o non attacca. lo non !>IO con nes ..uno, e faccio, :,e pos,o, i fatti miei; scnln per questo fare d'ogni erba un fa..-cio, come !'ai tu, nè a.ccusare preventivamente di mala fede i sostenitori del– la ,·ecchia figurazione, i per– sistenti appassionati dell'in– vecchiata diatriba frn as1rat- 1is1i e realisti. e Tk!:mmcno quelli del per mc poco sop– porta.bile •a,tratto-concrcto•. di Tabusso, apprezzo la coe- l-------------------– La linea di svìluppo di que– st"arte è dunque doppiamente difficile. poiché la sua unità spirituale è costituita dnlla sintesi di due fone che dia– letticamente tendono a di– veriere. l'una verso l'acutez– za dell'intelligenza come eser· cizlo letterario. raltra a son– dare il profondo deU-anlmo a scavare sempre più nel mi– stero umano per coglierne i-essenza come intuizione del sentimento. ossia come com• posizione razionale del nostro sentimento di esistere. E mi sembra che runità spi– rituale come sintesi lirica sia stata maj?nificamente raggiun– ta dalla ?\fantini. oltre che in ,:iran parte dei racconti. so– prattutto ne La Sparviero e nell'Arca di Noè. per U pre– valere della forza sentimento entro la sintesì lirica in cui la fona intelligenza è piena– mente sottomessa. equiJlbrala. dominata. E questa spiritun• lità sempre più affiorante dal profondo. nella ricerca di un ubi consistam umano come essenza che. non in sé. ma nell'analogia. ci possa essere rivelata dalle figure del mon• do. trasJatc nei simboli del sentimento lirico che cerca. si ò concretamente dimostra– ta nello sviluppo da un nu· eleo centrale: la labilità delle apparenze. la certezza di un centro ontolo~ico oltre 01?ni · possibile aspetto !enomenolo– !?ico. il prevalere dei SeJ!:nl ne~ativi nei confronti del senso e contro le iridescenze di uno spleçidente velo di Maia. ma positivi come .. real· tà,. Intima. spirituale. certez– za inoppugnabile del dolore. della rinunzia. della morte. oltre cui è postulata un·a1tra cosa. un aspetto dello splr!to che. per Io meno, non è da confondere o da identificare né con le apparenze emplriche né con le certezze dell"ango• scia. Un ritorno. oltre il mi• stero. al vestigio inelimlnabl• le dell'innocenza originarla come « barlume superstite dell'antico Giardino,. (Arca di Noè. 13). una verità asso• Iuta che sale dalla ., realtà .. dell"angoscia. e che potrebbe fulminare. ma che corrobora invece l'intuizione chlarifl• cente il mistero nella testi– monianza di quell'innocenza simboleJ:t:J!:latada tutti glt ani– mali dell'Area di Noè, ma so• prattutto da n cavallo di San Paolo, ultimo racconto dello stesso volume. Una tenden• za. un'aspirazione sotterranea dell'inconscio che in tutta J'oper:1 della Manzinl è più che precisa ed evidente. come VAiore puramente lirico. am• pia mA pertinente soltanto al· te imma~inl della sua pQesla nel carattere della loro spi· ritualità. Di questa tendenza. l'ultima testimonianza, la :ti.fanzinl ce l'ha data nel suo rec~te ro– manzo Un'alt·ra cosa. Ma l'assunto di questo nuo– vo lavoro c'era già stato ab– bondantemente preannuncia– to da tutta una tematica nel• le opere precedenti che la narratrice ha maturato e rac• La vita di Riccardo Rossi. tirata su dalrinfanzia. dalla gioventù sino alla sua piena maturità. è tutta contrappun– tata. oltre la giovinezza. di ri• cordi. di riapparizioni eh!!. ormai lontane. con modalità anamnestica prospettano le stesse immagini della memo– ria per altri aspetti. o verifl. cano invisibili aspetti di av– venimenti attuali. o fanno coincidenza con una visione ideale dell'ineffabile in un si– gnificato che è raltra cosa da captare. E !"arte media quel· la ricerca dell"ineffabile. spe– cificamente suo. nel mondo dello spi.Tito come metafisici– tà irraggiuntiibUC: ~ pure uni– ca valvola di salvezza nella incommunicabUità tr~ gli uo– mini. tra Riccardo e Jole. la moglie. tra gli uomini e le cose. tra l'io e Il me dello stes– so uomo, riducendo tutta la ricerca ad un processo di analogia per cui l'ogietto at– tuale, l'immagine della me– moria. raffetto del cuore ri– mandano ad un invisibile reale dello spirito che è una incognita infinita di cui l'ani– ma ha non soltanto il pre· sentimento ma l'invisibile e ineffabile presenza. E' un niente che diventa !"essere. un essere più reale della stes· sa realtà stagliata nel mondn dei sensi e della carne. E cosi la vita che cl stringe è .. un'altra cosa,. da quella che volevamo fare. tanto che il suo significato più profon– do è proprio l'altra cosa che non riusciamo a realizzare come aspetto di una realtà che è negata. nella comune infe– licità. dal doppio fondo del nostro spirito. Ed è in questo doppio fondo che si trova la innocenza, la verità. la feli– cità. Da cui rimpossibilità del .. coro... del ,.,dialogo,. an– che oltre l'incomprensione degli altri. della moglie. ma ,.,anche fra amanti. il presun• lo discorso si riduce tanto spesso a due monologhi che talvolta, per miracolo o per errore. s'incontrano. s·incido– no. si urtano. Una serie di · a soli'» (230). Mentre, l'urgen– za d'approfondimento di una necessaria comunicazione, di un incontro cl.Identità. di un punto d·incroclo per tutti è cosl necessario per cui oltre l'amore umano, non bastando .. essere in due, uniti. per op• porsi a un·esi.itenza d'infinito che cercava in fondo all'ani• ma rultima resistenza, scio– gliendola in tremore,. (244), rimanda ad un dialogo tra "tu ed io all'infinito. (259) in cui il tu sia l'altra cosa di cui nessuna altra cosa sia la esigenza unica, finale, defini– tiva. Siamo sempre ncll·analogla dell'arte, ma l'ansia di rlcer• ca della Manzini oltre il .. tre– more,. è evidente. Niente mi– sticismo, niente preghiera: ma la sconfinante necessità di un'evasione assoluta dal sensibile verso un .. tu. Infi– nito che dia un valore a tut– te le ,. altre cose .. empiriche che per .. un·altra cosa ... tra– scendente J'esperlenza. sem– bra irraggiungibile e che Io è Quanto al resto. seguo abba– stanza la «Fiera•• e trovo appunto la tua opera, caro Sciortino, decisamente setta• ria. Se chiami astratto Klce e ti fai vanto, come segno di impan.ialità., di accettare una grandezza che anche ì sassi onnai ammettono. non so che dire. Da uomo dì rozza tradizione mediterranea qua• le sempre ti mostri ti im– penni davanti ali'• infonnc •• accellando il banale cquh'o– co, impen•ersante ancora nei peggiori strati della nostra cultura, che « infonncl • sia uguale a •informe•: e ti irriti perchè qualcuno ha cercato di capir qualche co– sa, non dei « pollochini • ma dello stesso Pollock. e di Wols, di Tobev, di Fautrier, di Dubuffct, di De Stael. di De Kooning, di Burri. di Morlotti. di Morcni. Se l'arte fosse sempre « chiara • e « leggibile• come la intendi tu, credo che l'umanità non avrebbe avuto nè Shakespea– re nè Rembrandt, nè Schu• man nè Monct, i quali tutti non furono lcswti alle • eter– ne leggi• dell'arte mediter– ranea, ma arricchirono l'uo– mo e la sua vita cli infinite possibilità. Se alla vicend;i moderna che si iscrive ideal– mente entro l'eredità di quei grandissimi, che è la vicenda battezzata con la poco chiara parola dell'« informe!• (ma sono chiare « gotico •O « ba– rocco •?>. alcuni bolognesi, come Mandelli, Vacchi, Bendi· ni, e qualche altro han dato un contributo, che a me sem· bra senz'altro notevole, que– sto non lo dico l)Cr campa· nilc, ma perchè ci credo. Non ho mai messo, è ovvio, Man– delli sul piano di Morandi, e questo tu lo sai meglio di mc; e d'altra parte ti è co– modo approfittare della « non fortuna• di un ottimo artista come Mandelli per picchiare su di lui, il quale, non pro- Del resto. fin dal '48, anchè se allora ritene\'O, come tu ritieni oggi. l'astrattismo pu• ro un fotto d'arbitrio. cercai sùbito, con le mie deboli e ancora. ingenue forze, di op· pormi al dilemma imposto dalla cultura comunista, proa prio a Bologna .alla Mostra dell'Alleanza della CultUr.i", fra astrattismo e realismo. Fu anzi la • Fiera• a pubbli• care generosamente quasi tutta la relazione che lessi in quella occasione; l'Italia fu tanto debole da ingollare quel dilemma di marca spc• cificamcntc « romana •. ed è Roma che continua a riman• darci fra i piedi questa anno– sa e dannosa « polarizzazio• ne agli estremi• (come si di– ceva allora), con danno di tutti salvo che dei politici della cultura, sempre o quasi sempre incapaci di andare oltre gli schemi. Non fui mol– to pronto ad accorgermi - perchè tardai fin sul '55 - che Mondrian. Kandisky, Ma– levic, Hartung (più tardi Rothko o Tàpies) non erano soltanlo importanti para.carri culturali, ma anche degli ar~ Quanto alla Biennale di Rimini, tu l'accusi di campa– nilismo. Vediamo un po·. Ho lavorato nelle Ire commissio– ni dal '57 in poi. Ecco i primi premi: '57 Morcni e Mingu7.• 7i. '59 Morlo1ti e Consagra, '61 Lconcillo e Romìti, Sono • astrallisti •, e da strapaz– zo? E, su 6, i bolognesi son due, e Minguzzi è considera– to ormai più milanese che bolognese. Dirci anzi che, noi membri bolognesi della com– missione siamo stati, fin dal primo Morgan's Paint. d'un « fair play• non facilmente riscontrabile in Italia; tale, dirci anzi, da sfiorare rauto• lesionismo. .Meglio, comun– que. au1olesionisti che cam– panilisti incivili. Al Micheui non fu colpa mia se Corsi era bolognese: in ogni caso, non esitai a mettermi a \'cr– bale, contro la premiazione L"'l Regina, insieme con Bu– digna e Brancaccio, Je cui idee condi, 1 ido ancor meno di quelle di Palma Bucarclli. La,•agnino, Cianfarani. La Quadriennale di Roma, con il suo esito spontaneamente fa\'orcvolc a Corsi, fa giusti- Domenico Purificato: fattopersonale Illustre direttore. devo innanzitutto co11- fessarlc che in questi mo– menti di. canicola mi pesa molto la penna, e vorrei. proprio risparmiarmi la fatica di scriverle; m.a, dacche esiste al mondo gente che ha H gusto di. infastidire iL prossimo. do– po aver interrotto il suo e il mio merita to riposo, le chiedo breve ospitali.tà. Apprendo solo ora che in una lettera alla Fi.e.,.a, il signor Francesco A1'· cangeli, in polemica con H cr itico Giuseppe Scior– ti.no, indossata la toga per un a difesa d'utficio della signorina Gi.na Roma, ri– corre at mio nome per sta– biltre, in una antitesi tut– ta gratuita, una indicazio. 11c dei gusti estetici del suo contradittore. Con quale diritto, chie– do, incomodare persone estranee alla polemica? Usare PuTi{icato in fun– zione di. arto ortopedico per il suo disquisire clau– dicante? Evvia, poteva cercare, il signor Arcangeli, un altro sosteono pescando a caso tra gli sressatissimi mon– coni del suo clan, e avreb– be fatto felice chiunque di essi ne avesse avuta gratuita pubblicità. lo non conosco neanche di vist.a il signor A rcan– geli. So. in compenso, di cosa egli si occupi e cosa egli vada proponendo da qualcfie anno. E posso per– donargli l'impert.inenza so– lo in considerazione della noia c11e gli deve essere assidua compagna. vuoi nel suo esercizio di con– servatore di opere antiche, vuoi. in queUo di protet– tore di raffazzonature ma– dernistiche. (Vero è che questi storici, conservato– ri, professori, studiosi del• l'antico, ogni qualvolta cercano evasione atla loro noia. cascano dalla padella 1iella brace!). Ma ancora mi vien fatto di chiedermi: cosa vuole da me questo signore? Forse gli reca. noia una mia co ndizione serena, ma deci.sa di combattente in dif esa dell'arte tigttrativa? Si dia pace, e Si limiti., nei suoi. dibattiti. all'arti– ficio degli elementi che ha a disposizione. E poi. mi. ascolti. signor Arcangeli: una vecchia canzone napoletana diceva press'a poco cosi: e A me mi piace l'anice ... Mattia non lo voleva ... >. Se a lei piace l'anice Gina Roma. e il Mattia– Sciortino non lo vuole, io che c>entro? Io, per mio conto. lascio volentieri all'Arcangeli il vanto di affermare (per la storia) le qualità pittori– che di Gina Roma. Al massimo posso aggiungere - e forse ho iL dovere di dirlo - che, quanto a me, non ho mai tenuto, ne fat– to nulla perché la mia pit– tura piacesse aj vari Ar– cangeli d'oggi. Ma, per l'ultima volta: cosa c'entro io nei pettego– lezzi, net risentimenti vi– scerali del signor A rcange– li? Il quale, tirando in bat. lo, a sproposito, it mio no– me ha dimostrato. quanro meno d'essere un impor– tuno. Mi scusi. caro Direttore, e mi creda suo devotis– simo. Domenico PurlHcato Roma, 22 luglio 1961 ren7a di Spizzico; ma spero !>arai tanto liberale da la– i.darmi preferire i miei. Ve– di c he, a Villa San Giovanni. R.ià non sci pili d'accordo con Di S tefano, che dici e figura• tho impa1.1.i10•. Secondo te i gio\'ani dovrebbero • torna– re alrordine •· Ma a quale ordine? Quello della nazione dO\'C manca l'acqua a Villa San Giovanni, mentre impcr– \crsa al nord il «boom• l."CO· nomico? Quello del mondo di oggi. do\C giorno per gior– no si gioca a e guerra o pa• ce• per infinite questioni lo– cali? Quello della TV quasi crelina. della propaganda « massiricata •• della irrcgo• larità quotidiana non soltnn- 10 ncll'nmminisrrnzionc dcli.\ cosa pubblica. ma in ogni forma della vita, associata o no, dei singoli? 1 on scher• ziamo, caro Sciortino, al tuo ; Of~~e fo~Oern~1e~~j n~l~~~~ i Polli, anche: le galline. Gli ~r'!~ 1 :~b~1~:~~-i s~e~~o\~t~~~~() l'orgasmo esaltante e depres– sivo ad un tempo della si– tuazione d'oggi. Non se ne cc;ce facilmente; i Campi Eli• si_. oggi, non sono a portata d1 mano. Non li sci mai do– mandato se ciò che tu chia– mi moda, organi7.:1azionc in– ternazionale (che esistono sì e di cui non faccio pa~te) non abbiamo alle spalle non solo alcuni grandi arti<::ti mo• dcrni. ma anche ragioni pro– fon1e? Credi che i tuoi gio– \"ant • figuratil'i • avranno nerbo per me11er rimedio a tanli ,;compensi? Permc11imi di non crederci. Come possa agg:t:dirsi una figurazione, ogg1. ho tentato di ctpieR"a.rlo quando presentai \lacchi a Roma. nella sua, per me im• ponantissima. mostra alla Odvssia; e non sla\•O mica dalla parte dei •modernisti• (cd ebbi. per questo, i miei attacchi}. ma non pole\'O non stare dalla parte di chi non evita il travaglio moderno. Non volli allor.i, proprio per– chè non ini piacciono le ra– gioni della immediata at1ua– li1à, accennare al fatto che. per una sua strada autenti– ca e _indipénden1e, un giova– ne p1ltorc fosse arrivato a ~onclusioni analoghe, e non indegne. a quelle della mira– bile: « Dolce Vita » di Felli– ni. Ma non sarai anche 1u fr.l quei mor.ilisti che grida– no allo scandalo ~r la « Dol– ce Viin? •· Cerio, alla TV re– gna l'ordine; su questo non c'è dubbio. 1\fa, tu dirai: Vacchi è bo– lognese, cd io sarei, addìril• tura, • petroniano•· Eppure, F:3ncese e Guerreschi, i due p11tori oggi di maggior ner· bo, a mio avviso, della vita ilaliana della grande ciltà sono di Milano; e, da qual~ che tempo lavoro- diretta• mente o indirettamente, an– che per loro. Ma tu non tro• \'i figurati\'O neppure Guer– reschi; direi, se non erro, che la « confusione del diavolo• sci tu a farla. E come mai approvi lo astrattismo di Franchina, che, a mio avvi• (conUnu~ pai. 6) Astrazione e realtà (continua da paa. 4) bondanti) penetra in pro• (ondita, apre dal par1icolare uno spiraglio per 1'1r..telli• ienza e la caratterizzazione di costrutti modi e \·alori della poesia in esame: co– me quando indugia, nella ricerca dedicata alla sintas· si del Pascoli, sul • reali– !>mo > tu110 particolare e quasi contraddittorio di que– sto poeta (o\'c • la ricchezza del particolare, non chiuso, almeno in apparenta, in un ordine di interpre1azionc del reale (...) finisce per segna– re non una realtà ma l'écla– temt:nt della r ealtà. spezza– ta, nel !>UOi esai.li ordini. nelle sue i.u c cessioni, nei suoi rapporti...•; prevalendo • l'impressione dispersiva•, • fino ad annullare ogni ca– rica di reallà nella souoli– ncata, accanita puntuali1:'.l delle singole immagini•); o ccme la dove, a .neglio chia• rire il rapporlo rcahà-poe• sia nel Go1.zano, 1pprofond1• :.cc una suggcslh a indica– zione del Getto, ;,eriricando nel gu!>tO e nella misura ~~Ilae« ~ 1 i;1;ih~:ti!~ ;,i::ioàii,i~ dell'autore Ji Colloqui per l'assunzione e il fis:;aggio del mondo es temo: modulo che consente al più ,appre– scntalivo dei «crepuscolari• di inno\·are, nei confronti delle forme tradit..ionali au· lichcggianti o poc1ico-nar• rati\'e, attra\·er-.o « la c1ea· 1ione di una atmosfera st11i– !>tica di immobilità, di as• senza di , 1 ita, disseccata, !erma ...•. Come si vede, uonos1an1e la diversi1a dei punti di ap– plicazione da cui muove il sondaggio, unico e identico rcs1a il cen1ro di intel"C!>se ,cr!>O cui gravitano i ,·etton di ori<!ntamento dei van studi'. che tra!>cendono CO!>I, po3i11vamente, la fra.mmen- 1arietà di occasionali con– tributi. Si \edano, ancora, a mo' di esempio, il saggio dedicalo allo sti le di S aba: qui il punto foca.le della esplorazione cntica è la ri– ma, studiata, sulla. vertica– le del lungo iter sabiano, come en1ro uno spaccato, nella sua progrcdiente fun– zionalità, quasi banco di prova dell'onginalit.1 del poer;a nei confronti dell:1 tra– diz.ione, da Pascoli e D'An– nunz.io ai •crepuscolari»: la r ima • non ìstituiscc sol– tanto un rapporto es1erno fra i due blocchi di rea1tà fisica e morale, su cui pog: ~ia la poesia di t>aba • ma • è pure il segno Ji L•na ca- 1ica simbolica che si accu– mula neUa parola descritti• va, e, insieme, di una lievi– tare della parol:1 morale e meditativa in sostanza sen• sibile, analogia ... ». Ed ecco• ci riportati nel cuore della modernità di aba, deUa sua \'Ìtale consonanza con la di· rczione storica « giusta • : m apparenza cosl lontana dal lavoro approntato e qua• si anacronisu..::o .:icl soli1a– rio Lriesrino. A questo punto ci a\·ve– diamo che trop~ pagine si stanno accumulando sul gracile schema d~ll'inrcnzio· nale recensione: il fatto e che un libro come questo meriterebbe di esser discus– so tuuo da capo a fondo e troppe sono le note fis– sate durante la lettura, su schede o in 1nargine, per ~n°~i~cede~~~~e a~~~r~~= dita qui diverrebbe un sag• gio. In realta la recensione ~ ~~e 1-;:c~ro .,~';;e .J~~!~ con rigore metodologico 11 problema delicato e compii· cato del rinno\·amento del– la nostra poesia no\·ettn1e– sca studiato come in trn– sparente filia:rana entro la dinamica concreta delle !>trutture e :!elle forme e• spressive - non può esau– nrsi in una nota, ma sara. \'ia via sviluppata da quan• ti torneranno sulrara:omen• 10: che costituisce un pun– tc:,-chia,·e per la storia della c1villà poetica del nostro tempo, come ben risulta dal– le pagine di questo volume1 tanto salde e :igorose ne.Ila imposC;azione e nef!:li svilup– pi quanto discu:.1bili. per– ché vive e meditate, in certe conclusioni. ALBERTO FRAlTI~I CONCORSI CINEMATOGRAFICI Il Centro Sperimentale di Cinematografia mette a con· corso, per l'anno accademico 1961-62 i seguenti posti pe.r allievi nei \"ari Corsi profes– sionali: - Corso di Rctia: 3 posti; - Corso Direzione produ- zione: -1 posti; - Corso di Recitazione: 20 posti; - Corso di Ripresa cine- m~ot~~~a: d{ P~~~i~trazione del suono: 3 posti; - Corso di Scenografia~ 4 posti; - Corso di Costume: 4 posti. Per l'ammissione ai singoli concorsi occorre il possesso d~i seguenti titoli: diploma d1 laurea, J?Cr i Corsi di Re– gla e di Direzione di produ• zione; diploma di Istituto di istruzione seconda.ria di se- ft~?t~z~~~• J;,~~a cdirsÌstt tuto Tecnica classico, scien• tifico o artistico , per il Cor – so di Ripresa cinema1ogra.fi• ca; diploma di la urea in ln - f~g'?/e~~i~o ""'~:S~'!1e 1 st~~= diotecnica) per il Corso di Rwrr:s 2 ~f:1.i~t?eld:~g~g· a\·er compiuto, alla. data del 1° no– vembre 1961 i venti anni di età. e non superato i ven- · tolto: per gli -aspiranti attori i limiti di età sono da 18 ii 24 anni, e per le aspiranti attrici da 16 a 24 anni.

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