La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 18 - 30 aprile 1961

Pag. 4 LA. E LA FIERA LETTERARIA JL " U O l\V\. O * ~(l>DEJR..NO Funzionalità egusto Il problema della periferia nell'architettura nel tessuto urbano * di IIEJUI IIE,I.TOIU li problema più sentito di ogni discorso sull'archjtct– tura moderna. riguarda il rapporto tra funzionalità e gusto, dal quale l'architetto, legato piu di ogni altro ar• rista all'uso del materiale, oltre che alle esigenze eco– nomiche e sociali, non può prescindere. 11 dialogo sulla morale e l'estetica può anche imcsti– re problemi comuni a tulle le arti, ma l'architctlo ope– ra piU di ogni altro artista in un campo concreto, in cui il legame tra la materia pri– ma e l'espressione artislica, sempre vi\'O ed essenziale, determina, come · cèmsciucn– ;,;a logica, il rapporto cui ac– cenna\·o. II mo\ 1 imcnto belga dcl– i'• Art Nou,·cau ,. era sorto sulla fine dell'SOO sopratutto come istanza •morale• di reazione al manierismo pree– sistente, ma sul principio del nostro secolo il rinnovamenlo dell'architettura moderna fu fortemente influenzato dal· l'apparizione di nuove 1ec– nichc costnilli\'e, di cui pri– ma, in ordine di importan– za, quella del cemento ar– mato. Nuo,·c prospettive si apri– rono allora per le maggiori possibilità che il materiale consenth•a in campo strullu• rale, ma con esse si accen• tuò. e tuttora pcr5iste, la dif– ferenziazione dei linguag2i architettonici. che non sem– pre ha risolto in termini ar– tistici, le mutate possibilità di caraltcrinazione fun7iona· le negli edifici moderni. 11 discorso sul rapporto tra funzionalità e gusto è quindi oggi niù sentito che in altre epoche, poiché mag– J?iOri sono le possibilità che la tecnica offre alla realiz– zazione di una architettura differenziata. "-3 di Rue Franklin, perché in esso è visibile la decorazione dei pannelli inquadrati dalle comici di cemento armato, nei quali egli mostra incon– fondibilmente di aver tra· mandato un'altra lezione, egualmente importante, che l'architettura con1cmporanca ha purtroppo dimenticato. 1 . Casa In Ruc Franklln (1903). Parigi - Archltclto Auguste Pcrrct Nel disegno figurativo di un ~&~~io(j!,~ 1~ 1 ~dit: 0 !~la r~~~ estetico. non può prescindere dal valore formale degli al– tri elementi architetlonici, ~in~~n~~o1~~rfsi~.i~ ~o~\t~~~'. Se noi distoa:liam::> dalla fea~!n~ip~ri~:ri~IÌu!i~~ii ic~\: turali d'ordine, particolar– mente. letterario e oittorico, che l'hanno resa un motivo ricorrente e tutt:>r:i "à la pa– gc", dobbiamo ricondurla ad un sigoific.:atosemplice cd in– tenso. essenziale, che è ap– punto il senso ctim:>logico di • contorno di una dtta •- Significato che implica, ap• punto, il '1alorc di città nel suo complesso fondo di tc~– suto urbano che souintcnde, insieme, l'organarsi clegli spa· zi pieni e vuoti. rl.ellc strade, delle costruzioni e del verde, le ragioni e le possibilità del– l'uomo in rapporto all'am• bicnte in cui vive e i:i muo– \C, tanto da intr.:cdarc co– me in una m:>bile e fanta– stica stuoia il tcss:.Ho urba· no e quello umano. Cadono, allora, gli sfruttati concetti per i <:1ualila peri· feria si atlida alle immagini di solitari e ~randi edifici. quasi scomposti e disorien– tati. collocati secondo umi dilatata e ,;pampanata di– sposizione che li mette ai margini della cillà, per per• derli nella limitrofo e patc· tica campagna suburbana, dove Oi!ni cosa assume un valore irregolare e ambiva• lente. Negli ultimi decenni. l'ano· nimo e qua.si spontaneo scon– finare della c itt3 nella cam• pagna, secondo l'ostinato e dilagante progredire di una macchia d'olio. ha posto gli urbanisti di ;ronte a pro• bleroi complessi che pote'1ano sottintendere soluzio:1i diver– se e molteplici, ma che ve– nh1ano ad urlare, iO;,rattultO e in primo luogo, con il di• sordinato dilatarsi della cil– tà in una germinazione che, se rivelava aspctli prepo– tenti di vitalità. inc!Udcva tuttavia il rischio cd il so· spello di un'elcfanti.1si, di un'insidia tenace e incon– trollata Che pote\3 compro– mettere realmente :e future possibilità di vita ncll'agglo· memto urbano. di S.\.NDllA OlUa;;N'l'I spcricnza condotta da una • équipc • di studiosi app.li – cati ad un probl:?ma n uovis– simo: qualche volta anche il dschio di una perfetta teo– ria senza scam.,o, cosi alli– neata con le sp.:rimcnta7Jo– ni più dibattute da rendere dubbiosa la sua aspiraz.ionc ad una cnìcicntc -;oluzio;ic umana. Spesso, persino, il contagio di una retorica, .o un'ambigua controbilancia per un'an1irc1orica irresoluta, l.:alvolta persino estranea al– la natura dei luoghi e degli abitanti. Intanto la città dirama i ~uoi filamenti estremi, e la dove si impiantano freschi e , erdi nuO\'I complessi. là ap– punto, si infittiscono tutte !e prove, quelle positive e no, quelle che aspirano ad una soluzione e quelle -:he resta– no disponibili: le possibilità, i torti, gli errori, le verità. vi banno il loro banco di ri– velazione. Ed avr-.:bhero ve• ra importanza se riuscissero a valere quale ~mcacc ter– mine di raffronto per nuovi esperimenti. Le incertezze ira coloro che propendono per i ryuclei i~– tcnsivi o per quelli cstcns1- d, sono di sccond.iria im· portanza rispetto a ciò che rappresenta il nodo centrale del problema della ~rifcria, vista nella sua qualità di ag– glomerato indeterm:.nato, op– pure nel suo complesso .d_i quartiere autonomo, e ooc la ,·erifica di quello che può costituire il quartiere per i suoi abilanti. o ut!ati: un "dormitorio• più o meno confortevole, più o meno squallido, fissato, malgrado tutte le intenzioni migliori. in uno standard di :iwilentc monotonia. :~f~~- ~ù s~~~~zi~~riac;:.~n!: distribuite e ubicate, le delc– ~azioni degli unici comunali, 11centro commcr.:ialc. il ci– nema, i luoghi di titrovo, i campi sportivi, il -ncrcato co· pcrto, dai quali Jovrebbcro trarre ragione le abitazioni, congiunte da strade, pausate da tranquilli sp:11.i verdi. Ma un uomo, in tale ma– niera rapportato ,1llc esigen– ze per lo più extra 1 ,1\'0rative della sua giornata, è giusto che abbia alligua :a fonte di lavoro - ad esempio la fab– brica, riparata alla \'ista da filari dj alti alberi, con orien· tamcnto tale da evitare gli eventuali danni di !nquina– mcnto all'aria per fumo e o· dori portati dal vento - o, piuttosto, che abiti lontano da quel luogo per scntir5i. anche in virtù di quella di– stanza, più disteso e libero, nelle ore di riposo? E' risaputo che la distanza dalla fabbrica, :fallo stabiLi· mento, dall'ufficio, provoca i grandi spostamenti, con con· seguenti intralci al traffico nelle ore di yunta, in parti– colare nelle grandi città. ob– bliga ad un viaggio quotidia– no che si aggiunge :.11l'orario di lavoro, rende più immobile la vita del quartiere, con le ore fissate per partenze e i ritorni; mentre la vicinanza rende tutto più fluido e più agevole. Ma, al tempo stesso, un quartiere autosufficiente che abbia tutto. cd anche la fon– te di la,,oro nel suo raggio, comporta di consegu.:!nza una sorta di segregazione del sa• tcllite dalla città -.ull.:aquale gravita, dalla vita di tutti coloro che abitano effetti\"a• mente nella più limitata cer– chia urbana. Ora, tra una periforia che sussiste sollanto come .e dor– mito,io •· semidcseno, peral– tro nelle ore del giorno, e qucll:.1che accentra perento· riamentc le attività lavorative cd cxtra-lavorath•c dei suoi abitanti, i quartieri autonomi cosi come sono oggi conce– piti e vivamente sperimentati da noi, tendono a oorgcrc all'uomo possibilita plurime nell'impiego delle ore e nella run.lionalità del ,1uartierc stcS!,O, restando. per lo più, cccei:ionali, i .:asi di vici– nilnza della fonte di lavoro all'abitato. E' nell'uso della ca\a, nel· l'equa comprensi'lnc della ~ua fun1.ione e dcli.i c;ua distri• buzionc, nel luogo che i suoi abitanti in cs-,a occupano, nelle possibilità di aria e di verde, e soprattutto, nella volonta di comunicazione e di 3pertura con gli altri, nel– la fiducia del nucl~o sociale che dalla famiglia, con pro- ~~~o,d~i ~~ie 1 ~~.:~ sf 1 ~~:t mc nel rione, nel quartiere e poi nella città, è cioè a1- t17tVCr50questa ~cnsibili1.zat.1 consapevolezza eh.: le ~trut– ture umane ;,otranno artico• !arsi in nuovi cd efficienti h..mbi di città, ~cnza rico– struire clans o vicinati. :na av\·ertendo il valore del rap– porto con i vari gruppi so– ciali, di1Tercn7.iati e non uni– fonni, ma vivi e promettenti sul piano di un impegno umano, perché malc,·oli esempi non travolgano si– gnificati e circostanze nuove. L'equivoco Ji un;.1 .::onven- 7ionc letteraria, per alcuni aspetti artificios:.'l, pr.:r alt1i motivi esausta, ,>uò c·ompro– mettere il destino futuro del– le pcriforic e rraintcndernc Io sviluppo. La cultura e la <;cicnza dc– ~li _architetti e dc~li urbanisti, insieme con la tecnica dei so– ciologhi, deve pt:rciò 1ener conto dei molli aspetti e dei vari interessi del roefficientc umano al fine di sollecitarne 1 contraddittori intenti comu– nitari, perché una casa nuo– va in una periforia nuova co– stit1:1iscaclcmcnt:> uronto già ad 1mmelter5i nell'organismo più ,•asto e cir:olante della città, non per gmv1rc pesan– temente su di essa e ~ulle sue strullurc, né per distac– car5cne senza bencti::i r.;ci– proci, ma piu11osto per im– mettcn i forze cd energie rrcsche, esigenze rinno,•anti. Domenica 30 aprile 1961 Gino Croarl: • Campagna primaverile• (vedi articolo di Marino Piaaolla a paiina 6) UNA STORIA DI UHILTÀ E ORGOGLIO * Paneverde di Palombo * di noI11,;,1u O (il(}l~l.4.1·~, Scrittore metodico, pun– tuale, ogni due anni circa Nino Palumbo fa apparire un suo romanzo. Cosi a • Impiegato d'imposte • ha !atto seguito • Il giornale•• entrambi in edizione Mon– dadori, ed ora ecco • Pa– ne verde • edito da Pa· renti. Per di più • Pane verde ., a stare alla nota finale, si presenta come il primo di una trilogia di romanzi dedicati ad una stessa famiglia, pugliese come l'autore. La tematica di questo ro– manzo coincide con quella dei due romanzi preceden· ti. Infatti viene ancora ri· tratta la vita misera, de– solata, tribolata di piccoli lavoratori pugllesi: oggi è il tappezziere Amitrano a fare da protagonista. prima fu un archivista di banca, Chessa, e prima ancora un impiegato comunale d'im– poste, Trani/ilo. E per ce· dimenti morali dovuti alla miseria, Am.itrano che ru· ba in una fabbrica di lat· ticini, se non fosse partito da Bari - dove si è tra– sferito dal paese con la famiglia - per Milano forse sarebbe finito in car– cere: e l'archivista di ban– ca per sistematici ritardi negli orari di u(ricio, e l'impiegato d'imposte per frode in atto pubblico, ven· gono licenziati. Anche in questo roman· zo la vicenda ruota intorno a una famiglia, cosi come ruotava in e Impiegato di imposte•, mentre ne • Il giornale• il prota~onis~a non era riuscito a farsene una, per timidezza. Questo della timidezza che e un effetto de lla ri· trosia sociale, a sua vo.ta effetto della convin zione, confortata dall'esperienza, che I pochi spadroneggia· no sui molti - e si potreb– be preferire aJ termine di timidezza l'altro di umiltà - e un elemento costante, di fondo dell'arte di Pa– lumbo il qua1e sceglie, a tal !ine. per i suoi tre roman– zi l'ambiente storico-sociale del fascismo, al suo culmi· ne ovvero nel momento del suo sfacelo. Ma si potrebbe anche sostenere che que· sta scelta altro non !ia che un espediente per dimo· strare come e in che mi- Funzionalità quindi intesa in senso totale, non solo co– me distribu7ionc di ambien– ti, per la quale ov\'iamcnte il tema determina la composi– zione, ma anche come U<;O cosciente, necessariamente ap– profondito, della funzione tec– nica del materiale costrut· tivo. Valga a 1alc proposito, in riferimento proprio alla pri– ma compar5a del cemento armalo, l'opera e l'mscgna– mcnto di Auguste Perret, uno del?li architelli fondamentali della generazione m::>dcrna. Egli ru il primo ad usare il cemento con intendimenti di espressione artistica, e quel materiale che solo nel 1890 doveva cominciare ad essere impiegato su larga scala, già rivelava nella Casa di Ruc Franklin a Parigi del 1903, quelle possibilità csprcssil'e cui è improntata l'opera dei grandi architetti contrmpo– ranei da La Corbusicr a Nen•i. Allora l'equilibrio degli clc– mcnli costitùcnti un'opera di arte diviene equilibrio tra estetica e runzionalità, che dell'architettura è fattore • essenziale •. e qui il senso etico dell'csnressionc archit· tonica. Perché non dimenti– chiamo, come dicevo all'ini– zio, che in qualsiasi altra for– ma d'arte il problema del rappo,·to tra gusto e funzio· nalità, e quindi ira .:arte e tecnica, sembra non sussiste– re perché, anche quando ~i riconosca la necessità di uno stretto legame fra l'artista e la vita, questo rapporto può ritenersi stabilito già con il puro atto di csPrcssionc: quando l'esperienza morale, religiosa, politica. sociale, ccc., entra nell'arte come conte– nuto, come materia di con– templazione e di espressio– ne lirica. Ma poiché i piani regolato– ri delle città hanno tempi assai lunghi di studio, pre– parazione, approvJ.Zionc e applicazione, accade che nel frattempo le oarti estreme dell'abitato trovino. bene o male, una loro sistemazione. mentre i tecnici, urbanisti e architetti, ricercano e teoriz• zano le diverse ragioni che rego1ano lo svilu 1 ,,-,o dei cen– tri abitati. Le nostre città, espanse per la maggior parte a mac– ..:hia d'olio, an::hc 1uclle a carattere industriale. qucll..: cioè nelle quali le Lraiettoric di direzione dovevano essere sopra1tutlo segnate dagli in~ tcressi e dalle esigenze d1 lavoro, hanno vbto, tuttavia, il sorgere tli agglomerati ~en• za un'organicità che ne ab– bia diretto :;:li sviluppi. Ed anche là do, 1 e ìa guerra con le sue distruzioni avrebbe potuto offrire aree e possi– bilità di situazi:mi nuove, l'occasione non è stata colta; spesse volte la c.ittà ha conti• nuato a sopravvivere come se la C\'Cntualità di nuove pro– spettive non si fosse, sia pur drammalicnmcntc, ;:>rese n• tata. l.,liJ POLEiUICHI~ DI GUIDO SEBORG.\. * • sura la sua terra soffra; o che se allora soHriva, tut· tora soffre: evitando in tal modo, con massima e one· sta dissimulazione, di fare del populismo anzi richia· mando benevolmente l'at· tenzione, che già su quelle zone va polarizzandosi. di quanti siano solleciti al po– tenziamento del benessere nazionale. Su 11 a funzionalità della struttura. come determinante del carcttcre estetico. Pcrrct seguiva l'istanza morale del– l'Art Nouveau: • Cclui qui dissimule une partic quel· conque dc la char(.lantc. se pri"e du seul légitime et plus bel ornement de l'architectu– re. Cclui qui dissimulc un pbteau commet une foutc. Celui qui fait un fau.x polcau commct un crimc •· Eppure non è solamente in questa fede nel valore esprcS· "-ivodella struttura, che risie– de la signorilità dell'arte di Perrct. Ho voluto esemplifi– care un particolare della Ca- NOTIZIAHIO AGIANNELLI BARBATO IL PREMIO IN-ARCHITETTURA La commissi•:me ~iudicatri– ce del • Concon.o per un ar– ticolo sull'archi1ettuf? •· b:m: di10 dall'Istituto nazionale eh architeuura per l'a:1n~. 1,960, ha premiato ex .-1e,11w I gior– nalisti Luigi Barbato, della .e Voce Repubblicana • e il critico d'arte Silvano Gian– nelli. La commissione .era pre!,i~– dula dal senatore mg. Emilio Bauista e composta dal pro,– fessor arch. Renato Bonell!, dalla dott. Palma Bucarclh, dal dottor Claudio Capriotti, do.Jl'ing. Mario lniJrami, dal– l'arch. Cesare Ligini. d3:I prof. arch. PLinio Marconi, dal dott. Ricc.irdo Musa1t1, dall'arch. Sara Ro:si e dal pror. Giulio Tirim:an1i. Luigi Barbato è ~lato pr~– miato per l'articolo La vitti• ma illustre di tm tri•o luogo comune - N '1.po' i e i probl~– mi dell'urba nistica ; Silvano Giannelli pe:- ;a serie di ar– ticoli ispirati ai Ltmetf.ì del· l'Architettura e u:.1rt1colar– men1e per l'ar1icolo Incontro con Lewis Munford a Roma: ti diavolo nella cifla. INCONTRI FILOSOFICI Venerdl 21 e ~baio :22 aprile 1961 al Centro cultu– rale San Fedele (Piazza S. Fedele 4 - Milano) si sono avuti gli incontri di filo– sofia sul tema: • L'espcrien• za religiosa•: a) Aspetto fe– nomenologico; b) 4-">petto..fi· losofico; relatore: 0 . Gio– vanni Lolz SJ. de!la Pon· 1ificia Università Gr.!goriana. E' seguita ;.ma pubblica discussione con l'inten·ento di: Mariano Cam~. _Remo Cantoni, Pietro 1lrm1.. Ugo Spirito e Sofia Vanni Ro– ,ighi. Ma per l'architetto si \·e· rifica quasi il rovescio, che è l'arte, la sua arte ad en· trare nella \'ita e a diventare uno degli clementi della sua organizzazione: egli dC\"Cpor• tare la \'ila nell'arte, ma !.a ~opratutto di dover portare l'arte nella \ila. Battuti e corrosi da an:.1- loghi germi di monotonia gli impianti delle città-[Ziardino. come disposte a teorie di lunghi treni, e quelli delle torreggianti • machines à habitcr •• si esperimenta l'or– ganar5i delle cit:à satelliti, l'articolazione Jei quartieri autonomi. A questo punto si infiltra, sottile. il pclic::>lo di u;-a·ac– cademia, il rischio di un'c· Paesaggio dannunziaqo (Contlnu~ pag. 3) il poeta Bernardo Tasso. padre di Torquato. Nelfanno anteceaente egli aveva terminato il suo poema l'Ama– digi in cui faceva lodevole menzione delle azioni di guerra di Giovan Giuseppe Cantelmo. ;n pro di Fi– lippo Il. Ammirato dell'ospitalità, egli Improvvisò un sonetto sul giardino ducale: versi che scolpiti poi su grande pietra furono ornamento di q'!ella villa. para– gonata dal poeta a residenza regale. E necessano per il nostro assunto ripeterli. Dicevano: Viator, deh! ferma, e questa reggia onora, Oue vedrai con opre attere e conte. Che l'arte insieme e La natura a fronte Gareggian sempre e non h.an pace un'ora. Eterno e qui Vertunno, et erna e Flora; Sono eterni i piaceri; c ·questa font.e, Scaturigine vaga a pie' del monte, Con i zampilli suoi L'aria innamora. Qui Cinzia scende al rezzo, e in questi umori. Bagna le belle me(n~ra, e H c~in dor:zto Scioglie tra le deltz1c e tra glt amori ... Non e forse questa fonte. la fontana muta delle e Vergini delle rocce», quella stessa che Anatolia, ~ Claudio dischiudono per un congegno nascosto. e s1 rianima improvvisamente d'una vita fresca e sonora, e suggerisce al romanziere uno delle sue descrizioni più fastose e più belle? Net romanzo ricorre anche spesso il nome di Sedi. un villaggio sospeso alla roccia. i c°:i abitanti ~rano espertissimi fin da tempo remoto a ndurre le viscere degli agnelli in corde musicali. e a fondere campane di mirabile suono. Orbene. esistono ancora sulle rocce morronesi due villaggi pur sempre famosi per quei lavori: l'uno chiamato Salle, che potrebb"essere il Secli dannunziano. e l'altro Musèllaro, assai vicino al precedente. Quanto all'abbazi~ visi~ata d_alle tre sorel!e e da Claudio. essa potrebbe 1dent1fìcar.i1 con la Badia celestiniana di S. Spirito - ridotta ora a penitenzia– rio - e nella cui chiesa sorge ancora il mausr>leo dei Caldòra imparentati con i Cantelmo. Un"altra cvnferma alle nostre osservazioni è data dallo stemma di Popoli rappresentato da quattro torri in campo d'oro, co,:i corona ducale. quelle quattro torri di Rebursa di cui parla iJ protagonista discendente dei duchi di Popoli. Altra indicazione preziosa ci sembra trovarla nei nomi delle principesse: Ma.ssimilla, Violante, A1_1ato_li~ e Aldoina corrispondenti per la loro dolce mus1cal1ta e rorma~ione sillabica a nomi di donne popolesi, comuni Cra il '500 e il '600, quali Plautilla, Domitilla, Vigilante, Diamante, Amabiha, Ortensia ed a1t1; consimili. E la chie– sa sommersa è una delle molte che s'Incontrino nelle regioni in'1ase dalle acque fluviali.- M~tà realtà e metà fantasia, dunque, questo paesaggio d1 ardente. desola– zione a cui una grande stirpe moribonda aggiungeva una specie di funebre bellezza. n d'Annunz_io si com– piaceva di tenerne segreta l'indi~azione._ I1,1t~rrogato tal– volta rispondeva con un suo sorriso tra s1b1lh_noe arguto. e un mover di spalle quasi a significare d1 non poter ~r~;~~•e. e e ~ier~m:tt~~ò a~n:~;~~uu~:~~a la_fa;~:a s:e1i1: storia dei culmini terrestri può veramente dirsi legata alla storia dei culmini ideali. io ho prescelto que' p~esi di rocce come il più aderente alla natura, alle anime, ai sogni de' miei personaggi>. ETTORE MOSCHINO Ma in alcune città sono poi stati studiati. progettati, co• ~truiti e infine ancne, bene o male abitati. certi quartieri, tenendo conio delle necessità degli abitanti e del loro rap– porto con la città: nuclei sa– telliti, talvolt.:a pensati anche come autosufficienti o auto• nomi, malgrado le infinite difficoltà di ogni ordine che ql,C.'-tocomporta. Esempi notevoli - ampia– mente discus..,i e .Htcntamcn– tc esaminati - si sono dati a Torino con i quartieri di Fal– chcra e de Le Valle:te; a Mi· lano con quello un po' invec– chiato e variamente polemiz– zato chiamato QT 8. e con il più recente della Ca' Granda Nord; ad Ancona .;on il quar– tiere coordinato, or.i. in rapi– da gcm,inazionc. dell:.l Pa– lombina. E se lasciamo da parte due casi diversi ma spi– nosissimi. Venezia e Napoli, si possono ricord.1rc anche gli esperimenti, non s~mprc da sconfessare, di Bari e di Taranto, o l'esempio limite del rovesciamento di una cii– là in un dC.!.UCtO approdo di inedita periforia. qual:! è sta– to a Matera il risanamento e l'esodo dai • s.issi •- Questi esempi urbanistici, singolari e particolari ciascu– no per le proprietà e le ca– ratteristiche che ne hanno mosso il disegno e le ragioni, hanno comportato in ::>gniti– po di quartiere, una indagine squisitamente sociale e uma• na alla quale ogni urbanista ha creduto - o tah·olta si è illuso - di poter far coinci– dere il suo concetto di per– fetto, attuale quartiere pcri– fe1ico. Gli esperimenti compiuti a Ma1cra hanno forse riassunlo ogni tipologia, rappresentan– do al tempo stesso il caso più singolare e clamoroso. Vi fu compiuto nella maniera più cruda il processo di trapian– to e di nu ova ambientazione, a11raver.io dimcoltà che do– ,·cucro app arire aculissime se ~/~~~òpo~eJp~~~;1~~ ~~: eleo di case di passaggio, nelle quali si sarebbe dovu– to compiere il necessario ro· daggio di ambienta.nento dal e sasso• ad un appartamento regolarmente composto; idea che, se pure in seguito ac– cantonata, registrava un'av– vertita necessità, quella di in– trodurre delle creature ad un normale ritmo di vita allinea– to alle più diffuse consuetu– dini della socie1à. In genere, gli ideatori dei quartieri che attualmente sorgono tengono bene: in vi– sia le necessità sociali del nucleo che prendono in esa– me e - almeno teoricamente - tali necessità occupano ~n pos10 cosl preminente da costituire addirittura l'asse attorno al quale si articola il quartiere. Ma - appunto - che cosa è questo quartiere? Una città in scala ridotta o una logo– rata appendice di essa? In pratica. avviene che le case siano le prime ad essere fabbricate, compiute ed abi– tate; ma sui disegni e sui plastici il nucleo sociale ha sempre la preminenza e J'a- I nuovi idoli Gli u-pone11ti del piit vecchio 1llu,ninismo idealista, Juori ~lla vita e dalla storia italiana, vogliono a tutti i costi dimostrarci la loro pre..,enza. sia nel campo critico come in quello narratiuo e di poesia. Ma la loro è so/o volon– ta. p~iva dl ogni necessaria radice 11ell'eslstcnza d.egli 1wmini; e s'flludo110 COTL la lora dogmatica crociana (già tanto :ruperata eta Serra-De Robertis) di chiuderci ir catene per farci fi11ire in nuovo estetismo astratto e sofistico. che vorrebbe però egualmente assorbire duli'estcmo 11uove esi– genze sociali e politiche; e con i loro sofismi vorrebbero t_Jncheeludere quel rinnovamento cri,stiano (già presente 111molti artfcoll di Bo. Vigore!li). che sentiamo necessario conoscendo a /ondo quanto l'animo del popolo italiano sia /onda.mentalmente religioso. E sappiamo come certo idea– lismo. ricalcato w modelli teuto11ici. non ha radici nella nostra terra; resta un'evasione di scuola. saggetti per licci e accademie. Que.sta grave involuzione si sta sempre pili àiflonàendo tra eattori e riui.Yte e porta 1l segno d.i nume– rosi-!stmi nomi. di/jì.cilmente riconoscibili nel senso che mancano di una loro pe.rsonalità. E non s·avvedo110 costa– r(!. privi come sono d'ogni J ormuz lo11e scientifica moderna, d1 proporci nuouamente uno d.ei tanti neoclassicismi con– venzionali. partono da dati sofi.s tici che paio,10 assotur, e sono solo dogmaticamente puerili. non sanno partire da situazioni neces,arie e uiventi. particolari e illdividuate. che devono poi saper raggiungere il loro linguaggio libero e inalterato. non sanno che l'uomo è inalienabile. e sem.pre lo mJstificano con le loro formulette neozoiche. Ma nei vari pianeti le ore ctell'epoche ps-icozol.che. che pure hanno d1trato secoli. sono infrante, costoro fuori dal tempo, non Jutnno mai ca·plto che era proprio il tempo che andava uiolentato e l11/ra11to. E che solo il cristianesimo prima e la scienza oggi hanno saputo compiere quest·analisi sa– piente della natura umana per offrire la piena felicita eterna agli uomini. Costoro sono tristi e saccenti. irosi a vuoto, pronti ad aggredirci con parole, non hanno mai scritto un solo testo valido. ,na sentenziano e pontificano; e oggi dobb!amo Wro nuovnmenle rispondere per quanto stanno dicendo delle chlnrlflcaziont scritte su Questo stesso giorn ale. In sede critica essi non fanno che s/onnare 011- pu.re gelldame11te formare pensienni ottocenteschi. e non potre bbe es.sere diversamente perche mancano d'ogni im– pegno umano, sono neutri. Quando poi vogliono narrare o essere poeti denunciano ancora più chiaramente la loro natura d'imitaton; ado– rano il romanzo-saggio neoclassico. perche non hanno mai avuto il coraggio di vivere tra gli ut>mini. di cui non co– noscono drammi e passioni. resta110 ad elencazioni di pa– role pure. di pensierini fuori dalla ufta e fuori dal tempo. genericamente validi sem.pre. come I mottetti che si leg• gono sulle carte dei cioccolatini, e parlano « metaforica- 1ne11te » di una lfbbertà che 11011hanno mai conq1tistata, che si troua invece nell'cu1011e reale di uomini viue11ti, che formano quel romanzo di conoscenza e di fantasia che e vivo oggi, nell'urto. nella lotta tra Il vecchio ed ti nuovo. che drammaticamente colpisce tutti gli uomint. L'Intuizio– ne religtosa. la conoscenza storica e scientifica. offrono tutte le posslbllitd alla vita e aUa morte dell'uomo (San– t'Agostino può ancora molto · insegnare ....), offrono cioè un'hnmagine completa e umana merauigliosa; essi invece non ci sanno dare che degli strambi manichini. che risen– tono ancora direttamente delle a1XZmguardic provinciali dell'ottocento. In poesia poi con stile raggelato che credono classico esprimono stati d'a11imo pascoliani o imitc1110 poeti &tranieri letti per formazione e non come deve essere per informazione. in sostanza ln/ranciosatt o americanizzati come sono, non hanno neppure capito a fondo testi fonda- 11i.entali come « Llquiàczione » di Sbarbare. « Con me e con gli alpini» di Jahier, che scambiano per un populista!. ed un certo lavoro d! /orte aperturac creato da. Quasimodo. Sono det pro/essorotti prouinciali che diventano facilmente cosmopoliti, mancando d'ogni vita loro. Imitano anche su– pinamente MonttJle o Ungaretti, che sono esperie11ze per- sonalissime. assolutamente inimitabili. · A questo punto non possono non crearsi nuovi «Idoli», e naturalmente ~i rifugiano nei miti. siamo a Paveve. Ma Pavc&e non riu.,ci mai ad uscire dal mito di se stesso. e così ben poco ci diede la sua narrativa di reazione più che d'invenzione (dopo i Verga gll Alvaro no-n ne aveuamo bisogno/ t. m a P avese si sconfis3e follemente con la morte e diede vita a.et un triste fenomeno. che costoro vorrebbero fwse tmitare, ma non ne avranno mai il coraggio umano o il terribile orgoglio. e restano ancora pìU giU proprio nel limbo, senza paradiso o inferno. E intanto ecco che da certi editori si parla di nece.ssltà di un nuouo dibattito eulturale; e ci propongono come attualita un ... 1movo neo– cla.utcismo co11 la pres,mzlone di offrirci un qualcosa di assolu tamente v alido dopo il realismo; ed essi eh.e mai hanno compre.so il realismo. dt cu.t si sono tanto occupati, oggi. l o attaccano con parole che sarebbero semmai idOnee per il più vieto e dialettale e spertmentale neorealismo, prioo d'ogni. /onda.mentale ripresa di pensiero dialettico, con personagr,t burattini artificiosi come in Lampedusa, e 11011 uomini uwenti che troviamo nei migliori na1Taton 1talia11i di oggi che non sono pochi Bernari. Pratolini, Mo– retti, Bartolini. Maretta, Incoronate e altri ancora. perché ricca è la stagione della narrativa italiana e suscita ini,i– dia, cosi sempre molti le vorrebbero fare Il funerale per riportarci a vecchie esteticlu.tte provinciali e autarchiche. che 110n displacclo110 a certi editori, che non vivono dt libri, ma di molte altre atttvita. La parola attuale vii,e in lacune tende11ze: rcallsmo ita– liano in pieno sviluppo, rinnovamento cristiano, eslsten– zlnllsmo francese. e non conosciamo per ora 11ulla di nuo– vo. Ma se l·amico Sereni. che possiede qualita intellettuali. dopo nostre discU3sio11i e co,wersaz/o,ii avute. mi vorrà in u,t prossimo futuro indicare u11 n uovo dibattito eulturale. che non sia soltanto una tro ·1t1.ta val!da per un certo am– biente e per poche persone. i o sara lietissimo di prenderne al1m). e di accettare che Mondadori. lo dico al cari,simo Alberto. dopo avere molte volt~ sbagltato. trovi nuova– mente strada miglfore. Ma si badi sino ad oggi (e senza quelle dim.ostrazioni seriose e pedanti che paiono eterne ai maestrini provi11ciali) le iinpostazioni intellettuali sono quelle dette; e ualidi sempre alcuni risultati di romanzi e di poesie per opera dei nostri piU autentici S<'rittorl E non 1:;,~~ 1 ~ ~~o s~~J;;;~n~u~~cfif:h:n::Ji'~[ 0 g;:!~~~/t~1 1 ;~ vfnciali a doverci insegnare qualcosa; a 1101che abbiamo inventato la narrativa italiana attuale, viua nel mo'tdo. Spleen di Roma ,Li illAHl1I l•IZZlJ'l'O AH LA SERA Ah la sera, la sera con tutte quelle finestre sovrapposte, vigilanti: fari dove guardiani stanchi (uomini e donne limate da tanto niente in fondo al petto) siedono a cena col loro tacito deserto in cuore mentre l'ombra dilaga sopra la città amara, i1luminata da migliaia di finestre; migliaia d'occhi irridenti questo cielo stellato. PERIFERIA Solitudine ardente di ogni notte alla periferia dove fiato d'ore trascorse stagna fra i lampioni (orfani a guardia delle vie) e la morte vagando sfiora - bizzarra - le spalle. Uno accanto all'altro navigheremo domani .ancora nelle strade fino al tramonto in molti, (francobolli turchini sulla schiena di marinai in libera uscita s'incolleranno a ogni folata sopra tante nuche svogliate di ragazzi); allora inizierà il colloquio cieco fra pipistrelli che ripidi muri rasentando e tetti, raccontano disperazioni antiche; a mezzanotte sanguinerà di nuovo l'insegna rossa della farmacia. Uomini umrn questi rap– presentati da Palumbo. con in più un forte senso di orgoglio, e una inflessibile ostinazione a spuntarla. Non la spuntano, e da can– didati vincitori si tramu– tano in misere vittime di un mgranaggio crudele e spietato. e tuttavia sebbene proni continuano a lottare. Che cosa farebbero, se vm– cessero? Ull'liltà e orgoglio: i personaggi di Palumbo .il agitano incessantemente tra questi due co:itradittori estrem1. Tuttavia nei precedenti due romanzi Palumbo non era sfociato mai nella tra• gedia. semmai era sfociato nel dramma. Aveva scritto due romanzi intrisi di me– lanconia. amari, ricchi di pietà. Anche lo stile era ampio, riposante. S1 erano fatti i nomi di Gogol. Tol– stoi: e • II giornale. era apparso in certe parti qua– si una favola alla Zavattini. vi agivano alla rine persi– no i barboni. ln • Pane verde. Pa– lumbo . ha inciso, fovece, nella viva carne e ha fatto zampillare sangue umano. Anche il primo capuolo è tragico, con quell'incontro che è uno scontro con un signorotto del paese che gli deve danaro per lavori da tappezziere. Lo stile e sempre mosso, nervoso, concitato; e i dialoghi ri– sentono della parlata viva. Ma tutto in questo roman· zo e vivo. E il senso di an· goscia che prende il lettore va sempre acuendosi in un progressivo crescendo, (Sa lvo a interrompersi ne· s.li ultimi tre capitoli, per ripr endersi nelle ultime sei pagine). Creatura viva è la mo– glie del protagonista. As· sunta, così sollecita e pre• murosa verso il marito, e trepidante. Creatura viva il suocero di Amitrano, mastro Paolo, che poi vie· ne a morire a Bari durante ., una sua visita alla nuova abitazione, una cantina. Creature vive i sette figli che benche linfatici e affa· mati mostrano compren– sione e affettuosità straor• dinarie. e pur volendo studiare rinunziano taci– tamente ag-li st.udi. Una famiglia, insomma, come net Sud se ne trovano tan– te: salde, unite, amatate; e specie nella miseria. L'autore ha quindi volu– to e saputo ritrarre in que· sto romanzo una tipica fa– miglia pugliese. Tipica, di famiglie che e, sendo com– poste di contadini mancati - o cessati - mantengono dei contadini e pregi e di· fetll; l'onestà e la saldezza dei principi religiosi, tra i pregi, e tra i difetti, l'or– goglio e l'individualismo molto - o troppo - ac· ceso.

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