La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 18 - 30 aprile 1961

Domenica 30 aprile 1961 L~ FIERA LETTERAir~ IL POETAINVENTO' I NOMIDEILUOGHI MADESCRISSE ILVEROABRUZZO * A VENEZIA IL XXIVFESTIVAL INTERNAZIONALE DIMUSICA CONTEMPORANEA * Il paesaggio dannunziano ll simbolism,o di Nono nelle'' Vergini delle Rocce,, nell' '' Intolleranza 1960,, * <li ETTORE JIOS('/1111'0 .Nel 10. a1111frersario della morte del poeta z1::~~;10 qu ::gr~u~\1~~~~:~o, disi:;: ,j/ie ~,::/ 113~:t~. Gran parte delle opere di Gabriele d'Annunzio: liri– che, noveUe. romanzi e tragedie. si svolge - come tutti sanno - con rara potenza descrittiva e sontuosa ric– chezza d'Immagini. nella terra nativa del Poeta l'Abruzzo Il primo gruppo giovanile: e Canto novo"· e Terra ver– gine>. e Il hbro delle vergini> e le e Novelle della Pescara>, ha per vasto scenario la campagna solcata da questo fiume, l'omonima cittadina d'allora. e il fulvo litorale che si prolunga giù, fino a Punta Penna. di fronte alle isole Diomedée. Il dramma intimo dell'In– nocente si agita a VillaliJla. che era la Villa del Fuoco g_1àdi proprietà della famiglia di Gabriele: il Piacere ricorda Francavilla: il Trionfo della Morte rende 111 forme stupende i paesi di Casalbordino, di S. Vito, di Guardiagrele. a piè della Maiella: mentre la Figlia di Iorio vive la sua vita immortale tra la stessa montagna e i campi d'Orsogna; _e la Fiacc'lla sotto il moggio e raccWusa nel territorio d'Anversa, presso le gole d{'l Sagittario in provincia aquilana. Ma nessun ciritico ha mai saputo, né altri potuto fissare con precisione. i luogh.i delle e Vergini delle Rocce•· la residenza solitaria e disperata delle tre ver- ::~!rss:r~~eia!~ d(etrfs~~~~ss:i ~~rt!~vrasta in guise Cercheremo qui. per la prima volta, di riconoscere e identificare quei luoghi, desumendoli dagli stessi accenni e dalle descrizioni del Poeta. come nel romanzo; né v'ha fiume che, si chiami Il Saurgo, o cima rocciosa che si nomi Corace. Quanti) a contlgurazione geografica C da ritenere che quei paesi corrispondano a molti altri della regione. ma riuniti in un solo aspetto. condensati. direm cosi, in un solo paesaggio. Paesaggio di rocce. chiostra lapidea a somiglianza di un colosseo costruito per opera ciclopica, bacmo solenne foggialo con arte ignea dalJa terribile forza di un antico vulcano. e poi corroso dalla tenacia di un antico fiume. Nel descriverlo con i colori più ardenti della sua tavolozza, il Poeta ebbe certo presente nella fantasia una delle rappresentazi,:mi dantesche da lui ammirate, la visione della Città di Dite. la città infer– nale del foco, verso cui naviga per la palude mortifera la barca di Flegiàs conducente l'Ombra e l'Uomo. Dante e Virgilio. Questa visione, oltre che nelle e Ver– gini delle rocce> ritornerà implacabile nel e Forse che sì. forse che no•• nella descrizione delle balze di Volterra. Ora, date queste premesse, è assai probabile. iinzi certo che razione del romanzo in esame si svolge fra la provincia di Aquila e quella di Pescara, presso la cittadina di Popoli. già tenuta in lunga signoria dai conti e poi dai duchi Cantelmo, là dove la giogaia del Morrone stacca da se smisurati gruppi di rocce dette dei Tre Monti. ai cui piedi scorre il fiume e volubile•• il Pescara. chiamato neJ romanzo il Saurgo. * di E~JIUA ZA~ETTI Una scena di e Intolleranza 1960 • - Al XXIV Festival Jntcntazlonalc di Musica con tempora nea di Venezia L'abito tecnico resta quello. Cosa come d'altro canto al– J'i.ndifferenziazione che in– combe di continuo sul mon– do sonoro in cui muo,ono le avanguardie odierne, l\ono continua pure a imporre ta– luni contrassegni indi, 1duali, Giro d"ltalia DIEGO FABBRI P HlDENTE DEGU AUTORI DRAMMATIC Il Consia-lio nazionale del sindacato deili autori dram– matici riunito a Roma con l'inten·ento dei più siiQifica– livi scrittori di teatro. doJ)O a,·ere ascoltato la relazione f~~nv~~-~~rsi::~i~iu~fi! cateioria. ha prew atto del!e dimts~ioni presentate da Sil– ,·io Gio,·anineui, per moth·i personali, da presidente del sindacato ed ha eletto al– l"unanimità Diego Fabbri a presidente. La Cenfauresse di R. .\I. de Angelis E' uscito 10 que~tt giorni a Pa:-igi (« Le, Edito:-s :\fondialt"!:,. di Cino del Duca. 1961) il romanzo La brutta butia, tradotto da Henriette Valot col titolo • La Cenlauresse •. • La Centaures:se • è il primo dei cinque -:-omanzi di De Angells che Cino del Duca pubbUche:-à in f:-ancese. MORAVIA AMILANO OrRani:..::.alo dal Centro Let– terd.rio Unh·ersit.ario, diretto da Pier Annibale. Danovi., vr::- 11e:rdi21 aprile. allr::ore. 18, all'Univr::rsità dt::tli Studi di \1ilano. in \lia Fr::stade.I Pr::r– dono 3. si è unuto il TV delUJ nuova serie. di Incontri. dt::l CL.U. con pe:rsonalita letterarie italiane: e. straniere. Era prr::sentr:: lo scrittore. Al– berto \-lor21-·ia.Ha tenuto una relatione il critico \larco Forlì. I nomi di questi luoghi sono tutti di mera lnven– zi_one. Nessuno dei paesi di Abruzzo, grandi o mimmi. città o villaggi o borgate, ha mai avuto, né porta i nomi di Rebursa, Trigento, Lint~rno, Secli. o ScuJtro - Ma il nome di Cantelmo è già. di per sé stesso, la prima esalta individuazione del luogo. Grande stirpe guerriera questa dei Cantelmo. Il primo d'essi, Eberardo, detto Cantel o Kanclam, che significa e cii vivo ingegno e di sano giudizio•• era nipote di re Duncano di Scozia assassinato nel Castello di Glamis per mano di Lady Macbet, come nella tragedia di Shakespeare. Di là passò in Provenza; e col nome di Cantelmo i successori segui– rono in ltaJia Carlo I d'Angiò che dette loro in domi– nio ben centocinquanta paesi del Reame, in massima parte deirAbruzzo e della Campania: mentre fra la nobiltà napoletana furono agggreg;itj al Seggio di Nido. Dopo a\'er composto un balleuo sconosciuto in Italia, è ,·enuta la \'0lta anche per Luigi Nono di cimentarsi col teatro in musica e di pro– "arsi a farlo senza tradire la linea di coerenza che già ave\'a cominciato a diversifi– carlo in seno all'a,ana:uar– dia, ultimamente turbando la compattezza di fronte che quella ostenta col suo di– fendere i diriui della fanta– si::i. contro gli eccessi degli zel::i.tori del nuo,·o sino al– l'assurdo. dc "i s'incontrano per altre interpolazioni o frammenu quelli di J. Fucik, Eluard, Majakowskij, Brecht. Men– tre l'al"iomento sottende piuttosto la paternità del mu– sicista. tanto risponde ai suoi interessi ch•ili e al suo orientamento di gusto la \"i– ccnda divisa in due tempi di un emigrante minatore che, sottrauosi alla • costri– zione del bisogno• e deciso a ritornare in patria per ri– trovare una é ragione un fondamento umano di vita • passa aura,·erso una succes– sione di prm·e a simiglianza degli eroi di certe antiche leggende, ma tutte prove po– ste sollo il segno dell'in1ol– Jeranza ne!Je sue rappresen– tazioni più a1tuali (lo scio– pero troncato nel sangue, la tortura, il campo di concen– tramento, il duplice incubo della burocrazia onnipoten– te e della idiozia pubblicita– ria culminanti nella defla– grazione a1omica) sinché al momento di toccare la meta un'alluvione lo inghiot1e. clementi base, trattati come clementi mobili, il succeder– si delle proiezioni dilatanti le \"iolcntc pennellale, i ,·i– luppi spinati, 1 grO\·igli e i ,onici delle immagini di Ve– dova, tra tagli di luce, pc· nombre oppressi\"C o spet– trali albeggiamenti crearono le premesse ideali a che nella prima sera e in specie alla replica, lo spettatore ce– desse a una sorta di condi– zionamento psicologico; per poi indurlo, volente o me– no, a un rapporto d1 par– tecipazione, che notona– mente t! condmo st " qua 11011 in fallo di riuscite tea– trali. .Ma che la musica di Nono assai difficilmente avrebbe potuto provocare da sola, proprio per aver tenu– to fede a forme e lessico originari, salvo esasperarne durezze e astrazioni tra l'al– tro mediante l'ingigant1men– to o la deformazione arti– ficiale delle fonti di suono (i vari altoparlanti dislocati vicino al soffino della Feni– ce o l'uso dei ritrovali dcl– l'elctl..ronica per il grottesco parlato-ritmico spazzato via dallo spettro d'Hiroscima). sia che h arhai aa:h impul· 1---------– R. Jlf. DE ANGELIS presenta_ SusyBurdel,e * Susy Biirdeke è nata e vi– Vt' a Zuripo. Dir ipe la l ibre– ria che porta lo stes.so nome (nella zona più antic a del– la cittd) fondata dal padre Adolf. morto di recente. Sul porto~ della sua casa è in– cisa una data da ricordare: 1303. Nt-lla prima piooinezza ha scritto un roman.:o ancora inedilo e alcuni racconti: ma la sua vocazione la sp{npe ,rre.!i!tibllmente verso la poesia di Ct.ti ha pubblicato sapQi su .. Neue Ziircher Zel– tung .., .. Hortulus ,., eic. etc. Tultavta. avendo partecipa– to a un concorso d1 prosa in- detto dalla rivista .. Schwe1- .:er Spiepe: ... ha vinto uno dei premi e il suo racconto .. Gli. Spaohi ~ snrd pubbli– cato entro U 1961. Una rac– col!a di versi .. La barca stretta .. sta per uscire nella collezione dell'Arco dello editore Tschudu di S. Gallo. I libri dell'Arco rappresen– tano lo sforzo attuale della editoria .svizzera per inserir– si nel movimento di rinasci– ta europea della poesia con– temporanea. Traduttrice nata (è impos– sibile trovare un altro appet– hvo). SttJ]I Biirdeke conosce l'italiano. t'inolese. lo :ipa– gnolo. oltre naturalmente al tedesco e al francese. Mera– viglia la prontezza che eua ha nel volgere in un'altra lingua il testo pif, diOicife e a.!trtuo, grazie alla sua pre– parazione filolopica che com– prende la conoscenza appro– fondita del latino, del pre– co e del :ianscrito. In quanto alla sua vena poetica. l"accento va po:ito su una classicità che .s-i im– pernia .su ricordi de!rantlca Grecia. dei .suoi lirici. dei suoi paesaggi. che lo Bi.i r– deke ha contemplati a Ju npo nei suoi viappi. il che n.on esclude un apporto romanti– co. desunto dalle .. ballate,. nordiche che. con li clima di favala a lei conot-niale. fonna un conte,sto di caden– ze oripinoli nel panorama delta lirica d'amore. Un·an– tidpa.rione di questo lirica. sono le pouie da me tradot– te in collaborQZione dell'au– trice e che presento ai leito– ri ,talloni con la coscien.:a di rendere una preciso testi– monianza. Zurigo. aprile 1961 l.,a visit,1, Appena tu arrivi, I bicchieri sl riempiono di vmo, la mia casa e un riso aperto, un orto di merli sboccia dal tuo passaggio, appena tu arrivi. E le tue mani volano, farfalle a te dinanzi. I gradini della mia scala si svegliano sotto I tuoi passi, appena tu arrivi. Oh, che nessuno avverta come le pareti si assottigliano e come li mio sangue traspare 6ino alla gente che passa. II Appena mi sei ac:canto nella schiusa rosa del venti della mia stanza. nell'odore di miele del calice segreto, allora ogni desiderio si fonde nel polline d'oro della presenza. Tutto è centro, gheriglio vivente. perché tu mi sei accanto. Rimira, il mio tappeto è un parco di sentieri Intrecciati: vaghiamo tra sabbie rosse e polvere di sole e imprimiamo le nostre orme nell'intatta eternità di questo presente. lii Appena te ne vai diventa grigio il volto del m:o &!orno Appena te ne val, avvizziscono le rosee ali delle colombe e le rondini partono per non tornare più. Gli indici dell'orologio diventano tentacoli di polipi vlscidJ molli bianchi che si rattrappiscono nel nodo striminzito del tempo che tu parti con te, appena te ne val. Di un Alessandro Cantelmo, guerriero magmfico. che visse alla Corte di Ludovico il Moro. e s·ebbe per amico Leonardo da Vinci. che molto ammirava il suo valore e la sua prestanza fisica. parla lungamente il d'Annunzio nel suo romanzo. Ma il nome di Alessandro non figura nella genealogia dei Cantelmo; vi sono invece molti altri nomi esatti cii capitani, legisti e poeti della gran famiglia. antenati di Claudio, il pro– tagonista delle e Vergini•· orgoglioso E:semplare del superuomo nietzchiano. colui che acceso· di un formi– dabile istinto di dominio si reca nel suo paese montuos1J a ricercare fra le tre sorelle della principesca e deca– duta Casa dei Montaga una generatrice di eroi. Del palazzo dei Cantelmo - costruito a pié dell'erta del castello - descritto nel romanzo non restano che poche vestigia insufficienti a rivelarne l'antica impo– nenza; ma il giardino. che a poche centinaia di metri da Popoli si stende verso Sulmona, è tutto una rive– lazione. Quivi sorgeva la villa dei Cantelmo. il luogo prediletto per i loro ozi e per i loro piaceri. Scrisse un cronista storico popolese: e Un tempo, come si vede tuttora. sj accedeva ad essa mediante un'ampia gradi– nata, alquanta in curva. scavata nel vivo sasso. A pie' di essa eran due beUissime statue di Venere e di Ii– nerva, vestite di lunghe tuniche, strette da un cinto sotto i seni. Su per le pareti, l'aquila marmorea rin– venuta nel tempio di Giove, pr2sso la rocca umbriese di Corfinio, e sculture in gran numero e stele lapidarie. La sala superiore ampia e rettangolare era pur circon– data da statue e busti. fauni e satiri che per nascosto congegno, a volontà del signore del luogo, spandevano acqua da ogni dove. Si accoglieva spesso in questa villa la nobiltà cittadina e de' paesi limitrofi in feste assai splendide. mentre al giardin,.-, scintillava la !onte>. Or verso il 1560 fu ospite gradito del Cantelmo anche (Conllnua a paa:. 4) Non si pecca d'indiscrezio– ne col precisare che /111olle· ran:a 1960 e stata portala a termine in un tempo ecce– zionalmente breve. Ma nep– pure occorre essere m rap– porti di conoscenza perso– nale col trentottenne compo– sitore. per poter affermare che questa :,ua azione sce– nica rappresentata in plima mondiale al Festh"al d1 Ve– nezia, costituisca l'ulteliore messa in alto di una conce– zione costantemente persegui– ta. Basta e avanza in tal senso l'analogia sostanziale tra il suo esordio operistico e i testi ch'egli ha sin qui musicato. Tut1i apparen1a1i da un comune impegno di rifiuto, sia all'e"asionc nella J)OCSia pura, sia all'estrania– mento dell'artista dal tempo in cui , 1 ive. Scelta tanto più importante io quanto I testi sono realmente programma per il genere di difesa alla quale si è accennato. Ora non per l'uggia delle locuzioni tradizionali Angelo Maria Ripellioo è indicato da Nono invece che come il li– brettista d'lutolleram.a /960, come l'autore di un'idea o dei • materiali per un'opera•· Lo stesso nome ricorre an– cora in apertura del testo per i ,,ersi del 1° coro in– neggianti all'essenza 01timi– s1ica di ciò che ha da essere la vi1a. Cosl come d'ailron- Nondimeno ,,a da sé che per impanante che sia la coerenza tematica, non è tutto specie per chi si acco– sti per la prima volta al– l'opera con l'intento dichia– rato di saggiare ogni possi– bilità ohrc aU'allcrnativa: prc\'alenza della parola sulla musica o della musica sulla parola. Le cronache hanno già ab– bondan1emen1e riferito quan– to abbia inciso sulla tradu– zione in speuacolo ed anche sulle reazioni suscitate da lntoflera111.a 1960 la parte visiva, grazie all'apporto for– nito dal pittore Emilio Ve– dova, dall'uso della lanterna magica, manovrata da uno specialista del genere: il ce– coslovacco Josef Svoboda e sia pure con meno rilievo dalla regia di Vaclav Kalik. Su un numero mmimo di Se l'ascolto non inganna, gli esperti d'analisi struttu– rali confermeranno l'eguale dipendenza di questa sua partitura dai canoni che gui– dano a11ualmcnte il radica– lismo musicale secondo l'or– dine predeterminato sono m grembo alla dodecafonia. l>chocnbcrghiana, svolto con più assoluto rigore da We– bem, portato alle eslrcmc conseguenze dalle geoerazio– zioni del secondo dopoguer– ra. Che per esser nate a.Ila musica durante il conflitto o subito dopo hanno identi– ficato l'una con l'altra, sal– ''!lndo dell'eredità degli an– zinni solo quanto è parso loro anticipasse l'esigenza di un rinnovamento integrale. Il MESSAGGIO D'U ROMANTICO DEL NOVECENTO * Stuparich 11el solco dell'uomo e Tuili. prim.t che il padre ritornasse, ne parla,•ano: ma adopera,•ano parol<! catth·e contro di lui... Egli, invece. il figliolo, anche a 1ravcrso le parole catli\·e degli altri, a,•eva sapulo farsi un'imma– gine luminosa e grande di quel padre sconosciuto, di cui serbava una unico ricor– do... Vedc,,a, nella fantasia, quell'uomo non legalo a una casa, com'erano 1u1ti gli uo– mini che conosceva; lo ,e– deva pa.-;sure per le ::.tradc: di ciuà straniere; vcde,·a i suoi occhi sfolgorare. il ge– sto largo della mano che dona; gli p::i.reva d'udire la sua ,·oce h resistibile nel co– mando e pauro3a nella mi– naccia ... Ed orn, quell'uomo che ave,,a già più ,olte •.tan– cato la sua fantasia. era 13 vicino: se 3\'CSS~ SICSO il braccio, lo potev.1 toccare, se avesse alzato i:li occhi, po– teva misurarlo, distinguerlo com'era fatto, in ogni sua parte. Avrebbe potuto ora sa– ziarsi di gu::i.rdarlo, lasciarsi incantare dalla sua ,oce et.e ora sarebbe stata rivoha sol 4 tanto a lui > (Il ruoruo del padre - pgg. 5, 6, 7). Poi, questo tigliolo, tatto uomo, al padre laciturn::> che toma per l'ultima ,,alta e non sa d'essere malato di cancro, vorrebbe dire: e Par– la, pap3, puoi manifcsiarc tutto il 1uo animo, scoprire il peso tris1iss1mo che hai sul cuore, prenderlo sulle tue mani. Ti ai'Jterò a por– tarlo... Ma suo padre gli cammina\ a accanto, vuoto di vita, uno scheletro bianco con le ossa delle braccia tese e il cuore &ulle mani... Fu quello il primo momento ch'egli ebbe precisa e sem– plice la coscienza di che co– sa perdeva perd€"ndo suo pa– drce • (l'Isola - pgg. 459, 469). Il ritorno del padre. apre la scelta dei racconti, delle prose di paesaggio e di me– moria di Giani Stuparich, che P. A. Quaran10111 c;am– bini ha curato per l'editore Einaudi (Pii• 472 - L. JJX()), e l'Isola conclude il volume antologico, apparso in que– ste settimane. Non a caso abbiamo volu– to introdurre questa parabola * di OSVALDO G. PAGUNI ideale tra Il ruorno del pa– dre e l'Isola, clte congiunge gli estremi della razionale cd equilibrata se e I I a di Quarantotti Gambini: para– bola la più aderente, rite– niamo, allo stesso spirito di Stuparich, narratore e diari– sta, sl, dei più rappresenca– Livi dcli'« epoca romantica del ove.cento• - come os– serva lo stesso Quarantoui Gambini -, ma per noi so– prallutto « moralista • come, d'al1rondc, non potevano m.m essere gli scnttori triestini in genere, nati e vissuti nel– la durezza d'un clima, ~ per– ciò costan1emente vigili sul– la ricerca dell'uomo vero, con i suoi cedimenti e le aspirazioni, sulla ricerca del– la sua fede, dei suoi moti,•i morali e socinli. L'occasione di parlare di questo volume di Stuparich era sorta, giomi addietro, sotto altro segno; si aggiun– ge, ora, la recente scomparsa dello scri:.tore e siamo spin– ti a mutar direzione, a se– guire l'ago magne1ico ·!ella sua preferenza, l'itinerario del suo pensiero che insis1e e smaglia e rivela i rappor– ti so1terranei dei suoi perso– naggi con la vita o, se , 1 0- lete, di se stesso con la vi1a. Ciò consente non tanto un grossolano e pratico voler tirare le somme d'una lunga carriera di scrittore (perico– loso, d'altra parte, per l::i. troppa \'lcinanza al clima fo– cale che potrebbe deformare il giudizio, bensì un fissare, ira le mille trasparenze d'una prosa educata e nobile, quel– lo che sembra il sottile, ep– pure durc,·ole, lirismo di Stuparich moralista, cristal– lizzato in tutta la sua opera e tradotto, a parer nostro, nel simbolo d'un messau:gio. Autobiografica, la \·era ma– trice dell'opera di Stuparich (Pietro Pancrazi, doverosa– mente, scrive: e ••• di una vi– ta che meritava di essere ri– èordata •), epperò fresca e convincente per la lezione di vita in essa travasata con le irrequietezze. dicevamo, e le speranze (a que.s10 proposi– to, Emilio Cccchi propone • uno fra i piU complessi di questi racconti: la storia di Edda Marty in Un anno dt scuolCJ. (pag. 75}: amori scar– si di sentimentalismo, alme– no palese, e carichi d'una sensualità acre, nervosa, ra– pace•. ma gli st~si elemen– ti, più o meno palesi, ci sembra di ravvisare in più d'una di queste circostanze biografiche, di queste e oc– casioni• alla. Goethe, che si trasferiscono dallo specioso pretesto al parallelo dcll'au– ten tica ispirazione); r resca e convincente per la scoperta confessione nel modo di rac– contare, che dalla forma in– timistica 1luiscc: sino ad in– ,estire la moltitudine e di– viene, ogge1tivandosi, nostro documento (vedi la. casa tranqwlla, pag. 375). A sedurci, della ricca pro– duzione di Stuparich, a far– cene individuare un segno li– marchevole, ci 5embra non sia solo l'opera che denun– cia l'impegno ci"ico dello scrittore, innegabile prcsup– pos10 determinante ne 11 a somma dei motivi d'ispira– zione, ma quella pure ove più s'innerva la tendenza del e moralis1a • a riscattare l'uomo dal moderno e mcc- d~~~~ s~J,~ni:;:i'~ S·'::n ~~~~= can1e valore spirituale, che può interamente germinare solo dO\·e sia vivo il senso della casa, della famiglia. Riscatto dalla umiliante in– stabilità del sentimento uma– no, convergenza di proposi– zioni morali nel punto esat– to in cui l'uomo non cede all' amare1.za della miseria, all a d eludente decadenza po– litica e sociale del proprio tempo e ciò solo in virtù di atti d'amore, che dànno un senso alla vita, JO fine, una armonia con l'altrui vita. Rotto l'equilibrio, dovremmo dire come nei Cantici spiri– tuali: e Se non amo, non so– no nulla •· E per man tenere l'equilibrio, ecco il com.1ndo imperioso della coscienza: la conservazione del legame do– mestico, in perdurante amore o in mansueta rasseiJla– zione. Lei e lui, ad esempio, in la. casa tranquilla: dicci o quindici anni di matrimQnio, eppure ecco una frase, e una di quelle frasi che aprono abissi d'odio fra due che si amano; e cosl un giorno ci si può amaramente accorgere che tutto il mondo su cui ci s'illudeva di camminar sicu– ri, sta per crollare a cagione dei vuoti che w-lisi sono, col tempo, formati di sotto• (pag. 375). Oltre: e Q uante volte l'ave\·o osserv:i.la men– tre si spogliava! Mi parve di leggere, attraverso i ricordi. tutta la storia di quel corpo senza civetterie ... Ora, ~tac~ cali i frutti, il primo .1utun– no dell'età declinante mettc– ,·a nelle sue membra un !>Cn– torc di stanchezza e di sfa– sciamento. Provai pietà di quel corpo, come 5e fossi stato io soltanto la casa del suo deperire • (idem - pail]:. 376). Nell'oscurità della ca– mera poi. l'uomo ripensa alle involontarie durezze di quegli anni. E lei e ripensava forse, là immobile nell'oscu– rità, alla vita passata? ... Ma forse ella provava tutt'altri sentimenti. Quanto si può sbagliare a voler immedesi– marsi anche nella persona piU cara e che più ci par di conoscere I E il silenzio e la ,, i ci n a n z a ci illudono ... • (idem - pag. Jn). Dopo qualche attimo di assopi– mento, l'uomo allunga il braccio e sente che il posto della moglie è vuoto: e Mi balena in mente il pensiero che sia andata a uccidersi ... Scendo dal letto: vado a cer– carla• (pag, 383). e La paura d'andare sul terrazzo, di guardare giù nel vuoto del giardino e, in quella serena notte lunare, scoprire il suo corpo là sollo, intcrte come la pietra ... •· La donna, in– vece: e - Sono venuta sul terrazzo per trovare la s.pie– gaz.ione di tante cose: ma l'unica spiegazione sei tu ...-. 'on ave"o bisogno di chie– der nient'altro se non che continuas:,e a starmi vicina • (idem - pag. 385). Ecco la chia,·e del morali– sta S1uparich: destituire 11 rancore, le inquietudini del– la discordia, con intelligenza e devozione per il fine ulti– mo della vita, scavare nel solco sino a trovare se stessi, anche nella rassegnazione. E qui ci sovvengono tre dei cin– que semplici precetti formu– lati da folstoi dopo a,·cr Je1to la Bibbia: • Non 13- sciarli prendere dall'ira, ma , ivi in pace con tutti gli uo– mini; non resistere a.I male con la violenza; non g1ud1- ca5~i:i::ri~0~f~e~ian!c~di: "idui nella non osservanza di questi precetti la radice di tutto il male, che su questi imposLi il problema morale per sradicare le turpitudini della menzogna e dell'odio, che qui - e non altrove, a parer nostro - egli indirizzi la miaUor parte d!!lla sua in– dagine, lasciando invece al– l'impegno per il ritratto o per il sa g g i o psicologico (Vedi Gtuochi di fisionomie) la naturale altitudine alla composizione oggettivata, nel senso cbe .::onosce bene i suoi per<ionaggi, le vie che devono percorrere, le difficoltà che quelli hanno per uscire dalle tortuosità, e sa come sc– ~uirli nelle loro debolezze. E', difatti, nel personaggio « attivo• 1..he Stuparich ca-– glie a piene mani emozioni. pensieri, reazioni, atteggia- u;n~c~:~Lijoesdeemf.:zog~~= ta (pag. 127) o Cate, Silve– stri, Scòpini e Sarretta del racconlo In attesa (pag. 145). Nel caso del mondo inte– riore del personaggio « iner– te•. invece, il problema cambia. Il personaggio non è più comune, com·enzionale, letternrio: è uomo, o donna c~e sia, sotto il peso d'una \ 1 11a che l'ha schiaccialo o l'ha ridotto nei limiti d'una impotenza interiore, privo di reazione, un malato insom- (Contlnu~ pag. 6) si, alle contrazioni, alle raf– fiche taglienti di cui e por– tatrice specialmente l'orche– Mra. sia che il coro spesso e la ,·occ talvolta \"i aiu– s1appongono un'altra, an1i- 1etica gamma d'esprcssioni. Ora la natura e lo spicco di tali traili hanno pt!rmcsso all'estero, a Oarmstadt come a Varsavia o a Tokio di ri– conoscere anche per Kono 1 caratteri tradizionalmente i1aliani della forza dram– matica integrata o sopra– vanzata da un tenace, sem– pre insorgente lirismo. Ma per l'ascoltatore ingenuo o awezzo a differenti conlronti le cose stanno altrimenti. li giudizio e piutt'?Slo orien– tato a non cogliervi che una ennesima riproposta d'erme– tismo sprezzante. Sinché che si tratti d'altro non s'inca– rica di dimostrarlo il com– positore stesso. Ponendosi per cosl dire al cuore o alle origini di quella incomuni– cabilità per scioa:lierne i nodi. Come avviene in fon.a di un'arcana verità tra segno :,anoro e ciò che :,entimen– talmente rappresenta per i momenti culmine del Canto ~wspeso: a tutt'oggi il punto di riferimento per oani nuo– vo Ja,·oro di Nono. Come an– che avviene di quest'opera m quanto logicizza al massi– mo quella stessa incomunica– bilità alla stregua di un mc– conto figuralo. Un ,•ero e proprio la\·oro d'équipe ha preceduto l'anda– ta in scena d'/nto!lr::ranza. alla cui definizione espressha ban– no pure partecipalo Bruno Maderna quale direttore d'or– chestra, assieme aJ coro po– lifonico di Milano curato da Giulio Bcrtola, all'orchestra della BBC e a un gruppo di cantanti tutti impegnati al massimo anche se abbiano emerso in particolare Carhe– rinc Gaycr e Carla Henius, on è quindi da escludere che solo in un secondo tem– po, quasi irresistibilmente, o fors'anche per suggerimenti altrui, dei tre interroaau\"i aperti da ono per l'inter– pretazione del suo primo saa– gio operistico e Simbolo? cro– naca? fantasia• il primo ab– bia preso la prevalenza in questa ch'egli ha definito e storia del nostro tempo •. Ma sono i risultati a decide– re; e tanto il tes:o quanto soprattutto la musica sfugil]:o– no dal di\'ersificare i perso– n::i.gg_tdella vicenda. Sulla scena nulla avviene oltre al– la schematizzazione della se– rie d'incubi e prove a cate– na che solo il coro umaniz– za suonando meno anonimo, meno sfuggente e senza vol– to dei singoli individui. Sol– tanto uno dei brani e a solo• ne eguaglia i momenti più fe– lici. Ma quando a prender \"i– la è uno slato d'animo, un :.cntimento piuttosto che un personaggio. Lo spiraglio del– la comprensione amorosa, che ~~fl~~~~nnete d~~~ c~~tac~nr~ so di tante sciagurate peri– pezie; non già per via delle parole che l'orecchio non co– glie più delle altre, bensl me– diante un filo tenace, ardi– mentoso di canto. Vero è che la q1usica l'inghiottirà a\•anti dello scatenarsi degli elemen– ti in cui anche la compagna scompare. Ma quel modo di raffigurare il ricupemto rap• porto cercato dal Giobbe 1960 o ancor meglio la sola promessa e speranza di ot– lenerlo si è pur dato. E in maniera non meno signifi– cante della conclusione som– messa quasi umile dell'ope– ra, che a tan10 tumultuare fa seguire una specie di dis– sol\'enza lasciando che la rac• comandazione finale (ricava– ta da Brecht) fiorisca dal si– lenzio a guisa di epigrafe sul velario chiuso. e Voi quan– do sarà venuta l'ora che al– l'uomo un aiuto sia l'uomo pensate a noi con indulgen– za •· Frasi del genere in tea– t'? sono l'esca alla beccata. V1ce\·ersa, neanche i gruppet– ti di facinorosi che tentarono di dar battaglia la sera deJ– la prima ne approfittarono. permeu~ndo d'imm3ginarli persuasi alla fine di una si– tuazione esistenziale della n;iu.sica sinché non sia pos– s1b1le crearla essa stessa niu- 10 all'uomo, invece che im– magine e specchio della più disperata solitudine. RIBALTE MILANESI * SHAW a j\filano * di Domenico Rigc..tti Udano è slata fra Ir::prune. ci.tta 11alùmr:: ad '>Spllare sul– la scena fadaJtamento re.a– trale del cartez(to Shaw– Campbell, fatto da Juome. Kilty, miniante regi.sta oltre. che inte.lligr::,ite riductore.. e Caro Bugiardo• è stato un pacco a sorpresa. Il 1;ioco scenico si è rn.:elato di un.a fresche:z_a enco,ntabile.; il dialogo sr::mpre vi.\laciss1mo, scatran.tt. Tela d.'1 colori.sma– glian ti, inte.s.suta a dut! fili sovrappostt: la figura del commediografo (da, 45 anni fino alla morte) e. quell:l dd– la celr::brr::attrice. di. prosa Stella Campbe .ll (cara e d~– li:iosa ami.ca) . Sotto I riflet– tori questa volta stava pro– prio lui, il ves:r::tariano ec– cr::,1tricc, e ct ha fatto un figurone, accampando i.l di– ritto di potr::rsicollocart:: nel– la galleria de.i personagii da lui stesso creati. Resa comr:: un dfrertis~ment raffuwto, t bravissimi Rina .\tordli. e Paolo Stoppa hanno fatto sfos:gio di tutte l e. loro q1J. a– lita più pregevoli, amm ali.an– do, pur attraverso la f rag1- litd delle: a:;ioni, più e\·a11e– p1cchi e ripicchi (l'~sen:;a scemi che ,·ert::, intarsio dt dr::llacom,.,edia l tutta qm). dr::llacoppia famosa_ Non t:: stato chr:: w1 prt::!u– dio a Sha,v, una prepara:10- ne. al mr::gliodi S/iaw se per un commcdioarafo di tal.e: fatta fosse possibile usare si– mdc tennine, a. qur::l ::iha,v rilanciato di rr::cr::nte. anche dalla TV nostrana con • Can– dida•· Ne.Ilo s1e..ssoteatro (11 e Nuovo•) infatti, do\·t:: si r::ra recitato e Caro BuRiar– do •, dopo aver nportato un meritato succe..sso al recr::nte. Festi1-·al della prosa a Bo– logna ed a,·er tenuto a lungo il_ cartellone nr::lla propria citta, il Teatro Stabile dt::lla c11td di Genova ha rappre– sentato •Uomo e.superuomo•. Il lawuo, dato una sola volta '! Milano, 11el 19::.6, ,.:on e.silo mfausto, lrO\'a anche qui un pubblico dh-ertito e compia• cruto ancora dall'ironia ma– li1.iosadell'irland~e. Sfronda– to dalle ciclopiche dimensto• ;~r:;o~;;:;;ra s~f;to asc~!~~f prodotti di O',\'edl, ridotto a ptù accettabili propor:1oni, è: portato a1·a11ti da w1 com– plesso affia1ariss1mo, che Ila al centro 1m sicuro Alberro Uonello e. e/re s, muove sotto la gurda del rr::gista Squar– :ina clte opera con sapiente. bravura su beu più d1 venti personaggi. Anche se ~a commedia ap– pare costrwta e mossa da ll!ta spin,a filosofica, mutile. rice.rcan,_1come. per tutte te co,~mted1e di Slraw una vera tesi (Slraw preferiva parlare dr. teorie, ed III questa do– mmerebbe quella della for7a vitale: ed il termine racc}u~– de. gitt di per se una carica dì divertito umorismo p oi– chi si sa com~ le te.si di Sltaw non fossero c he pre– testi pe.r riverberare: sulle platee ti suo estro tromco e mordace. A far le spese. cou questo ~tra è qui il Do,t G,ovamu della tradizione N~n più il seduttore che d~ Ttrso da Moliua fino a Byron ed a Mozart s1 diverte a se– durre: . anche . i poe.ti, ma il conquistato, tl f uco i n mano alla. donna. A Ca.5Cllre.ne.Ila pama e proprio un discr::n– dente del C1ova,u1i Tenorio della iradii.ionr::, un Jolm Tgnne_r che in piena epoca vittoriana si permette dr dir c~rna et.ella socii!td m cui vive. e di. far sfoggio dei st1oi paradossi. Ma ~ proprio que– sto suo. e fuoco ironico• e.Ire lo tradtscr:: e che. fa mettere (Contlnu;-;- pag. 6)

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