La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 18 - 30 aprile 1961

le richieste di giuditio che giornalmente ci per\'engono troveranno risposta nelle apposite mbriche • Verba Vo– lant •• • Scrip1a manent • e • La Fiera risponde• secondo l'ordine di arri,·o. Si prega pertanto di astenersi dai solleciti l1A FIERA LETTERARIA I ORARIO DELLA REDAZIO,E 11-13 dal mercolcd1 al sabato Mano(jcrilli, foto e disegni non richiesti non si res1itui5cono JL FILM DELLA SETTIMANA * U A CULTURA CHE A CORA * o CONOSCIAMO L'imprevisto diLattuada Storiadell'arte islamica nell'Eiitto e in Siria Cino Croa.rl: .. \': i.so di fiiori • A\lRTJl!sTJl llTA\JL.,llA'i.:::"11[ * GinoCroari * di JI.\Hl:\"O PI.\ZZOLLA Fra i pilieri da mc conosciuti a Roma in questi ultimi anni. Gino Croari è senta dubbio il solo che rappresenti una eccezione: ,aglio dire che la sua umanità, In sua dolcezza di romagnolo, la sua discrezione d'ani:.la non disgiunta da pazienza lormano il sottofondo d'amore e di po:esia. della sua pltlura. Chiuso m una malinconica umillà, 11pica, oggi, del– l'artista che ama il suo la,oro e la bellezza delle co:.e non deturpate ancora da manie innovatrici, egli segur.: soll.into il suo istinto, continua a dipingere i suoi qua.dri come :.e nulla fosse degno cli at1enzione, all'infoori del suo univr.:rso di colori e di fanne. lnfalli. questa condizione di pudore e di riserbo, in fondo alla quale è sempre viva la passione per la vita, per il monclo e per la natura, ha sospin10 Croari verso una immeriiatn solitudine: \erso ìl silcn,.io di quanti imece potrebbero riconoscere il \'alorc autentico della sua pJttura. Tro,atosi a lot1arc in un ambiente ava.ro di elogi. diffi– dente per ciò che è genuino, incline piu110~10 a. riconoscere ciò che è corro110, pronlo all'apologia delle mistificazioni, questo pittore civilissimo, immune da astuzie e non idoneo al baccano intorno alla propria ane. sembra orma.i rasse– gnato a :.ubire l'immeritata posizione del pittore dcrelillo. Ma quanta grazia antica m ques10 suo a11eggiamcnto di esiliato in una Roma che continua in\'CCC a far chiasso intorno a chi ha soltanto usurpato una gloria. da mer– can1c, o, nei casi piu clamorosi, da falsario. Sono anni che Gino Croari aspel!a di essere riconosciuto per quel che è, per quel che , aie. per quello che la sua pittura rappresen1a essenzialmente come allo di a.morr.:. * rii GIA,\I l~lJIGI R01\ 1 IJI Quando un regista sa co– s'è il cinema. ne conosce esattamè:nte la tecnica. ne padroneggia il linguaggio e. soprattutto. Vi guarda con una propria persona– lità e un proprio stile. an– che un argomento comune - anche ur. fatto di cro– naca - può consentirgli di realizzare un film che. senza aspirare atrintellet– tualità. ampiamente si di– scosti dai consuetudinari prodotti artigianali. anche se ispirato ai loro stessi argomenti. Si veda. per un esempio. L'imprevisto. il film che Alberto Lattuada. facen– dosi ispirare dal ratto del piccolo Peugeot. è andato a realizzare in una citta– dina di provincia fran– cese con un rigore. una abilità. un intuito psicolo– gico e una sapienza narra– tiva che immediatamente lo distinguono da quanti han preso le vie della cro– naca per trovare spunto ai loro film. Sulla scorta. infatti, di un'idea di Edoardo Anton. egli ha immaginato il de– litto perfetto ideato da un intellettuale affetto da su– peromismo che predispone con meticolosa pazienza il suo piano - quello. ap– punto, di rapire il figlio neonato di un grande in– dustriale - e alla fine. do– po aver portato perfetta– mente a termine ogni cosa (grazie alla quasi diabo– lica astuzia con cui è riu– scito a preveder tutto). resta \'ittima di un detta– glio che assolutamente non aveva previsto, la moglie sterile che gli era stata complice e che. al momen– to di separarsi dal bimbo rapito (intuendo. oltre a tutto. che in quel preciso istante si separava anche dal marito. ormai disamo– rato di lei. di colpo arric– chito e forse in procinto di fuggire altrove con una amante) si ribella. Si di– spera e si uccide. Due caratteri in appa– renza non nuovi: il supe– ruomo fiero del suo crimi– ne. lo donna sterile. mor– bosamente attaccata alla maternità. ma la novità o. comunque. l'abilità del film sta nel farli incontra– re e scontrare con risul– tati inconsueti. pretenden– tlo rattenzione dello spet– tatore non solo grazie alle pieghe e alle sfumature spesso livide di quelle psi- cologie. ma anche e so– prattutto grazie al mec– canismo drammatico che quelle due psicologie met– tono in moto facendoci as– sistere alla preparazione ed alla attuazione di un piano che. ad ogni passo. pur nella sua matematica preparazione. distende sul– l'azione un duplice clima di suspense: quello per le varie fasi del crimine che il pubblico. pur essendo previste nella mente del personaggio. conosce solo man mano che si svolgo– no. e quello per l'imprevi– sro annunciato dal titolo che ad ogni intoppo (e ce ne sono tanti. tantissimi. disseminati abilmente nel racconto per favorire ansia e tensione) sembra sia sempre sul punto di ,·en– ficarsi: fino al colpo di scena conclusivo. Si potrà obiettare che si tratta di un gioco. sia pu– re di un gioco abile e sa– gacemente costruito. ma è appunto nel costruire que– sto gioco che Lattuada. re– gista provveduto e solido. ben altrimenti impegnato in genere in uo cinema di più pensosa ispirazione. ha mostrato di superare quel– li che abitualmente si ci– mentano con tentativi del genere. superando il piano artigianale che di solito e quello proprio a questi ar– gomenti e imponendosi in– vece su di un piano parti– colarmente serio e digni– toso. meritevole davvero di molti consensi. Anche perché. oltre a uno stile saldissimo e a una serrata costruzione narrativa. ha doto prova di un intelli– gente intuito psicologico nel disegno dei caratteri dei personaggi. facendo derivare il dramma da questi caratteri e non ,·i– ceversa. come invece sem– pre accade nei film arti– gianali polizieschi o sem– plicemente ispirati a un fatto di cronaca in cui quelli che contano sono gh a,•venimenti e il loro mec– canismo a cliché. anziché i personaggi e i loro intimi problemi. Da lodare anche la si– cura ambientazione pro– vinciale francese. e, na– turalmente, gli interpreti; da Thomas l\[illian. un ci– nico ma spesso anche in– teriore e sottile e superuo– mo>. Anouk Aimée, nel– l'acerbo ed aspro tormen– to deUa sterile. a Jeanne \'alerie e Raymond Pel– legrin. Enrico Bordoni: • Coneello di ornamentalltà • - Galleria All– bcrt - Roma \lolle \"Olle, nella loro ;.,to– ria. Egitto e Siria si sono trovale sollo un unico go– verno; comunque i loro rap– por1i economici, politici ed artis1ici, mai contrastanti, s'andarono , ia via. in1ensifi– cando dopa l'ancnto dello Islamismo. Fu ,crso il primo secolo dell'Egira (e cio è nel 700 dell'er a cristia.na} che gli ara.bi conquis1arono Siria ed Egill o, accolti con entusia– smo dagli abitan1i. Il potere isla.mico infat1i non fece che ~~i,rr~~aiti let:rmiui:i ~ri~ gionc. una cul!ura, una lin– gua e una politica comuni. Lo studio della f usione de lle a.rti siriana cd egizia.na ci insegna che è s em pre es_!.; stirn tra i due paesi una profondis:.ima. unità, d'una tale impartanza che è diffi– cile differenziare un'arte dal· l'altra senza un'adeguata preparazione tecnica, ianto che è ugualmenle difficile di– stinguere, per esempio, la pro,·cnicn7.a siriana o egi– ziana d'un 1appeto. Dopo che gli Ommeiadi ebbero stabilito la loro di– nastia in Siria e fallo di Damasco la. loro capitale, quesla di\'enne il centro del mondo islamico che irradiò la propria. civillà e la propria arte fino agli estremi confini dell'i mpero . Oues10 si esten– dcrn da.ll' Andalusia e le estre– me cos1c a fricane dell'ovest fino qua.si alla Cina, lungo la. penisola arabica e lo Ye– men al sud. I nu merosi arti– sti e gli arligia.ni disseminati in ogni punto dell'impero facc,• a.no senza dubbio subire alle loro opere J'innuenza delle regioni o delle località dov'essi vh·evano. Gli artisti siriani rd egiziani subivano l'eredità <.l'una civi– li1.zazionc millenaria le cui tappe e gli sviluppi ebbero, nelle due regioni, uno sboc– co, in arte, proprio prima. dell'Islam, nel periodo bi- 1.antino. I due popoli ebbero cosi modo di far connuirc le loro rispeuhc eredità ar- 1is1iche sotto il segno d'una medesima religione e dei suoi comandamenti, facendo nascere cosl l'arte mussul– mana. E' facile riconoscere a pri– ma ,•isl:l. il cara1tere naziona– le di questa. arte, nonostante la molteplicilà dei suoi stili e delle scuole. Si pa.rla cosi d'ar1e islam ica. and alusa., o indiana, o irania.na, o ira– kena; ma. fatla. eccezione per l'Andalusia e il Marocco, non esistono due paesi nei quali l'arte sia cosi unificata come l'Egillo e la Siria; e la causa di tale unità risiede proprio nella. libertà concessa agli artisti di spo:.tarsi a 1010 * di FEIU',11\IJ() l~lJCIA.\I pia.cimen10 entro i due pae.-.i. E.-.si, avc·rnno nel campo ar– ti.-.tico, ogni cosa in comune: dal loro espressionismo ar– tistico alle loro \"edute sul– l'arte, fino al go,·cmatore, suprema guida degli artisti, che a più riprese e per mol– to lempo fu unico nei due paesi. Gli ar1isti siriani crearono lo .!.tile ommeiade, prima ma– nife.-.ta..ione dello stile muy sulmano. mentre furono pro– prio gli Ommeiadi che chia– marono gli egiziani, i qu~li a,c,•ano la\"Oralo a Gerusa– lemme e a Damasco, perché par1ecipassero alla decora– zione dei loro palazzi e delk loro moschee. L'arte decora- 1ha. di quest'epoca contribui in una maniera imporlante alla na.~ita della decoraLionc a.raba, cosi detta a.rabe.!.Ca, che è , issuta fino a.i nostri giorni e che è giunta fino in Europa. Alla metà del quarto se– colo dell'Egira (circa il mille dd calendario cris1iano) i Fa.timi1i, go\·ematori dell'E– g-itto,consolidar,">no i ioro rap– porti con la Siria e ~1abiliro– no un califfato fatimista, det– to ca.liffa10 di Damasco, che riunì le due regioni. Sembra infolli che il 1itolo di •Sa,ed• che prc,a.lse dopo la ri,olu• 7ione su tulli gli a.Itri liloli locali, appartenesse al go,r.:r– natorc di Damasco duranle il quinto e il sesto secol o d('l– l'Egira e fosse :. ta.to int10- do110 in Egillo da B adr el Din cl Jamali che prima di giungere sulle ri,·e del 1 ilo go,·ema.,·a Damasco, al tem– po del ca!HTo fatimita Al Mostanzer. Dopo l'epoca di Badr el Din el Jama.li, fino a quella dei Ma.melucchi. il titolo di • Sa\'ed • ,enh·a dato a tulli i de1cntori legillimi del polcrc. Nell'anno 1169 il condot– tiero Salah el Din is1i1u1 in Egitto lo stato Awbila. r.:d C!>lCSenel 1176 il suo potere fino in Siria. Sotto il suo regno i mussulmani ebbero per la prima \'Olla. il con– celio di riunire tutti i paesi arabi in un solo regno e per la. prima ,·olla espressero un proprio :.entimento nazionale r.: 1;, cndicarono i loro diritti -i;u Gerusalemme. Le guerre r.:roichc di Sa.lah e l Din fu. rono immortala.te sia in Oriente che in O ccidente. Sollo il regno dei Ma.meluc• chi !'a.rie fiori ugualmente in Egitto e in Siria le cui ca– pitali di,·ennero il centro di espressioni a.rtistiche che il– lustravano chia.ramen1e l'uni– là delle due regioni, di modo che gli stranieri. e forse gli SICSSicittadini dei due paesi, in \'iSita comune, u-ova<•ano nella. cost nuionc delle mo– scht-c, dei pala1.1.ie delle case un'idenlit:ì co:.i comune da men1e nelle due regioni (C ne conta una dai toni me– tallici, un'altra che imita la porcellana e sulla quale )i notano prevalen1emen1e ~g– gctti pTesi dalla natura co– me animali o uccelli. e una porcellana di forma qu::idra 1a. usata unicamente per ri• ,·estire i muri. Sollo il regno di s... th el Oin furono creati per i prin– cipi ayubiti oggetti d'arte di metallo la cui tecnica, iden– tica a. Damasco. ad Aleppo e a.ICa.iro, li confondc\.a in una unica fabbricazio ne d'orig ine che pote\'a essere rivel a.la <,ol– tanlo dalle iscri doni ch e li oma,•ano. Ouesla tecnica ri– mase la stessa al tempo dei Mamelucchi finché non ap– pa.rvcro dei rinno.-:>.m~nti in materia di decorazione. Le fabbriche di Siria e di Egitto produssero numerose ,arietà di tessuti di lana e di cotone e non si po1.e,·a facilmente distinguere se fo-.– sero fabbricati ad Alessandria o a. Damasco. Ugualmente si formò una unità di elementi nella. de– corazione e nell'impressione su legno. I mo1h·i \enh-ano eseguiti con estrema minuzia e abilità; all'epoca fatmita tanto gli artigiani ca;i1i che quelli siriani introdussero nel campo decora1h·o innovazioni che si man1ennero fino al tempo ayubi1a e si s,•iluppa.– rono in seguito. La sc rittura • Nasl..h • rim· pia1.zò quella cuvca., mentre si , olg arizza,-a I uso del n– quadro dentellato a forma di s1clla; per le incrosta1:ioni ci Si servh·a. d'ebano, d'osso d'a,·orio: davanti alle fine– s1re, in funzione di p ersia.ne che per nascondere le d onne agli sguardi dei passanti, si mettevano le «musciara– biehs • di legno cesellate, che• costitui\ 1 a uno dei fon– damenti dell'arte islamica Dopo l'epoca a\'ubiia, la scrittura arrotondata rimpiaz- 1.0 in Egitto e in tutto il Le-unte quella cineiforme nelle iscri,ioni lapidarie e nelle coraniche su legno, su me1allo e su carta. Esiste nello stesso tempo un'unita nazionale nell'indu– stria del ,e1ro e dei tappetL Sollo il regno dei .\lameluc– chi si fabbrica,·ano lampade di \·etro riccamente smalta– te, dai d~gni multicolori e dalle iscri7ioni che indica– \<mo il nome dei ~lameluc– chi e il loro blasone. Anche oggi è molto difficile indicare con chiarCZ7.a la proveniena siriana o egizia di tali lam– pade che coslituiscono \·ere e proprie mera, iglie dell'arte islamica. E' impartante no– tare che il ~lusco di Arte Islamica del Cairo contiene la. più impartante di queste collezioni. Fin dai lempi più remoti, l'Egjuo e la. Siria ebbero un'identica produzione di tap– peti, tanto che le tappezze– rie di Damasco, con le quali i principi italiani arreda\'ano i loro palazzi ,·eni,--ano fab– briche al Cairo. Tra le meraùglie che il– lustrano l'unità dell'arte isla– mica tra Siria cd Egitto ..-i possono citare: le magnifiche collezioni del palazzo di Ma.– nial; la sala damasca del Museo Andersen che sen-i, a da cam ere da. letto e un'ala e una sa.la d'un palazzo si– riano la cui fabbri :azione ri· monta al 17 secolo avanti Cristo, ri\-eslitc lulle d.:llo stesso legno intarsiato e rap– presentante gli s1essi paesag– gi con alberi, cotline e case della ci1ta di Damasco della quale lbn Goubau. di ri1or– no dal suo , 1 iainrlo. disse che è ii- paradiso dUricnte che brilla come una perla in mez– zo ai suoi gi3rdini profu– mati. ai suoi minareli. alle sue cupalc e alle colline che la circondano. ARTlSTl lTALlAM * Scuderia Giovan ola * ti i 'l'lJ LLI IJ IJ'.-1 LIJI SOLA Ancora un cavallaro nella ceramica Italiana contemporanea. come dicono sornionamente .sE artisti ceramisti stranieri. L·u1timo «poulain• appartiene alla razza Giova· noia. Per secolari strade sotterranee ci è pervenu o Nato in una terra che ha come ,-ecchio emblema la tri::,tezza che pcrmelle di sca,·arc nel mistero delle umili apparenze, Croari ha pn.lcnto rimanere circoscrillo nd– l'ambito di una pill.11-1, diciamo cosi, famigliare alla sem– plicità delle cose, a quell'incanto che è il punto d'incontro tra la tenerezra dell'artista e il silenzio cldle cosr.: vive o in s1a10 di riposo nl!llo scenario della n:uura. In questa condizione di Cilndore originario sono na1i i suoi paesaggi rallegrati da colori squillanti. ma raccolti. Sono \'Cnuti fuori le sue stradine festose e fenne in quell'ora in cui la luce Stmbra più ca.Ima. Sor,o stati fermati, sulla. tela, gli squarci di un ru"'tico univer ~o. do, ·e l'idillio sembrJ ap– pagare pienamcnle l'esigenza uma.na e lirica del pillore. Ma si tralla di una. poesia che si l ascia acccuarc perché forse dimenticata. Cmali ha infatti il dono di riportarci verso ciò che nella realtà è rimasto trascurato e pur \'ivo, pieno di trepidazione. -----------------------------------------, renderne difficile la differen- il testamento del cavallo• - dopo cinquemila anni di storia fittile. Reparti longobardi, atestmi. pale.>– vencti o liguri? Non a caso Gian l.Aligi Giovanola presenta I suoi brocchi. da tiro e dì creta. aUa Ga!• leria del Cavallino in Venezia. La scuderia di que– sto artista ·è nota a poeti e critici d'arte, che d:r.? noi? Dopo Raffaele Ca-rrieri. Budigna, Marussi. An– tonino Uccello, Luciano Erba. Vanni Scheiwille:-. Franco Russoli e Carlo Cardazzo che lo ha visto far notte, in fabbrica. tra i suoi cavalli ancora :n armatura e treschi d'argilla? Raffaele Carrierl - 11 poeta della sardina cieca • scrisse su Epoca qu;;:– che tempo fà: cquante vo'lte mi sono domand.1to le ragioni di questa oscura ripetizione. Di volta :n volta attribuivo alla "'follia equina., di Giovano!a la suggestione di qualche lettura antica: storia di gia– stre galanti o di sfide d'onore•. Certo i cavalli di Giovanola abitano le antichisstme foreste della mito– logia e le grotte. caverne profonde di nostri lontani parenti. Certo questi documenti <in cotto• fanno parte di civiltà remote in noi e sono patinali da affetti religiosi superculturali (osiamo rare ri1en– menti ambiziosi: Spina, Chiusi, Este. Tarquinia. b:1lzi rossi o valcamonlca). Sono terrecotte med1terrc1~f'!? del XX. Secolo, nate al soleone dell'estate sco:~ alla marina dell'universo artistico albisoll!Se. ziazione. L'indus1ria della ceramica, ~lostre d'arte romane una delle più importanti e delle più a,anzate, basandosi su tradi1ioni locali identiche nelle due regioni, a.iutò il Zancanaro Antico. in tal modo. è il suo bisogno di luce e di ordine. Tullo, nella sua pittura e nel suo dist!gno, si colloca al suo posto na1urale, come le noie nella necessaria successione di una melodia. gn;~i~c ~~~~int~r~~s:~~~~ I colori, le lince, &li sfondi, le. prospctti,·e, le cose. gli quando sembra <!S:.ersi ada- alberi, i fiori, le figure. sono dipin1i al momento propizio: giato in un formulari? di re- e fanno coro. -.enza alcuna disa.rmonia., con accordi sa- s...- 1 alquanto m~mi~ristica., ec– pienti. con sfumalurc suggerite da un bisogno di musica colo ,enir fuori con qua.lche e di luminosa ,•ibrazione. sua nuo\"a ricerca, sor.-ctta cla Vi è nella pittura di quest'anista genuino una genti- un empito creativo ,.ti note• lena che s'interna negli oggclli. dipinti o disegnati, per ,·ole consistenza e eh<! 1es1i– fonders_i colla luce e col segno .. I col~ri, se squil_lano s~lla monia la ,i1ali1:ì dcll'a.rtista.. sti:~i:io~,;~~~ ~~gref~sci~~tcsi~~1~·1•;:::;apf.°c quces1~0ll~~~ct°eilllliri Nella minuscola pe_rsona.le quan10 Croari ama l'oggetlo della natura, lo segue con a.11ualmente <1pcrta. ali.• A:l?a– at1en1.ione sopratullo quando esce cd entra nelle luci ti:o •! oltre alle ~~hte mc1~10: ,·arie e nelle ombre, rese morbide da uno staio d'animo m .. '' 1 sono alcuni m~h•o.>~tndi di \"irile malinconia. I ch1!1a che J)Or!ano 11d1~gn~ Fiabesco nel rapprescnia:e ciò che richiama alla me- z'.; 1~~~:~\':~ 0 J~~~~/~ n:icria l'innoce!lza,. la zona bianca. di una realt~ sempre liri- modul:izioni nuidc, con un c1zzata, Croan nesce a fare dt un paesaggio un brano intento pittorico forse non della sua esperi~n~ d~ uomo ': di ~nis~a. sen1.a maj rasen- confessato ma non ;er quc– iare le convenz1om d1 uno stile p1l1onco antecedente alla. sto meno accentuato. Tale in– sua _aul<;nlica emozione. . . . . 1cn10 non ha semp.e buoni Ciò ~1 s1:opre 1:on ~aa:g1ore e\'1dcnza. n~1 d1segn1. (vere esiti (alcune zone sono di den~ 0 ~~1T·o ~~~~l~e ~nlab:~;biJez~r~~11~ 0 ì' ine 1 ~ !fg;,~I=~ :~: ~acos~~rir~ 3 n~~;~~~•v;~.~= lodica.mer.te ,c~n una.. DCrf~zio~c che :i.tt\ ngc co1_1sistem.~ riscattare l'artista dal pcrico- dalla luce e dai volumi ordmalt nello spazio come le frasi lo di un intorpidimento delle di un'unica ,,isione. qualilà espressive. Di qui nasce la perfc11a rusione Ira segno e colore: una otevoli anche, per la gu- fusione che ha come punlo di origine !'a.more per la ,·i1a, stosità de gli smalti, alcune la pazienza di lcJZgerc nella natura e nell'opera degli uo· ceramic.he, per .1ltr:> fuori ìnini, il rispello per la bellezza. degl' interessi creath•i e dcco- Bernard Shaw a Milano (Continua da pag. 3) in moto le arti conqui.s1atri– ci di un'amica An11a. Egli tenterà la fuga nella $pag11a della sua l eggenda, m a Anna lo segue Io incal.za. lucappa_- 10 rie, brigarili, S1111f}'!,l~Ct bn– ganll quesli, anarcluc, e so– c,alistl, che fanno della poli– tica COII lo slilello di IWII', proprio (Ulla Sierra Mudre gli capilerà un.o s1ra110 so– s:no. E ,t meglio della com– media sta proprio ,n que.sra ! u u g a paren1esi digre.\Sn'!,) dell'azione che pOlrebbe t•r– t·erc auclle a sé, gagliarda di e houmour • com·e, che ,ede Don Giovanni immalinconito all'inferno a do,•er ~a_villare con un lucido raz.1ocm10 con Donri'Anna, il Commendatore e Lucifero. Al risveglio sarà l'anello nu:.iale che l'altende. lA forza vitale de,..,evincere. Il rovesciamento dunque, iu un'epoca di acceso fem– mini.smo ( In commedia I! dei primissimi anni del secolo) del mila di Do,, Giovanni, un 1owtsciam,m10 che non sen•e 1111a vera morale ma clie pre– senta abili pwn.ecc/rialllre tull ora valide per smuoi•ere 11 conformi.rn, o degli uo1111- 111. E' que sto che fa pensare elle quel c/1e 1111 tempo era– no pericolose sc,abo/(lte ri- mangono ancora qualcosa di piii del semplice gioco di ·un abìle schermidore dallo stile elegame. Se non proprio in u11acor- 11ice d'oro, po:)siamo ve,lere ancora G. B. Slww surriderci maliz.1osamente da una cor– nice d'argento. I~ sue a:.ioni si mantengono al rialzo alfa borsa tealrale. D0:\•1ENICO RICOTTI Notiziario americano La Saturdav Rev1ew dell"ll febbraio era inte.amente de~ dicata all"Italia. alla sua arte. alla sua civiltà; segnaliamo gh articoli di John Ciardi sul paesaggio. di Sergio Pacifici sulla letteratura contemporanea. di Kalharine Kuh ~E: m~deme. arti figurative. di Giorgio àe Santillana sul gemo 1tahano, d1 Hollis Alpert sul cinema. . . 11 nuovo volume di sai:?i:iida Leslle F1edler pubblicato presso la Beacon Press (No, in Thunder!) comprende uno studio dantesco e un capitolo su Cesare Pavese. Irma Bran– deis ha pubblicato una pregevole raccolta di studi danteschi (Th.e Ladder o/ Vi.sian, Doubleday, 1961). rativi che ;,astengono i no– stri ceramisti di m'.lggior fa– ma: da Gambone a Zauli, da Parini a M~li, da Maltucci a Fabrini. Rocchi Raffaele Rocchi e un mo– desto; non fa parie di nessun clan; dipinge perché sente il bisogno di dipingere; non sèc– ca nessun cr itico; e o~ni 1an– ti a nni fa, qua.si in sordina, una persona.le. e abbiamo vista una circa un decennio addielro alla • Vetrina di Chiur.1v.i •: era una buona mostra in cui fa. cc\·ano spicco alcuni pastelli. Ora al •Camino• è la ,olt.1 degli acquerelli. P:le-saggi, na– ture morte, nudini femminili 11--attati con un'l de!icarezza che fa parte anche dell'uo– mo e, sulla caria, cli\'enta grazia e personalità. 11 Rocchi pa.ne •fai di:.egno e l'impianto a lince chiuse dmanc anche quando il di– segno viene gustosamente ac– quarellato. La semplicità non impedisce a.I pittore di giun– gere ad arditezze prospettiche quasi dissimulate dal sempre suggestivo accordo cromatico. Il mondo creato dal Roc– chi, in altri termini, ci si pre– senta non escogitato, soffuso d'una suadente ma non su– perficiale J)OCSia, str.tltural– mentc e pilloricamente au- 1en1ico. Di quinti che dipin– gono, con pretese -naggiori, si Potrebbe dire altrei.lanlO? Perciò segnaliamo la mo– stra di Raffaele Ro.::::hi come una salutare manifestazion.::, in grado di dare un po' di ot– timismo ai visitat.Jri c.onsueti delle mostre roman~. ,;;pesso al'.:.ai squallide. Schifano Alla galleria. • !..a Tartaru– ga• sono espas1e jelle super– ficie campìte una parte con una tinta e l'altra ,·on altra tinta (tinte compat t~)- S u una delle due tinte, 1.ma lettera in nero o un numero (c'è anche lo zero, manca il dop– pio zero). Codesti pannelli do– vrebbero costituire la perso– nale del pittore, a noi ignoto, Mario Schifano e :nscrirlo fra i postdadaisti. Abbiamo sentito qualcun:::> scandali1.zarsi per quanto espone lo Schifon::i. Noi non ci scandalizztamo: dall'infor– male, dai buchi. lai 1a~li o da.i sacchi sporchi c;i può ar– rivare al •nulla• di Schifa– no; un nulla che C del pan– nello perché è Jella fantasia schifaniana. Una ,,oh~, qt·.;n– do non si ave\'..l 'llllorica– mcnte nulla da dire, non si dipingeva. Oggi, imecc, si espone il • nulla • e si pre1en– de che gli altri fingano o cre– dano di trovarsi in prescna di un anis!..3 di ;>rofondila abissale. Pensiamo che lo Schifano sia un giovane ;illegro e sim– paticone, li quale approfiua della moda ;ier presentarsi a.oche lui con una presunta trovata. Se, al :on:rario, i pannelli esl)Osti ·1olesscro esprimere il vuo~o assolulo di chi li ha campiti, allora il nostro discorso si far.!bbe nc– cessariamenh! ma.linconico. Ma noi speriamo che lo Schifano abbia voluto scher– zare e che, prima o poi, se a, rà qualcosa da dire, s'1m– pegner.l a dipingere. !:e noii avrà da dir nulla - come pillare - si dar.i ad altra più consona e red:litizia. alli– , ità. Poggiali Un'altra galleria d'arte al Ba.buino: la • San Luca •· A\'rà un suo programma da s,·olgerc o spera :ie:l'appor10 dei soliti dilettanti? E' quello che ,edremo. Comunque l'at– tuale personale di Guido Pog– giali non è priva di un certo inIeresse: ci fa meglio cono– scere un gio\'ane il ~uale ,a ~tilisticamente matul':'lndo cd aspira sempre più chiaramen– te a un suo inconfondibile linguaggio. L'applicazione per la figura, ad esempio, ci mo.,tra spesso un Poggiali compositi\lament-: molto impegnato nella cauta stiliz7.azione di ogni sugge– s1ione na1uralistica. Perciò possiamo parlare di lui come di un artista ;,iullOSIO avver– tito, abbastanza consapc,·ole dei suoi meui e na1uralmen- 1e teso ad àltingcx sempre migliori risultati. rinforzarsi dei legami artistici Ira l'Egi110 e la Siria, per Quel che manca al Poggiali mezzo d'un'uguale tenica dc· - almeno in ques~-amostra - corativa che rcnde,a diffici- è SO\'Cnte l'ispirazione (da le la distinzione delle opere non confondere, la nostra ri- per la loro perfella rasso- chiesia, con la varietà. dei miglia.nZ3. Tale rass omiglian- soggctti): i p::iesaJgi marini, za si può spiega.re col fatto chiariamo, presentano spesso che i ceramisti sir iani emi- gli s1essi elementi e le mc.Jc- grarono in Egitto e \'i si ·sime soluzioni approssimali- ista.llarono firmando le loro \e, quasi casuali. Ouakuno di opere col comune nome di essi, poi, ha echi di Omiccio- • Lcvr v,tino •. c om;! vi furono li; mentre in qualche racsag• al!ri cgizia.ni che per indi- gio terrestre si senti! la pre- care la loro origine si fir- scnZ3 di Micie. marono • L'Egiziano•· Sollo Ma Poggiali rifugge, inten- i Mamelucchi un ceramista 1.ionalmen1e, da og:,i focilo- che si chiama\'a • Ghibi 1t neria: in ogni suo quadro si firma,·a •Ghibi il Le\'antino•; av,·ene un gi,wane ansioso di si dicc,·a che egli fosse di giungere a dei risultati, eh..: origine egiziana, emigrato in sente di do,·er esprimere (co- Egi110 dopo a,·er vissuto me dice Giuseppe Sehaggi, qua.lchc lcmpo a Tabria, nd- presentandolo) ,ma ;,ua urna- l'Iran. nità. E in un'epoca di assurdi Fra le \'arie qualità di cc- giochclli dadaistici, 'a serietà ramica prodona indifferente· Ancora: toujours chevaux! ...da Martini a Fontana, da Garelli a Fabbri, d.s Strada a Sassu. da Jorn ad Appe.J... Beaucoup des chevaux ... beaucoup, caro Giovanola. in questi tempi d1 H.P e di ottani. ~~~i~i ii 0 !~~Jjli~;:aeg~ocoè 1------------------------------- sen1.a dubbio degna di elo– gio. Questa mostra po:r.l essere il primo anello di :ma • s10- ria •· come potr.l risohcrsi in un piccolo fallo di cronaca. L"una o l'altra soluzione di– pendono dallo s,•i!uppo o me– no delle buone quali1à di Poggiali. Negro La personale di Maria Ne– gro alla • San Marco" non ci offre elementi per compie– re almeno un alto rii ::impa– tia. E ce ne dìspiace. Si trat– ta di disegni comuni, senza scatto in"enti,·o e senza cari– ca fantas1ica, che ripetono motivi punto originJ.li (bar– chè, ,·ele, ecc.) con 'ioluzioni onnai accademiche. La colo– razione di codesti disegni è monocroma o qua,;i e rimane in superficie. Quel che manca al colore è una vibra_zione: c'è, anzi, la durezza d1 chi, esse'ldo prin– cipiante, non '.'>3 giungere alle modulazioni che mutano il co– lore di natur.t m accento pi11orico. Ma il feT\'Ore .on cui la Negro attende al suo la,·oro - i cui risultati. . ipetiamo, sono adesso negativ i - ci fa sperare in un dom' l.ii meno inerte. Dice un pro..,crbio che, sbagliando, s'impara. VICE (Continua da pag. 3) ma. E' staio l'urto con la ,i– la a <1.e1erminar~questa iner– zia e Stuparich, noa polcndo più guardare dall'a.lto questo personaggio cosi !:Camito, CO!>Ìclcmcnlare, cosi a.gno– stico per 11 lievito delle espc– nenze che gli :.i sono accu• mula.te dentro. disorientan– dolo, gli si accos1a dapprima con discrezione perché la di· mestichez?a ,·cnga e>Pontanea, naturale, e poi perchl! final– mente gli '-Ì .. scopra• per la scompa!>izione. Qui lo scrittore indaga. con maggiore acu1ev.a e co– mincia a presentarci il :.uo eroe come ,•orrcbbe che fo:.– se, e non per tradiml! la ,era fisionomia, aiutandolo a so– pra\"vhcrc a se stesso, al suo dolore, donandogli parte dei suoi pensieri I! dell'anima. Ecco qui, 11clla.robusta os:.a– tura, lo Stupanch morah– Sla: il personaggio non è riu schermato da alcun diafram– ma e per mano viene con– dotto ,erso gli autentici ,a– lori della ,·ita, all'abdica.1.:io– nr.:, all'erro re umano. Accenna\' a.mo, all'inizio cli queste note, a II ntomo del padre: un uomo da rulli con– siderato • un avventuriero senza scrupoli, violen10 nelle passioni: che aveva abban– donato moglie e figlioli, per menare una vita randa~ia; Stuparich a, rebbe, nello stcs::;o modo, :.orriso di pa:.,;i"a dolcezza, come ci vien raffiaura10 Isac– co sull'altare dd sacrilic10. Egli si sentiva. 11ell.:tnani del e m olte altre cose, che lo padre: m,.1i, nella sua piccola la.cc, ano ~iudicar:.! a:.pra- ,ita, a\'c,•a. pro\.'llo un piu me nte•· Raduniamo a.lcunc soa,·e abbandono: l'a.bbondo- • situazioni psicologiche• del no nella certezza, ndla guiJa racconto: • ll figliolo non ca- che non pu6 sbagliare il ph a tutto (di dò che si di- cammino .. •· Chiud\! il ra.:- ccva, in casa, del padre), conio: • Negli occhi d~l pa.– ma un fatto non po!C\'a sfu2- dre passa.vano le luci di nuo– eirgli: che parl3vano per vi sentimt!nti, ci.1cdavano al– astio •· Più oltre, il padre la. sua faccia un'espressione m cucina sta i)repamndo di dolorante bontà. Erano qua.lcosa da mettere :.ulle stati sollo, in fondo al suo f~~~w f~~t~~rl~~•~rs~g~f~ ~~~i ~uc~of[:;//t~n;i, al~ col suo figliolo, con quella passioni: ora ,ornavano a. creatura fragile che 3\C\'a galla, i:1chiamati da quel dol– bisogno d i lui, delle sue cure ce e v1rn peso, che :.cende,·a ma1eria.li, in quella cucina si- dentro il suo petto come lcn ziosa, :dia. quale non arri- un':ìncora nelle acque ripo- vava nessun rumore del mon- sate e limpide d'un porto in do, lo mcue,•a or.i. in uno calma.•. s1ato d'animo sensibile e in- Dalla ,,ro~a d1 memoria genuo, commo,·cntc ai suoi .!!l'annotazione diarist1ca, dal propri occhi •· Poi, il padre paesaggio al saggi o psicolo- appHca lui stesso al-:une lo- gico, il compia.mo scrittore, glie cotte e ancora calde sul- a parer nostro, las cia la mi- le gengive deJ figlio, il quale glior pa.r1e di sé laddo,e ~·e • con la testa ro\'csciata sul- messo sulle om1e dell'uomo ~~ nt.it~ ~lie~ ~~~Ue se~;:;;i a~ ~~;:gn~1~0".{"~tl10,i1:nt~el~ nella vicinanza di quel vbo l'uomo pronto alle vibrazio• ~·111ummòd'una luce d'csta~ m cmoth·e e recuperato p.:r s1 se 11p::i.d~ invece d1 fare allo d'amore. Degno e no– quel\a semplice .:ipcrazione bile messaggio d'un morali• ~~r ~~:~~ ~~ftcÌÌ~cs~je,~~ ' ;~~t~~~:a~i:~~i~nl~.~- g i' mcrgcrallelo nel petto, Ci:li OSVALDO G. PAGUNl

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=