La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 18 - 30 aprile 1961

Domenica 30 aprile 1961 lTALJANL Jl\ AMERICA * LA FIERA LETTERARIA Pe~. 5 NELLA SUACONVERSAZIONE TORNANO NOMIE FATTID'UNTEMPOORMAIASSUNTO NEIMITICULTURALI * Mario Pei Incontro con Orfeo Tamburi LuNARIO DI POESIA * Miscia ePignott line;uista PARIGI, aprile. Orfeo Tamburi stava spian– do dal suo studiolo in fon– do all'appartamento della Chaussée d'Ami11 lo scenario di finestre che si stende per tre lati, intorno ad un cor– tile mono. li posto di guar– dia era al secondo piano e l'occhio del pittore dommava dal basso in alto e per tre lati tutto il complesso reli– colo delle finestre. Egli at– tendeva che la luce del lun– go crepuscolo parigino si at– tenuasse fino a che gli in– quilini, ridot1i al buio, ac– cendessero l'elettrici13 e ani– massero così i vetri della vita segreta che voleva car– pire. La sua preoccupazione, m quel momento, era di di– pingere appunto di notte. ln verità, non voleva coglie– re litigi o moti scomposti o addirittura azioni di sangue, come avrebbe fallo la mac– china implacabiJe di Hitch– cock, ma soltanto la trepida– zione, il calore, la J)OCsiache emanano da innumeri occhi che si rischiarino con indul– gente discrezione. Come ,,o. leva appunto la sua arte, li– neare, pura ,elegante, inti– ma ma senza punte acerbe o avvelenate. di GllJSEPP1<.,' ZAPPlJLLA Le s1udio del linguai;gio nelle sue infinite ramihca– zioni, nelle• sue origini, nei rapporti tra le , 1 arie lingue dei popoli, nel suo sviluppo attra\'erso il tempo, è un im– menso e fertile campo che si presta a continue inesauribili indalrini che affa.scimmo i fi– lologi: instancabili esplorato– ri ::li tutti i misteri della pa– rola. A questo studio ha dedicato se stesso l\fario Pei, linguista Str.lordinario di famn mon– diale e divulgatore chiaiissi– mo di una scienza chi! per merito suo ~ divenuta ogget– to di affascinante lettura per migliaia e migliaia di lettori che prima non avevano mo– strato alcun interesse per te– mi considerati aridi, dominio esclusivo di un limitato grup– po di appassionati. Nato a Roma 1116 febbraio 1901, Mario Pei fu condotto in America a sette anni e s:in dal primo tempo s'immerse in quell'attività dlc do,·eva fare di lui uno dei più colti e :~r!i 0 ~~•ogo~~~~~i ~f~v~~ts~~ mo, a diciassette :tnni, il di– ploma di Bachelor of Arts, nel 1925. Ma ave,·a cià co– minciato ad insegnare lingue straniere e si era sprofon– dato nello studio di quella materia che egli poi csplorn– ,·a da tutti i lati e nei pili oscuri recessi. Dal 1920al 1921 dimorò a Cuba come tutore privato dei nipoti del Presi– d('nte Menocal. Dal 1923 al 1937 insegnò lingue romanze e latino al City College di New York. Jntanto, nel 1932 a,·eva ottenuto il do11orato in filologia roman1..a e in lin– guistica comparativo presso la Columbia Uni\'ersity. Nel 1937 fu nominato assisten1e profe.s-sore di lingue roman1.e alla Columbia, associate pro– fessor nel 1947 e professore dj filologia romanza nel 1952. Mario Pei è un lavoratore instancabile a cui piace co– municare ag'li altri la sua formidabile erudizione, me1- tere a profi110 degli altri i risultati delle sue ricerche. contribuire con libri cd arti– coli alla cultura generale. Ha perciò collaborato e collabo– ra a una quindicina di riviste di immensa circolazione. tra li! più notz che escono ncali Stati Uniti. ed hn pubblicato una ventina di vol~i che lo hanno reso famoso. Uno dei suoi libri pili noti, e quello che lo rese più fa– moso, è Tl,e Story of LaJ,- ropc, la New York City Fe– deration of Women's Clubs, e vari altri gruppi professiona– li. Durante la guerra creò un corso di 37 lingue per la Co– lumbia l1nivcrsity, corso che ha ora il nome di J..e princi– pali lingue del mondo che è stato ampiamente commen- 1a10 e dc.scritto da diffusissi– me riviste come l'Amcrican Magazine, la Saturday fa·e– nin Post e il Catholic Digest. Nello stesso tempo preparò per il Coordinator of ln1er– American AfJairs un:i. serie di lezioni in inglese date alla radio per gli spagnuoli, le– zioni che furono largamente adottale nell'America Latina e da altri enti governativi in Europa, in Asia e in Africa. Il governo italiano, in rico– noscimento dei suoi merili, lo ha insignito del cavalierato all'Ordine del Merito della Repubblica - onorificenza ~~ ;~ri1te~tf'e~ivi,ri~a dg~~ questa volta premiava un italo-americano del cui nome ~~~a~~dl;r sfi~~e~~~o~f~~: na riserva. Ho domandato a Pci se i suoi studenti dimostrano molto interesse per i suoi corsi. Mi ha risposto, in un italiano preciso, armonico e impeccabile: • Occorre consi– derare che questi corsi sono frequentati da un numero relativamente ristretto di stu– denti perché sono coloro che hanno le necessarie attitudini a uno studio che richiede una spccble inclinazione. Ma quelli che, una volla appas– sionatisi allo studio delle lin– ~e desiderano approfondire la loro conoscenza, si dimo– s1rano attentissimi cd entu– siasti». Alla mia domanda se ar– ticoli e libri gli hanno frutta– to abb:i.s1anza. egli sorride e rJ>31~?:t~o: ·;~s~~ s~:S 1 r:i: zione maggiore è quella mo– rale. Certamen1e quest:i. è stata facilitala dai profitti che ho trallo dai miei volumi e dai miei ar1icoli, perché mi hanno messo in grado di viaggiare e di compiere le necessarie ricerche senza preoccupazioni finanziarie, per quanto la mia posizione alla Columbia abbia pure fa– cilitato il mio lavoro». Mario Pei è un uomo sod– disfallo, tanto più che la sua fama e il suo successo sono dovuti a un'attività lonlan:t dall'interesse delle..masse. in- Bisognava tuttavia avere pazienza, forse rinunciare agli occhi illuminati. Gli in– quilini, all'approssimarsi del– la notte ,avrebbero tirato le cortine o abbassato le sa– racinesche, per automatismo, per naturale difesa, per la discrezione che è nel fondo di ogni francese; non si era in ItaJia, do\'e le finestre sono orbite spalancate, fa. · sforo, festa o urli chiaramen– te disegnati nel gesto. Il pii· tore era anche poeta e sa– peva che l'arte è in questa allesa della realtà da ri– spet1are e tutlavia da ab- ~;.!'\ibu:~ e ~~ej~~e. t~~s~~~~ lo segno da imlovinare, in questa superficie che è pro– fondità, in queste finestre la cui rivelazione rimaneva dub– bia. Esse lo avevano a11rat- 10 da lungo tempo, lo aveva– no inchiodato davanti al ca– valle110 per lunghe ore, se i muri dello studiolo ne era– no tutti coperti, trasforma– tesi come erano in tele ri– gorose, nelle quali l'amore della geometria e del dise– gno si sposa con un gusto 1"?ro e spontaneo della poe– sia. Tamburi esitò ancora da– vanti allo scenario, fiutò l'aria (il ciclo in alto era terso), infine si decise a iiempirci due bicchieri di w~isky nel ghiaccio ;e si sciolse a parlare. Per quanto si dica timido, Tamburi è un con\'ersatore spigliato e meraviglioso, dalla voce so– nan~e come jl suo nome, e senza nessun pelo sulla lin- ~~~~ca~a~~hfa~~ia A'~~"~~• fondo. Si capisce subito che non è abitato da nessun complesso e che si trova a suo agio dentro la pe!Jc che ha, che insomma dà pugni (se occorrono) e si muove e be\'e e fuma senza tarli per il capo o ,cechi acidi. Ch'io sappia, la razza dei pi11ori non somiglia affatto a quel– la dei poeli e dei letterati, gente che ho spesso trovalo, nella pratica della vita, ora accorta e angosciata ora noiosa e contorta in manie, come spremesse il suo suc– co migliore sulla pagina e rimanesse poi asciutta come un fico scka1ico. • Sono marchigiano, di lesi,. disse Tamburi, .• ma marchigiano delle Marche ~~~ilf~ ~~~~~. ~~~e COs~ro~ Mario Pel (Photo by Gliddcn) no con quallro regioni, si dividono in Marche sporche e in Marche pulite, e che ci ~ono i marchigiani sporchi». Mi ,·enne in mente il nome di un marchigiano, pittore pure lui. Luigi Bartolini, e ,·olli sapere di che Marche fosse, anche se Cupramon– tana non dista troppo da lesi. La distinzione non do– veva essere geografica, poi- iuage, pubblicato nel 1949 dalla casa editrice Lippincott e ristampato adesso come li– bro tascabile dalla New Amc– rican Lihrary, aumen1andone enormemente la diffusione. Questo volume fu t.rovnto co– sl inrercssantc che fu scelto dal Book of thc Month Club, come un romanzo desrinato a dh·en1are un besi \eller, e presentato da Clifton Fadi– man come il migliore del suo genere in lingua inglese. Nel 1952 ne fu pubblicata da San– soni un'edizione italian:t col titolo Ln Mera,•igliosa Storia del Linguaggio, e l'edizione americana appan·e anche in Inghilterra presso Allcn & Unwin. Allri volumi: Ali About Langua~e. Tlre Lau– iuage of lhe Eigllth-Century Texts in Nortltern France, The Jtalian Limguage, Lan– guages for War and Paece, The World's Chief Langua– ges, Frencil Prccursors of the. Chanson dc Rola11d e una serie di manuali di con\'crsa- 1ione per chi viaggia in Ita– lia in Francia, in Germania, in 'Russia e nei paesi di lin– gua spagnola e portoii:hcsc hanno maggiormente diffuso la sua fama. Né la sua strabiliante alli– vità $i ~ limitata a questo: cali ha com~to. un ~izio– nario delle arti hbcrah, un dizionario delle linguistiche, e altri volumi sui nomi dei luozhi e sui nomi propri; ha tradotto Je ùtrres Om•er– tu di Francois Mautiac, e le lettere di Sanla Caterina eia Siena, cd ha tentato il ro– manzo con The Sword.s of Anjou, pubblicato da John Day nel 1953. Alla SU.l attività di scrit– tore e di in,;;eiJ1ante si deve a1nriungcre quella .di confe: rcnzicre e di orsramzzatore di speciali corsi di Jin5?ua .. F.' stato tecturer per la Foreign Policy Associa11on, la Modcrn Language Association. la ~n– ternalional House, la Vo1ce of America, la Radio Free Eu- ~~rc~~acnh1je~~s~li~ugi ;~tJ~ ]i~1 T~~bu~ect~s~~~t~ B~~I~~ di lnltlare gli argomenti di Marche sporche. e E' un~ fin- cui si occupa ha contribuito to matto,. disse, « un matto mollissimo alla sua fama.. di zucchero, come si dice da poiché egli ha saputo trarre noi. Pensi, abbiamo litigalo la filologia dalla torre d'avo- dieci volte e l'ultima volta rio do\'e di solito risiede e mi chiese di far pace, ma l'ha messa alla portata di tut- gli risposi che era inutile, 1i. Ecco un esempio: un bra- tanto ci saremmo ancora li- no di un suo rcc,mtc artirolo tigati. E' un tipo estroso, an- intitolato l.Anguage's Curious che se spesso mi pare di Couples (Strane coppie !in- ,·edere nel suoi scritti la guistiche) apparso sulla Sa- suggestione e l'amore per turday Review del 3 diccm- altri scrittori e poc1i ». Bi- bre 1960: • Prendete aukle I sogna tulla,;a affrettarsi ad (ca\;glia) e mtclwr (~cora). agl!'.iungere che non mise in Che cc,.sa hanno in comune? dubbio le qualità di pittore A,1kc risale alla parola anglo- I e di acquafortista dell'au- sassonc mrcleow. che aveva 1ore dei « Ladri di bici- lo stesso significato, ai tempi delle». di Re Alfredo, che ankle ha E lui non scrive? No, non oggi. Anclror giunse a noi, è uno scriuorc. Fa di tanto aÙra\'erso il latino a11chora, in tanto qualche articolo per dal greco ankyra. Ma se rin- il e Borghese•· Quando mo- tracciamo anclwv,., e an:Cyra rl Cendras, Falqui gli tele- nel gruppo indo-europco, tre- fonò dal «Tempo• perché ;~at-1. 0 ch~n~gnifi~c pi~:;;~~ci :~z;iv;~~a s~r1~~a~~r: ~i~ui sassoni applicarono l'idea del fu grande amico e che aveva piegare al flessibile movimen- posato per lui nel 1948 a 10 della caviglia, i greci alla Villefranclle-sur-mer; fu inu- curva dell'oggetto che scr- tilc schermirsi, dovette but- \'iva a tenere aggrappate le tar giù in due ore (prima che loro navi al fondo del mare•. lo richiamasse lo stenogra- Non è che uno dei vari mc- fo) quel che ricorda, 1 :1 del- todi con cui Pei rende oltre- l'uomo di cui a,·eva già dato modo affascinante l'argomen- un'immagine compiuta e per- to che tratta. I suoi libri e i fetta sulJa tela (Cendras di- suoi articoli si lea-gono con steso, con il basco nero, il tanto interesse perché ·chia• moncherino e il libro. il riscono i misteri del lingullg- ,·alto rosso di pirata e di gio con una esposizione gar- clown). La sua ultima fatica bat.a, illuminante e umori- letteraria è la scelta e tra- stica. duzione dei « Ricordi di L'America deve moltissimo ,;ta ,. di Vlaminck. un li- all'immigrazionc, ma pochi si briccino uscito l'anno scor- soffcrmano a considerare so nella collana di testi rari quale c.ontributo ha dato la • L'Alzabecco,. diretta da immigrazione stramera, so- Piero Chiara: illustrato da prattutto per ?pera _d~lc disegni originali dello stesso nuove gen~raziom, alla civiltà Tamburi che si recò tempo che meno si nota: quella del fa in un ultimo pellegrinag- sapere, che è pure pi~ im- gio a Rucil-la-Gnde.liAre., do- portante di quella ~e s1 ma: ~or~l :Ci~~to::~ ~;tvW58~ ~~~~tavi~~i Q~~lloundi a:ra~~ esso è costituito da una ses- Pei è un contributo che va santina di paginette dense di ricordato. ricordi e di aforismi e di di * ANTO.NIO COH,'I'E del ~ettimanale. Era una bel– la figliola, e vero; ma di belle figliole lui ne ave,·a attorno un nuaolo, non avc- * impennale. Vlaminck scrisse una ven1ina di libri tra ro– manzi, saggi e poesie, una opera considere,·ole cono– sciuta soltanto da pochissi– mi, che Tamburi sta npor- 1ando ora alla luce in ltalia, se già ha consegnato alle edizioni del « Borghese,. un cros~o volume dal titolo nel fondo della formazione di Tamburi un senso della poesia e della misura e della eleganza, che gli si è fatto sangue, che è quasi inco– sciente in lui tanto lo do– mina. • Cardarelli ,. dis,c Tamburi • mi ha insegnalo la chiarezza, il ,rigore, il rispet– to della forma, che in pi1- 1ura si traducono in spazio, in composizione. Come sa– peva parlare Cardan;:;lli ! Ri– corderò sempre il suo modo di raccontare le cose, di de– scri\'cre la bcllf..-zzache è nel– le cose. Io ero allora gio– vane, intorno al 1930 ,e le nostre passeggiate. le ta,-o– late con gli amici. con Fla– iano. con Mezio e con 1an1i aJtri, mi colmavano. Carda– rclli era poco espansivo, ti- Rossellini nell'episodio • L'in– vidia• del film • 1 sette pec– cati capi1ali •, che vidi selle 0110 anni fa. L'uomo era da– \'anti ad una tela, c'era la modella, forse la stessa a1- mosfer.:1 di aùe,;so, l'uomo canticchia,-·a non so che mo- 1i,·o di sua invenzione e &u questo moth·o chiedC\a poi il caffè a non so più che fnria. Glielo di.ssi appena "HI bisogno di fidanzarsi uf– r.cialmente come fece e di portarsela perfino a Capri. Sa cosa fece? Se la portò a Capri e poi ruppe lutto, guastò tulio, si creò nemici, mentre ,a ,;:1are ai suoi cal– coli ini1iali. avrebbe dovu10 011encrc risul1at1 ben di– \Crsi ». di IJ<JllTOLQ PE.\"T<J • Tavolozza nera». Questo plttore è sempre \'issuto in stretto legame con scrillori e poeti, di cui ha illustralo le opere con amore e con preziosa intel– ligenza. E forse deve all'in– segnamento dei migliori di essi se si è salvato dai ma– rasmi delle mode ricorrenti, se ha mantenuto la sua ar– te su una linea di rigorosa classica purezza; e dire che riappan•e, e quasi ne arros– ,l, come colto in flagranle. « ROS$Cllini e un arandc at– tore. e mi com insc per for- 1.a a fare l'at1ore, a fare co– me avrei fauo nella vita. Lui diceva: ecco ,&ei da– \::tnti a\13 tela, sci nervoso; cosn fai quando sci nervo– ~o? li gra11i la testa, la nu– ca. Gli dissi che quando ero Tamburi e Vlamlnck (Fo10 Scamati) le occasioni per infatuarsi, per correre con momentaneo profiuo su tutti i precipizi, non ali sono mancate, per gli svariati contatti che ha avuto, per i frequenti viaggi all'estero, particolarmente in Francia e in America. per la sua residenza a Parigi, centro dei funambolismi più ,pericolati. Giunto a Roma nella pr ima metà del secolo. ancora raga7.ZO, respirò e si immise con pieno diritto nel– la e Scuola Romana•· tra i più maturi Scipione e Ma.fai, ma si mantenne già da al– lora lontano da ogni cso– rcssionismo o allegodsmo o neoromanticismo, e la sua arte si è via via sviluppala, sfrondata da possibili baroc– chismi che la capitale ita– liana pure gli offriva, resa sempre più lucida cd essen- 7iale: per com•incerscne ba– .:;ta dare una scorsa al bel libro di Fortunato Bcllonzi. « Amore di Roma», in cui si trovano un centinaio di di– segni ,•he vanno dal 1927 al 1951. Si intuisce che, al di là della sc\·era lezione d1 un Corot e di un Cézanne, c'è mido, solitario, 3'Cmprc ,con qualche grillo in capo, scm pre ad inseguire amori pla- 1onici, ma aveva anche un acido ,un flt.1idoche li pren– devano. A11ch'io ero limido e avevo per lui un rispello quasi sacro; capi\"O che \'O• leva essere buono con mc. aiu1armi, ma era come se non sapesse il modo d1 far– lo. Cardarclli era la poc&ia stessa. studentelli gli :-.i fa– cevano auorno e gli da, a– no del tu•· Tamburi ave,•a dimenticato le fineslre ,restò pensoso, :-.i grallò il naso, seduto dn– vanti ai colori e :tl lunao bicchiere di whisky, da, 1 anti ;~1~,r~a (! fu~~~h~:i l,ie ;; quali là nello stesso lempo); poi, con ritardo ,andò a ri– spondere al 1elefono che squillava nella stanza accan– to. Osservai il suo corpo, di quercia o di pietra, che si muoveva con eleganza e che pote\fa assumere l'indolen7a sorniona e insieme lo scat– to nervoso del gatto. i\11 dmbalzò alla memoria lo stesso uomo che a\ 1 eva colto nenoso mi gr.uta,·o il naso e non la 1csta. E lui rispose che mi 2ra11assi pure il naso•· Sapevo della lunga amici– zia che lo a,eva unito a Ma– laparte e gli chiesi se Ma– laparte era ,·eramentc un commediante. • Come mol– li • disse, « ma era anche un commediante rag37.Z0, in– genuo .lui stesso non :-.a– pc,•a cosa voleva, si sba– glia,·a, perdeva. Lo stesso Cardarelli ci aveva insegnato come regola che quello che conta è che si parli di noi, è l'interesse degli altri, an– che se questi dicono coma, e Malaparte mise in pratica questo inscanamen10 nella maniera più chiassosa. Ma non era furbo, come si può credere. Senta questo qui. Lui scrisse • la pelle ,. a Pa– rigi, dopo la guerra ,e la r~~ S~~il~ i:~~~::.a ~o~7~ cui si muoveva tulio l'al– tuale gollismo. Io la illu– ~1rnvo. Ebbene. Curzio si in– namorò o fece finta di in– namorar.:;i della figlia dì Fé– lix Garas che era direttore Tamburi vive dal 1947 a Pa– rii,:1. e respira qui a !oU0 agio, forse non \i muo,era più. Tutto lo incanta: le strade. le case ,i muri d1 te– nero grigio, le s1371oni della metropolitana di cui ha collo l'umanita amorfa e de!oOlata, cd ora queste finestre che si vanno accumulando una dietro l'altra nel suo !ttu– diolo, 1an10 che è chiamato qui • il pillare delle finestre •· « Pur essendo dentro italia– no ,. disse Tamburi, • mi sen– to staccato dalla "lta italia– na. Ogni 1anto ,·ado a !c,i. ma sempre più raramente; ne partii ragazzo e il tempo cancella. Certo, c'è Roma, dove son \'i,su10 a lungo. Ma Roma mi appare ora come la piu ,olaare cillà del mon– do. Vi si tira a\'an11, , i si pensa solo a magnare, an– diamo a magnare, dicono, come se non ci fosse altro da fare. In una trattoria di Tmste\'ere, do,c passai 1cm– po fa, ci fu uno che mi chiamò presidente, chissa perché. Era forse questione di vcs1i10? Veda qui, imccc: lei chiama lutti !.ignore. Al portinaio dice signore. Al clocllard sul marciapiede, se gli dom:rnda la strada, dice anche signore, 111011sieur •· La matrice ispirativa di questo Coro delle ex reclwe (Rebellato) è da ricercarsi. parallelamente ad un inne– gabile stimolo di natura este– tica, nella voea7ione umana e realis1ica dell'autore. Una ,·oca1ione che consente ad Eraldo Mi.scia di rivh·ere i ~~~:0.t[t~;F~!~~~:afra,; matica stona - m un am– bito di pri\'ale emozioni, nel cerchio di una pena morali– stica imbastila delle reazioni le più di\"erse, ma tutte con– ,·ergenti su quella che ii pro– spella come la condi1.ione di spirito predominante, o come il centro uni1ariamente tema- 1ico del Coro: il senso uma– nitario, la trepidante simpa– tia umana con cui il poeta si acco~ta a un destino di sofTcren1.a,ad un mondo sca– duto dal li'"ello del vhcre ordinalo e regolare, e ne in– tende l'occulta \'OCe 1ormen– to,;a, sonda liricamenle le ra~ioni della pena. la aenesi dell'irregolare ,·icenda. E di– stribuisce le sue parole - le sue reazioni d'uomo non insensibile, non distratto od incuran1e - ai protagonisti del coro. alle altre figure o controfigure: il Commissario. il Progressista. i Camionisti, la Guardia notluma. la Sta– tua di marmo, il Pompiere e cosi via. 11 poe1a osserva cd ascolta da un'angolatura di affettha par1ecipazione al dramma di quelle donne. E' il tratto che « E poi, in Italia• aggmnsc 1---------– Tnmburi dopo una pausa, «c'è qualtosa ancora che non mi va giù, questo mo– ralismo corto, questo giudi– care per sentito dire, que– sto ripetere quel che dico– no due o tre pontefici. que– :,ti umori che c.,mbiano ad ogni vento. Per tenerti su de,•i essere acrobata. Qui, invece. -.e occupi un posto, se riesci a salire su un pie– dislallo, ci re!tti con ogni garanzia, 5?odi oani liberi;\, anche se la tua ,1ta o la lua opera fu1ure pos,ono ~e– gnare uno 'iCarto, un abbas– samento, che non infirmano mai il i!:iudizio che ,;;i è già fatto -.ul tuo conio. E il mo– tivo è quc,to: qui, a Paria i. c'c ncll'arin questa cultura che si ha na!tcendo, che si eredita ,e che è inserita nel– la vita. Cerio ,noi abbiamo un:t grande storia, mn essa è sraccata da noi. fuori dal– la nostra vita. La nos1ra j,!rande pittura finisce nel 700, e poi c'è il vuoto, non c'è nessun panie•· Volevo chiedere a Tamburi se lui nvesse 1ro,•ato ques10 ponte, se lui ci cammina~sc sopra, se fosse proprio ne– cessario abdicare per ritro– , a rio. Ma gli chiesi !.Oltan– to, in maniera banale, di de– finirmi la sua arte. • Il fine dell'arte• disse • è la poe– sia•· E la realtà? Sì, anche la reallà; la J)OCSia che è dentro la reallà, che bisogna ca\'arc dalla rcallà. IL '900DELLE RIVISTE * Lacerba * di RENATO MUCCI Ringrazio Einaudi di a,er– mi inviato il quarlo \'0lume della collezione: La cultura italiana det '900 attraverso le riviste, che comprende un llorilcgio degli scritti pubbli– c.,ti nella rivi.sta: Lacerba, e nella rivis1a: La Voce, cui :-.cauiranno una antologia de Il Rinnovamento, Nova el Vetera, L'A11ima, e infine, quella de J..'Umta, e da La Voce volitica: in tutto cin– que "olumi. compresi i due già pubblicati: Leonardo, l-lerme.s, li Regno, e La Voce. LETTERE DAL FRONTE DI UMBERTO CASATL E' una collana di valore inestimabile. tra1thndosi di rassegne che tanto hanno contalo nella nostra recente storia culturale, letteraria, politica, e che sarebbero ri– maste ianotc, con gra,•e dan– no, ai giovani. se la iniziati– \"a, mcri1evole d'oani elogio, non fosse stata attuala. Ri– pclo: con gra,e danno. per– ché la Storia. come la Na– tura. non lacit sahu:,, ma può farli la storiografia, e li avrebbe faui se la lacuna non fosse stata colmata dal– la lodevolissima impresa edi- * toriale. Con questo nuovo ~~fl~rt~u1t~ 1 :a s/t~TI~na~~~~i Una testi1nonianza la giovcntu è posta in arado di valutare la si1uazione at– iuale disponendo dei « prccc– dcnli •. assolulamcntc indi· spensabili per rendersi ra- La J?Ubblicazionc di un epi– s1olano è sempre un av,•c– nimento che produce una istintiva curiqsità. La. • lette– ra •· infatti, è, sempre, un documen10 più libero e au– tentico di un'opera scritta con l'intento di essere pub– blicata, in quanto risponde a quella innarn esigenza di co– municazione diretta, discreta e riservata. La curiosità, inol· tre, si acuisce quando le let– tere riflenono un particolare momento storico-letterario e prendono occasione dagli av– ,·cnimenti nazionali o inter– nazionali per profilare ed in– dicare stall d'animo, dimen– sioni spirituali e prospetth·e morali. Questa volta l'occasione si enuclea essenzialmente sul 25 luglio 1943 e sul successi– vo periodo: in un momento, cioè, nel quale la valutazione, oltre che critica, anche mo– rale, del fascismo e del post– fascismo poteva essere d1spo– nibiJe per qualsiasi colloca– zione storica e ideologica. Un momento di sbandamento, specialmente per i giovani, che, educati nel regime fa– scista, videro crollare i miti e gli ideali nella fatalità del– l'nccadere storico. Un giovane, allraverso le lettere scri11e al padre, alla madre, ed ad alcuni runici, ci fà testimonianza di quel momento. Egli parte dall'oc– casione storica e quegli anni ci vengono incontro, balzando vivi dalla pagina, non come un'armonica composizione di un quadro sinottico ma con la imprecisione e con i con– torni sfumati del sentimento, d"clla irrequietezza, del dub– bio, degli stati d'animo. Leg– gendo queste lettere di Al– fonso Casati - pubblicate dalla casa editrice • Ceschi– na » di Milano - la storia italiana di quel periodo sem– bra che non abbia nomi e governi quanto piutotsto con– tenga, nella sua interiorità, sentimenti, iniziati\'e morali, speranze politiche, impegni spirituali. Le lettere hanno quasi tut– te un evidente substrato cul– turale, convinto come è il giovane u(ficialc che solo partendo da una cultura urna- * tli Ji'JlA.l"CESC<J GRISI nistica sia possibile giuniJ!rC ad una interpre1azione - for– se crociana - della vicenda dell'uomo nella vita della collettività. 1n Corsica una delle sue principali preoccu– pazioni, infalli, è quella dì leggere Boccaccio, Ariosto, Dante, Leopardi e di tenersi aggiornalo con gli studi cri– tici. L'arrivo della rivista di Benedetto Croce la • Critica•• è una gioia per lui: • par– lare di cose pacificlte e pii, o me110 banali• è cosa assurda per il nostro lenente ma, ugualmente, sente il valore della lettura e perciò susta Ìal"!,lCri:/;~f.1:1_0 ka:ci~~~o ::i'~ legge le cosidette opere e classiche•: vuole 1encrsi aggiornato e prega la madre di inviare giornali e riviste per organizzare programmi di studio aderenti alla reallà. Questo impegno culturale de– riva· ad Alfonso Casati dalla esigenza non solo di essere contemporaneo aJ suo tempo ma, anche, dalla necessit!i di inquadrare cose e fa1ti in una prospettiva capace di penetrare l'intimo significalo e l'interiore essenza della vita. J\-ta, a parte questo fatto culturale, dove le lellerc ac– quistano la bruciante vive1..1.a dell'interrogativo e il nitido splendore dell'anima lesa verso il domani fino allo spa– simo, è quando il tenente dei granatieri Alfonso Casati co– munica i dubbi e le speranze che ripone nella situazione creatasi dopo la caduta del fascismo. In una lettera da– tata 1-8-43 e schedata al nu– mero 136 - b iglietto postale - il giova.ne tenemc scrive alla madre de lle sue preoc– cupazioni « in questo imz.10 di una seconda v1ta,. dopo la conquis1ata « divina libertà ,. e dice testualmente il suo timore .- che gli errori crimi– nali dell'abbattuto governo pesino ancora sia pure in par– te sulle nostre azioni e ci im– pediscano di godere realmen– te, di sfmllare questo dono tanto desiderato e atteso. Non bisogna lasciarci sfuggire, per timori o per timide pavidità, ciò che Dio d'uu subito ha ,·oluto far balenare alle 110- .\lre genti afflitte.. Occorre che tutto questo non resti w1 i•ano ,mraggio ma una solida realtà sulla quale si possa co~ struire tutto un ordine ,111ovo d1 cose•· E, in un'altra let– tera scritta al «carissimo papà• il 17-8-43,schedata col numero 160, Alfonso afferma, con pensosa maturità, l'istan- 7a morale necessaria per ri– costruire la patria e le • mi– nacciate tradizioni• speran– do « nella forza e nelle pDSSi– bilita nuove degli ammi e degli spiriti ... In essi, 11ella loro rieducazione, nella rico– ~truz.ione dell'ed{fic,o morale e spirituale del nostro Paese, è da riproporre ogni sforzo e per questo A nostro dovere dt non abbandonarci in una desolata e passiva contem– plaz.1orte e constatazione delle rovme che la guerra ha pro- 1·ocato intorno a no, •· l dubbi e le speranze, le ansie e le trepidazioni che, dichiaratamente, emer– gono dalle lettere di Casati 1esLimoniano le nuo,e comu– nanze ideologiche che si van– no formando nell'animo della gioventù italiana di quel tem– po la quale, soprallullo in una cerra zona qualitativa– mente inlellettuale, si impe– gna ad un riscatto morale pdma che politico. Comunan- 1a che Alfonso Casati rap· presenta e che 1rova confer– ma in quella famosa e Ul– tima lettera al fratello,. di Giaime Pintor quando, senza mezzi 1ennini, dice che « ad un certo momento gli intel– lcnuali devono essere capa– ci di trasferire la loro espe– rienza sul terreno deU'utililà comune. ciascuno deve saper prendere il suo posto in «una organiu.azionc di comba11i– men10 ». E per questa necessità di •trasferimento• Alfonso Ca– sati sente che non può più rimanere in Corsica e scri– ,·e: • per mio conto ritengo C?lze la nostra partecipazione, ,I nostro sia pur faticoso sforzo bellico, 11 nostro sa– cri{ic,o per la causa della li– bertll sia presupposto unico e solo per riabilirarci di fron– te agli altri e, ciò che. più conta, di fronte a noi stessi». aione di certi movimenti, di certe tendenze, di certe cor– renti che sono il loaico svi– luppo di correnti, tendenze e mo\>imenti i quali ebbero ori- Preaa, anche, Benedetto Cro- f!~~ i~ ~~tt~~~at~o"n°o"sc~~~~ Aid~ ~i ~!t~!t i~e~ic~~l~st~~ ormai dai più. prima fila e ad un generale on dico con quale emo- - dal quale chiede l'ordine zionc ho sfogliato le pai,ine di trasferimento ad un re- del florileaio relali\'o a l.A- parto combattente - aggiun- cerba, che penso costituir.I. la ge: "e questa, mi creda, no 11 maagiore aurattiva per i Jet• è retorica, 11011 sono chi111e- tori giovani i quali tante volte ricl1e illusiom di 11,i log11a- han sentilo parlare di questa rare, ma concreta adere11za bizzarra rivista fiorentina, - alta reaftt't viva delt'ora _., A edita dall'indimenticabile no- Snlemo rivede il padre di- stra amico Attilio Vallccchi ventato Ministro della Guer- dotato di un cuore generoso ra con il Ministro Bonomi e e di un fegato leonino, - gli espone il suo desiderio e senza poterla neppur vedere. il padre esaudisce il suo vo10. • In essa (come dice la sche• JI 25 luglio 1944 il suo amico da bibliografica) ~i racco- Antonio Franchini è gra\'e• glie, per circa Ire anni, l'it1- men1e ferito sul campo; due lellighentsia liberamen1c ar- ilOm1 dopo Alfonso nel co- tistico-letteraria del primo mumcare a suo padre la mor- _o,·ecento, nella sua appas- te dell'amico usa • le parole I s,onata e convulsa sperimen- più comuni• (come dice Fio- tazionc di • ismi ». nella sua ra nella commossa prcfa.tio- oraogliosa :-.fida antitradizio- ne) e ad Alda Croce sempli- nalis1a e nella sua clamoro- cemente scrive • forse già sa ,·olonlà di e eresia» ideo- .saprai della morie del po- logica, morale, artislica •· Ri- vero Franchini caduto il mat- leggere, è il mio caso, dopo tino ... ». Forse Casati nel col- ci~a cinquant'anni gli arti• locare la morte nella visione coli di questa conturbante più semplice e più elementa- rasseilna, ha significalo pren- re, come un'amica che c1 ac- dere un salu1are baano di ~~t'i~c~m~~I~ c~~a 1 fa ~oanu~'. :~av~~i~f· gi;;,or;~~e1ale Pf; n~I suo S~bco~ciente, vuole ~onsenta in certe posizioni g1~ addolc,re il ~olor:: eh~ 1n1cllettuali proprie di quel dovrà procurare a1 suoi cari. tempo che fu, ricordare rea- li 6 ag:os~o. infatti, su_l ~io_ni. entusiasmi propositi. fronte adna11~0. presso Jes), 1s1nwrc paralleli e confronti, Alfonso Casati cade sollo Il cedere al dolce incanto delle colpo di un monaio 1edesco rimembranze. nel t_cn1a.tivo dì protegg~'7• li volume comprende an- ;; 1 ~eÌ~et1~\on~,~~hi 1 ' 1 ; ~~~lo,s~c~;d~l~~bi~t~ri~i~ 11aha~1. pubblicati ne 11a seconda Scnssc Ben_edett~ Croce Voce, cioè quella diretta da c~e • la perchta dt questo Dc Robcrtis la quale « tenta giovane è perdita dell'Italia di mettere ordine nelle con- 1ut1a • e voleva. forse, indi- traddizioni ideologiche e cui- care n~n solo la statu~ mo- turali che erano siate il li- raie d) Alfonso .Casati m_a mite più evidente della • pri- an~he li d_olore d! una l1aha ma,. Voce, a prezzo di una p_nvata d1 un a1ovanc eh~, 1rasvalu1azione in temi pre- s1c!-1rame~tc, _avrebbe contn- \'alentemen1e es1ctico - lc11e- bu1to al! o:dma10 J?rogresso rari della problematica cti- e__al mrghort o_r~mameJ?IO co - culturale primovociana, c1v1le della colletuv1t~ naz10- rovescia il fronte della ri: nale. cerca, identificando l'azione Queste le11ere. amorevol- culturale nella azione lc1te- men1e raccolte, commuovono, raria « mili1ante », fanno venire intorno a noi i Come nei due precedenti ricordi di un tempo passare tomi, anche questo ree., una g~;ad~~t~~ dir:i~~~ 11 ~:~~~ ~u~,~nc(~~lat~'m~~nf~= per chi aveva fede nessun lia, e, dopo i testi traiti dal- gesto era inutile. nessuo sa- l'una e dall'altra ri"isla l'in- crificio andava perduto. dice completo di cntr,;_mbc, t magfionnentc incide e scava in queste pagine, e scmbt:3- travalicare il 1empo e la mi– sura meramente artistica. Ma Mi5cia è in primo luoao un poeta · e come tale vuole es• sere iiudicato. li materiale, cos;ì cocentemente e crona– chisticamente impegnato, ,·ol– ge nelle sue mani al riscatto lirico, alla « liberazione,. nel risultato estetico, nell'in,·en– zionc poetica. Pc.r questa sua dolente ras– segna d'umanità Miscia h_a adol!alo un modulo lini\JI• st ico scioltame nte discorsh·o e conservai.ho. a volta a ,·ol– l a sn odato n elle libere arti– col:izioni del narrato, o con– tratto nelle emergen:z.e di una sentenzioiità non sostenuta, non dotta. ma corriva a trat- 1i e affabile: I.A donna madre. - s1 santifica d'amore - la sua carezza - non ha più puo - i! leggera - come un f:n"ck.· ~~rero~ti~i:~fici inten·cnti delle otto protago– niste del coro. alla a utonoma flessione delle re.se cronachi– stiche e narrath·e. partecipi di un realismo che appar– tiene in egual irado al lin– guagaio e alle situazioni, ta– luna ,·olta si concentra e ,;bra in impunlamenti lirici tesi fino ad un trasporre moderatamente surrealistico. Una tenera surrcaltà della memoria: Celsomi'uo di Ca– talogna - del balcone clte so ,o - gelsomi,10 gelsomino - t/1.profwm del tuo dso - Cuore d1 mandorla - nel latte - bocciò/i d'angelo - stelle al neon nella not/e - son cadwe - addormentate - 11ellapiega del suo petto. Nella cronaca - in una cronistoria di giorni e di consuetudini tuna intrisa e sommossa dal senso del tem– po - ,;;i radica, e nella cro– naca cerca la propria con– tenu1istica giustificazione. an– che la recente raccolta di Lamberto PiiOOtti: Conu: sta11110 le cose. uno dei • qua– derni •. il 9. del leccese Cri– tot1e. Non per niente ai \·en,i raggruppati nella seconda se– zione è stato preposto il ti- 10!0 di Cronaca. mentre non senza una carica analoga.– mente allush·a, nella mede– sima direzione. è pure il ti– tolo della prima parte. Bio– logia. Per un'esigenza di com– piuleu.a - potremmo dire di alobalit.1 - realistica. di adcauamento fino in fondo ai cri1eri del realismo in poe– sia, il linguaggio si atta11lia alle cadenze del parlato: for– se anche, in Pignotti. con una più abbandonata ade– renza alle inflessioni sinlat– liche dell'uso corrente (1anto subito dopo - gli pr~ndc una 1·ogl1a provinciale). E tutlavia in queste paginette è possibile sorprendere una assai di\'Cl'Sa modulazione, una marcata spinta al diffe– renziarsi e al precisarsi nella singolari1a di una po,izione tematica, ma anche di arti– colazione della pronuncia. E' daJ vi,·o della giorna– liera e trita realtà che Pi– gnotti deduce i suoi poetici trasalimenti O:• se si prefe– risce, le sue intenzioni poc- 1ichc. Ma non lo fa con l'inten·cnto di un'umana pie– tà e carità, con il moto di ~;~a:~~: afl!r~~t:c~~lae.c~l na~ degli altri e delle cose, abitualmente senza emoti\"O abbandono, con critico di– sracco invece. Un distacco cui riesce age\'Ole caricarsi a ti:atti, con discrezione però, d1 tonalità ironiche. E lo sfondo. il colorito d'anima resta quello di un leggero e dominalo pessimismo: domi– nato anche daJle punte di una contenuta incredulità e spre– aiudicatezza. di un non inge– nuo scetticismo. Ne emerge un '!'ondo .che sembra pro– parsi nel chma freddo di una condizione totalmente disin– can1a1a. in un'assenza totaJe di mili o civili o religiosi o morali o sociali o semplice– mente uman_i,• • Tutt'altra è la poetica cui af-!eriscc o indulge, per ele– z1o_necul_luralc e per dispo– sizione d1 sensibilità Angiolo NMdi in questo Tra' la gente (Rebella10}. E' la tenera e composta consuetudine delle rese idilliche. l'inserirsi non sprovveduto in una plurise– colare tradizione (si potreb– bero chiamare in causa i le– vigati e primaverili lirici del Quattrocento). E' infine il compiaciuto sostare in una zona serenamente distensh·a nell'accordo luminoso e so: s1anzialmente felice con le cose della terra, con i fatti dell-:i,natura e dell'uomo. La tessitura verbale ha, nella re– golare ed educata condotta delle sequenze cndecasillabi– che, uno sua gradevole co– stanza di liscie compostezze. Tu110 vi è regolare. come P!-1ntualmente pre,·entivato, e w:_1à sco~tato in una presun– Z!On~ dt culturali frequenta- 1.1om: frequentazioni non ca– suali, ma selezionate di con– tinuo riferite alla di~z.ione e alla spinta del proprio per– sonale gusto di poesia. In– s~mma una quieta geografia d1 risohu.ioni liriche che prc– S!,lPP0ngono una interpreta– z1'?n~ del mondo non pessi– fl"!l~l1ca,non negatrice, e la ~~\l~av~~~tJ~N~n~a~~::: leggi E' la netta delimitaz.i0ne di un terreno creativo che igno– ro, che neppure sospetta ogm ~egn~:~l. i!nf°:~~j~ :li~: gcr:,crazione dell'arte nell'in– quietante e appassionante av– v~ntura del nuovo, dell'inc– dtto. SI , pensa sulle prime a~ un pnva~o compiacimento d1 uomo d1 gus10, all'enne– sima 1es1imonianza di una civ_illà poctic., assodata e de– finita nei suoi termini costi– tutivi.

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