La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 17 - 23 aprile 1961

Domenica 23 aprile 1961 LA FIERA LETTERARIA Rassegna òlegH scrnUod italliiani: wn. racconto dli MARCELLO CAMILUCCl * La sera del 20 dicembre 2050. a11e20,30 come di consueto, la bellissima annuncia– trice Magda Oplalà, si presentò allo schermo televisivo per leggere le notizie della sera. Per mo:to tempo era apparso disdicevole che una simile !unzione !asse espletata invece che da un corretto si– gnore elegante e anodino, da una ragaz.. za alquanto sexy che, inevitabilmente, contagiava anche gli annunci più banali del suo charme sensuale, ma la popola– rità di Magda Oplalà, acquisita attraver– so esibizioni reclamistiche e l'assolv1mPn– to del còmpito di presentatrice ad alcuni festivals canori e di alta moda. aveva raggiunto un tale Jivello che la Televi– sione aveva pensato di avvalersene pole– micamente onde conferire vivacità al notiziario. Da tempo, infatti. la politica, nazionale ed internazionale. era squalli– damente spoglia di occasioni patetiche o drammatiche e l'interesse delle folle de– clinava vistosamente. Una nazione demo– c!"atica deve amare tanto la partecipa– ZJone popolare alla politica da non di– sdegnare di offrire questa avvolta in un cellophane appetente, dovesse essere que– sto il corpo di una cover-girl. Le re3zioni del pubblico all'innovazione furono ironi– che e divertite e venne di moda localiz– zare geograficamente le notizie trasmesse su altrettante parti del corpo dell'annun– ciatrice, anatomic3mente vistosa. Di qui la necessità di limitare la sua presenza a primi piani nei quali l'interesse si rac– coglieva sul volto bellissimo integralmen– te inespressivo e. come tale, in grado di concedere ad ognuno di sognarvi il pro– prio sogno particolare cd identificarvi i tratti della privata Dulcinea. L'ultimatrasmissione molti giorni, Magda Oplalà ricomparve totalmente. Sobriamente inguainata in un yersey scuro con un semplice filo di perle ed una brache di strass sulla sca– pola destra, aveva sommerso la sua c.ir – nalità in una severità di conferenziera di lega antialcolica o di protezione della Giovane. Sorrise palltdamente e prese a leggere nei fogli che teneva nella mano leggermente - come risultò agli osser– vatori - tremula. Quella sera del 20 dicembre 2050, dQpo e La commissione anzi le commissioni di indagine scientifica, che periodicamen– te cl trasmettono i risultati delle loro analisi e le ragionevoli previsioni delle loro indagini da cui è lecito desumere attendibili anticipazioni sul futuro, ci hanno consegnato pochi minuti fa le loro conclusioni che data la loro natura in grado di suscitare pubblico perturbamen~ to, ci saremmo astenuti dal comunicare se la singolare convergenza dei referti non conferisse alle previsioni un carat..– tere di pressoché assoluta certezza». La sua voce era stranamente neutra quasi che essa fornisse corde vocali, labbra ma a parlare, in realtà, !oss:e la Storia Ja quale, si sa, è ben lungi dal partecipare alle passioni di cui pure è provocatri– ce. e E, di fronte alle certezze, anche quando queste assumono l'aspetto della spiacevolezza, è costume della Televi– sione assolvere la sua funzione d'infor- LA VJTA DELLO SPETTACOLO * L'istruttiva parabola del palcoscenico girevole * di GIOl'A1~1~I CALEt~DOLI La rivista e Théàtre » nel suo numero di Aprile pubblica un'inchiesta sul palcoscenico girevole. Le riflessioni che essa provo– ca esorbitano dai limiti del tema 5peci!lco. mente, comporta anche un parametro visivo che si manifesta attraverso la scena. Ma anche in que– sto campo valgono quei principi che dominano il grande regno della poe– sia: nessun prestigio tec– nico - nei risultati - può eguagliare l'intensità della intuizione lirica, che assai spesso nella sua forma è di assoluta semplicità. Nel mondo dello spetta– colo, dove gli equivoci sono facili, talvolta per– sino gradevoli, ma non per questo meno perni– ciosi. è difficile accettare tali principi: ma essi fi. niscono egualmente con lo imporsi, sia pure dopo molto tempo. E l'inchiesta. sia pure da un limitato punto di vista, lo dimo– stra chiaramente. L:i e parabola > del pal– coscenico girevole ci è sembrata in questo senso molto istruttiva. E la pro– poniamo a quanti si illu– dono ancora che la sai~ vezza del teatro di prosa sia nella ricchezza e nello sfarzo. Noi pensiamo invece che sia arrivata l'ora della umiltà. matrice sen1.a tergiversazioni e timidez– ze. Se l'illudere o ;1 distrarre può essere la funzione di alcuni programmi televi– sivi, al notiziario compete ben altro: esso resta al servizio del pubblico per fornirgli verità di fatto o attendibili previsioni. Orbene, signore e signo.ri , siamo spia. centi, se così si può dire, di comunicarti che fra pochi minuti avverrà la fine del mondo. Essa. an1.i, in un certo senso. è già cominciata ma poiché le dimensioni deLruniverso sono molto più ampie di quanto non si sia finora creduto e la res:i– stenza degli elementi moJto più accanita di quanto sarebbe stato lecito supporre, tarda ancora a farsi evidente ai nostri sensi. Dico questo oer impedire ogni ten– tazione di panico: nessun nostro gesto, ormai, potrebbe impedire quanto sta av– venendo e alcun tentativo di scampo avrebbe un'infinitesimale possibilità di riuscita. Non vi resta che restare indiffe– renti al vostro posto di ascolto e di vi– sione e vivere con l'anticipo di alcun! minuti - ché di questi si tratta - la vostra fine del mondo. Costituirà quel che si dice una fin.? in bellezza: ad occhi aperti, a cuore fermo, coi sensi vigili come quelli di Socrate nel carcere di Atene>. (Perché i milioni e milioni di teleutenti non si alzavano indignati per avviarsi al telefono? Perché non cam– biavano canale? Possibile che l'adozione di una annunciatrice ad un funzione dt così alta responsabilità fosse avvenuta in previsione di uno scherzo di cosl cattivo gusto? Non un televisore si spense, ncn una persona si alzò). < La commissione, anzi le commissioni, pur lavorando cia– scuno per suo conto, sono arrivate al– l'identico risultato. Le fondamenta del mondo tremano, gli astri vacillano neUe loro orbite gli elementi scalpitano impa– zienti di sottrarsi alla forzata coesione, gli oceani s'apprestano a prosciugarsi ed al fondo dei loro abissi i ,·ulcani riaccen– deranno le loro fiammelle. Voi non ne avete ancora percezione ma nelle aie i pennuti già si agitano inquieti e nelle stalle mugliano le vacche quasi avessero strappato loro i figli. La durata di questa trasmissione C stata calcolata esattamente onde potersi completare lasciando a ciascuno di voi non più che gli attimi necessari per rac– comandare la propria anima al Dio in cui credè. Comprendiamo che in questo mo– mento la paura ha ceduto il luogo alla curiosità: la paura, infatti, muore con l'incertezza, di fronte alla certena non resta che la curiosità. Gli scienziati che sì sacrificano perché noi sappiamo, non sono stati generosi di particolari ma sia– mo in gradç di potervi anticipare che l'imm::i.gine della fine tlel mondo che cia– scuno di noi sj è coltivata non troverà che un' assai marginale consonanza con la realtà in quanto gli elementi che sono stati individuati quali responsabili della catastrofe {caldo. freddo, di!;siya~ zione, condensazione, terremoto, mare– moto. elettricità, ccc.) nl luogo d'inter– venire isolati agiranno in concordanza con tutti gli altri. Costituirà come J'ult!– ma rappresentazione di tutte le previ– sioni. scientifiche e fantastiche, polige– netiche fin qui formulate; ci sarà di tutto per tutti •· La sua voce, ora, pur re– stando anonima aveva assunto una leg– gera inflessione ironica quasi che la Mo– ria, sul punto di congedarsi dagli attori inconsci. fosse presa da un brivido di commozione di cui si vergognasse. e Tutto sembrerà che abbia a finire e a ricominciare simultaneamente: in cielo si eclisseranno tutte le luci e la terra accoglierà per la prima volta la luce di astri sconosciuti ,;he stanno piombando sulla terra. Le acque si essiccheranno come arse da un ferro infuocato immer– so nelle loro viscere ed ecco che bisbi– glieranno polle ignote di linfe finora congelate aJle radici del mondo. 1 ghiac– ciai scivoleranno dalle vette inaccessi– bili dove hanno finora poltrito e, al loro luogo. fonderanno lave incandescenti. Gli animali feroci diverranno mansueti e ci strazieranno coi loro lamenti. quelli domestici impazziranno e tenteranno di sbranarci. 1 vegetali s'intossicher:mno. i minerali, violate le leggi della gravità c'inseguiranno come proiettili. I nostri simili più non ci conosceranno e scono– sciuti ci riveleranno la loro ignota somi– glianza così che vivremo, simultanea– mente. mille nascite e mille morti>. Per la prima volta la sua mano, le sue cinque bellissime dita '-i dipanavano sullo schermo quasi a descrivere per analogie musicali quegli eventi terribili. ln form3 dolcissima, quasi ,::.hel'apocalisse doveoisc risolversi nella sfogliatura di una rosa ... e La nostra trasmissione, a questo pun– to, sta per ultim:ire. Come premesso, 're– stano a vostra disposizione i minuti esatti che sono necessari per regolare i conti tra la coscienza e colui che le abbiamo scelto per giudice. opera di sanità spiri– tuale e .... - a questo punto l'immagine di Magda Oplalà che s'era lentamente chiusa in un primo piano ossessivo dalle labbra agli occhi apocalitticamente vi– branti, ritornò totale e. nonostante lo scuro yersey che la fasciava sensual– mente provocante - e i minuti esatti per un atto d'indispensabile igiene fisica: lavarsi i denti con il dentifricio al tri– clorobenzoatosulfaacetilene Rumba. Sen- 1.a di che la fine del mondo non sarebbe necessaria per sentirsi inesistenti>. Quali furono le reazioni del pubblico che seguiva la trasmissione in Co,,mo– vision? Non siamo in grado di rifen r– velo - ancorché siamo prevedibili - in quanto nel preciso istante in cui l\Iag. da Oplalà ebbe cessato di parlare e si apprestava ad esibire iJ candore dei suoi denti, si avverti tmo ::cricchiolio, dei boati lontani, dei gemiti vicini, un rare– farsi della luce ... e fu. veramente. la fine del mondo o. almeno. di un certo mondo. Sugli schermi televisivi conge– lati non rimase che un mare ài latte, di spuma: erano saltati i serbatoi del dentifricio Rumba ed avevano invaso le avemles. i boulevard. le piazze. i par– chi. le hall degli hotel... on ne rima– sero indenni che i deserti e i vertici delle grandi montagne. C'è ancora qual– cuno che vi vive? La risposta potrebbe darla solo la carie . dentaria. Pn. 5 IMPLICAZIONEDISTACCO NELPROCESSO ALLACULTURA D'OGGI * Belle ttere edisinteg1 1 azion * di JIAIUQ G( IVO'ITI Per uentUe concuilo– ne cLelrAutore e ckll'Edi– tore Vallecchf. pubbli– clLi.amo U capitolo con– cluiivo del llbro di Mario Guidotti « 1...o scrittore dlaintegrato • di immi– nente vubblicazi<.me. Belle lettere e diiinte– gra.zione. Quello che sto scrivendo ora, avrei forse dovuto inserirlo all'inizio del libro, come introduzio– ne. Per spiepare il titolo che a qualcuno parrà stra– no e l'attepQiamento che potrà sembrare neaatfvo e a volte anche contraddit– torio. Ma sento invece che questa spiepa.zione. trova qui, in fondo, il suo piu– sto posto. Non sono infatti partito da essa, ma ci sono arrivato; voQUo che La mio opera. modesta o sbaaliata che sia. abbia questo ca– rauere vivo, non proaram– matico, non artificioso, che sia un e iter • doloroso ma non disperato, un atto di sconforto ma al tempo stesso di amore, un attei:1- aiamento di sfiducia ma non cinico, e anche un ra– pionamento non offuscato dai sentimenti. pur pre– senti. non privo del sus– sidio della loaica e di un modo di pensare che non ho inventato io. né del contributo di dottrine, sco· perte, conquiste, della cul– tura del passato e di OQpi.. Spero pertanto che i.l mio studio suU.a condizione della letteratura i.n i:1ene· rale e di. quella italiana in particolare, in rapporto alla condizione dell'uomo di oaai, non risulti né troppo sentimentale o tan– to meno esistenziali.stico, né troppo e culturale>. ma di. entrambi pii elementi appaia nutrito. Esso è sca– turito come ho detto, da un atto di. sconforto e di amore. al tem.po stesso per l'uomo e per ciò che ha sempre costituito il suo motivo di mamiiorc conso– lazione. E' stato questo amore profondo che inde– pnamente mi aQita e mi. anima. come e pubblico> e non come e autore> (tut– t'al più come disconrinuo studioso e critico militan– te ma non cronista let– terario), a spingermi ver– so questo che altri. se– condo la moda corrente, avrebbe chiamato< proces- so> o e inchie1ta >. Ricor– do uno 1crilto di Auden, alla morte di Yeats ( Pu– bli e versus delate Yeats); per metd diceva malLuimo dello scomparso. pe,- l'al– tra metd benis.rimo. Auden non i> un indifferente. lo spingeva e l'amore > per l'o,metto della sua pole– mica. Cosi è successo a me. Non ho voluto fare dello scandalo. Anzi: so di non averlo fatto. anche se talvolta ho rasentato il tono del e pamphlet •. Non ho voluto fare l'arrabbia· to, né sfopare versonaH livori. E soprattutto credo a tutto quello che ho det– to: o quasi: il e quari > è una riserva per tutti' i dubbi di fede che possono venire a ogni uomo /iplio del suo tempo ( e quale tempo inCTedulo! e io non ne prescindo! J e non dop· matico (né in senso ooli– tico né in senso reliaioso: come cattolico di dopmi accetto solo quelli teolo– gici). Nonostante le incerte condizioni in cui è ridotta, amo la letteratura: nono– stante il mio e ]'accuse s me ne nutro; nonostantt: spesso stimi poco i loro autori, sono sempre al cor– rente dei libri che escono; pensate che ho letto con attenzione anche quelle opere clamorose e da ban– carella ferroviaria il cui fulmineo successo di ma.s· sa poteva essere il motivo valido per respingerli! Però ho anche deli.zio– samente centellinato Eclis– si dell'intellettuale di Ele– mire Zotla, un'opera di · cui si è parlato molto solo perché essendo e tecnica– mente> tesa a frammenti. a pezzi, è bastato lepgere alcuni di questi pezzetti. per esibire una conoscen– za totale dell'opera: un po' quello che accadeva anni fa per il Diario di. Gide. Uno LeaQeva un oen– siero del 24 aprile 1927, lo recitava in un salotto e ci Jaceua bella figura. Ma ora nessuno cita pili Gide. che non è u.no scrittore di massa. Riconosco che nella mia < vis polemica > ho spesso esagerato: ma anche que– sti eccessi sono imputabili a un f1irore e aeneroso >, a quell'amore per la let– teratura cui ho sopra ac– cennato. (almeno per quanto ri– guarda le intelliaenze di buona fede. non offrucate da setta rii-mi.), eh.e non è po,~ibile nessuna ,ocialir.à autentica e neanche una società viva. •e si e di.s- 1olta la persona umana; ri ha solo una ma.sta indi– scriminata, e poco conta eh.e in que,ta massa indi– scriminata gli analfabeti. siano meno di un tempo o che non ci siano affatto. Si può non eJSere uomini anche non euendo diplo– mati ad Harvard ed es– sendo tutti muniti di au– tomobil.e, televisore, casa. elettrodomestici; e sopraf– fatti dal conforto; già L'ho detto. del reito. l'uomo viene dunque-– disinteQrato dalL'inaranaa– gio del tempo; un e tem– po> preparato daali c:i.tmi.> di qua.si un secolo. dal ra· zionalismo monista, dal praamatismo. dall'esi.tten– zialismo. e contrasseanato dall'assenza di loaica, dal disordine del linguapj'.JW, dalla nepazione di oani le– pame causale, dallo squi– libri.o deali atti. dal dUac· cordo con la realtà, dalla scomparsa di. senso mora– le. dalla stessa neaazione dell'estetica, dal trionfo delle e Sinnentleerung des Lebens >, di Ju.ng, dalla sOf)Taffazione deL volonta– rismo (che non è sinoni– mo di. volontà) sulla ra– pione, det falso utilitari– smo sulla sensibilità, del populismo sulla socialitrl autentica: un tempo infi– ne nel quale il ritmo del– l'evoluzione scientifica ed economica è stato vorti– coso. molto pili veloce di. quello delle conquis~e spi– rituali. Forse è valida quella sentenza di Nietzsche che diceva: < L'uomo non è abbastanza buono per una simile era di proaresso >. U palcoscenico girevole è un'Invenzione abbastan– za antica. Si !a risalire a Leonardo da Vinci ed è stata attuata con una tec– nica moderna fin dal 1896 , nel e Residenztheater > di Monaco. Ma l'invenzione, comunque possa essere fis– sata la sua origine storica, assume attualità e rilievo soltanto nel quadro del movimento per il rinnova– mento dello spettacolo teatrale svoltosi intorno alla prima guerra mon– diale e sopratutto dopo. In quegli anni sembrò che lo spettacolo mediante una serie di ingegnosi ritrova– ti e di estrose applicazioni tecniche (luci. ascensori, proiezioni ecc.) dovesse conquistare una dimensio– ne di mobilità e di fanta– sia fin a quel momento ignorata. Il palcoscenico girevole fu appunto uno degli elementi ai quali più frequentemente si fece ri– corso almeno nelle discus– sioni. Sembrò infatti che la possibilità di mutar sce– na in pochi istanti, azio– nando un organo o un mec– canismo elettrico, consen– tisse una libertà di espres– sione infinitamente più ricca. ln Italia al palco- 5cenico girevole dedicò più di un articolo euforico Anton Giulio Bragaglia. che senza dubbio è stato fra noi il pioniere del pro– gresso scenografico. perché ha introdotto ,il gusto del discuterne, anche se non RASSEGNA DEL TEATRO CA'l'TOi~ICO A CUUA Ili LUlt,ìJ CASTIGLIONE * J-noltre. parlando dello scrittore contemporaneo e dei suoi difetti di costume, ho indubbiamente oenera– lizzato: esistono scrittori e poeti italiani. e non sono poi neanche pochi. diversi da quello che io ho preso a e campione> di tutti e del qim!e ho parlato: così come vi. sono dei. critici. onesti, aurenrici. colti; co– sì come si trovano studiosi schivi e laboriosi. intellet– tuali probi. am.bienti sani. Infine questo tempo è contrassegnato dall'oppres– sione del futuro. Questo futuro che. secondo Robert Jung, e è aià cominciato> e che ritroviamo sia in un libro concreto, tecnico. quale il suo (si parla del· la nuova architettura). sia nei racconti della fanta– scienza di. autentici. scrit– tori come Bmdbury. Van Vogt, Brown, Asimov; la massima parte di questi racconti sono anaoseiosi. opprimenti, pieni di. in– cubi: non più il futuro della società imm.apinata di Orwell. per esempio, in cui la cattiveria che do· minava. era pur sempre dell'uomo (come quella di un reqime nazista, per es., o comunista o di altra ti– rannide. individuale o so– ciale), ma un futuro net quale emergono oli ele– menti imponderabili, inim– maainabili_.un futuro nel quale l'uomo diuenta mec– canico. automatico. privo di problemi e di sianifica– ti. Ed ecco dei uersi di Brecht in Mann ist Mano e ... con un uomo si può fare quello che si vuole - Qu.i sta.sera una persona viene smontata come un auto e montata nuova– mente senza danno - Ci si avvicina all'uomo uma– namente, senza dure..:-=a ma co'l energia - pre– pandolo di conformarsi al moto det mondo e di la– sciar nuotare pesci. - Qualunque sia lo scopo a cui tu miri ricostruendo L'uomo non ti sbaali -. Ma se non vigiliamo su di hii - in una notte pos– siamo farne il nostro car– nefice >. Paul Claudel adoratore del Sole è stato sempre in grado di attuarlo. Quali sono ora i risul• tati dell'inchiesta condot– ta da Denis Bablet fra ar– chitetti. scenografi, regi– sti e tecnici europei, sovie– tici ed americani? Il tono delle risposte è generalmente piuttosto de– presso. Alcuni dichiarano di non avere mai avuto occasione di impiegare il palcoscenico girevole. Al– tri affermano addirittura che il palcoscenico girevo– le. imp_rimendo un ritmo meccanico ai mutamenti, rischia di irrigidire lo spet• tacolo e di privarlo della suggestione fantastica che gli è necessaria. L'indicazione di scetti– cismo e di indifferenza di– nanzi a queJJa che fu con– siderata una meraviglia della tecnica - indicazio• ne inequivocabilmente ol– !erta dalle risposte all"in– chiesta - è molto interes– sante. Che cosa dicono in concJusione queste rispo– ste? La fantasia, la poesia, l'emozione nel teatro non possono esprimersi me• diante il ricorso ad una tecnica scenica più o me– no complessa, ma soltanto mediante una conquista più pura e più intima o_t– tenuta nel breve spazio che intercorre fra il testo e la sua interpretazione. L'interpretazione, natural- Se il senso della rinascita drammatica del XX secolo è stato quello di ;,assare dal realismo e d:1) moralismo borghese, espressi in opere tecnicamen1e ben fatte, 3d una forma di teatro più am– pia, più libera e più stiliz– zata, aprendo la coscil.!nza al– la riflessione metafisica, nes• sun'opera è più significativa e più importante di quella di Paul Ciaudel. In un numero dell'Ermi– lage (15 febbraio 1905), Co– pcau, passanjo in rassegna i grandi nomi che avevano salvato sulJa scena francese, da venti anni, l'alta tradizio– ne del teatro, al di fuori di Becque, non citava che nomi stranieri, Ibsen, Haupta'mann, Gorki, Mae1erlinck, Wagner; Pacl al~~:~v~~o;~;t: p;;a~~ sua suggestione>. Siamo nel 1905: a questa data il giudizio cli Copeau era più profetico ::be ogget– tivo. Claudel non era stato ancora rappresentato e Co• peau allora non doveva co– noscere di lui che i lavori di gioventù, rae'.X>!tinel 1901 nell'Arbre, cioè Téte d'Or, LA leune fille Violaine, Le Repos du septiime jour. E' su-ano tutt.:i·1ia che il drammaturgo più originale del nostro secolo dovette at– tendere anni ed anni prima d'essere rapprese.mato: sol– tanto il 23 dicembre del 1912. infatti, L'Am1once faite à Morie, seguito qualche mese dopo dall'Otage, affrontò le luci della ribalta. reaJizzato all'Oeuvre da Lugoé-Poe; l'Amronce fu ri~reso nl 1921 da Gemicr e, poi, spesso rap– presentato, come l'Otage, da compagnie d'am.1tori. Le due opere però che fanno segujto alla trilogia, Le Pain dur e Le. Père humilté, scritte nel 1913 e nel 1916, non furono rap– pesentate che a =-.ibcrazione avvenuta, dopo una lunga di· )azione di ben trent'anni. Le livre de Cllristoplie Cotomb, musicato da Darius Milhaud, fu rappresentato a BerUno nel 19.30. I.e Soutier de satin, scritto tra il 1919-24 e pubbli– cato nel 1929, non sarà rap– presentalo che durante l~in– \'emo 1943-44, sotto la dire– zione di Jean-Louis Barrault alla Comédie-Française e ri– preso, nel 1957, al Thé!Hre des Nations. Nel 1955, Jeao Vilar rappresentò,. in prima ese~u– ziooe, I.A Vtlte, che donmva dal 1897. Ancora Jean-Louis Barrault diede nel 1959 Parta– ge de Midi, conosciuto da qualcuno in tiralura limitala fin dal 1906, e, nell'inverno 1959-60, alla Comédic-Fran– çaise, in prima esecuzione, Tétc d'Or, che, tradotto rc– cen1emen1c in italiano dall'e– di1ore Schwartz, rapprcsen1:1 nell'evoluzione spirituale del poeta delle Cinq Grands Odes una svolta decisiva e deter– minante. Più tardi, del resto, Claudel stesso ci dirà ciò che Tile d'Or fu nella sua vita. Nelle Mémoires improvisés (pp. 50-51) infa'ni leggiamo: « Per.•cnuto alla coscienza. al– l'età in cui le sue forze so– no sviluppate, il fonciullo sof– foca nel proprio intimo .e vuole assolulamente conqm– starsi l'autonomi:i e l'indipen– denza; da ciò un bisogno di violenza e di libcrù, che si traduce in maniere di\'erse. E' il momento in cui i fan– ciulli si mettono in sal\'O dal– la propria conchiglia, s'im– barcano su ,,ascelli e tentano, in tutti i modi, d'affermare la loro personalità. Qu~to de– siderio era in me particolar– mente violento, perché coin– cideva con quella meraviglio– s:1 scoperta che, tutto som· mato, era la seconda. parte del mondo, il mondo sopran– naturale, cbe, fino a quel mo– mento per mc non esisteva e che doveva rivelarsi improv– visamente. Quello che per Cristoforo Colombo fu la sco• perta dell'Americ:1, è poca co– sa paragonata alla mia, per– ché non si trattava solamente d'un paese in fondo come il nostro, ma d'un mondo com– pletamente diverso, con il quale bisogna conciliare il nostro. L'impresa di concilia– re i due mondi, di far coin– cidere questo con l'altro, è stata quella di tutta la mia vita e fu nel momento in cui uscii da Notre-Dame che la sua immensità mi saltò agli occhi. Téte d'Or è un po' il risultato di questo abbaglia– mento e di questa lotta•· Il momento in cui Paul Claudel metterà il Credo sulle labbra di Coeuvre, non è .in– cera giunto; né quello in mi, sulla dura terra di Tardenois. sboccherà Violaine, il giglio del sacrificio volontario: né quello dell'Echange; né quello del Repos du septième jour. Claudel è ancora nell'horrible été de l'erreur. Ma Dio già bussa alla sua porta, già pre– me nella sua anima, già si ri– volta nel suo spirito: la nau– sea che il giovane Cla':'d~l prova di fronte al materiali- smo che « in quell'epoca op– primente del 1&89 gravm•3 su– gli esseri>, non è che il ri– ilcsso della nausea del Dio che nella Bibbia dice: « In– comincerò a vomitarmi dalla mia bocca"· Claudel entrava dcfiniti\'amenle nella e grande crisi • della sua esistenza. Tere d'Or e LA Ville sono i due documenti più preziosi di questa lotta intima e brutale. La loro testimonianza è ir– recusabile. Quando Claudel l'ha scritto non aveva infa1ti nessuna intenzione di pubbli– carli e vagava nell'attrazione verso Dio e nella ripugnanza verso la Chiesa. Son certo oscuri, perché il gio"ane au– tore di venti anni aveva moire cose da dire ed ancora non padroneggiava bene il suo ge– nio, tuttavia, ad un lettore at– tento, essi svelano un numero cosl grande di segreti e di sfumature che lo stesso Clau– del, rileggendoli, si meravi– glfo.va d'averli potuti scrivere incoscientemente. Tite d'Or, « figlio del Sole», è l'essere indomito, vergine d'ogni compromesso, che ·,uol illimilato. Ma che cosa è di– \'CflUl3In Principe.ssn, (lUeSt!I. « Saggezza • che faceva batter il cuore di Testa d'Oro come un'eterna fidanzata? Testa d'Oro l'ha abbandonata. on l'ha perdon:ita, !>C'm– bra, d'averla trovata nelle schiere grottesche dei devoti. Ella tuttavia l'ha seguita umilmente fino in capo al mondo e se I~ loro no7.7.Cmi– stiche si concluderanno nel centro d'una foresta e /:Aort della Chiesa, la loro celebra– zione lutta,>ia avviene nella gloria del Sole. Bisogna, infatti, riconoscere che la fantasia del dr.imnw• turgo, decisamente ossessio– nata da No1re-Dame, vede la foresta come uoa cattedrale con colonne e vetrat~: • El loi, éflise du flamboiement, lu vo,s c.:es colom,es qui se dressent deva111toi, pousser vers loi une adoration sécu– laire • (Tére d'Oor, pp. l.:.""O); più tardi. del resto, e la cat– tedrale che appare come una forél paienne consacrala (Développement de l'Eglise e l'Esprit et l'Eau). Infatti anche se Claudcl non aVéVa MCOt'"J 3CC~ll3to l'iden– lificazione della Saggczu con la Chiesa, nella sua realtà profonda, autentica e genui– na (e, di conseguenza, l'iden– lificazione della Principessa con la Chiesa), la Principessa -resta sempre la figlia del Re e l'Erede delle promesse. Tite d'Or, naturalmen1e, meri1crcbbe un'analisi più ampia e più protonda, ma, com'c o,•vio. non è questa la sede a.dalla e pcrtinenle. Molti, prima lh Claudcl, hanno tentalo il soggetto, ma è sollanto con lui, scrive S1a– nislas Fume!, « che un mir.i– colo ha Juo~o. Senza preoc– cuparsi di scartare le influen– ze che lo molestano, le assi– mila fino in fOndo e le res1i– tuisce claudclizz.,te, arric:.::hi– te, dilatale, lra">hgurate, ingi– gantite•· Fumet non è eccc.s– ::.ho. Téte cl'Or suscitò entu– siasmi e consensi fin dal suo primo apparire. Maelerlinck, scoperto qual– che mese prima da Ocln\'e l\·tirbeau, qu:mdo legge il ~~i~~~~!~~s~~s~f1~~i,i~~;; -------------------- pulita d'ogni cosa e col pro– posilo d'abbattere le antica– glie del vecchio mondo. Ma, cosa strana, questo pagano ha letto il c.ip. VIIl dei Pro– verbi/ Che cosa è infatti que– sta Principessa intoccabile, questa Vergine che proieua il desiderio del conquistatore al di là delle sue conquiste? e Tcst:i d'Oro al principio resiste alla su:1 seduzione, è perché gli :ippare in una sala tenebrosa che richiama irresi– stibilmente una cappella go– tica: meglio che sulle lastre, al chiarore d'un solo lucigno– lo (la lampada del santu:1- rio?), si scorgono uomini fiacchi e ridicoli, rifugiati là con lo scopo di • vegliare e pregare>, come lo consigliano loro « le meschinelie dei li– bricini>. (Ci piacerebbe sa– pere in quali orrendi manuali di pietà Claudel sia da prin· cipio cadu10!). Testa d'Oro uccide il Re (che potrebbe rappresentare il Dio delle de– vote) e quando arriva la sua ora muore adorando il Sole. e Testa d'Oro è dunque morto da pagano e nella ri– volta?•, fu un giorno doman– dato a Paul Clé:i.Udel. e Su, ri· spose il poeta, non sarebbe claudeliano ! >. li Sote è cer– tamente Dio, ma un Dio che permette al e desiderio ine– stinguibile• uno spiegamento Giorgio PJpitooe: • Strada so lltaria i> dramma, scri,·c all'au1orc: " Sci cnlt\lto in cnsa mb co– me un'orribile tcmpc:.ta l Ho ::.corso molte letteralurc, ma non ricordo d'a\'Cr ]cito libro più straordinario e più scon– ccrtanle del tuo. Credo d'aver Leviatb.n nella mia camera! Sei il Co111cdi Lautréamont risuscitato? T€te d'Or è la traiicdia di 1\1aldoror? Mi perdonerai questa lcttero, ma quanti colpi di martello non m'hai da10 sulla testa•· Qual– che ora prima ad Alberi Moc- 1..cl aveva !>Crillo: « E' l'opera d'un pa1.zo furioso o del più grande genio che sia mai csi– slito •. Marce! Schwob, che lcggcrà il dramma qualch~ anno dcipo la sua pubblicazione, fclici- 1erà così Cl:iudcl: « Non cre– do d'aver letto qualcosa di più bello in questi ultimi an– ni. So che Maeterlinck la pen– sa come mc:, ma il mio giudi– zio è completamente inclipt:n– dcnre dal MIO e: non pen::.oche !>iano le stesse rJgioni che ci fanno ammirare r.Ue d'Or •· In una lettera di S1efano Mallarmc, infine, leggiamo: e Caro amico, perdonami il ritardo ... Queste fe'ite assur– de... Finalmente ho potuto aprire il libro e dopo il primo !>Otlerram.:n10 nello spirito, lo rivedo tale, umano, enorme. ll teatro è ccrtamenle in te•· Questo giudizio dell'orefice simbolista è prczio~o. Te1e d'Or è l'ouvcrture d'un grande teatro: apre il gran teatro contemporaneo in tut- 1e le sue diramazioni e ra– mificazioni, in lutti i suoi m– foscamenti e splendori; ma, quel che più conia, inaugura il gran teatro cristiano con– temporaneo che ,·a da Claudel a Ghéon, Copeau, Milosz, Timmcnnans, Andres, Hoch– wtildcr, Marce(, Fabri, betti, Lavery, Pc:m:'i.n,Mauriac, Pt– guy, Maulnier. .. Nella vita di Paul Clauc.lel esso segna un punto d'arrivo e di partenza. Il giovane di Villaneuve-sur-Fère-en- Tardc– nois non vuole morire asfis– sialo in un mondo limitato. Vuole Vi\'cre. Vuole uscire dalJa sua spa\'entosa solitudi– ne. Vuole dtrovare gli :.:.Itri, - « Mi leverò, forzerò la por– ta, apparirò dinanzi agli uo– mini! » - prende coscienza del suo fuoco interiore, della sua linfa essenziale, della sua anima, di Dio. Arriva in Dio e da Dio fugge, come l'acqua, (v. Echange, dialogo tra Mar– the e Lainc), alla. scoperta àell'univcrso. Cosi come esiste ancora la speranza. Perché e belle lettere , ? La vecchia definizione mi è sfuQgita all'improvviso dai. tasti della macchi.no da scrivere ( e appartiene ai tempi in cui si usava la penna e mapari quella d'oca): ha quel poco di accademico e di aulico che non puasta e che sfiora una leoitti.ma nostalgia. è un richiamo a epoche let· terariamente ptll liete e serie, e soprattutto è in educata e umile polemica con la più potente parola: cdis-integrazione>. vocabo· lo minaccioso. opprimen– te, disperatamente presen– te in un nostro non arti– ficioso lessico quotidiano; e disintegrare • verbo at– tuate e/te io ho messo an~ che nel tttolo del libro. al participio passato ( e con– fesso che un attro titolo che mi attirava era que– sto: e La penna e la ciber– nettca >). Disintegrazione deH'tto– mo. Non totale, non defi– nita. forse. ma in atto cer– tamente. Ormai sono in molti a pridarlo anche se sono in moltissimi a non disperarsene o Wudendosi con la e massa > o vivendo alla piornata. a occhi chiu– si, senza memoria del pas– sato e senza -prospettive. Disi.ntearazione non per noia o nausea. ma per dramma; non o e r ché < l'uomo è una passione intitile > come ha detto Sartre> ma perclié non reQpe più la sua unità; e ciò è drammatico per– ché. come ha scritto poco prima di. morire_. Camus. e ne!t' uomo ci sono pili cose da ammirare che da disprezzare•. In un primo tempo sembrava che que– sta perdila delt'uomo fos– se determinata solo dalta esasperata conquista deQli. uomini, dal loro riscatto; e con ques~a scusa si ac– cettava che ta socialità avesse assorbito l'interio– rità. Ma ora ci si accorge Forse l'uomo del futuro e aid e quasi> cominciato: è uouale a tutti i suoi simili., ha tutto quello che hanno i suoi simili. il be– nessere materiale e la piattezza spi.rituale. è sen· =a problemi. è addirittura senza disperazione e sen– za nausea. senza linguaa· Qio e senza sorrisi e senza pianti; anche se vive fra i bapliori. di una civiltà meccanica e prodiaiosa. fra macchine del pensiero e vianpi spaziati. è ritor• nato a.d ess~re Quello ori.– mitivo. quello delle ca– verne, ali bastano pochi sepni per esvrimere, oo– citi atti per vegetare: con lo svantaggio che l'uomo primitivo aveva tutta una avventura di scoperte e di conquiste davanti a sé, mentre quello di opai o, se volete, quello di do– mani, il macabro e mo– struoso e robot>, non ha pi.il niente da scoprire. Si dirà che la società non dovunque è arrivata a questo stadio: che esisto– no i paesi sottosviluppati, che ci sono ancora dei barbari che non hanno scoperto niente o dei po– veri che non hanno avuto niente. E' vero. Per q1ie– sto ho detto che il futuro (Contlnu-;--;- pag. 6)

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