La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 11 - 12 marzo 1961

Pag. 2 za n plano delle vicende esterne, preoccupandosi meno di delineare con eguale evidenz.a le vicende interiori. Il dramma di Diego Fab– bri ha un'architettura pre– cisa anche nella sua par– tizione. Il primo atto pre– senta Teresa davanti al giudizio della magistratu– ra, il secondo atto davan– ti al giudizio. dei fami– liari, il terzo atto davan– ti al giudizio della sua co– scienza. Sono tre tempi di un processo coerente. LA FIERA LETTERARIA Avvenire della Televisione J (Continua da pag. I) intereasi e di avvenimenti. ben al di là di una rbtretta !unzione cronachistica. I motivi e !e OSSei"IVazion..i espo&te e.i portano quindi a ritenere. sulla base delie e~erienze fatte e dell'aicco– g:Uenza ad esse riservata dal pubbU.co. che i<i mezzo televisivo presenta una ,pluraliità di d.ilspon~bilità: si trati:a di $a-perle rendere operanti. di svilupparle in annonia con le precipue caratteristiche, m definitiva dj impostare l'impiego deglt strumenti con una lib&a propensione ver,.:;o le p<'.>63ibi:litàvirtuadmente o!Certe e verso l'intehligenza e h. capa,c.ità del pubblico ad acco– gliere le !orme originali di un nuo,·o linguaggio. Fid11ci" nella televisione e nel pubblico Sono due elementi inscindibili e complementari. Quando si parla di fiducia verso il pubbli<:o non ci s-i riferi'Sce ad t',potetiche atitese ma ad indr'Cazioni ben precise e determinate. affidandosi ad una scmpHci+..à di mezzi intPndon-0 espri– mer!! cor,tenuti di una certa intensità, di una certa consi– stenza. Ric-.-.cono a colpil!'e nel segno quando credono in quello che dicono e quando la loro p: -esen.za sulla scena cor11isponde ad una esigenza di comunicazione non este– riore. non for7.,j4'-~. ma filtrata nell'•intimità del senti~ men~o. E' una sincerità che M? nell'attualità risulta i~mdi– bile dalle immagini. in sede artis\Jica si nivela inscindi– bile dal linguaggio vero. Tutto quanto è sofisticazione, o eccessivo convenzionalismo, o mam:pdlazione. o cere– bral<tSmo in televisione trova scarse ragioni di essere. in quanto il video. come si è detto. !a sbrigativa giusti– zia deg!l elementi men che nat.urari e t?en\Uni. Esige11=a rii autonomia del linguaggio televisivo Si è così giunti a t.ra.ttare, per tappe successive. del problema di fondo che in notevole misura riassume e wienta i vari punti ,~ia via indicatd. Da!l:l'ilt 'ldiui:iz.zo c he emenge. non iper rigide impostazi-0ni dottrinarie ma sulla soia dell'09Perj,enza. dai diversi motivi sin qui delineati. consegue la validità. la proporubilit.à. essenziali a fini espressivi. di un l:ng\13ggio televisivo autonomo e diffe– renziate da Lutte !e 81tre !orme mutuate da mezzi s~ili (cinema e treatro roprattutto). La ricerca va pert.arvt-0 impostata verso tipi di spetb3oo.Io, al!'intemo dei vari generi o in gener:i di cecente !orimazione, che presentino caratte!!is'biche ed agpetrt.i definibili nclla maniera più efficace proprio .in ra,pJ)<X!"to al mezzo televii:sivo. e, M. S.: 32 anni (Frenastenia) Domenica 12 marzo 1961 del I ;I Linguacciul o * rii fl<A \CO fOCHI .. Lo ~tesso che se chiomas• simo le nosae s:rade con numeri. come in Amer1c;;,•: questa fra.se . con cui abb:<1-– mo chiuso il nostro du;cor– setto del 29 si:ennato. Cl ha r:rr:u;,,:to pi~n p1:1~te liu.'t~;: Cnsa che non ci aspettavamo 1ffaUO. n!"r né l' mp<,rt.,·. d molto più il medes:mo d1- scorsetto che non la sua chrn- sa. butta::. li per caso come una frase qualunque Anna Prodemer ha con– ferito al pe-rsonaggio di Te– resa Desqueyroux un'an– goscia tragica molto sug– gestiva e, nella sua inter– pretazione è stata valida– r.1ente sostenuta ed anzi «eccitala> da Antonio Bat– tistella, che è stato un Bernardo veramente mas– .9iccio e scostante. Ma an– che nel rapporto fra i due personaggi è mancato que– sto secondo piano della vi– cenda: l'alternativa di Te– resa che è inserita da una parte negli eventi mate– riali della famiglia e che dall'altra tenta di espri– mere la sua ansia di chia– rezza interiore. Privato della sua doppia prospettiva, per la quale è stato costruito, il dramma rischia di divenire il rac– conto di un grosso caso giudiziario e la rappresen– tazione di un esemplare di psicologia nera. In Teresa. Desqueyroux è. invece, tracciato sopratutto l'iti– nerario che in un soèoii– z.io umano refrattario p:.iò condurre al delitto un'ani– ma non ma-lvagia ed è, sia pure genericamente, indicato l'altTo più arduo itinerario che attraverso il dolore può ricondurre alla vita spirituale un'an~ma caduta nella malvagità per la propria fiacchezza e per la sorda congiura di una società. E dei tre giudizi che Teresa Desqueyroux subisce il più severo è sen– za dubbio quello della sua coscienza. Alla fine la pro– tagonista rimane sola sulla scena, quasi simbolica– mente. Un esempi-O: il ciclo del e Teatro popolare a era 5tato proer,ammato anche in ri!e.rimento .illa valuta– zi-0ne che si dava delia strutkin e della mau.rrità del pubblico televrisivo Haltiano: un pubb~ indubbia– mente frazionato in una vari~à di strMi a diverso grado di S\"iluppo e di p~arazione. per cui si suppo– neva che tede serie fosse destinata ad un largo sl.J(.'çeSSO. e sopratbutt-0 a ri~tere un alt-0 ,gradimento in !'~porlo ad altri generi della prosa. Ebbene. a ciclo concluro. ~i è potuto stabilire esatlamente. riferendosi ai da'ti stati– stici completi elaborali all'intemo e a'1l'estern;:, deJla RA.I.. che l'accoglienza del pubblico è stata sì positiva. ma indubbfamente men-O intensa di quella tributata a numerosi allestimenti dt>l teabro o1'assico o tratti da un repertooio di più elevata qualità. Questo rilievo appare di e.cseni;iale irrrpo!'tanza per :r,iconoscere le conseguenze del:l 1 a2Jione di divulgazione culturale che anche le tra.smiss1oni televisive hanno contribuito ad a!IermaTe e JiHondere. La percei;ione di una positiva evoluz.i-0ne dei gusti del pubb1ico - di un pubollico non risi.etto a partiicolairi ambienti o st:-ati sociali ma ve1"'3.metite a base nazionale - deve tradursi nell"timpegno a fare d-ai risultati ra:ggiunti un nuovo punto di pa!'tenza. a perconrere sen2l,3 reticenze e con rinnovata fiducia vie anche oultural.mente qualificate. La riprova della esattezza di questo metodo proviene dalla consta.fazione che anche i v.atii lawori t.ratt.i dai generi e repertori tradizionali. come si è già aocennato. trovano in itelevis.ione una maggiOI"c incisivi1à. e validità - indispensabile quindd alla diffusione dei loro cbntenuti ~enzhrli - solo attraverso un'opera d'i "riduzione.. e adattamento che per cosi di!l'e li !inquadri nelle nuove specifiche esigenze del lingu.ag, g.io ielevisivo. diverise da queile dei mezzi espressivi per 1 quali sono state origi– naI'Tlamente concepiti. Lo stesso tea1:'o olaesico assume m televisi-0ne una maggiore evidenza ed essenzialita - e quindi mantiene intatta tutta la sua !orza pe:renne di messaggio - non solo quando si-ano state apportate le indispen:sabi.:1i tni:sfonnaz.ioni ~iguardanti le bradizionali foome di azione scernca. ma soprattutto qumdo 1a sua l'ea:l.izzazione sia stata indirizzata in relazione alla diffe– rente misura del moviment.o e di espressione della rap– presentazione televisiva. Pittura Ma ora che i le~tori l~ han d:-.to tanta inattesa impor– tanza. diamogHcla .;nc-he n<ll. cons;der,;,ndo .,;oprattu:to la lettera di qUt'll"1ne:eg.nered1 Verona che. stringi stnmi::. viene a dir questo: ~ Perbac– co. i numeri al posto dei no– mi. sulle strade e le piau.e dltal.a. ·darebbero un s-enso di mecr-anico. di freddo. di mil:tarPM"Oe v:a dicendo: m"l neanche certi nomi! CÌO". per spiei;!arci. certi nomi di re– gime!...... Diego Fabbri con questo dramma, nel quale la ma– teria del romanzo di Fran– çois Mauriac è rivissuta in una dimensione teatra– le, ha composto un altro processo che ancora una volta non è un praces_so ai fatti, ma un processo aHe anime. GIOVANNI CALENDOLI Una lettera diAnna Proulemer Ricevo, proprio q tt a I c Il e i.stanle prima che il giornale vada in stampa, fa seguente fertera della signora Anna Proclemer: Caro Calendoli, sento il bi– sogno di portare a Sua cono– scenza un incidente di carat– tere tecnico che ha compro– messo ieri sera l'esito del se– condo atto di e Teresa De– squeyroux •, ed ha a\luto - come Le spiegherò - gravi ripercussioni sul terzo. Questa necessità non mi è dettata da alcun moti,·o pra– tico (le critiche sono già usci– te, le reazioni del pubblico della prima sono state quelle che sono state). Ma io credo troppo nel mio, nel nostro laYoro, per permettere ad un incidente di carattere esterno di tra\lisame la qualità e le intenzioni. E' il mio modo di protestare, se non altro contro Dio. Ecco i fatti: per un par– ziale corto circuito a metà del secondo atto, quando Ber– nardo sale in camera e Tere– sa rimane sola accanto al fuoco, non è stato possibile fare sorgere l'alba dietro i vetri delle finestre. Era un movimento di luce lentissimo e perfettamente calibrato che cominciava alla prima pane del monologo e saliva fino alla morte di zia Clara rag– giungendo la chiarità del mat– tino. Conseguenze: 1) Assurdità di un buio così fitto su di un monologo (unico punto del dramma in cui Teresa riesce, essendo so– la, a spiegare in parte se stessa). Il « personaggio » alla TV E' a tal proposito ohe si può delineare con maggi.ore chi.;.orezz.a uno degli altri e punti> topici• del dfoattito' eulle cara\.teristti-che della tele•.r:isione. Un'altra grossa obiezione. r,iv-01ta a!I mezzo televisbvo. tendeva a dimo– st.ra: re a-a difficoltà di proporre in televisione una imma– gine acx:ettabile dal pubbldco. e sodmsfacente dal punto di v.i<stadeUa or.it ::ica.e quindi non serr~lioistica. di quei person~,i delia letteratura ohe risultino pa:rticoi!ar– menite complessi e non definibi'li per a,pproo.si.rnazione. Anche q,'.lesto intenrog.a..tivo è siato sciolto dalle ef– fettive realizzazioni: bzsti ciLaire. per la sua rilevanza. Ila riduzione televi,siva de e L"Idiota • d'i Dostojevskij. Il romani.o si imipem1ia come pochi su una fio<>"UI"a cen– ta,a1e estremamente complessa e non riducibile ai con– sueti elementi ,pgjcologici. che è tiuutora oggetto di oon– trastanbi. valutazioni or.i-tiche e della revisione òi precedenti im,posta21ioni interpreta'live. .mohe pen;hé si pone al centrro di una problemabica che a.Monda molte raòici nel terreno deUa cultura aitltuaile più trnpegnaba. Ora. questo lavoro esbremamen:e ndbile e complesso. è stato presentato. per meuo defila televisi<me. ad un pubbHco precedentemente impensabile. con l"'isultat.i sottolineati fa<vorevolmente da più p...rti - compresa la criltlica maggi1orunente qua,Jjficata. Questo e3eJTl!l).io significatii.vo vale a confermare e !f1ibadire, con maggiore ampie22a.. quanto si era già p.recedenbemente iinò:icato: che la televisione, come con– sente la realizzazione autonoma di opere spettacolar– mente complesse. co-sì oCfre adeg:uate possirbilità alla rappresentazione originale di laVOili di elevato canienuto cultU!'ale. Quindi i realizu.tori televisivi non debbono arrestarsi di fironte a limiti arbitrMiamente posti o autop091ii, ma procedere con i:'anchezza nella speri– mentazione dei mezz;i a loro offerti. plllI'Ché sappiano accostarsi ad e3Si con un at-io di ruperta di.sposiziooe e con la volontà eUettiva dì adSim1iiaz,ne e erpprotondirne i precipui elementi di espressione. La TV e l'attualità Un a1t1ro aspetto particolannente congeniale e deter– minante dell3. televisione riswta connesso oon la rtPre.sa. diiretta di avvenimenti d'attualità. Esiste anche qui un rapporto di proficua interdi!pendenza: da un lato la tcle– v,isione è il mezzo che. fra tutii, può dare all'attualità il massimo ni:saa!Jto e la più sigmficatiiva di!liusione. dal– l'altro la ripresa d'attualità Io.rniis'Ceal mezzo televisivo una essenzi~\e ind:ioa2ione della strada da seguire in tubt..i ii campi. Senza -aver la pretesa di enunciare teorie già defl.niie o di forniire una l"licebta ~positamente con– fezionata - come si è accennato una e sinteri » pro– gramma.tica sulle finalità e sui mocH espressivi della teleV'isi-One è ancora in massima paTte da cost.ruire. e 1PUÒ formars-i OOlo attraverso cLivensi contributi e uno sforzo comune di formulazione - si può forse G.ffer– matre ohe è Jla1roualiià a darci la chi-ave per la ooluzì.one di numerosi problemi. in quanto essa è appunto agli antri-podi di q_uglsiasi M-tifìoio o retonica.. Di fronte alla verità orìgiinaria delfimmaJine in 11.tpreSadiretta. che meute di pe.- se in m-0to i:.-iantanea– mente la !onmai;:one del giudizio dello spettatore, non vi è 1ntervent.o manilipo1a:tore o prevantcato!'e della pa– ;r-ola. del commento SOV1rappost.oche tenga: quell'ele– mento indi:screto de1la macchina da pres-a o della tele– camera è più eloquente ed efficace di qualsi?.si discorso. e non ammette - o ne fa giust.,izia sommaria - ogni operazione ip.reconce-~ta e artificiosa proveniente dal– l'esterno. In tempo dj Olimpiad,j si può ['Ti'cordare come an'Ohe uno dei più plalt';ibi,!.'1 e comprensibHi stimoli della passione ~biva, il e tifo a per gli atleti o le squadre della propria <rappresentativa. trovi limiti obiettivi ad arbitran sconfinamenti o a pareri troppo palesemente in.filuem.:ati. propri-O nel nitido ed incon– troverl'tlibile Tesoconto che l'immagine televisiva dà deU'e!!ettrivo svolgi.mento deitle gare. Lo conoreta attuazione delle fatem:rion.i cosi esposte ricrnede quindi un vasto sforzo produttivo che si orifonti a ,portare alfa televisione. per svdluppaire le realizza©ioni originalii ed autonome, le !orze più V'ive della oultura italiana contemporanea, in tutbi i suoi settori. Apporto di nuove for=e alla TV L'adesione in t'3!l modo auspicana può conbrastaTe in cause diver3e. ohe tuttavia ~paiono più frutto d'incom– prensioni o di difficol!tà non ancora chiarite, che impe– dimenti obiettivi. C'è. da parte di taluni. uornùn:i di cul– tura. una certa perplessità o qUaSi diffidenza veNO le possibilità inti'linseche offerte (o meg:lio. a loro giiudizio. apposte) ad una attiWtà creativa dalla televisione. a cui si tende ad a-dde'bitare in esclusiva, confondendo per essenziale ciò che invece è piuttosto attinibui•bile aù!e immancabili defìoien2e e agli elementi contraddittori d'L.' un'azione così complessa. la responsabi1i~tà per certi EOt· toprodotti della diffusione di mas.:;a. E" compi'to pertanto di chi, per ormai assodata espe– rienza, si è coerentemente convinto della validità del J1inguaggìo televishro come :forza autonoma dl espres– sione artisti-ca. cereare il di-alogo chianifioat.ore per i-~ rare pregiudizi ed !incent.ezze. e contem,poraneamente agire concretamente per dìmostraire ooi fatti H proprio assunto. operando a mi~Horare sempre di più il livel!lo qualitath'"O dei progTammi televisivi RODOLFO ARATA (Continua da pag. I) vi leggono i medici? I me– dici vi leggono una inten– sa carica ,:r~et~va. Terzo caso. Severino. 32 anni. Frenastenia. defi. cìenza dello sviluppo fil~i– co psichico con disfonnie cranio tacciali. Lo hanno portato. a ti. tolo di prova. in una gran– de città. La grande citta è rimasta conficcata den– tro di lui. E quando si è messo a dipingere. ha sfdgato que– sta carica di ricordi. La strada, i tram, i selciati. i fili,· i semafori, le auto– mobili. le barriere osses– sionanti di case con fine– stre tutte uguali e tutte vuote. c·e un movimento esa– sperato, una ossessiva ten– sione di vita. Ma non c'è un'anima. Non si vede una sola figura umana:. Come mai? Il motivo sta nel fatale isolamento del malato che si sente sperduto anche nel cuore di una !olla. La circostante umanità per lui non esiste. Esistono so– lo le cose. 1 colori sono bassi, livi– di. sinistri. Fase depressi– va. deducono gli psichiatri. I BIBLIOTECA I ENZO CERVELLINO: e Anti– coli Corrado, nella storia e nelle tradizioni •. Arti Gra– fiche Di Mauro, Cava dei Tirreni. 1960, pagine 92, lire 600. Em.o Cervellino si rivela w10 studioso allento di tra– dizioni popolari, docume,aa- 10 in bibliografia, sapie11te nella ricerca, cbrdiale co,1 il lellore. Se sono possibili comparazioni i11tale dominio dove il caso e la forlllna di– spongono più. di tulle le atti– tudini, non è arrischiato dire che Cervellino ha facoltà e intuito per ampliarsi oltre i confini di una si11gofazona, Il Pitrè, Toschi, Coccl1iara so110 stati e sono i nostri più illustri conoscitori di rradi- ReginaAgnesini * Il balcone Si arrampica all'asta d'edera una figura nel novecento che fuma e la ripiega aJla sua tragica fantasia. Sul balcone tra le tende gonfie e i gerani siedono le donne feconde, e corre alla verde panchina vuota la vertigine di un sesto piano, di terrazzi spalancati alle magie nuvolose; l'acqua fa mulinello al muso di un bastardo. Sulla tavolozza il giornalaio appende Venere, tra gli sporchi specchi delle molecole dove il bambino a spicchi mangia l'arancia e il sole. A una nascita che mormora tutto il mondo s'insegue così gaio alla mente mentre urlano il mezzogiorno le sirene e la finestra ingoia luce. i.ioni popolari, Ccr1•elfi110 po– trebbe esserne w, aflie,•o 11011 scade11te. Gli altri suoi volul11i sulla Lucania antica e sulla Paremiologia lucana so110 1dreriori termini d1 pa– ragone. Queste ricerche su Anticoli Corrado rise11to110 di wta sorta di eccessiva a{feuuosità nei confronti di queste tradi– :.io11i,quasi che siano u11 po' tlll debito di riconoscenza. A 1•oferscoprire qualche adden– tellato psicologico con l'os– ser11azio11e si deve capire che egli, come dichiara, si è de– dicato al lavoro negli anni 43-44, cioè gli anni più cru– ciali nella vira di tufli. Cer- 11ellino, profugo a Anticoli, cordiafme11te accetlato dai paesa11i, si è messo a sw– diarue le tradizioni. li e ser– vizio di riconoscenza • si è poi rivelato utile auche co– me studio e come divulgazio– ne. Perché verame11te Anticoli Corro.do, che come si sa è stato la patria vera e ospita– le di molti pillori contem– poranei italiani e stranieri da Pirandello a Capogrossi, da Arturo Martini che vi lta fatto una fontana, a Koko– ska fino a Pietro Gaudenzi e numerosi altri, merita una conoscenza 110,t campa11ili– stica e paesana. Il volume è dedicato e a Jacopo Gaude111..i • .(figlio del pittore Pietro Gaudeuzi e og– gi inarrivabile. e conoscitore di cose d'arte •J. 2) Mancata sensazione del passaggio del tempo. Dalla salita di Bernardo alle prime parole di Teresa passano del– le ore durante le quali matu– rano gli argomenti e la dispe– razione del monologo stesso. Per questi mot:iv'i ci sembra ohe la ri,presa d'attiua– J.ità oostibw3ca la vera !orza dinamilCa e congeriale della televisione: per la pocsGibilit.à di presentare al giud:mo autonomo del pubblico :italiano - e si spera. in sempre più la•rga misura. di un pubblico europeo - le integrati caratteristiche dei !atti. delle situa.zìoni che vengono di volt.a in volta inquadrate. E' su questa Linea di ri:gore e di sincerità che la lei;ione dell'attualità va estesa ed appro!ondita a tutti i settori deUa programmazione 1:elevi:s-iva. A vVlic.inansi alle immagini con la parola. non significa quindi sowapporre questa a quelle. ma affian– care un commen'"',o ili più possib.:Je ~tt-OSO e con– gruente all'inequivocabile significato che da esse proviene. Ed è in questo che la televisione deve differenziarsi I'----------------------' G. T. 3) Mancata comprensione del suicidio di Teresa (unico elemento che poteva forse conquistare la pietà per que– sta poYera creatura spinta a tale limite dì disperazione). 4) Assurdità dei rumori esterni (galh, -campane, ecc.), e della morte di zia Clara che si era vista un momento prima. Mancanza quindi del senso di e miracolo• che que– sta mone comporta. 5) Situario-qe angosciosa in cui sono venuta a 1rovanni io, come attrice, sentendo lo spettacolo (proprio riel punto che AJbertazz.i cd io conta\fa– mo fosse un punto di forza) franarmi sotto i piedi. E con– seguente shock nen·oso con ripercussioni sul res10 della serata, che soltanto la mia lunaa esperienza di attrice mi ha permesso di dominare en– tro certi Hmiti. Essendo mancalo per tut– te queste ragioni il nucleo del secondo allo, il tel7.o è apparso parzialmente gratui• to. La sua apparente e disso– ciazione• (tipica anche del romanzo) che è, a mio av,i– so, uno dei suoi pregi, risul– tando disancorala dal tenta· tivo di suicidio di Teresa (ri– peto, fondamentale) ha tolto parte della comprensibilità e tutta la simpatia che Teresa decisamente da certi Cl'.!"iterigiomalislici validi semmai limitatamente a..lla radio. Una eccessiva verbosità, un eloquio incontrollato da parte òel cronista, appaiono fastidiosi e contiroproducenti. posti a di-retto confronto con la nitida evidenza ed essenzia]jtà - di per sé e parlante• - delle immagini direttamente tra..:messe. Espressività della TV Da quanto s.i è detto. deriva,no i presupposti di un metodo efficace anche per !arme espressive più elabo– rate e complesse. ln telev;jsione ~i artisti reggon-0 il confront-0 con il pubblico quando si tratta di autori, registi, attori, che si sarebbe conquistala. Ecco tutto. La ringrazio di a\'ermi ascoltato. Non pote– vo sopportare l'idea che una maligna casualità creasse equi\'oci sulle nostre inten– zioni. Molti cordiali saluti. Anna Proclemcr Non ho, purtroppo, il modo di assistere ,movameme allo spettacolo e di riscrivere l'or– ticolo pn·ma della pubblica– r.ione di questo ,mmero della Fiera l..ct!craria. Ma, poiché anche la cronaca ha i suoi diritti, credo ad ogni modo che sia più utile per ,f le1torc arrivare ad un proprio giLt– diz.io sullo spettacolo, inte– rrando la lettera della siguo- ra Anna Proclemer cou il mio articolo o viceversa. L'incideme, che 11011era chiaramente rilevabile dalla platee, ha certameme privato il testo e lo spettacolo del suo l'ertice drammatico e fortemente attenuato cosi il valore poetico della vicenda rappresentata come la forza defl'in1erpreta:.ione di Anna Proclemer. Siamo spiacenti di a\•er as– sistito ad un'edizione di e Te– resa Desqueyrou.x • mutilata per un caso fortuito ed im– prevedibile cd appre:.tiamo molto fa lealtà della signora A,ma Proclcmer che ha \'O· Imo rendere noto l'incidente ai critici. G. C. Hans Hartu ng: Composlzlonc, 1957 e /olliti E anche qui la ripeti– zione. Pochissimi gli elementi in gioco. Ribattuti in una folle iterazione. Guardate. per ese!Tlpio, il reticolo sconnesso ma inesorabile dei selciati. E' uno dei casi più interessanti. Si ha la sensazione dt una corsa disperata nei gorghi del traffico. La città diventa un in– cubo, cateratta di macchi– ne intersecantesi in un la– birinto di strade e di ro– iaie. fra esagitati scena– ri di case. E anche le case si muo– vono, si precipitano, si pie- M. M.: 32 anni (Sindrome dissociativa) gano. si contorcono, il flus– so dinamico della città si trasmette alle loro geome– triche mu~aglie~ Questo qui si chiama Carlo, ha 44 anni, dipinge e scolpisce. E' un paranoi– co. Uno schizofrenico. Gli danno dei grandi fo– gli di carta. Lui li riempie da cima a fondo, senza la– sciare alcun margine. So– no sagome di uomini. di donna, di ucceli, di strane macchine, di cannoni, di aeroplani. di cassette, di giostre, di treni, di carri armati. Sono racconti ermetici narrati con quattro cinque parole. sempre le stesse. Vengono alla mente i grafiti delle grotte preisto– riche, i bassorilievi egi– ziani. Di composizioni come questa, Carlo ne ha !atto ormai centinaia. Che cosa vuol dire? Che ricordi in– tende rievocare? Che allu- cinata storia cj racconta? Senza lontanamente im– maginarlo. Carlo e arriva– to a uno dei grandi segre– ti dell'arte: la potenza del– la ripetizione, perseguita con devota ostinatezza ar– tigiana. Grande arte non .e cer– tamente la sua. ~.Ja chi può negare una inquietante suggestione? Si possono passare delle ore a decifrare i suoi qua– dri. Dov·e il nostro mondo di tutti i giorni? E' lonta– nissimo, è perduto, c·e di mezzo uno spaventoso abisso. Curvo sul tavolo. col piccolo pennello in mano, da mattina a sera Carlo allinea le sue fi~urinc. schiera i suoi eserciti di uomini, donne, uccelli e mostri, personaggi di una infaticabile epopea che nessuno di noi saprà mai. Ed ecco Luigino. 36 an– ni. Sindrome dissociativo paranoide. idee persecuto– rie e stolide. si legge nel– la cartella clinica. Guarito. è stato dimesso dall'ospedale nel giugno scorso. li cammino della guari– gione si può leggere in questi quadri. I primi sono come delle esplosioni. tutto si frantu– ma e si disperde. Stato dissociativo della persona– lità. sentenziano i medici. Il malato è ancora stac– cato completamente dalla realtà esterna. Poi nei suoi dipinti co– minciano a comparire. pro– prio nel centro. delle for– me tondeggianti. E' come qualcosa che si coagula. che si !erma. che si organizza in mezzo al caos. Il nucleo si definisce sempre più decisamente. Da un incerto grumo si arriva a qualcosa di simi– le a un cerchio. La perso– nalità. già smarrita e scomposta. ha trovato un puntello a cui afferrarsi. Clinicamente. e forse anche artisticamente. è questo un esempio mera– viglioso. Sembra di assistere, at– traverso le lenti di un mi– croscopio, alla nascita di una cellula. Il primitivo incerto coa– gulamento si è definito in un cerchio sempre più chiuso e fermo, il cerchio via via si espande, si di– lata. si arricchisce. Non è più una forma va– ga e inconcludente. Il nucleo di condensazio– ne è diventato qualcosa di vero e di vìvo, è diventato un fiore. L'uomo è uscito dalle tenebre. ha ritrovato le cose del nostro mondo. L'uomo ora dipinge una rosa. L"uomo è guarito. DINO BUZZATI Come dar~Ji torto'! Fra l'altro. Il continuo riba~•ez– zare strade e piazze. secon– do il nnto che tira. è ~o– modis.simo: per i cittad;nL per i for~slieri. per i porta– lettere. per tuttL Andate a chiedere a cento Romani. a bruciapelo. dov·e. in Roma. Piazza della Repubbhca: for– se dieci sapranno che così è stata ribattezzata quella che tutti. Ror.-,an: e nl". c-onos-:-o– no come Piazza dell'Esedra! Ci vien m menle. a propo– sito della comodità. un bel– rarticolo del compianto Sil– ,·io Netro. apparso quatche anno fa su ... Le Vie d·tta– lia -: non solo pittoreschi - vi si diceva - ma comodis– simi. i nomi della Roma vec– chia: mentre queUi della nuo– va. tutti ispirati al criterio commemorati,·o. .i;ono fonte di continua confusione Giacché ci siam capita: . vorremmo sus;::genre alla suddetta rivista. unica nel suo genere e meritamen:e molto letta. di compiere. a proposito del guaio d1 -cui parliamo un f':rcursu.s pf'r le città d'Italia: ne verrebbe una rasseg:na divertentis– sima ... Per conto nostro. il più bello spasso ce l"ha fomito Pisa. con due sue piazze. La prima. che ha tanto di mo– numento a Vittorio Emanue– le II. s'intitola a lui o alla Repubblica-:' Due. tre. quat– tro piante della città luna stampata dal T.C.I.. un'altra daffE.PT.. un'altra da una ditta di benzina. ecc.) non ci '<l'ICcorron•l prrrh~ non si trovano d"accordo. Che è suc– cesso? Che Vittorio Emanue– le cedettP. sL quindic-i a"'ln fa. il posto alla Repubblica; ma dovendo.'li. poi. per coe– renza. abbattere il suo mo– numento. la piazza ha prefe– rito rltomare a Vittorio E– -manuele U. mandando Prn=– .:a della Repubblica a cer– carsi un altro posto accanto al nuovo Palazzo di Giusti– zia: il che. oltre a far na– !=cere la confusione che s' può irnmaginar~. nM é Ci!rlo di– Rnìtoso nè per la memoria del Re Galantuomo nè per il nome della Repubblica Ita– liana. L'altra piazza sarebbe quella di Santa Caterina: co– si chiamata, fino alla il,Jer– ra. dalla splendida chiesa go– tica che \"i sorge. Dopo la e:uerra. nassò ai t\larriri 1 lrl– la Libertà. '.\fa la trad1zrone. la consuetudine. la biacca facciata, laJ!Jtiù. che ricorda In modo cosi ,•ivo il vecchio nome? ... S'è venuti a un ..:um– promesso: metà dclia ;:,faz– za (quella do\•·e la chiesa} continua a chiamarsi Pur:::.:a S. Caterina; l'altra metà (quella alberata} sl chiama Piazza Martiri della Liber– tà. Due piazze in una~... ~o. secondo l'ufficio tecnico del comune di Pisa. che in que– ste settimane ha fatto appor– re un cartello cosi concepi– to: .. Lavori di sistemazione della Pia.:za (si npola re) S. Caterina e Martiri della Li– bertà•. signil'l.cando in que– sto modo che la piazza è. co– m'è veramente. una sola: doppia solo nel nome! VE-HBA VOLANT Di questo passo. non c1 stupiremmo cii trovare. in qualche altra città d'Italia, una piazza che per sei mesi si chiama in .un modo e per gli altri sei in un altro, co– me Proserpina. l\la non sarà inoppor~uno. a chiusura. metter le mani MA. DOR, FONDl - Passo i suoi racconti a Minosse. Quanlo alle sue poesie, sen– ta: legga sempre e molto, ma cerchi fin che può di non imitare nessuno, nemmeno in un ,·crbo (quel cprocc;;nn– bo • sta bene, e neppure troppo ,dove l'ha tro\fato, ma non nella sua poesiola tu1ta campagna, erba, odore di fu– mo e di latte appena mun– to). Auenzionc ai poeti che la porterebbero, ora, troppo lontano, dandole sogni che non può sognare. Lasci la sua \'Cna tenue, filiforme, di breve immagine. E la irro– bustisca da dentro, nel pen– siero. Mi rimandi qualcosa tra qualche mese. NAN. LC.. BOLOGNA - Troppo lambiccato, compli– cato. La poesia arri\ a a si– mile astrattezza? Può darsi, ma perdendo se stessa. E poi, troppa anticaglia libresca. SE. PRA., TN. - Le piace avanti, sui nostri sentimenti :.criverc, ne ha bisogno per verso la Repubblica (alla i suoi 23 anni? Scriva. Ha quale. nel '46, abbiam dato da dire, almeno per quel il nostro voto) e verso I che posso capirne io. Un ap- '.\1artiri della Libertà (a flan– F~t~!o~i \~;~ttT 1 fin~efi~i~e!i 1: co dei quali c'eravamo tro– tre estese in e frasi•. En- vati. con ugual rischio e trambi i casi mi paiono an- id_eale. due anni prima), cora una prosa che tenta di L essere antifascisti e repub– di\'éntare poesia. ancora blicani non toglie affatto il troppo fluida, troppo aperta fastidio per una retorica _ alle prime suggestioni. Strin- di lingua e di costume - che ga da uµa parte, allunghi dal- proprio col fascismo spera– l'altra, colga la sua misura, vamo sepolta, ~I~!et~i~·o c~lg~o~~~s~~\~~:.~ l,--------- sba\'aturc e senza sillaba- EDITRICE bene 1111rcu.ata, ina- zioni gratuite, di scoperta dc- tcnnale cspe:r1eni.a, e:samln.t m•- CAROr-.TTE rivazione ungarettiana. La\'o- noscriuJ, poesie,no\clle, roman- ri e si rifaccia viva. Auguri. d, nggl \ar1, pubbllcando e Legga Pascoli, Montale, Qua- 111nclando le:opere:merlte:\oll,• ~i~~~~~ u~a ~~7im~~r:;~n~:~~~ condb.lonl di particolare (nore, sici. Sono pane. Scri\•e:re: L'APPRODO DEL SUU, Lun10 Teatro Nuovo, 2', NapoU.

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