La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 10 - 5 marzo 1961

Pag. 2 Essa segna una e frattura> nella parte del diario cor– rispondente al periodo di quel e resoconto di labora– torio>. alla cui stesura e pubhlicazione !orse non ri– mase estraneo l'esempio fornito da Gide col serra– tissimo Journal riguardan– te Les faux-monnayeurs. Va dalla scoperta di una ombra nelle radiografie dei polmoni e dal manife– starsi dei primi stati feb– brili. all'intervento chirur– gico nella clinica universi– taria del Billings Hospital di Chicago e al viaggio di ritorno in famiglia. E se durante la degenza e il pensiero dell'opera>. do– vuta eccezionalmente in– terrompere. fu e come una ferita aperta che bastava toccare. sia pure amorosis– simamente. per ferire in modo impre,·isto la sua de– bolezza >, si sentì felice quando. restituito' fra i suoi libri e fra e le solite cose necessarie alla sua in. calzante attività>, s'ebbe dal genero G. A. Borgese l'incoraggiamento a segui. re la decisione, già presa da un pezzo, di e non pen• sare per il momento ad altro che a terminare il romanzo il q.uale, in com– plesso. gli pareva in porto e il cui svolgimento gli era ben chiaro. Certo fino al- 1' ultima parola avrebbe presentato difficoltà. anche grandi. ma passo passo le avrebbe superate>. E ap– pena due giorni dopo il ritorno. ripreso il diario. annota: e ::',Ii occupo delle ultime parti del manoscrit– to>. Ripassò le correzioni; riattaccò la stesura: vinse intralci e afflizioni. e La• vorerò anche senza aver dormito>; e gli riuscì. e Ero troppo preso dal compito già tanto avanza– to e troppo sicuro di ciò ehe facevo >. Il lavoro lo teneva in ansia: più che stanchezza, gli dava sofferenza. la sola idea di dover affrontare nuove e prove dì forza> bastava a restituirgli vigo– re e consentirgli di concen- trarsi nel lavoro. Ancora a ottant'anni. Un vero e ma– go>. Senza che tuttavia riuscisse mai a vincere la scontenteua verso se stes– so e traendone anzi inci• lamento per aumentare lo impegno. Una modestia. la sua. dove non si celava nulla d'ipocrita; così natu• raie e spontanea erà in lui la coscienza critica delle difficoltà artistiche e la tensione morale per supe– rarle. Tolto al lavoro per il quale era nato. si senti– va debole, povern, inutile: mentre nel lavoro ritro• vava coraggio e salvezza, respingeva la malattia co– me un'insidia subdola. una tribolazione assurda. J I suo compito. il suo dovere era quello di lavorare. Non poteva lasciarsi di. strarre e interrompere, fuorviare e attardare. e 11 romanzo (del Faustus) lo portavo iri fondo al cuore durante quelle settimane strane e avventurose e tra me compilavo e continua. vo un elenco di correzioni necessarie. Il mio buon contegno di paziente, la rapidità della guarigione quasi inconciliabile con la mia età. la mia volontà di reggere a una tarda e inat. tesa prova di resistenza e il modo in cui la passavo liscia: tutto ciò non aveva !orse uno scopo segreto? Non era forse al servizio di questo scopo e non lo ricavavo dall' insconscio per attuarlo?>. li lavoro lo avvinse co– me una delizia e come una tortura che gli si trasfor. mavano in un'urgenza di espressione. connaturata e insopprimibile: lo protesse e lo salvò. non lasciandolo trarsi indietro dalla prova e facendogliela superare. Esempio memorabile di volontà lavorativa. oltre che di capacità creativa. ENRICO FALQUI GIORi'JALE ARTISTICO - LETTERARIO cerca nuovi poell, scrittori, muslclsll, pillori, ambosessi, per eol– laboraz.ione e valori.nazio– ne meritevoli. Scrivere : • Approdo del Sud •• Lun– go Tca1ro Nuovo 29 - Na– poli. BOITORIAl,B OP RB ml'B- c~clla l'0Sl1tlc 211 R0:\1A (Centro) 1\ 1 ovit,ì CARLO ANTONl CHIOSf All' mmcA pag. 81 \- Lire 300 Importanti co11side:ra:.io11ì critiche nel campo delta teoria dell'arte: la critica stifistica, i geueri lerrerari, l'interpretazione, l'esecui,io• ne, il gusED, il comico, la teoria della lelleratura, la drammaticità dell'arte. Le noslre cdbJonl sono In nndlta ne.Ile migliori llbrcrlc. Grati•, a richluta, Jn\iamo 11 calalogo. LA FIERA LETTERARIA Domenica 5 marzo 1961 Fanfaradellagiovinezza per VictorHugo * di FRANCESCO S.\.PORI A diciassette anni, (elà simile a un cielo all'aurora pieno di stelle) • conobbi • Vietar llugo. Fu lui a farmi toccar con mano le chimere di quell'età accesa e traspa· rcntc. Nutrì il gio\•incllo e anticipò l'uomo. Leggendo, mi pare, a di respirare l'odore del misi ero: il mislero che è la perenne, l'inestinguibile fioritura del Crca1ore di tulle le Cose. Fa, oloso dono: e a pcn:.arci bene, lo è ancora. lnc::.auribilc nelle id!.!c, lnpidario nella forma, ,ertigi– noso nelle comparazioni, destarn a mille a mille echi di , oci che a,•,•ertivo in lui e che mi sembrava d'a, ere udilo in mc. Spaziale e intimista, cosmico e atomico, m'accompagna\'a col suo duplice accento, ora nebilc • ora acciaiato. Come gli uccelli e i serafini; le sue parole avevano ali: sùbito volli fare di tale so,·nmo del pen– :.iero e dell'arte il mio avo onorario. In Quel felice tempo lontano, Pindaro - captalo a fatica e raggiunto nei suoi ,·ertici - mi esaltava: alcuni passi di Virgilio mi colmavano di tcnere1.za facendomi delirare; e Dante, Dan1e non era di già per me la :.omma poc1ica d'ogni cosa. da non confondere con alcun altro grande? Coi classici in casa, come mai sentivo il bisogno d'abbandonarmi a Vic1or .Hugo? Non saprei spiegarlo a puntino; certo non fu soltan10 predilezione o infatuazione; forse per legge di conlraslO, il più eccelso dei romantici mi rese familiaii le ascensioni dagli abissi aJ firmamento:•··· l'orgueil. la joie et l'e.xta:.e - Commc un vin pur d'un riche vase • Débordaicnt dc mc:s dix • scpt ans >. Quel genio cor1cse, che sape,·a trasmettermi il calore dei nidi e la solennilà dell'epopea, era l'inesauribile mammella che saziava ogni mia do– manda. Nume benevolo, me le suggeri,•a lui stesso, inaudite, superbe; e rispondeva a perdifiato. Mi apprese a distinguere il vero dal falso, l'• Iliade• dalla • Ba– tracomiomachia•· Accrebbe in mc a dismisura ansielà, stupefazione, ficre1.za : l'amore del bello e del buono: • ètrc pur, Ctre fie1· et croire à toule purclé >. M'inse· gna,a da quale parte è l'ombra, da quale parte la luce. Era un foro e un orizzonte. Da profondità piene di luce face,•a sgorgare il tripudio di càntici che davano fuoco all'alba. fiori alle piante; festa dell'anima; e un bisogno d'amore, e la sete di Dio. Al pari d'un sacerdote che sappia incutere il timore dell'inferno e la sete del paradiso, rapprcsenta,·a un'umanità piena di colpe, che prega in ginocchio e si sal\'a A lui debbo inoltre un prezioso insegnamento: parlare come se dovessi esser giudicato, pensare come se dO\•cssi \'enir meditato; conquistare, non usurpare quel poco o tanto · di fama che m'a11cndern. Po1ci dunque accostarmi alla prodigiosa intimità lirica e umana della • Legende des siècles • .: dei • Miserables •, apprendervi la f<wola dcli' uni\'erso. L'eterno dramma della creazione, dalle 1encbrc del caos alla religiosa ele,•azionc, baléna tra mito e storia, realtà e mernfora, fede e scicnn~, nell'opera ciclica della •Legende•· lnterminf\bilc Jcgione d'alessandrini nati da un cen·ello solo! Li scandivo a \"OCC alta senza sto.ncarmi, come si fissano le onde del mare sempre uguali e sempre diverse. l miei pensieri d'allora sull'arte poetica di Vic1or .Hugo erano poco più che infantili, bastavano a me stesso né ambivano d'andare oltre. Talora un suo verso mi rimandava ad Orazio: non era abbastanza? Oggi po1rei ragionarne a lungo e altrimenti; a che pro? Non mi garba disdire la pienezza ideale e musicale che aJlora mi comunicarono. A riaprire il ponderoso drap~ pello dei suoi libri. m'affaccio tullavia ad un mondo di superna grazia. Confrontato agli sterili, deserti pa· radisi che ci. si spalancano attorno, talora simili a goflì cd esasperanti labirinti, Vietar Hugo mi porge ancora la chia,·e della felicità: felicità d'essere virn e di godere il bene. Non si può disconoscere che scienza e 1ecnica no– vecentesche hanno ampliato i mondi nei quali godiamo (o soffriamo) di saperci accresciuti, di sen1irci addizio~ nali. Anche i mezzi espressh•i degli scrittori in genere e dei poeti in particolare, si sono raffinati. Ma l'inse– gnamento vic1orhughiano permane intatto: • La poesie est l'étoile qui mène a Dieu rois et pasleurs >. A rileggerlo adesso, si consoliaa in me quella stra– namen1c squisita felicità e mi pare di potergli ancor-d attribuire i due simboli della redenzione e della tra– sfigurazione. • O tcmps de réverie cd de forcc et de grace ... •; a riandare quei ritmi d'ampia serenità :.i schiudono ineffabili \'erzieri, par di rilrovare il godi– mento che risuona\'a nella voce angclicata d'allora. ;~ci~i ll~v~:~f~?e F~I t~~~p~? c{~1iuil fi~~~ :Cbg~J~c~:1ì: :.ua poesia scorrerà ancora nelle floride ,•aliate dei secoli. Varie e contrastanti predilezioni d'arte occuparono, a guisa di bolidi e s1e\le, di lucciole e meteore, le ansiose soavità della mente;• ma Vic1or Hugo rimane un piane1a a sé, concluso, •esauriente, sempre vi\•ido d'un proprio lume inconfondibile. Anche se in lui dramma e melodramma si adeguano e sovrappongono fino ad essere 1utt'uno, egli padroneggia la lolla inane per il trionfo della giustizia e della verità; incarna il binomio • Dio e coscienza > e can1ando ribadisce il singolarissimo suo testamento d'amore. Quelle pagine. incbbria1e di bon1à e di pianto, comunicano un'emot.ionc indicibile a chi ha sen·ito Apollo e Marte con pari devozione. Dopo quarant'anni, tra ninnananne e marce militari, quc:,ta fanfara dell'adolescenza squilla in noi con l'ac– caparrante letizia che non si può scordare. E se le trombe tacciono, pensando a lui, all'inesprimibile mac<,13 dell'arte sua, mi sento avvolto da un nimbo d'ali, Credo di saperne il perché: egli sia:nifica l'amore, quello che non jiudica e non ammette d'essere giudicato: premio a se stesso. Miracolo da csa!lare. non frammezzo ma al di sopra delle cose utili e disu1ili che occupano l'esistenza. Piccola biblioteca Tragedia e liber,azione E' questo il titolo del r:iuo– vo ,,oJumc di f..fario Cmlii, reccnlemcntc pubblicato dal· la Casa Editrice • La Fine– cola • di Milano. Il libro :.i presenta. come una serie di saggi su aspclli determinati del teatro tragico - in effetti si tratta di un libro di pen– siero, una vas1a interpreta– zione della storia umana in chiave tragica. Inoltre, lo sii• le di Mario Cialfì, fondamcn– wlmente immaginoso, ha unn reale tendenza a concludere nella liricità. Gli ultimi saggi del volume sono per questo significativi: essi terminano in due •pezzi• che possiamo definire lirici o corali - nel senso della poesia di pensiero tipica del romanticismo spe· cialmente tedesco e inglese. Per queslo il libro, assai sti– molante e ricco di suggestio• ni. potrà sconcertare i Jcuori specializzali: non è né un libro di critica, né un libro di filosofia, né un libro di P.oesi:1, M:'t tulio questo in· s1emc. 1.a, la quale ci conduce alla fine a riconoscere odia morte l'occasione e quasi il simbolo della rinuncia e dell'amore. La vita deve essere fasciata: non per rinnegare la , ita, nm: per andare incontro ad una vita più larga, a qucll,1 che il Cialfi definisce e la realtà ciel coro». Coll'idea del coro la catarsi tragica assume un aspetlo definito e illumi– nante. Nel coro t: il fine di ogni nostro pa1irc, nel coro termina ogni tragedia, nel coro si conclude ogni corso tmgico dell'umanilà e ogni ~aggio del Cialfi. I poeti greci m·evano dato una rapprcsenta1.ione esatta, potremmo dire fisica del co· ro, offrendo in tal t\todo lo schema eterno e insuperabile della tra~icittl. - ma ogni tea· tro tragico termina. visibil • mente o im•isibilmcnte, nel coro, •e il lungo sag~io su Shake.spearc che coslituisce la parte ccn1ralc e più im– port:1nte del volume teste .pubblicato, è lutto guidalo e come spinto appastSionata– mentc a vh·cre questo feno– meno della tragici1à quale sforzo per uscire dalla ,•ita e dall'incanto tenace del Ri– nascimento, per negare la ci– viltà dei vivi e reprimere quell'assurdo stimolo al riso che costituisce della civiltà l'elcmenlo ,·i1ioso ed elemcn· tare. per obbli~are la specie ad entrare nell'arena tragica, aflìnchc dal suo sacrificio na· sca una specie più larga: la s1oria è una scena tragica. essa è gonfia di luce e la soluzione non sta ohrc di essa, in un astrallo e quasi impossibile sboccio di gloria. • ma nei suoi .siessi limiti, nel suo :.,•iluPJlO. ncp:li tiomini .che In fanno e la distruw;gono senza fine. 11 coro è. Ycra– mcnte. la nostra storia e questa è dunque la sola li– bemzione. cl sangue del– l'uomo la tragedia nasce e si compie•· GIULIO ROS I * E11:.o Cervellmo: • Anticoli Corrado, nella s1oria e nel– le tradizioni», Arli Grafi– che Di lauro, Ca,·;i elci Tirreni, 1960. pagine 92, lire 600. Qucs1e ricerche ~u Anticoli Corrado risenlono di una sor– la di eccessiva afTc11uo:-.i1à nei confronti di queste tradizio– ni. Quasi che siano un po' un debito di riconoscenza. A , o– ler scoprire qualche addcn• 1ellato psicologico con l'osser– vazione si capisce che egli, come dichiara, si è dedicalo al la\'Oro negli anni '43·44, cioè gli anni più cruciali nella \ ita di tu11i. Cervellino, pro– fugo a Anlicoli, cordialmente accetlato dai paesani, si è messo a s1udiarnc le tr:1di- 1ioni. JI • sen•i1io di ricono· scen1a • si è. poi rh•clato uti– le a.nche come studio e come divulgazione. G. T. * PAUL TOURNIER: Disarmo- nia della ,1ita moderna, Torino, Boria Editore, 1960, pp. 176, L. 900. La. disarmonia del mondo moderno ha avulo ini7.iO quando l'uomo ha abbando– nalo Dio per seguire la scicn- 1a in un illusorio cammino di progresso. Sotto l'impulso di nuovi miti, l'uomo ha respinto i ,,:iJori dello spirito; ma non li ha eliminati. Ha rigettato il cristianesimo; ma non è riuscito a sbarazzarsene. Di qui un'ambivalenza. un'incer– tc7.Za profonda, un conflit IO inleriore incoscio. Risuha10: un mondo che ha paura, ma– lato d'un misterioso male: il • male della vita», dcll'an• goscia. L'Autore, psicanalista di chiara fama mondiale, cono· DOPO LA QUADRILOGIA ALESSA ORINA * L'avventura di Durrell L'i11co11tro con La1Vrenct: Durrell ha tutt'altro motil'o d't111anota espficati,•Q .ml .rno roma11zo Mountoli,·c, recè11- teme11te tradotto in Italia e definito il libro viu ecceu– trico della • Quadrilogia di ,1/essandria »: e l'i11co11tro co11 l'uomo fisico, con ri11- tegrita del :.110 pensiero e, voiché l'occasione porta ad 1111 tliscor:.o pi11 ampio, con la respo11sabilita di questo suo pensiero di froute alle correnti opinioui che teudo· 110 ad i11serire 11ef/a società l'artista e 11e /011110,iuvece, wt e:.cluso. Sapore, dw1q11e, d'un ri– ve11samento, esame 11011 i11 st:11s0 orizzontale dell'opert1, ben:.Ì procedimemo in verti– cale .sulla statura dell'uomo· Durrefl, alla ricerca del se• me della sua dis11eraz.io11t: discriminata ili og11i senso e coerentemente imlissolubile. Breve diario d'un uomo che avewi. desiderato legare r.lle ragioni principali del mestie– re dello • scrivere • ragioni d'ordine etico, sociale e fa– miliare, o ,•iceversa; cui il desti110 · lta riserl'ato inl't:ce il JJl"ivilegio - così può e:.– ser dello in talwie occasio– ni - d'1111aamara e sconcer– tante solitudine. Ma 11ou è D11rrel che ha disertato i si– stemi ra:.io11ali della vita: è la vita stessa co11 le sue /i11- ::.io11i,le s11e ipocrisie, il :.-110 apparente rigorismo di leggi e pregiudizi, o forse co11 il ::,t/0 elo[!iato • buo11senso co- 1m111c •. è la vita steHa clie si è alfonta11ata da lui, dai :.11oi sistemi, abba11donm1do– lo al suo destino, incavace a sostenere l'urto con la qua– lità suvcriore di ogni suo ge::,to, di og11i s110 pe11siero, della sua di/lici/e 111eta111or• fasi quotidiana, e/e111e11ti ri– sol11tivi, alla f111 fine, ve,. la Mm sah•ezza. Della • Quadrilogia cli Ales– sa11dria •, dovo Balthaznr (sei set1i111a11edi la,•oro), f..lountolivc ( dodici .\etti111a- 11e) e Clea (otto settimane), Justine - scritto ì11 b11011a ,,arte a Cipl"o, dove D11rrell, dal go1•er11atore inglese, era stato nominato c,ivo dell'uf– ficio stampa - è il roma11- :o che ha richiesto maggior fatica al suo autore, ma die– tro i pochi mesi di ma:.::.t1- cra11te lavoro c'è tutta la ,,i– ta di D11rrell, co11 le sue vassio11i e le f11q11iet11dit1i, il bisog110 di de11aro e le viu amal"e delusioni: fllttO D11r• rei/. imomma, con la s11a stanca fiducia nel mondo 111a co11sape,•ole dell'tmica ragio- 11c ver sopravvit•ere: la ne· cessità di reagire alle sugge- * di OSl'.\LDO e,;. P,U.:t:.'I stioni della realtil, del com· mercio umano, e 11011 per per1•e11ire a verità sterili e co11venzionali, be11s1per af– fermare 1111adefinizione piu aJtiva della 11ostra ,,ira. • Quella di scrivere - dice Durrell stesso - è 1111a sma· 11ia che 11011 mi ha al,ban· do11ato mai, sin dall'età di sette anni; che mi ha mina– to la carriera, an:i. Quando lavoravo per il Foreig11 Of. /ice i11co11sapevolme11te/ace- 1•0 di tutto perché mi licen· z.iossero: mi ubriacavo op· pure spi/feravo i segreti di u/ficio. Eppure 11011 ero ma– le, come addetto stampa. Ma ml costava tma fatica terri• bile. Non conoscevo 11es.wn altro mestiere, e quello e 1111 mestiere in cui si perde 1m sacco di tempo. Ero costret– to a scrivere fra 11na tele/o· nata e l'altra. Ai•rei preferì· zo 11011 aver biso'g110di g11a– dag11ar denaro. Ma, sapete bene, il f)iit delle l'Olle 11011 se ue può fare a meno•· Miller avverte subito 11el– rosc11ro Lawrence Durrcll, clte gli a,•eva im•iato il ma· 110::.critto Black book, il r9- ma11:iere che domi11a per– fettamente la materia che tratta; T.S.. Eliot gwdica • mag11ifico • 11 111a11oscritto che vie11e pubblicato. poco do!)o, a Parigi. A quel tem– po Durrell ha 26 am1i, ,ma moglie pittrice, e l'ambascia• tore bnta1111ico lo ha com•o- . cato a Atene quale addetto stampa dell'esercilo: 1111a car• riera ,in sosta11:.a, la tra11- quillità e per il momento s~ lo Ili/ po' dì /a11w. Ma i/ SI/O .\pirito 11011 è partecipe delle :.uperficiali fiin.io11i della co· 1111111ità eh.e gli rimane e!>tra– ne,1, vuota, e la 11101:Iie lo abha11do11a 11011 JJOlemlo se– guirlo 11ell'ordi11e illogico della s11alogica sferz,a11fe,de– cisame111evcrsonale, lw11i110-• sa a11che se in a!)JJarenza mecca11ica e deleteria. E' w1 comraccolpo, que– ::,to; si direbbe l'ini::.io tl'11110 :.greto/amento, .\olo che /i· nin} con l'assestare i11 fui i risultati segreti d'una c011ti· mia 111at11ra:io11e che sacrifi– cherà a11che la seco11da mo– glie, la quale dit•or;.ia dal marito per 11011 aver egli ac– ccltato l'i11carico cli addeuo :.tmnpa a Mosca. E Durrell re.sfate, tiene duro !)erché le :.ue co1111111icaiio11i co11l'e\ler- 110 si :.0110 via viti fatte estremame11te sottili ed è gia te1111,ocli definirsi de11tro e defìnirt: la cifra del suo gu- MO e del suo lavoro, a11da11· do pure incontro alla _çolit11- dine, al fallimento, alfa di– :.pera:..1011e. Claude. la terza donna del· la sua l"ita, lo .icuote dalla raHef;ttazio11e perché seutt: clte lAIHence di fede /le Ila a rnl/icit:nza, anche se de1·e scavaré fino al /ontlo di se stesso. la • Quadrilogia • ecco che esplode da questa maturita te111pe5tosa che 11011 ha rut• nefato la prima i11tellige11:..a della nostra limita:)011e di personaggi O corrotti da 1·e· leni personali nel giuoco sot- VERBA Molti lettori ha11110111nato poesie sulla rece11te ecli.ui solare. Nessuna di esse me– rita1•a la p11bblica:..ione per particolare origmalità: ma è Hato 111teressa11teossen•are come e quanto i grandi fe- 110111et11 naturali s,•egl1110a11· cara le corde segre/e del– l'a1111110, par/1110 aucora alla fantasia. U11 sintomo co11.so · lame, in tanta alie11a:.1one.E' la 11at11rt1, sono la fantasia e l'e11tus1a.s1110, a dare poesia: da troppo ce ne siamo d1- 111e11ticati.Alla natura dob· biamo tornare. Il re.\t0 è ef– fimero, falso 1111raggio, gio– vine:.:.a ,•e11dwa all'occasione. * 1'-lar. Vcd., Varese. - la pa11rt1di tlil'etllare 1101110 11ou fa tlfrentart: 11ommi e 11011 fa vn1ere da giol'ani coi gio– vani: è 1111a rete nera. Se 11e liberi se p11ò. Esca dal bugi– gattol_o, cerchi di fare inco11- tri, dt com~::,ceree capire. Ab· bia coraggio, 1m1coraggio. Le poesie ha11110b11011e1111111a· gì11i ma :.0110 selvagge. Se11- tire 11011 rmò bastare 11d ,m poeta: occorre superare, ca– vire, battersi, perdere. Lei sta tla 11na parte, a S0R11are. Ri111a11cli piii ava11ti. Esca dal bugigattolo. * G. Ghi., T1fo~tc. - let ha idee, alcune immagmi: 111a 11011 basta, manca 1111 ritmo, Vineenzo Clardo: • Paesaggio Sulent lno • 1ilme11te spzerato della men· zogna o esaltati da ,,ibra• ::.ioni illusorie. Tutto qui, ma 1111 tutto cOs, ricco, cosi pro• fondo 11elcogliere le ragioni dell"11omo, della Hta natura, del _\lf0 vi::.io e della u,a inu· tilita, utile nel raccordo ~e– nerale della co11i·fre11:..ache, alle -wglie di queste com· p/e,,e sur,:,:estioni, mten:.io11i reali e lirismo finiscono col proporci un soliloquio nel– l'ambito della co.~cien:..a. Per questo 5olo dato, Dur– rçl - superstite dal naufra• gio d'1111de~ti110 migliore - potrebbe apparirci il v10- 11iered'una tradi:..ione wnam· .Hica ,mo,·a. VOLAN'f una for:.a mter,orc. Ha pro– ,·ato a \Crin:re racco11t1? Buona ~ Pomengg10 •· Giu. Cen.. Roma. - Siamo lontam ... e .sgram11111ticat1 pa– reccl1io. * Al. Dc Lor Bolo~ma. - colastico. i11ge11uo,nostalgi– co co11gener,ctta seppure cl'II accorame;uo e, a 1·0/te, cou commo:.ione. * Ur. For., Pi!,a. - \'e ha letta d, 11oesza, t: di awu no11 de,·e m•er11e ta,110 poclti. o sbaglio? A parte quafcltt: llri· de11te classicismo e wr elle di prosas1ico pre:1oso. la poe.~ia c'è, c'è il suo alone a/111e110.Auguri ,·i1·i.ssm11. * Da,-. Gil.. Roma. - Come pr111111"ag1t1, 11011 c'C male. Sperìamo elle il neo11ato ,,o. prmi1•i1•a. ma · qut:l che I aie, cltt: cresca .rnno, 111 alte:.:.a. Buona fortu11a. \ "ia i ll1oghi co1111111i, le ge11eric1ta. Centri se SCt:JS0. * Nic. Bior.? - Una poesia comt: consola:.ione, la sua, come n111p1a11todel pas(ato e modo di solfnrne 1mo1c'2l· mente, abba11dor1a11doper al– c11111 1110111e1111 fa pe11ad1 i1· ,·ere. Segmt1 a scri,·erne. è la sua medicma. * Mau. Grad., Roma. - Po· CCIco:.a, ::.olo \e11t1111entne/• fuso, gio1•i11e;;.:.aeffusa. Le i111111ag1111 11011 fam10, eia sole, la poe\ia: occorre 1111a 1u10· 11e.tiella vita'. una for:.a _ m– teriore, ott11111s1110 o pe:011111• smo che :.ia. \la è giova11e. Hll tempo. Strmg/1, .l1t1tet1:.:.1, • i11ve11ti • del suo, e h11tti 1•ia a quintali 11ri111a di CIV co11te11tars1di 1111 1·erso huo• 110. E', la sua, J'eta dello spreco. * Ang. ,\lurg.? - Strano dia– rio, con 1111 che di folle, di mafoto. U110 11:.iclriatra tro- 1•erebbe forse w1 difficile 110· me per classificarla. 50110 stati d'a11i1110piovuti se11:.a legge sulla carta tlirettame11- 1e dal ciiort:, eia 101 cuore che "'?" sta bene sulla terra, ri111• p,ange, dispera. Ma al dt lil del suo amor cli poes,a, cara s1g11oriua, lei 11011 .rn cosa vuole, chi e. V11·e come .~011- nambula. C/11 le ha fatto male? CARONTE LIBRI Tre saggi essenziali lo com– pongono: uno ~una tragedi,, ellenic.i s1udrn1a nei drammi di Eschilo e Sofocle (• La formaziono dell'idea tragi– ca•}, il secondo sul teatro shakespeariano (• Shakespea– re e la negazione del Rinasci– mento•), il 1erzo sulla trngi• cità dell'Ottocento (• Esisten~ ;,a e tragedia•). Un saggio introdut1h·o spiega il concel- 10 generale che guida l'autore nella sua interpretazione del– la tragedia, un ultimo saggio applica quel concetto - come il Cialfi afferma nella prefa– zione del libro .- allo svi– luppo 1ornlc dell'essere. E' evidcn1c che la tragedia greca ha coslilUito l'esempio ispira1ore e regola1orc della concezione del Cialfi, il quale ha esordito appunto con una interpretazione generale della cultura ellenica (•Tempo di Grecia•· edito da Neri Poz– za). Ora la tragedia, momento eterno di opposizione alla cul– tura eroica, ossia a quella cultura che ripone lo sco· po dell'esistenza ncll'esis1ema stessa e riconosce nella con– tinuazione dell'esistcn1.a l'uni– co compito per la specie - assume nell'idea del Cialfi le caratterisliche s1esse della morali1à, la quale si confi– gura nel suo aspello estremo e più 1;goroso, come inter– ruzione dell'essere. cedimen– to dell'esistenza di fronlc al pensiero. Quindi, una filoso– fia della crisi? Ma la crisi tragica è qualcosa di più di una crisi: non è disfacimento della natura, ma coscicn1a di quel disfacimento e ragione di ciò che a noi appare come S\"en1ura. Soltan10 nel ren– dersi conto della propria ro• , ina, l'indi,•iduo si libera, tro\'ando in c-.sa il • solo e,·ento gius10 e lucente•, l'af• fermarsi dell'equilibrio co– smico. Qui consiste la miste· riosa ambiguità della morie che, apparendo in un primo momento come il prodotto dell'ira e come la manifes1a- 1ione pili uni\'ersale della ca– pacità malefica della \"ita, di– , iene successirnmenle medi– cina dell'ira e via unica ,·erso la liberazione. Quella • presenza corale• che in sé contiene tutta la spe· r.in7a, tutta la storia infinita dc.Riiuomini. Cosl il pensiero del Cialfi si rivela. alla fine. a'.'lsai meno pessimistico di quello che pote\'a inizialmen– le apparire. anzi attaccato all'umano. anelante alla gioia e alla rassercnazione. La ne– gazione, la ricerca tragica, appaiono come una lacera– zione innitta alla vita per poterla j!uarire. per renderla in qualche modo più salda e felice, per estenderla al di là di '-C Slessa e con1emplarla alfine. adorabile e chiara. Le caratteri~tiche artigia– nali che il ,•olume palesemen– te mostra, ,aie a dire le sue -..purie ragioni editoriali, la sua impostazione gmfica e d'impal!inazione, i suoi carat– teri tipografici, da una parte e dall'altra, il :.uo lungo pc– dodo di gesta7iohc. addirit– tura dal 1943-44 a og~i. non ne sminuiscono l'interesse e la serietà intrinsechi. Obiezio– ni e remore potrebbero esse– re ancora queste: cosa C An– ticoli Corrado e le sue tra– dizioni al confronlo di altre tradizioni? Chi i! Enzo Cer· ,·ellino? Ma non sono dubbi fondamcnlali perché Ent.o Cen•ellino si ri\'cla uno stu– dioso attcn10 di tradizioni po• pol~ri. documentato in bi– bliografia, sapiente nella ri– cerca, cordiale con il !cuore. Se sono possibili comparazio– ni in tale dominio do,·e il caso e la fortuna dispongono più di tutte le attiludini, non e arrischiato dire che Cer– ,ellino ha facoltà e intuito per ampliarsi oltre i confini di una singola zona. TI Pitrè, Toschi, Cocchiara ,ono stati e sono i nostri più illustri conoscitori d1 tradizioni po– polari, Cer,:cllino potrebbe esserne un aUie,o non sca– dente. Gli altri suoi volumi :.ulla Lucania antica e sulla Paremiologia lucana sono ul– teriori termini di parngone. ~:ni~cs~~~!~i ~i :~~t~e:~~= 1-------------------------------1 :;t/,~~/aoli~:~~·~~·\,~~= W]iur·opa e Alto Ad1·;;-e ricevuti Tut1avia, nel progredire s1esso dello studio tragico Quest'idea della morte, risol– ,-cntesi per cosi dire in una opera di cicca e quasi im• personale giustizia, "i rende un'idea più mite e feconda: quell'idea è sol~ l'inizio. di una lunga, ascetica espenen- f..la è diflìcile riassumere un pensiero con1inuamen1c at– tratto dalle grandi sin1esi e dall'ambizione di afferrare la s1oria. Dopo la tragedia greca Shakespeare, dopo Shake– speare J'Ottocen10 e l'intern storia degli uomini è portala alla tragedia e quindi alla liberazione la quale, essendo coro e nel coro trovando la sua unica forma, è una libe– razione umana e a noi affi– dala. E in questo riconosci– mento la lezione greca risor– ge, insuperabile e trionfante. destinata a dominare ogni possibile forma di cultura, ogni futuro s,·iluppo delle co- ;idà,s~u!~~tJa 1 :,i~~;i~ ihi~r-:; in un solo coro, quel coro dell'Ellade che non è solo il modello delle civiltà ma il loro fine inflessibile e fatale. Un fine, dopo tuuo, felice, anche se rappresenta soltanlo una speranza, solo un'idealità irraggiungibile e lontana - sufficiente, comunque, a farci credere nella dta e a con– tinuare la nos1ra azione 1er– rena. Proprio in quesla terrestri– tà della tragedia si svela la ,·eri!à della sua soluzione, la realtà della catarsi e una concezione inizialmente anti– umana sfuma in una fiducia nell'uomo, in un'accettazione della sua storia e di tutto il suo svolgimento futuro. Co– me dice il Cialfi nell'inLrodu– zione al volume: e Se tutta rienze personali, su di un sicura senso storico, è quindi par1icolarmen1c acuta. E la terapia ch'egli propone, come scienzia10 ma anche come uomo cui stanno a cuore le sorti dell'umanità, risuona come un urgen1e appello ad una rinnovala concordia d'in- 1en1i sotto la guida della Chiesa. Il 149. anno dell'Accademia Tiberina Sabato Il febbraio, nel Salone dei Piceni, in Pia:ua S. Salvatore in Lauro n. 15, con solenne cerimonia è stato inaugurato il 149. anno di vita dell'Accademia Tiberina, il cui scopo è di incrememare ogni studio di ordine unh·er• sitario, accogliendo i migliori ingegni italiani ed es1eri, e sopral!ullo i gio\'ani dotati, sicure promes5c per l'avvenire e gli studiosi molto spesso ignorati. L'Accademico a\V. prof. Luigi Filosi con elcuc parole ha prcsen1a10 m apertura gli oratori. If V. Presidente della Accademia prof dr. duca Igor lstominduranli ha espos10 poi in rapida sintesi la storia di un secolo e mezzo di vita accademica, me11endo in particolare luce le oiigini della istituzione, le dale più saJienti e le numerose personalità che ne han fatto pa11e dal 1813 ad oggi, fra le quali eminenti arHsti come CanO\·a, Bellini, Rossini, Ferrari-Trccate, Mali– piero, scienziali e studiosi quali Marconi, Fantappiè, Eva Curie, Fermi, Gentile, Croce, Papini, Maiuri, Ronchi; alti prelati fra i quah 5 che assursero al lrono ponlificio: Pio \'Jll, Gregorio XVI, Pio lX, Leone XIII, Pio Xli. E' seguita la cerimonia solenne del conferimento dei diplomi accademici a Mons. Roberto 1\fassimiliani, Vescovo di Civita Castellana, Orte e Gallese; al Principe Mario Ber– nardo Angelo•Commeno di Tessaglia, Vice-lntenden1c di Hnanza di Roma, a Francesco de Francesco, primario chirurgo; a Fernando M. Pedroni, docente di Scienze Stati– stiche della Universilà di Roma. All'Accademico Tiberino Luciano Raffaele è stata conferita la i\1edaglia Tiberina di argento per « la mirabile rielaborazione poetica moderna del capolavoro di Euripide Le Troadi, rappresentato a.I teatro romano di Minturno, durante la XVJI Olimpiade>. Ha quindi preso la parola il prof. Francesco Egidi che ha tenuto con la fen•ida e convincente oratoria ,:-.he lo distingue, la prolusione ai Corsi di Cultura Umvers1tana delle Facoltà orgaoizzate dall'Accademia. (Contlnua_~a pag. I) italiano. non sia trattato come un fi,!!liastro malvi· sto e malvoluto. l\Ia la pretesa, o nostr~ o austria– ca. che si possa nuovamen– te assumere l'animus otto– centesco e ritardare il progresso a cui aspirano gli uomini nuovi. è una pretesa che dovremmo re– spingere con fermezza. di qua e di là dalle Alpi. E' chiaro 011mai anche all'uomo della strada, che le ra2ioni e le posizioni dei due conteJ1denti si sono cristallizzate in for– me non modificabili. se sottoposte a un normale trattamento polltico e giu– ridico. L'unica uscita da queste posizioni è offerta dall'azione bellica o sov– versiva. che nemmeno i µiù arrabbiati nazionalisti d'Austria potrebbero desi– derare, se non fingendo di amare quei figli che invece tradirebbero. let– teralmente consegnandoli. dopo averli scatenati. al– l'inevitabile vendetta ita· liana. Da parte italianf\. non si vogliono vendette. Si vuole la massima in– tesa possibile. nel rispet– to dei confini e dei valori consacrati dalla storia. Con ciò non si pensa sub· dolamente a santificare le -posizioni raggiunte, per- ché sono più favorevoli al– l'Italia che non all'Au– stria. Abbiamo già detto che la verifica della no· stra leale volontà di col· laborazione e il nostro de– siderio di rinnovare. dalle rondament:1 tutta la pro– blematica relativa. è nel contegno assunto dall'Ita– lia nei confronti della Ju. goslavia. se non anche de. gli Italiani rimasti in ter– ra d'Africa. Se frizioni ci sono. e abusi. insofferen– ze da una parte e intoìle– ranze dall'altra. nessuno pensa che debbano esse. re imposli o su!>ìti. solo perché vogliamo conside– rare chiusa la prassi otto– centesca. che ha dimostra– to di non potersi chiudere mai (inCat~i. _qualsiasi spo– stamento di confine che rappresenti un ,·antaggio per una parte. cau:;crà svantaggi all'altra. e il ro– vesciamento delle mino– ranze con tutto quello che può seguire). Quando sia ben chiaro che soltanto il divenire europeistico pro– muove gli esperimenti e i tentativi necessari perche l'Europa si faccia (e non si potrà fare finché non siano risolti gli attriti che sono insieme interni e marginali): quando i rap– presentanti della Europa avranno dimostrato quali pbiettivi ben più nobili e doverosi incombano tanto all'Austria quanto all'Ila~ lia. potremo alfinc lascia– re che un man1polo di fa. cinorosi si agiti perche. a loro giudizio. è stato oHe– so l'onore degli avi. Noi seguiteremo a lavorare per il benessere e la pace dei figli. l\Ia è chiaro che l'Euro– pa e gli europeisti debbo• no muoversi. proporre qualcosa. attirare nella lo– ro sfera gl'incerti, riven. dicare alla propria saggez. za e alla novità delle con• elusioni solidali. questo vecchio, tristissimo pro. blema di bandiere e di confini, che un giorno sa– ranno puri e semplici sim– boli geografici, storici, mnemonici per ricordare donde si e venuti, e non dimenticare dove sarem. mo finiti. rivestendoli più a lungo d'importanza fidei– stica e sovraccaricandoli di contenuti pagani. L'Austria cattolica non può accampare soltanto diritti di significato ormai dubbio: componente anche essa dell'unità europea, de– ve assumersi i doveri che ne dipendono. L'ltalia, per m1lle segni, si dimostra pr~nta a sostenere i pro. pn. VLADBURO CAJOLI Carlo Barcari: • i fuochi del tramonto>. romanzo. Edi– trice S.E.I. Roma. Pagi– nc 2/i() - s. p. Domenico Ma11:.eltct: • Una pas\1one per , l\"Crc •, ro– manzo. Editrice Cc:schina, Milano. Pasi, 240 - L. I.CXX). Altln Chirico: • Bisturi pan· fili, amori ... •, ro~a,110. E~i.doni del Carnlluccio, Milano. Pagg. 254 • L. 700. Uda Paola Dm•oli: • La car-o– ,·ana_ dell'umanità•. noe:iil!. Edi11oni del Cavalluccio f..lilano. Pagg. 62 - L. 300. ' Tommaso Le Pera: • Dalle mie ore>, liriche. falizioni del Carnlluccio, Milano. Pagg. 60 - L. 300. Alessandro Roggero: • Not· lllrno primo>, PoC::oi..:. Edi– zioni del C::\,·alluccio, i\lila- G1~1~~"~;!gg. t~a;: L.• ~~~tro ... Edurice Maia, Siena. Pagg, 2ì0 - L. 1~00 Giacobbe \farinelli: «Crcdcn- 7e •, poesie. L'approdo del Sud, Napoli. Pngg. 2t.4 - L. 800. A11tp11io Battistich: • Epifa• nm •, poc:.ie. L'approdo del t 1 Ì:xJ.· apoli. Pagg. 204 • Nicola rapornle. • L'oro del S;1d è amaro•, roman1.o. ~~;:rr~o .dt. t Napoli. Gio_rg10 \lorL V1sco11ti: • Jt ~~i~~ii 0 ne~~ 11 dis~:1\~ 1 ;• Jf~: nd1ca >, Ca'ia Edilricc Cc– L~hi;!fÀ1. ~lii ano. Paiu;. 200 ~ E11ge11io Mt1rc11.::.1: • l'ili- 'gdf7\;ni P.A.~1. i~i~~~n74 L. 500.

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