La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 5 - 29 gennaio 1961

Pag. 2 LA FIERA LETTERARIA Domenica 29 gennaio 1961 è. la sola e presa di po.ri – z1one > che io posso offrire e cche impegni chiaramen– te il giornale>. E per concludere questa già abbastanza esplicita postilla dirò, per non la- ~t;r h;u~z:m::e s~~~7~esi~ v11.•o sospetto di faziositd tutti coloro che in nome della democrazia - cioè della libertà e della rispet– t(!SO accettazione delle più dtverse opinioni - chiedo– no e misure,. contro chi. la pensa in maniera diversa e magari opposta alla lo– ro. Siamo, in questi casi, già nell'area del privile– gio, che è l'antica,pera del sopnLSo, cioè della dittatu– ra. E a queste pretensioni ho detto e dirò sempre pa– catamente ma fermamente di no. DIEGO FABBRI UN'ALTRA LETTERA Caro Cimatti, già alcuni am1ci e cono– scenti mi han.:io chiesto se fossi io l'autore della nota introduttfra allo scritto di Vintila Horia, apparso sul n. 4 (22 gennaio) della Fie– ra, firmata con la sigla m.p. Poiché penso cbe forse al– tri si sono fatti o si faran- ~ I~~~~ doch;nd~au~~~ della nota non sono io. Grazie, e molti saluti. Marlo PicchJ Caro Picchi, non sei il solo m. p. di Roma a remere accostamenci con Vincila Horia; e non il !~~i ; o/:;,: c; ~,~:u?"si~u~t~i cum susp1c1one. Ad evitare ogni equivoco, faril bene a llltti sapere che quella si– gla cela, anzi celava, Mircea Popescu. Cari saluti. Precisazioni J. I disegni che illustrava– no la pagina 3 del numero scorso dedicata ai • Pittori cubani s, sono del pittore colombiano Cesare Siviglia. 2. Luigi Volpicelli e Fran– cesco Semi (anziché solo quest'ultimo come apparve) sono stati i compilatori del- ~~apuGlcl\~ din~J~tri~jt~ italianas. 3. Gaetano Arcangeli la– menta un grave refuso nel suo ultimo articolo. Per ra– gioni di spazio siamo co– stretti a rinviare l'enau-.-cor– rige. VERBA VOLANf Al\7TON10 BAITIST., Vene– z.ia - Invia una composiz.ione • moralistica s contro il film La dolce lita. Mi dispiace, si– gnore. ma mentre Fellini può meritare pietà, Lei no. ROBERTO M!CHEL - • Quasi un presagio s risente di Ungaretti <• nell'immagine - accoccolata - giorno su giorno s) persino nella com– posiz.ione del verso. Non Le pare? Mi invii qualcosa di più personale. Borsa valori poesia (Continua da pag. 1) studente io: -:-Crepuscolari •: • A,•anguardie poétiche: Fu– turisti e Vociani s; • Valori poetici t.radiz.ionali ed espe– rienze nuo,·e s; • La poesia pura e l'Ermetismo•· Nel 1960 è uscita la nuova edi– z.ione accresciuta e aggiorna– ta della medesima antologia, e qualche prima sorpresa già si registra: nella sezione dei • Valori poetici tradiz.ionali ed Esperienze nuo,·e s entra, promosso sembra per anzia– nità, Angelo Barile. Nella se– zione intitolata alla • Poesia pura ed Ermetismo s entrano Guglielmo Petroni e Giorgio Caproni. Cos1 alcune grosse lacune ,·engono colmate. ma– gari con un lie,·e errore di sezione. Seguita a mancare, tra i Futuristi, Mari netti: ma l'antologia è solo alla V edi– zione. Le sorprese non sono tut– ta,ia finite: è aggiunta, ad edificazione dei giovani, una nuova sezione antologica in– titolata alla • Poesia del do– poguerra s: \'engono ad iscri– vervisi Michele Pier.ri, Antonio Rinaldi. Umbeno Bellintani, Franco Fortini. Margherita Guidacci, Andrea Zanzotto. Pier Paolo Pasolini e Rocco Scotellaro. Niente da ecce– pire sulla scelta: la libertà dell'antologista è piena, a pari con la responsabilità che, scegliendo a suo talento, si accolla. Ma allora. si dirà, do,·e so– no le grosse sorprese? Ve– diamo di rispondere con or– dine. li fatto è che, tra la rv e la V edizione dei Poeti del Novecento, nel 1959 era uscita con Guanda una nuova ediz.ione della Poesia italiana contemporanea, destinata ad un pubblico non solo di stu– denti e dj professori. Si ri– conterà l'effetto che quella antologia sortl, pure nel si– lenzio tediato dell'ambiente. I poeti raccolti erano tanti, traboccavano; l'in1ento di af– fresco storico a\·eva preso la mano del compilatore, l'aveva portato a lavorare in soprap– più. Ormai importante e va– riamente carezzato e solleci– tato, Spagnoletti non aveva potuto né saputo cedere ai canli di sirena delle ambi– zioni particolari. l poeti in lingua italiana (e c'er.i posto solo per loro) erano ben 62: eppure era staio operalo il grosso, vistoso taglio- di due intere sezioni. ossia i Futu– risti. tranne Go,·oni e Palaz.– z.eschi. ma entrambi futuristi a modo loro. ed i Crepusco– lari. tolti di mezzo come in– gombranti ai fini d'un rendi– con10 di mezzo secolo. Erano, fra i tanti, present.i Girolamo Comi. la Aleramo, Enrico Pea, Lui5Zi Fallacara, Bruno Barilli, Giuseppe Vil– Jarocl, Filippo De Pisis; ed erano presenti Enrico Fra– cassi, Giulio Arcangioli, Gae– tano Arcangeli, Giorgio Bas– sani. Piero Bigonciari, Siro Angeli, Lino Curci. Umberto Marvardì. Luca Ghiselli; cd erano ancora present.i Elio F. Acc.rocC?,Giancarlo Artoni, Bartolo Cattafi. Roberto Ro– versi. Cesare Vh•aldi, $a\·e– rio Vollaro: rispettivamente ed approssimath,amcnte degli anz.iani. dei maturi e dei gio– ,,::mi poeti: tutti presenti nel grande quadro della poesia italiana del No\:eccnto e. qui sta la grossa sorpresa, tutti assenti nella Antologia per le scuole approntata l'anno se– guente, eppure anch'essa ac– cresciuta e agogiomata giusta la dicitura editoriale. Riccar– do Bacchelli, Ugo Belli e An– tonia Pozzi. al contrario. mancano nel grande affresco del '59 mentre sono presenti in entrambe le edirioni del– l'antologia ad uso degli stu– denti delle scuole medie su– periori. Chiarisco subito che non ri spondo dei miei calcoli, ov– , ·e.ro d ella fatica sostenuta nell'insej21..lire i ,·orticosi goio– chi in Borsa (Borsa Valori della Poesia italiana) di Spa– gnoletti; una mente matema– tica sarebbe stata senz.'altro più adatta della mia. Quel che sen·e- però è fare UD po'" di conti aUa buona: un nome in più o uno in meno, in tanto • crollo s, non aggrava né alle,ia. E' primo lui, Spa– gnoletti, a lavorare all'in-, grosso. Il« grande gioco » continua Validi per il lettore comune ma non ,·alidi per lo studente - è giusto chiederci - tutti i poeti su elenca.ti e. da un anno ali altro, spariti dal consuntirn? Per Baccbelli, la Pozzi e Betti, invece, dob– biamo pensare ad UD valore solo scolastico? Ma stiamo entrando nella palude delle supposizioni: conviene im·ece tenerci lontani, restare a mente asciutta, onde poter seguire, con tutta la chiarezza che occorrerà. le evoluzioni antologiche più vistose, i • giochi borsistici s più cla– morosi. Del resto, s'è già detto che l'Antologia scola– stica è solo alla V edizione, e Spagnolelli è giovane. Il grande • gioco s prose– i1Je. Fatto. un atto di forza notevole, Spagnoletti a\·eva buuato sul tappeto, con l'an– tologia di C:uanda del 1959, una bella manciata di giova– ni, da Margherita Guidacci ad Alda Merini passando per: Umberto Bellintani, Franco Fortini, Pasolini, Andrea Zan– zotto, Elio F. Accrocca. Bar– tolo Cattafi, Giancarlo Artoni, Sco1ellaro, Roberto Ro\'ersi, Saverio Vollaro e Cesare Vi– valdi. Nel '60. cioè l'anno do– po, la compagnia viene bru– talmente decimata: non Po– tendo coc.siderare f,.Hchelc Pieni un giovane poeta, e neppure Rinaldi, benché en– trambi compresi tra i • Poeti del dopoguerra s, non riman– gono ora, anagraficamente giovani, per gli studenti delle scuole medie superiori, che Bellintani, Fortini, la Gui– da~i, Zanz:otto, Pasolini e Scotellaro. Con un secondo (o tcrz.o? o quarto?) colpo in Borsa, Spagnoletti ha ribas– sato le azioni degli altri gio– \1ani, che erano stati appena allora quotati; da un anno all'altro ha cancellato dalle tabelle Aceracea, Cattafi, Ar– toni, Roversi, Vollaro, Vivaldi e la Merini. I suoi prov\"edi– menti. come si vede, sono drastici: sembra di leggere le storie dei pranzi politici del Duca di Valentino. Ma le sorprese non sono finite qui; l'estro di Spagna– letti non ha esaurito la gi– randola dei pensamenti e ri– pensamenti. Viene proprio a questo punto l'A,itolo~ia poe– tica solo per giovam poeti, che chiude il fascicolo Dove va la poesia. Cacciati dalla porta a se11embre, alcuni de– gli esclusi sono riammessi per la finestra a dicembre, alcuni dei ribassi vengono suturati con accorti rilanci e riequilibramenti: in conclu– sione, il • grande gioco in Borsa s continua. Vediamolo da \ricino. ln– lanto, ci avvediamo che il recupero sfiora ma non tocca Aceracea, Cauafi e la Merini, che non entra.no ncll'antolo- tii~~ll~~~o\~~ia~~~ Rocco Scotellaro, e assodati e stabilizzati Artoni, Pasolini, Bellintani, 2.anzotto e Fortini (ma non troppo), Spagnoletti confina ai margini Matacotta ma incoraggia Giuliani e Giu– dici (entrambi del gruppo del • Veni s) senza però ali.a.rii alla dignità dell'antologia di fine '60, alla quale invece ac– cede un altro del •Verri•• Guglielmi. La • nuova avanguardia s, da Cesare Vivaldi a Mario Diacono a Emilio Villa al • gotico s Cacciatore all'opu– scultorc Edoardo Sanguineli, è sostenuta in blocco, inco– raggiata, :111esa impaziente– mente per domani e in parte già qui antologizzata. • on ci rimane che attendere gli :~~fJ"Je i1e~~1~°aaz.;.~~=1i~ zio di Spagnoletti - si parla sempre di • Ulisse s. Altre sue nuo,·e scoperte di fine d'anno sono Leonetti, Fratini. Erba, Risi. Crovi, ai quali Spagnoletti dimostra un palerno interesse non alie– no da spine (per Risi ad esempio). Il • discendente UD po' carducciano di Tommaso Campanella •. come dice Vit- 1orini di Francesco Lconetti, e colui • che procede per suo conto•• come dice Spagnolet– ti di Vo!Jaro, hanno gli obiet– tivi puntati sulla faccia. Si attendono lieti eventi. E altre osser•:azioni si po– trebbero fare, fitte come le ossen•azioni e le nomine cli Spagnolctti nel suo Panora– ma di fine anno. i\fa fermia– moci qui: è proprio tempo. Sotto a tutto questo moto ondo::.o ci sono verità ormai tra.sparenti, da mettere per quanto è possibile in carta. Spagnoletti è un • critico impegnato s, sempre più im– pegnato. Ormai, ci sta dentro sino al collo. Tutti gli espe– rimenti, anche se non proprio sperimentalisti, lo sconvol– gono dalle fondamenta (er– metiche, s'è visto). E' un cri– tico in pieno movimento, tut– to in fervore cli scoperte e in crisi di abbandoni, in an– sia di nuovo e in nausea di vecchio, dentro l'area d'una poesia • impegnata s, l'unica valida secondo lui. Siccome pare proprio sia ormai l' antologista per antono– masia, va.lido per altri sessant'anni almeno, da oggi in poi bisogna fare i conti con lui, con la sua Borsa; si è con lui o contro di lui, cioè poi si è dentro la poe– sia lecita e legittima oppure fuori da.I vaso regolamentare, e non se ne parlerà più per saccula saeculorum. Prendiamo le cose come stanno, l'oroscopo per quel che av,·erte, e buttiamoci a sperimentare, accontentiamo– lo. o non a\T'emo dirillo alla , ìta; obbediamogli, bullia– moci sul.la strada del futuro che .dice lui, melliamoci a far fracasso, e ci ascolterà. Ne ,-a della •posizione• per 1uuo il resto della nostra , ita e per tutto il pubblico italiano. La • giovane poesia s passa per Spagnolelli. Il futuro è sperimentale, sperimentalista, postsperi– mcntalista e cosl via di cor– sa, a tempo di razzo; tutto sui trapez.i, tutto al mega– fono. Quanto a me, infine, a mc poeta all'antica, e ribelle a quel futuro inesorabile, e disobbediente per vaca.i.ione, non resta che il cilicio della solitudine e la solitudine dei reprobi. Il futuro si fabbrica in famiglia: e io non ne sono membro, neppure parente lontano. Mea culpa, mca maxima culpa. PIETRO CL\IATTI + La settimana in Terza + Sabato e Domenka: 14-15 . gennaJo Vladimiro Cajoli con un • elze,riro • sul Messaggero dal titolo • L'Unità dell'Uomo,. dice: • La culcura, secondo mc, è l'attesa di qualcosa che pro,·enga non già, come vitto– ria o compromesso, da un conflitto apparentemente ine– vitabile, ma dalla volontà di riconoscere il tono proprio e il diritto altrui•· di GIIJSEPPE TEDESCHI Lecce sui Premi Salento, di Emilio Sen•adio su • L'arci– \'esco,•o di Canterbury decre– terà l'aboli::.ione del maledel– lissimo Diavolo• e di Enrico Falqui. L'elzeviro di Falqui e li lavoro come salute s me– rila una particolare se~nala– ::.ioneper le 1mplica::.ioru aulo– biograficlre clre pOtrebbe sug– gerire: Martedl: 17 blalerato sulle: Galleria d'ar– te Moderna e sulla Presenta– lrice, rimangiandosi poi tulle le gratuità che proprio a Moo-– re dedicò nel '48 irl occasio– ne della Biemw.le di Vene::.ia. Giovecfi: 19 Ancora scn•izi sulle Penne e i libri d'oro consegnati in Campidoglio: L'Unità, Il Pae– se (Wallcr Mauro), li Popolo (Angelo Narducci, che si chie– de • quale sia stato l'ultimo poeta, incoronato in Campi– doglio, se Francesco Petrarca o qualche arcade più o meno famoso o qualche altro anco– ra di cui duri o si sia perduia la memoria s), La Gi.J,slizia, Il Tempo. Vcnercfi: 20 Carlo Bo sull'Europeo parla delle • ragioni artistiche e i li– miti della morale s. Cita Law– rcnce, Zola, Céline, Moravia, Christiane dc Rochcfort, Hen– ry Millcr, per concludere che • negli ultimi tempi s'è ac– centuata l'inclinazione a com– piacere il gusto della morbo– sità nei lettori meno pre– parati,._ I INTERVISTE IMMAGINARIE I Visita a Salintari Era il periodo culturale in cui mi stavo cuocendo a fuoco lento nella teoria del • eorealismo galoppante s. Le poche ed impaurite idee che an!vo sull'arte si stavano orientando con en– tusiasmo bazzotto verso il nuovo verbo estetico. In que· gli anni di crisi e di entero– crisi, grandeggiava la figura di Salintari, critico militante e armato fino ai denti di tutti gli esplosivi polemici contro le vecchie e superate teorie sull'arte, intesa come semplice proprietà privata di quegli uomini cccez.ionali che il buon senso cltiama genii. Assalito dalla paura di es– sere tagliato fuori dal ritmo dialettico della storia esteti– ca contemporanea; vinto il dubbio e afferrata la ccrtcz.– za di essere io una particella in subbuglio del tutto, presi la coraggiosa decisione di farmi illuminare la regione mentale da Salintari, il criti– co roccaforte della lettera– tura neorealistica che in lta· lia, allora, stava me11endo a fuoco i principi primi dal • Primum creandi s. Fui su– bito ricevuto e messo di spalle ad una sedia reale. Ero cioè seduto quando mi autorizzai ad aprire la bocca e a dire: • Maestro, desidero sapere tulle sul modo di leg– gere e di giudicare i prodotti della letteratura s Salintari mi rispose subito: • Dalle continue letture che sono costre110 a fare ho dedo110 ed indotto che vi sono anco– ra molti scrittori che, quan– do creano, fanno ancora uso della fantasia. Gra\'issimo fa110: voglio dire che essi dimenticano la divina realtà. Si fa ancora dell'arte libera. dell'arte bella. 1 romanzieri ed i poeti si abbandonano troppo all'istinto, alla finzio– ne, obliando di essere prima di tutto degli intcllettuali impegnati•. • I nostri novellieri si di– \'ertono a raccontare storie non ,·ere, con personaggi che escono nientemeno che, dalla loro immaginazione, fac.oltà, secondo me, deleteria, perché ci fa dimenticare quel me– raviglioso mondo di corru– z.ione e confusione, di bene apparente e di male comple– tamente male, che costituisce la trama solida della realtà storico - politico - sociale e anagrafica s. • Maestro - dico io - co– sa si deYc intendere per realtà?•· • ~rcherò di spie– gan·ela nel modo più sem– plice, più aderente ai tempi, e, diciamo pure, più aderen– te alla stessa realtà. Per real– tà io iotendo quel tenebroso ammasso di situazioni e di a,,,,·cnimenti che, \'isti bene, pro\'ocano i capogiri e, il piu delle volte, nei più sensibi– li, disgusto e schifo. Pensi al– le chiarissime ideologie che circolano nelle menti umane, lasciando\; quelle sublimi idee che, se per gli idioti restano sempre idee e spe– ranz.e, ~r i più furbi di· ,·cntano invece condizioni so– ciali redditizie. Pensi alle evoluzioni dei più imbecilli che, in virtù della dialetti– ca, si emancipano e dh·enta– no più cretini di prima, pur a,·endo avuto fede nel pro– gresso umano. Pensi a tutti gli inl'righi nobilissimi e red- ditizi dei politicanti che, bat– tendosi per la libertà, in– staurano quei rclki reaimi che sono le dittature isolate o le oligarchie ad climina- 1jonc progressh·a dei loro componenti s. • Pensate a quel meravi– glioso intreccio di furti quo– tidiani che si commettono in nome di una più larga giu– stizia umana e lei , ·ed.rà che la realtà incontincia a pro– filarsi all'orizzonte. Pensi al– le guerre che creano non de– gli uomini vivi, ma degli uo– mini definitivamente morti. Pensi alle ri\'oluz.ioni elle c.a– po,·olgono il cosidetto ordine sociale per non raggiungere affatto la tanta agognata li– bertà di pensiero e di azione. Pensi a tutti gli appetiti che gentilmente si scatenano sul– la scena della storia e lei a"rà un quadruccio ordina– tissimo di quella realtà di tutti i giorni, in cui gli uo– mini sono condannati a vi– ,·ere, sperando di morire gloriosamente al più presto in nome di una realtà più umana di là da ,·enire •· • Mio caro amico, io le di– co subito: scoperchiamo questi abissi che sono Jc ideologie e noi scopriremo, in fondo, ~li enigmatici es– seri che sono i nostri ~imi– li. Ma non basta. Smontiamo l'uomo e v-edrcmo che in lui esiste uno stranissimo a:ro– ,•ialio. Allora ci capiterà di assistere a questo indimen– ticabile spettacolo. L'uomo che predica la purezza o la castità, bazzica di nelle tem– po la casa di appuntamen– to. Chi predica l'onestà ba già messo da parte il porta– foglio di almeno cinque uo– mini. Ed è un bene che sia cosl, altrimenti non ci sa– rebbe la realtà. Chi predi– ca l'uguaglianza si fa chia– mare e.ccellcnza e dorme al– l'ultimo piano per non fare gli stessi ,;ogni del po_rticre che dorme nello scanunato. Chi predica la libertà, ha giif. in mente di spiccare il man– dato di cattura ai suoi ami– ci e ai suoi ncroici perso– nali e politici. Chi predica l'amore del prossimo, una ,·alta entrato in casa, non riconosce più nessuno. Chi condanna la dittatura e i regimi totalitari aspira a di– ,·entare, come minimo, uo questott s. cQuello che predica di es– sere ,·eritiero e umano ha già compilato il dizionario delle bugie e il galateo del • per– fetto cinico s. E' interessan– te, ,\lacstro, continui - ri– spondo io. •Ma questo non è niente. Vi sono uomini che sperano nel disordine nuo– ,·o e me11ono in giro le idee che sono perfettamente il contrario di quelle persona– li, fatte circolare difficilmen– te. La storia, si sa e non si sa, procede ritmicamente. Guai a rimanere indietro. Ora, io dico e ridico che se v'ha da essere una letteratura, essa dC\·e attingere dalla realtà: quadro ,•astissimo di azioni e reazioni da cui ili uomini traggono tona e co– raggio per procedere nel lo– ro viaggio \'Cr50 la morte s. • Un teorico del realismo, mio maestro e ora mio at– tuale nemico per moti\i dt concon-en:za, mi spiegò, io -------------------------------1 un mome=-ito di felice am– L'uolllo Gandhi (Continua da pag. 1) mossa al dominio britanni– co, ma la mora1e ch'egli ne trasse tu nuova: l'In– dia era oppressa non già dal dominio britannico ma dal– la civiltà occidentale che quel dominio aveva perpe– tuato. GU stessi inglesi erano vittime di qu'esta ci– viltà; e, più che odiati, meritavano di essere com– patiti. Parlò di conquista– re spiritualmente i conqui– statori. (e Offro la mia fe– deltà al governo inglese » dichiarò « del tutto egoi– sticamente. Vorrei servir– mi della raz.za inglese per trasmettere questo formi– dabile messaggio di ahim– sa >1. Durante il 1915 e il 1916. l'accento da lui po– sto sul materialismo del– l'Occidente e l'antica cul– tura dell'Oriente. sul ma– trimonio delle vedove. sul– l'abolizione dell'intoccabi– lità. sul potenz.iamento del– la tessitura a mano e sul– la rinascita delle lingue in– diane. parvero distinguerlo come un vJsionario. stra– namente apolitico e al di fuori àel mondo. Coloro i quali speravano che le sue energie sarebbe– ro state dev.iate negli in– nocui canali delle riforme soci.ali, presero tuttavia un abbaglio. Nello scherno della sua vita non esiste– va una netta linea diviso– ria tra il politico e il non· poHtico. Quando esortava il popolo a colUvare lo re– ligione, lo esortava a te· mere soltanto Dio e a libe– rarsi d'ogni timore della autorità temporale. Quando predkava il vangelo dello swadeshi, e nello spirito religioso che ci limita al– t·uso e al sen'lz:io del no– stro ambiente immediato s, perveniva alt' importante corollario che l'India non poteva vivere per il Lan– cashire prima d 'esse.re in grado di vivere per se stes– sa. Protestò contro l'uso di una lingua strani era come lingua franca e fece espio– a quest'uomo di dire simi· li scempiaggini •. Ma nessuno poteva im· pedire a Gandhi di dire o !are ciò ch'egli riteneva es– sere giusto. e Non ho te– nuto conto dell'intimazione !atta.mi s aveva detto el magistrato nel Champaran • non per mancanza di ri– spetto nei confronti deJ}'au· torità legale, ma in ubbi– dienza alla più ella legge del nostro essere ... la voce della coscienze. s. Orbene, questa era una dottrina più rivolu..z:ionarie delle più ra– dicali politiche del tempo. Le prove di questi primi e.md colmarono nell'espe– rienz.a di Gandhi un vuoto causato del lungo esilio che eglf si ere imposto nel Sud Africa. Conosceva già in part~ il rovescio dell'idola– trato impero britannico. La vendetta di un agente po– litico inglese lo aveva co– stretto, all'età di ventiquat– tro anni, a cercare un'occu– paz.ione nel Sud Africa. Le. breve esperlenz.a ch'egli era stato in grado di !are nel tribunali di Rajkot e di Bombay nel 1902 gli aveva consentilo di intravvedere • lo mancanza di riguardi e l'ignoranza del funzionarlo britannico s, Durante il viaggio di ritorno in India nolò il distacco tra i pas· seggeri inglesi e indiani e bordo della nave ... l'abisso sociale tre governent.i e governati. Aveva attribuito tutto ciò elle aberrazioni di singoli inglesi e aveva continuato ad accarezza.re le convinz.ione che il sistema come un tutto fosse giusto e benefico per l'India, ma una più intime conoscenza delle condizioni di vita nel· la sua patria doveva disin– gannarlo. La morte di Gandhi fosse minacciato esterna– mente dall'Islam e interna– mente da Gandhi. Quando Madan Lai falll il colpo. un suo compagno nella congiura, Nathuram Godse, giovane giornalista di Poo· ne, venne a Delhi. Con una pistola in tasca, si aggirò intorno a Birla Hou.se, dove Gandhi alloggia,·a e tene-– va le riunioni di preghiere. Sospettando vagamente una cospirazione, le autori– tà locali avevano intensifi– calo la vigilaru:e. Gandhi non permise però alla poli– z.ia di perquisire coloro che prendevano parte alle riu– nioni di preghiere. e Se devo morire s disse agli uf– ficiali della polizia • do– vrei morire durante le riu– nioni di preghiere. Vi in– mi proteggere. li mio pro– tettore è Dio•. La se.ro . del 30 gennaio usci dalle sua stanza nella Birla House per ree-arsi net cortile delle preghiere. Si trattava di un tre.gitto d.i due minuti ap– pena, ma egli era un po' in ritardo, quel giorno, aven– do avuto un colloquio con Sardar Petel. Appoggiando gli avambracci sulle spalle delle nipoU, Ava e Manu - e ba.stoni da passeggio• le chie.mava - si incamminò lesto. Quando si avvicinò al eorti!e delle preghieN!, li pubblico di cinquecento persone fece ala el suo passaggio; molti si alzarono, alcuni si inchinarono pro– fondamente in segno di ri– spetto. Egli disse di essere spiacente del ritardo, alzò le mani e le uni nel nama– skar (saluto). Proprio in quel momento Godse si fece avanti tra la !olla, sl chinò come per ~strar– sl ai piedi del Mahatma, estrasse fulmineo la pisto– la e sparò tre colpi in ra– pida successione. Gandhi cadde all'istante pronun– ciando le parole cHé Rama..– (Oh Dio). nesia della sua dottrina, che il romani.o attuale de,·e es– re analitica rappresentai.ione della noiosa realtà, a costo di sterminare tutti i perso– naggi. Un \'ero narratore de– ve dimenticare di essere se stesso, de,·e dimenticare di ,,h·ere, respirare, amare. Guai se finge di essere suo padre, sua madre, il suo amico più fidato. Egli deve sparire completamente nei personaggi. Un ,·ero roman– ziere si deve guardare be– ne dal creare con la sua fan– tasia. I veri personaggi un romanziere li deve preleva– re dalla realtà quotidiana; li de\·e stucbare bene benei se si accorge che sono dei personaggi un pò curiosi, \·oa:lio dire affetti da estro– sità o da passioni persona– li, de,-e subito scatenarli e prenderne allri, piu aderen– ti alla realtà. Se quesu personaggi, nel corso del racconto, dicono qualche ,·erità tanto per sfo– garsi un pochino sulle terri– bili situazioni sociali, il ro– maru.iere li deve subito eli– minare e sostituirli con per– sonaggi che stanno conficca– ti rra gli interstiz.i della dia– lettica e dell'arte seria. Oc– corre cioè: dt:nunci:uc alla opinione tutte quelle situa– zioni storiche che costringo– no gli uomini ad essere sem– pre più schiocchi. di prima, esattamen1e come i personag– gi che li rappresentano•· • E dclla pccsia, maestro, che pensa dall'alto della sua vetta?s. • Fino ad oggi la Lirica, vo– glio dire la poesia, è stata considerata come un la.men– to dell'io. Kclla • Piccola Fiera Leue– raria > del Corriere. d'ln/or– ma=.ione., due traduzioni, da Apollinaire e Toulet, di Diego Valeri; e la consueta e sti· molante rubrica • servitore di piazza s. La pagina settimanale • Le1- teratura e arte nel mondo s del Gionio è dedicata in mas– sima parte a Freud e alle sue e Lettere s pubblicale recen• temente dall'editore Paolo Bo– ringhieri di Torino. ~-------------------, 1 dere una bomba alla Con– La libertà politica essen– do divenuta una realtà, la mente di Gandhi si volge-– va sempre più alle rUorme sociali ed economiche e ed un rinnovemento della sua tecnica non-violenta. Una strane ironia del ca– so volle che all'apostolo delle non-violenza fosse ri– servata una morte violen– t.a. Le tenebrose forze del– l'odio parvero aver ripor– tato la vittoria; ma la loro fu una vittorie di Pirro. Le pallottole che avevano tra– passe.to il petto di Gandhi si ripercossero in milioni di cuori. La perfidia stessa del delitto rivelò. come in un lampeggiare di luce, la fatuità e la futilità del fa– natismo delle comunità. Le fiamme che rldussero In cenere Il corpo del Maha– tma sugli argini del Yamu– ne, le sera del 31 gennaio 1948, dovevano essere l'ul· timo guizzo dell'incendio che aveva avviluppato la penisola indiana a partire dall'e-gosto del 1946. In vi– ta, Gandhi aveva lottato con tutte le sue !orze con– tro questo incendio. Lo sua morte doveva infine do– marlo. La corda cardiaca è la ne– mica dichiarata di una liri– ca allruisLica. Io ,•i dico che l'amore, il dolore, la delu– sione, l'enrusiasmo, la gioia, la felicità sono tutte frot– tole e conducono alla poe– sia a giro chiuso. Poesia che nessun uomo del futuro po– trà mai comprendere per la semplice ragione che egli stesso la ,•i\·e tutti i gior– ni. La vera poesia dei tem– pi moderni deve insegnare a scendere giù nella strada, circolare a piedi sulla ter– ra, visitare le case, me11ere a nudo la cattiveria dei pos– sidenti cd il ,-eleno dei po– ,·eri che aspirano a posse– dere, in nome della carità, o in nome della giustizia umana predicata a su.:. vol– ta da chi è giusto e anche dialetticamente ingiu– sto. Basta col narcisismo lirico; basta col dare del tu alla luna e al sole, alla cam– momilla e al salice piangen– te, via la violella del pen– siero, l'ape regina, la rosa paraninfa o la dalia travia– ta. Basta con gli inni alla rugiada e le dichiarazioni di gioia ai raggi solari s. Giuseppe Raimondi su li Reslo del Carlino parla degli Almanacchi Num-i, senza mi– nimamente accennare a quel– lo di Bompiani. Dino Buzz.ati esamina sul Corriere della Sua • la teoria delle facce s scoprendo i mo– th-i di • ,·alti senza il mini– mo lume, fisionomie spente, prive di carattere e di perso– nalità, in cui si legge l'assolu– ta assenz.a di inquietudine, di travaglio o di sofferenza inte– riore s. Lunecfi: 16 Solo li Tempo, rl lunufi, Jza una ter-u1 pagina decenle. I serviti sono di Carlo Belli da Leedizioni Cynthia Via Alfanl, 27 - Firenze hanno in preparazione un importante e interess~te v o I u me documentauvo Repertorio della Lettera– tura e dell'Arte Italiana Contemporanea e fanno appeUo agli scrittori ed agli artisti più no~ ~re.bé inviino i loro dao b1ogra_ fici completi e quelli del– la loro attività. Richiedete e,·e.ntualmente l'apposito questionario alle Edizioni C"t'-nthia- Via Alfani, 27 - Firenze. Questo comunica– to ba carattere di urgenza. Sul TempO, R. l\l. De Ange– lis descrive quel curioso ne– goz.io- bar che è il Dmgstore a Parigi, situalo proprio IU!a fine degli Champs Elisces. ,·erso l'Etoile. Si ,·cndono aspirine e giornali, calze e birra, dischi e cosmetici. E. F. (Enrico Falqui) dice di • dare a Cesare quel ch'è di Cesare s, • a proposito della noia di Moravia s e ci accusa di aver definito •stroncature• il suo articolo su Moravia pubblica– to dal Tem'fX) il IO dicembre <!elio scorso anno. Diamo atto a Falqui: quel suo articolo non era una • stroncatura s alla Papini, era solo una cri– tica negath-a, lealmente se– ,·era. lHercoledì: 18 Tre occasioni: l'assegna.:..io– ne delle Penne d'oro in Cam– pidoglio a Urigarelli, Ce.echi, Vallecchi, Bompiani; la mo– stra delle sc:,llUre di 1/enry Moore a Roma; il Premio • Ville de Paris • a Blaise Ce11- drars. Per le Penne d'oro el– zeviri di Carlo Bo sulla Stam– pa e Aldo Camerino sul Gaz– zettino; per Heriry Moore: Giulio Carlo Argan sull'A\·an– ti · Silvano Giam1elli sul Po– ~lo· per Blaise Cmdrars: La NaziOne; Il Gazzettino; Il Giornale del Mezzogiorno; li Tempo con nc,te anonime; 11 Corriere della Sera a firma del corrispondenle L. Bo ( lo– rtnt..O Bocchi). E' per 1/enry Moore che ci soffermiamo: per quanto poco serio sia sta– to il servi:.io di. Gr.,çz;. Ha cm E' AMICO della FIERA LETTERARIA SI ABBONA alla FIERA LETTERARIA l'edicola più vicina può esseresfornita:l'abbo– namentovi raggiunge ovunque, puntuale,sicuro L'ahhonamento annuale costa L. 4.000. Semestrale L. 2.150. Trimestrale L. 1.100. Per Insegnanti e Studenti sconto del 10 % * ABBONAMENTI CUMULATIVI (senza ulterorisconti): Lo Fiera Letteraria e Il Tempo '(6 onmeri set– timanali) L 13.600: (7 oumeri settimanali) Lire 15.250: Lo Piero f~f'tterarir, e Rumnnirn• L. 6.~00: La Fiera Letteraria e Ragguaglio Libraio Lire 4.680. Versamenti sul C. C.P. n. 1/31426 * LA FIERA LETTERARIA è l'unico settimanale italiano esclusivamente culturale ferenz.a di guerra del 1913 ç.a-rl3ndo l'indostano. Il go· verno scoprì di il a non mollo che quel visionario era dinamite umana, del tutto imprevedibile e in· controllabile. Prendendo la parola in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico ella università degli indù di Be-– nares, nel 1916, incominciò riDettendo e voce alta. Rimproverò ai principi in· diani i loro gioielli e i loro abiti sontuosi. e Ogni volta che sento parlare di un grande palazzo sorto in qoolche grande città del– l'India, si tratti dell'India brit&nnica o si tratti del– l'India governate dai nostri grandi capi, divengo subito geloso e dico: - Oh, è de-– nero proveniente da1 con– tadini s. • Se riponiamo fi– ducia in Dio e lo temia– mo• continuò • non teme– remo più nessuno, né i ma· regià, né i vicereè. né gli agenti di politia, e neppure Re Giorgio s. Annie Be· se.nt, che presiedeva l'augu· sta cerimonia, non potè più sopportare queste • udibili riOessioni • e gli gr!dò: e Vi prego, tacete s. Un anziano funzionario inglese bofon– chiò: e Dobbiamo impedire Tuttavia, il destino vole– va che non si recasse nel Pakistan e non radunasse i fili del suo programma costruttivo. Il primo avver– timento lo si ebbe la sera del 20 gennaio, quando un'i bomba esplose nella Birla House, a pochi metri da do– ve egli stava pronunciando un discorso durante la riu– nione per le preghiere. Gandhi non badò affatto all'esplosione. li giorno do– po accennò alle congratula– zioni che gli erano state fette per essere rimasto il– leso. Le avrebbe meritale, disse, se fosse caduto in seguito alla esplo– sione e ciononostante avesse conservato e un sor– riso sul viso e nessun ran– core contro l'attentatore •· De.fini colui che aveva lan· ciato la bomba e un giovane fuorviato s e consig1iò la polizia dj non • molestar· lo s ma di convertirlo con la persuasione e l'affetto. Madan Lal, il profugo del Punjab tratto in el'T'Csto, fa– ceva parte in realtà di una banda che aveva complot– tato la morte di Gand.bi. Questi giovani fanatici ri– tenevano che l'induismo B. R. NA.iWA : • L'uomo Gandhi s. Per gentile con– cessione d e I I a Arnoldo Mondadorl Editore.. EI.HTWJCE. bcoit •ttn=:cata, tffD· teoa.a.le e.-pertem.a, eAalloa ma· D09a1ttt, poesie., IK7'ff.lle. rom&a· d, sqs:I ftrl. pobbllCUldo , tandar1Go le opere merlte\'Oll • coodlnovJ di psrtlc:ol•r-t tnor-t Sc::rh 'lt.re: L'MPROOO UEL SUU Luo,o Teatro NuoYO, z,, Napoll Basta con le lettere d'amo– re scritte all'arcobaleno o al– la stella mattutina. Queste cose non sono realtà perciò sono troppo lontane. I poeti dell'av,·enire can– teranno la marcia deali op– pressi ,·crso la giustizia che, immancabilmente, si ar: fermerà anche a costo di creare una più alta ingiu– stizia sociale. e Come pensa che sarà la poesia dell'avvenire storico– sociale-dialettico, visto che tUIIO si rinno,·a? s. e La poesia nuo,•a sarà una lirica di apertura su quegli abissi che sono gli uomini in lotta tra loro per lo sterminio progressivo e radicale di tutta la specie. I poeti devono smellere di giocare, di fare dell'umori- ~clo•~:~~rota~ ~e~ ~~'. Essi devono imJ)Cillarsi per ~~;~~ di 1 \~eiì:O}~etu1~: ~ è 10es1stentt- e non trova po– sto fra ali uomini in quanto è una particella angelica, smuo,·e le montagne anche se le montagne restano fer– me; e serve innanzi tulio ad accrescere il numero dei fes– si che costituiscono la tra– ma solida e quindi eterna dell'eterna realtà. IPPOGRIFO del * di FRA,,co tOCBl Qualcun~ ci ha 5CT"!tto chie; dendoci di occuparo un po, in questo second'anno di Vita della nostra rubrichetta, an– che • di questioni più ped~-– stri, più spicciole e di p1u immediata utilità s. Confes– siamo clic simili inviti ci ban– no fatto poco piacere: come capita a chiunque, giunto _a buon punto di un lungo di– scorso, s'accorga di non esse– re stato ancora inteso quanto avrebbe desiderato. C:Crtamente ci ha nociuto I'avere poco SpazlOe una frc· quenza non magg_iore. M~ tuttavia - e riniU3-ZlamOtutti coloro che, con piena com– prensione dei nostri intenti, ci hanno più ,·olte esortato a continuare sulla stessa stra– da - crediamo che nessuno, fra quelli che ci Jeigono ad cani puntata. possa più c.on – fondere la nostra colonnina con altre, di quotidiani, set– timanali e "ia dicendo. do"·e come regola ci si occupa de– gli accenti grafici o, pegJio ancora, del non più enstente participio futuro. Di questioncelle • pedestri, .spicciole, di immediata utili– tà s ci siamo occupati anche noi, del re.<:to, fin dalle prime puntate, che dedicammo alle edizioni novissime dei ,·oca– boiari italiani più in ,·oaa. Ma ce n'occupammo con spi– rito non cattedratico, e con una netta presa di posizione contro qualsiasi anticaglia, come noi consideriamo tutte le oziose complicazioni orto– grafiche, non rispondenti ad un uso vhissimo. Abbiamo ioteSO, insomma. non occuparci mai di aride questionccUe puramente • lin– guistiche s. Questo di consi– derare la Iingua come una occupazione di pochi (di vec– chi pensionati, tanto per in– tenderci) lo giudichiamo. an– z.i, uno dei più gr.n·i peccati della nostra cultura. Se i pro– blemi della lingua devon es– sere, come sono per tanti, una pa.rtic.clla staccata, e commiserata, del gran mondo delle lettere, siamo i primi ad arricciare il naso e a con– siderarli robuccia di poco conto. E :,er questo siamo nemici. dichiaratissimi, di tulle le rubriche do,·e ci si occupi, come sulle pagine di una grammatica, di minuzie non pri,·e d'importanza. d'ac– cordo, ma nemmeno così ,;,•e e urgenti da po1cr permet– tere di pretendere - come pretendiamo noi - che l'in– teresse per la linaua dh·eoga cosl diffuso e acceso come quello suscitato da un ro– manzo di successo. Rubriche, quelle, di cui qualche distrat– to lettore ha creduto di poter vedere una consorella in que– sta nostra, che invece non è nemmeno loro parente lon– tana. Per noi la lingua, quando non ha un legame vh-o, pro– fondo e immediato col costu– me, è materia di scuola, non di giornali. Per noi quel no– vissimo, che sopra abbiamo richiamato e di cui a suo tempo parlammo ampii.meD– te. è errato ma in quanto tiene desto un errato concet– to della lingua. come materia di biblioto..--a e non di vita: non c'importa, insomma, ciò che può essere errato sola– mente secondo la grammatica di vieta concezione. ~e abbiamo applaudito ga– na1ano contro glianaense, lo abbia.mo fatto, non per puro gusto estetico della buona fu– ,·ella, ma perché il suffisso a1se ci sa di menzogna, di fascismo, di barocco. E per questo applaudiamo. ora. la schiettezza e il coraggio di Gino Tibalducci, che usa par– migu;;10 (a pag. 37 del suo bel libro su Bologna. ed. S.E.I.) anche per significare !;~~tht~if~~~ d ~lar- Facciamo altri esempi. Le sigle: comballerle come tali ci parrebbe, ormai, sfondare una pana aperta; ma farne notare, inYccc, anche la goffa scomodità, per la confusione che ne nasce, ci pare far opera di costume. Cosl con l' A.CJ. , che è, insieme, Azione Cattolica Italiana, Automobile Club Italiano e Associazione Culturale llaliana. Questa po– ca chiarezza di linguaggio non ci fa pensare alla nostra poca chiarezza di spirito? Passiamo a quella che ab– biamo chiamata l'c irreggi– m~tazione ~ dei \'ocaboli (e, spmgendo oltre 10 scherzo. la •meccanovocabolog~nesi•!) Sento, in tram, un tale che. parlando di cose profonde con un amico. pronuncia la parola decri.stianiu.az.ione (pref. + .ad. + 2 suff.) af– frontandola con la stessa. fa– tica che se fosse la scalinata di Trinità dei Monti; cosl: d~ (lunga pausa) - de (pau– sa) - de-cri-stia-ni::.-z.a-zio-ne. Rido e': SCUOIO il capo, fra me. Poi penso che tutta quel– la fatica nasce_. in gran parte, ~~s~ 1~~';.u~Jleslfui~e ~~~ dichc, analitiche per natura. Lo stesso che se chiamassimo le nostre strade con numeri come in America. ' :<Siliifliffflb•

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=