La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 5 - 29 gennaio 1961

Le nchieste dt g1ud1zio che g1omalmenle e, per\'enp:ono tro\'eranno nsposta nelle apposite rubnchc , Vcrba Vo• lanl •. • Scnp1a manent • e , La Fiera nc:pon.::te • secondo l'ordine di arti\'O S1 prega pertanto di astenersi dal sollec1tJ I liA FIERA LETTERAIUA I tJK U<HJ IH·.I J_.\ KI-.U-\/111'\.}- Il I.' dal mercoledì al sabalo \1anoscrlttl fnlo e dlsc.srn• non rlch!esll nnn si rutllulscono segue Indice generale Gim,eppc: Una Sicilia inedita, 29, p. 5. LUGLI Remo: Un 11urru1ore d1 tensione, 30, p. 5. SC[ASCJA Leonardo: Una 11arraliva siciliana, 31, p. 5. CARPINTERI Teresa: Una ricerca, 34, p, 5. COMPAGNO– 'lE Luigi: 01lre Napoli. 36, p. 3. PANUNZJO Enrico: Problemi d1 lecmca, 39. p. 5. 'JAPOLITANO Gian Gaspare: ésperiem.e. dire.Ile, 40, p. 5. DE BERNART Enzo: Un ro• manw corale, 41, p. 3, PE- ;;~,~~n~aG~,1i;l."f: rfLJ~~io ~!~~: J." p~f'Lfsfe'a 1:~~~ ~ÉR~J~J 'c:~,~~ 0 's/';;,,aP·nJ: polelana, 41, p. 2. PATRIZI Claudia: Una linea prouslia– ,ia, 49, p. 4. SETTIJ\IANA 11 TERZA Giuseppe Tedeschi 49, p, 2; 50, p. 2; 51, p. 2; 52, p. 2. E CONCORSI * DOVE E QUANDO * NOTIZIARIO TEATRALE * Poesia elibertà (Contlnu~a pag. 3) accettare. è qualche co·a più della perfezione. ... lo non cerco I che dia· 1ona1tZe..• I qualco,a di più della perfezione. Un'altra risposta. terribi· le e consolatrice al tempo stesso. è quella di Hermann Broch. Questo grande ro· manziere. che ha avuto cc-– scienza, più di ogni altro scrittore del nostro tempo, della caduta dei valori. che è la vera causa della no· stra crisi. e che ha cercati'.> appassionatamente un giu· sto mezzo sopportabile. Cra la vita che amava e la morte che non temeva, ha scritto dei poemi spesso al· trettanto straordinari che la sua prosa. •Solo la prossimità è infinita. divi– na soltanto essa ,t. Questo verso non vi ricorda la soluzione di Quaslmodo? Che cosa vuol dire. vera· mente? Nella Introduzione ai poemi di Broch (Cedich– te. Zurigo. 1953). Erich Kah· ler così spiega: ., Solo at· traverso il terrestre vissu· to compiutamente si sale all'Infinito. solo il terrestre pienamente maturato può trascendere ,1. In uno dei suoi poemi più rappresentativi - <1 Meno della Vita"' -. scritto nel 1934. Eh'och parla della paura di essere. della so· Jitudine dell'uomo in mez– zo alla creazione. dell'an– goscia. che lo ra sospettare della stessa parola e della ragione, per ritrovare in· fine al crocevia della sua vita. che Dante chiamava ,. nel mezzo del camln di nostra \'Ìta ,., la strada perduta e la fede nella ragione. Ecco alcuni fram– menti di questo poema. nel quale cl sar~ facile ri· trovarci: O. uomo nel mezzo del– la uita. I nessuno lamenta con te il linguaggio per– duro ... I ... Nulla pitì. ti si rischiara, I da ne.uuna rWa giunge risposto e in nes– suna coarellazionc I ti è visibile il cielo. I ,1enuno ti appaga la nostaloia con riconoscenti I .1guaTdi. ne•· simo / 1 peran:m nella soli– tudine che preme ... I ... Pu· re, più forte è la cerrez.:a. !;t:;erdt 1 !a1:~~:t;; :re:!~ divino l'occhio dell'euere ... I ... e mano in ma110 con I l'anima amata amante. I o. mezzo dello vira. rn ascol· tasti, guardando il canto della tua. età, I il linouag– gio ritrovato. Come definire qucstn poe– sia? Con le parole. che ~i trovano alla flne di * Hu– 'genau o la solitudine• di Broch stesso. ultimo ro– manzo del ciclo 11. I son– nambuli 11: a: Anche se noi siamo in permanenza cir· condaU dal mutismo cre– scente dell'astratto. l'uomo votato alle coazioni più. fredde. scaraventato nel nulla. sprofondato l'Io. e"è un sorno dell'Assoluto. che sorvola velocemente Il mondo. e dal presentimen– to e dal !'iOSpetto della \:e· rltà coglie la certezza so· Jenne e restiva. per mezzo della quale noi sappiamo che ognuno porta in fondo all'an-ìma la scintilla. e che l'unità resta non perdi· bile .. •· Queste ultime parole - u11d dau di.e Einheit u11· verlierbar bleibt - c: ricon– ducono al principio deLe nostre considerazioni. La crisi. che vivJamo, consi· ste precisamente in ciò che noi abbiamo chiamato • la disintegrazione manichea " di una prospettiva. la cui unità costituiva la forza delle epoche. che ci hanno preceduto. o. se non la forza. almeno requilibrio. la possibilità di ritrova~i in se stessi. ed anche di avere fiducia nei messag– gi. Noi non crediamo più nei messaggi proprio per– ché abbiamo tagliato il mondo in due. e il bene che possediamo, o c·:mma– giniamo di possedere. può essere contaminalo ad ogni istante dal male. che si trova dalraltra parte di noi stessi. Non pen• so solamente alla poli• tica. che darebbe l'imma– gine perfetta di questa rot– tura: ognuna delle due me· tà del mondo immagina di possedere o rappresentare il bene. ma teme il male degli altri più di quanto confidi nel proprio bene. Pensiamo ad un'altra cosa. più. intima e più grave. a ciò che si potrebbe chia– mare r antagonismo tra l'anima e il corpo del– l'umanità. simboleggiati la una dall'umanista. l'altro dal tecnico. Fra questi due campi la rottura è ancora più evidente. S~ pensiamo da puri umanisti. il campo del ma· le è quello della tecnica invadente. distruttrice di ogni bellezza, di ogni ml· sura. di ogni possibilità di conoscenza e di solitudine. 'I figli dell'età tecnica. figli del male. pensano già co· me scienziati atomici o astronautici. Essi sono si· curi di aver conquistato l'infinito spazio. ma cono– scono se stessi meno dei figli del Medio Evo e del Rinascimento. La loro vita è un gesto. una conquista del fuori, dello spazio. di un oggetto. che non è più un invito alla conoscenza. ma alla violenza. Conosce– re è. al contrario, pensare. essere soli. chinarsi al di qua della realtà visibile. Violentare le galassie si– gnifica ruggire se ste55i. misconoscere il mondo. Sa– remo poco a poco dei sel– vaggi montati su piatti vo– l;mti. e nulla ci sarà più racile che far scoppiare l'universo al termine lo– gico della nostra stupidità. Contro questa evoluzione verso il disastro. dove si cercn di trascinarci. si ri– volta Quasimodo nei suoi versi. Il primo volumel del«Dizionario» rolamo (storico domeni• ctmo de 1 Quall.rocento). Niente di più vicino a noi? Sì. l'Abba. l'Acri. l'Ada– mi. l'Aganoor. l'Agnoletti. l' Alaleona. r Albertazzi. l'Albertini. Ciascuna del– le singole. ben proporzio– nate ma forse non ancora del tutto ben uniformate e ben articolate • voci , è firmata per esteso dal· l'estensore, con bella al– ternanza di illustri e di oscuri ma con buona ga– ranzia. per tutti, di esat– tezza e di acutezza: il che sta a confermare la col– lettività di simili lavori. che. nel passare e attra– \'erso il paragone assiduo delle tesi. delle ipotesi. delle opinioni. delle con· \'inzioni. anche dei princi– pi,. si accostano all'im– parzialità per l'appunto di un dizionario o di un re· pertorio. e Serene rivendi• caz1oni - termina il Fer– rabino - della memoria e della gratitudine dall'oblio e dalla sconascenza ,. Per– ciò, se riscontreremo qual– che assenza, andiamo cauti prima di addebitarla a svi– sta o a dimenticanza. Chi non ha trovato PoSto nel Dizionario, potrà sempre trovarlo nel Repertorio. Dall'a alla zeta. c'è glo– ria per tutti. '.\la ad una preliminare condizio– ne,: quella. salvo ognuno, d1 essere morti. Dura con· dizione: per altro osser• vata anche dai dizionari stranier~ dello s.tesso ge– nere e m compenso ripa– j?ata dalla generosa acco– S?licnza dei vari Chi è? ENRICO FALQUI Se. invece. pen,;iamo da tecnici accomiti. la visione de:la fine del mondo ci dugge. non rientra ne!le nostre previsioni immedia· t e. Vedi amo l'universo ottomes.so alla volontà dell'uomo. ammansito. co– me una cascata lontana. tra:<formata, a furia di vio– lenze. in una centrate pro– dutt:ice di elettricità do– mestica. Parleremo della fel:cit.l, delle comodità. delle lunghe vacanze di tutti i mortali. senza più preoccuparci di una vita interiore. della quale non sl sa. in fondo. che farci. fra tanti agi. 11 paradiso - si dice - è a portata di mano. .-'\nche poe~i lo credono: quelli che vengo– no chiamati. giustamente. arcadici. Hermann B:och opponeva a quest'illusione 11 ve~o che già conoscia– mo. e la cui grandezza o:a slamo fn grado di misura– re: • Solo la prossimità e infinita. dh.-tna solo e.j,5.1•· Die Nah.e: ciò che è vicino a noi e in noi. quella dis– sonanza più che perfetta. di cui parla\·a Quasimodo. Dov'è il bene? 0ov·e il male? Chi potrebbe dimo– strare all'uomo tecnico l'er· rore immenso. di cui è vit· tima. e che !a della morte brusca di tutti g1i uomini una prospetti\'a assai più Immediata e \·erosimile della conquista di Marte e di Venere? E chi po~reb· be convincere l'umanista puro che Virgilio e Dante non sono affatto incompa· tibili con I piatti volanti? Perché 1·uomo possa riac· quistare la rede nei mes– saggi. occorre solo rifare l"unità. fermare il proces· rn di disintegrazione. Que· sta unificazione potrebbe essere ope:a dei poeti. che hanno a\'Uto una visione del mondo non meno am– pia di quella di uno, scien– ziato «atomicoi, al momen• to In cuJ Democrito nomi· nava gli atomi. e nel me– desimo tempo cosi intima e vicina ad ognuno di noi. Si tratta in fondo di stabilire o di ristabilire - il che non è affatto più facile - I limiti di ciò ·che un p~ta .(9rrièno. esule a Ma· drléf. Alessandro Busuìo· ceanu. chiamerebbe • pro· porciòn de vivir 11. la pro– porzione del vivere. Per · arrivare a questo. perchC l'uomo diventi. cioè. con– s;.ipevolc di tale nece.ssi• là. bisognerebbe dissuader– lo dall'impegnarsi o daJ ri· fuglarsi nel mito o dal· l'evadere tra le stelle. ter– roriu.ato come appare in questo r:nomento. alla pau– ra che ha di se stesso e degli altri. Egli non pensa che a fuggire da un sito. che ha reso inabitabile. in– \·ece di pensare ad una modifica, ad un cambia– mento interiore. La poesia sarà capace di ridare a questa minaccia e a questa prossimità un aspetto meno feroce. di riavvicinarle al divino? Bi– sognerebbe che tutti ,li uomini fossero liberi sul:a terra. liberi dai terrori de - la politica. della tecnica. del a fame e della miseria. affinché l'anima e il corpo dell'umanità siano di nuo– vo un tutto. Bisognerebbe anche che Le, oi,yeaux que j'habite dialingucnt mieu.r / Leur.1 ailea, come scrive Armen Tarpi– nlan. in un poema. che si chiude con questi versi: Je rérablia l'équilibre de la terre et du ciel / L'hom• me orandit comme un ar– bre Questa speranza è anco– ra lontana da noi. Ciò che rimane chiaro. purtroppo. non è che Il pericolo che cl circonda. w II mondo app:Jriva chiaro e vicioo. come un giocattolo perico– loso •. secondo Broch. il quale. alla fine de • I Son– nambuli •· tro\·a. in fondo alla sua malinconia - ri· flesso della sua libertà da– vanti al problemi dell'uo– mo - questo messaggio di speranza. che può costitui– re altresi la conclusione del nostro discorso sulla poesia: • ... E dalle tenebre più opache del mondo. e dalle nostre proprie tene· b~e. le· più amare e dure. risuona un appello ai di– sarmati: la voce. che lega Il passato a tutto l'avveni– re. e la $Olìtudine con tut– te le solitudini. e non è la voce ten-ificante del Giudi– zio; essa risuona timida nel silenzio del Logos. pu– re da e!so portata. alzan– dosi al di sopra dei rumori del Non-Esistente: è la voce degli uomini e del poli. la voce della consola– zione e della speranza e dell"immediata bontà; ..Non darti pena. perché si3Illo tutti ancora qui!._"». VINTILA BORIA Ult.tiU b\JUUU Olrrtt~ ~n,.ahll~

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