La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 1 - 1 gennaio 1961

Pag. 2 mai, in odio all"improv,;isa– zionc, sarà da forc il contra– rio; a rneao di abbaodonar– ci ad una generica vieta po– lemica antigiomalistica, scn- 7a far sah·e le giuste neces– sarie distinz.ioni, come suc– cede a molti. E come succes– se anche al Croce? Perché è un fatto, secondo osscr\'ò an– che Saintc-Bcuve (Causcries ~~ri~;~~i,d~~!• j!;42]~:~~~ ~ on est touJours quclquc pcu journaHstc pnr un endroit; on cherchc l'?H,ropos, on attcnd l'occnsion, et, sans s'attachcr ptte:isémcnt a ne parler quc dcs ouvrages cn– corc tout chauds dc la forae, on désirc du moins quc qucl– q u e circostancc nature.Ile nous rrunènc au.1 ouvrages a.nciens et y dirige l'atten- 1100~· e Le l[r.tnd tort qu'ont Ics Joumalistes, c'cst qu'ils ne parlcnt quc dcs livrcs nou\"eau,: •: a,·cva lamenta– to Montcsqu1eu. E sia pure, ma Ja postilla che, nel 1908, Benedetto Cro– ce dedicò al problcm3 di metodica se si debba o no e tr:11tarc, nella storia della letteratura, della co1anto co– piosa produzione giornalisti– ca a (e che più tardi ristam– pò nei Problemi di estetica: l..atcn..n, Bari, lll cdii. 1940, 128-132), non reca affatto, a guardar bene, il contrasse– gno di un'indiscriminata spregiosit~ contro l'intero blocco della produzione gior– nalistica. Primo: perché innanzi tut– to non ha difficoltà nel rico– noscere che e una parte co– spicua e squisilissima della letteratura poetica o novelli– stica, e anche filosofica e cri– tica. dei nostri tempi, è pas– sata attrn\'crso il giornale quotidiano ... E parecchi scrit– ti poi, che ora ammiriamo come classici e facciamo stu– diare nelle scuole, furono nient'altro che giornalismo dei tempi... a, (E cita esempi che vanno da Dcmostene a Sainte-Beuve, ma che, da lui stesso al Cccchi, ben si pos– sono prolungare fino al gior– no d'oggi). Secondo: perché, PUJ'C ri– conoscendo che, e q u a n d o una paGina è dcflOa di anto– logia a, cioè stimabile e non effimera, • è cosa d'arte e non di giornalismo a, si af– fretta. ad avvertire che non perciò il giornalismo, in quanto tale, • entra anch'esso nell'arte, cioi: in un campo in cui non entra mai altro che l'arte stessa a. Teno: perchè il riconosci– mento vale tanto per la pro– duzione liberamente lettera– ria quanto per quclla stretta– mente critica. Terzo: perché il ricono– scimento del genere è impo– sto dall'esperienza stessa, a scanso di equivoci e delusio– ni, errori e danni. Nmx.·e pagine sparse, nel '55 (Laterza) dai due delle Ter– u pagine sparse; senza tra- ~~u~i ri{~j~faiJ~ ~~t Laterza: 1953-54) deali Aned– doti di varia letteratura. Mi– gliaia di scritti di erudizione e di discussione; di giunte, rettifiche e PoSlillc; di aned– doti e di schizz i, che pc[' la loro particola.re destinazione divu lgath·a cd csplicativn, nonché per il contras scano della mino[" lunghe1.za e del– la maggiore splgliatcu.a , ben avrebbero potuto, in aggiun– ta ali~ Conversazioni critiche, alle Varieta di. storia lette– raria e ci1,ile e alle Pagine sulla guerra, tro\"ar agc\'ol– mentc collocazione (come molti infatti trovarono) nelle pagine di un giornale. Ma al Croce riusci più comodo e gradito stamparseli solleci– tamente nei fascicoli e nei quaderni della propria Cn– rica, a cominciar dagli anni lontani; e da ultimo, per sot– trarli alla dimenticanza e al– la sparizione, nonch~ per evi– tare ad a1tri, meno pra.tico e meno avveduto, l'incom– benza di doverli riccn:arc e riordinare, prefcn predispor– re e attuarne da sé la rac– colta. Inizialmente antologica, la riunione di tante e tante Pagine sparse risulta ormai complessiva, per quanto Fau- ~\bu~~U~• ~~I 1~. 0 cJùrJ,~~ ,•arietur a delle opere di Be– nedetto Croce, ricordi che fu il Croce a lasciar disposto l'ulteriore ra.ggruppamcnto. in uno o due volumi, dellt" Qunrte pagine sparse, degli scritti migliori non compresi nelle precedenti raccolte e dal Nicolini scrupolosamente elencati (Cfr. 2&3-309). E. grazie alla sostanza, l'insie– me di tante • pagine a di un immenso schedario di idee, taJe da soddisfare, coi suoi infiniti appunti e spunti di filosofia e di letteratura e di politica, non solo alla ri– chiesta dei curiosi, ma anche all'esigenza degli studiosi. Questi volumi, J)C[' la carat– teristica della comJ)Osizione - marginale e in1egrativa nel contempo, rispetto ai te– mi tra.ttati nelle ope1c - di– venteranno di consu!lazione obbligata. Non disporne con facilità sarebbe stato un pec– cato, anche per la pungente piacevolezza di cui risultano prodighi m conseguenza del– la speciale natura, rapida e lucida, nella quale hanno cer– tamente avuto parte, durante il t.ra.sc.orrcre di tanti anni. lo studio e la pratica del buon giornalismo letterario. EI\TJUCO FALQUI LA FIERA LETTERARIA LETTEftA DALLA SP,\G,IA * di G,Un'AXO FORES'l'A. Raf ael Laffon, poeta aristocratico L'incontro con il poeta Laf– fon l'ho fatto a SiviRlia, nel– la sua stessa casa. Heliopolis è un quartiere periferico di Sivialla, sorto in occasione ~~~~a~trn~~~f~i~:i:1~~i tulio particolare, per il mo– derno traccialo u["banistioo, per la ric.chezza di alberi che adornano le strade e per la varietb. di villini, tanto ci,·ct– tuoli. 1n fondo alla via Cile sorp:c l'abitazione del poeta, recintala da un giardino, ric– co di gcranii, di gelsomini, di rose cd anche di qualche ci– p1csso. La città finisce, li, due case più in giù di quella di Laffon. Subito dopo è la cam- ~!f~~•ch~W~a.1J!0esdl~~3~~~ di Heliopolis. 11 silenzio che regna in tutto il quartiere cd in particolar-;: nl?ll"abi1a1.ione del poeta è 4uasi un invito a lasciar..! i nimori della cit– i~ per riconciliarsi con la poe– sia. Ce Io ricorda, tra l'.il– t['O,una malolic::.i accanto al– la porta d'ingrcs!:o, dove è ri– prodotta la citazione del Qui- l oie, rifcrente,;i al • maravil– oso silcncio a che c'era nella casn del Cabal!ero dd Verd~ Gaban. Il poeta, quando può li– berarsi dai suoi impegni in città, corre in cerca del suo mondo: e La mia solitudine, il mio silenzio, la mia bi– blioteca, il mio giardinetto, la mia casa lontana, tran– quilla e semplice•. (Confes– sione letteraria - Pocsias - paG. 15). Questa casa è per Laffon il rifugio do\'c egli si trova a suo agio e viene ad esse– re la rappresentazione della ~gnd~~n~i~s~ f.°d?c:er d:~ stessa, un poema con strofe di architettura e giardino. Dentro, 1ut10 è in ordine. Nessun contrasto: i mobili sobri ma eleganti; i libri, allineati negli scaffali; la luce misurata, tutto parla di una eleganza e di una aristocrazia non ostentata. ma rnccolla, intima, armo– niosamente aderente alla stessa persona del poeta. CM il vtso, il gesto compo– sto, la parola dolce e fran– ca, la conversazione sempli– ce e piacevole fanno del poc- ~~ti~ J~ft~ore,sp~to.aris:~ oomprcndcre Laffon, biso- gna conoscerlo là, dove si è creato questo mondo di soli1udine che sfocia, a sua volta, nell'universo poetico di Siviglia. E' necessario, peraltro, sottolinca["c questo concetto della solitudine. Il poeta ci dà la chJavc per ca– pire il suo credo poetico, e La mia vita è semplice e solitaria a, dice Laffon nella cila1a e Confessione Lette– raria a, rassumcndo con pa– role semplici la sua esi– ~1cnza di scrittore. Ed in altra occasione dirà: • li poeta ha diritto alla sua so– litudine, a ripiegarsi dentro di sé, intanto che elabora il suo messaggio; ma dal fon– do della notte, che circon– da la sua incubazione, pro– clama la suo umanità co– municativa. di fronte al de- ~c~~e ,.dcrro a~~jito~li~d 53 iÌ suo libro - Pueblo - Ma– drid I-Xl - 1952). Il cammino della produ– zione di L..1.ffonparte dallo ambiente leucrano, rac.colto intorno alla rivista • Medio– dia a, nel 1926. Fu l'opera ~ll~aJru$fv?g1~ ~~~~~i J~ spirito rinnO\•atore che in quegli anni aerava la crea– zione spagnola. Sono noti i componenti di questo grup– po: Eduardo Lloscnt, Juan Sierra, Alejandro Collan1es ~urJbe~n, R~?tdui 0 Po~~e~ Merlo, Manuel Halcon, An– tonio Nwlcz Herrcra ed al– tri. Questo ambiente sivi– gliano aveva. per Laffon, il suo prolungamento, nella Spagna, in quei giovani, ani- ;~icn~lo d~fl~rit~iarin~h~ erano Jorge Guillcn, Gherar– do Dicio, Pedro Snlinas, José Mana dc Cossio, Benja– min Jarncs, Antonio Espinn, Migucl Pcrcz Fcrrero cd a.I– tri andnlusi, come Adriano del Valle e Fernando Villa- 16n. Quanto alla poetica di Ra– fael l..alTon, lasciando da par– te i caratteri della particola.– re produz.ionc sua, indicati da alcuni critici e definiti • sivig.lianismo e barocchi– smo a, è meglio rifaJ$i alle sue definizioni, per non ca– del'C in un ~udizio incomple– to cd estcnore. • Io non so– no un poeta tacile nl! popo– lare a. Questa autodefinizione, che può far pensare ad una limitazione, sebbene accentui li carattere adstocratico, per mc segno inconfondibile del– la poesia di Laffon, è ne– cessario che sia intcarata da quest'altra dello stesso Laf– fon: e li poeta veramente ta– le è un esponente della !\Cn– sibililà pili profondamente umana, della condizione umana di bggi e di sempre a, Mentre, duque, la prima ar– fennazione potrebbe riguar– dare l'aspelto C$1eriore, la forma poetica di Laffon; la seconda dà il contenuto den– so di universalità e di uma– nità. A maggior chiarimento, citiamo alcune altre dichia– razioni che de6niscopo il ca– rattere formale e sostanziale della sua l)OCSia: e Mi sedu– cono le belle onne, rcaHz– zatc con tutta la bellezza del– la tecnica a. • Qucvedo è sta– to un gran padre di alcune suggestioni del mio stile e con Quevcdo altri poeti del secolo XVH, nei quali )3 tra– dizione popolare riprende i suoi giuoclti verbali più gra– ziosi, nelle romanze e nei can– lici a, (Confessione Letteraria - Poesias - pag. 14). Assie– me al giuoco spirituale del– l'allegoria, che per il suo fon– damento intellettuale non ha frontiere, la coscienta del suo andalusismo: • Un proposito di arrivare al fondo remoto e quasi divino della frase im– pura, attraverso il cammino magico dei modismi dei quali tanto ricco è il linguaggio an– daluso a. Qual'è il proposno della sua poesia? Chiesero, un giorno a Laffon. Il poeta rispose: •Nes– suno a. Rispet1o alla gratuità del dono, ricordo la frase evangelica: « Da.te gratuita– mente ciò che avete gratuita– mente ricevuto a, Rispetto alla concezione, dirò: • ch'cssa in mc è come una sorda invasio– ne, che sale dal profondo del– l'essere. Avverto la sua pre– senza interiore, non la pro– voco. Poi il mio temperamen– to mi impedisce di resistere alla bellezza, già sul punto di esprimersi. Per il resto so– no shigliano coo antiche ri- ~':<t;cl~e '!.rf!~al~~~e n~~ m1crroga ne polcmina a. rcali.o;ta. appare il poeta in • Notte nel suburbio a; Con– cetti,ta puro in • Silcnlio pu- 10 a; ricco d1 immagini ardi– te di fantasia in • Dio de esta– te,. cd In • Grillo a; abbon– dante di senso plastico in • Fattura di cavaliere•· Il carattere contemplath·o si fa strada, passo passo, len- 1amcntc, in o&ni verso, in ogni strofa, In oiJ}i poema. La partecipazione alla bellez- 7a unh·er53le condizione tutta la sua vita, i suoi affetti, la sua casa, il suo giardino, la sua Siviglia, la sua Andalu– sia e passano, attraverso il suo mondo ricco di poesia, tutti coloro che con il poeta convivono amichevolmente. Per questo Laffon si sente si- vi&liano puro e desidera e,• sere lnterprele di quelli del– la sua stcs,a casla. Ariitocra– tico nel senso della di.1tin1io• ne dal comune e del icloso attaccamento alla orla,inaria fonte della sua anima poe– tica. Per questo si trova nel– la poesia dl Laffon anche la espressione della reliii~i~ sivi&liana: Vergini, Cnst1, rappresentazioni della divini– tà e dei unti, tutto ciò che l-: forma visibile di devozione penetra nella poesia di Laf– fon cd ciii ci dà un~ versio– ne poetica del mot.ivo reli– gioso. Motivi rcll,i10'Si vivi, sentili, non a1terat1 da con– cettismo e densi della in1c– riorc vibrazione dell'animo del credente. Dostoevskij e il la fortuna teatrale di. Do– stoevskij è 1oprattutto le– gata al Teatro d'Arte e a Nemirovie-Daneenko, che net rom.anzi do1t.oev1kiant credette di trovare lo spunto per la creazione di un teatro tipicamente rus– so. Il Teatro d'Arte rap.. pre,entò. in due ae,-c, nel 1910, • I Fratelli Karamazov " con la re– gia di Stanislav,kij e Dancenko e Il Villaggio di Stepandkovo 1t, e inoltre: e Nikotaj Stav-rogin > ( I Demc-ni), e e Il ,ogno del– lo zioa. La recitazione det.. le opere di Dostoevskij pose gravi problemi agli attori del Teatro d'Arte: Confidenza L. M. Leonidov, eh.e fu Mitja n ei Fra telli Kara– mazov, seri.ne: « "Non si può reci tare Dostocuskij, lo si può ,offrire, tormen– tar,ene ..• Rivivere Dosto– evskij sulla scena signiff– ca sedersi su una sedia cospar,a di punte acumi-– nate, significa euere intri– si di sangue a. Comunque, le piu grandi interpreta– zioni dei maggiori attori del momento ,ono legate al nome di Feodor Dosto– evskij. Dapo H periodo staliniano, durante il qua,. l.e la rua opera fu tenuta nell'ombra, Dostoevskij è tornat-0 trionfalmente su tutte le scene dell'URSS in nuove riduzioni e ripre– se. Nel 1956 è stato com- Domenica 1 gennaio 1961 Strenne I , . ra~azzi L A ~ GOLO . peri I Fratelli Fabbri Editori, con la nuova Collana • I li– bri dei racconti a, ci presen– tano una raccolta antoloaica dei più interessanti racconti e poesie di grandi scrittori o di autori modemi, aJcuni m!:g~~~:! ~1ti~~vi1 rl~~ di narrativa per la gioventu.. l racconti • di Natale a l-: una se.cita di fiabe e legiende 1 dialoghi, brevi poesie, che .11 riferiscono in qualche modo alla Natività: La notte santa di G. Gozzano. L'omauio (hl Re di O. Giuliotti, Il viag,w f~~ ~ar, San=. 1 ~ t:: tale. di G. Mosca. Come a dire' quanto di DJC:i)io l-: stato scritto per i ragazzi sul pe– renne tema del Natale... Ogni pagina è allietata da iJlustra– zioni, che interpretano am gioconda fantasia le immaa,ini evoca te dal testo. teatro memorato il 75• anniver– sario della •ua morte. Grande e stata la (01"'tuna delle riduzioni di romanzi di D(}stojevskij anche fu.o– ri della Russia, 1empre ad opera di grandi autori o registi. Per il teatro euro– peo occidentale oanno ri– cordate le riduzioni di Ga- 1ton Baty ( Francia} e de-i due inglesi lrvlng e Alk.– land di Delitto e Ca5tigo, del nosr·ro Corra.do Alva– ro, cultore com.e pochi, tra noi, di Dostojevskij, rie– laboratore sia dei Fratelli Karamazov e del Sogno dello zio - eccellenti en– tTambi -: celebre, 1em– pre dei Karamazov. la ri– duzione di Jacque1 Co– peau - che si valse del– l'assistenza di Gide. Le due più recenti elabora– zioni di opere di Dostojev– ski1 riguardano entrambe I Demoni e sono dovute a Diego Fabbri (1956) e al francese Albert Camu.1 (1958). Diego Fabbri -do– po questo Processo Kara– mazov, che non è tanto una riduzione, quanto una opera originale, soprattut– to -per la concreta strut– tura scenica - si è già accinto alla riduzione di un altro romanzo do1to– evskiano: L' Adolescente. destinato a Giorgio Alber– tazzi che sarà insieme regista e interprete del.– l'opera. * del Linguacciut * di FRA "ICO fOCID E poalno pure - abili, r,wll.lpltcaJ:nlt e ra.aeogl-tbiù 1.D 01J1.1 canttieclo come son diventati queaU abt11 e tlnU ce.I nostro par:are d'ognl g1orno - pags:oo. pure. dlco. e le piste ctctabrlr e ie prove t.ang1b1lt e le a:.!'1We l"1tran- 1ttabilf e J p-igamentJ indi– lazwn.abtll e t gt()Cator1 az.. zurrabflj e 1 romanuut Jt.l– mabU1. Pa.WI.M anche le ca– riche incompat1b1lt. I d!.acorsl non accu11bUI, ru argomen– u IMQllloocabrll. le e 1trutt.u– re » ru11mnu,onabllL.. fino ~iJ~n~~iT~u~:o~ f e non rmunciob11t ob.etuvi llndacall cU tondo• o gli exat.U anuclpa•: pelUionabi.- 11. non na.,,orb b ii. tra,por– t abut da 11:J ~~te al– l 'alt.ro •· d1 etu leggo 1 m.ei r itagli dalJ'annau. 1957 d :. un eo~~a'm.~:e/i~~ tan91b•U. d~bùr. IJ)'..– rlmentabtlt • dJ CUl pa:r:ò Ra.mo::do M3.nZ.1U oe:.o a:te:s60 anno fda m:e! r.t&gll delJ·c Avv.-ntre d'lt.alla •>. Ma non pua.1 - perché ~~ùc~~~:~ che la amt.a.Mt - queaa oo– niugaz:!one pcrtfra.sUca d.J stampo la tino e ancora più. ~dos$i~b~f{ 1 8:i?":6uf.~ d.lventAndo ogn.1 g1omo più. frequente e comune. A:cun! esempi: e La oontezlOne pri– va del taUonctno a lato non 4! oerntfbrle al pubb!;.co • (da una scatola di spec;ahtà me– dlc1nal1); e E .suppo111bile che U!lO di voi abbia parla– to •; «In questa d~ ne d.J Lumumba e rawùabiu U tlmore che ·- •; e Lo scopo di tale sua proposta ~ !a.– e1.lmente fncu1brle »; e E' ,m,– magmabfle che t:u d..:....--a: di no•: E" prefenbtù che iO me oc vada•: «Com'era pre– oedibtle, DOD è su:::c es.sonu!– la •: e E duu !cabl.le che tu fa.ccta questo pa..s scu; e R' ,perabtù che Tlz!O a.'"T1vi Ul tempo»; e E' augurabile. che Ca.io con venga a!!atto •: e E' au.sprcabile.- ». Che cosa sJa auspica.bile, lo ;~Pi~~~bc =tJe~ 0 ~~ Inoltre la postilla fu scrit– ta nel 1908, e l'anzianità del– la data torna a bontà deUa fondatezza dcli' osservazione stessa, per la convalida che questa ha trovato special– mente negli • articoli a pub– blicati dai giornali negli an– ni suc.ccsshi. Si consideri quali e quanti scritti lettera– ri e critici sono stati stam– pati e valorizzati e diffusi dalla e terza pagina a. Si con– trolli il numero di pregevoli opere del Novecento ottenu– te con la raccolta di quelli scritti, che cosl si dimostra– rono degni di essere sottratti a]la caducità dei fogli do\'e vennero fatti conoscere cd apprezzare per la prima vol– ta. Si aggiunga che Croce medesimo, molti anni più tar– di, non ritenne di doversi regolare diversa men le con tuna la ,,3stissima e varia– tissima serie degli innume– revoli propri scrilli pc[' cos\ dire più • giornalistici a, e in quanto tali non ancora ri– presi ed iachisi nel ,orpus delle opere storiche, filosofi– che e letterarie. (Contlnu~ pag. 1) mus mi fece sapere tra– mite il comune, illustre ainico J acques Heber– tot, prima, e il giovane regista italo - francese J osè Quaglio, poi, s'io potevo rinuncia.re alla rapprese ntazione fran– cese della mia elabora– zione dei Demoni per lasciargli la possibilità di avere la priorità, a Parigi, di presentare la sua che stava ancora scrivendo, ed io aderii al suo desiderio, mi ri– cordo che nell'incontro che ne seguì al Théatre Hebertot• Camus- quasi per scusarsi, mi spiegò che tra le nostre due ri– duzioni c'era una certa mi stupii un poco, e dis– si chiaramente a Ca– mus che non riuscivo a capire come si potesse, comunque, prescindere, in Dostojevskij, dal lie– vito cristiano senza tra– visare la essenza del dramma. Al che Ca– mus mi rispose un po' gelidamente, ma con una certa malinconia J e suis athée. se ne hanno tentato più eroicamente l'imitazio– ne; non v'è dubbio, pe– rò- che Dostojevskij - certo .non santo - ha aperto come nessun al– tro le vene vive e pul– santi della carne e del– l'anima cristiana tanto da poter scrivere, quasi ispirato, una specie di nuovo, modernissimo evangelo che al primo, autentico Evangelo ap– passionatamente e luci– damente si ispira. Poi– ché, se Dostojevskil vi– de certamente in torbi– de e paurose notti di delirio, i demoni e il diavolo, vide e si per– dette anche più lun– gamente e interamente nella realtà umana e divina di Cristo. Una guida sicura per la co– noscenza diretta della poesia di Laffon è la Antologia, pub– blicata dalla casa editrice Agora di Madrid, la qua.le comprende una accurat a sele– zione di poesie, tratte da ruue le precedenti opere, cd un esteso prologo di Don Francisco LoJ}C7;Estrada, or– dinario di leueratura. spagno– la, presso la Università di Si– viglia. Il titolo della Antolo– gia è: 1A rama ingrata; un emistichio tratto dall'ode di J. de Arguijo: • Al Gua.da.1- quivir cn su avenida a. La pubblicazione di questa An– toloa:ia. coincide con la assc– Gnazione a Rafacl Laffon del premio nazionale di lctteratu- tcrcssò sempre molto di. teatro: nel 1860 interpretò la parte dell'ufficiale po– stale nel Revisore di. Go– gol; nell'e1tate del 1866 mise in scena, nella sua villa, l'Amleto di. Shake– speare recitandovi la par– te del Re. Inoltre segui attivamente tutta la pro– duzione teatrale dell'epo– ca soffermandosi partico– larmente sulle novità.. Ci rimangono lettere ad at– tori. ed autori. In una let– tera all'attore V. V. Sa– mo;tov dice: e Con la vo– stra arte avete non poco l.nfluenzato i.t mio spiri.– to... a, Pubblicò articoli su Ostrovkl.J e su oli altri drammaturoi più noti. Sempre in tema di teatro sono importantissime le pagine delle Memorie dal– la casa di morti, dove si narra come gli ergastola– ni recitassero a Omsk la commedia popolare il Ghiottone. Le riduzioni. sceniche dei suoi romanzi cominciarono nel 1810 con l'adattamento di Il sogno dello zio che la grande at– trice moscovita, E. Vassi– teva avrebbe dovuto por– tare in tournée a Pietro– burgo; purtroppo il lavo– ro fu proibito dalla censu– ra. Sempre a causa della censura che riteneva scon.– venlenti. per il teatro le opere di. Dostoevskij, non. poterono essere reppre– scntate, tra l'86 e il '90 decine di riduzioni, fra cui UmlHati e Offesi, L'Idiota, I Fratelli Kara– mazov, I Dèmoni, Delitto e castigo. La prima note– vole rappresentazione di Dostoev,kij f-u queUa di Stanilavskij che mise in. scena a Mosca un suo adat– tamento deL Villaggio di Stepanclkovo nel 1891. Per motivi di censura Stani.– slavskij dovette tacere il nome dell'autore e cam– biare quello dei peTSonag– gi. Net 1899, a Pietrobur– go, net Teatro della Socie– tà letteraria, fu dato De– litto e castigo: neUo stes– so anno M. N. Ermol.ova interpretò, con grande suc– cesso, la figura di. Nastasja f'iUppovna nell'Idiota. Ma Attualità di un dramma bene, al J)06to dJ tutte queste combinaz.JonJ di abili o ibill 001 verbo e eissere ». rlmet-tete le sane, 5Chiette. semplid espre&sionJ del parlare alla buona: e vedrete la piena lnuUlltà d! queste alt."'e; DOlJ. solo. ma senUrete d.J torna.– re a re5pirare ossigeno d 'a– ria pura. e non di laboratono chlnuco. Ci riferiamo a quelle Pa– gine sparse di cui Latcrza ha dato (1960), con tre grossi volumi, la ristampa, • intera.– mente riveduta dall'auloI'C a, dell'edizione Rlcciardi del '43, che fu seguita nel '49 (Ric– ciardi) dal due \'Olumi delle differenza, in qua .nt o mentre io avevo punta– to - ed era vero - sul filone metafisico-religier so, lui aveva invece puntato sul filone poli– tico-sociale. Ricordo che E un ateo, infatti, non poteva vedere che il so- • lo rovescio della meda– glia dostoevskjana. L'incontro con Cristo, per uno scrittore, è un fatto serio, o non è. E così, spesso, si preferi– sce che non sia. Questa ostinazione di– latoria è, d'altronde, la misura delJo scrittore. Dal momento che il me– tro per misurare l'im– portanza, la durata e• diciamo pure, la gran– dezza di uno scrittore è solamente uno, ed è ------------------, proprio questo: se, cioè, Le dicole d lla "Fiera,, alla radice di tutta la sua attività vi sia - esplicita o latente - la aspirazione a scrivere un libro, un certo libro che, in un modo o nel– l'altro, possa essere una vita di Cristo. Chi non ha mai avuto questo as– sillo, o chi ha saputo scartarlo una volta per tutte senza troppi ri– morsi, non potrà mai essere un grande scrit– tore; sarà appena uno che scrive. Edicola Rh·endlta *· BAR][ ATIOLICO M. AMORUSO P. ARCIULJ N. BO~'EIUIA M. AN1',OSC1A G. CARA.DONNA G. PAIAZZESE A. DARIO A. DE!\'TUTI S. ARCJULI G. MIRIZZI G. GEI.AD G. LOlACO NO P. MARSICO M. c~rso Vittorio Emanuele, 46 Corso Ca,'OU.r, 65 V-i.a Addis Abeba (ans<>lo Corso Sonnino) Via Egnazi3 (an.- Corw Sonnino) Via De Roul (ana. Co™> Vìt– torio Emanuele) Piazz3 Roma Via. BcatiUo (ang. Col"$0 Ca,-our) ?i::i ~=rt~aiiy- r~;~' Via ~la11a (Chiesa. Russa) Pi:uz.a Cesare Battisti (Poste Centnli) Via Piccinni (ang. Corso Cavour) Via Cognc1ti (ang. Via Boa.I) Via Principe Amc:deo (ani.olo Corso CaTOUr) Via Calcfati (ang. Roberto da Per questo, il p i ù grande, tra quanti son passati accanto a noi, è senza dubbio Dostojev– MASTROMARCO G. \UCIIE.J\ S. MIRENDA D. CALOAROLA M. Bari) Via Dc Giou. (an;;. Via briani) lm• skij. NITTI S. PAPAGNA C. RU(.GIERO M. SPIZZICO F. MANNARINI N. VACCA N. Via Ca,·our, 205 Corso Cavour (ang. Via 03· ,,anzat..i) VjÀ Dante (ang. Via Sparano) ~;!zzapÙm~o) Petronl (angolO Via Abbrcscia Corso Cavour Interno Pal.uzo Giustlda Pi:uza Lui&i di Sa,-oia CAGLIAR][ TROIS GANDOLFO PIRAS MEOCCI A. PARDEU..1 GEIUNA SORCHI MUSCAS PILI FLOHIS MURCIA COCCO L SANTONI CALSCIONE UI VETn.NAU cocco s. ARIU SANTUS Via XX Settembre Via Roma Via Rom.a Via Roma Largo ~ Felice V-.a Roma Corso Vittorio Emanuele Corso Vittorio Emanuele Piazza Yen.ne Piuza Costituzione piazza Martiri P'. a.a Martiri Piazza ~pubblica Piau.a Repubblica Vi.a S. Benedetto Piana Gariba.ldl Via Dante (prolunga) Vfa Sant•AY-cndracc Quartu Saot'Eleoa Nel cielo notturno che aspetta i messaggi delle luci, egli non è soltanto una stella, ma una intera costellazione. Dostojevskij è il più persuasivo consolatore cristiano de II a nostra epoca; è colui che ba meglio capito, meglio espresso e meglio rap– presentato in e favole> e in e parabole> umane il messaggio evangelico. E se i santi hanno certamente vissuto più di lui Cristo, se hanno cioè replicato con mag– gior coerenza nella loro vita, la vita di Cristo, E questa sua espe– rienza potentemente mistica ci ha confidato in migliaia di pagine: innumerevoli capitoli di una nuovissima vita di Cristo, in cui Cristo, ri– vivendo nelle coscienze e nei cuori degli uomi– ni di oggi - i puri e i peccatori, gli innocenti e i traviati - continua– va a rinascere nei giorni di Natale, continuava a patire e a morire nei Calvari di dolore e di peccato, continuava ari– sorgere nelle misteriose ore dei ravvedimenti e del perdono. Ma vera– mente! Dostojevskij ha cre– duto come nessun altro alla promessa del Cri– sto: e Io sarò con voi fi– no alla fine del mon– do>, perciò ha capito gli uomini. Per lui - veramente - Cristo è con noi, in mezzo a noi, dentro di noi, e conti– nua a vivere e a ope– rare. Questa è la certezza e letteraria > di Dosto– jevskij. Ed è proprio questa certezza che lo fa scrittore - anzi, gran– dissimo scrittore. Poi– ché tutto il resto è va– nità. DIEGO FABBRI ~e :~io1~::ist! ~i~f:~ rappresentali\'a di rutta l'ope– ra del poeta. I motivi raocolti sono varii, come vario è lo specchio di bellezza che offre il mondo al quale attinge il poeta. Da qui il carattere di miscellanea, da qui l'apparente discontinuit~ che si risolve, invece, in ar– moniosa unità, atlra\'crso il filo della essenziale forza con– templativa del poeta. Affiora– no nei suoi libri alcune que– stioni sociali, come in: e Not– te nel suburbio a. Analitico e Strenne Vallardi • LA CASA E L'ARREDAMENTO ' V~CCllI MOBILI ITALIANI 216 pan. - XXXII taoole di dùe&11i e 121 illu11ra:io- 11i - 4 tau. /. t. - L. 3.800. CAMINI D'OGNI TE)IPO E PAESE - 180 pagg. - 313 /oto&ra/ic - L. 4.000. IL PALAZZO ITALIANO (dal 1ec. Xl al ,ec. XIX) - Volume unico rilegato in tela, con elegante ,oara– copcrta - L. 7.000. 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Acceltando la condanna Dimitri concilia le istan– ze della fede con quelle della ragione, le esigenze sociali con quelle indivi– duali e a!Cenna la sua umanità in maniera totale fuori di ogni preclusione o di ogni particolarismo. Rievocando la storia dei Karamazov attraverso il processo, Diego Fabbri ha impresso alla sua ricostru– zione un ritmo dialettico, che conferisce alla rap. presentazione una tensio– ne continua. In tutti i mo– menti nei quali il proces– so sembra avviato una conclusione sicura, un ro– vesciamento delle posizio– ni improvviso e scattante rimette in discussione ogni valore scoprendo i perso– naggi sotto un nuovo aspetto. Il dibattito è dun– que sempre vivo non sol– tanto per la sua forza in– teriore e pe[" il suo con– tenuto ideale.. ma anche per il suo imprevedibile sviluppo. Diego Fabbri del resto non è nuovo a queste fa– tiche e non da oggi ritie– ne che il grande roman– ziere russo sia anche uno dei più illuminanti mora– listi della letteratura con– temporanea e già in pas– sato si è sforzato di por– tarne sulle scene l'inse– gnamento: un insegnamen– to che anche questa volta si è trasfuso in un orga– nismo d rammotico saldis– simo costruito con un sen– so scenico avvincente. I personaggi sono tutti ca– ratterizzati con una forza incisiva e nelle deposizio– ni si rivelano con una evi– denza plastica suggestiva. L'opera è stata messa in scena con semplicità, ma anche con severità dal regista Ottavio Spadaro, il quale ha avuto la effi– cace collahorazione di un gruppo di attori Intelli– genti. Mario Feliciani nel– la parte dell'Avvocato di– fensore ha colorito i suoi interventi di una ideale nobiltà mostrando con evi- denza come sotto il lin– guaggio formalmente giu– ridico di questo personag– gio si esprima una esigen– za più elevata di morahtà. Ennio Balbo ha caratte-– rizzato con malignità la fi– gura del Procuratore. An– ton.io Crast ha conferito un im pressionante rilievo alla presenza scenica di Ivan, scoprendo toni d_j al– lucinazione satanica per la sua commossa rievoca– zione. della leggenda dal Grande Inquisitore. Mila Vannucci ba dato una giusta intonazione al per– sonaggio difficile di Ca• terina Ivanovna nel quale si confondono gli slanci del cuore e gli avvilimenti del pregiudizio. Francesca Benedetti ha mostrato con discrezione come una sin– cerità sentimentale e un retaggio di miseria si in– contrino in questa com– movente figura di donna. Gli altri attori Franco Graziosi, Franco Sormano, Stefano Svevo. Gustavo Conforti, Giotto Tempe– stini, Franco Mez.zera e Renato Lupi hanno recita– to con pers·uasiva verità. Il momento centrale dell'interessante spettaco– lo per intensità polemica e spirituale è stato la rie– vocazione della leggenda del Grande Inquisitore. Ed infatti è stato salutato alla sua conclusione da un calorosissimo applauso. Il tono generale della rappresentazione, dignito– sissima ma priva di inutili esibizioni, indica una via di serietà, quella che ten– de a considerare il testo come il fondamento dello spettacolo attraverso una adeguata interpretazione dell'attore. E' una strada che noi vorremmo vedere sempre più frequentemen– te battuta. Poco dopo che la oo10:Ua brit.annle& della Costa d'Oro ebbe a.cqu!stat.0 Cil 6 ma.--zo 1951) l'mdlp en.denza. e C0!l essa l 'ant.oo nome dJ Ghana, quasi tute.. p er un anoor \"!- ~: -ci : fe:1'ita't~~ ll.l%zare ». la chiamarono Ga– na. senza l'acca. com·era più che giusto e naturale. R.:cor– do che mJ colpi. sei mesi ~~-«~~~re~II~=~ Ghana con tanto d'e.cca: a me. almeno, captt.a\·a d.J leg– ~~- allora per la. pnma Ma poi l'ho letto 6elnpre. QueU'ancor viva. sta pure fle– volisslma. capecltà deJl'it.a.– llano. h a don.Ho presto ri– nuncla.re a quaJsla.s.t velleità d'mdlpend enza., anche dJ fronte a una scmpUce leUe.-a che non e neppu..>-e.per noi. una consonante. ma un pu– ro segno___ Pcwera lingua di Dante! Dimenticavi che hai compiuto. da poch! mesi. ! m.Jlle ann!: che sao tanti. 68.1 e che aJl'lndipendenza possono aspirare. oggl e Lu– mumbe. e Ka..savubu e flnan- ~e (f"p1~!i;W. ~·~tart ~ix,1C:U~°te 1 : r~ 1 ~ed;~Ph ~=~~essere la prima a Ma gli abitanti dl questo ~~r: cre~r e~~~~ me U ehuuneremo? La sera del 22 no.embre acorso, alla radio. U giornale delle 20.30 ha ripetuto al– meno emque volt-e. con pale– se Ln..:sistenza.quasi con la gioia della .scoperta. l'agget– U\'O ganaiano. Finora ave\·o ~J';e gfuJ~~~~·sit letto. l'or- Ben venga. dunque. ga– na1ano (seoz:'iiCC& almeno qui). Ma perché non fare u:n altro passo avantJ d!eeodo ganese, che è il a portata d1 mano, più sempUee e scb1et- 1~1~1to dell'uno quanto del- HUMANITAS n.12 Il o. 12 di Humanita., (nuova 6erle) cootlene: . Rahner ~l: Natale; Haering Bernard: Il matrimo– nio come un1~ne salviJtcante · Brown John L.: Lettera– tura e cattolice.:simo ncoU slata Uniti. DIBATI'ITO: e DOVE VA LA CULTURA?» Prand.J Alfonso: Operai della vigna; Rivo Franco: E' forse Jtnito il dialogo delle parti?,· Zarrl Art.riana: Le nostre P0'V"t:4. CRONACHE E RASSEGNE Volplni Valeifo: Rasstgna di narralioo; Scudder 01~1~: R. Bridge .s e G M. H0pk1n.s: storia di una amtetZ1a; Gozz:ln1 ~a.no : Coe.siste:ma e civiltd cristiana Nwnerose recens .lon1 d1 ~Ugione. filosofia. lettera~ tura erittea e narratJ,·a. &Oclologia..arte e mus!ca; tra le altre sono presentate: «Tertulliano: Advers1.1s Pra.– xean • di G. Scarpnt.. a cura d! A. Agnoleito; « Illum1- n1smo e Cristian~lmo • di B Magnino. a cura. dt S. Sarti; e Bilancio della fenomenologia e dell'estst-en– zlallsrno • di Oarin-Pacl-Prinl. a cura di G. M. Pozzo· « Pslcanallst della società contemporanea» di E Fromn,' a cura di P. Demarchi: « Maur1oe Journa.Ùst.e » dÌ X. Grall. a cura di A Prandt.

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