La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 1 - 1 gennaio 1961

Le nchleste di giudizio che giornalmente C1 pervengono, troveranno nsposta nelle apposlle rubnche • Verba Vo– lant •, • Scripta manent • e • La Fiera nsponde • secondo !'ordine di arrivo Si preea pertanto di astenersi dal sollccltl JIJL FllLl'H DJB::LL.f'I\ !=.ETTJlMAN li. * ' • • ''La c1oc1ara,, Luciano Tastaldl: Figura 1960 L'interesse della Ciocia– ra di Moravia era soprat– tutto in quella descrizione della guerra e dei suoi ter– ribili disagi fatta, con du– ro linguaggio realista. e in primo. persona, da una ex– contadina che. sfollata da Roma sulle montagne di Fondi, aveva trascorso con la figlia gli ultimi, ter– ribili mesi dell'occupazio– ne nazista del Lazio in un abituro di sassi, alle prese con la fame, la paura del– le retate. l'incubo dei bombardamenti e, alla fi– ne, le violenze dei maroc– chini. Quella donna tagliata con l'accetta, animata da molto buon senso paesa– no. pervasa da doti intrin– seche e concrete di sana generosità (nonostante un tenace attaccamento al de– naro. aUe provviste. a tut– to quanto, insomma, pote- * cli GIA11 1 LlJIGI RONDI va concorrere a mettere lei e la figlia al riparo dai rischi della guerra) finiva per erigersi a giudice, ru– sticano ma schietto, non solo di uomini e cose e av– venimenti più grandi di lei. ma anche della stessa guerra che sfilava di fron– te ai suoi occhi impauriti. ma attenti con tutto il suo carico di atrocità. E que– sto giudizio implicito (che alla fine, di fronte aUe ro– vine morali che la guerra aveva operato nell'anima della ciociara e di sua fi– glia, si mutava in una grata lode al dolore che tali ,rovine aveva risolto in purificazione e libera– zione) diventava la misu– ra poetica de1 racconto o. comunque. la sua forza più autentica. Di fronte a un romanzo simile quale poteva essere la posizione di uno sce- neggiatore come Zavattini e di un regista come De Sica al momento di tra– durlo per lo schermo? Lo– ro cosi partecipi del neo– realismo, cosi versati non solo nella descrizione ap– passionata di quel parti– colare periodo della nostra storia, mn anche e soprat– tutto cosi impegnati a darne un giudizio preci• so, polemico, vivace, avreb– bero portato al cinema il testo di M.:>ravia in modo diverso da come il suo au– tore l'aveva pensato? Cer– tamente no, era la rispo– sta di chiunque li conosce. Sl. invece. e la risposta del loro film. JLE .MlO§THJB:: JD>' FI..RTJE * JlN JlT f'I\Llll-'§.. Questa Ciociara, infatti. pur seguendo nelle grandi linee soprattutto la prima parte del romanzo, non ne riproduce affatto il clima profondo di denuncia e nelle poche scene che frettolosamente riassumo– no tutta la seconda parte non tenta nemmeno di ar– rivare a quella morale del dolore purificatore che concludeva il romanzo con tanto calore e non accen– na. cvviamente. a tratteg– giarci quel significativo mutamento psicologico cui va incontro la figlia della protagonista. divenuta qua– si una prostituta dopo la violenza subita dai maroc– chini. e la protagonista stessa che. presa in quel giro di ristrettezze e di necessità sempre più ur– genti, arriva fino a dern– bare un morto. Mostre didattiche TI Gabinetto Nazionale dellP Stampe ha traccia– to un programma di mo– stre storico-didattiche del– le tecniche delle arti gra– fi~e per divulgare la co– noscenza dell'incisione e del disegno; programma interessante e ambizioso. che sarà svolto in questo ordine: 1960: L'inciaione xilografica e l'incisione calcografica a bulino; 1961: L'acquaforte e le tecniche affini; 1962: La li– tor,raJia; 1963: La carta e le fitir,rane; 1964: Le cecniche del di.ser,no. La prima mostra. aperta al pubblico da qualche settimana, riguarda dun– que la stampa xilografica e quella calcografica a bulino. tecniche fonda– mentaH e che caratteriz– zano il sorgere dell'incisìo– sione in Europa: un sor– gere piuttosto recente in rapporto al1'Asia. In Ita– lia xiloeraiia e bulino si affermano duTante il sec. XV. senza mai più scom– parire. pur essendo le for– tune piuttosto altalenanti. Lo svolgimento della mostra documenta le due tecniche (la xilografia si ottiene per rilievo, rrwn· tre la lastra metallica è * di Glll~!3I,l,li SCIOlfTI1~Q lavorata dal bulino per incavo); e tale documen– tazione consente un ap– profondimento degli esiti stilistici e artistici. Difatti la mostra. che inizia con la presentazio– ne degli strumenti di la– voro (che consentono allo xilografo Attilio Giuliani e al bulinista Mario Ba– iardi di tenere ogni mat– tina delle lezioni prati– che), si svoli:e attraverso un centinaio di stampe originali dei migliori xi– lografi e bulinisti, ingle– si. giapponesi. ecc.) dal sec. XV a ogei. Grandi e piccoli capo– lavori vengono esposti con una chiarezza didattica esemplare; accanto alle stampe sono spesso collo– cate le matrici: mezzo espressivo ed espressione coesistono per dirci elo– quentemente l'impegno ar– tistico atto a superare le difficoltà della materia. Ed ecco i rami Incisi da Marcantonio Raimondi (no· to come incisore di Ra[· faello), da Agostino Car– racd. da Francesco VìUa– mena. da RaffaeUo Mor– ghen. da Luigi Calamatta (questi due ultimi. duran– te lo scorso secolo hanno portato alla più miracolosa perfezione la cosidetta 11 stampa di riproduzio– ne >). Fra le stampe arti– sticamente esemplari, ab– biamo notato per il suo surrealismo le Tentazioni di S. Antonio dì Martino Schongauer. il S. Eusta– chio dl Alberto Durer. le xilografie del Cranach e. infine. la ripresa xilogra– fica italiana documentata dalla r,ivista L'Eroico. Sicché una manifesta– zione. inizialmente tecnica e che tale rimane per la serietà scientifica con cui è stata concepita e inizial– mente attuata. diventa una manifestazione arti– stica alla quale dovrebbe intervenire un largo pub– blico. A disposizione di questo pubblico è già un chiaro riassunto storico ci– clostilato (del quale anctie noi ci siamo largamente giovati); ma sarebbe ne- cessaria la compilazione di un cataloghino - per questo come per le mostre che seguiranno - che la prot Mezzetti saprà senza dubbio rendere prezioso per gl'intenditori e per gli amatori. Mancando questo muta– mento finale dei caratteri (questo doppio mutamen– to, anzi, perché dopo la corruzione c'è, con il dolo- E' arrivato ''-Ulisse" {Contln~a pag. 5) ghese in agonia. Sarà Sartre, come spesso accade, a suo– nare la ripresa del mondo borghese, che certo 110n è ancora morto., dandogti un nuovo valore critico, e assi• curando ancora che c'era qualcosa da dire di. significa– tivo in questo campo. Ma la frattura vera fu segnata da Elua.rd e non certo da Pound. Da noi in Italia due grandi scrittori, Alvaro e Jahier, con minore polemica e più sostanza ci stava·no offrendo i loro libri migliori, e la profonda misura di un sostanziale rinnovamento intellethwle ed umano, che neUa sua portata, ci pare, non fu ancora da molti capito, se sempre possiamo assi– stere a molti pietosi ritor ni, a e sperimenti meccanici r,ratuiti daU'inr,lese, dal france.se . dal dialetto, e si dd a questi testi troppa importan za. perdendo invece la situazione storica precisa, che stiamo riferendo e de– terminando con la parola. con la vita. Certo oggi il grande rito di Ulisse è sempre vivo., ma dourebbe esse– re chiaro che certe mitologie, compresa la mistificazio– ne S1L Uti.sse, appartengono decisamente al passato, non è tempo per amletiche questioni, ma per portare al mas– simo della sua esasperar.a possibitità, la conos cenza estremo e integrale della reaLLà. Proprio oggi elle tan.to si mente con i giocht ncoreatistici in .superfide, e i ri• lOl"ni al gelido neoclassicismo di maniera. re. la conversione) e man– cando quell'atteggiamento critico con cui la protago– nista valutava autobiogra– ficamente gH avvenimen– ti. nel film resta solo la guerra. anzi, il dramma dello sfoUamento tra le montagne, a tu per tu con la miseria. la fame, il ne– mico, gli alleati. Un dramma, intendiamo- ci. che Zavattini ha saputo riscrivere con lineare sem– plicità sulla scorta del te– sto di Moravia e che De Sica ha visivamente- risol– to con uno stile impecca– bile - sobrio. asciutto, tutto raccolto e quasi au– stero - ma un dramma che molto ha perso del clima d'incubo da cui sca– turiva e delle tante ·ra– f?ioni polemiche di cui il suo autore lo aveva av– voltò. Anche con questi limiti. però, il film è interessan– te: quella donna cosi con– creta e viva al centro del– l'azione, quella camice di desolazione e di miseria. quello sfondo spettrale del– la .guerra e, soprattutto. quella pagina terribile del– l'oltraggio dei marocchini hanno trovato in De Sica un evocatore sapiente. forse non molto appassio– nato. ma lucido, preciso. fervidissimo, nuovamente tornato al suo stile figu– rativo preziosamente rea– lista e attento a sottoli– neare ogni dramma. ogni personaggio, ogni momen– to anche il più acceso del– l'azione con un equilibrio e una misura rarissimi ormai nel nostro cinema, e testimonianza (anche là dove sminuiscono la ten– sione tragica deUa vicen– da) di una ormai raggiun– ta maturità di narratore. Si aggiunga a questo una fotografia preziosa ed autentica ad un tempo, erede diretta delle miglio– ri tradizioni figurative del neorealismo, e una musi– ca discreta. ma intensa e carica di sonorità allusive. La protagonista è Sophia Loren: su lei grava tutto il peso del film, ma la sua recitazione perfettamente in equilibrio fra doti istin– tive e sapienza. non ne ri– sente: arriva anzi a crea– re un personaggio tutto scatti. impetuosità. ardori e solido buon senso, ricco di una gamma vastissima di colorite sfumature. Gli altri (Jean-Paul Belmon– do. Raf VaUone, Carlo Ninchi) riescono ad esse– re cosi autentici che si fondono senza fatica al co– ro delle facce anonime e e: vere• che li circonda. basta. Ho superato finanche ORARIO O1:.LLA REDAZIONI! 11-13 daJ mercoledl al sabato Mann~crllfl rnto e dlseRT1inon rlch!zsll nnn 11 re•tlfulKnno Salvatore Quasi modo novità Il poeta e il politico e altri aggi Una serie di saggi e articoli dal 1939 a oggi, che ci consentono di avvicinare iJ poeta Quasi– modo come uomo del nostro tempo. 204 pagine, L. 2500 Poesia italiana del dopoguerra Quasimodo presenta quarantatrC poeti, tenendo conto della data di nascita delle loro opere, d 1940. Completano il volume esaurienci note bio-bibliografiche. 496 pagine, L. 3600 Il falso e vero verde Questa raccolta di poesie è illustrata da Manzù con sette litografie originali a piena pagina e sei fregi. L'edizione, in fogli sciolti elegante– mente presentati, è stata stampata su cana a mano ed è composta di 214 esemplari, rutti numerati, recanti ciascuno la fuma autografa di Salvatore Quasi.modo e Giacomo Manzù. Formato in guano, 58 pagine, L. 50 000 Lirica d'amore italiana dalle origini ai nostri giorni 32 tavole a colori f. t. - da Piero della Francesca. al Frnnciabigio, da Baldini a Modiglianie Cam– pigli - illustrano il volume; i testi dei poeti I sono presentati secondo le letture reccna dei filologJ piU L01portami: dclle fonti è data notizia nella bibliografia i 12 pagme, L. 8000 0,,1 desidera ncevcrc penodicamcnte 1 cataloghi, mduizzi la richiesta a: Schwarz editore -milano 4, Galleria di via Unione La pubblicità editoriale sulla FIERA LETTERARIA è pubblicità che fa cultura Era la· notte del 26 agosto 1939. a Parigi. Rientrai stan– co nella mia stanzella, al nu– mero 9 della Rue Lallier. a Montmartre. Nell'aria c'era odore di guerra ed io mi ad· dormentai a fatica, preso da una strana angoscia. I INTERVISTE IMMAGINARIE .I Monolo;;~o del dittator·e Platone. Egli diceva: « La 1------------------------------– ,erità è nel mondo delle Fu un sonno lungo; e feci anche uno stranissimo sogno. Poco prima che mi addor– mentassi, avevo rivolto d mio ~~ges/o di~ta~~~o arrfon~e~vi~ Mussolini, Franco, talin e Hitler. Mi addormentai vedendo svanire, nel buio del sonno. gli occhi di Hitler. inieuati di sangue. Vidi anche i suoi baffetti neri in staio di ob– bedienza, sotto le allarmate narici, simili alle canne di due pistole puntate contro il mondo. Sognai di trovarmi a Ber– lino. come inviato speciale di una strana rivista francese Le Piston, di cui non cono– scevo che il correttore di boz– ze: il mio portiere, trovatosi improvvisamente promosso correttore della rivista spe– cializzata nel trattare le nuo– ve correnti politiche europee. Non so come acc.:idde, mi trovai improvvisamente a tu per tu con Hitler in una stanza a triangolo, situala aIl'ultimo piano di una cen– trale eleurica. Hitler mi ri– cevette subito e mi slrinse la mano, facendo scattare i tal– loni. Non nascondo che, nel so– JYlO,non mi trovavo affatto imbarazzato. Mi sedetti a un tavolinetto, come se fosse un banco di scuola. Hitler rima- ~~"~ cf~f~uo~ s~va;j~~:~ R 1 i~ ~~d~ ~~e afabbn~ f~: ~v~: gergli u.na .domanda, il d1!t~– tore m1 d isse con autonta: e Ho capito già tutto. Ho let– to il vostro pensiero, come del resto leggo bene il pen– siero di tutti coloro che mi avvicinano, sia nemici che amici. Non ci vuol molto a capire quel che pensano quelli che mi vogliono cono– scere personalmente. Ho scel– to la dittatura perché non ho mai tollerato la libertà: è nociva. capite, è un lus~o che un uomo non pu0 mai per– mettersi, soprattutto quando appare sulla terra un Supc• ruomo. La mia 1eoria sulla vita politica e non politica è molto semplice ed è basata su questo fonda men lo: sic– come gli uomini devono ne• cessariamcnte morire, sin da vivi d!!vono abituarsi alla vita dura dell'oltretomba. Ho notato, infatti, che chi si abi– tua a ubbidire non vede l'ora di lasciare questo mendo. l tedeschi lasciati liberi, ~~ten~ra~~Ù le~~~i oJ~~ nizzati e tenuti sotto sorve– glianza. Non è poi vero che la libertà di pensiero, quella di parola e di asso ciazione rendano più felici f.li uomini. A mc nsulla c he colui il quale pensa poco, anzi P.O– chissimo. obbedisce mea:ho. Del resto - aggiunse Hitler - se dobbiamo morire non C poi cosi necessario pensare liberamente: c'è il pericolo che ogni uomo, credendosi li– bero e immortale, voglia co– mandare sugli altri. Cosa sarebbe la nostra raz– za ariana se tutti gli uomini proclamassero il diriuo al \'Oto? Una vera anarchia! Ebbene, se la vita è sacri– ficio, tanto vale soffrire sem– pre di più: si potrà fare l'in– gresso nell'aldilà con lo spi– rito già preparato. Non vi sembra? Quando gli uomini si recano liberamente alle ur– ne possono considerarsi vit– time di un colossale ingan– no. lo, invece, sono Slato mollo sbrigativo. Non mi so– no fatto eleggere da nessu– no. Ho conquistato il potere con la forza, mediante la quale lo Stato fa molte eco– nomie. Le urne, caro amico-nemi– co, sono buone per i cadaveri e non per gli uomini vivi, o semivivi, se vi pare. Mi sono imposto con la mia su– periorità e ho tolto di mezzo tutti coloro che desideravano il potere. Vedete, se si è in molti a voler comandare, le cose pubbliche e private van• no male. E' sempre da prefe- rirsi uno solo al comando. Si comanda meglio, e si sba– glia anche meglio. Anzi. è preferibile accettare i disa– stri provocati da un ditta– tore, almeno sono disastri sul serio, che i disastri pro-. vocati dai ~overni democra– tici: sono disastri che .fanno ridere. li privilegio di una dittatura - esclamò con en· fasi Adolfo - è quello di fare tutte le cose sul serio; so– prattu110 gli errori, che sono dialetticamente salutari. Vedete, un errore commes– so da un dittatore causa quasi sempre la totale rovina di un popolo. Mentre quelle mezze misure prese dai me– diocri capi democratiGi non dànno mai il piacere di as· sistere a una vera catas1rote. lo sono Adolfo Hitler, Fuh– rer del 3° Rcich e sono nato per le grandi cose. lo faccio e farò sul serio tutto, tenen– do fede ai miei principi. Le democrazie sono men- 1:ognere proprio perché pro– mCttono a tuui il benessere e la felicità. Gli uomini si illudono e aspettano, sperano, si disperano, rifanno le ele• zioni, urlano, fanno comizi, creano partiti politici, poi li disfanno e le cose non mu– tano mai. Ora, se ~ impos– !>ibile, per raKioni superiori, rendere 1uui gli uomini li– beri e felici, è possibilissimo renderne felice e libero uno solo, il quale, tengo a infor– marvi, è libero e felice sol- 1an10 in apparenza. Se pensate che un dit1a10- re medita sempre sul fine della vita, che è quello di fare incontrare i suoi sudditi al più presto coUa morte, vi convincerete che c'è poco da scherzare anche quando si comanda. Dovete sapere che la tirannide - quando è fat– ta sul serio, e io ne so qual– cosa. genera quell'arcano sta- 10 di. ,razia che. i _miei più accaniti avversan, 101erm o stranieri - per non dire di altre razze - chiamano ter- rore. lo sono personalmente con– vin10 che il terrore sia molto necessario proprio perché abilua l 'uomo. cd il tedesco in modo particola.re, a rispet– tare chi comanda, v oglio dire il Superuomo. Ora, siccome chi comanda vive per tulli, chi ha 1errore finisce col par– tcceipare, sia pure in mini– ma parte, alla gioia seria che prova il suo condottiero. lo sono convinto che noi siamo dei numeri nella scala infinita della creazione. Ri– manere perciò numeri signi• fica conservare l'armonia e la gerarchia unh•ersale. idee•· lo dico: • Le idee sono dei rantasmi >. Non vi è che una sola gerarchia ed è quel– la che dal gendarme sem– plice passa per il caporale e arriva a.I generale, fino al cagg ~rc~~rienza che. in tedesco dimentichi se stesso: ogni uomo, e sopra lutto nel si toglie un enorme fastidio. tedesco, sonnecchia il poli– Chi ubbidisce sogna appena zio110, il militare ed il ti– qualche volta di uccidere il ranno. Io faccio sl che ogni capo; ma non lo fa perché suddi10 sia soltanto poliziot– spia continuamen1e se stesso 10, A fare il Fuhrer ci penso e può denunziarsi nel sonno. io. Guai se a comandare fos- lo sono dunque per lo Sta- simo in due o in tre. Ritor– to forie e per la guerra. E nerebbe la democrazia e in– quando dico guerra, alludo comincerebbero i guai ed i ali'• Apocalisse•, altrimenti i disorientamenti. Dicono che miei soldati resterebbero de- le buone leggi fanno buoni i !usi. Perché, se c'è un mezzo ciuadini. Menzogne. Carceri. ~;~Pri~~t~!regu~~rafa~~osu~ fg~~ni,cr!:~!~ri~i q~an~~; serio. Ed è per questa urna• lavori forzati fanno mettere nissima ragione che io mi giudizio. dichiaro sempre nemico de- I tedeschi sono grandi a.1- gli stati vicini e lontam. l'ombra di mazze ferrate e di Edizioni Moderne Canesi Roma • Via S. Damaso. 41 Collana La Bottega dell'Antiquario dirella eia Alberto Consiglio Duca di Maddalòni e \farrhP.<e di Caccaeorre Epigrammi Pietro Chiari Le men1or1e di l\'laùama Tolot La vila comoda è una il- bas1oni. Hanno bisogno di lusione della ideologia de· cibo e di terrore, di sonno "; :I'~r~~i~. d~u~ari~~i:ì. ?~ ~i;i\~;~~eni'u~ltim~r"\ p~~ri astinenze. i sacrifici, riduco- ideali del grande Reich. Eb– no i ciuadini a creature an- bene. curioso amico, io mi geliche e svegliano anche le auguro che in un giorno noo corde poetiche. Trovatemi lontano la Germania intera un'ode, un poema, un inno 1rovi onorala morie sui cam– dedicato ad un parlamenta- pi di ballaglie. E vi assicuro re. Non esiste. Mi risulta che di b:i.llaglie ne faremo inoltre che nel\'aldil~ le ani• molle, e a breve scadenza. me più felici sono quelle che concluse ruggendo Hitler. pro,,engono da regimi ditta· Il ruggito del Fuhrer mi toriali, regimi che i poveri svegliò. Avevo il bauicuore. di spirito chiamano totalitari. Mi vestii in fretta e scesi le Perdinanrlo Gal/inni Socrate i mm aginari o Chilnrrellà Mediatore e treselle Perciò niente libertà: tu lii devono essere vigilati e tenu– ti d'occhio. lo. per esempio, non scherzo mai e non ingan– no mai i miei sudditi. Se pro– me110 la morie, mantengo sempre la promessa. Difatti, più i sudditi si abituano alla obbedienza pili sono reddi– tizi a se stessi ed allo Stato. Abituato ormai a coman– dare ed a conoscere minu– lamente la vita intima, clan– destina e pubblica dei miei adorati sudditi, posso dire che la vera felicità nasce quando un uomo, ed il te– desco in modo speciale, si rasse&n,a ad ubbidire e a non pensare. Chi ubbidisce si ac– corge che non è più lui. Ed è a:ià un vantagiio che un Nel terrore che ho instau- scale dirigendomi verso ·ta ra10 tutt9 deve essere con- portineria. trollato, visto, accertato, ri- li portiere stava al solito vis10, pesato, giudicato e an- posto e mi salutò cordial- ~toe ~~~ r:d,~~i~~ ~l~~i~dl~ ;~~i~~1: 1 ~ 0 ari·u!ajtio e~,e~: ~litica - da quella mira- dido. Guardai il sole con la bile, sublime istituzione che speranza di dimenlicare quel è la polizia. Del resto. tutte terribile sogno. le democrazie a regime rivo- Ma, a distanza di pochi luzionario ·non fanno altro giorni le notti di Pari~ fu– che servirsi clandestinamen1e rono lacerate dal suono Ju– della polizia organizz.ata e gubre di migliaia e migliaia perfezionata dalla dittatura. di sirene. Era incominciata l11011imo Regola sanitaria salernitana Andrea Perrucci .Cantata dei pastor.i Arrorrini"o I zingani Jl p1u..grande-succe so-editoriale dell"a11110!Ciaswn liOlume. ril(!gato in tela., siampa10 su. caria speciale, in confanetlo con surmpe, i//11s1ra10-con-diseg_ni rarissimi-e-tat:olea.-colori_ Insomma, disse convulsa- l'Apocalisse. Pensai al mio mente Hitler, una società be- sogno e provai un profondo ne organizzata presuppone orrore nell'immaginarmi Hi- 1ut1i i cittadini mobilitati a tler in testa alle annate della ••• •n ~f ~~i~ c:-:_;_~_,:_;_~-~-'-,~-l~..:; 1 ::;..:l :...:c;;L:;:~.c;;.:;l; ...:_{_ 4•9· 1 .:E-•••••••-:•~--;•~••• .'...... __ . ~. ::: j

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