La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 1 - 1 gennaio 1961

Domenica 1 gennaio 1961 IL L A F I E n ,\ f. E T T E n A n I A LIBRO DI CUI * SI PARLA Pag. 5 -:» ~~o V ~\,,' Unpaeseoltrela linea Enrico La Stella * Boccaccio, • La Flameta • (Edizione del 1496 Salamanca) L'Incisione è stata tratta da •Storia dcll'Edtt 1 orla italiana; curata da Ab.rio Booettl per • La Gazzetta del libro Edl~ trlce •• Roma, in due volwnJ La narrativa triestina e giuJiana è senza dubbio non soltanto uno dei rami più rigogliosi e più ricchi di frutti della nostra let– teratura, ma è torse al– tresl quello che negli ul– timi decenni ha dimostra– to anche una sua forte vitalità insieme alla pr~ senz.a di un vivo substra– to non soltanto di cultura, ma di una tipica civiltà locale, cioè di un rap– porto dell'uomo con la terra, originario e primi– genio, attraverso il quale si esprimono ricordi an– tichi. miti ed esperienze ancestrali che si intrec– ciano nella realtà attuale e ne condizionano taluni riverberi psicologici. La presenza di incroci lingui– stici e culturali, gli appor– ti di una cultura tipica- GINO TIBALDUCCI: VERITA' E POESIA * Bolognatrasfigurata * di /JAOLO fllARLETTA E' appena uscito, nella collezione «Italia> della So– cietà Editrice Internaziona– le, rioco di !otogre.fle anche a colori e d1 riprodu– zioni di stampe antiche, un volume di Gino Ti-balduccl su Bologna., e merita un'at– tenzione assai maggiore di quella che lo scopo della collana può richiedere, e di natura diversa. Apparente– mente l'opera si inseri,ce fra altre simili, che lllustre.– no le più belle città o Te– gion1 d'Italia, e sono utilis– sime a chi voglia avere una informazione complessiva in preparazione di un viaggio, o a chi dopo aver compiuto il viaggio se lo voglia ri– chiamare alle. memorHI per approfondire e Tlord.lnare de impressioni, o addirittura a chi voglia 6ervirsene du– rante la visita della città. In realtà questa Bologna va ben oltre tale dichJarato ed esplicito scopo, e non pos– siamo gustarla a pieno, non possiamo intenderne sino In :fon<io la poesia diffusa in tutte le pagine, se non la consideriamo accanto alle altre opere d1 Tibalducci, sopratutto acconto all'ulti– mo e impegnativo volume d1 versi Come l'ulivo. Infat• tt l'amore che Tlbaldu«i ha per la S"Uacittà non è soltanto quello di chi vi è nato e cresciuto sino alla matura giovinezza ed è sta– to sempre curlo:so<t~Ua ~a storia nei secoli, ma è quel– lo assai più alto, penetTan– te e irradiante, di chi guar– da la sua città come il luo– go dove la Provvidenza ha voluto collocarlo. E' un amore cristiano e fraterno che guida Tibalducd tre i portici, le vie e le piazze della sua città, che lo spin– ge a illustrarli anche a noi, in un émpito di gioiosa gra– titudine che dà unità e si– gnificato a tutte le sue pa– gine. Ma nonostante tutto, noi avvertiamo d'istinto che la sua disPoSizione d'animo grata e gioiosa non si arre– sta aUe mura della sua Bo– logna, ma si espande per tutti 1 luoghi e per tutte le creature. Perciò soltanto un poeta e uno scrittore come Tibatducci poteva scrivere ques!.o Hbro. Benché i capitoli abbiano argomenti ben precisi {Una città per gli occhi; Portici. piazie, strade: Le torri; Il clima e la terra: Le nostre belle case; San Petronio e le altre chiese; Un poco di storta; Lo Studio; L'arte di mangiar bene; Giornate di festa; La tradizione lette– rarie; Le arti figurative; Città musicale; I teatri so– no morti; le porte e le mu– ra; Le altane; Guglielmo Marconl e le radiotrasmis– sioni a d!5tanza; Il medico benefattore; La Montagnola e gli immortali; Lo e squa– drone che tremare il mon– do fa>; il Museo civico e ]{lCertosa), patremmo com– mentare tante di queste pa– gine, e sopratutto l'animo che le ispira, con versi di. Come l'ulivo, un volume esemplare p e r sincerità umana e Poetica. Tiba-lduc– cl è il poeta della gioie di vivere, che deriva dall'ac– cettazione della vita cosl come il Signore l'he data, e da una vocazione a cantar– la nei suol aspetti fulgidi e anche in quelll tristi, che sempre interamente tristi non sono perché li redime la speranza cristiana. Ap– punto in e Come l"ulivo > che dà il titolo a quel vo– lume c'è un distico rivela– tore: e Ritrovo la parola dell{l preghiera e vivo in ogni zolla >, Questa è la poesia di Tibalducci: la pre– ghiera che si fa c:ento e voce delle altre creature, pur di quelle inanimate. Insomma un francescanesi– mo, sotto -l'abito dello scrit– tore e del giornalista rino– mato, che lotta e si impe– gna nella vita d' og.gl. e Vivo in ogni z olla>, aveva detto lf'eutore io e Co– me l':ulivo •• e in questo libro avrebbe potuto pre– mettere l'epigrafe: e Vivo in ogni pietra•· Appunto que– sto libro avrebbe potuto premettere l'epigrafe: e Vi– vo in ogni pietra>. Aippun– to questo rivivere la storia della sua città consideran– done il lato positivo e co– struttivo, deUe .glorie lette– rarie, figurative e musicali, fino a quelle gastronomi– che; e questo esaltarsene di un orgoglio onesto e pudi– co, dànno a tutte le pagine, anche a quelle che potreb– bero sembrare soltanto In– formative, non so che lieta arta baldanrose. La stanza dove lo SC'Ii ttore lavora, ed osserva il mondo intorno a sé. • una stanza in alto. grande, piena di libri e con i quadri degli amici pittori ----------. alle pareti, con ia sue. bra– va finestra aperta sul sole; ma tutta per 1 suoi occhi>. E con i suol occhi egli sa LA FIERA ISPONDE DAVIDE ARGNANI _ Forll ben guardaTSI -attorno, e di Scusi il ritardo con cw· quel che vede sa meglio rispondo alla sua, contenente scrivere che non parlare, una risposta all'Inchiesta del- « per un pudore, che ha la Fiera. Era, del resto, ima quasi paura cli rivelarsi 11; i;r:ru:,~aJg::e;ii ~h~ '~d'r~~ e un pudore - egli diee - Buon lavoro e a.ugun·. che io pure sento, e che ERMANNO CATAIJ\NO _ Be- posso vincere solo perché nevento affido le mie parole alle Le sue poesie sono state pagine. Non saprei dirvi, lette: sono sincue, ma esili. parlando, i miei sentimenti Ma è cos) eiovane.; riprovi, con tale abbandono•· Ma ~!f:io;::• leiavg;1,.à 5 ~!,~!m:nr'; non si tratta soltanto di quel che merita. quel pudico sentimento che MICHELE COLONNA _ Roma 1 bolognesi nascondono In Nienle male le sue po esia, quel temtlne Bulgnà.za che caro Colonna: ma ancora e.si- sembrerebbe un dlspregia– gue, che se1110110 di altri poe- ttvo, Boloanaceia: è soprat– :!v~ri~,l~e\101:r_e.sie. Anche lei, tutto il pudore dei suol sen- .----------.i ~~ f~n~f~te~ei~e: ~~~ =rl~~: amare la vita, a trattenerlo, mina manoscrlttl, poesie, a consigliargli dl a!.ftdal"S'i nove.Ile, romanzi, uga:f va-- piuttosto alla pagina scrit- ti, pubblicando e lanciando t.a, dove l'impegno dell'arte le opere merftevoU, • con- ta strenuo e coraggioso an- db:lonJ di particolare fa- che fl pudore. vore. Scrivere: L'APPRODO Questa prosa Sn!atU che ~!;vo,s-:,, ~f Teatro ba Ja scorrevolezza della 1-----------'' sc:rlttura glomallslka ha pure la sobrietà e la forza della prosa d'arte; ed esse derivano da una cosclenz.a morale che i'autore ama ripetere, insieme con i suoi concittadini, dalla particola– re sarùtà del contado. Lo afferma quando spiega per– ché Bologna abbia così poco verde dentro le m\II'8: e Le origini della mia gente era– no, sono e, speriamo, saran– no, contadine. Oh1 aveva vHla e podere al di fuori della cinta, non doveva preoccuparsi troppo di pian– tar alberi e creare giardini anche nell'abitato, dove ve– niva per vendere t prodotti del sualo o per esercitare la professione». Con questa tenerezza per le origini contadine della sua gente. l'autore scrive una pagina gustosi9Sima sulle fiere de– gli animali che si tengono In certe piazze .di Bologna, con gli armeggii dei media– tori e le bevute conclusive d'ogni buon affare. Il tema, 6viluppato con finissima di– screzione, è questo: e I vil– Jicl si compongono e scom– pongono In capannelli, sl agitano, gesticolando, di qua e di là, come un volo di storni >. Ma altrove, a~ na può, la gentilezza del– l'autore trova un irichiamo, un ricordo, un ammonimen– to: e E questo è l'angolo, fuort mano, dove ci sembra rivedere le forme di noi ragaz:zi, Intenti nel gioco delle « IÌgurlne •· In que– sto cortile avermno il primo colloquio d'amore. Questo ~ lo stabile del nostro primo lavoro. Ogni casa chiama un volto caro, suggerisce un episodio, evoca un nome. Care ombre•. Tra le care ombre, di– remmo che quelle di mag– gior rilievo per la città sian quelle di Guglielmo Mar– coni e del senatore France– sco Rizzoli, fondatore del- 1' Istituto ortopedico che adesso porta il suo nome. Marconi è presentato nel– la sua feconda ed esultan– te giovinezza, al tempo del suoi primi esperimenti del telegrafo senza fili, nella primavera del 1895: gustosa la figurina del giardiniere che gli faceva da e rozzo assistente>, E poi ancora nella gloriosa vecchiezza. quando riceve une delega– zione della Fameja Bul– gnèisa. F'rancesoo Rlzzoll è il e medico benefattore•• stimatissimo anche da Gio– vanni Pascoli, perché la sua apparente avarizia non era che generosità lungimi– rante. L'ultimo capitolo del libro è dedicato al Museo civico e alla Certosa, nel cui cinùtero dormono tante e tante di quelle e care om– bre•: (Il L' enna, solenne certosa > la chiamò il Car– ducci, che ora donne qui accanto al Panz.acchl, al Respighi, e.gli eroi di tante guerre, alle madri di tanti dolori, ai bimbi troppo pre– sto ghermiti, ai vecch.l che il sole degli ultimi giorni non bastava a sooldarc >, Cosi il libro si chiude, con questa visione di bimbi e di vecchi che non sono più, e che pure hanno lasciato dietro a sé tanta dolcezza e amor098 malinconia. E a questo punto la nostra mente deve tornare ad una delle più berle liriche di Come l'ulivo, a « La stra– da>, dove tale struggimen– to di tenerezza è sollevalo più Jn alto, e reso esem– plare, dall'ala slcure della poesia. * cli FERD/11/A!IDf> l'IRDIA mente mitteleuropea sono p_ato anche di teatro e di non in forma di vera e !.ibilità a resio:tere agli d'altronde elementi tal· cinema. propria narrazione diret- agenti esterni che lo met– mente importanti di una Questo suo romanzo C ta. C innegabile che il tono in crisi. Pagine bel– regionalità di confine, da probalmiente il !rutto di romanzo riveli una sor- Jissime, che evocano ap– creare appunto in questi una scelta definitiva del prendente coerenza stili- punto in un· atmosfera scrittori non direi tanto giovane scrittore. scelta stica e formale. anche se poeticamente tesa la ca– un comune modulo stili- definitiva che egli ha com- forse il racconto nella sua rica di affetti e di ricordi stico e linguistico, quan- piuto come tanti suoi con- prima parte, quella del che hanno composto or– to una concreta e spesso terranei che hanno lascia- contrasto tra zio e nipoti. mai tutti i dissidi: la ter– assai perSonale intonazio- to, dopo l'ultima sciagu- lascia avvertire alcune ra è onnai non più il pe– ne anche nella più gran- rata guerra. le terre d'ori- nnalogie più: che altro di gno di una contesa. ma de diversità di ricerehe e gine, spinti e dalla pres- caratteri con alcune si- racchiude in se stessa tut~ di approfondimenti de I sione etnica slava. e dalla tuazioni verghiane: ma il to il passato: e ••• pensavo loro mondo particolare. difficoltà di ottemperare Tomlzza riesce ad offrirci ai nostri morti dalle orec- Appunto nel clima di alle esigenze del nuovo specie nella seconda. chie e dalle nari piene di una comune intonazione, regime, e in particolare quella dell'esodo, pagine basilico: pensavo a tanta la narrativa e tutta la 1et- dei suoi piccoli capi lo• assai belle nella loro poe- altra gente che era nata t.eratura triestino-giuliana cali, ma forse assai più tica grazia e nella evoca- e cresciuta e poi finita là sono su un piano europeo d a 11 a suggestione che zione di un mondo con- con un rosario e un libro più che altrove in It.alia, esercita la vicina città di tadino che lentamente, ma nero nelle mani. e di cui e contano nel loro seno Trieste sulle comunità del- inesorabilmente si disin- ora non restava che ossa assai più che altrove scrit- l'interno. il romanzo del tegra per una sua impos- e ossa ... >. ;r~i u:t~in:o~e p;;~~~~= ;;~~~z~r:~~!~~\i~~o~i~= ,--------------------· ::~ti!~•:d/·u~r::,~~~~rp;:; ~i1.':. ft't1ic:l:~~01i ~: E'arr·1vato "u1,·sse è regionale e cittadino, ma vare tra i suoi stessi ~~to P'cirin~7 1 :t a è, d:J1 :~~::!:nt~r~~é Jf~:~ri:~ '' libertà da ogni conformi- suo stesso ambiente nazio– smo espressivo quasi asso- nale tra l'egoismo di chi Iuta, e, pur avendo con- ha e le rivendicazioni di tato q u e 11 a letteratura chi non ha, l'uno e le scritto ri di grande impor- altre sfruttate per calco– tan.za, come Slataper, Sa- lo politico dalle gerarchie .b a, S vevo, nel suo seno jugo--comuniste. non si sono create situa- Alla base del romanzo zioni di sudditanza o di è un dissidio di famiglia, stretta derivazione forma- tipico dei paesi contadi– le, e questo anche se gli ni. Lo racconta in prima scrittori venuti dopo ne -persona il protagonista che hanno in vario modo e è un contadino di Mate– con diversi apporti, pro- rada che insieme al !ra– seguito le singole linee tello lavora le terre di di sviluppo, spesso inse- uno zio e che ne riven– rendo le varie companen- dica una parte secondo un ti le une sulle altre. Si vecchio patto di famiglia. veda a questo proposito, Ma lo zio pretende che ln come si integrino in un terra dei nepoti sia quel– Quarantotti Gambini ta- la scorporata dalla rifor– luni elementi della sen- ma agraria del nuovo re– sualità e carsica > di Sla- gime, le cui Jeggi in certo taper, con l'acutezza del• modo lo favoriscono an– i' a n a 1 i si psicologica di che se egli è indiziato di Svevo, come invece in essere stato un troppo uti– uno Stuparich, alcune co- le servo dei fascisti, men– munì derivazioni slatape- tre il nipote ha combat– riane si siano invece svi- tuto tra i partigiani. As– lppate nel senso di una sai blandamente le auto– narrazione tesa a rico- rità locali prendono le strrJ.ire il personaggio dal difese cli quest'ultimo, an– suo interno e nel suo mon- zi alla fine egli deve ren– do, si veda invece come dersi conto che anche in Honoré Bianchi la li- quando queste ultime sem– nea psicologistica si svi- brano venire in suo aiuto luppi lungo una sua linea lo fanno con uno scopa autonoma e cosi pure in preciso che è quello. in Cecovini e in allri più sostanza, di rompere ogni giovani. solidarietà di famiglia. cli GIJI DO SEBORGA E' apparsa la traduzione italiana ... In inglese, in francese questo testo ci. 'ha tormentati quando eravamo giovani. Joyce ad un dato punto ha cercato di giocare un po' la parte, che .Picasso ebbe nella pittura, per il romanzo. Un passaggi o obbligat o, un'esperienza insosti.– tuibile, un fe11omeno deci.si.vo. Ma oggi ancora meglio di prima vediamo c he non Si tratta di due fenomeni anatoghi, o lo sono solo in apparenza: nella distruzione della forma. Picasso la distrugge sino a mutare pro– fondamente il contenuto, basti. pensare a Guemica, non per nulla vicino a lui, ed in numerose piccole pubblica– zioni di gusto, che spesso non sono giunte in Italia, ci fu un poeta della qualità di Eluard, uniti da un'amicia intelle!tt:ale cd umana costante per anni. Joyce non mutò tl contenuto come PiCtJSSO, come Eluard, ma restò ~e u~~i~~:~~e~~::ir:;!~:.t:~;~es:ic~:~r ;iur;;~nc:; di tiitti, anzi forse il solo grande e inimitabile. Con H suo Ulisse, che in verità nella sostanza det contenuto è assai di più un Amleto ottocentesco che un Ulisse, con la sua superiore mistificazione che esauriva, senza la minima ripresa, il mondo ottocentesco borghese, per non dire dei suoi miTabili. racconti, che Hemingway tanto imitò, ma volgarizzandoli molto spesso suL piano di un giornalismo cosmopolita piuttosto banale e che già ci accorgiamo, assai poco resiste al tempo~ Pounci con la sua ginnastica virtuosa sino al parossismo, perse ogni presenza umana, divenne astratto sino a non com– prendere più la realtà della vita, e si perse, non per nul!a oggi ce_rti poetucoli d'imitazione (i vari San.gui– netz, che lasciano a bocca aperta i nostri professorucoli d'estetica più o meno idealista) ne fanno copia quasi ri~ dicola e pensano di poter far poesia con i loro piccoli ricalchi astratteggianti, del tutto priv-i di una situazione di vita nuova, piccola letteraturina per pro vinciali in ritardo che vogliono aggiornarri, ed hanno perd-u.to le radici con la vita e la conoscenza del paese, della Tealtà tutta. Scambiano il loro breve cosmopolitismo con real,.. td e novità di par ala. Elio t resta un alto fenomeno di poesi~ r~ah.nente . crisr ia.na, Joyce uno dei narratori più comptutt, s, pens, at Ritratto, dove appunto la vita di un uomo trova la sua più ferma e sicura interpretazione netta sua prosa introspettiva al massimo, che doveva portare l'angoscia e la disperazione di un mondo bor- (Contln~ png. 6) La morte enza colori P ER non morire non c'è che n:iorire, i morti sono immortali Che immaf?ine di vita - squalltda. amorosa allarmata - monumento alla nostra stessa e il cimitero. Non lo conoscono i morti. Loro senza affanno nè paura, loro come fili d'erba prateria che non ha coscienza che senza esistere c'è, privilegiati loro. Tanto, anche vivendo chi mai ci dice qualcosa di nuovo? II La morte non c'è che Ignorarla. chetamente dal primo giorno si nutre in noi e avanza. cellula dopo cellula. Mansueta o violenta in ogni modo alla fine canterà vittoria. Davvero lasciamola fare, contrastarla non serve e poi è un evento cosi fuori di noi che tocca addirittura un altro. l'altro che sarò che Si è nati per diventare. La morte ci sta in cuore. è eternamente nostra. JII La morte fantasiosa - falce levata tra l'intrico dei boschi nere sagome di castelli il temparale - la suggestiva paurosa morte medioevale, favola della nostra infanzia. con essa è seppellita. Da gran tempo la morte e morta. Forse resiste per la cittadella dei ricchi che respingono oltre i loro confini il giudizio. La morte, io penso, non ha colori, la morte è ognuno di noi che per breve tratto si svaga e geme, poi tace. Dal volumetto • La Paura• che U.ldrà prossima– mente con la presentazione di Al!onso Gatto. Di una linea giuliana Infine Franz - è questo che si riallaccia quasi il nome del protagoni~ esplicitamente all'origine sta - deciderà di tr::isfe– slataperiana, sviluppando- rirsi con i suoi al di là si tuttavia su un. piano della frontiera, nel terri– narrativo e lirico-narrati- torio rimasto all'Italia, e vo, è senza dubbio par- questo nonostante il suo teci-pe largamente il ro- attaccamento alla terra e manzo di un nuovo scrit- il rimorso che egli prova tore giuliano di recente per questo abbandono che apparso nella e Medusa nel suo animo assomiglia degli italiani• dell'edito- quasi a una fuga. Tutto re Mondadori, attualmen- il romanzo è ricco di que– te affidata alla cura di sto motivo: il sentimento Niccolò Gallo, Materada di un mondo che scom– di Fulvio Tomizza. Il To- pare, quello dell'impossi– mizza è un caso partico-- bilità di abbandonare i lare, e sarei per dire un luoghi legati al ricordo di tipico caso e di confine >. innumerevoli generazioni. Egli è nato venticinque il senso di un dis4lcco ir– anni or sono in un paese reparabile. Si tratta sen– dell'Istria, nei pressi di za dubbio di una tragedia Umago, una delle zone collettiva, il dramma di passate sotto il dominio un popolo sopraffatto dal– Jl..A MCACCJE-UlNA DELJL..A VERllTlJ..' * Gli - - di carta alUICI * cli El,10 '.l'A.LAIUCO della Jugoslavia, e il no- la storia, ma nel tempo Ecco un esperimento che a me sembra interessante: me del suo paese ha dato stesso di un dramma in- ho scelto a caso, nella mia biblioteca, due romanzi di il titolo al romanzo stesso. tjmo. profondo in ciascu• cui rammentavo solamente il disagio e la gioia da essi I suoi studi e le sue pri- na delle persone che si procuratimi a una prima lettura: inutile fare i nomi me esperienze si sono svol- staccano dal coro e che vi degli autori, molti di voi Li riconosceranno: uno. lo te al di qua e al di là rientrano come sopraffat- sgradevole. C francese: inglese l':iltro. gradevolissimo. della linea di confine che te dalla comune amarezza. Riprendo a leggerli cercando di capire per quale ra– divide oggi la ·sua terra, Anche se talvolta questi gione essi hanno lasciato. nella mia memoria e nel mio e in Jugoslavia, a Lubia- sentimenti si esprimono as· cuore. cosi diverse impressioni: e sùbito mi arrabbio col na, il Tomizza si è occu- sai più liricamente che francese perchè trovo alcune frasi che mi danno fasti– ,--------------------·, dio: e ... aveva allora ottanta anni. Lo teneva in vita la cattiveria che, al pari dell'alcool, conserva. A partire da una certa e~à. ogni parola mordace pronunciata, ogni lettera anonima spedita. ogni calunnia diffusa. fa gua– dagnare qualche mese sulla tomba, perchè esaspera la vitalità. E' cosa che si osserva anche negli animali: una gallina particolarmente feroce, un cavallo bizzoso, un cane ringhioso. viv0no più a lungo dei loro congeneri •· Ma non è vero affatto, signor mio! Non voglio inquie– tarmi tanto presto, voglio e devo saper controllare i miei nervi: guardo soltanto la data In calce al romanzo: quando lo scrisse. l'oggi celebre autore. aveva si e no trentasett'anni: sono certo che adesso si è pentito della gratuita affermazione e del suo buffo modo pere~torio. CHI E' AMICO della FIERA LETTERARIA SI ABBONA alJa FIERA LETTERARIA L'edicola piùvicina può esseresfornita: /'abbo– namentoviraggiunge ovunque, puntuale,sicuro L'abbonamento annuale costa I:. 4.000. Semestrale L. 2.150. Trimestrale L. 1.100. Per Insegnanti e Studentiscontodel IO% * ABBONAMENTI CUMULATIVI (senza ulterori sconti): La Fiera Letteraria e Il Tempo '(6 numeri set• timanali) L 13.600; (7 numeri settimanali) Lire 15.250; La Fiera Letteraria e Humanitas L. 6.300: Lo Fiera Letteraria e Ragguaglio Letterario Lire 4.680. LA Versamenti sul C. C. P. n. 1/31426 * FIERA LETTERARIA è l'unico settimanale italiano esclusivamente culturale A ogni m<?do, i~ generalizzare ml sembra uno sbaglio grossolano: s1 dà 11caso, talora (e in genere nei libri molto più raramente nella vita), di qualche vecchio ir~ suto e litigioso, disposto a trarre il massimo profitto da una specie di astio verso gli altri: in fondo, è una ma– niera di difendersi, di dimostrare la propria energia, esasperandola fino all'estremo limite dell'aggressività. Sono. tipici esempi letterari oltre i quali si passa e si scon!ma n_el campo patologico: chiudo il volume dico le mie ragioni. Ma il cher Maitre (al suo paese 10 1 chia– mano cosi), scuote la testa e m'indica un altro brano di II a 'poche pagine: non solo non mj dà retta insiste' s'inalbera, specifica, alza la voce e afferma: 'e Il su~ v~lto, ft~e _per natura, andò assumendo un'espressione ~1.ngolanss1ma, trasfigurata e come spiritualizzata dalla idea d~av~r turlupi~ato il prossimo. Tra gli animali, ad e~~O?P101_nun. canile, è !acile constatare che i soggetti p1u mtelhgenti sono sempre i più malvagi•· Questa in– tellettuali~tica difesa della malvagità non ha precedenti n!~a stona: adesso sono io a Irritarmi, a non seguire p1u la trama del romanzo - che pure m'interessava - a veder sfumare nella nebbia I personaggi della vicen~ d.a :-: che pure mi sembravano corporei, concreti. vero– s1m1h, reali -. Da qui fino alla fine andrò alla ricerca del pelo nell'uovo: sono in continuo allarme mi di– st.ragg~, ~ finito _l'iJ_lizialestato di grazia, l'indispensa– bile finzione art1st1ca non m'incatena più: la nebbia conti.1:1ua a infittirsi, invano gli innocenti protagonisti del bbro cercano di !anni dimenticare la loro consi– stenz~ di car:-a. Es~i da una parte, io dalla parte oppo– sta, c1 g1,1ardrn",10 m cagnesco per colpa dell'autore: a osservarli meglio credo di vederli manovrati da lun– ghissimi fili, fili da marionette: per quanto mi riguar. da. J?OSSOno f~re qualunque fine, perdersi, morire, dan– narsi: non m1 commuoveranno. Sarei tentato di chiudere il libro per non riaprirlo più: eppure il protagonista ... dal suo cuore di carta ge– mono :9-Jcune rosse gocce d'inchiostro che si potrebbero scambiare per sangue. E' un peccato: senza il diverbio coJ romanziere quel personaggio mi starebbe accanto ~trer:nrno anche diventare amici. Per amore di quel: 1 !nch1ostro rosso proseguo nella lettura: la riconcilia– z10,ne, fra persone leali. può avvenire da un momento ali.altro: ed ecco, infatti. una di quelle frasi che ti con– qu1stan~. che - sole - ti fanno far la pace con l"auto– re: e ••• 11 d1.spre_zzo di coloro che noi disprez.z.iamo è dole~ come 11miele. perchè ci giustifica ai nostri stessi occhi>. Questo significa parlar da uomo• .E l'altro libro, del romanziere inglese.' potrà davve– ro tnteressamn tanto come la prima volta? E' la storia, se f!Ial non. rammento. di un adolescente innamorato, s~ona. c~e nsale al lontanissimo inizio del secolo: niente d1 ongmaJe, senza dubbio, ma tutto sta nel come si racconta: qualunque favola, qualsiasi vicenda. A un certo momento lo scrittore ti prende per un braccio e fissandoti negli occhi. spiega con voce ferma: e Com~ la luce e le tenebre non possono esistere contempora– neamente. così c'è una fede che esclude il dubbio e un a.m.o:e ~hE: ~sclude la gelosia. Quelli che sono suscet– t1b1l1 di sunili sentimenti non viv'ono, come noi, nella paura d~lle ombre: e Ann. che aveva messo al bando la gelosia, era tranquilla». D'ora in poi la dolce figura di Ai:i,n non la Potrete più dimentic:ue: e quello che vi dice 11vostro amico è detto cosi bene che sarebbe assur do contraddii:lo., La let~ura diventa un dialogo serrato; ac:anto a noi c è un signore inglese che racconta per n~1, e per. noi soli. un tenero, a volte drammatico. con– fh.tto s~ttmentale. Invano si è tesi nello sforzo di co– glterlo. in !allo: serenamente, autorevolmente egli riesce a esprimere i pensieri che l'interlocutore, i'n.tormj, cu– stodiva dentro di sé: e tutto diventa chiaro tutto è vero. e Come può avvenire che, andando ava 0 nti negli anni, un individuo si commuova sulle proprie vicende e al tem~o stesso ne rida dentro di sé? Forse ciò non capita mru ai pezzi grossi dell'industria: e forse è ap– punto qu~sta la. ragione per cui sono riusciti a diven– tare pezzi grossi•· L'amicizia, però - come l"amore _ non e fott~ soltanto di perfette intese: spesso è ali– mentata dai contrasti. Sl, va bene: e non si può dubi– tare verame~lte ~i una cosa, se non ci si crede>. Qui potremmo. d1s~utere a lungo, accapigliarci, imbastire _ ognuno d.1noi - una propria legittima teoria• ma non è questo 11p~nto. <;iò ~h'io voglio dire, se non' presumo troppo dal m10 des1~eno di chiarezza, è che i libri (na– turalmente p~rlo dei buoni libri). accettabili O no, iù o 1 meno convmcenll, sono davvero i nostri cari amfci· ta vol ta dubitiam~ di loro - perchè crediamo id lo.ro? - _talvolta nescono perfino a irritarci: e una que– ~ ~1ofc d1 gusto. di ~onnazi_on~ culturale, di carattere, l emperamento, d1 convmz1oni diametralmente 0 poste: ~a l'affetto, la stima. restano integri ne vengp– no anzi ratror:zati:. com"è accaduto a me _•dopo tutt~– p~rchè non dirne I nomi? - con Gli .tca-poh di Hen · cli Montherlant e con Adole.tcenza inquieta di Ch (Y Morgan: due libri, vale a dire due amici suf quallar es trò fare assegnamento in ogni ora della' mia giornn':

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