la Fiera Letteraria - XV - n. 50 - 11 dicembre 1960

Domenica 11 èlicemlìre l9l>O Ristampati i "Villatauri,, * di 01,G.4 LOIIIJAII.Dl D problema Jel male, del rappono male-bene nell'equi– librio tra le forze della vita, costiluisce una delle compo– nenti più vive nella narrati– va di Teccbi. Per lunghi anni, mentre ,·e– nh·a maturando la lenta ela– borazfone del suo romanzo di maggiore impegno, il re– cente e Gli egoisti,. la cui plincipale proposta è appun– to tale problema, Tecchi è andato via via mettendo a fuoco e illuminando nelle pa– gine di altri racconti quel misterioso rapporto. dc't11~~a~~tt~e Vilra 5 t~=. uscito da Mondadori nel '35 ma composto nel biennio '30-'31, a quasi trent'anni di distanza reca, nel criterio del– la revisione, nella scelta di ciò che andava tolto e di ciò che andava aJgiunto, il se– gno di una più esigente ri- ~ciJ0 d, 0~ 1 n!e~b~irlfi~~ ne della necessità di quel le- f:°:e~e~~~u~~f~d;, ~ steriosa mescolanza di bene e di male a che è la vita stessa. La struttura del romanzo è rimasta la stessa, rinsal– data intorno al suo nucleo centrale dalla scomparsa di certe lentezze e diversioni che erano nella prima stesura. Un rilie\'O di protagonista conserva la figura del padre, quel Cosimo Villatauri che compare appena, nelle prime pagine del libro, già toccato dal disfacimento (e la scena della sua morte compone una delle pagine di maggior vi– gore realistico del romanzo) ma la cui ombra grava su tutti in ogni parte della ca– sa. Proprio su di lui, sul se– greto delle sue oscure tri– stezze. converRe l'ansiosa do– manda del figlio fuggito a morire lontano: è solo e ma– le a quei padre cupo e bef– fardo che appariva chiuso, ostile ai due figli bambini, ma che pure era il solo ca– pace di rievocare per essi con suggestiva evidenza la mamma perduta? Il diario di Alberto, il fi– glio andato a morire solo in un sanatorio svizzero, è la parte del libro che ha sublto nella ristampa i maggiori ta– gli e ritocchi: venendo a es– sere più che una confessione fatta dal giovane in vista del– la morte, una essenziale ri– cerca di chiarezza nella co– noscenza di se stesso e neUa scope.na di quello sfuggente e mister ioso accordo ·ua be– ne e male. E' evidente che a questo diario Tecchi affidi il signifi– cato di tutto il romanzo, im- ~:;i~0 i~~ft~~ s11:t1~; forze che reggono il mondo. Gli altri personaggi e la stes– sa vicenda attuale non sono che l'aspetto visibile della realtà: ma le segrete radici, la spinta oscura, la verità dclle cose insomma, è ciò che Alberto Villatauri ricer– ca, in quella sua vigilia di morte, per essere in pace con se stesso. Serrata intorno alla figura f.f:t~r:• 1r ~~~~i~~to dJ!i grido di scoperta, il dtario continua: • Noi siamo nati da qu~ sto dolore, da questo con– trasto. Mio padre e mia ma– dre: tutti e due vivi dentro di me. ...Ecco, nonostante la debo– lezza del mio corpo, due im– peti diversi da due scaturi– gini remote e opposte, e una stessa corrente... La vita è dunque, soprattutto, equili– brio? Dominio di forze di– \'e.rsc? Ma non un piccolo equilibrio, di piccola gente, costretta al giuoc:o della pic– cola bilancia fra i desideri e la realtà, fra le buone inten– zioni e gli istinti. No, la vita è una immensa, profonda, misteriosa mescolanza di be– ne e di male, di cui Dio stesso è responsabile di fron– te alle sue creature a. Rinno\'ata di un centinaio di pagine, questa stesura del romanzo ne ha però escluse parecchie della precedente, ritenute superflue nella nuo– va economia del libro. Intat– ta è rimasta la scena, mossa., orchestrata su un vivacissi– mo ritmo eppure misuratis– sima, nello studio dell'av\'O– cato; dov'è anche una sapi– da e sottile indicazione di ca– ratteri. E intatto è rimasto il paesaggio che circonda il palazzotto dei Villatauri a Poggiobricco, un paesaggio aereo e impervio, sentito e re– so con l'acuta intensità con cui sono vivi in noi i luoghi legati a tutte le memorie familiari; per cui la descri– zione ha sempre il tono di un intimo riasso-poramento, è sempre un'eco di gesti e di pensieri immersi in quella luce, in quelle linee, sotto quel cielo. Piccola biblioteca Bruno Lucrezi: cControsoJe .., Luciano L.:mdi editore, Fi– renze, 1960, L 700. Gli antefaui della nascita di questo libro sono ricostrui– ti dal suo stesso autore. Egli pubblica su riviste e giornali dal 1948 al 1958 questi saggi, il suo amico Gian Maria Maz– zini riceve l'incarico dall'edi– tore Landi (che pure ha pubblicato • Cinema e resi– stenza a di Vento e Alida) di dirigere e Presenze, Collana di Saggi e Monografie a e su– bito propone e Controsale, Articoli e Saggi a cli Bruno i~~r:zt.J~7 ;~~~ iiti:.; non è nostra: è di G. M. Maz– zini, il 9.uale con affettuosa sollecitudine cc lo ha richie– sto; e fin d'ora attribuiamo a lui e all'editore tutto il m~ rito per quel poco di buono che il lettore possa trovar.ri, a noi solo il grosso demerito di tutto il resto a. * Corrado Antonietti: • Il ven- to non ha cuore», Rebellato editore, Padova, 1960,L. 550. Le parole più ripetu!e in questi versi sono: madre, morte, fiera, santi, croci, trec– ce andaluse, mariuolo di ~~~f!~:· {aie~~a~ica~ 0 ;i~~ della lirica meridionale di derivazione lorchiaua. Il sud è reso da Antonietti in tutta la sua monotona e struggente riC:fzf;~o:e, ri~~~ogu~iI~m:! t~ FIER~ [ETTER~RI~ Pag. 5 ,,....,...,.·~""~:c.~p ..--N.~Solc'~~,.,-."" ... od._... , .... lnlpid.C-...•C.,.,---~•.--doc ·~...._., .... dcDa--.u·~ ~u-a•1upo .... ...... S.C-W. ... ~•-•pouàU,.upiffutd-.(lllio,1 '::~.===-~:..-,.:.~ ~!.7-~t~~ ..!~.~ = \ ,.......oani....ucsoiaaJ.ooii_,.__s..-w.fbctot ........_~ • ..wr-...,mo,,1s..-wci.&U do-....,•-i.i:.,1-,,0,-._s.c-lddio._t,_ -p,,,,odr:auc:,poM•-i__,..ffl_,..1,bq...i .. bmck,o--•dd!.a••~.,,.;,1s..:. ... i...... ..............-,1,.....i._,,;,. ..... 1,pocm1-do......,;, -"'ll•d&:1&-~S.O..Wd,,.1'"'-slldl– ddla-çudc:u.o.,..,.i,..u1c.-1~-..._•4>ni - .. --w.,,cails..~il~ddla- ,, r.c<'f'>'J<.W<W-ilooop._-,...,..._,;.,....il Sck.S.:-lddoo ... ~---i...inocJl'"'C'•....U ;,.....,.n..cb-.p,>cpcr•NUIC......ic,.,,.;,1So1,cela'l:L.w.>ll dd-~n~cflCl....,pn,p,,o•_.•~•ppca, • lrn .. ,,..,.... ~dca'on-., do.c lOC:U .,,,. ""' p c--"'--chewcr,òldd,o,..uYnpt.pJd,cl■q,a,l•._.t" o!U"1aca.rwa,L. potauudcllc .,.P•"'-Outorrc,1 Sole pct lo-mchioddlodu<o.UIC•dod,ciocpi._•q,.,.ad, poru,QRL.~dddl, ....... ..,,;■dl.o .... -dw:.i-– ..... b>.,..•IGru••clockiAfQl"U,.,,_pu_col_•..., lan,bwcrdddla fak. f"....,,.-fol S..4cGc-.tn • .,._ ... ..,......,.. -.c--.:,-i.. ............ c1c1,.... 1ooq.dlas--<M-a;,,ukilddiadclp<U-.~ .......... i-,lffpo,uedo•sfi,---L."'-..0...olW. d.>l-1c,-..1cridoa.uai:..b-o ...... f.w~ .. ..-L '1 piuioecu, d..rio"'pi, lddlod..a. a fll1tlll 1·..,,... • le ,.m,, ollropcr.a.ticoaiddllCINl. N.Q,.u,do,pw,u ld&>ta1Ìl,pm, ili•-. 11tu.dla NCDi~-drpi:q■-.!o-p-ilSolcia•l......,...di i.-,.-.ndc:Dlllil-iopbdoridriCicla--O---Wdoo • _,1,_.,._....,,._d,~fona-•-.-· ,painopo ■-pct'"-•olamr.c:i-a-ilSolcP"a'.a•1 ........-~,..dnm"""••aai.raodt_,r_ brrdc'-,.op,dl,.~W...pc:ropdta..dpoc!.oll._ 1idiluecp.WOldut.upmvdi.-illscio,•cal,S-ed,. ,s «r«c;~ilSolc•~pcrc.i...~.a-~f• i......,nmucrfd>d.a,orridlc_._,\,..i.~,qm,,..; ..-c'P"kp,d_,,,.i.p.s-z-ddk-;ptMO'•ol S<ok-ca'...ingi6D~p,lpn,6,odc"•n.-,.-dr!la .,...._o-,i..,Wdio._lc_.c_...,.._r __ p .:O..c........,la~dr·man;~iJSolclldlc– -1dc'-1caioopL. llfflcr----= P- IC lcpodi ,-..ni,S..C..-.Wdiolladoi-.pca.,;:-.c•W.•,..._ n1i,c:,,,:,pnot.-•uh&6m:~11ni1S..d.n.1en• ill>IIDiu:pansr•-•t.Mic....ampot.i.p.__,.,.1n,tu. D _...,.._ . ~ N.tSip,rdc'~cdìOX1t~lc..,..-,. Wcbo:il'rme:,pdc'~O.:.clclk...lkcAfdì_r._. rlm:.ilSck.t---..- .... ~~ .wt.e>f!M>lldt'.....uli,Wofio;ipu-•,.-a111&gw:,,c >S _..,p,1...z.4ir.oool11,ol,i,odcc...,..,ed• .. aau-lcoccl:c, •~ilS ck.t~din,aisfì<flOo<..pcr ... .rop, f.cc, ,,,,;bùb1e<dan,-,iafmdcrJ.11m>C..,-.i""'l",lddio; i~c..-•qa.--sficlai,aa,iau___...._, H>Mldiocmr-oll..,_,,~ilSolc.Aliiu_.t.c. p.........iceo'--.dìopaodc,tc.-dl~Wdae; f'--dì'----,bilc•anaodJI&&-~ lm,p.ilSoit.c-pc.!.oc,:am,c.--.. • ......-a,_– -. L!dio;Pff'Cldcld-ammocm,.,_c:moccm __,._erp-.ilSolc.Dl•-'"--lcgccff'PI.-V.,._ n .....,.bcado_...,.,._...n,i,.;..,a,1c1o1or,&.w,.pc l'on:ais--'.compa,wicui,;ji..:1G1c .. an,lc"llZlldc:•~ k,up,IU.ilSolc. Un esempio del curioso stile dl G. B. Marino SULLE DICERIE LA STRAGE DI G. B. MARI O * Omeraviglia o striglia * di RE11 1 A'l'O IIIJCCI Abb!amo avuto. sin da quando eravamo 6tudentl di liceo. uno speciale interesse per 1 « secoli buffi• della letteratura italiana: U Quat– trocento e 11 seicento. Che simpatia quegli uma~ n!sU. un poco cialtroni e un poco paizi. che ripresero a scrivere in IatJno. come se prifna di loro non ci fosse stata una Divina Commedia, un Canzoniere. un De.came– rone,· usando stile clceronJa– no anche per lanciare le più feroci ingiurie che immagi– nar s1 possano I E che ingegno nel mari– n!st.1. che abbiamo sempre ammirato C!uorché tra loro gli esagerati caduti nel ridi– oolo). nonostante le clitiche e le avv ersh.>n i che ormai sembnmo seda.te per far luo– go ad un a più s erena va1u– tazione del prodotto secen– tistico. da quando nel campo della critica d'arte sl ripre– se in pacato esame il grande problema del ba.rocco! Non va conrunque dimenticato che. proprio per merito del marinistL l'Italia fu nella epoca loro la guida della cuJ– tura europea. se non deter– minando certo inftuendo di– rettamente ed efflcacetnente su quei fenomeni letterari che presero 11 nome di pre– zionismo in Francia (il quale si può dire continui a.ne.ora). d1 eufuismo in In– ghilterra, di gongorismo 1n Spagna. Per quanto attiene alle opere di Giambattista Mari– no e dei suoi seguaci. gli stu– diosi, se non fanno ricorso alle biblioteche. ben poco possono contare 6ull'edltoria moderna.. se si eccettua qual– che pubbllca.zione di carat– tere antoJogioo, legato quindi al valore d'ogni antologia.. che ha sempre 1 suol pregi e I suoi difettL a. priori. Abbiamo perciò a.ssa.1 ap– prezzato l'edlz!one di tutte e tre le Dicem .sacre, com– pletamente escluse anche dalle più recenti crestoma– zie. e degli interi quattro li– bri della Strage degli inno– centi, opere del geniale Ca– poscuola napoletano. presen– tata in un solo volume da. Glul!o Einaudi e compresa nella Nuova Raccolta di Clasolcl Italiani Annotati, che dirige con la oompetenza. d1 un grande maestro 11 no– stro amloo Gianfranco Con– tinl. Ne è sta.ta affidata la cura al P. Giovann i Pozzi. della Università d1 Fr:lburgo, n quale ha già a1 suo attivo. oome informa la schedina bibUografl.ca. altri studi sulla letteratura rel1g1058 del Sei– cento. 1n modo :.peclale sul problema della predicazione .sacra di quel secolo. ed è stat.o allievo dello stesso Con– tini. suggeritore ed Ispira~ re del lavoro. Tutto quel che è utile sa– pere lnt.omo e in merito alle Dicerie ed alla Strage 11 P. Pozzi lo dice e nelle in– troduzioni e nelle note e nei commenti a pie> di pagina. completati. da btbllografle e da indici: un lavoro eccellen– te per l'alto suo grado sctentl..flco. pregio rtscontra– bUe del resto in ogni titolo della ricordata collezione. dal quale emerge che il Cura– tore non deve ignorare nulla nel campo degll studi in cui &'è s:pecialJu.ato. Le Dicerie, oggetto dl que– sta nostra nota. sono e spi– rituali ragionamenti.• che l'Autore ha cosl chiamato non certo nel slgnlftcat.o di e chiacchera o dea.lamento •· anzi ben tenendo presente ~ 4!~rop~eJ~ar:itJ gll uomlnl, !"altro qualità del soU eloquenti eonde Dicitori son chiamati gll oratori fa– condi e l'orazione nobili Di– cerie•· In realtà. le Dicerie son delle sim1ll predlche. la prima delle quali è intitola– ta: e La Pittura. Dlcer.a pri– ma. 80J)ra la santa Sindone•· ed è divisa in tre parti; la seconda reca il titolo: e La Musica. Diceria .seconda S<r pra le sette parole dette da Cri.sto in Croce.. ed è divisa in quattro parti; la terza è lnUtolata: e D Cielo. Dice– ria terza •. D contenuto della prima. che ha per tema generale la pittura e per tema particer lare la Sindone. potrebbe riassumersi in una frase so- ~~~ 1i:~1F~ ~:= : la Sindone; altri temi sono il sole. l'Uomo. l'angelo, il verbo. n filo che seguiamo per la seconda. Diceria parte da una comparazione tra Pan e Cri– sto. ci conduce lungo una. serie di concetti relativi alla musica degli angeli degli astri della terra dell'uomo, poi lungo un'altra serie d1 concetti riguardanti la bocca la lingua la voce il canto, per farci giungere alla con- elusione che nluna voce è comparabile a quella subli– me dl Cristo quando pro– nunzia le ultime parole sulla croce. Proseguendo, 11 filo ci mena a varte suddivisioni della musica. tra cU! mon– dana l'umana l'organica; la passione di Cristo è musica mondana perché consta d1 proporzioni. è musica umana. perché contJene c0ntraddW0-: nl è musica organlca perché la voce del mus.lco ben s1 accorda con quella del suo strumento. Ed ecoo poi la croce e i chiodl l'aria e !e parole e, finalmente. le sette parole di Crist.o morente. che superano 1n dolcezza ogni altra musica. L'interesse che presenta.no le tre Dicerie sta tutto nella forma. quella t ipica della prosa. barocca la. qua.le . non meno della poe sia.. h a lo scopo di offrire qualcosa di strano, straordinario. Inatte– so che deve senza posa me– ravigliare 11 lettore giacché. se l'uomo di lettere non rie– sce a stupire. cambi pure mestiere e vada a !are il mozzo d1 stalla. 6e<:Ondo quanto ru dichiarato dallo stesso Marino 1n due versi che tutti noi sappiamo a memoria. I mezzi per raggiungere tal ftne .sono l'immaginazione tesa fino al pa.rossl..smo. la prez:i.06ltà. la ricerca dell'ar– guzia o cancetttsmo. e U culto della meta.fora... propr'.o del nostro Cavaliere e dei suoi seguaci. 06eremmo dire che protagonisti delle Dice:ri.e non sono la Sindone. la pa– rola di Gesù. l'ordine mau– riziano. ma la :rettorica. pre– sente con i 6U01 traslatL d1 cui è sovrana la metafora. e con le sue figure. fra cui l'interroga.z:tone l'esclama– zione I'asindeto l'endiadi 11 chiasmo: la stilistica. con i vari fenomeni llngulstlci che le appartengono; la &in.tassi. che rivela qual t.ecn!c o sia i l Manno nell'uso della pa.ra .– ta.ssf, della subordin azione, dell'U!ocolon e via dicendo. Ca.ratteristlcl. infine. t giuochi di parole, le fl.latesse e la simmetria, 6pecialmcn– te, che avvicina certe pagi- f~;f:O=~ ~~~ mi deil'eJX>C8 moderna.. A oonclustone d1 questa nota. ne riproduciamo una ohe. meglio d'ogni descrizione, può dare esempio del virtuo– sismo marinista. JULES ROi\IAJNS E LA "TATROCRAZIA., * Pro e contro Knock * di ELIO TALARICO Dopo a\·er letto Promeuus, Jules Romains ~ classico moderno della ~"'Clla francese, drammaturgo, saggista e ro– manziere di fama urnversale - :?mabilmcnte mi scri\'c: • Caro coUega, lei mi ha fatto molto onore conci..--pendo la sua ecceUente commedia come un Anti-Knock. Ed io ne ho ammirato la vivacità e lo spirito a. Ma, continun l'illustre ~~~~:,•m~ ~~l~;a.;t~bttf'Jti.~~t~~Ì 1 ~t~r;; j~a;~~r;; de la doctrine secrète, Knoc.k st dimostra abbastanza \'temo ~ellar1~~Ja~~o~i d~~:: ;~su:;,o~ a~a1f~~i~o d~~a ~•.!~ ~eì'~i~~:o:a°vr1a~~~~\ f~r::=!~eltii~~~:1~nS::1:'rim~~ 1960) in o ccasi one della ripresa psrigina di Knock. Anche se accompaifl: .l.to da una cordiale dedica per me ass~ Jusin• ghiera, l'ar ri,,o del volume mi dà uno strano 5C!ISO d1 males– sere: vuoi \'edere, mi dico, che Knock s'è aggiornato, evol- ~~/fa 1 ~h~~(o~da~~rt: ~~~~zi~rJ'n~t=~ut~~<;;~ di ben altro: trasferitosi in America, oggi Kncx:k è m testa di numerose cliniche e di perfetti laboraloti - uno per tutti, il \Vhite Plains /nstitute, nei pressi <!i Ne\v York - dove continua le sue ricerche: e, con la soh1a ana del me– dico di campagna, pieno solt:mto di buon senso, sta prepa– rando la rl\'oluzione. Certo, non s.-,remo noi a mer.l\•iglia.n:i: basta conosca-c un poco Jules Romains. Fu Antoine, nel lontano 1911, a pre– sentarne la prima commedia, L'Armie dans la ville, in. cui due gruppi venivano messi in contrasto: la popolanone della città conquistata e i soldati che l'occupa.vano. Trenta anni dopo la sua opera doveva acquistare uo singolare ,•a– lore profetico. E che cos'era Knock se non _l'originale visione di una dittatura medica imp.)sta 3 un mtero paese? U Dictat~ur (1926) s'intitola,•a un'altm co~media eh~ il pub– blico oon accettò: perché forse aveva il torto dt amvare troppo presto,_ prima che ~I 1em2 c!ell'impcgno politico fosse di,·enlato fanuhare. Roma1ns che, m Donogoo (19.30), a,-e,.•a rew omaggio alla fecondità dell'errC'lre scientifico abbandonò improvvisamente il teatro, per dedicarsi, anima e corpo al suo romanzo ciclico Hommes de bonne voionté. Ma un personaggio cosl ecci1ante come il dott~r Knock continua a \'Ì\·ere per conto suo: e, nel caso specifico, ab· biamo a che fare con un dia\'olo d'uomo: il White Plains, a meno di un'ora d'au1omobile dal centro di NC\v York, copre una superficie di circa \'COtitrè ettari di terreno. I padiglioni ospedalieri, i laboratori, la farmacia e le di~de~e ne oc– cupano quasi sci: dopo la guerra un nuovo echfic10 è sorto, fra irandi alberi e suggestivi ~ardlni all'inglese, ormai d:cli– cato all'insegnamento: l'embnone, insomma. di quella che in futuro sar~ la Knock University. Si parla perfino di una imminente vaccinazione antitanatica, ovvero contro la mor1e; Jules Romains, che in fondo è l'unico depositario dei segreti di Knock, crede cli poter affermare che 1:3 \'3ccinazionc av– verr.l in due tempi e con due medica.men li: l'Anathanatol, somministrato per iniezioni ipodermiche, a dosi progressive, disabiruerà a poco a poco l'organismo deUa sua riprovevole tend~rua a declinare verso la morte: l'Antiltan. per via en– do\·enosa, a dosi massime, darà in seguito il colpo di grazia.. Knock 3\'allen..-bbe cos\ il fanatismo di Prometeus? Si ha il sospcno, abbastanza fondato, chl:' Knock v0$1ia l'_immorta– lità del genere umano per costno~rlo a vn·ere m eterno sotto il rullo compressore della scienza. • Ogni equilibrio vitale - afkrma il famoso medico - implica almeno una malattia (o un gruppo di malattie fraternamente associate). Forze e antiforze E' un asp("tto della lC&KC di polari7.z.a1.iooe,che domina tutto l'universo biol°"1co (e anche, d'altronde, il mondo inorga– nico). Un grosso errore dottrinario consiste nel credere che l'equilibrio dell'essere vivente oscilli attorno a uno stato perfeuo, o ideale. che sarebbe ciò che noi chiamiamo la salute; vale a dire un'armonia fra organi e funizoni esenti da qualsiasi morbosità. Assurdo. Un po' come pretendere che la macchina e)e1tric:a ideale sarebbe auella che mettesse in gioco soltan10 elettricità positiva. All'interno di ciascun organismo si tonna, in simmetria col polo sa.Jute, un polo contrario. Jove vanno ad accumular-si le antiforze dell'indi– viduo. Ciò che potremmo chiamare 13 SU3 opposizione. Non si concepisce un regime politico normale senza opposizione. Più tale opposizione è nconosciuta, meglio sono definiti e limitati i suoi diritti, meglio vanno le cose a. Vede1e bene che il vcc:chio Kncck non rinuncia ad alcuna delle sue strambe teorie: anzi, le esaspera. e le porta alle estreme conseguenze inseguendo un suo sogno di conquista di mondo; ma di ciò parleremo più avanti. e Bisogna scegliere la malattia che conviene a un uomo (s~~.s~~~~~~: ~~mraa~~~ fdie~~:: ~o~t~;1_a p~~~~ ceco un altro errore che l'esperienza smentisce. La maggior parte delle persone muoiono di malattie che non erano la f~':v~~t~~r:c t~}:1e_~B~so~;a~a~ sfa1~ 0 st~~:: lato a scegliere la sua mala.11ia_ Si possono contare a decine di milioni, in OiJ)i epoca, gli individui che sono morti per essere stati imprudentemente guarili d'una ma.Jattia che era proprio quella di cui avevano bisogno a. Juic~~ ~~\~reti~i:nod1tìt\fè:~ Efn~slfntt~~~~ ;: o~~ mai ietlato la maschera e gioca a carte scoperte: scegliere la propria malattia, va bene; ma una malattii costosa, che sarebbe forse ec.ccllente in se stessa. non si adaun ai bilanci modesti; per un uomo che deve levarsi presto e che rientra presto a casa, rinunciate alle malattie mattutine, cercando piuttosto fra quelle deUa sera. Non dimentichiamo che un'al– tra regola fondamentale elimina il cliente occasionale: ogni nuovo paziente deve diventare un cliente durevole. Per un politican1e di pro\·incia. C\itate l~ dispepsia. (che rcnd_ercbbc impossibili gli aperith•i, l'alcool m gtnere, J ~an~et11),. per quanlo la dispep, ;j3 sia ind icata in un mucchio ~1 casi. L:.a dollrina della • iatrocraz.ia a si ricollega alle p1ù ,·ecch1e preoccupazioni di knock: n on è un problema _intrinsecamente mecUco, ma in\'este la ~izione della medicma nel mondo. Secondo Romains, agli occhi del Maestro I~ suprema abi– lità, quando si meditano imprese d'una tzmentà paradossali:, consiste nell'annunciarle, oude e crude, e a \·occ alta: La \lttima f:\cntuale, o l'avversario, ne rice,·e un trauma ps1ch•– co che la paralizza: oepurc si getta uelle fauci del serpente. E' ciò che Knock chiama l'efletto di fascinazione. Percbe: infatti l'uomo prova un bisoµno vitale e quasi costante di obbedienz a, di souomissione, d'asservimento a delle rei<)le; ha biSC ?J.DO d'una disciplina che gli \'C"Dgaimposta dal di fuori. Li bertà? Tirannia? E' il dramma della nostra t"pOC3 moderna. • latrocrazia. non è soltan10 un.:i pa rola ma una formula riJoro!t-3: al pari di democ~a. o .a !lstocraz.ia. o teocrazia. E' un programma: go\'etno di med1c 1, nel qua dro della città, della nazione e del mondo. I medici al potere Arrivati a questo punto, mette conto di sottolinea:-lo, lo stesso Jules Romains - che ha a,'llto il pri\ilegio di lunghi, amicbe,..oli colloqui con il èes?()ta - non riesce a capire come si possa arrivare a ceni risultati: diffondendo ancora cli più l'idea knockiana, estendendo al massimo la propa– aanda? No, grida Kriock, in pn:da ~, parossismo: incomincia una nuova fase, nettamente ri\'Oluzionaria, la conquista del potere: nel mondo intero, perchi una rivoluzione non e , alida e noo è completa se non ~u scala internazionale. e Ma come farete? n insiste Romains. Diabolico, e candido al 1emr,o stesso, Knock si decide a s:,iegarc: • E' facile a sor– ride: • io meno tulti a leno. Il giorno in cui tutti i fautori di catastrofi saranno occupati a misurarsi la 1emperatura fra le lenzuola. saremo già più tranq:uilli •· Il piano è pre– ciso, meticoloso: d'altronde, per quell'effetto di fascinazione che il suo autore ,;e ne ripromette, siamo certi di non met– tere nei guai - ri,·elando il scvreto di Knock - il cauto. perplesso Jules Romains. In og:ni paese, afferma il fre– netico Knock, dobbiamo rinipiazzare il Parlamento con un ConsiJlio Supremo della J\ledicina che abbia poteri dittatoriah. Questo Consiglio si :i,'\'ale di un Grande Staio .Magiiore in cui sono rnpprcsen1ate le tre armi: com'è loRico, la Medicina, la Chirurgia, la Farmacia. Sul piano della rqionc, del cantone o del comune, disposithi rim~~~. A~1~todeJarib~a~!~ e~~a~-~· ~~g~n~·~~ dentista. dalla le\•atricc e da qualche infermiera diplo– mata. Sui piano in1emazionale, in luogo dell'imponente o... ,.U .. l'onnipossente O.M.U.: basta cambiare una lettera e avremo l'Organizz.az.ione Medica Universale. n meccani– smo ri,·oluz.ionario, perfettamente a punto, non aspetta cbe l'ora X: la p:irola d'ordine, fra gli rniziati. è una geutile metafora: l'Epidemia 2.35. Si tratta di ottenere una epi– denua a sviluppo rapidissimo, a espansione universa!e, che ignori le immunità, in fondo benigna ma tremenda JlCT' il suo quadro sintomatologico: ipertennia in\'eros1m11e, pseudo-tetar.o, eccetera. Mortalità praticamente nulla; ma ~~~flfneco;l !~~· d~I ili~~~ 3 c~~l ~~lso::~in~ ~t~t:~ giorni, popolazioni incere saranno a lelto, da un polo al– l'altro, e crederanno che sia venl!t3 la fine del mondo. Raccogliere il pote-re, per la 0.M.U., in queste concfmonl, non sarà che un eioco da fanciulli. Knoc k ~ l:i nciato, nessuno può fennarlo, l'unico avver-– sario in gra.do di competere con Jui, Prometeus, ha il torto di mori re ogn i sera, alla fine del teno atto, nell'omonima commedia: piega la testa, si accascia, colto da un infarto cardiaco. Ma anche le sue teorie hanno fatto proseliti, e sempre più ne faranno: anche per lui l'effetto <li fascina– zione ha un incalcolabile valore. La lotta, non c'è dubbio. sarl titanica: ma chi .non scgui~bbc Prometeus che al genere umano assicura dav\'ero l'immortalità? Insomma. l'idea di un Anti-Knock non era poi del tutto sbaeliata._ Abbi3Itl0 il diritto e il do\·ere di difenderci dall'Epide,, mia 2!5. Felicitas Moldov * Solitudine La solitudine è nell'alba che incede verso il sole spogliandosi a ogni passo dei mattutini veli azzurri. La solitudine è nei boschi odorosi d1 resina stillante dai vecchl tronchi nodosi. La solitudine è nel chiostri abbandonati e dlruti giovane Villatauri, sempre più acuta e sottile scavando nelle contraddizioni dei ri– conti e dei sentimenti verso una verità ancora nascosta e che ancora sfugge ma che si fa sentire come il brivido di un presentimento, come un baleno di chiarezza nel groviglio di ancora confuse sensazioni. luttabile. Rocco e Marg/11!.rita 1--------------------------------------------------– sono i suoi personaggi (ora che Rocco è diventato l'eroe del Sud per antonomasia il discorso potrebbe ampliarsi). Lo. veritd l' drammaticitd del verso sono autentiche. lavati dalle piogge e dal vento che l'edera amorevole ba coperto; è nello zampillare di una polla che s'incanala in un cavo tronco; è nell'onda che corre a rifugiarsi in una baia segreta E infine alla sua dolorosa ricerca appare improvvisa, ~~::sap~~zain t~'n 1 anFaf; e il bene: e dalla lotta tra le due forze, la pace. Dice una delle ultime pagi– ne del diario: • Adesso l'ho Ja ,·erità, mi par di tenerla nel pugno. Che essa non mi sfugga più! Sl, c'è un3 forza arlche in mio padre: in quella sua vo– lontà di vivere, di conoscere la vita, in quella sua capa– cità di vedere a fondo nel– l'anima degli altri e di tirar– ne fuori il marcio senza pietà, perfino in quella sua cru– dezza ... Ma c'è una forza an– che nell'idealit~ di mia madre. Oh, poterle unire, fondere insieme! a, E più avanti, quasi in un Tecchi in tedesco In questi giorni è uscita in tedesco la traduzione del ro– fJ'Uln..?O ,.. Gli EgoU:ti.--. Si può dire senza esagerazione che Tecchi in questo mome11to è ,mo degli autori più tradotti in Germania. In quest'anno sono u.sciti oltre ... Gli Egoi– sti. anche ... La vedova timi– da. e ... Storie di bestie•• e gid prima erano apparse altre opere di Tecchi fra cui• i romanzi_, Valentina Velier ... e ... 1 vmatduri ... Antonietti, che deve essere giovanissimo deve però sco– prire nuove. soluzioni. Queste auuali, dopo lorca, Scotella– ro, Parrella che ne hatmo dato tutte le rappresentazio– ni. rischiano di diventare ca– duche. * Brono Douini: • Suoni di Bordone:., Rebcllato editore, Padova, 1960, L 100). Edoardo Malagoli, MaJW Picchi Giulio Carlo Argan, Carlo ' Betocchi hanno già detto di Dozzini parole di grande significato critico._ Ri– spettivamente hanno scntto: • Dozzini ha saputo elevarsi alla scoperta del proprio mondo per la via maestra della sincerità e della veri- }~;b cc~!tc~~t:u~i n~Ì~~~ stesso una semplicità di for· ma (che è una bella conqui– sta) che danno loro subito un timbro particolare a; • Vi ho ritrovato l'immagine di cer– ti paesaggi umbri: una ten:3 che amo molto a; e Il Oozzi– ni è un poeta che si vede aver conseguito un certo svi– luppo prosaico nella sua; ~– sia ed una cer1a precl'ilone di linguaggio. Tanto che la sua natura di poeta, tra amorosa e virile, si configu– ra assai bene •· certa loro! elice attuaz.io- - Libero De Libero IL GUANTONERO lllu,trato da Pobri:io Clerici PREMIO MESTRE LEONILDE CASTELLANI SETTEMBRINI 1960 SODALIZIO DEL LIBRO 744 San Marco - Venezia DALLE '• LETTERE AGLI AiUICI LUCCHESI,, * Un Pascoli timido ma non tanto E' stato detto e ripetuto a saz.ìetd che Giovanni Pascoli, considerato uomo timido ed introverso quanto mai, sia morto senza che gli altri e addirittura lui stesso abbia– no avuto il modo di sondare in pieno le oscure profonditd dell'animo suo. Specie negli anni che coincisero con la sua affermazione, vale a dire in quelli trascorsi all'Univer– sitd di Messina, dell'incarico ministeriale svolto a casa e a disposi:;ione a, per poter seri• vere, quasi a comando, versi latini, o addirittura dei fa– stigi della cattedra carduc– ciana accettata, con sottile diplomazia e pensoso pii4 che lieto a, egli badava a ripetere che si senliva e pieno di poe– sia a. Di che poesia si trat– tasse, ce lo dissero poi i non trop{'O felici Poemi del Ri– sorgimento. In tal modo, l'accorato e comprensibile lamento della sorella Mariù sulle carte Ui– compiute e sugli abbo:.z.i del poeta, ha poca o nessuna ra– gion d'essere dal punto di vi~ sta artistico, in quanto, tolti i dati puramente affettivi, c'è da esser sicuri che quella strada di vate ufficiale e di poeta patriottico, intrapresa negli ultimi anni, poteva con– durre il Pascoli solo ad esiti che nulla avrebbero aggiunto alle più felici pro-ve prece– denti, tra le quali in te.sta la semplicitd sognante delle My– ricoe. Che Pascoli conoscesse poco, o per lo meno non ab· bastanza, se stesso e non sa– pesse quindi contempera.,~• cori una adeguata autocntt– ca, U fiume di altissime eser– citazioni a cui a mano a ma– no andav a riducendosi il suo esercii.io di poesia, è cosa or– mai scon tata. Cosl come pacifico è il fat- di JUASSIJUO GltJLLANDI to delle (acoltd innovatrici in campo linguistico, formale e psiCDlogico da attribuire ai suoi versi, belli anzj bellissi– mi, quando belli 1 quando cioè il sentiero obbligato del de– cadentismo tenue cJU?gli fu peculiare, sa evitare l'insi– stenza, la ripetì.z.ione, la mu– sicalitd insistita e un po' fa– cile, i giuochi sempre peri– colosi delle prez.ios1td tecni– che, enumerative, delle ono• matopee, dei rivangamenti arcaici. Se l'artista poco o nulla si conobbe, istintivo come fu, il PasCDli,come uo– mo, fatta salva la zona la– sciata deliberatamente nel– l'ombra per creare, sia pure in termini casalinghi e bor– ghesi (• un fattore del più buon ce.ppo romagnolo a, a un certe punto lo definisce. Renato Serra), fu chiaro e chiaro ad oltranza. Ce ne offrono, tra l'altro, la prova le gustose lettere, sinora rimaste inedite, indi– riuate dal poeta agli amici Alfredo Caselli, droghiere luc– chese con ,,eJleitd letterarie, intimo anche di Giacomo Puccini, e Gabriele Briga,zti, pisano di Ripafratta, ma luc– chese lui pure d'adozione, bi– bliotecario ed insegnante. di lingua inglese (Giovanni Pa– scoli: • /....ellereagli amici luc– chesi a a cura di Felice del Beccato, Le Monmer, Firen– ze). Ora accade elle il Pa- !~0~~1t1~~1d,L~~nsi;:'!~:;:/~ to aperto di letteratura, ogni bardatura ufficiale, abbando– ni le cautele che lo facevano cosl guardingo quando si muoveva in campo letterario ~ap":o~ii aco1ud°éa::iu:e ,;~~ spregiud.icatezza singolare. Va bene che il droghiere scri– veva versi non malvagi, lo– dati perfino dal Pascoli: e sei mz vero poeta •• ma non po– tevo essere considerato un concorrente dal cantore di Castelvecchio. Esce da queste pagine la figura di un Pascoli assoluta– mente nuovo, timido eppur 1)1!.tulonte, continuamente in cerca di favori, largo nelle incombenze da affidare quan– to parco nei pagamenti, ghiotto, man~atore JaJliardo, pieno di sé tn molti.sszmi ca– si. Egli non dd conto agli amici di lavori fatti o da fare, se non aggiunge spesso che si tratta almeno di capo– lavori. Astioso, biv.oso, poco cu.rante degli altri poeti che ,:on stima, un tantino avido di danaro, sia pure per ac– quistare il e castellaccio a di Ca.s1elveccJ1iocon le trenta– mila lire faticosamente ra~ granellate. Tenero con Manu, ma bruschissimo col fratello Giuseppe, qualificato • orri– bile parassita a. Un Pascoli insomma un tantino oppor– tunista, ma in fondo simpa– tico, perfino pnvo del senso della misura. Al suo fatto– re., il famoso Zi' Mro della omonima poesia ( si chiama– va Bartolomro Caproni) fa scherzi pesantucci che man– davano in be.stia il bravo ve– gliardo il quale, tanto per dirne una, vede una volta, aperto un pacchetto a lui in– dirizzato, uscire da una botte à surprise, un pupazzo che ga somiglia, nell'att9 di com– piere ima non nominabile funzione fisiologica. A Gabriele Briganti, d Pa– scoli non fa che chiedere li– bri per i suoi lavori, al Ca– selli poi non lesina le ricJne- ste più strane. E' un conti– ,mo domandare fa,·ori: che gli compri una biciclerta usa– ta sulla quale vuole smal· lire mz po' di pancia (ma non spenda più dt cento lire), gli faccia riparare la pipa di scluuma, gli acquisti dei rol– lini fotografici per la Kodak, regalatagli nel 1899 da An– giolo Orvieto per la sua ccl– laboratione al Atarz.occo, gli venda le grosse medaglie vinte ad Amsterdam, gli ri– tiri dei pacchi alla staz,ione., tra cui uno contenente • un cocomero e delle pesche a, gli faccia da sensale per l'ac– quisto della casa di Castel– vecchio, da agente, da pub– blicitario, eviti che il D'An– mmzio di cui il poeta era s:elosissimo, vada a tenere una dizione di versi a Lucca, gli acquisti perfino un tappo per il lV.C./ Pascoli chiede e chiede, e 11 buon Caselli dd e dd. Giovanni, anzi Gio– vannino come egli ama chia– marsi, vuol che gli si pre• sentina i conti, cosa che ìl Caselli raramente fa, ma ciò non impedisu al poeta di assillarlo di richieste conti– nue, anche se poi per una questicme di carta, acquistata dal Ca.selli stesso per l'edi– zione in economia delle Opl!.– re pascoliane, il Pascoli si lamenti sotto umo col Pie– trobono (delta: Gigibono, Bo– nino, Gigetto bono), cirC4 una presunta insipienza dell'ami– co droghiere.. Pensa araldicamente ad un proprio archivio personale, ma ~n trascura i m:nù. Ec– cone uno: e Faremo taglia~ telle asciutte, trote lesse, umido di mmii.o o d'agnello, arrosto di galletti, insalata, dolce delle monache, frutta come si troverd e vino a, Sa– lute! Nei riguardi degli altri poeti è, c.ome detto, severis– simo, anzi non ne stima nes- ~~!:ri~. c~t è i!=,e~ivPJ.~: mmdo, il e fratel suo mag– giore e minore a, cJre regala grossi panettoni a Mariù, è e l'arcangelo catlil'O a, • l'Or– bello che corbella beu bene a; acce11a da lui una catena d'oro, ma lo definisce • uno stronzolo a clze _e cadendo si adornò rotolando di certi petali di rosa... E le signore lo amarono molto e dissero che sapeva di buon odore! •· Ce l'Ila coi recensori e con la genia dei critici p~ti. So– spcmoso: vede congiure dap– pertutto; ombroso si prote– sta umile e parco, ma desi· dera un • automobilezto •· f :;~e dtt?f'cdt JJ.o&Ieu:~ dell'Accademia dei Lince.i, ma viene battuto da Alfredo Trombetti. Quanto alle persone che gli so110care, è sdolcinato: e AI· fredino, Gabriellino (il Bri– ianti}, angelo eletto a. Mariù i malata: è • malatina. • e lui gli prepara la e cenina •· Luc– ca è addirittura, ma lui ci stava bene, trattato come un dio, una e piccola Roma a. L'intelligente scelta di Del Beccaro vale certamente a dimensionare l'iconografia pa– scolimui, attraverso i dati di una autoconfessione reiterata, che illumina as~tti ,;orpren– denti eé ignoti della pusona– litd del poeta ed im-oglie– rd certo qualche studioso a scrivere finalmente una bio– grafia spregiudicata e sin– cera di questo ca,itore la cui vita è srata troppo spesso descritta con pigrizia tra ac– comodante e convettZWnale. riarsa nella calura di lwilio; è in una grotta fiorita di capelvenere dal nero stelo. La solitudine è nella notte che abbraccia tutta la terra concedendole quiete. La solitudine è in ogni luogo. ed io l'incontro ovunque perché" la porto dentro. Grandi Opere Illustrate dopo la preistoria la st0ria e denuo questa tutti noi Veit Valentin • STORIA DEI POPOLI 1n due volumi uomini e idee dall'albore dei primordi a, giorni nostri in cui conv1vono1 , Vedda dcli' isola d, Ccylon e le nuove civiltà che tentano la conquiSta della luna Mondadori

RkJQdWJsaXNoZXIy