la Fiera Letteraria - XV - n. 38 - 18 settembre 1960

Dollie:'lica 18 -settembre 1960 LA FIERA LETTERARIA LE OLllllPIADI DI BARTOLINI l/.,, .,,,,.,"-1 ~-~,~~ '7tjJL__=-· TACCUJCNO DJELLO SVAGATO * Elo~ietto olimpico * di GIORGIO CAPRQ11l Ho partecipato anch'io ai Giochi Olimpici, mi pare net '48, a Londra, di questo sono sicuro, perché Londra non si scorda. Non ho riportato medaglie d'oro, né d'argento, né di bronzo, ma gid U fatto d'aver superato le elimi– n~tori~ qui a Roma, e d'esser colà spedito tTa gli azzurri, e per me uno dei pochi titoli di vanto. Non scherzo, racconto la verità. •· Alle olimpiadi di Londra pchtecipa:rono anche i poeti, e non camuffati. da atleti, ma nella loro hl.nichetta fuori moda di poeti, insieme con i prosa– tori nella toro concreta tuta di prosatori. Per la tferitd ancora, io partecipai ad entrambe le gare, voglio dire in tunichetta e in tuta, cioè come autore d'una poesia sportiva e come autore d'un racconto sportivo. n racconto, lo confesso, lo scrissi. apposta per l'o_ccasione, ma la poesia no, essendo già stata pub– blicata un anno prima, col titolo di Le biciclette, sulla Fiera Letteraria allora diretta da G. B. A ngio– letti. Chi conosce ta'li miei versi avrà la misura di quanta libertà godessero gli autori net trattare il tema <sportivo>, che non venne affatto preso atla lettera dalla Giuria italiana. della quale facevano parte, con altri di cui mi sfugge il nome, lo stesso Angioletti (o mi sbagli.o?) ed Enrico Falqui. A parte iI mio fiasco londinese, l'iniziativa fu bella e lodevole, e mi dispiacerebbe se, come credo, dopo quella volta non si fosse più ripetuta. Pensate: un gioco di poesia, qui a Roma, accanto a un r,ioco di atletica leggera (Lancio del disco, ad esempio) e un gioco di narrativa accanto a un gioco, che so, di lotta libera o di soUevamento pesi. Ma non diamo spago al mostriciattolo delrironia, che per un momento, con due dita, abbiamo tratte– nuto per la coda. Apriamo le dita e lasciamolo filar via. Non s ·addi.ce l'ironia allo Sport, anzi è l'unica cosa che non s'addice allo Sport, fatto serissimo e quasi di divina discendenza. Comunque, ci sia o non ci sia stata in questa XVII Olimpiade una gara poetica, i poeti sono accorsi in numero a testimoniare l'intimo rapporto tra Poesia e Sport, per l'occasione radunatisi at Villaggio Olimpico, forse in quei medesimi alloggi. lncis che poi, si dice. saranno consegnati agli Statali. E ancora una volta non scherzo, giacché in molti d~ tali alloggi, certamente, sarà entrato questo tim– p1do Elogio Olimpico pubblicato da Vanni Scheiwil– ler, nel quale, per cura di Gian Pietro Bona (il (giovane autore di Olimpiadi 1956: uno dei libri di poesia più nuovi del dopoguerra), sono raccolti una cinqua~tina di nomi, da Omero a Pindaro a Virgilio a Orazto a Dante all'Ariosto al Tasso al Parini a Leopardi (se vogHamo citare soltanto { Campionis– simi), senza che i contemporanei, naturalmente, da Pascoli a Gozzano a Campana a Pala.zzeschi a Marin.etti a Soffici a Saba a Montale e ad alcuni rappresentanti delle successive leve (fino all.a classe 1926), se ne siano rimasti a succhiar la penna nella loro camera segreta. I poeti, nonostante la calunnia che circola, di rado s~o rimasti indifferenti di fronte allo Sport, quale viva manifestazione di vita, anche se è vero che un e vuoto olimpico > in poesia ( dice nella sua Introduzione l'Autore della non breve raccolta) c'è statoi e avvertibile dal medio evo al romanticismo>, quasi che e lo sport abbia prediletto la classicità e la decadenza, non lasciandosi esprimere che in epoche-limite •· Luigi Bartollnl: • Tenniste ali o Stadio Romano,. agosto 1960 Gian Piero Bona non scherza affatto col suo tema, e non avanza la ipotesi per il puro gu.sto d'una boutade; anzi egli addirittura vede in ciò - o vorrebbe vedere in ciò - e il segno di una esclu– siva problematica umana, dallo sport avvertita nei momenti di maggior conquista o fermento sociale>, non solo, lna è d'accordo, oltre questo particolare, nel considerare in generale La poesia, con Henry de Montherlant, e il residuo dello sport>; convinzione che potrebbe anche essere (l'interrQgativo lo pone il Bona stesso) « la ragione della present-e antologia>. JBIBLIOTE<OA §THANJ[EB.A\ Dli JPJlE'JCRO <0](~1[A'JCTJl *. Pare anche questa, più che un'ipotesi seria, una !'ou~de, ma il sospetto perde vigore leggen4o intero t.l discorso det nostTo giovane amico, il quale dopo tutto conosce la materia non da spettatore soltanto (vin.se un campionato italiano di nuoto, stile libero), ponendosi così non nella falange dei poeti.sportivi, bensì nel ristretto numero degli sportivi-poeti, di– stinzione che io apprezzo non in sé, ma per il legittimo posto di aggettivo in cui, vivaddio, il vocabolo poeta viene a collocarsi, così come deve sempre collocarsi dopo iJ sostantivo uomo. ll tneglio di Sainte-Beuve Carlo Bo ed Henry Furst hanno tessuto - superati destramecte i grossi scogli che incontra la valutazione di un simile autore - l'elo– gio di Sainte-Beuve, il e rin– novatore, anzi inventore del– la critica moderna•, per Bo; e lo scrittore degli scrittori •, per Furst. La prefazione del primo, e l'introduzione di quesli, occupano le 56 pagine iniziali de Il Meglio di S.-B., dieciottesimo volume d'una felice iniziativa-editoriale del– la Longanesi. li volume raccoglie alcuni testi che, se non certo i mi– gliori e i più indicativi, sono quelli forse che con maggio– re evidenza esteriore illustra– no il metodo dello scrittore, rambito dei suoi interessi, le peculiarità del suo stile. (Per una più inlima conoscenza d'un'opera che, come in po– chi altri esempi, ha l'ampiez– za e il valore stesso d'una vita, si rimanda il lettore almeno a Tecria e Critica, scelta di testi saintebcuviani ancora a cura di Bo - Bom– piani, 1947). Morto già da novant'anni, alla vigilia del crollo della Francia, Saint-Bcuve rimane uno scrittore segreto, anche se: e un amico di cui non si può fare a meno •• come annota Bo; un complesso im– ponente di lavoro al quale si seguita ad attingere più ta– cendo che riferendo la fonte. Dal complesso dei suoi e articoli• (e Sainte-Beuve rimane un grande giornali– sta) ricaviamo una imponen– te galleria di personaggi sto– rici e letterari, di cui fu, in– tanto che pittore, e invento– re•. e quasi romanziere; ma non ci ha insieme messo in mano un filo d'Arianna che ci serva di guida nel profon– do labirinto dei valori. Quan– to a questi, il suo tempera– mento analitico, minuzioso, povero di intuizione. di soli– dità spirituale, gli impedl so– ,·ente di riconoscerli: tranne Victor Hugo, al quale del re– sto lo legò sin da giovanissi– mo una complicata amicizia personale, Sainte-Beuve non riconobbe i geni (e il a:enio) del suo tempo. GaranU Fey– deau e come un genio, come il romanziere dei tempi mo– derni, il Byron francese del– la prosa •• proclamò .poeta Lltt.ré e alla stregua di Lu– creziO •• gonfiò la a:loria di di Renan, difendolo davanti all'Accademia (le citazioni so– no d'un suo contemporaneo particolarmente velenoso ma dai pareri oon certo trascU– rabili, Jules Barbcy d'Aure- ~ll}(Q ~=:oj,~~d=tf mediocri, i minori, i minu· scoli, ai grandi, i quali si chiamavaoo e si chiamano Flaubert, Stbendal, Balzac, Baudelaire. Come critico, fu chiamato Saiate-Bevue (qualcosa co– me: santa-svista, santa-pa– pera) non certo per un facile e maligno giochetto di paro– le, ma proprio per la serio perpetua dei suoi nonsensi, messi in luce da Balzac con la foga del toro tutto d'un pezzo che vedeva piovere gli onori e i compensi sul • mol– lusco•: l'espressione è di Balzac stesso), nonsensi che Bo. ma in genere i moderni e i tardi discepoli vellutano a pQsteriori definendoli « me– tam.orfosi •• ciò che vuol da– re l'idea d'una intima coe– renza mutata solo agli occhi dei cacciatori di linearità. Poeta e narratore falli.te (forse malignamente i con– temporanei dissero che un giorno aveva avuto del ge– nio - genio malato, ma ge– nio - nello scrivere il ro– manzo Jos~h Delorm~, ag- t~~~do ile ~~~~~rad~t critica, non aveva fatto che affogare in un 'inondazioce di chiacchiere), critico della me– diocrità e delle contraddi– zioni: sulla bilancia d'una sua valutazione i pesi negativi non soco pochi, e noc certo leggeri. Se fu l'inauguratore d'un metodo critico; un utile ar– senale di nozioni, commenti, particolari, an~ddoti; un ri– trattista (un miniaturista in grande) che ba insegnato ~~~r;e d:1i~ = 1 ~d· s~~! pre\·cggenza sostituiscono - con Sainte-Beu,·e in quanto veri, in quanto critico. Que– per esigenza interiore, e qua- Sainte-Beuve sarebbe una sto è il succo del nostro di– si per destino - la labo- stoltezza bell'è buona, oltre- scorso. riosità, l'ampiezza, il rendi- tutto inutile: ma deprime il Liberato dal sospetto di conto monuzioro, lo spirito fatto che con il suo avallo, cui l'hanno ammantato i suoi professionale e accademico, il suo lontano prestigio op- discepoli, a ogni modo, Sain– tutte doti piuttosto mediocri portunamente truccato ed te-Beuve si legge tuttora e e utili a nnlracciare la me- enfiato, siano stati commessi si leggerà sempre come un diocrità. non pochi crimini culturali. ottimo prosatore. ordinato e Saintè-Beuve resta, e lo si I difetti, le limitazioni del gustoso, n quale per caso (o leggerà sempre con piacere suo metodo di gusto, una voi- per sbaglio, o per fatalità) ~~:li6~I~ ~ei bu~ii P~~~~ ~po ass~~ ~°i;~~ a~~r:; s'è servito degli strumenti e fine, minuzioso, che nell'umil- (non è cos\?) non sono stati ~:ll;~alt~~podi s~~~~ c~ tà critica, di cui fece pro- messi in chiaro, si sono an- falso mestiere: e in questa fessione ogni momento, tra- zi scambiati per pregi, per direzione di lettura Il Me– vasò uno spirito puntiglioso, valori legali, st:rumenti pro- glio curato da Hency Eurst ~è irascibile, suscettibile, privo fessionali insostituibili. In un una lettura interessante. L'in– di magnanimità, senza riu- certo senso, Saint-Beuve è troduzione di Carlo Bo non scire a sublimarlo; e resta servito e servirà da alibi. lo è invero altreltanto, pro– il narratore gustoso di fatti Egli potrà essere però as- prio perché tende a fare, del– j~~~~!in~~ :~~ ~I~ sunto a maestro di decoro, l'• amico segreto Sainte-Beu· la sua prosa, non fa che an- di laboriosità, dì sottile pa- ve•, un maestro. nunciare e preparare un giu- zienza, di finezza, di buon Se la critica italiana ha dizio, che promettere una gusto e altro ancora nel rag• bisogno di un Adamo, c'è an- definziooe cbe illumini, in- gio più ristretto della mis- cora il De Sanctis; egli (per- trattenendoci intanto con va- sione critica, per concludere: lomeno) non tramanda il ghi aneddoti; e alla fice ci ma non di chiarezza dei va- peccato originale di non com· (Fra parentesi: Bona ricorda di sfuggita d'essersi fatto dei nemici fra gli amici poeti per aver affer– mato che la realtà è superiore all'arte, e di sfuggita voglio dirgli che anch'io, da sempre, t'ho pensata come lui, e che perciò so comprendere e valutare al giu.sto le sue parole. Tantopiù che anch'io, quando m'è capitato di ripetere la semplice quanto antica veritd, ho visto, se non la pistola puntata - non merito tanto, - il serpentelto d'un sorrisetto sar– donico su più d'un purissimo e labro >. Chiu.sa ta parentesi). Il lettore, a parte le divagazioni che son tutte mie, potrd vedere o meglio rivedere da solo. su.tte pagine, il diveTso grado di partecipazione deU'uomo– poeta alle manifestazioni sportive, e trarrd le sue conclusioni; le quati però dovranno pur convergere tutte su un punto: cioè che di rado ta manifestazione sportiva è vista o considerat.a dall'esterno, come puro gioco, bensì, quasi sempre, come parte integrante la realtà umana, sia nelta semidivinìzzazione clas– sica, sia net finalismo illuministico, sia nell'intimismo e nelt'esi.stenziatismo moderni, dove to sport. ripor– tato anche nei casi in cui. esso appare soltanto pretestualmente alla sua concretezza di cronaca viva, è cotto .sul versante più quotidiano ed umano. tinteso, dell'insinuazione, del– la riserva, della precauzione: non è lecito da tutto questo risalire ad una « grandezza •• come pure si è ormai fatto, arrivando a fare di Sainte– Bevuc, sia pure in sordina, una pietra miliare, una mi• sura definitiva, una grandez– za reverenziale. lascia con un pugno di mo- lori, intuizione, penetrazione, prendere il genio, come de\·e scbe: riconoscenti per averci queste che sono in fondo le mvece dirsi e ripetersi di fatto fare una simpatica an- sole doti da chiedere al cri- Sainte-Beuve. Ma qui si par- ti~~'JO ~a:~l),i:~~ne, 1 _ti_co_o_ro_o_n_·o_co_m_e_,u_o_i d <>-__ 1 a_di_·_•_•ru_·_o. ___ _____________________ _ Preso alla lettera, il suo e metodo • porta ad un amo- ~fu, ~~nc~~ ili =~ che ne derivano; ad una de– formazione del e mestiere se– duto • in senso cattedratico, che pub dare delle belle {la– gine più che de.11@ pagine utili. Se Sainte-Beuve non può · i!!rs~J'brob~cnt~~gg~~~ Sainte-Beuve presto la noia cade su di voi, come alle volte vedete cadere una piog- =~~fin;ill~~~ ru! ~~i~ tutte di eone.etti minuti che sfuggono alla mente, piovo• no ad una ad una, e rattli– stano l'intelligenza che si espone a questo umido lin– guaggio ... Vi addormenta con la potenza del magnetismo ...•) non è neppure come si vuo– le da certi suoi adoratori, un autore e da comodino•• da ore di silenziosa, re,·e– renziale consultazione. E' più il maestro d'un errore di metodo, almeno d'un pregiu– dizio, d'una deformazione fs1;°~~~~~~: ~~ri:ro 1:i: l'origine, che una guida. Non tanto e lo scrittore degli scrittori •• dunque, come scri– ve Furst, quanto e J?iuttosto e il critico dei critJci • nel senso di creatori mancati o deviati, coloro che col met– tersi a giudicare come me– stiere si pongono al sicuro e, paradossalmente, crescono di grado ufficiale; che alla pro– fondità, alla scoperta, alla a che sen'ono i suoi surro– gati, i suoi preparativi; a che sen,ono, se non a ingan– nare, le pose magistrali di– ciamo pure aUa Sainte-Beu\'e? I suoi discepoli debbono sem– pre rispondere a questa do– manda. La laboriosità, il gu– sto scaltrito, la puntigliosa ossen•azione, il microscopio, possono sostituire l'occhio dell'aquila, il colpo d'ala, la visione sintetica? Sainte-Beuve insegna come analizzare, suddividere, come immettere sorelle, madri e figli (vedi Il metodo nei e Nouveau Lundis •). ambien– te e tempo, nella valutazio– ne d'un autore, (rica,,andone una specie di pédigrée): co– me studiarlo per scoprire a quale famiglia spirituale ap– partiene (con la pedanteria d'uno zoologo o d'un bota– nico): ma al dunque ci dice poco della sua unicità e ori– ginalità: insegna a gonfiare le biblioteche e a sollevarsi sul piedistallo dì proprie ope– re monumentali, ma non a riconoscere le singolarità, le grandezze uniche e irripe– tibili. La sua predilezione per i mediocri si spiega for– se con questo: che i mediocri non hanno niente di profon– do e vengono cosl a giustifi– care un lavoro serio e impo– nente ma senza profondità; clre i mediocri possono esse– re inventati. Ma il genio de– v'essere capito. Il genio rom• pe gli schemi critici; ha in essi un maligno impedimen– to; ed essi che altro sono se non binocoli rovesciati? Sia ben chiaro: prendersela LE SERE DEL TERZO PROGRAMMA * Poeti con;;edo * Non si tratta del noto ter– mine militare elle ci ralle– grò negli anni belli del r10- stro regolare servizio, né tanto meno ci a.utori.uiamo a licenziare, temporanea– mente o definitivamente 1 i poeti dal loro alto- incarico. e Volontari• sono, e perciò restino chiusi nelle loro ca– senne dell'anima, senza con– gedi o permessi di sorta. di ELIO F. ACCIWCCA nei pochi minuti di lieve e insperata compagni.a, quando più avverti.amo, nell'intimo, una sorta di affinità elettiva che ci fa meraviglia? In senso assoluto e defini– tivo, i • poeti in congedo sono soltanto quelli che han– no superato per limiti di età i centoventi anni (per i vi– venti), mentrd per gli altri, i cui nomi sono scolpiti sul manna della memoria, il congedo ~ venuto da tempo a sollevarli da ogni impegno e requiescant in pace almeno nell'altra parte. Qui a tennine vuole sol– tanto significare e commia– to• dalla giomata di lavoro o di studio, un commi.ala tempora.neo, quotidiano, con la speranza (o la rassegna– zione) che domani ci attende una nuova quota di altret– tanto lavoro o studio o e gu- sto di vivere•: un congedo meritato, dunque, e. di rac– coglimento necessario in compagnia dei nostri soli ri– cordi che meglio servono a districarci dalla aggomitola– ta matassa delle occupazioni e preoccupazioni che in .nes– suna stagione deII'anno ci vengono - per nostra for– tuna - rispanniate. Congedo dal giorno, ecco, in compagnia dei poeti: que– sto il significato del tito– lo suggeritoci dal e quarto d'ora• che conclude le tra– smissioni di quel program– ma: quindici minuti di poe– sia la più varia, la più libera da scuole. Nomi e testi di qualunque etd e appartenenti ad ogni orizzonte geografico, ricavati secondo le prefere.n– ze e le inclinazioni dei vari curatori della rnbrica. Classici e romantici, anti– chi e moderni, occidentali e orientali, del nord e del sud: elegiaci e didascalici, reali– stici e fantastici, surrealisti· ci, ironici, lirici, religiosi, misticheggianti, amorosi e disamorati, penitenti e im– penitenti, clamorosi e ritrosi: tutta la gamma dei più poe– tici ardori rintracciabili den– tro le storie. di una cultura millenari.o. senza riserve. Due, tre, quattro voci poe.– tiche. per ogni sera, per un totale di circa duecento versi (i limiti sono imposti dal tempo) in w1a serie di pic– cole personali antologie clte ciascun ascoltatore può sce– gliere. liberamente, a seconda dei propri gusti, ma che, tutte sommate, possono riu– scire a formare una più va– sta •antologia• di autori stranieri e italiani da servire come guida, come incitamen– to, come indicazione per una più larga ricerca nell'c'Jmbito della propria conoscenza, si– no ad allargare la cerchia ristretta della propria perso– nale erudzione. Il ricordo di un buon re– sto rimane per sempre den– tro di noi e riportarlo alla memoria attraverso una let– tura e/tiara, nuova, senza E' il di.svelarsi lento di un segreto, del più sorprenden– te dei segreti, quello d1e si avverte nei rari momenti di siffatta, e non facilmente re– peribile, atfinitd d'elezione. E lo dobbiamo, noi ascoltatori, ad un poeta, la cui voce a noi viene - o torna - sul– l'onda della memoria. Nomi noti, naturalmente, tra i maggiori esponenti del– la p<USia;oppure, se minori, sarà allora un testo affidato alla notorietc'Jdelle antotogie scolasticlie, a riaffiorare lim- pi~~n::J~ ~ri~:~t· ovwro compagnia di ricordi. • Come noo ~ con ,-oi a questa {festa, donne gentili, lo bel \"ÙO [adorno? ..• •; • Pcn:.b'i' no sp,e:ro di tornar [giammai, ballateta, In Toscana ... •: "'A l'ombra d'un bel fa$gio Silvia {e Fil!i .•. •: Ctno, Cavalcanti, Tasso: so- ----------------------------------------- imposizione., e forse addirit– Informazioni librarie tura inattesa, può apparire come un dono impensato, improvviso ed utile, chissc'J, da aggiungersi alla disten– sione del meritato riposo. é1~~• :a¼'f/{;, m;;:1;ti~l;a:ti a Neruda, dal Tasso a Law– rence, da Ora .i.io a Omar Kajàm, dal Poli.ria.noa Va– léry, dal Parini ,a Campana, a Sbarbaro, alla ricerca dei nostri quindici minuti di me– moria, in un giuoco sottile di toni, di fantasie, di con– ~edi limitati nel tempo ma illimitati per l'animo senz.a fondo e. senz.a co,1fìnì. CAPPELLI e n. VOLTO DEL CATIOLICESIMO • di J. Folllet • e Universale Cappelli•, n. 42 • L 350. Il tentativo di un bilancio dei profitti e delle per– dite della Chiesa cattolica cosl come può accertarlo un credente, un saggista di nome internazionale. CARUCCI e n. PANE ROSSO• di G. Passeri • pagg. 149 • LI· re 1.000. Impressioni libere e spregiudicate di un lungo viaggio in Cecoslovacchia dell'autore di e Pelle cal· da • premio Viareggio 1958. E;DITORI RIUNITI e IL DISERTORE• di Maurlennc • e Nostro Tem– po • - pagg. 96 • L 600. Ancora un libro sull'Algeria, una confessione esplosiva, scottante, che De Gaulle ha tentato di soL trarre al pubblico con un sequestro. Un giovane da– vanti alla guerra MONDADORI e NULLA DI NUOVO• di Giacomo Noventa - pagg. 256 • Ure 2.500. Ai lettori, specie delle ultime generazioni, il Noventa è più noto come poeta. Le sue liriche in lingua veneziana, ottennero nel 1956, non appena raccolte in volume, il premio Viareggio. I saggi di questo volume cercano e denudano, sotto le maschere, i volti della realtà politica, sociale, cul– turale, letteraria italiana, specie degli anni del fascismo. MORCELLIA.NA e FEDE E RICERCA• di K. Ll:iwith - pagg. 102 • L 900, Un'indagine ricca di tensione sulla problematicità dei rapporti, in « regime cristiano>, tra la conoscen· za per fede e quella ottenuta con ricerca autonoma • dialettica. Quindici minuti di poesia possono essere la chiave del– la nostra stessa e dell'altmi comprensione. Nelle maglie di un verso non sono forse reperibili i tratti di una si– tuazione umana e i segni d, un •carattere• - indivi– duale o sociale - che ci appartengono e ci mumina– no? A che servirebbero allo– ra i poeti? Se di solitudine si amman– ta la nostra natura, o di amore s'invischia l'anima: se il vento della disperazione e della gioia transita in: noi o i rifiessi di un affetto ci turbano: dcn1etrovare sollie– vo? E i1 paesaggio nelle sue multifonni sensazioni, l'in– tima gratia di un incanto, la sensibile mutevoleua del tempo, degli anni, de.i sen– timenti: dove trovano ri• scontro se non nel verso di un poeta che ci si aJfu»u;a Lettura come dono. Poesia come compenso notturno al– la impietosa prosa del gior– no: un dono ineguagliabile, rasserenante, vivo e multi– forme come soltanto la- voce dei poe.ti sa essere in quei pochi minuti di riconcilia– zione con gli altri e con noi stessi. Provare per credere. P.S. - Mi si consenta una proposta: i poeti vengano letti dai poeti, lasciando ad Of11W!O una certa possibilità dt scelta tra gli autori di maggior preferrn1.a. E' un tentativo da fare. Per crede– re, questa volta sia la Dire- 1.ione del Terz:.o Programma a provare.. Pag. 5 ,UNA INCHIESTA Dl "LEGGERE., * Esiste unacoltura cattolica in Italia? di A1\ 1 GEIJQ 1\'AfiDIJCCI Gli ir,tellettuali cattolici che in questi giorni stan– no disfacendo i bagagli del– le ,·acanzc, dopo aver dimes– so ogni responsabilità e ogni impea-no (è più facile tro· \'are, in molte valige, una serie di libri gialli e, co– munque, genere e leggero• che non, si fa per esempli– ficare. "l'ultimo Jaspers, quel· lo sul destino dell'uomo e la bomba atomica) riCe\·eran– no, i,q rapporto diretto alla propna ser..sibilità, uoa non lie\·e scossa scorrer.do le pa– gine del penultimo numero di Leggere, una rivi.sta che si qualifica, molto modesta· mente, « bibliografica• e che, in realtà, non offre mai sor– prese degne di nota, salvo a prendere, ogni tanto, inizia– ti\·e che finiscono per met– tere a soqquadro il calmo e ben recinto orticello della cosiddetta cultura cattolica italiana. Già nel passato, il.torno a ùggere c'era stata un po' di maretta io seguito ad al– cuni com 1 egni organizzati a Cadenabbia e Santa Marghe– rita Ligure sulle responsa– bilità degli intellettuali e sul– la situazione culturale italia– na. Non si pub certo dire che i discorsi fatti in quelle circostanze peccassero di conformismo c ci fu, anzi, più d'uno (gioverà. precisare che si tratla di quei pacifici soloni di una cultura che si vorrebbe definire cattolica e riesce ad essere soltanto stuccheYole e bigotta) che le\·b alti lai per le accuse rivolte a tutto un ceto diri– gente intellettuale che ave,·a ::d:;3t~ro';~~ s~ ;S:b:,J:à e ad ogni parvenza di auto– nomia per dedicarsi ad una non richiesta e sciocca apo– logetica, ri\·olta, comunque, più agli strumenti del po– tere cbe non all'approfondi– mento e alla diffusiolie del– le idee. ùggere torna adesso al– l'auacco con un nutrilo fa– scicolo dedicato interamente ad una inchiesta sui difetti de(!li intellettuali cattolici italiani. All'invito dello scrittore Gino Montesanto. che dirige il mensile, hanno risposto sessantadue scrit– tori, saggisti, professori uni– versitari, gion,alisti: tra di essi tro\•iamo alcuni tra i nomi più noti di queUa par– te della cultura italiana che si professa cattolica. da Apollonia a Betocchi, da Del Noce a padre Fabretti, da Brezzi a Jemolo, da PomiUo a Bo, da Tecchi a Romanò, da Volpini a padre Balducci, da De Benedeui a Gozzini, alla Guidacci, a Curci, a Do– rigo, a Gramigna, a Kaisser– lian, a May, a Rigobello. a Montanari, a un folto grup– po di giovani e giovanissimi delle ultime e ultimissime generazioni. L'\ domanda che ha solle– citato l'inchiesta è quanto mai brutale. nella sua estre– ma semplicità e concisione: • Quali i difetti principali deJ;!li intellettuali cattolici italiani?•· Essa dà per scon– tato intanto (liberando •il campo da una serie pregiu– diziale di problemi. molto interessanti ma da discutere in altra sede, evidentemer,,– te), il fatto che si potesse parlare di '"'intellettuali cat– tolici• tout co11rt e che essi fossero imputabili senz'altro di difetti. Molti degli inten•istati han– no fatto rilevare. in \'erità, come ci sia molto da dire sulla qualifica di e intellet– tuale•, su quella di • cat– tolico• e su quella, infine, di « intellettuale cattolico•: ma tutti in sostanza hanno finito per accettare questo particolare punto di vista, all 'apparer.za lapalissiano ma in realtà soesso smentito con i fatti. che l'intellettuale cattolico, cioè, per essere ta– le, debba essere cattolico e non liberale o marxista o crociano o prammatista. Ecco un orimo punto al– l'attivo dell'inchiesta e. per converso, uno dei primi '"'di– fetti ,. indicato con un coro concorde, variabile solo nel– la profondità e nella passione degli accenti individuali. Gli intellettuali cattolici, hanno scritto molti. non hanno co– scienza precisa del loro es– sere cattolici e applicano, senza rendersene conto, sche– mi impropri, metodi critici eterodossi, appropriandosi, tah·olta con la segreta e in• sz:enuaspcr::mza di battezza~ le, il più delle ,·olte per in• coscienza culturale, di ideo– logie che sor,o la negazione stessa del cristianesimo. Per~ ché accade questo? Ecco un altro punto chiave del pa– norama di opinioni offertoci da Leggere: carenza, il più delle volte assoluta, di una seria e approfondita prepa– razione teolo~ca; accet tazio– ne di un cristianesimo no– zionistico e frammentario che si riduce ad attributo men– tre dovrebbe manifestarsi come modo di essere; con– fusione, quir,di, tra i limiti dell'ubbidienza e quelli della libertà (non è un problema attualissimo?); confusione, ~cii~.' \1en 5 tYb~~~~/ à~)!~ spirituale nel potere e nel suo uso indiscriminato; quin– di conformismo. disamore per la verità, mancanza di coraggio che è, in definitiva, mar.canza di fede. Ma i malanni indicnti non finiscono qui: il non aver coscienza piena e responsa– bile dell'esser cristiani, il non rendersi conto delle in~ finite possibilità. anche cul– turali, offerte da ur;a fede meditata e perciò sostanzia• ta di libertà, porta gli intel– lettuali cattolici a subire il tante volte lamentato • com– plesso di inferiorità• nei confronti della cultura cosi– detta laica. a rinforzare la frattura, già cos\ drammati– ca in tante coscienze, tra mondo moderno e cristiane– simo, alla incomprensione, infine, delle vere compor.en – ti della ch·iltà contempora– nea e delle forze che la agitano. Ciò è accaduto, ha scrit– to qualcuno, contemporanea· mente all'assunz.ionc del po– tere )>?litico da parte dei cattobci operanti nella vita civile, lasciando cos\ chiara– mente intendere che esiste tra i due fatti un rapporto di causa cd effetto. quasi che le preoccupazioni e le responsabilità politiche, il passaggio dall'opposizione al potere. a,·essero privato, per ~:=za id:C}~eJ~~atca~toliJ di ogni forza. Ecco, quindi. tutta un'altra serie .di difetti (ma giusta– mente è stato fatto esser. are che si dovrebbe parlare di ,·eri e propri e peccati•) che estraiamo un po' alla rin– fusa, dalle •bolge• di Leg– gere: qualunquismo, manda– rinismo, dispersione delle forze, scarso senso della e ci– vitas •, infantilismo intellet– tuale, litigiosità polemica, scarsa capacità di comunica– re e com·incere, disamore. tepidezza. ambiguità, ottimi– smo retorico, pigrizia intel– Jeuuale, il • pU220di ghetto•. infine. Ci sembra evidente, perb, che tutto sia riducibile, pur se con qualche approssima– zione, alla carenza d'una or– ganica visione cristiana della ;~~,~~i c'Ìi~b~~i ~~ e!~~ rore discenda dal primo gran– de errore, la mancanza dì fede. Esiste, oltre tutto, una ri– spondenza piena tra i com– piti del cattolico e quelli dell'intellettuale: se, come è stato detto autore\·olmente, ~~':if~t~i i~~l~i~;~leJt~~en~ te, quale migliore propedeu– tica, questa, a quella tra– sformazione di sé e degli al– tri nel rempo presente che dovrebbe costituire la ,·oca– zione propria di ogni cat– tolico? Si tratterà di armonizzare il primato dell'amore con quello della sapienza, quello delrubbidienza con quello della ricerca; ma taluni pro– blemi, che sembrano inso– lubili ove vengano discussi litigiosamente, è nell'intimo equilibrio di ogni cattolico, \·era.mente tale, che potranno tro\'are la giusta dimensione o il logico scioglimento. Un e cahier de doléance •• dunque, il fascicolo di Leg– gere di cui si è finora, som– mariamente, riferito: e ,·or– remmo a,·er fiducia nella sua utilità. Esso susciterà, senza dubbio, perplessità e prote– ste, autore,·oli prese di po– si7.ione e polemiche: è bene che Yengano. Ma forse i ri– sultati migliori saranno quel– li meno visibili e più lontani nel tempo. •••••••• • • • PREMIO VIAREGGIO: 1960 • • • • i • • \,lii • • • • :il: • • • • • , ' • • • - • • • I • • • ::1::1 • • • I • • • ::1::1 • • • • romanzo di LAU- ■' DOMIA BO- ■ NANNI • 3' edizione • • • BOMPIA • • •••••••

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