la Fiera Letteraria - XV - n.36-37 - 11 settembre 1960

· Domenica• 11 settembre 1960 1 SEGNI DEL TEMPO * Poesia e· 1nondanità * di .-1..\"GEl,9 ,\Alln1.:cc1 Uno dei motivi ricorren– ti nel costume art:stico e culturale del nostro tempo e nella pubblicistica che ne derh·a è costituito dal pe– renne lamento di uomini di lettere e d'arte che. non ha importanza se a torto op– pure a ragione, si ritengo– no \·ittime della società at– tuale. Al tempo stesso. però, mentre Si protesta contro i soprusi - veri o presunti - di cui la società è col– pe\·ole si proclama la non omogeneità. in linea di principiò. tra l'artista e la società stessa e si rinver– disce il mito del pittore e maledetto>, del poeta de– raci!lf?s, del musicista al– coolizzato. del filosofo de– moniaco. di tutti gli esem– plari umani. cioè, che han– no testimoniato. pagando di persona. l'impossibilità (individuale o assoluta?) di inserirsì in una società preesistente. Tale atteggia– mento è ov\"iamente con– traddittorio e non varreb– be la pena di rimarcarlo se ad esso non corrispon– desse un costume che non solo minaccia la vita degli artisti ma contribuisce a corrompere il nostro tem– po che. se di qualcosa ha bisogno. lo ha più di tutto di purezza. di aria cri– stallina. Ci si riferisce. com'è fa– cilmente intuibile, all'egoi– stico isolamento che si crea tra gli artist.i non appena entrano in gioco i fattori commerciali che semp1·e più dominano la viia del mondo letterario ed arfr stico. La ridda dei premi. delle collaborazioni, delle recensioni svela in ognuno di noi insospettate qualità belluine e una inconscia vocazione al mercato che contraddicono sostanzial– mente la proclamata rott:i– ra con la società (dispen– satrice di simili favori} e la solidarietà che ognuno di noi dovrebbe alimenta– re verso gli altri csegnati>. Nessuno ,·uol negare. evidentemente. agli artisti il diritto (che. è sostanzial– mente. un dovere) alla ,·i– ta: ma sarebbe necessaria una maggiore coerenza tra la vita pensata e quella vissuta. tl'a le immagini di una ribellione che non vor– rebbe essere soltanto ver– bale e la realtà d'una esi– stenza che troppo spesso precipitiamo nei baratri del conformismo. Troppo evidente è la discrasia tra l'angoscia dell'essere poe– ti in un tempo che sembra rifiutare in blocco la poe– sia e l'amore sfrenato per la mondanità: ne dovremo dedurre che l'angoscia - le radici dell'essere e del– rarte, cioè - sia moneta falsa. battuta per amore di cassetta? Perchè in realtà questo affermiamo con le nostre piccole miserie di uomini che dicono di amare l'arte e si contentano di un me– diocre successo: che l'arte è solo una merce e gli ar– tistf dei mercenari. pronti a vendersi. a tradire, a pu· gnalarsi reciprocamente. Eppure siamo partiti, dal paesello di provincia o dal nessuno c:i offre - e forse per causa nostra? E non è possibile gettare sulla società la colpa di ·questo comportamento. non è possibile attribuire agli altri responsabilità che so– no soltanto nostre. come nostro è i! barlume d'in– gegno o la luce di intel– ligenza per cui ci è pos– sibile scrivere, dipingere, comporre musica Tra le libertà indiscusse dell'uomo c'è quella di ac– cettare in un modo piut– tosto che in un al!ro i: proprio destino. c'è la li– bertà di soffrire gridando o in silenzio. la libertà del pudore e quella lell'ns,.e· nità. la possibilità cii s=ce– gliere il fioco lume th•lla lampada sulla scrivania o i potenti riflettori della fama pretesa c0n rabbia e ostinazione. E' vero che c'è una battaglia continua tra l'artista e il tempo: ma l'artista può vincerla in maniera definitiva solta:1- to se del tempo si limita a segnare ,i passageio O<:!· le stagioni. senza l3. ;>t"'.:· tesa di far sboeciare una effimera e innaturale pri– mavera là dove la terra è appena pronta per ,,1 se– mina. Senza perderci in trop– pe polemiche. senza svili– re le n..ostre qualità. ~e n~ abbiamo. nelle bzgh~ da caffè. senza intristice ml pettegolezzo. prima di d,– samorarci completamente nel piccolo cabotaggio tra una redazione e Un'altra. cerchiamo di riandare con il pensiero e il cuore (uno <strumento> così privo di importanza. ogei) a quan– do partimmo dai paesello o dal quartiere. con un carico immenso di purez– za. per quella che doveva essere la nostra battaglia di idee. Altrimenti sarà \·ero ancora una volta quello che Simone Weil scriveva a Bernanos nelJa lontana primavera del 1938: <si parte come vo– lontari in una e:uerra di sacrificio e si cade in una guerra di mercenari. con molte crudeltà in più >. LIBRI ricevuti Vittorio Clemente: Can;:w,e ad allegrie... - Poeme110 - Editrice Quadri\•io - Lancia– no - pagg. i2 - L. 600. * Linja Pa!'.>a.manik: \lacio para cuerdas - Poesie - Edi– toria! • La Mandragora • - Buenos Aires - pagg. 104 - s. p, * Maria Tesi: Il limite re- moto - Poesie - Rebellato - Padova - pagg. 66 - L 700. * Corrado Antonietti: 11 \'en- to non ha cuore - Poesie - Rebellato - Padova - pagine 46 - L. 550. * Cesare Ruffato: Tempo senza nome - Poesie - Re– bellato - Pado\'a - pagg. 62 - L. 500. * Rufrio Salieno: La gene– razione bruciata - Poesie - L'Approdo del Sud - Napoli - pagg. 30 - L. 500. * - quartiere della grande cit– tà. tutti nello stesso modo, tutti mossi da una identi– ca ansia: finché si andava all'assalto delle idee ab– biamo conservato tutti le mani nette. Dovevamo vol– gerci le spalle - e peggio - solo per un pugno di quattrini? E dobbiamo na– scondere la nostra sete di onori sotto il falso manto della <maledizione>? E" proprio necessario rifiu.tare G IA.L\IBA 'ITIST A CASARINO: sdegnosamente quel che Giorni lunghi e domeniche - Poesie - Cà Dledo F.ditore in Venezia - Pagg. 44 - L. 800. LA FIERA LEffEHAHIA l'ag. :, IL LIBRO DJ[ CUI §][ PARLA * Il problema D'Annunzio * di l 7 EllDl.\'AXDf> 1/lll.lJI.-\ TI grosso volume Tutto Contìni o Bocelli, Falqui o D'Annunzio. di Eurialo De Casnati. Debenedetti o Michelis. di recente appar- Palmieri) ma ormai insu(- so presso l'editore Feltri- ficienti. se non altro a cau- nelli, dopo i classici saggi sa dei lunghi anni che in- complessivi del Borghese tercorrono da11a loro pub- e del Gargiulo. non supe- blicazione e di taluni e\'en- rati nelle loro intuizioni e ti che in certo modo han- nelle loro argomentazioni no reso necessario revisio- (come non lo sono ancora ni o e.'l!arificazioni di giu- gli studi che al Pescarese dizi anche in ragione della hanno dedicato il Croce. il scoperta di nuove fonti e Serr~ il Cecchi, il Flora, di nuovi complessi lega- i! De Roberty. il Momi- mi dell'opera dannunziana gliano. i} Pancrazi. né i con la letteratura contem- contributi della critica più poranea europea e con la u mHitante > e segnata- ;!~~o st r,~:i~m!eldi~~ial~ mente quelli che jn occa- De Michelis. dicevamo. ha sione de1Pappari.zione dj ìl merito anzitutto di of- singole opere postume frirci di quell'opera (e'im- Ollmpladl di Roma: U saltatore con l'asla hanno ad esse dedicato plicitamente dello scritto- -----------------------------------------: ~~~c~o~aS:~;:~t~, u~av~~: ][J)Jl.AUEU[O .AUL.Jl..' .AURJl.ri'i. .AUE"JB::JRT.A'i. si una sistemazione e in– tegrazione di ciascun li- * bro e della stessa vita in Conoscersi nieglio * di GUGLIELMO PE'l'RON I Molti ricordano che nelle prime, piutfosto concitate anche se generose dichiaraz.joni, di molti non sprov– visti scrittori non più giovanissimi nel dopoguerra, si disse autorevolmente che, come prima cosa, occor– reva cancellare il passalo, far da sè senza riallac– ciarsi a nulla se non alle .proprie esperienze vissute. Certo era un errore. uno sbaglio che veniva ad aggravare e giustificare proprio il pericolo i": cui incorrevano tutti coloro che nascevano alla coscienza letteraria alla fine della guerra, cioè tagliati fuori da qualsiasi consapevolezza diretta delle esperienze e dei travagli di quasi tutto il mezzo secolo ante– riore. Curioso che, in mezzo ad istanze politiche e sociali che avevano n loro peso anche morale, si ripetesse qualche cosa che assomigliava all'asser– zione futuriste: F.T. Marinetti aveva detto qualche cosa del genere; ma si trattava poco più di un giuoco, di un anarchismo gratuiio e senza conseguen· ze, ad effetto teatrale; quello che fu detto anche da valorosi scrittori quindici anni fa, per i giovanissimi appariva un credo suffragato in loro dalla naturale re– pulsione per il passato, oltre che dall'autorità di chi lo aveva vissuto per scancellarlo senza riflettere. Era l'indicazione per una generazione che eltro non poteva desiderare, essendo già tagliata Iuori d~ tutto e da tutto portata a rifiutare la fatica di guardare de dove veniva, a domandavsi che senso avesse il mondo da cui proveniva, che cosa c'era sotto il giudizio sommario di tutto un periodo in cui, volere o no, molti avevano lavorato, cercato, sofferto. L'inconsapevole dannunzianesimo che sotto forme difficili e irpRensate affiora in molta delle lettera• tura odierna che d'Annunzio .forse ignora, almeno come esperienza culturale; l'altrettanto inconsapevole e ingenuo verismo ottocentesco di molti altri che hanno l'impressione, con esso, di aver operato u~ passaggio di avanguardia, non son forse forme di inconsapevolezza che derivano dall'aver trascurato di conoscere o meglio di comprendere il proprio passato, addirittura il passato europeo tra le due guerre? Si disse che occorreva una revisione, ma si voleva dire, una curiosità culturale, uno spirito revisioni· stico come autentica necessità, come ripensamento che di per se stesso avrebbe dovuto essere una ten- dcnza sia pur transitoria. un transitorio pens:ero letterario. Esistono molte riviste, tutte condotte da giovani, spesso di spirito sveglio. particolarmente dotati di tutta la strumentazione adatia; ma ognuna di esse, anche nelle espressioni migliori, si ha la impressione che costruisca idee e tendenze, spesso interessanti. ma sospese un poco sul vuoto. Se così è lo è perché nessuno disse a questi giovani eh.e so'no tra i migliori, che occorreva un ripensa– mento, occorreva affrontare una fatice preliminare, una revisione coraggiosa e spregiudicata del passato che li riguarda; invece fu detto loro. che dovevano ignorarlo. di considerarsi orfani, di non voltarsi in· dietro: che male c'era se anche voltandosi indietro avrebbero trovato un'immagine dei loro padri che magari avrebbero violentemente rinnegato? Certo molto meno male di quello dell'ignoranza che con· duce ad accettare come puro e solo insegnamento l'esperienza personale, i fatti e gli avvenimenti ,in· vece che le idee, le ricerche. gli errori ed 1 non errori ei quali, volere o no, sono attaccati come lo furono al cordone ombellicale della madre. Non sono essi che banno sbagliato comunque, ma è la nostra generazione che ha avuto paura di fermarsi e riflettere, di ~ndurre, chi guardava a loro, a rendersi c-onto che anche se le nuove generazioni provenivano da una situazione del tutto particolare. da un tempo che aveva operato una scissione reale anche tem• poralmente, non potevano però considerarsi fuori d'ogni regola, fuori della responsabilità dei padri, fuori delle esperienze di chi li aveva preceduti. Si è ancora in tempo; le nuove generazioni sono sveglie e intelligenti, sembrano dotate in modo del tutto particolare, ma non conoscono polemica, non conoscono legami de ripudiare o da accettare, non conoscono conquiste che, male o bene, ieri ebbero un senso che gli avvenimenti non hanno potuto sop– primere. Non pensiamo affatto che i giovani d'oggi entrino nello spirito d'un ripensamento del passato da cui provengono per trarne degli insegnamenti, può darsi che ve ne siano o no per loro, pensiamo invece che nel riallacciar& consapevolmente alle cose che sono stati costretti. a non sentire, a non conoscere, trovino quell'equilibrio per cui il loro desiderio di rinnovamento, la loro volontà di di– stinguersi, di rianimare 1e stessa funzione dell'arte, non cada in facili equivoci. siffatto panorama, con tutti i possibbili riferi– menti atti a determinare le ragioni di talune dire– zioni e di taluni sviluppi di un'esperienza lettera- ria che senza dubbio è la più complessa e tuttora la più ricca di interrogatiYi degli ultimi cento anni. Tra i o:itici e gli stu– diosi italiani di letteratu– ra di questo periodo. il De :i.•lichelis è certamente uno dei più qualiUcati per una impresa come questa. di un'estrema diificoltà anzitutto per la mole stessa deffopera dannun– ziana. per la grandissima copia dei rifacimenti, del– le trasfusioni da un'opera all'altra di moth·i. di per– sonaggi. di situazioni. di moduli espressivi. per la selva di problemi tecnici. psicologici. 1ilo1ogìci e sto– rici che ne derivano al– la stretta interdipendenza che lega tra loro elementi spesso apparentemente di– versissimi. Ma soprattutto abilita il De Michelis a questo suo la,·oro il fatto di essere egli non soltanto uno dei nostri più prepa– rati ed acuti studiosi di letteratura contemporanea e particolarmente di quel– la francese, anche se ha tenuto a rimaner fuori degli incarichi accademici e da altri riconoscimenti ufficiali. ma altrèsi di aver allargato il campo delle sue indagini dalla letteratura francese a tut– to il movimento e il som– movimento che il decaden– tismo europeo ha prodotto in ogni letterat\J'!"a con– temporanea, ivi compresa la russa e l'americana. assai più « europee » di quanto non si ritengano esse stesse, centrando il suo interesse proprio lad- Venezia: Un festival senza campioni *· (continua da pag. 1) pertamente programmatico e polemico. finisce cosi in bricciole. Ed il regista non possiede d'altra parte l'ele– ganza e le perizia che oc– correrebbero per traspor– tare sul1o schermo gli ae· rei calligrammi di Cesare Zavattini intessuti intorno ad un iema così alto ed angoscioso. Dunque ''La guerra .. ma– nifesta in conclusione un carattere sperimentale in tutti i sensi. Ancora oggi il pacifismo di Barbusse o di Remarque risulta assai più vivo di quello contenu– to nel film di Velico Bulaji, che invece di volgersi alla rappresentazione di un dramma umano. si perde in unà formula. Il tedesco ''Scacco alla follia.. di Gerd Oswald e l'americano "L'appartamen– to.. di Billy Wilder sono al confron:,o opere assai più dimesse e normali. Raccon– tano una storia; ma proprio perciò incidono più pro– fondamente. toccano più da vicino i sentimenti dell'uo– mo. ne rappresentano i suoi problemi con maggior sin– cerità. Ispirato ad un racconto di Stephan Zweig, "Scacco alla follia .. rievoca l'av,·en– iura tremenda di un uomo. che condannato per ragioni politiche alla più completa solitudine offre una occu– pazione alla sua mente de– dicandosi allo studio di un trattato sul gioco degli scacchi, del quale, all'in- 1 saputa d:i suoi aguZZ:ini ha potuto 1mpossessars1 per caso. ''L'appartamento.. apre uno spiraglio sulla co1·ru– zione esistente nelle grandi organizzazioni indust:-iali americane. Un piccolo im– piegato percorre rapida– mente una carriera eccezio– nale semplicemente per:hè offre la chiave del suo ap– partamenio da sc:ipolo ai superiori che si cor,cedono una occasionale avvent'.lra. Una ragazza, della quale il piccolo impiegato è inna– moralo. tenta 11 suicidio proprio in quell'appar!a– mer.to che frequenta, con– dottavi da un suo anziano corteggiatore alla insaputa del proprietario. Ed allo– ra l'c arrampicatore~ com– prende a prezzo di quale interno avvilimento abbia conquistato la sua decoro– sa ed invidiata scrivania e vi rinuncia per ricomin– ciare un'altra carriera nel– la quale la sua umanità possa rimanere integra. lo tradi2ionale. Gerd Os• wald ha voluto approntare una grossa parte all'inter– prete prestigioso del quale disponeva. Curd Jurgens. e Billy Wilder ba voluto concludere la sua critica amara. carica di sottile e perfido cinismo. con un classico '"lieto fine .. che re– stituisce il sorriso e la tran– quillità agli spettatori. li « mattatorismo >l, che caratterizza troppo decisa– mente < Scacco alla follia >. e l'esplosione rosea del fi– nale. che riassesta con una brusca virata gli sporchi intrighi de "L'appartamen· to·•. rovinano due storie le quali all'origine sono ani– mate da un desiderio d'in– tendere la realtà umana e di rappresentarla con un sentimento autentico. Ma ad ogni modo queste due opere. inficiate da un so– verchio ossequio verso due idoli tradizionali. riescono assai più persu~ive delle altre due. ··La colomba bianca .. e ''La guerra .. che in senso diverso sono am– malate di vacuo avanguar– dismo. Che un autorevole inter– prete come Curd Jurgens finisse col predominare su un regista relativamente giovane come Gerd Oswald era ,prevedibile. Non era invece prevedibile o alme– no auspicabile che si umi– liasse cosi banalmente al– le necessità del "lieto fine .. un regista come Billy Wil– der. Jack Lemon in «L'appartamento• di Billy Wlldcr der fu salutato come un al– fiere dell'anticonformismo in quella roccaforte del conformismo che è. secon– do alcuni. Holly,vood. Og– gi di quella roccaforte Bil– ly \Vilder ha accettato le leggi senza rinunciare inte– ramente alle sue premesse. Egli si sforza di conservare ~i~~leal::es~~::~i~~mJ:e q~~r l'amarezza. che costituisce l'aspetto essenziale del suo temperamento; ma il "lieto fine .. nel quale egli racco– glie le fila disperse della sua storia corrosiva appare ancor più articiale e volu– to. Tutta quella amarezza dhlenta cattiva ed inutile. n finale de "L'apparta– mento.. è da tal punto di ,·ista un esempio di ecce– zionale bravura. che de– nuncia in maniera eviden– te i pericoli gravissimi in– siti nel mezzo di espressio– ne cinematografica. li fi– nale convenzionale del film si impone allo spettatore con la forza prepotente e la stringatez.z.a violenta del suo ritmo. Non lascia tem· po nè alla riflessione nè alla reazione. E' un atto di espertissima sopraffazione. sto finale a\•rebbe indub– biamente diritto ad una completa citazione. Ma gli uomini vi sono divenuti ombre ossessive. La via del racconto ri– mane ad ogni modo quella seguila da Gerd Oswald e da Billy Wilder. Essi non banno avuto il coraggio di percorrerla fino in fondo nella pericolosa illusione di adottare per il successo del– le loro opere una soluzio– ne sicura. Ed infatti il mat– tatorismo ed il •·ueto fine .. sono due soluzioni sicure. come insegnano ormai da molti secoli le cronache del teatro. M.a esse conducono fuori dal terreno dell'arte anche quando siano adotta– te da artisti d"indubbia vo– cazione quali si debbono considerare Curd Jurgens e Billy Wilder. Proseguiremo il discorso commentando gli altri film che la XXI mostra inter– nazionale d'arte cinemato– grafica promette: è una mostra viva. polemica. sin– cera e spregiudicata nella scelta delle opere. che è stata curata senza infingi– menti e senza compromes– si, e potrà quindi riservare qualche felice sorpresa do\'e è più complessa e ricca di significato la sco– perta di un comune lin; guaggio. Il saggio su Tozzi. con la sua specialissima inda– gine di un rapporto tra frammentismo e narrativa il suo studio ru Grazia Deledda e il decadenti– smo, quello su Verga, uno dei quali appunto ri\'en– dica la presenza deU'au– tore dei Yialayoglia nel irande flusso europeo. i due ,•olumi su Dostoje,·– skij. i suoi studi sulla nar– rativa italiana contempo– ranea (Narratori antinar– ratori), e quelli in modo pacticolare su Moravia. nonché tutta la vasta va– ria, e in gran parte spa:-– sa produzione saggistica sulla letteratura francere e non soltanto su quella contemporanea. cui si ag– giungono le impeccabili traduzioni di opere poeti– che (da Louise Labè a quella recentissima di Apollinaire) e narrative. precedono assai degna– mente questo suo nUO\"O "libro che in gran parte può essere segnalato p:-es– soché come una summa non soltanto dei suoi studi e dei S'UOiinteressi di cri– tico e di letterato. ma al– tresì di una lunga espe– rienza europea. Come è noto, il proble– ma D'Annunzio è in certo senso respinto al margine - almeno da qualche lu– stro - dalla letteratura italiana. e respinto so– prattutto come una testi– monianza angosciosa. qua– si si tema di scoprire in esso gran parte di quelli che sono I suoi problemi attuali e di trovarsi anco– ra legati. dopo quasi un cinquantennio di giusta reazione al òannunziRne– simo impigliati nella folta boscaglia di modi e di forme. e più ancora di at– teggiamenti mentali e di doni espressivi che per al– cuni d~enni furono pa– trimonio di sprovveduti ammiratori e imitatori. si– no ad inserirsi assai più profondamente di quanto non si c:-eda nella storia del gusto e del costume italiano cosi da pesare gra,~emente sulla stessa vita pubblica. e non si riesce a dimenticare a questo proposito quale ap– porto abbiano arrecato al fascismo sia la scrittura derivata e imitata dal dannunzianesimo sia gli stessi atteggiamenti e le « imprese • superuomisti– che del poeta proiettate sullo sfondo di vere o mon– tate disillusioni nazionali. Ma per restare nel cam– po delle lettere italiane come non :reagire. quando si trattò, agli albori di questo secolo. di immette– re poesie e prosa italiane in un clima europeo, al di fuori cioè di quel classici– smo provinciale e partico– laristico come di quel tar– do romanticismo narrati– vo non meno provinciale nel quale si stava arenan– do tanta nostra cultura letteraria. come non rea– gire allo stesso dannun– zianesimo così gpesso in– dice di evasione dalla realtà, di retorica e tutto sommato dì cattivo gusto? E come non respingere. in– sieme al culto della parola e della imma~ine impre– ziosita e pressoché defor– mata dalla parola stessa, quel tanto di gridante e di gridato, attraverso U quale si esprimeva la pretesa di un vivere < inimitabile > e sul quale si fondava altresi il sensu·ale e spesso ferino infantile e decadente al tempo stesso suo immo– ralismo, talora inconscia– mente vicino a quello gi– diano (almeno sino al punto nel quale l'uno e l'altro possono rivelare la radice niet.zescbiana). co– me non respingere in blocco il « Jl1<1ndo> dan– nunziano t:H;-1 suo comples– So e cercare di delimitare entro precisi termini gli ancora possibili influssi di un'opera c9sì ricca di esteriorità e quindi così accessibile all'imitazione. considerandola quasi co– tne vìtanda alla stessa let– tura degli apprendisti? pensi a questo proposito come proprio i. ribelli più clamorosi ne r1sultmo ta– lora più compromessi. e quanta copia delle avRn– guardie letterarie italiane dal Futurismo m poi si scopra oggi impigliata in quella boreaglia o selva. di cui si diceva. quanta filigrana di origine dan– nunziana si discopra infi– ne in scrittori che ponia– mo giustamente come esemplari di una lettera– tura di punta da Moravia a Pavese, da Vittorini a Gadda da Cancogni a Cal· vino. da Bassani alla ~Io– rante come si riscontrava del resto in Tozzi e in SYe· vo. E si vorrebbe ag_giunj:ie• re - se non si temesse di uscire dai binari che sono imposti dal libro di De 1-richelis - quanta lette– ratura 11 neorealista n e ((spe=imentale ». Come non imputare. del resto certi fallimenti trop– po recenti, anche alla scarsa coscienza dei resi– dui dannunziani di espe– rimenti come quello del Pasolini nella cui lettera– tura siffatti residui si in– sinuano si può dire in ogni interstizio laddove la sua tensione narrativa. o dove una tale tensione è condotta di proposito al parossismo e dove si ri– vela nella sua più tenera filigrana la sollecitazione morbosa (e supernomisti– ca) di un vivere inimita– bile surrettiziamente ma– scherata di marxismo che traspare non innocente– mente sotto certo populi– smo dialettale (del resto già vagamente tentato dallo stesso D'Annunzio in gran parie delle noYelle di ambiente abruzzese). anche sotto la forma rll rivendicazioni moralisti– che. assai simile a quella che il De i\Iic-~elis ampia– mente documenta in mol– te opere del D'Annunzio. spesso nella forma di un processo morale contro gli alter ego dello scrittore, gli Effrena. gli Aurispa, gli Sperelli e via discor– rendo. Il libro di De ?\liche– lis è importante anche sotto questo profilo, ap– punto non soltanto come s1tm.ma del la\·oro di un critic-o tra i più attivi e concreti di questi decenni, ma come indicazione im– plicita di alcuni impor– tanti chiavi letterarie in quanto. ,iprendendo il problema o meglio i varii problemi suscitati dalla opera dannunziana. la– sciati cadere - come si diceva dianzi - as.'-ai spesso dalla cultura let– leraria italiana degli ul– timi decenni. ne esamina l'intimo sviluppo e chia– risce i punti essenziali di quella che è la storia di una poesia. nel complesso di una civiltà letteraria italiana ed europea e quindi con tutti i legami e i riferimenti che un si– mile impegno ha compor– tato e comporta. Lavoro di una vastità e di una complessità sino ad oggi mai tentate per lo stesso D'Annunzio. che venne suggerito al De Michelis dalla sua stessa redazione delle voci sul Poeta per il Dizionario delle opere e <leali autori edito dal Bompiani. Di ciascuna vo– ce egJi non ha mutato so– stanzialmente la parte in– formativa. aggiungendo ad essa invece la sua valu– tazione critica filologica e storica sia nei suoi singoli aspetti e particolarità. sia nel complesso di tutta la opera dannunziana; egli inoltre ha riordinato cro– nologicamente l'immem:a mole delle voci stesse in modo che risultasse non soltanto l'innegabile in– timo legame di tutta la vita dello scrittore con ogni sua opera, ma altresi le frequenti e spesso intri– catissime trasfusioni di motivi originari. nodi di espressione. personap:gi, a m bi e n t i, suggerimen– ti letterari e derivazioni. tenendo conto appunto di quel sostanziale autobio– grafismo che circola come un fiume talora limpidis– simo. talora limaccioso al– l'estremo per l'humus che le esperienze, le sensazio– ni. gli studi. gli incontri. gli amori, le dfinità e le avversioni del poeta con– vogliavano nel suo flufre. Critico letterario. con– scio come ben pochi del limite imposto alla sua ri– cerca da questa sua qua– lìficazione, il De Michelis si è trovato tuttavia di (ccntlnua In 6,, pagina) DIEGO FABBRI Dlretlorc responsabile Scena d1 pugilato In una coppa attica del V sec. av. Crlsto (Museo di Bologna) I due film di Gerd 0s– wald e di Billy Wilder ca– dono perchè. pur mirando alla rappresentazione di una tragedia, obbediscono in maniera jngenua a due convenzioni dello spettaco- Nella medesima sala del Palazzo del cinema nella quale negLl scorsi giorni è stato proiettato "L'appar– tamento.. alcuni anni ad– dietro suscitò una profon– da impresSione un altro film dello stesso regista. ''L'asso nella manica". Co– me tutti ricordano. era una denuncia spietata ed infles– sibile. un grido d'allarme. in difesa dell'uomo. della sua spiritualità. contro la invadenza della cronaca scandalistica. Dopo la pro– iezione del film Billy Wil- In un'antologia della tec– nica cinematogréttica que- GIOVAN1''1 CALENDOLI Che una difesa siffatta fosse più che legittima è innegabile. Tuttavia oggi ci si rende conto come es– sa non ci difendesse da nulla o almeno ci difen– desse assai poco: un cin– quantennio di disconosci– mento pressoché in bloc– co del dannunzianesimo. non è riuscito infatti a impedire che modi, for– me atteggiamenti, moduli espressivi di immediata o di mediata fattura dan– nunziana fossero repeNti dalla critica più attenta in quasi tutti gli scrittori anche dei più impegnati nel respingere D'Annunzio e il dannunzianesimo. Si Stab. Tipografico U.E..S.1.S.A. Roma - Via IV Novembre 149

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