la Fiera Letteraria - XV - n. 34-35 - 14 agosto 1960

Pag. 4 E' U GIOVANE POETA IL PULITZER 1960 * William D. Snodgrass * di GLAUCO CAMBON comanda a prima vista per l'energia del dettato; è un poeta che ha qualcosa da c,li– re, che attinge direttrunente alla sua esperienza privata e storica, che vive i dubbi e le angosce del nostro 1cmpo, che non accetta l'immagine ufficiale della realtà quale ce l'ammanniscono i ,,ari go\'er– ni o reparti pubblicità. Si \'C• da per esempio una cosa co– me Reiurned 10 Frisco 1946, in cui la gioia dei reduci dal– la guerra nel Pacifico sfuma ironicamente nella delusione di un mondo mercrmtile, opa– co, prevedibile; la Golden Gate o • Porla d'Oro• di San ~~f~~f~d~ s~~rs;:s:aro:pr;r~ vivevano assieme; la zampa « concessa alla mascella• del– la tagliola è, ovviamente, il prezzo della libertà ottenuta col divorzio - la rinuncia al– la figlia. O infine, neUa poe– sia n. 9 della serie, che si impernia sulla visita al mu– sco di storia naturale, l'iden– tificazione del grottesco sur– reale esterno con lo stato d'animo auuale del nadre che ha perduto la compagnia perenne della figlia: Chissà come, vengo a [trovarmi di sopra, al terz.opiano del museo, nei saloni camminando per amma4zare [ancora il tempo fra i duraturi e rassegnati animali impagliati. Snodgrass ci sembra una ,·occ destinata ad arricchire in permanenza il paesaggio della poesia anglosassone· e se la sua poesia sarà dt;ra– lUra, lo sarà perché è viva - non cerio « rassegnata• o • impagliata•· LA FIERA LETTERARIA Domenica 14 agosto 1960 Mlgucl dc Unamuno RA SEGNA DI STORIA A CURA DI GIORGIO DI GlOVA:\INI * Leopoldo Jlon Ba11,ke storico dei Papi c1!esi~~ <lelfab1 !~[~~~ft ri~ sponde alla necessità di sod– disfare in prevalenza un in– teresse vivo per i problemi teoretici della sloria, vuol dire che, nel campo degli studi storici, si lavora in profondità e s'intende tener nel dovuto conto il significato preliminare della ricerc!I. - della me1odologia storica, in– somma - che presiede alla interpretazione dei faui uma– ni. E poiché quell'interesse, tra gli storici italiani, dimo– stra di diffondersi sempre più e meglio. è da credere che a giovarsene sarà oon sol– tanto il pensiero dottrinario, bensl l'originalità delle stesse opere storiche. Del resto da quando il Croce ha fonnu– lato la sua teoria storiografi– ca e l'ha concretata nell'in– dagine, gli studi storici ita– liani ne sono rimasti vivifi- cali. Perché !'alla concezio· ne dello storicismo assoluto, avanzando prepotentemente i limiti fissati dalle storiogra– fie di paesi con più ricche tradizioni speculative, non poteva non svolgere anche un'azione di smantellamento di cristallizzate o peregrine formulazioni concettuali. Di ~~!tou~:er~~br~i 1li~~~~ fici della storia, che. per averli, l'idealismo nostrano, sviscerati in luogo e in lar– go, ha dato luogo a un'appas– sionante e viva problemati– ca. Sicché si può dire che oggi, in Italia, le questioni metodologiche non siano più come una volta, e quando lo erano, succedanee e sovrap– poste, ma coesistano con la cultura e l'attività concre1a dello storico. francese di J.B. Heiber (Pa– rigi, 1848), che il pubblicista Saint-Chéron non si perilò di manipalare, falsando, in più punti, l'olimpico distacco de! Ranke. Il quale, come tutti sanno, non riuscl a sconten– tare nessuno: né cattolici né protestanti, e sl che lo spi– rito della Restaurazione. per i moth,j catechizzanti del Dc Mais1re e del Lamennais, e per la conseguente oppasizio– ne degli ambienti protestan– ti, non era dei più acco– modanti. (Sulle polemiche e rinessioni e discettazioni, cui diede luogo il lavoro dello storico prussiano, collocato nel quadro della politica ec– clesiastica di quel periodo. ha scritto pagine assai signifi– cative il Cantimori nella Presenta<.ione: e certo al– l'Aulore degli Appunti sullo Storicismo la tematica del Ranke, di una dissoluzione della storia ecclesiastica in una più concreta storia poli– tico-spirituale, non dev'esscr sembrala cosa troppo opi– nnbile ...). La Storia dei Papi del Ran– ke, non essendo e11gagée alla politica ecclesiastica della Prussia, come dire del paese che s'era assunto, a mezzo il secolo, la difesa della tradi· zione protcs1ante contro la reazione cattolica dell'Au– stria, non è contaminata di spirito pubblicistico e pram– matico. Si sa che per Ranke l'ufficio dello storico è di raccontare le cose «come realmen1e sono accadute•, cppcrciò quegli dev'essere al disopra della mischia, senza passioni e pregiudizi. tutto ~~~~~ d~llaf~~ori~~:rr~~e ;~~ Col suo snello primo vo– lume di versi, Hearl'$ Needlc ( L'ago 11el cuore, pubblicato da Knopf, New York 1960 - il titolo si riferisce a una yccchia leggenda irlandese), 11 trentaquattrenne poeta Snodgrass ha ottenuto que– st'anno il Premio Pulitzer, che è venuto a coronare altri significativi riconoscimenti. Naturalmente il libro non è nato d'acchito, e rappresen– ta il primo culmine di una carriera poetica vecchia or– mai d'oltre un decennio. A questa cartiera ha indubbia– mente giovato assai la scuo– la di Robert Lowcll, i cui corsi di • creative writing • Snodgrass scgul all'Universi– tà dello Iowa. Data l'eteroge– neità degli studenti che vi prendono parte, questi corsi di esclusiva marca america– na suscitano la divertila in– credulità di molti ,,isitalori europei, per i quali l'unica scuola concepibile di «scrit– tura creativa • è la lettura privata, il provare e ripro– vare, magari il consiglio di un amico qualificato e, tut– t'al più, il convegno periodi– co al caffé; ma non certo la riduzione di tali fluidi rap– porti a situazione accademi– ca formalizzata. Michel Bu– tor, che venne ad Ano Arbor qualche mese fa a tenere una conferenza sul romanzo mo– derno, mi diceva appunto in sede di conversazione priva– ta che gli riusciva assurda l'idea di insegnare e impara– re a scriver poesia in un corso accademico. Feci però notare aU-illustrc romanzie– re francese che nella socie1à letteraria americana, priva oggi d'un centro paragonabi– le a Parigi per la Francia o a Milano e Firenze per l'Ita– lia, e dunque essenzialmente dispersa in un continente senza contatti diretti salvo quelli fomili dall'aeroplano o dall'automobile. la funzione di cenacolo è passata alle università, e le università ap– punto sostengono la trama della vita cuhurale d 0 Ameri– ca, in via policenlrica e con IUl-li i vantaggi e pericoli connessi. s'anche sull'avvenire. Oppu– re, il, Aprii fovenrory (lnven· tario d'aprile), la satira del mondo accademico e, per im– plicazione, del mondo spe– cializzato in cui ci tocca vi– vere oggi - Quel mondo che così bene ha diagnosticato C. Wright Mìlls in \Vlzite Col– lar. E nella sezione che dà il titolo al libro, le poesie dedicate alla figlia Cynthia nel tonnento provocato dal divorzio, uniscono tenerezza a dolore, ironia a esame di coscienza. Un sonetto come métis... oùtis reinterpreta il mito di Ulisse sfuggito al Ci– clope proiettandolo nella si– tuazione dell'uomo moderno che è sfuggito alle forze bru– tali della natura nasconden-. dosi nell'anonimia, per tro– varsi nella terra di Nessuno. In un ambiente, cosl, eu– ropeizzalo culturalmente e ----------. adulto a ragionare sul signi- 1---------- UN PANORAJ,JA IBERICO IN CHIAVE DI DlLEMMA f!i~•r\~.~ gi~~~~i::ff<\1.:ìf~ tenti dei secoli. Codesta obie11ività ha valso all'opera del R.anke. lui protestante, lui storiografo dello Stato prussiano, i più larghi rico– noscimenti del mondo cat– tolico. lnfatli il Ranke si è avvicinato aJle vicende del Papato nei secoli XVI e XVII (il nucleo centrale della sua storia concerne appunto que– sti due periodi: la presente edizione sansoniana ricalca quella tedesca del 1878 che fu integrala da un'introdu– zione sull'origine del Papa– to sino al 'SCO e da una ap– pendice sulle «epoche suc– cessh·e • al secolo XVll) con animo sgombro da interessi religiosi, in quanto indiffe– rente «a tnnle questioni par– ticolari ecclesiastiche e ca– nonistiche ». E paiché la Chiesa romana. secondo lo storico 1edesco. non poteva esercitare più alcuna in– nuenza nell'ambito dello Sta- filosofia, intesa come melo- * :~l~~~tu'!fHà J: 0 ~i~i s~l:~ii~i Narrat I • va I r~~n:~ p~o i~~:tz:!>ui~irlc: S P a ;:Il O a moderna. Non staremo a fa- re un elenco (che già sarebbe rispettabile) di quel· li pubblicati sin ora; dire- tra intellettualismo e t•eali~m·• ~~ nd~f~o~~n.:"~~n!"!l~: ~ •• crità e secondo un cerio pia- li caso Snodgrass confer– ma l'utilità almeno occasio– nale di questi cenacoli buro– cratizzati dall'accademia, per– ché portando il giovane ap– prendista a contatto con un poc1a autorevole come Lo– well l'accademia rese ppssibi– le una trasmissione diretta di impulsi. uno sviluppo di forme, una continuità lette- 1·aria che ci autorizza a par– lare oggi di tradizione poe– tica americana. Lowell ha aiutalo Snodgrass a diven– tare se stesso, e a sua volla dovette molto all'incoraggia– mento e ai consigli di Alleo Tate, che non sarebbe diven– tato Alleo Tate se non avesse potuto trarre il suo stimolo dall'avanguardia Pound-Eliot. L'influsso rigeneratore di Ro– berl Lowell si fa sentire oggi sulla poesia americana in modo netto; pensiamo per esempio a un allro poeta d'impegno, Anthony Hecht, che è tra le voci forti del– l'uluma generazione. o a Do– nald Hall. Snodgrass si rac- Parimenti, la figura di Or– feo, in un altro companimen– to. ripropone in accenti per– sonali la vicenda dell'uomo riemerso dall'inferno del13 psiche per smarrire defini– tivamente l'originaria visio– ne d'innocenza; e The Ope– ration impone, in versi liberi di ampio respiro, il trauma dell'ammalato sottoposto a intervento chirurgico, cioè la situazione dell'uomo contem– poraneo in un mondo arti– ficiale che lo intontisce. In genere però Snodgrass strin– ge la sua enunciazione in for– me obbligate, con effetti di forza compressa che vanno dal canto spiegalo alla ten– sione ironica. Si veda, nella prima delle poesie dedicate alla figlia, il gioco d'immagi– ni interagenti: la ne"e del– l'inverno in cui nacque Cyn– thia, la neve della Corea in cui muoiono i soldati, la • guerra fredda • - doppia– mente fredda in verità. -, la carta bianca su cui il poeta scri"e, la coltre di neve che ricopre i campi del contadi– no ... o nella quinta poesia di questa serie, l'immagine fi– nale della volpe presa alla tagliola, dove si ritrae e vede la zampa, staccata a morsi, clie non può [sentire; concessa alla mascella di azzurro acciaio dentato. Questa incisiva clausola svi– luppa in chiave tragica un moti"o di canzone (« la volpe uscl in una notte gelida ... •) che il poeta ricorda di aver cantato alla figliola quando Al 1696,che fu l'anno della sfortunata ra di Cuba. in cui la na perdctle le ultime ia dell'im- pero, si fa la rina- scita culturale del mondo iberico. E' appunto intorno a quest'anno che, quasi con– temporaneamente, fanno il loro ingresso nella lettera– tura spagnola il romanzo « intellettualitsico » e il ro– manzo « realistico •· Da que– sto momento in Spagna si può incominciare a parlare di una « poesia dell'Intelli– genza•. come efficacemente ebbe a definirla Carlo Bo, contrapposta a una « poesia della realtà•· La corrente intellettualisti– ca, che conta nelle proprie file alcuni dei nomi maggiori della cultura europea con– temporanea, come Unamuno, Azorln e Pérez de Ayala, in un e.erto senso ha ereditato il patrimonio culturale di un Quevedo e di un Calderòn de la Barca. Tra i realsiti non si in– contr::mo altre11anti scrittori di prima grandezza, tultavia. non mancano, tra costoro, personalilà di rilievo, Tale ~ certamente da considerare Pio Baroja, che da molti, e forse non a torlo, viene con– siderato il maggiore roman– ziere spagnolo del Novecento. L· iniziatore del romanzo « dell'Intelligenza » è comun– que considerato Miguel de Unamuno. In realtà, però, benché ci abbia lasciato un considere– vole numero di racconti, cbe amava chiamare «nivolas •, per contrapporli ai romanzi concepiti secondo i criteri tradizionalì, Unamuno non fu mai un vero narratore. La sua prosa tormentata, spesso addirittura barocca, trovò piuttosto nel saggio giorna– listico una connaturaJe forma d'espressione. Cosicché, a pa– rer nostro, i veri maestri. della narrativa intellettuali– stica occorre cercarli al di fuori dell'opera del famoso pensatore basco. Ed è facile impresa isolare, dalla nume– rosa schiera dei narratori spagnoli del primo Novecen– to, i nomi di Azorln e di Pérez de Ayala. Azorln predilige la novella, il racconto breve, a cui me– glio si adatta la sua sempre lucida e accurata ricerca sti– listica; Pérez de Ayala, al contrario. preferisce il ro– manzo, l'opera ad ampio re– spiro, in cui più agevolmente passa svolgersi il disegno po– lemico del suo pensiero. Ad ogni modo, sono tutti e due narratori nati e la narrati"a IL FILOSOFO AMMAZZASETTE CONTRO I PRUSTOLOGZ * Rewel ha scope1·to Proust Non ci possono essere dub– bi, conoscendo 1'u9mo: Revel lia congenialità e passione più per i temi « seri • ch_e.n_on per quelli • pamphlett1st1c1_-. Da ambizioso quale è (più che ambizione è forse sevt!– rità o moralismo, o alteri– gia) e da spregiudicato co– nos~itore della psicologia del– l'opinione pubblica contcm- ~hJ~:r~ ~t~ h~~~ ci~; ghato (vedere come sa·pp1a lasciare presto le strad~ fal– se), l'Italia, i 6losoh. Dc Gaulle. Revel sa sccghere 1 suoi personaggi, forse h sce– glie perché gli S?0? incon– sciamente congemah. Ora è venuto a Proust. Si è dello ~:~h~,j '~ t~~~-toA~~~ngia- Revel ha sentito Proust molto vicino, tanto da di– chiarare, su una a!Icrmnzione di Proust stesso a proposito di Sainte-Beuve, che vi è un solo modo di criticare un fit~i~~~.u~:o g?~Jfca~st1 1 ~~'; Marcel Proust spagnola contemporanea dc\'e loro gran parte del suo rin– novellato vigore. Ai nomi di questi due au– tori è necessario poi lor se– guire quello di uno sclittore spesso trascurato dalla cri– tica, e da noi in Italia pres– soché ignoto: Gabriel Mirò, allievo prectiletto di A.zorln, che. in alcune delle sue opere più riuscite, come « El libro de Siguenza • e come le « Fi– guras de la Pasiòn de Nuestro Scii.or•• dimostra chiaramen– te cti saper sfruttare gli in– segnamenti del maestro al di fuori di ogni schema imita– tivo e di possedere una sua noternle personalità artistica. Tuttavia, I" esponente più sconcertante della corrente intellettualistica è sicuramen– te il futurista Ramòn Gomez de la Serna, uno dei mag– giori wnoristi oggi viventi, le cui famose e grcguerias • - rapidi schizzi, che molto spesso si condensano in una brillante definizione o in una salace battuta - dimoslrano chiaramente che, nel fondo dell'arte satirica di questo autore, c'è un freddo, sep– pure raffinatissimo gioco in~ te~lettuale, io cui la poesia entra solo di soppiatto. La narrativa realistica, al contrario, agli inizi del No– vecento, in Spagna si con– densa tutta in un unico no– me, quello di Plo Baroja, narratore dallo stile grezzo. privo di compiacimenti, ma quanlo mai efficace. La sua prosa è come un fiume im– petuoso, le cui acque, però, trascinano un gran numero di relitti. Più d'un critico iberico ha accusato Baroja di «non conoscere la grammati– ca » e di rifarsi a Stendhal senza però a"erne lo stile. A costoro ha risposto per tutti Ortega y Gasset: « Io leggo per accresc.ere il mio cuore e non per avere il di– vertimento di contemplare come le regole della gram– matica siano osservate una volta più nelle pagine del libro. Nessuno scriuore con– temporaneo ha la sensibilità trascendente di Plo Ba.roja, e questo mi sembra più che sufficiente per considerarlo un autore di prima gran - dezza•. Negli ultimi quarant'anni un gran numero di roman– zieri ha eletto Baroja a pro– prio maestro, ma. in realtà, nessuno di essi è riuscito ad eguagliare l'arte dello scrit– tore basco; neppure quel Ca– mito José Cela che, autore di fortunatissimi libri di nar– rativa quali «La Colmena • e « La familla de Pascual Duarte •• assai conosciuti an– che nel nostro paese. alle sue prime prove suscitò l'entusia– smo di più d'un critico, tan– to da essere definito « il Cer– vantes del ventesimo secolo •· A Baroja si rifanno poi nn– che alcuni fra i più validi esponenti dell'ultima genera~ zione letteraria spagnola. A questo punto è necessa– rio osservare che il nostro discorso potrebbe facilmente allargarsi, facendovi cosl rientrare anche poeti e dram- maturghi. on sarebbe diffi– cile, per esempio, contrap– porre la poesia « intellettua– listica • dell'ermetico Jiménez. a quella « realistica• di Gar– cia Lorca (e qui ci riferiamo soprattutto alle poesie rac– colte nel « Romaocero gita– no•• che, in Spagna, è cer– tamente la più popolare rac– colta di versi cti questo paeta). E ciò non fa alt.o che fornirci una confenna della profondità della frat– tura esistente nella lettera– tuara iberica, frattura che ha nettamente diviso gli scritto– ri spagnoli del nostro secolo in due oppaste fazioni, delle quali nessuna, fino ad ora, è riuscita definitivamente a prevalere sull'altra. VINCENZO DE TOMASSO no ordina1orc, ci consentono di sperar bene per il futuro. Dalla le11ura direua dei clas– sici, come in un circolo in cui il punto di arrivo si ri– connette al punto di parten– za, non può che ricavarsene una più esemplata e calzante lezione di metodologia. Ora, se tale preambolo ha un suo fondamento, non ci resta che ringraziare l'Edi– tore Sansoni per averci for– ni10, ancora una volta, una opera quanto mai stimolante: vogliamo dire la Storia dei Papi di Leopoldo von Ranke. Anche perché tra l'altro, se ne lamentava una traduzio– ne irreprensibile e moderna. La prima (ed unica, se non andiamo errati) fu eseguita, nel 1862,dal Rocco sulla scor– ta, mediatamente, cti quella UNA NUOVA EDITRICE ROMANA * Tragico J! enezuela di Miguel O. Silva Le iniziative editoriali in Italia ormai non si contano più. Non passa giorno clze non sorga una nuova casa editrice, che non veda la luce mia nuova impresa editoriale. E hatin.o cuue programmi ambiziosi, a gw– dicare dai risultati. Sorgono e, subito, si pongono alla stessa stregua e sullo stesso li1•ello qu'Jlitativo (e talune volte anche quantit ativo} delle cosidette grandi ca.se editrici, di quelle cio ~ che hanno ormai un nome con– solidato, una loro storia, un loro passato. E tutto questo in un momento in cui non si fa altro che parlare della crisi del libro e della cultura in generale, tutto questo iii w, momento in cui gli in– telleituali non fanno altro cl1e lamentare il totale di– sinteresse da parte del pub– blico per la leiteratura. Co– me si spiega questo fenome– no? Come lo si giustifica? Per la verità dobbiamo con– fessare che non sapremmo proprio c:,sa dire iu propo– sito. Intanto, in piena calura, proprio nel momento in cui la gente diserta le case, gli uffici, le cittd, per riversarsi al mare, in montagna, nelle stazioni climatiche, all'aria aperia insomma, ecco che, ad aumentare la nostra per– plessità, sorge a Roma un.a nuova caso editrice: la « Societd Editrice Universa– le•• elle, proprio in questi giorni, in elegante edizione, fa uscire il suo primo libro: « Case morte•• un bel ro– manzo di Mi,::uelOtero Silva tradotto da Emilia Mancuso. Nato nel 1912 a Barcellona, nello Stato di Aittoategui, Silva' è considerato uno dei più si,::nificativi scrittori del– la cosidetta « generazione del '28 • che vanli oggi il Ve– nezuela. Egli 11aal suo at– tivo un altro romanzo - Fiebre - e alcune raccolte di versi. Ed è inoltre - se– condo quanto infonna la fa– scetta editoriale - uno dei massimi esponenti del gior– nalismo venewlano. « Case morte•• che è il puì recente dei suoi roma114i (1955), ha riscosso un note– vole successo nei paesi su– damericani, avendo, tra l'al– Iro, ricevuto il Premio Na– <.ionaledi Letteratura per il biennio 1955-56. Si tratta di "" romanzo disperato e dolce ad un tem– po, tragico e patetico, nel quale, i11 chiave 11eoverista, l'autore racco11ta la tragica storia di Ortiz, una cittadina sita nel cuore del Venez.uela clic va progressivamen te di– struggendosi sollo il pe.so :,.~~e sciagure e della mala- Nel momento in cm Silva fa iniziare l'az.ione del ro– manzo già in pieno epilogo: la città, semideserta, dalle strutture marce, decrepite, a brm1deili, è soltanto popo– lata da sparuti esemplan umani i qualt si aggirano pc.r le strade deserte come om– bre fantomatiche e spettrali: bambi"i dai corpi rigonfi e tumefatti, vecchi decrepiti, deformi, una figura smunta di donna e qualche animale rinsecchito: insomma i su– perstiti relitti di m1 mondo in sfacelo, sul quale il gran– de spettro della malaria ha seminato la distruzione e la morie. • no1orie1à scandalistica• a anticiparne una «di studio•· Se questa osservazione è esat– ta egli non darà più polem,_– che, se ne può essere certi. Il fatto di avere scelto Proust (]ean-Francois Revcl: « 5ur Proust, Remarques sur A la Recherche du Temps Perdu •• Editore René Juillard, Pari– gi, 1960, Franchi 9.90) a ~ro– tagonista di questo suo hbro ne è conferma. Perché pro– prio Proust. ci si_ pu? ~hie– derc? Solo per mcnmma~e i • proustologues • e per di– mostrare che egli, non «prou– stologo•, ha di Proust ":isto più cose. E' una vers1~:m_e attendibile. Revel è es1b1- '2ionista, ha bisogno di ciò che è « bene esibito•· Revel senza un mito da colpire non sarebbe Revel, non sarebbe bene • ìn trance•, bene a fuoco. Con Proust poi gli è capi rato di trovarsi . in una posizione unica, soddisfare le sue due più tenibili volultà: un tema che gli desse «se– rietà • e, ali? slesS<? tempo, l'occasione d1 demolire c;ual– cuno - i • prustologi •. sac– centi e decifratori della. pun~ teggiatura, nella specie, 1 « professori ~ del decifrn:;ien– to, gli esperti trentennali. opera come propria. Cib pare sia successo a Revel, effet– tuando quasi un capovolgi– mento della tradizione criti– ca proustiana. Liberandola da dicerie e approssimazioni. A Proust, secondo Revel, non piaceva affatto la vita mon– dana e non gli piacevano p:li snob, anzi quella e quelli erano da lui giudicati se\'e– ramente. Proust è per Revel il primo e, fino ad ora il solo grande scrittore di tulle le letterature. Sgombrandolo da tutti gli aspetti biografici, da tutte le testimonianze della sequela di conoscitori e di testimoni della sua vita pri– vata, Revel ha analizzato so– lo l'opera, sconvolgendo tut– te le tecniche dei • prusto- E Silva ci descri,,e gli ul– timi vagiti, le ultime stra– zia11ti co11vulsioni di questo mondo destmato a scompa– rire definitivamente dalla faccia della terra, dopo es– sersi lasciato dietro di sé un lt1!1gore_taggiodi dolore, di -----------------------------------------, dt.speraz1011e,di miseria di lutto e di morte. ' Chi erano stati invece i protagonisti dei s4oi prece– denti libri? Dopo un roman– zo sbagliato «Histoire de Flo– re• l'Jlalia, i filosofi, De Gaiille. Chi non sa che s~n? argomenti facili, suggesuv1. pittor!!5chi? Che C?Ccorreva a scopnrne I fianchi e le • ve– rità•? Che ci ,·oleva a dire dell'Italia quelle cose? (tut– te sacrosante peraltro): con un paio di anni di permanen– za in Francia - Revel ne ha vissuto a Firenze due o tr~ 0 anche quattro - quanti miti francesi si sfaterebbe: ro, basti pensare a ~ome ! francesi per acclamazione s1 sono scelti il vescicone De Gaulle gonfio di • grand~ur • anacronistica e bolsa. C1 sa– rebbe da pensarci. Bene. Dopo il romanzo sba- ~~t-~per:~~no~0 da~~~!~~d~ essa. Non esistono biografie, testimonianze, aneddoti, ami– ci, lettere, la madre: esisie solo l'opera. Tutto ciò in cin– que fitti capitoli, aggressivi e netti: la \'ila, gli snobs, la politica, l'amore, i rappor– ti ideali Montaignc- Proust, Dove sfocerà l'iter di Re– vel ora che ha raggiunto le posizioni programmate? Re– vel è un irrequieto, potrà da– re sorprese, scegliersi nuovi percorsi. Alcuni amici pari– gini assicurano che ;J pros– simo libro sarà su Picasso. Sapete perché, essi garnnli– scono: perché la moglie, la signora Le Toumelin, che di– pinge quadri informali e che con Alain Jouffroy, Roland Dorcely, Gregory Corso,. Hen– ri Michau."< ha polemizzato con la Biennale, mon1a11do a Parigi nello stesso giomo della inaugurazione de 11a Biennale, una «anti-bienna– Ie •• lo sta catechizzando al «genio• di Picasso, dell'arte astratta, informale, miscio– niana. GIUSEPPE TEDESCHI Il primo numero del « Mer– curio• tedesco u.scl nel gen– naio 1947: MERKU R. Deuts– che Zeitschrift fiir europii.is– ches Denken: Rivista tedesca per la diffusione del pensiero europeo. Era appena tra.scor– so l'uragano della guerr~ e l'Europa era ancora sctSsa dall'odio e tinta di sanguigno. Una rivista omonima era stata diretla da Schiller cen– tocinquanta anni prima. Co– sì il nuovo «Mercurio• nac– que 11ello spirito deil'awore delle • Missive sull'educazione estetica dell'uomo•: nella superiore repubblica delle lettere regna solo l'amore e l'armonia, perché di essa fan– no parte soltanto quelli che posseggono una vera huma– oitas. D'allora hawto preso la parola in questa rivista scrit– tori significativi della Germa– nia, come Han.s Egon Holt- 1msen, Ernst Jiinger, Golo Mann, Cari Zuckmayer, e stranieri, come Albert Ca– mus, T. S. Eliot, André Gide, il nostro Emilio Cecchi e molti altri. E spesso i loro scritli hanno fatto qui la loro prima apparizione. Rivi.sta squisitamente let– teraria, oltre a poesie, rac– conti, estratti da ramanti, recensioni, essa fa posto an– che ad argomenti di caratte– re filosofico, psicologico e so– ciale. In breve, passano per queste pagine aspirazioni e problemi che agitano l'Eu– ropa contemporanea. Vo"ei soffermarmi ora srt due racconti apparsi rispet• tivamente nei ,mmeri di gen– naio e di marzo di que– st'anno. • L'ultimo gatto• (di.e letz– te Katze) è di Martin Gre– gor-Dellitt, giovane scrittore e critico (ha superato da poco la trentina), nato a Numburg nella Germania orientale e vivente a Bay– reuth, in Baviera. « l'unico gatto della città, l'uliimo, magro e rattratto, il lungo collo stirato sotto l'omero sporgente, conduce– va la sua aspra esistenza nel regno della polvere. Ma w1 gionio fu decisa anche la sorte di quest'ultimo felino: non è giusto che possa re– sister tanto. E' forse immor– tale? Deve morire! L'ani– male fu afferrato e gettato nella grigia vettura attaccata a cani famelici aizzati dal– l'uomo malvagio. Via di corsa nel pieno del– la notte, sotto un mutuo cielo sbiadito, attraverso contra– de deserte, ponti semidiroc– cati. La corsa si arre.sta sulla riva del mare, Il vetturino affe"a lo spaventato animale rinchiuso e lo getta per te"a. I cani che avrebbero dovuto azzannare il gatto, si lanciano invece sullo stesso padrone, lo trafiggono alle spalle col timone del ca"o e fuggono via. Sulla spiaggi.a abbandonata resta il gatto, solo, dinanzi al fuoco sorgente del sole che illumina il suo essere su cui nulla può la morte•· B' questo un racconto sim– bolico, e i,i alcuni punti l'arte cede il posto all'arti– ficio. Ma lo stesso schele- trico di.segno astratto con- 1ribuisce a creare quella particolare Stimmung fredda e ossessiva elle domina la narrazione. /11 questa atmo– sfera di morte vive e palpita la figura del gatto, scarnita fino all'estremo, che mentre si piega senza ribellione al– l'ingi11stizia e al male, si af– fina fino a diventare quasi la siessa vita nella sua indi– struttibile essen.1.ialità. * /Jans Erich Nossack è uno scrittore amburghese omiai prossimo alla sessantina, benché si sia affermato sol- 1a,1to nel dopoguerra. Si ri– corda di lui soprattutto la raccolta di novelle Oorothea. Nel Merkur di man.o è apparso U suo racconto Ameisenl A.meisen! (Fonni– che/ Pormiche! ). In esso lo .scritlore vuol spiegare fan– tasticamente la nascita della luna, ricorrendo a mod i e moduli surrealistici ed e.si• stenziallstici, in cui si av ve r– tono remote suggestioni di Kafka. FRANCESCO TOSEUA I I romanzo ha un inizio duro, pesante, e per la ve– rità alquanto macchinoso (ad esempio il funerale di Sebastidn, con il quale si apre la vicenda, è descritto con uno stile piatto e mono– tono, di w, verismo di ma– niera); ma dopo i primi ca– pitoli esso si apre lentamen– te, co n disinvoltura e spedi– tez.za, e Silva, pur non riu– scend o ad eliminare del tutto certe asperitd (molto falso, ad esempio, anclte il personaggio del colonnello Cubillos e il modo col quale è reso il sopruso clte questi compie ai danni di Pericote. dopo avere invano tentato di possedere la sua amante, l'ex prostituta Pedra Socor– ro), riesce a darci delle pa• gine veramente bellissime, conunoventL L'influen1.,a di G11eorge Amado su di lui mi sembra più clze evide11te solo elle alla virulenza verbale di Amado, all'arida secchezza espressiva del brasiliano, Silva riesce a contrapporre una dolce<.za pacata e tra– gica clte è una delle sue doti più rilevanti. FRANCO CAVALLO HANS LODEIZEN CREPUSCOLARE * Unpoeta olandese • Tappezzeria interiore• è indubbiamente un titolo fuo– ri dal comune anche per una raccolta di poesie. Eppure esso ci offre subito al vivo il cuore del poeta. Con ma– linconica ironia l'olandese Hans Lodeizen pare vogha sottolineare la funzione dei suoi \'ersi, anzi, e meglio, l'origine dei iuoi versi: nudi sono i muri della mia vita interiore, pare che dica, ed io ho cosl poco tempo! Vo– glio allora creare figure' de– s1ina1e a ricoprirli, VOKlio tappezzare d'1mmagi01 le fredde ~areti e cosl potrò anch'io 11ludenn.i d'aver vis– suto. La raccolta così intitofata uscì nel 1950 ed era opera di un giovane di 26 anni or– mai condannato dalla tisi. Nello stesso anno infa1 ti Hans Lodeizen morirà e la sua opera completa fu pub– blicata postuma nel 1952. Questo giovane malato fu salutato come il precursore della scuola «sperimentale• ed i critici lodarono calda– mente la sua poesia che pure i;t~~ri 1 ~~ia~~efes~~~~p\~n:~ viso rompere con la t.radi- ~~f:·enf!ein vo:~da -:. : e metri ben definiti. 1 poeti • sperimentalisti •• che fecero scuola special– mente a cominciare dal '50 e '51, si sforzano di scrivere una poesia che «viva direua– n:ie.ntenel!~ vita•: come po– s1z1oneessi sono esauamente al polo opposto dei dadaisti o dei nichilisti del primo dopaguerra e si avvicinano a~l;i.~istenzialisti. Sono po– s1uvt m senso assoluto. vo– gliono « vivere• e conoscere il mondo cosl come esso è, senza deformarlo con illu– sioni romantiche. Il poeta deve liberarsi dagli impacci della tradizione per e.creare la immediata espressione dei suoi sentimenti e per giun– gere a ciò deve « sperimen– tare• i vari mezzi. Ad una prima lettura anche Lodei– zen _sembra perseguire que– sto mtento con la forma li– bera dei versi e quel suo pcr– s~m.alemodo di poetare, qua– si improvvisasse, ma ad un più approfondito esame la sua poesia si ri"ela assai diJfercn1e. Esattamente Ad– den Besten l'ha definita « propriamer,te nulla più di un parlare altamenle com– mosso. timido e per lo più sussurrato •. Sono associa– zioni nel surreale, al co0finc tra sogno e realtà, squarci di pensieri erranti, all'apparen– za senza logica, ma con un filo che li collega e li rende veri: la consapevolezza di avere qualcosa da dire e di sentire invece che il tempo sfugge. Da ciò la pr edilezio– ne per il frammer.to, spesso senza titolo, quasi appunto di un viaggiatore frettoloso. -E' in questi versi un ab– bando_narsi al sogno, uno scopp1ettare di pensieri in– compiuti, di visioni intravi– ste; un cullarsi nel ricordo frammentari o di cib che è stato. Eppure tale dolce tor– P?re nor. impedisce al poeta d_1 _rendere con pittorica pre– c1s1one quanto lo circonda: Niente è cosl dolce come essere (di sera tra i 6ori Pr0\'a UD3 \•olta alza Il tetto e tutte le stellecomi.odano ad essere (sciolte quando Il giardiniere con ;11:.,~~:P&ifo:lv:i~o tollifiori fischia allegro un'arietta. Pensando alla sera fiuta la Ì~lu:~i:!~ios°oerr1~~~~~- E' presente l'idea della morte, ma non è questo l'ele– mento dominante. né è que– sto pensiero a dare un tono oscuro o triste a questi versi. Il poeta sembra talvolta non– curante del suo stato e nor, vuole negarsi la gioia di vivere: Io galleggio In una gondola lungo citta ornate; una muska mi ,iene lnconlro come stuolo (di colombi lo rido e .so d'essere mollo ma.lato ~ o oltre " io \i\-crc e dire: questa è a primavera in cui morirò. In fondo era un ro– mar,tico. Non nel senso vero, tedesco della parola, bensl un pru,;,.iano, quell'interesse, che \'eniva a cadere. pc, 1 fatti religiosi e dogmatici, si tramuta\'a in uno più spas– sionato bisogno d'intendere i falli del Papato nel panora– ma della «storia universale•, cioè come fenomenologia sto– rico-politico-diplomatica. Il Ranke, per i Papi, si è servito del suo metodo cri– tico-filologico, di cui fu, cd è considerato, maestro insupe– rabile. Rinunciò a servirsi delle versioni degli ~torici del passato, molto dubitando che la loro eccellenza fosse pari alla veridicità storica. Non poteva rimaner soddi– sfatto delle notizie fornite dalle fonti derivate. dirà il Fue1er. Donde la nec-essità di risalire alle testimonian– ze dirette che, nel caso in predicato, furono le rela– zioni degli ambasciatori ve– neti, accreditati alla corte di Roma, nonché i documenti di Stato che le famiglie prin– cipesche romane conservava– no nei loro archivi privali come beni in31ienabili. Dal– lo studio cti codesti docu– menti, il Ranke poté dimo-• strare come il Papato attac– cato e soccombenle. nei secoli XVI e XVll, trovò alla fin.e la fon.a di non solo riprendere molle delle posi– zioni perdute, ma di acqui– stare nel mondo un posto eminente. Certo, la materia della Storia dei Papi è ricca e va– ria. Molti personaggi son tratteggiati con mano mae– stra, pontefici e personaggi della Controriforma, soprat– tulto. La trama della diplo– mazia vaticana in ordine alle controversie poli1ico~religiosc nei diversi paesi d'Europa, i contrastanti interessi in seno alla Curia, il gran lavorio propedeutico al Concilio tri- ~~~ri~~i ~au~~~fr~~~~i~~i successi del movimento ri– for!Tiatore, sono, infine, evo– cati con un'intuizione e una abilità di confronti e coor– dinazione ammirevoli. ' A questo punto il discorso non pub non involgere il problema del mc1odo del Ranke, rendendo oziosa la proposizione che si sia tra– scurato e si trascuri lo sto– rico per il teorico della sto– ria. E, difatti, non si vede come il significato di una concret9: opera storica possa essere ncavato altrimenti che dall'esame di problemi for– mulati e risolti dal giudizio del suo autore. Anche se è stato detto che nella Storia dei Papi lo svolgimento del processo è dato dalla premi– nenza metodologica della storia diplomatica e dalla tendenza a giudicare gli av– ve~imenli dal punto di vista dei governi. incentrandoli, così, nelle personalità crea– trici, e che queste, insieme col metodo filologico, altro non sono che la conseguenza della simpatia dello storico per I~ analisi psicoloeiche: tuttavia la costruzione della Sto~a d~i Papi, comunque si cooftgun, non è di natura empirica, ma discende dalla formulazione stessa del mon– do logico del Ranke. . ~ interpretazioni più sot– hh del pensiero rankiar,o sono state fomite dallo sto– ricismo italiano e tedesco. Ne è naia una casistica in– teressante, il_1 cui l'opera del Ranke acquista criticamente una personalità più unitaria. Croce, che ha ridotto al– l'osso la visione teoretica del_lo storico prussiano, de– fi01sce la oggettività del Ran– ke .•storia senza problema stonco • per difetto d'inte– ressamento etico e politico noncM per la pretesa deJJ~ s~esso di affrancare la sto– nografia dalla filosofia. GIORGIO DI GIOVANNI· ~m~~~coco~~~~o I~ac~:1\~~ l""'=""=D"'1E='G='o="'F='A"'a"'a"'a"'1== ~~I ù sen.s~o~nfa~~~scold~i Direttore responsabile termine. !---------- GABRIELLA ANTONELLI i~~~ :i~:1tcoNo~~!~

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