la Fiera Letteraria - XV - n. 34-35 - 14 agosto 1960

lL GlORNALE AUGURA BUONE VACANZE IL PROSSlMO NUMERO USCIRA L'll SETTEMBRE LAFIERA LETTERAR Anno XV - N. 34..35 SETTIMANALE DELLE LETTERE DELLE ARTJ E DELLE SCJENZE Domenica 14 agosto 1960 SI PUBBLICA LA DOME 1 ICA QUESTO NUMERO L. tOO l>IHl-:ZJUNE. AMMINlSTHP.Zll)NE: Kome Via d1 Porta CasteHo. 13. Telefoni: 1tedaz 1 one 655.48', . Ammlatstraz.Jooe 65~.lf)ti . PUHBUCl'l'A': Ammuustraz1ooe: e LA l-'11!:H..ALt:'l"J.'l:!:H.AH.lA • V1a dJ Pona Cast.dio. l~ twrna lAKlfl•A L. 150 al millimetro .. ARH<lNAMF.NTl: Annuo L 4000 Seme!-tre L 2.150. Trtmestre L l.100. Estero: Annuo L 7.000. Copia arretrata L 150 Spedlrlono ln conto corrente 000: 1.al~ (Gruppo fil Cr,nto N'\rr,.nl-t- 0"'$t.:II~ n 1l3142ff Quaranta lire disperanza * Qualcosadelle I O lire d'aumento sul costo dei quoti- diani vada agli scrittori della terza pagina: questa la nostra proposta, motivata dall'aria nuova che spira * di 1 1 LADUI/RO CAJ(Jl.,I Cari amici della Fiera. è forse la prima volta che ci congediamo per il riposo estivo. con la cerie.:::ro che alla ripresa autunnale le cose saranno diverse e migliori: migliori per tutti no i che ci occupiamo di letteratura .scrivendo o leugen.do. Son molti i segni che ci fanno spe– rare. Anche se le qua rant..."llire a cui si riferisce il titolo di questo discorso. di per sé Tappresentano una bugge– ratura. (alludiamo infam al nucvo costo dei quotidiani), pare oggi possibile che le dieci lire della maggiora.zio-ne si tradu.cano in un buon su.ccesso degli scrittori e di quei lettori che. per anni ed anni. son rimasti fedeli all'idea del giornale inteso come veicolo di cultura. oltre che come mezzo d'informazione. Può darsi che qualcuno sorrida del rapporto troppo ottimistico ii.titu.iro tra un tatro economico e la speranza sopraddetta, ma poiché a sorridere c'è sempre tempo. seguitiamo a parlare imieme deUe cose che ci Tìguar– dano, con il fine confessatissimo d'indurre i padroni delle rotative almeno a vergognarsi, se avessero in animo di deluderci ancora una volta. L'impianto economico del d.iscorso e. come tutti sappiamo. di moda. Molti scrittori della Fiera e forse anche molti letr.ori collaborano a quo· ridi.ani che li pagano male o non li pagano affatto. Il disprezzo con cui è stata rtgua·rdata fino ad oggi la cul– tura nel nostro Paese. è perfettamente espresso dal regime dei compensi. aggravato dalla disparitd del tr anamento che tocca ai pochi arrivati trionfanti. e quello riserva.io a tutti gli altri. che potrebbeTo morir di fame e di v er– gog,ta. se non avessero la faccia di bronzo (aere peren· nius) e lo stomaco conforme al frammentismo stato in voga fhio ad oggi. Dunque. la speranza che una parte delle dieci lire vada anche agli scrittori della terza pagina, e un pe nsierino che qualcuno dovrebbe aver avu~o nelle sagrest.ie amministrative dei quotidiani. l\fo anche se cosi non fosse. qualcosa di favorevole a noi deve pur àccaae•re, perché è neWa.i-ia, e se né vedono i segni da.p· pertutto. Noi cominciamo a far notizia: noi, gli scrittori. lè éut dUpute e (Qtm:ri {ncredibi1e) opere. a poco a poco cominciano ad apparire. come sono- di fai to. espressioni vive e costruttive della realtd nuova. Può darsi che l'importanza dello scrittore s6a stata riaffermata da recenti clamorosissimi casi come quello riel Pasternak; può darsi che, giunti al limite estremo della disputa sottile in c-ui tutti i politic i sembrano ormai dire' le mede.Time cose, si cominci a sospett.a.re la necessità che ogni discorso debba esser ripre so da c apo, con la finezza e la preci· sione che ad esso posson dare soltanto i veri scrittoTi. Anche se ci teniamo ai fatti puri e semplici, osser· viamo che. dieci, cinque anni fa. un quotidiano come JL Paese non avrebbe ospitato un'inchiesta come quella recentemente promossa da Walter Mauro sulla narrativa italiana (inchiesta poi raccolta in volume e reinterpre– tata con finezza ed equilibrio). ne un giornale come Il Messaggero avrebbe ideato l'inchiesta ora conclusa intcr– TOgan.dosulla lett-eraturu, sul cinema. il teatro. la musica, uomini rappresentativi. da Moravia a Palazzeschi a Cal– vino, da De Sica a Fellini, da Visconti a Fabbri a Gass· .man. da Gui a Malipiero a Menotti: una lista che potre~be ( contini.ui' a pag. Z) Un ponte del Kans3s, nel 1867. SI noci la scriua sul po11te: • Vlelnlo cavalcare o condurre li bestiame a velocità superiore al passo d'uomo•· E' uno del primi se-gnali di lìmite di vclocltà N ames N eill Northe * Traffico a New York Ore 6 ant.imeridiane: Il gemito d'un tram oscuramente echeggia per la via Tra lunghe ombre di guardia all'estreme punte del cielo; 11 pallldo giorno, con pantofole ai piedi, cupamente segue l'alba che si sveglia, E incertamente spinge frammenti di luce per l'opaco cielo di fumo. Ore 7: Una sirena fortemente squilla; col suo grido incessante· sorprende le anime [spaurite; Una folla di lavoratori si stringe, pesta e mormora (ÌJlché un tram si ferma e li , [accoglie; Rombando fuor di vista, la distanza magicamente inghiotte grida e risa. Ore 8: Rumori e tintinni\ di tazzine suonano una fuga armoruca su scala moderna, Suono stacC'ato di tacchi, passando, s'intona al ritmo dei grigi pavimenti; Toni induriti come suono di basso profondo scivolano di sotto il tremolio del (bastone d'un cieco. La melodia prende forma e le finestre si avvivano specchiando il giorno. Ore 9: lJ tema si ripete, adornato da nastri di musica misurata, ripetuta in [pizzicato_. Ore 10: Un bravo fortissimo di note crepita nena attesa piena, S'accalcano rumori nell'aria, perdendosi in espressioni maestose, Un glorioso crescendo avvolge la scena. Ore 11,59: ... Pause ... Mezzogiorno: L'ora che l'intera orchestrazione della strada cittadina lancia la sua [sinfonia ai cieli, Quando i riflessi det mezzogiorno fanno dondolare il pesante turibolo del giorno [m una essenza di asprezza. Quesla poesia ha vinto il premio della rivista Fantasy sul soggetto del •Traffico•· Northe t direttore della ri– vista • Seven •· Insegna al· l'Universitt\ di California, e fa parte di vari gruppi urti• versitari. E' membro onord– rio della • National le4gue of Americm, Penwomen •, wia distinzione data sola– mente a tre uomini. Hd gi– rato gli Stati Uniti come pianista di concerti, tenore, ed ha una sua carriera sulla radio e TV americane, E' un innovatore di metri e forme elle sono rico11osciute ed in– cluse nei libri di testo delle scuole d'America. (traduzione di Dora M. Pett·inetla) .l\VJ[ E JLl) A <G} JL, Jl ON Jl A'i. JL, L' li T .8'i. L ll .8'i. N H.. * litaliano Brancati . ·una vita senza· sorriso * cli FRAl~CESCO GRISI Camminava in punta di piedi. preoccupato di dare fastidio: rispondeva con un monosillabo a chi lo chiamavi}: Sorrideva appe· na per condiscendenza se lo si c0mpJimentava; ra– ramente rispondeva al te· lefono e. nella cosidetta e Società Letteraria•. si sentiva come un intniso. Chiuso in un mutismo sembrava meditare sulla cattiva sorte e una pesan· te misantropia dominava il suo viso scavato. il suo passo piccolo. la sua an· datura dimessa e i suoi occhi fieri che guardavano in basso. Eppure malgrado questa sua e aria • gli . volevano bene. Come si può volere tiene ad una persona an· j?0Sciata che non impone la sua sofferenza agli altri ma la tiene dentro per non preoccupare. pe~ non rno.r~ tifica re r allegria de g J 1 amici. Un giorno lontano era venuto. per caso, a Roma dalla Sicilia - quella Si· cilia calda di Catania - e. così. senza rendersi con– to, si era fermato nelle piazze. nelle strade. nel sole. tra la gente e ave· va comincialo ad amare Roma Amava Roma semplice– mente senza Io sforzo in· trospettivo di Alvaro. scn· za la dolenza di Pasolini. senza il gusto di Moravia. senza la poesia di Palaz· zeschi. senza Ja ironia di Trilussa. Amava Roma come Jui solo sapeva: con umiltà. Il suo atteggiamento ver– so Roma come verso tutte le cose non era mai este– riore ma nasceva, per ma· gia amorosa, da un pro· fondo gusto del povero, dalla pigrizia del limitato e gode\·a di questo. Gode– va come un insoddisfatto: insoddisfatto per tutto quello che non riusciva a , cogliere dopo avere atte– so intel).samente e sognato di penetJ:a,re compiutamen– te gli innumerevoli segre– ti della vita. Questa sua insoddisfa– zione non era ur'la scorza o una espressione, non era crepuscolarismo o esisten· zialismo, ma era di natura costituzionale legata alla sua stessa origine meri· dionale: lui - come i per· sonaggi delle sue novelle e dei suoi romanzi - ve· nivano dalla Sicilia con tutta la trepida attesa del continente. Una attesa covata peI' anni e alimentata dai di– scorsi a1 caffè, dalle espe– rienze favolose che gli amici raccontavano al ri– torno a Catania. dalla fan· tasia riscaldata, dalla so– litudine del sole nel mare azzurro di Siracusa. dalle letture paziènti sulla vita che si consumava nella meravigliosa città ed, fn– fine, dalla donna « del con– tinente•: una donna sicu– ra, tenera, sportiva, senza complessi, che faceva il bagno nuda al chiaro di luna. E finalmente quando questa attesa smaniosa 'fi– niva, raggiunta. ormai, la città lucente, quella sicu– rezza di prendere tutto di– ventava delusione. L'attesa veniva mortifi– cata, la città era meno bella della provincia, le donne non cadevano ai piedi dei siciliani e l'il.Ju· sione di ieri .cocentemen– te e disperatamente si sfa· sciava. E a questo punto cosa rimaneva per Brancati e per i suoi personaggi? Rimaneva solamente que– sto senso dell'insoddisfatto e de1l'inutile unitamente ad una pigrizia di vivere e ad una noia che ama• ramente cercherà di sfo· ~are nel grottesco. Inizia proprio qui la sto· ria di Vitaliano Brancali. E' la storia del sogno che 1 non diventa realtà. della attesa che naufraga nella noia, della speranza che lancia nel cielo il grido straziato dell'agonia. . La provincia gli aveva dato_ iusto del bello: mo– tivi,· carichi d'ironia: di– st'acco, non solo tofmale, da)le cose e una sottile analisi psicologica c h e , raggiungeva spesso il pa– rados~ale; e i suoi perso– naggi portavano, nella loro • vocazione, questa nostal– gia mìnuta e snervante, l accomodante e impazien– te, maturata nel mondo nel quale erano nati. In e Gli anni perduti ,. Leonardo Barini e i suoi a~ici di avventura; nel e Don Giovanni in Sicilia ,. Giovanni PercoJJa e i suoi viaggi; ne e Il bell'Anto· nio • Antonio. i suoi com– pagni e sopratutto la sim– patica atrocità del padre; in e Paolo il caldo,. Paolo, il salotto romano. la'dolce vita e l'ansia peccaminosa di peccare con tutta la anima: e i mille personag· gi delle novelle sono im– pastati e invasati dalla smania della provincia, dallp: noia dolcissima del– le ore oziose. dai sogni allucinanti. da 1 mistero prorompente della vita, dalla magia di un'attesa. Eppoi quando questi per– sonag~i - attori veri o attori falsi - assistono partecipi aUa decadenza propria e degli altri. dei miti che si stracciano e dei soJmi che crollano. (continua a pag. 2) Astratto • • • 1n cr1s1 * Quandosi esc~ dalle fumosità dei milizianidell'astrattismo ci rimanequesta sempliceverità, da ricordare t difendere: l'arte non puòidentificarsi col caso, con l'arbitrio, con la trovata, con l'idolatriadellamateriabruta Una crisi dell'astratti– smo e deJle sue sottospe– cie si va sviluppando in campo internazionale: il movimento - come tutti i movimenti - ha avuto una nascita, una crescita e sta avendo da alcuni anni un declino. Tale declino ha avuto inizio in Francia e si va facendo sentire via via nei Paesi di più avanzata civiltà artistica. Se in Egit– to sarà avvertito fra dieci anni. in Italia lo sarà for– se fra cinque. La lotta sen– za esclusione di colpi per tenere I mercati, per ave– re in mano le grandi mo– stre, per assegnare agli adepti premi grandi e pic– coli, denuncia l'esigenza di giovarsi della leva econo· mica per mantenere a gal– la Ja tendenza. Non si com– batte più per un'idea, ma per accaparrarsi anche le lirette a Frattamaggiore o ad Ancona. ad Avezzano o a Spoleto, a Vil1a San Gio• vanni o a Torre del Greco. Uno spettacoJo piuttosto disdicevole, in tutti i mo– di alimentato inconscia– * di GIUSEPPE SCJORTll\O re in un mondo anche se lo nega. L'artista. se è ve– ramente tale, deve usare un e mezzo espressivo>, cioè un mezzo che gli dia la possibilità di esprimersi con chiarezza. poichè espressione significa tra– duzione in un linguaggio preciso, che pari! a tutti e che provochi e questa • e non e quella • emozione. Naturalmente - vor– remmo dire - sporcare a caso una tela, mescolare dei colori arbitrariamen– te, lanciare una spugna in– trisa di colori su un pezzo di compensato e dire che la macchia è un capolavo– ro, lo può fare chiunque: chiunque, in altri termini. può essere un e artista • come mtendono Venturi ed altri della sua parte. Ma che pittura si può avere quando la pittura la pos– sono fare tutti: vecchi e bambini. ragionieri e con– tadini, impiegati al cata– sto e funzionari ammmi– strativl dello Stato, i paz– zi e perfino i ciechi 1 Se una data pittura la pos– sono far tutti. vuol dire che essa non ha valore estetico; poiché il valore estetico nasce da una fan– tasia eccezionale e da11a perfetta conoscenza del mezzo espressivo che con– sente l'assoluta espressio– ne, vale a dire il prodursi di un linguaggio Inconfon– dibile e in cui ogni ele– mento divenga insostitui– bile. Il dispregio di ogni stu– dio, l'affidarsi aUe e trova– te> (sovente squallide). l'idolatria della materia come tale. ci dicono di una crisi dell'arte contempo– ranea e della coscienza ar– tistica in genere. Siamo in presenza di un vasto ed as· surdo tentativo di ritorno alla più nera barbarie. La libertà è una cosa. la li– cenza è ben altra faccen– da. La libertà ha I suoi li– miti ed i suoi rigori: quel· la che il Venturi chiama • libertà • è. nei suoi mo– di. vieta accademia e, nei suoi risulhti. vera anar– chia. Se ancora crediamo nei valori deJlo spinto, dob– biamo con ogni mezzo re– spingere l'iterato tentativo d'imbarbarire l'arte italia– na ed abbassarla sino al livello dei conati anarcoi– di di paesi senza alcuna tradizione artistica. E se alcuni maestri di questo mezzo secolo. che avrebbe– ro potuto essere le ban– diere di una riscossa. pre– feriscono fare i banderuo– la. ciò non è un motivo sufficiente per abbandona– re la lotta. C'è una schie– ra di giovani (quanti lo negano se ne accorgeranno ben presto) che credono in una pittura la quale. pur non rinunziando ai valori vitali della tradizione, ha digerito le varie avanguar– die ed è andata oltre. Oggi. diciamo, I migliori giovani si trovano su po– sizioni e oltre l'astratti– smo•· impt.>-,enatl nell'at• (continua a pag. 2) mente dagli enti che pro- 1------------------------------– muovono mostre e sciente– mente dalle cosidette ,giu– rie• nelle quali ormai qua– si sempre predominano o astrattisti o succubi della ufficialità o incompetenti che, pur preferendo perso– nalmente le vedutine del Golia di Napoli o di Taor– mina. premiano poi le gi– randole senza alcun senso di un Vedova, le macchie casuali d'un informale par– tenopeo o le reticelle schiz– zate di trucioli e di gesso d'un teramano. Sintomatico è il fatto che, mentre nei grandi centri c'è una giovane pit– tura. la quale non esita a rinunciare alle mostre uf– ficiali pur di non\ lasciar– si assorbire dalla moda e dai moduli d'una maniera orma.i incanutita. nei pic– coli centri e nella provin– cia artistica in genere ven– gono fuori nuovi conver– titi che, in assenza di un Venturi o di un Arg'an, si giovano dello scriba loca– le, al quale è aperta la lo– cale pagina di un quoti– diano. Sintomatico è anche il fatto che le nuove leve astrattiste si compongono di vecchi pittori senza per– sonalità e di qualche gio– vane arrivista: sfiduciati da anni di delusioni e di oscurità i primi, desidero– si di e sfondare • con po– ca fatica i secondi; ambe– due privi di una coscien– za artistica e solo preoc– cupati di soddisfare la pro– pria vanità. Una cartolina di Breddo, infatti, basta a rendere felice un vecchio pittore, apostata del mi– chettismo ed, ovviamente, catecumeno del e burri– smo •. A volte ci sentiremmo portati a tentare il collo– quio per giungere a dei ri– sultati positivi. Ma le va– rie intransigenze, la suffi– cienza o l'atteggiamento pseudo-mistico con cui al– cuni critici credono nello astratto o nell'informale. ci fan passare la voglia di ra– re appello al buon senso e alla logica. Slcchè rinuncia– no al colloquio per il solì– loquio (o. ci auguriamo. per un più vasto colloquio). E' mai possibile - vor– remmo dire - che i modi di alcuni artisti, i quali operarono una rottura cir– ca mezzo secolo fa, debba– no fare eccezione alla re– gola, cioè alla transitorie– tà di tutti i movimenti ar– tistici, per imporsi come unica strada nei secoli dei secoli? E' mai possibile che una pittura che si affida al caso (l'imbratto su una te– la. dei segni senza senso, dei vecchi sacchi cuciti e sporcati. una superficie fatta di colori sui quali il sedicente pittore ha bal– lato, ed altre simili stram· berie) possa essere arte? L'arte è espressione in sen– so fantastico d'uno stato di animo, è la traduzione in immagine di una intui– zione: vuol· essere comu· nicativa. suscìtare « rapi– mento•· muovere le leve dello spirito, farci crede- « MIA FIGLIA E' INNAMORATA» INAUGURA LA COLLANA DI POESIA DI CINO DEL DUCA * Marino Piazzolla un poeta da scoprire * di PIETRO CDIATTI In genere i nostri poeti odorano di provincia; di me– stieri e abitudini grige, stan– tie,· di sogni inariditi e inaci– diti; lzanno, quando ce l'han– no, la diJuità del farmacista e del Signor Maestro. Co11 qualunque intento rivoltoso e rivoluzionario siano arrivati in città, allo scadere dei pri– mi sogm np1egano su wt mo– do di vivere co11ciliante, di· mostrano anche troppo pre– sto le loro buone intenziom di subordinati e si• specializ– zano · nel piccolo cabotdggio della prudenza. Così bene si confondono all'ambiente che fi.niscono per non distinguersi più: da questo momento for– mano lo stile dominante compangono le antologie del temf':'. perduto, le e rose• dell estate ufficiale, le comi– tive di caffè e redaltone. Marino Piazzolla è tanto di– verso dall'immagine 1-1f/iciale del nostro poeta, e per con– verso l'abitudine a quest'im– magine da no, è cos) radica– ta, che non sembra neppure un poeta. A regola, non può esserlo: l'uno negherebbe 1 ta11ti. La sua giovinezza me– sauribile, il suo candore e la sua esuberanza, il suo essere se stesso e null'altro, sono al– treltanti ostacoli a un rico– n~scimento, a una classi(ica– z1one secondo le buone regole d'un' ammmzstrazione critica abitudinaria, quale è la no– stra, preoccupata m genere più della perfetla tenuta dei registri e degli albi poeticr che del valore delle re,zistra– ziom da farvi. * E' solo w, poeta, una , mo– struosa• personalità che ha fatto della poesia la ragion prima e sola, e null'altro ha chiesto che di scrwere poe– sia, di viverla. Ignaro del p1c- ~~i~r/~!~~1f;~~~'e~'di~:g:trg! tivo di saggia subordinazione, Piaz1.olla ha dovuto cosi fa– talmente accorgersi elle pas· savano gli anni e la sua poe– sia mostrava di non essere considerata che un suo in– guaribile, gratuito fatto per– sonale, una specie di con– dannata eterna giovinezza. La sua personalità dirompente, la sua stramba soliludine, il suo umorismo a girandole. e gli scherzi, le battute, la tra– volgente vitalità, sono stat, quel che in gergo burocratico si cluamano • note personali negative •, dimostranti ossta una pencolosa tendenza alla msubordinazione. Del resto, nel curriculum scoperto di P1aualla et sono moltr art,co– h alla dmamite, molte sas– sate contro i vetn dell'ordine I critico e del costume costitm– to. che le Segrete ragionene 11011 gli passono ,1on far pa– ~are. E Memento audere numquam, potrebbe esse- re il motto della nostra uf– ficialità. Per tutti questi motivi di incompatibilità ambientale. a cinquant'anni suonati Marino Piat.t.olla è un poeta ancora da scoprrre; ma anche una poesia ancora da meritare. Proprio per motivi di composizione biops,cologica, Piazwlla è uno straniero, un esiliato in questa provincia. E' di quegli uomini che so– no nati dovunque, non han– no un centro nello spazio e nel tempo: un cittadino del– l'universo, insomma. La sua vera palria è la Poesia, sua cittadinanza la tristezza, suo :~~.~n: ~~t~~l~~~d;~i~fa~~~~1~ to, che non sia l'eterno Sud, un momento dello spirito, fatto di luce radiosa, di culto f::,~,;t{::/~r~~~~a~:~dre, di Tutto è venuto dal Sud: la civiltà e la poesia, la religio– ne e la morte. Nella poesia di Piauolla si respira quest'aria di civilttl, cosl antica da aver dimenticato ongme e wolg1- me11to:una tristezza illembile e composta nell'ordine d'un camo d'amore; canti d'amore scrilli sul rovescio di papiri funebri e folli. Certe parole elle sembrano più fare • realttl > sono nella sua pagina evocaziom nura– cofose, primigenie e già tuon della stona. L'elegia gh è consona, gh ~ propno tI can– to modulato i,1 cadenze da coro greco: e nel suo Sud d1 luce e di, morie non è puì possibile il grido, Id dove tutto è scontato, tutto ~ stato consumato, dove al viandan• te sembra, a volte, di IJ{lrte• ctpare all'eternità. le. mighon cose di P1a1.zolfa pescano Uf!. tempo perduto, e non nell'ordine freddo della memoria, ma del sang'ue, wi tempo buio e mìllenano ri– spetto al quale la poesia 11011 pul) essere clze lamentazione, rlfmato commento della fata– litd. l'uomo triste dello poesie di P1auolla è l'uomo eterno, memore del Paradiso Terre• stre e disperdlo del Deserto m cm vive. un Deserto che tl Sud raffigura sino allo sbi– gottimento. Queste • presenze• sono p,ù evidenti - per venire come si deve ad un esempio - in Elegie doriche. Ma note spar- se o legate in diadema di ta– le spontaneo, miracoloso sen– timemo del Tempa come di– mensione buia del sangue e della fatalità sono dissemina– te in tulio l'opera di Pid1.– wlla, luci di guida al let– tore. E l'uomo rappresenta e va– le esattame11te questa sua poesta; un uomo e d'oltre ?a~:ut~. t~!t:~o ';'J;~~o:~ dr~ staccava il suo caso dalle vi• cende dell'ambiente culturale n?strano non si faceva che · fuciri 0 d~~i ;foco~'f.f::,;z$ bilità d'una convii,enza. No 11 gli sono del resto mancate le più tristi conferme. Piau.olla :o:r~ ru~a !::C~~~ :i l~ sia, un messaggio di razze chiuse e mute, unprovvtsa– mente rotto alla luce, alla pa– rola creatrice. lA sua vitd, 11omade e disordmata test1- d!i::~av"dca~:'on!is:r,:o ~~~taf ~ m,lla dr volontdr,stico ed ha i,ivece tutto di preordinato, dolorosamente preordinato. Il soggiorno di diect anrn a Pa– rigi, uella giovinezza, non è ~:~s~alifr~m~«~e~rr':; 0 i!~~~ viltà, a respirare aria più co11/acente.D1quale •grana• s,a la civiltà parigina ora no11 conta: imparta il farto\che la cultura, l'aria 1talra11eerano e. sono provmciah, com.e To• nno nsorgimentale e Firenze della lunga decadenza i no– slri simboli da ma,iua'te sco– lastico. * E' meglio arrivare senza al~ tri indugi, SldHO pure illu– mina,111dell'uomo e dell'ape• ra nel suo valore più segreto, all'occas1oue motrice di que– sto articolo. L'occasrone dunque è offe<.'– ta dall'apparmoue, proprio al culmine dell'estate, d1 Mia fi– g!ia è innamorata. elegantis– simo volumeuo dr poesie col quale_P1azzolla baueu.a come meglzo 11011 s, sarebbe potuto augurare una collana nuova d'un ed,tbre affallo nuovo a simili poetiche mtraprese: mentemeno che Cmo Del Du– ca. La collana si intitola sca– ramanticamente • La Clume– ra •: suo intento sarb dr r,ub– bllcare e lanciare quei poeti che parlmo al lettore, poeti comumcatnn! . comprensibili, umam, add1nttura da man– dare a mente e da co,is1- gliare aglt amici, come nei vecclu tempi dei poetr che ritmavano te ore dr solitudine di clu nella poesia cercava e trovava rifugio e nuovo vi– gore. so,no e più vera realtà. Intenti rivoluzionari m tut– to. questi d1 Crno del Duca che vogliono mettere al ban~ do I sofismi e I d1ffic1ltsmi cenacolar, della nostra pro– vmc1a, gli espenmeut1 dello oscuro e dell'mtelli,zentzss 1- mo, tJ-ell'onginale a ogni co– sto, insomma - e che Dio aiuti l'editore di buona vo– lo,zta - la poesia compitata

RkJQdWJsaXNoZXIy