la Fiera Letteraria - XV - n. 34-35 - 14 agosto 1960

Domenica 14' agosto 1960 L~ FIERA LETTERARIA Pae. ~ « L'ONORATA MORTE», UN'OPERA DI POESIA * L'amaroCompagnone Carlo Cassòla, in una re– cente intcn•ista, ha dichiara– to che tutli i mestieri sono compatibili con la professio– ne dello scrittore, tranne uno: il giornalismo. Il "in– citare dell'ultimo • Premio Stre~a • p:irla sulla base di una esperienza personale: er:i professore nella .sua Toscana; pc~ un certo tempo emigrò, poi, a Roma, a la\'orare, ap– p~nto, in un giornale; oggi è d1 nuovo ad insegnare e scri– l".lere libri in Toscana. _Dell'aver escluso il giorna– lismo dal novero dei mestieri • possibili • per uno scritto– re, Cassòla non ci ha fornito una motivazione. Ma possia– mo immaginarcela: il giorna– lismo • guasta • la mano allo scrittore, tal qu:ilc la musica delle cam.onette 13 guaste– rebbe a un concertista; il giornalismo accende e spegne troppo rapidamente i fuochi fa1uì di mille in1eressi occa– sionali; il giornalismo spin1c, per forza di cose, alla sm– tcsi, alla fretta, talvolta per– fino alla superficialità, che sono tutte doti (chiamiamole cosl con indulgenza) esatta– mente contrarie a quelle che fanno uno scrittore. E qui io intendo - fantasia a par– te - : la capacità di analisi, la • pazienza • dello scrivere. l'indispensabile approfondi– mento delle sensazioni e dei giudizi. Tra i rischi che li giorna– lismo come e secondo me– stiere• comporta per gli scrittori (le eccezioni, natu– ralmente, sono sempre possi– bili e i casi felici esistono) vi è quello che le sembian– ze dell'autore di articoli si sovrappong:mo a ciuellc del– l'autore di libri e. delle pri– me, si affermi tra il pub– blico un clichè inesorabile. col quale l'altro e più vero volto dello scrittore debba. poi, faticosamente lottare per far affiorare i suoi tratti. A questo dualismo di im- ~a~~~ì ~r~ib~.mae;~~ah~s~i- ro, di Luigi Compa.1monc: • L'onorala mone •, edito da Vallecchi. Compagnone. si sa, fa il giornalista. Alla radio. sui quotidiani. sui settimanali. ~. ~:irr,ah6..;•m~"nt~ 3 ~~:~:= re i suoi articoli. seguiti da un vasto pubblico di lettori. che può, naturnlmente, con– sentire o dissentire dalle opi– nioni, ma che difficilmente può disconoscere il penetran– te senso di ironia che quelle righe alimenta, la finezza del– la prosa, l'intelligenza del • taglio». Ma è proprio da quegli articoli, per tanti altri aspetti pregevoli, a nascere l'equivoco sulla vera fisiono– mia dello scrittore Compa– gnone. Uno scrittore amaro, si è detto spesso, e sono senz'al– tro d'accordo. Uno scrittore cinico, si è sentenziato tal– volta. E qui permettetemi di dissentire con tutta l'ener-Jia che va contrapposta ai grn– dizi frettolosi. allorch·é que– sti minacciano di diventare luoghi comuni. Perché è vero che l'amarezz."l dell'articolista del • Borghese• ha rasenta– to. talvolta, i limiti di una estrema sfiducia, che gli ul– timi arrivati polrebbero scam– biare per sprezzante fredde;,:– za verso le sortl stesse del– l'uomo. Ma è vero altrettan– to che, giudicando cosl, non si farebbe onore alla verità. poiché si disconoscerebbe lo sdegno nel quale fermenta la sua moderna invettiva, cini– ca solo in apparen1.a e appa– rentemente cinica, forse, solo perché moderna, ossia rat– tenuta, essenzfa,le, disincan– tata. * di ER1liESTO FIORE alla favola d'uno scrittore ne, quell'Alberto che non sa e estroso• e di\"ertilo); dal- più parlare ai propri tigli in– l'altro, la sua autentica \'OCC contra una perduta felicità. di poeta, modulata sui temi Ho pensato, leggendo que– più uni\"ersalmcnte vh•i della sta pagina, 3d un'altra veglia gioia. del dolore, dei poveri runcbre. Una \"eglia che ccr– affetti dell'uomo. 1amen1e Compagnone ha vis- Dal conflire aperto e tolale suto e della quale, in cinque delle due • \"enc • - le raf- versi, ci ha dato una imma– finate qualità del prosatore ginc valida per tutti e per CompaiJ1onc (ricco di ecce- sempre: rionali risorse, il clli arco Un giorno la mia famiglia "a dall'ironico al grottesco sedemmo intorno a uno di e perfino al macabro) cd il (noi morto. suo mondo poetico - è nato Com'era fresco il vento alla ora un libro particolarmen- [finestra te felice e rapprcsentati\,o. come grande il pensiero clre Adatto, ci~. a darci, nello [una goccia stesso tempo, una fedele im- del nostro san~ue era già magine dCll'Autore ed una [fiume e mare. immagine riflessa del vh'erc Un raffronto, il mio. forse suo e nostro nella società. fin troppo Facile e scoperto. Sotlo questo aspello, a chi Ma non è questo che un ::1~1oc~ie~F1~brrsi; 0 ~~~nnosi~ punto, un punto solo dei da considerare uno scrittore ~~.~~ut~uipo~~a~~oc~~~lrofi~~ cugagé, io non esiterei ::i. ri- re, domani, la mia prima spandere in senso affermati- positiva impressione: che al vo. Ma aggiunacrei che è di là della misura intrinse– un impegno, il suo. meno ca dei suoi racconti, Luigi «contingente• di quello di Compagnone, con • L'onorata altri. E' un impegno, forse. morte», ci abbia dato anche, che im·este tutta la condi- quel che più conta, un'opera zione umana: non solo di di Poesia. ORFEO TAMBURI: • Tetti di Parigi • 1959 dfg!~mn;,~ dhi~:P~· J;rr;~~ 1------------------------------- chcria cd il fariseismo. ì mo- ~iJei:::nrac11!1d~~j;:Cm 0 31:~t la freddezza dala in cambio di vita e di amore. Sono peccati antichi dell'umanità. Contro di essi. Compagnone leva la sua protesta di uomo, di poeta. Se la prima storia del li~ bro narra di un condannalo a morte che sara giustiziato solo doPo essere s1a10 pic– gato dai suoi aguzzini nel proprio orgoglio di ~iocatorc, lo strale dello scnttore va alla vigliaccheria. Se un'altra racconta le false premure di Ire uomini verso una pro– stituta che essi allontan:ino ~~I i sf!~!~~ ;o~~~risf~d~~~ fa te spese della vicenda. Se, infine, Compagnone ci rende partecipi della nolluma an– goscia di un uomo e di una donna che sentono gridare, in istrada, la no1izi3 di un delitto, è per ricordarci le nostre colpe segrete, le no– stre più intime debolezze e il timore-desiderio di ve– dei-le affiorare, nonché il so– spetto, la .reciproca insicu– rezza, pronti a dividerci per– fino da chi ci dorme accanto per un atto di amore. E' questa tematica comu– ne. è il grido ripetuto da pa– gina a pa$ina d'un Cristiane– simo tradito e ferito che im– prime al libro la sua so– stanziale unità, più valid3- mente, certo, dei dati este– riori, come quell'atmosfera rarefatta, surreale. si dica ~w e~~ja:;~~:ti 11 s°onl~~~ mersl. Anche qui, in questa affiliazione, da lui profonda– mente sentita, all'autore del e Processo • e del • Castello •• Compagnone segue i moli più schietti del suo animo: non rinnega la sua formazione, ma alla trama della scuola prescelta Incrocia l'ordito del– la sua personale sensibilità. II risultato è che la sua pa– gina è soffusa di una pietas che cerchereste invano sulla pagina del Maestro, tutta chiusa nel rigore quasi ma~ tematico del suo simbolismo. La simpa ti:l di Kafka per ~:~~l af~r:g~ai~~o~f:S~!t!'."!i punto tale che, come tutti sappiamo, i personaggi stes– si hanno scarso rilievo, In confronto a quello, possente, della •situazione•· In Com– pagnone, il personaggio ac– quista sangue e calore, per– ché lo scrittore è apertamente con lui. Ne e I giocatori •• egli è col condannato a mor– te ne • I leoni• con la pro– stituta. ne • L'innocentina• (il racconto. forse, meno riu– scito del libro, per una sua carica eccessiva di atmosfera e di simboli, specie nella se– conda parte), pur dandoci chiara l'idea della ambiguità. della protagonista, non re• siste all'impulso di 2iustifì– carne la fuga dalla squallida casa paterna. TEl\'.lPO DI PREl\.H: * Poeti al dettaglio * di ELIO F. ACCROCCA Sui vari e premi di poe– sia• distribuiti annualmen– te in Italia ci è capitato più volte di dire la nostra opinione: favorevole o me– no a seconda che venisse rispettata la presenza dei più giovani, di quelli che si siano in qualche modo distinti attraverso anni di serio lavoro e attraverso la pubblicazione di testi che hanno meritato il so– stegno della critica. Anzi. ci siamo sempre rifiutati di fare una que– stione di generazioni, par– tendo dal presupposto che si possa scrivere un bel libro di poesia (o un brut– to libro di versi) a qua– lunque età. Venticinque, trentacinque, quaranta e sessanta non hanno mai rappresentato per noi gli anni di una minore o mag– giore grazia poetica: sono numeri, tutt'al più, da gio– carsi al lotto come una quaterna secca. Semmai, una questione di generazioni è stata fatta da quelle giurie che indi~ cono premi accettando te– sti di aut.ori appartenenti ad ogni età, sapendo in partenza che la maggio– ranza dei voti andava ad un e anziano >. In tal caso proponemmo anche che i e giovani> si rifiutassero di partecipare a simili. eon– corsi. o che decidessero di ritirare pubblicamente le loro opere le quali non sarebbero andate incontro altro che ad una sicura sconfitta... d'anni, non di merito. Più logica ci parve, e ci pare ancora, la distin– zione in premi destinati a coronare l'opera globale di un autore giunto ormai al– l'età e olimpica> e in quel– li invece riservati ad au– tori che rappresentino an– cora una qualche promessa letteraria. da valutare e da proporre a un più largo pubblico. da Fellrinelli nella e Bi– blioteca di letteratura :1o di– retta da Giorgio Bassani sono accolte in gran nu· mero anche le poesie dei libretti precedenti. Circa una cinquantina sono le nuove. che con quelle altre formano un'eccellente gal– leria di toni e di voci con cui appare ric<>noscibìle la presenza di Gian Carlo Conti nell"attuale panora· ma del1a poesia giovane. Toni e voci di una poesia che sa trovare il giusto· innesto tra l'elegia e il paesaggio, caratteri pro– pri - intemi ed estemi - di una e provincia > lette– raria saggia e moderatri– ce, dove la parole, trepide d'aria e di sole, acquistano la vivezza e la concretezza degli esseri e dei senti– menti più comuni; dei luo– ghi e degli affetti più co– muni; eppure cosi ricreati nel verso ingentilito ".li questo poeta trentenne che sa evitare eccessi d'ogni sorta, persino quelli del garbo, che nella poesia può persino rappresentare un pericolo. 1' torio mnemonico: tutta appuntata in figurazioni ideali dove la prima tan– gente è l'apparenza e dove il più libero risultato non può essere che il sostan– ziale prestigio di un'asso– luta ricerca verbale. tut– t'altro che disperdentesi nel facile giuoco delle allusioni. ma anzi all'al– lusione teodente per sua stessa natura, come ad un porto immaginario una vela altrettanto immagi– nata, ma egualmente con– sistente e colorita e ricca di vento come una vela concreta. Da questo giuoco dialettico del e parere> e dell'c essere• nasce la fin– zione lirica di una poesia elaborata. non comune, co– struita nel segno dì una fine ironia (ma più appa· rente, questa, che reale) che mi pare nasca alla base di una sostanziale frattura tra la razionalità e l'irrazionalità del mondo contemporaneo. Una .poesia del e disagio • che può mettere a disagio soltanto i pigri di mente. Per altro verso può con– side?'arsi • poesia del disa– gio > - ma con altre solu– zioni perché ne è diverso il punto di partenza - quella di Brunello Rondi, del quale è usci.ta in questi ,iorni una nuova raccolta, Carta d'Europa (editore Rebellato), che si aggiun– ge alle precedenti La gio– vane Italia e Amore fede– le. Con quest'tùtima. Ron– di vinse il e Premio Fi– renze > nel '58, e con altre opere (due drammi in versi: Sulle strade e L'as– sedio) ottenne iJ massi– mo riconoscimento alle e Olimpiadi della Cultu– ra> di Londra e al con– corso della e Pro civitate christiana > di Assisi. Con Carta d'Europa siamo nel territorio della poesia e ci– vile> cara a questo auto– re che s'è venuto distin– guendo anche come musi– cologo e fortunato sceneg– giatore cinematografico. I IL LIBRO DI CUI S:I P.!lRL!l. * Rassegna di giovani Troppi libd si sono ro– vesciati in queste setti– mane d'estate sul nostro t.avolo di disciplinati cro– nisti letterari perché si ipossa dire di ave.rii letti con la dovuta e necessa– ria diligenza. Valga quindi quello che stiamo per seri– vere come segnalazione di scrittori, senz'altro meri– tevoli da parte nostra, di un vero e proprio voto di fiducia. riservandoci natu– ralmente di tornare su qualcuno tra essi che a una più esauriente lettura ci .riveli la ,possibilità di un ,più ampio e succoso discorso. Si allineano sul nostro tavolo alcuni libri di gio· vani narratori fedeli a una certa linea, forse la più consistente e duratura di tutta la nostra narrativa contemporanea. e h e po– tremmo a un dipresso defi· nire analitico-intimista, La -notte dei "mascheri" ro– manzo di Camilla Salvago Raggi e Una prigicne nel– la nebbia, due racconti lunghi in un volume di Piero Spalletti, apparsi )"uno e l'altro nella Uni– versale Economica dello editore Feltrinelli, e ad essi aggiungeremo I sui.– cidi, romanzo di Rosita Fusè apparso nella collana e Salaria> dell'editore Pa– renti. Tre libri di .giovani, e in 1.1ncerto senso e nuo– vi• narratori (anche se la Fusè è al suo secondo ro· manzo: ricordiamo di lei La figlia di, Paol.a S1Lmmar, apparso alcuni anni or so– no presso l'editore Neri Pozza), legati l'uno all'al– tro da una certa indagine nel fondo dell'anima fem– minile e della condizione femminile contemporanea nello spazio provinciale e bor,sthese che sino ad oigi costituisce salvo qualche eccezione il vero ambiente della narrativa italiana. E' cu rioso an notare co– me iJ miglio.re interprete tra i tre sc rittori sopra citati, di una condizione siffatta sia proprio lo Spal– letti che ci ha offerto nei suoi due romanzi brevi due notevoli figure femmi– nili che riassumono molto acutamente la solitudine, l'incomunicabilità di cer– ta esperienza ,psicologica di questa nostra epoca: due figure disegnate con viva penetrazione ed anche con un coraggio non comune, il coraggio appunto che un narratore· dimostra nel– l'affrontare la storia dei suoi personaggi senza con– cedere nulla a quelle che sono le convenzioni sulle quali si regge tanta parte del neorealismo contem– poraneo: la drasticità del parlato. i contrasti con– dotti frontalmente. N e i due suoi racconti tutto invece si muove dal di dentro secondo una legge assai conseguente di svi– luppo logico. L'ossessione delle due donne che ne sono ll)rolag<>nlste, la loro incapacità di liberarsi dal– la prigione del loro passa– to, anzi di un passato nel quale esse sono disperata– mente confitte. si scioglie a poco a poco in un calore umano di affetti, ritrovati nel fondo della loro stessa esperienza. E ci sembra, una siffatta apertura, un elemento molto p0sitivo. 11 romanzo della Salvago Raggi di.mostra una molto maggiore esperienza co- * di FERDINANDO VIRDIA. struttiva dei due racconti dello Spalletti, e l'intui– zione femminile della gio– vane promettente scrittri– ce riesce ad offrLrci un mondo assai più ricco di sfumature ed anche più libero da ipoteche proble· mistiche, il che rende la sua narrazione. il suo nar– rato per capitoli e per sto– rie parallele. liricamente mossa dal suo interno. assai ricca di vibrazioni e di scoperte nella resa di un ambiente o di persone evocati !"uno e le altre con affettuosa intelligenza per quelli che sono i loro inti– mi e profondi segreti, cer– tamente legati a esperienze e ricordi della serittrice stessa. Piemontese (alme· no d'elezione e di resi– denza). la Salvago Raggi ci appare in questo suo primo romanzo assai vici– na a quella che è stata la scoperta da parte di Pa– vese di una e provincia». vissuta nel profondo di un rapporto della terra con )"uomo. ma nel suo narrare non è difficile re– perire più di una traccia della Mansfield e di An– derson. Rosita Fusé invece ri– mane fedele in questo suo nuovo romanzo alle cari– che esplicitamente neo– realistiche che il lettore annotò R suo tempo nel primo. Era la storia vio– lenta e amara di una sorta di shawiana signora War– ren in chiave italiana, con una figlia che risolveva in un suicidio polemico la sua protesta morale. In questo romanzo un siffatto furore di autodistruzione accende coloro che la sua protagonista tenta inutil– mente di salvare attraver– so un istituto di rieduca– zione sociale. che tuttada non riesce nel suo intento per l'impossibilità di vin· cere situazioni e drammi individuali esistenzialisti– camente chiusi in se stessi e pressoché insondabili. Sempre sul piano di una narrativa lirico - intimista va segnalato il volume che raccoglie cinque rac– conti e un romanzo piccolo di Giuseppe Pontlggia, La morte in Banca, 3'PParso nei e Quaderni del Verri> diretti da· Luciano Ance– sc.hi per gli editori Rusconi e Paolazzi. Anche se essi non eccedono dal limiti di una letteratura, i racconti del Pontiggia lasciano av– vertire un narratore sen– sibile a acuto nell'evoca– zione di umbratili orizzon– ti psicologici nella dura compagine del mondo con– temporaneo. Di particolare interesse nel Pontiggia è la chia– rezza e la chiaroveggenza di uno spirito critico che gli permette di condurre lucidamente le sue nar– razioni anche sul piano di una perfetta rispandenza stilistica e di linguaggio alla loro materia. Un contributo alla nar– rativa e meridionale>, è invecè quello del fiorenti– no Giuseppe Bufalari, col romanzo La ma.saerla che è apparso nella Collana Narratori diretta da Ro· mano Bilenchi e da Mario Luzi ,per gli editori Lerici. Un r0manzo in certo senso nuovo, e nuovo proprio nel senso di quella letteratura meridionale di cui si dice· va, anche perché !rutto di una esperienza personale del Bu1alari stesso. quando era giovane maestro pres• so un Ente di bonifica in Lucania. Come già il pie· montese Levi, il cui Cri.sto si è fermato a Eboli fu il frutto di una commossa partecipazione dello scrit– tore al dramma di un po– polo vilipeso e offeso. il toscano Bufalari affronta il mondo cosi diverso dal suo originario di questo Sud. ancora invischiato nel suo primitivismo e con un sentimento di piena e fra– terna comprensione. Ma il Bufalari soprattutto cl of– fre I caratteri e le vicende di un mondo in piena tra– sfo1mazione. e soprattutto i drammi profondi e i profondi complessi che una siffatta trasformazione ha prodotto. L'interesse del libro non è soltanto nel coraggio del documento. ma soprattutto nel eorag– gio di aver saputo supe– rare e il documento e la protesta per guardare ve· ramente nel fondo delle cose e degli uomini. Appunti per la notte * di SERGIO QVl!I ZIO Ci sono critiche Qitute e critiche sl>aQHok, ma non ci sono critiche costruUive e critiche distruttive. Oani critica è nece.uariam"nte e intenzionalmente di.strutti– va nei confronti dell'oQgetto sul quole .si eurcita. Na– turahnente, si critica, .si demoli.sce, per eostru.ire, per sostituire a una realtd inadeQuata una realtd. adeguata. Ma criticare significa demohre. Non c·è nulJa di ne– gativo in questo di.struggere: quando s1 demoli&ce si deve demolire radicalmente, con la steua deci&ione con la quale qtJ<JndO&i costruUce si deve coatrufre. In defintiva. la formula • critica costruttiva• 1ionifica ,ol– tanto .-criticare ma non troppo~. fermarsi a metd. &tra– da. non criticare. la.sciar correre. * Non c"è cosa più vecchia del mondo moderno. Vo– leva easere il trionfo deUe cose chiare evidenti fun– ;zlonali, in contrapposi.none all'oscuro al mistenoso al mitico delle co,e antiche: ed invece la complicazione e la confU$1one delle idee e dei sentimenti sono gigan– tesche. Voleva es.sere 1·e1ogio della gioia contro i pallidi spettri medioevali del peccato e della morte; e le parole dominanti, latenti e prementi, ,ono cri&i angoscia solitudine paura. Voleva euere Il reono dello autonomo e incondizionato svlluppo dell'uomo; e in nessuna epoca l"uorno è .stato altrettanto vin.cotot.o e co– stretto nelle ,ue .scelte dalle atrutt-ure ,ociali economi– che e tecniche. eh.e .sta!:>iii&conoperfino quando cùoe attraversare la strada. quali documenti deve Un.ere in tasca. che gu.sti deve avere. Voleva es,ere l'avvento dd– la .sicurezza. fondata ,una ra---ionole organizzazione del– le cose: e l"uomo moderno vive in una perenne situazio– ne di iruicurez::a. nell'incubo profondo e 1nterm1na!:>ile di auerre e di rivoluzioni di cara.strofi di malattie. Vo– leva e.s,ere il giorno .splendente della raaione che dimo– stra: ed è I-a notte priva di certeue. la &fiducia di tutti verao tutti, H trionfo della &errat-ura di sicurezza. Vo– leva essere l'0rooglio dell'uomo, partecipe cosciente di un.a civiltà e c0&ciente creatore di progresso; e mai co– me oggi l'uomo è stato sommeno nell'anominato. nu– met'O fra altri numeri. ,en.:a nutla che sfa S'Ua opera. Vole-va e,sere la creazione di una comunitd. fra uomi– ni. fraternamente aolidali: e l'indtvidualiamo e l'i.soto– mento sono al limite estremo. Voleva ea.sere, contro lo antico epidemico anal{a!:>eti.Tmo,la luce ddla cultura. che aorebbe illuminato il comportamento dell'uomo in conformità ai canoni di un iperuranlco lmperatfuo ca– tegorico; e certamente non c'è mai stato un al>isso tanto profondo tra le conoscenze acqui.sìte dalla .1ocietd e la capaeitd dei singoli di asrimilare; domina no un'arte che non è ,entita. una .1cienza che non è compre.sa. una tecnica che ,ouerchia. Malgrado tutto. ci può euere una speranza al di 14 della co.1cimza d.i questo a!:>i.s.10. Al di quo certamente no. Al di qua c"è l'incoscienza. * L'enorme confu.,ione e i comples.si motivi di eri.si che rendono impossibile un a univo co definizione del mondo contemporaneo pouono essere la vigilia di cose eh.e gli occhi deali uomini non hanno mal veduto. E' una delle pià riuoluzionarie u~rità del eri.stiane,imo quella che rivela l'implicazione degli opposti, la .1alvezza che n(l.'lce dalla gravitd. della malattia. la redenzione che libera ,oltanto chi sente l"impossibilitd di Hberar.1i. la con.solazione che trionfa al di Id della mì.1erio e della di.1pera.:ione. * I decenni cM immediatamente d precedono l't,an,– no compiuto U proce.1&0di elevazione dello etùturo ac– cademica a mito. Anche nella ricerco scienti/ica. !•e,i– genza di metOdo e di rigore. ,ucceduta alle ricche in– tuizioni del pef'iodo precedente, ha esaurito lo ,ua fun..--ione critica e .ri.stematica aPJ)rodand.o a uno steri– le, e rioorosiuimo. culturismo, ormai privo cU qualun– que po11ibilità che non ,io di carattere awlicativo. I tempi sono dunque maturi per u.scire dall'a.stratto fmmo!:>ili.smo df!lla cultura ufficiale, per un ritorno all'immediato e al concreto delle Tealtd vive, per un nuovo inizio. Come avviene per le grandi istituzioni po– litiche al loro declino, per esempio lo decadenza deUo impero t"Omano, la cultura uf/idale non è mai ,tata U colos,o pe.1ante e inerziante che è oggi. Mo pro,prio perché siamo giunti a questro e,tremo è oro pouibile e ..,...enaf'io il capovolgimento. Non c'è sdegno, s'intende, che non parta dal cuore di un moralista. E chi voglia farsi una tonda risata sul ci– nismo di Luigi Compagnone, misurando quanto sensibile sia invece la sua bilancia del bene e del male. non ha che da leggere, appunto, i sei racconti di questo suo libro. Essi potranno costituire una sorpresa. proprio e soltanto. per i lettori superficiali dei suoi articoli, non certo per quelli - appena attenti - dell'altro suo libro in prosa • La vacanza delle donne•· edito da Longanesi nel '54, e dei suoi due libri di poesia: • La chitarra del picaro• (EST. '56) e • T o;3nti dietro le porte• (Sciascia, '57). ll,fa dove io sento vibrare più alte le corde di questa ispirazione dolente e raccolta è là d0\'e Compagnone vi parla dell3 • Onorata morte • di Francesco e dell'c Ora di gioia• di Alberto. Premi-pensione e premi– azzardo: ben distinti tra loro; oppure: premi-fian– cheggiatori riservati a gio– vani autori, da affiancare ai premi maggiori propria– mente detti. Ed in fine: premi-apera-prim.a, quali sono già previsti in alcuni concorsi, che danno il mo– do ai giovanissimi di farsi conoscere. apprezzare e in– coraggiare. Un nome nuovissimo, per me, quello di Renzo Gherardini, fiorentino del 1923, autore di Terra pub– blicato da Vallecchi. Un volume, anche questo, do– ve predomina il respiro del poemetto, ma è la natura e i suoi fenomeni il motivo ispirativo cen– trale, è lo svolgimento del– le stagioni - specchi del divenire umano - a dar consapevolezza di più pa– tetici o drammatici muta– menti neUa vita degli indi– vidui. La Terra muta e nel suo mutamento è la stessa maturazione, e ter– restre > oltre che spiritua– Je. dell'uomo. A questo tema il Gherardini ha le– gato la sua prima espe- LA MOSTRA VENEZIANA DEL DOCUMENTARIO E DEL FILM PER RAGAZZI * ntt'sdu: K::la·ch~uefin~ ve; questo Jibro, certo per un impegno di serietà professio– nale, per uno scrupolo che si direbbe • tecnico•· Com– pagnone si era sforzato di tenere distinti nel suo lavo– ro. E cosl. da un lato. ci aveva offerto la prova squi– sita. ma un po' fine a st!: sle"isa, dell.1 • Vncanza • (un avvio dato da lui medesimo « Premio Giornalistico Forio d'Ischia » Il Comune di Forio d'Ischia (Napoli), in collaborazione con l'Associazione Internazionale · Amici di lschia. bandisce un Premio Giornalistico interna– zionale, dotato di un premio di L. 150.CO> per il migliore fotoservizio c he illustrino le bellezze naturali, le ricchezze idrotermali e gli aspetti turi– stici della zona di Forio di Ischia. pubblicati, nel periodo 1° giugno _ 15 agosto 1960, su quotidiani o periodici illustrati italiani o esteri 3 grande dif– fusione. Per informazioni rivolgersi al Comune di Forio d'Ischia (Napoli), o all_'.~SS<?Ciazio?e Internazionale Am1c1dt Ischia, Piazza Municipio 84, Napali. L'uomo che deve entrare nella bara ancor vivo, per evitare il contagio della pe– ste ai concittadini e, prima di farlo, recalcitra e frigna come un bambino, è una fi– gura di validità universale, è il simbolo stesso della nostra povera umanità pr.gioniera. il segno di quel dramma che fr.1a1,:!~os~la og~ 0 ts~1\r:~:~ nostra e la sostanziale indif– ferenza degli altri, ammanta~ ta di false premure e di si– mulate ragioni di forza mag– ttiore. Il contrappunto della. impazienza di figli, generi e nuore intorno al letto <li morte di Francesco è la dia– gnosi amarissima di una cer– ta aridità di cuore che non è ignota alle pareti delle nostre case. E il momento più vero e sofferto del racconto è for– se là dove il morituro • si decide• solo per aver sen- 1i10 che un ancor prolungato ritardo farebbe perdere il treno ai figli ed alle nuore, untuosamente preoccupati dei bambini lasciati a casa. Il dramma della famiglia, del distacco tra le aencra– zioni torna struggente nel– l'ultifflo racconto, là dove l'ex maestro elementare AJberto Murillo vive l'unica ora di gioìa della sua squ~llida vi!-3 di pensionato, capitando m casa di un morto non suo e venendo scambiato per un parente. In quella casa, una casa di gente che si vuol be- Altrimenti si corre sem– pre il rischio di creare squilibri. malcontenti e maldicenze che non gio– vano a nessuno .tanto me– no al buon nome del pre– mio e della organizzazione che se ne ra promotrice o giudicatr!<=;· • Ed ora proseguiamo nel– la lettura del menu ap– prontato dal nostro e co– carello > per la giornata (stagione) estiva in corso. lL profumo dei tigli di Gian Carlo Conti (editore FeltrineJli) è la terza rac– colta di questo p0eta del gruppo parmense che fa capo ad Attilio Bertolucci, amico e consigliere pre– zioso per queUa piccola schiera di giovani che si sono formati alla sua scuo– la: Artoni, Bevilacqua, Cu– satelli. Colombi Guidot– ti. ecc. Le prime due rac· colte di poesie Conti le pubblicò, Un mite ottobre e altre poesie presso le parmensi Edizioni del ~c– coglitore nel '52 e n pnmo passeggio dopo H mare nei Quaderni di Galleria, di· retti da Leonardo Sciascia nel '56. Nel recente volume edito ~::::Ìt~t~~fa;e~;ra~ia~i! l'assunto e fHosofico > cede alla duttilità dell'espres– sione e terrestre >, umana, e allora s'intravvede l'Arno o una piazza. un \•olto, un segno qualunque della con– creta adesione del poeta alle varie vicende di sif– fatti mutamenti. Di Luc.iano Erba è ap– parso presso Io "Specchi~" di Mondadori n m.ale mi– nore, una raceolta attesa e della quale volentieri ci auguriamo di dover ripar– lare come merita, sia per– ché ci mostra il lungo cammino di un p0eta che apprezziamo dal tempo di Linea K (edito nel '61 presso Guanda). sia per– ché la presente raccolta si configura già tra le più meritevoli (quattro. cin– que?) dell'attenzione da parte di qualche giuria. Poesia dalla 1US9Uosa e sorprendente abilità. quel– la di Erba, assai più che sperimentale e transitoria come i1 passaggio d'una meteora. Poesia di perspi– cace cadenza tra l'imma– gine immaginata e quella trascritta sulla pagina: da riconoscere ad ogni lettu– ra perché nulla vi è di concessione alle regole del– la e -prima vista •• del no- IJna tragica· /avola nel Piccolo Circo Le mostre del documenta– rio e del film per rapzzi, che precedono e preparano la "grande .. mostra, si sono concluse a Venezia, attri– buendo il massimo ricono– scimento ad un documenta– rio italiano, Piccola Arena Casartelli, di Aglauco Casa– dio, e ad un film per raeaz– zi americano, Sangue fiam– mingo, di James B. Clark. Le due opere, che banno ottenuto il consenso delle ~~ri;t~:'eo :gi;:!'5e;eJr~~ da un gruppo abbastanza folto di film scelti in prece– denza. Quest'anno infatti la ammissione alla mostra an– che per i documentari e per i film per ragazzi è stata decisa, come avviene per la "grande,. mostra, da un'ap– posita Commissione di sele– zione. La panecipazione al– le due mostre in tal modo ~ stata leggermente meno numerosa, ma qualitativa– mente più elevata. Ed in molti casi anche I premi mi-~ nori hanno potuto segnala– re film di indubbio interes– se. ch!an:u:tar:m;~~i"~ta OJ?,C:r la ricchezza e proprietà del linguaggio filmico e per gli alti valori ideali proposti ai giovani", svolge insieme due temi, quello del potere edu– cativo dell'arte (in questo caso è la pittura) e quello - carico di una più imme– diata forza emotiva - del– la fedeltà dell'animale all'uo– mo. I due temi si intreccia– no e si alternano nella pa– tetica storia di un ragazzo al quale l'esperienza inse– gna come l'al1e sia anzitut– to una conquista interiore. 11 film di James B. Clark si raccomanda per la sensibili– tà mediante la quale ha sa– puto svolgere un assunto cosl elevato nei termini di un linguaggio narrativo sem· plice, chiaro e commovente. Ma non meno suggestivo ~or: ~~~,t:r.?<J.resiadt ~~= bushlta, che in forme pitto– riche di rara delicatezza racconta un'antica favola, la storia delle lotte impegnate dal piccolo Sasuke insieme con la sorella Oyu, per li– berare la corte di animali ·con la quale essi vivono dal– le insidie di un'aquila Formalmente meno prege– vole, ma contenutistisamen– te piil vivo è un film ceco– slovacco, Il piccolo soldato, di l<'.arcl Kachir,o, che rappre– senta con scarno realismo la storia di un ragazzo sfuggi– to al massacro avvenuto in un campo di concentramen– to e raccolto durante la guerra dai soldati di un re– parto delle retrovie. Nel nuo– vo ambiente il ragaz1.o sen– te un improvviso entusiasmo per i valori dell'eroismo e del coranio che la guerra esalta con il meccanismo im– placabile del suo svolgimen– to; ma, quando 13 guerra gli appare sotto l'aspetto del– la violenza e del dolore senu ragione, allora egli è preso da una forma ango– sciosa e invincibile di or– rore e riacquista la sua se– renità, il suo aperto sorriso infantile soltanto nel mo– mento in cui, libero dalla divisa militare che gli era stata data per scherzo dai soldati, può ritornare alla sua terra stringendo al brac– cio una bambina, sua oc– casionale compaana nella tragica avventura bellica. Il film costituisce un ap– prezzabile tentativo di in– serire nell3 favolistica soli– tamente destinata ai ragaz– zi un tema di attualità ur– gente, un problema morale della nostra società. Non sempre J3 trasposizione è compiuta cd il film in varie sequenze conserva un lin– guaggio e adulto•; ma in altre sequenze parla con la semplicità necessaria, affi– dando il suo potere espres– sivo al richiamo dei senti– menti più elementari. Notevoli sono inoltre fra i documentari premiati La casa delle Vodeve: di Gian Vittorio Baldi e I musicisti del polacco K.aztmer Kara– basz, che dalla cronaca viva traa:a;ooo lo spunto per fe– lici ed acute annotazioni di costume. La testimonianu di una esperienza formale non 1>riva di significato è data da L'uomo, il fuoco e il fe"o di Kurt Blaum e Eugenio Car– mi. Il film ha un tema assai elementare e privo di svol– gimento interiore, poiché consiste nel montaga10 di una serie di riprese compiu– te in un altoforno e in un laminatolo. Blocchi <li ac– ciaio incandescente, colate di liquido acciaio, voragini di fuoco. tempeste di scin– tille riempiono lo schermo e sullo sfondo di queste im– magini fiammeggianti si sta– glia l'uomo, piccola sagoma nera. Per le loro inquadra– ture intelliaentementc stu– diate, le immagini sconfinano nell'astrazione ed il loro abile montaggio crea un sen– so di racconto astratto, che ha una sua suggestione, an– che se essa ~ la conclusione estranea del tema che è quello dell'uomo, del fuoco c del ferro. Il film è una pura sinfonia di immagini e di colori senza riferimenti concreti e questa è insieme il suo fascino e. Insieme, la sua debolezza. Piccolo Arena Casartelli di Aalauco Casadio, che ba me– ritato il Gran premio del do– cumentario, è invece una opera vera men te noteYole perché al iUSto della docu– mentazione autentica unisce quello dell'adesione umana. L'Arena Casartclli è un J>ic– colo circo, che innalza la sua umile tenda nelle campagne, alle porte dei villaggi, negli ultimi sobborghi delle città. La famiglia, che sola prov– vede ai lavori ed allo spet– tacolo, ~ stata colpita qual– che tempo addietro da un orribile sciagura: tre bim– bi sono morti nell'incendio dell'unico carrozzone che costituisce la povera caro– ,,ana. I genitori continuano oggi a girore con il loro cir– co sul quale alegiiia la me– moria del dolore, artefici di un divertimento al quale so– no divenuti estranei per sempre. Questi motivi sono stati toccati da Aglauco Casadio, nel breve giro del documentario. con discrezio– ne di accenni, ma con in• tcnsità. Lo squallore della carovana diviene un tema dolcemente struggente, per– ché è sempre illuminato da un senso di rasscenazione familiare nel quale i vari componenti del circo ritro– vano la loro unione segreta. Piccola Arena Casarte:lU supera la semplice afferma– zione di un gusto, è una opera di schietta J)OCsia ed il premio conferitole ~ sta• to ben meritato. e.e.

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