la Fiera Letteraria - XV - n. 32-33 - 7 agosto 1960

Domenica 7 agosto 1960 Tb\CCUINO DELLO ISV11G.! J.TO * Cimatti e Tentori * cli GIORGIO CAPROilll Ho preso Impegno solenne con me stes– so di non far più. qui. recensioni a raccol– tine di versi. E questo per non veder più casa mia Invasa da gentili falangi di li– bretti, che restando per forza non letti (mi manca Il tempo, ahimé) più d'una volta m'hanno procurato lettere di disap– punto o addirittura di risentimento indi– rizzate alla mia villania. dal momento che di rado (mi occorrerebbe un apposito uffi– cio di segreteria) mi sono precipitato a ringraziare dell'« omaggio». inviato • per recensione ». Ho mantenuto per più d' un anno tale Impegno. ma ora voglio prendermi il lusso d'una deroga per dire di due amici. che in primo luogo ammiro per non avermi mai chle!to (da mesi ho ricevuto i loro libri) un solo cenno, del resto doveroso. di ricevuta: Pietro Cimatti (Ho amore. Padova. Amlcucci) e Francesco Tentori (Lettere a Vit11a, Firenze. Vailecchi). Di Cimattl. che è romagnolo. sono lon• tano dall'apprezzare Jn tutto certa foga polemica (anzi certi sfoghj polemici). nonché certi giudizi negativi su poeti con– temporanei a me carissimi. ma anche questo suo Impeto verbale m'aiutà a capire meglio da quale fuoco nasca il bollore del suo pentolone, o per esser più precisi della sua prima - « dionisiaca o - poesia. grondante di !alUci barocchismi spesso ur– tanti nel loro accavallarsi ed eccedere. ma indice anche questi d\m generoso e ricco temperamento. Ché già in quel primo pentolone. a saperci metter le mani. ac– canto a broccoli forse indigesti ma sempre più sostanziosi degli allungati brod1ni quaresimali serviti. con un apparato cul– turale impeccabile ma non in proporzione. sulle consuete mense più schifiltose. puoi trarre le più gentili - e nuove, e appetl· tose - cibarle. Cimattt vorrà perdonarmi. spero. que– sta fraseologia gastronomica. e spero an– cora che s.1prà prenderla dal verso posi– tivo. giacché con essa non faccio che rim· proverargll, dopotutto, nient'altro che un eccesso (un'esuberanza) di fantasia. o d'incontrollato abbandono all'impeto natu– rale e non calcolato che lo muove a scri– vere versi. Un rimprovero che di fronte a tante esangui esercitazioni di tanti bra– vissimi (Intelligentissimi: studiatissimi) poeti da laboratorio - prudenti e perciò incapaci di commettere un solo errore ( il che è il più grave errore per un poeta autentico) - finisce col diventare il mas· simo degll elogi. In Ho amore. d' altronde. Cimatti. se proprio non è riuscito a farsi furbo (il che gli torna ad onore) è tuttavia riu– scito. con l'esperienza. a controllar meglio Ja propria esuberante vena, fino a darci in più d'una pagina (accanto a certe per– .sistentl dnnnunzievolezze. che magari raggiungono certa ancor valida pirotecnia govonlana: (I Prc,1di la giovinezza / bevila intera fi110all'ubriachezza. I godi la spuma quando. balza a riva I sapida fuggitiva I godi la miUtare / primavera I in divisa legr,cra, I seguila ai auoi festini I la Po– mona dai 1eni zuccherini... versi che anche nel titolo - Canzonetta del cogli– giorno - posson dare il sospetto d'un puro cfoco); fino a darci in più d'una pagina. dicevamo. esempi d'una grazia (d'una semplJcJtà: d'una necessità) indu– bitablll: Falli il segno di croce: ecco la luna. L'ultima luce: il sole ~ ai.z.urroormai. Falli i l segno di croce.: sole e luna sono i, uie.me. nel cido. Fammi il segno di venire. con te, Laura, stasera sui prati azzurri: porterai la croce tu pe.r amore porterai la croce. de.Ila mia carne., la farai leggera a me, saman·tana sorridente. Fammi il segno di croce: e.eco la luna. Fatti il seg110 di croce: eccomi, amore. Ma chi volesse un segno di umanità al· trettanto profonda e tuttavia meno « amo– rosan (Catullo, non dlmentichiarnQ, è uno dei Numi dl Clmatti). o fuori d'ogni so– spetto di « mattutino popolato dall'ironia I) (è fl titolo d'un suo componimento qui presente: e dà nel segno). legga. a pag. 14. Più niente. la poesia che con forte e dispe– rata commozione si rivolge alla madre. Avrà una prova In più di quanto Clmattl. che evidentemente sente il Pascolf oltre certo D'Annunzio. ma conosce anche la grazia bifida della più sottile Ironia-spe– ranza ( « Se Dio vuole qualcosa I la chie'de a prfmaveTa. / Finché naace la rosa I nep· puTe Iddio dfapera ») la quale è molto più antica e molto più moderna; avrà una prova di più. ripeto. della sincerità fin troppo scoperta, in urto e in polemica con tutti, della sua ispirazione, mossa da una ~-!:!si!!p~lr~u!d"e~~n~/e~t;r~~~!ta;ep!:; di persona anche negli errori. alla vita medesima (non !acile, anche se nel pro– fondo entusiastica) del poeta stesso. Le Lettere a Vi!na di Francesco Ten– tori, che formano un altro canzoniere amoroso. sia pure su un piano diversissi· mo. ci confermano le doti. che già abbia– mo avuto modo di segnalare su queste colonne. di questo giovane poeta i1 quale, senza rinnegare nulla del «passato». ma anzi assumendone cosl dal profondo la lezione sino a riuscire. proprio per tale suo intelligente amore, a superarlo più d'una volta. occupo un posto di prima fila nell'antologia. non ancora compilata. della poesia del dopoguerra. Esperto conoscitore e Interprete di let– terature straniere, soprattutto spagnola e ispano-americana (già avemmo occasione dl segnalare la sua antologia della mo– derna poesla ispano-americana. nella guan– diana collezione della Fenice). Tentori è uno di quei pochi giovani cui la non su– perficiale ma diretta conoscenza della ma– teria poetica novecentesca. nella sua con– creta realtà, e non dietro il vetro delle traduzioni. o delle elucubrazioni critiche. è riuscita a donare. anziché soggezione. Ubertà più ampia di movimento e d'inven– zioni, grazie anche a un istinio sicuro che, pur controllandosi e di continuo confron– tandosi. non s'è mal lnsciato ientare dalle sirene dello scoperta, e facile, imitazione. La sua poesia ha un tono sommesso, quasi discorsivo, povero In apparenza d'in– venzioni ritmiche (domina per tutte le pa– gine un libero endecasillabo: è quasi del tutto assente In rima). ma. modello più viclno l'ultimo Luzi. profonde sono spesso le risonanze musicali (le risoluzioni di poesia raggiunta), che trovano la loro energia proprlo nel loro saper conservarsi. nonostante le maggiori conoscenze e tenta– zioni, nell' àmblto della naturale misura (che non viene mal forzata) della voce: Batte, Uvorno, il tuo mare alla soglia d'un altro anniversario. E sullo schermo de.Ila me.moria, si rompe q1iel 1,•e1110, ardono qudle. luci, rigira la giostra 111ge11ua e felice. Abbando,w il pae,e in cui vivo. sono ancora fra I suoni della tua stazione, e cerco lo sguardo che mi cerca. Che luce. poi ne.I piauale e quanti alberi e uccelli per i viali, fino al molo! T'apri come un ve11taglioche a ogni stecca cela w1 nuovo paesaggio; ci stordisci con tante prospellive, tanti angoli segreti che ci chiamano. Vaghiamo nelle tue vie, le nostre mani stringono l'amore a11coraincerto, e l'occhio vola al tuo ciclo ove annotta. Nella brezza del lzmgornare., tra i lumi e le grida della (e.sta vicina, 11el fumo delle ca.se e de.I porto, l'amore matura come in un nido; ed ~ già qui, respira accanto a noi, c'insegna i nostri nomi e confonde. gli sguardi, come pei nostri corpi i nostri giorni. Ho rorse obbedito a un motivo campa- nilistico, poiché lo sono nato. e per qual· che anno ho vissuto. a Livorno? Ma si legga allora. e sarà un esempio non meno pertinente. D'Autunno (Amore, il tempo or,r,i parla con foglie / prossime ad ingial– lire. con petali rotti / dal vento e perduti rra la polvere ...). o Lettera scritta di sera. o Dolore (Se la memoria è canto. perché quedo / pianto, qu,e,ti pen,ieri sofle· renti / queato dolore dei ricordi? ...), e si capirà egualmente quanto Il tono affabile del Tentori. In apparenza (o in realtà: ma è difetto comune a tutta la cosiddetta <1 giovane poesla n) cosi povero d'invenzio– ne In fatto di rltml e di cadenze armoni– che. o di risoluzioni tonali. raggiunga tn~ vece il proprio effetto (il proprio ti.ne di persuasione. e dl commozione) tramite il suo medesimo - voluto: sentito - dimesso recitativo. D'altronde. l'intera raccolta attuale del Tentori. se si eccettuano Altre poerie (1946-1959). che ne formano la seconda parte. può considerarsi un'unica suite sul– lo stesso tema (un vero e proprio poe– metto). il che potrebbe anche giustificare I' assunzione, togliendo ogni sospetto d1 monotonia. d'un unico. e non variato, mo– dulo compositivo. 10.N P H JB:G Jl 10 JD> J[Z li O LA FIERA LETTERARIA ROBERTO MELL[: e Rltrnlto della moa:llc • 194Z Lll. STJ:l.GIONE DEI: PREMCI: * Poeti in vetrina * di ELIO F. ACCRIJCCA Sta.i;ione di forie per al– cun i, di v acanza, di riposo: per alt.ri invece è stagione di speranza, di attesa, di preoccupazione (da parte di qualche autore), o di lettura. di scelta (da parte di qualche giuria). di premi. Per pochissimi sarà dun– que la stagioni dei premi. Dal e Carducci> al e Leri,.. ci>, dal e Cervia > al e Via– reggio>, dal e Chiancla– no > al e Cittadella >, dal e Crotone> al e Taormi– na>, dal e Napoli> al cSa– lento >: sarà uno ridda di nomi, un palleggiarsi di e rose>, un rimbalzare di case editrici, sino al fina– le pirotecnico della decina di poeti (poco meno, poco più) la cui opera sarà co– ronata dall'alloro di una serata mondana che reste– rà nella memoria non tan• to per gli applausi di pram– matica quanto invece per la cifra segnata sull'asse– gno. Dei vari premi (di alcu– ni almeno) daremo conto su queste pagine. e in quel– l'occasione avremo il mo– do di tornare sul libri e sugli autori che risulte– ranno vincitori. Oggi. in at– tesa delle nostre !erte, vo– gliamo soltanto dare un'oc– chiata ai libri apparsi in vetrina negli ultimi mesi e negli ultimissimi giorni: libri che si aggiungono a quelli già recensiti, di Edoardo Cacciatore (Lo specchio e la trottola, Val– lecchi), Luciano Luisi (Se• re in tipografia, Rebellato), Mario Luzi (Il giusto della vita, G:1rzanti). Giorgio Orelli ( Nel cerchio fam i.– tiare, Scheiwiller), Angelo :\laria Ripellino (Non un giorno ma adesso, Grafica), Pier Paolo Pasolini (So– netto primaverile, Schei– willer), Sergio Salvi (Il vento di Firenze, Vallec– chj), Francesco Tentori (Lettere a Vitna, Vallec• chi). Sugli uni e sugli altri presumiamo che le giurie faranno cadere la loro at– tenzione e quindi la loro scelta. Non vogliamo aver l'aria di far pronostici, quanto mai assurdi, dicia• mo soltanto: questa è la lista, servitevi: ferma re– st.ando la possibihtà di or– dinare piaiti speciali. stra– ordinari e non previsti nel menu del giorno. memoria in un'aura di ro– mantica tenerezza e di pu– rificato abbandono in cui si contemperano le qualità cssc:niali della tradizione e del tempi nuovi. ti sentimento. il gusto fantasioso e sottile del c<r lore sono stati giustamente posti in rilievo da Ferruc– cio Ulivi nella lettera.pre– sentazione che apre il vo– lumetto di Francesco Di ;:\larcantonio: La cavalla di pietra. editore De Luca. Un giovanissimo, credo, che mostra però di posse– dere - pur tra inevitabili ricordi di indispensabili letture - una sua partico– lare fermezza e coscienza del verso, direi della e real– tà del verso>. ricavate dal– l'attenta ascoltazione del-, l'animo. D'altro nuovo poeta. Francesco Di Pilla, ancor ventenne. è uscito il primo libro: Tempo d'efilio, ac– colto nello e Specchio• di :\londadori. Qui, fermezza e coscienza nascono da un sentimento del e distacco> che fa di poco remota l'a– dolescenza. e nel verso la rimembranza di essa e del– le figure e dei gesti tipici traspnre non attraverso il !acile frammento (ch'è proprio della giovane età), ma dalla palpitante sereni– tà cui il canto disteso del Di Pilla perviene. JP .ROJBLE.è\&\I Dl[ ]FILOSOFIA * I nuovi e piatti> - quel• li di più recente confezione. ammanniti dal nostro e co– carello • che sa di qual stomaco siamo forniti e che di cotte e di crude ce ne fa mangiare ad ogni sta– gione - son di varia pro– venienza e condimento, e piatti • locali, regionali e nazionali. di piccola e grossa mole, leggeri o pe– santi (senza malevole al– lusioni: si tratta di rilega– tura e di numero di pagi– ne), tutti però di facile di– gestione e consigliabili per freschezza o per stagiona– tura a seconda dei casi. Dal giovanissimi ai poeti d'età media: Paolo Volpo– ni, Cesare Vivaldi, Lucia– no Erba, Brunello Rondi. Gian Carlo Conti, nomi non nuovi alla poesia e alla critica, per i quali l'odierno accenno è soltan– to di presentazione. di in– dicazione delle loro opere. ILgiovane Hegel di Lukacs * Il giovane HegeJ e i pro– blemi della aocie.td capitah– di RENATO JJUCCI &tica, !u te.nnlnato da Glor- ta influenzata a 11.llliO, nella gio Lukàcs nel tardo outun- scienza borghese. dalla con– no del 1938 ma venne stam- cezione .dello stesso Hegel; pato, a causa della guerra, che questi vede nella filoso– solo nel 1947-48. L'Autore ila trascendentale o critica sottopose Il testo ad una pro- di Kant il punto dì parten– !ocda revisione, pur nello za dello sviluppo della ftlo– imposslbllità di precder vi- softa dialettica dell' ldeali– slone, salvo In mlnlma parte. smo. e nei proprio sistema 11 della letteratura hegeliana punto di arrivo. Si tratb qui successiva al 1938. L'edlzlo- della connessione tra I &In• ne curata per la repubblica goli sistemi ftlosoftcl (di democratica tedesca fu nuo- Kant. di Fichte, dl Schelllng, va.mente riveduta dal Lukàcs di Hegel) che- sono, per Hc che però, a parte alcuni ri- ~eL parziali verità derivanti tocchi di carattero stilUtlco, l'una dall'altra e collegate no n vi appor tò quasi ncssu- lungo una linea progressiva na modlfl.ca. che si conclude nella verità Ora quest 'opera. rappre- totale del sistema hegellano. sentante il momento positivo Engels, al proposito, dlmo– della crltlca tuosoftca con- stra che tal collegamento dotta dal grande storico e rappresenta solo la superftcle critico ungherese di fronte della connessione reale, e aJ momento negativo rappre- che la storia della ftlosona 5entato dalla Di..stru:ione deve scendere fino alle ra– della ragione, è offerta al gioni reali più proforide; os– lettorf Italiani da Giulio El- serva inoltre che. se il mo– naudl ne11a traduzione dl do Immediato di presentarsi Renato Solml. della storia della filosona Il quale, nella scheda bi- viene assolutizzato. alla ma– bUografica allegata al vo- niera idealistica. allora nella lume. sottolinea come !'in- successione immanente del teresse del lavoro sia dato singoli sistemi filosofici si sia nei confronti della con- trascura. anche da parte di cezione hegellana, che esce • Hegel, la non-uniformità e profondamente rinnovata complicazione della effettiva dall'Indagine e dalla Inter- storia della fllosofla. Non me• pretazione del Lukàcs. sia no rilevanti sono, k?mpre in net riguardi dello stesso sede di introduzione. le In– marxismo. del pensiero mo• terpretazloni che l'Autore derno e del suol orientamen- dà del neo-Jcantismo e del ti. per cui la questione del neo-hegelismo, entrambi, a rapporto con HegeJ è di !on- suo avviso, imperialistici e damcntale importanz.a. reazionari, e tali da !alslft- La impostazione Ideologi- care la hegeliana dialettica ca e politica della ricerca è ridotta per causa di essi ad già tracciata nella Introdu- una ricezione 6Iosoflca del– zlone. ove tro l'altro è detto l'irrazionalismo. quando non che la storia della genesi e addirittura del misticismo. dello sviluppo della filosofia Peraltro, al Lukàcs preme classica tedesca è un pro- di precisare che il suo la– blema non ancora del tutto ,·oro si limita a studiare una chiarito della storia marxJ- sola componente dello svi– sta della ftlosofta: che l'in- luppo della fUosofla clas51ca terpretazlone di quella gene- tedesca e del metodo <lialet– st e di quello sviluppo è .sta- tico: quella storJco-soclale. e DlOHO MO H.] B. :E l'ln!luuo del grandi eventi politico - sociali, in i:mmis della rivoluzione francese, sulla maturazione del pen– siero dialettico In Germania. Altri problemi Importanti sono, per lui, la rivoluzione borghese nella arretrata Ale– magna, che ha rl!lessJ anche In Goethe, Schiller, Fichte. HegeJ: e In .rivoluzione in– dustriale in Inghilterra, dì cui Hegel si è occupat.o po– nendola in rclazlonc con 1 problemi della filosofia e del– la dialettica. La mastodontloa monogra– fia dell'Autore (785 pagine> si articola in quattro grandi capitoli. ne.i quali si rispec– chia l'evoluzione del giovane Hegel: il periodo repubbll• cano di entusiasmo per la rivoluzione francese (Berna); 13 crisi nelle concezioni so– ciali e I priml inizi del me. todo dialettico CFrianco!o.rte): la fondazione e la difesa deU-ldealismo oggettivo <Ie– na): la rottura con Schelling e la preparazione della Fe– nomenologia dello Spirito. Il Lukàcs consacra 97 pa– gine al disegno di quest'ope– ra. cho da molti è conside– rata il capolavoro di Hegel. certo uno dei libri più ardui che sian mai stati elaborati da mente umana, e che. con– forme alla mentalità enciclo– pedica del Filosofo di Stoc– carda. è anch'esso. a suo modo, una enciclopedia. La geniale interpretazione del Lukàcs. informata alla do\.-– t.rina manclsta. è natural– mente agli antipodi rispetto a quella dell'Hyppolite e di– versa da queua del Kojève (qui neppur ricordato), che pure ha dedicato alla Feno– menologia dello Spirito po– d~rosl e ponderosi studi er– meneutici: destino riservato alle opere che alla comples– sità della concezione aggtun- ,ono l'ermetismo dtl.J:espres– slone letteraria! E' noto che l'aspetto plò singolare del capolavoro gìovanlle begellano è dato dal fatto che lo atoriclsmo ne determina il metodo e la struttura. Per passare dalla coscienza Ingenua a quella H.Josoftca l'individuo deve percorrere lo. medesima via cruci., percorsa dell'Intera umanità, l'evoluzione del primo è enche quella della seconda. In condensazione abbrevLaU\ nell'lndlvlduo di tutte le esperienze del ge– neN! umano ne rappresenta lo stesso processo storico; sistema e sto.ria stanno dun– que tra di toro In un rap– porto metodologico stretta– mente nece,sarlo e rigoroso. Questo cammino della sto– ria viene nella F~menolo– gia dello SpiT1to percorso tre volte: perché? L'Autore ri– sponde affermando, con fi– nissima penetrazione.. che tale trino percorso è com– piuto In quanto Il processo di approprlazlone delle espe– rienze storiche del genere umano da parte del 11naolo viene scomposto in !asi di– verse. Nel primo stadio, per l'in– dividuo la società è un dato, qualcosa che eslste lndlpen– temente da lui. ed egli se– gue tutte le tappe della an– teriort: storia. umana non co– me storfa conosciuta. ma co– me una serie di diversi de– stini: nel secondo. raggiunta la razionalità. l'individuo ri– conosce il carattere della società e della storta come qualcosa fatto ln comune da– gli uomini, e, affinché e.iò non sia una conoscenza vuo– ta ed astratta. la coscienza Individuale deve percorrere un'altra volta l"lntero pro– cesso evolutivo del genere umano; nel terzo. appro– priandosi tulle le conoscen– ze attraverso la conoscenza della storia reale, la cosclen- stadio della conoscenza asso– Nella collana dell'editore Ceschina diretta da Riccar– do Marchi viene presentata un'ampia scelta di Sonetti e Poesie di Girolamo Co– mi, poeta di particolare ri– lievo. la cui spiritualità e il cui sentimento religioso si son venuti affinando e umanizzando in cinquanta anni di assoluta e disinte– ressata fedeltà alla lette– ratura, sia attraverso ampi contributi alla saggistica di pensiero sia con la pre– senza della sua opera poe. tica di cui basti ricordare Spirito d'armonia e Canto per Eva., rispettivamente del '54 e del '58. Spirito d'armonia valse a Comi il e Premio Chianciano > che ridette alla sua produzione quella luce di merito che gli spetta di diritto nell'ar– co del nostro Novecento. L'attuale raccolta, che si avvale di una chiara pre– fazione di Arnaldo Bocel– li sull'intera opera di que– sto poeta. è una scelta dei versi migliori e indicativi dei due libri precedenti. la cui lettura o rilettura mostra l'esito felice al qua– le può giungere una sem– pre più approfondiia ispi– razione. Le porte dell'Appennino di Volponi (Feltrinelli edi– tore) è certamente uno dei migliori libri di poesia che siano usciti in questi an– ni: uno dei pochi libri di autentica maturità di stile conseguita dall'interno del linguaggio realistico, senza Corzature nell'ambito di un'angusta e mal sentita concretezza, e senza alcun ripiegamento su vacui e falsi formalismi che ancora infrenano gran parte dei poeti che appartengono al– la stessa generazione di Volponi, il quale è del '24. quindi partecipe di quel rinnovamento del e reale poetico> che sta alla base del di&agio in cui si dibat– te la più giovane poesia del dopoguerra. Ora, Volponi, da L'anti– ca moneta (Vallecchi. 1955) all'odierna raccolta de le porte deU' Appenni– no, mostra di essersi volto con estrema serietà e con notevoli risultati al supe– ramento di questo disagio, che in lui appare - stando alle prove di oggi (e La vita>, e Il cuore dei due flumi •• e Le mura di Ur– bino>, e L'Appennino con– tadino>) - un problema risolto. I '' languori,, di Marino Moretti 1 u individuale gluni:e allo luta. e da questo rivolge uno sguardo rctrospetUvo a t.utta la storia antecedente. Qui lo spirito è pervenuto alla co– no1cenza adeguata di se stes- Una parte della critica ha, giustamente avverte il Sa· pegno, quasi w1 repertorio sistematico del crepuscolari– smo, si avverte la ,·olontà decisa di abbando11are quel mondo fine. a se stesso, an– clze se aperto a nuovi e non provinciali orizzonti. * ad uno scrittore che, proprio lo si può dire, ~ venwo cam– minando coi tempi, anche se la sr,a cresce.nte cotisapevo- so. la coscienza perviene a serva, e come tale si fa pa- ~ue~~:s~:'o:!c~~~u:~gc.Jcl.~ Dopo e un tempo di si– lenzio non indifferente > (venticinque anni) riappa– re un libro di poesie di Giuseppe Ravegnani. cri– tico di contemporanei e di classici (si ricordi Dal Pc– trarea al Manzoni), una raccolta che vogliamo al– meno indicare: Ode alla luna di. marzo, magistral– mente stampata dall'edito– re milanese Luigi Maes;ri nella collana e Italiani > che J{ià annovera La città cd altre poesie di Angelo Romanò, Poemetto del fiu– me di Guido Ballo, Poesie per Athikte di Roberto Sa– nesi. La nuova opera di Ravegnani, presentata da un breve saggio di France– sco Flora che illustra l'o– nestà e il rispetto della Li– nea tradizionale da parte di questo autore, accoglie versi che negli ultimi tren– t'anni il Ravegnani è venu– to accumulando in silenzio, net segreto della propria giornata. Poesie segregate per lungo tempo nel cas– setto, e che ora vedono la luce. pubblicate più per gli amici che per normali lettori, in una edizione non comune di 299 esemplari e perciò rara: immagini fa– miliari, soliloqui, incantati richiami, trasparenza di Ces:1re Vivaldi mira ad altro soluzioni. In lui il e reale poetico > si confi– gura dissociato, per sovrap– posizione: l'ispirazione fi– gurativo-dialettale, da una parte. di antica data, con– geniale (Otto poesie in dial.etto ligure aprirono la collana del • Canzoniere >, nel '51), e dall'altra l'ispi– razione dall'informalità del reale, e perciò un'aspira- · zione all'assoluto, che non vuole dire e astratto ,. o alogica astrazione dalla realtà. La problematicità. In dialettica di alcuni temi cari all'ultimo Vivaldi ne sono la prova. Una confer– ma da riscontrare in Poe~ sie liguri (Scheiwiller) e in Di.a.logo con l'ombra (Gra– fica Edizione d'Arte, Ro– ma.) ~!!~:;,e:r!r ~~~;~t:'ri!~n~ 0 ~i Marino Moretti. Da tale giu– di:,io lo scrittore. di Cesena– tioo non è riuscito spesso a salvare ni le poesie degli an– ni giova,rili, quelle. appunto che, con il passare del tem– po, appaiono sempfe meno: scritte • col lapis•, tanto s1 dimostrano, all'usura degli a,mi, non del ttato legate ad w1 momet1to co11tiugente o ad una stagione. persona– le, né (e opere in prosa: dalle novelle a • la 11 edova Fioravanti., dall' • Andrea– na • a • Il fiocco verde», passando via via attraverso ima cartografia narrativa che dal • Sole del sabato• a • la c~mera degli sposi•, è venula dipa,1ando w1 uni– verso a suo modo compiuto. Ora, che l'ironia, l'affettuo– sa ironia morelliaua, sia una delle componettti di questo cosmo non t da dubitare, ma attribuire. a que..sto e.leme.uto costillltivo maggior 1111porta,1- ;,itri ~re'::,~!~e::s'1/a es~:ie s:if~: no11 • ci sembra ni giusto né. caritatevole. Certo la data di partenzt1 di More.lii, poe– ta e scrittore, le sue stesse freque.nta~i.tmi., Cf?n.suet'-!dini e s1mpa11e.,appaiono surgo– larme,ztt. coi,icidenti con quelle del mo11do crt.pusco· lare, ma già in Moretti, a,!– che in quello delle • Poesie scritte col lapis•• che ap· paiono in alcwù tratti, come 1 languori e le malincome, le malintese umiltà, quel sen– timentalismo incerto tra sdol– cinatezza e riset1time.11to pren– dono nel Moretti, sùbito vo– tatosi alla prosa, w1 piglio più risoluto, una de,e.rmina· teua più esatta, 11,i morde11- te in cui l'ironia t un ele– mento comple.meutare e t1011 determinante. 11 More tti, in– somma, e non tutti se ne.av- d~df ;f;o~;~':zt,~~ ~~ ,:r~ l~":!~~ deva in ampieu.a di interes– si, non si pose limita:,ioni comunque, ma seppe quale. era o poteva essere il C"am– po a lui assegnato. I critici più consapevoli 110n manca– rono di avvertire questo • ,,i– rage •• condotto in modo pa– cato, ma non per questo me– no sensibile. La realtà am– bientale. de(li ini:,i del _se~ colo i nuovt fermenti sacrali, la Grande Guerra, il crollo di una società borghese ne.Ila quale pareva assommarsi se. non la perf.eziot1ealme. no una certa nobtltà con.sapevate. di ,;ita, le torbide lotte politiche :~1on·,;:n/;f io'g~,e;:diaf!. si; Re.sistema, gli anni in cui viviamo, trovano via via, nel· le opere di Moretti, specie di ìtIA.SSlìtIO GKILLANDI nelle. novelle, una puntuale rappresentazione tra diver– tita e commossa. Ma il cre– puscolarismo, possiamo be.n dirlo, è superato da un peuo. Noti sono più le beghine, le domeniche vuote., i fiori di certa a tentare la penna del solitario di Cesenatico, ma è la realtà: quella viva e ve– ra, anche se. filtrata attraver– sa una sensibilitd che aborre. dagli estremismi come dalla commozione troppo scoperta. la res mediana di Nloret· ti va ricercata in tutte te co– se, it1 una sorta di saggezza appena temperata di cullura– Usmo, ma non viziata da troppo se.ntime.nto e da trop– pa ironia. Non tutti i pittori se.nto,w congeniali i potenti chiaroscuri del Caravaggio, non tutti hanno l'ardire. de.I– le sue prospettive.. Ne.l mon– do non vi sono solo le. decise luci o le ombre allrettanto de.termmale del me:.z.odì, né tutti i personaggi possono sempre esser visti o rappre– sentali dal basso o dall'alto, c't anche chi si merte al loro stesso livello, nei loro panni staremmo per dire, e preferisce andare in giro a mirare la gente nelle. tenui ore del matlino o ne.Ile sfu– mate prospettive di una not– te lunare. Ciò accade al Mo– retti e non possiamo per questo dire eh.e egli pieglli la realtà a una sua ironia o compiacimento cre.pu.scola– re, ma piuttosto semmai che egli predilige un dete.rmlltato, e forse nemmeno desueto, aspetto del reale. Abbiamo detto di critici di– sposti a dar allo a Manna Moretti di q11estasua mutata disposizione nei confronli de– gli uomini e delle cose ed ecco che, oltre a Natalino Sapegno, già da noi citato, ci sovvengono, tanto per citar– ne due tra quelli militanti, Emilio Ce.echied Enrico Fal– qui. Dice il Cecchi elle i • ro– manzi della prima maniera hanno figure mollo spiccale e w1 rigoroso intreccio di eventi• e che la fantasia di Moretti appare destinata • a sliriciuarsi sempre più, im– pegnandosi in una realtà ch'era poi quella della nativa provincia•· Ma il collocarsi ne.I tempo e nello spa:,io, Io schedarsi in una be.n de.ter– minata temperie sot10 appun– to peculiari de.l realismo e del neore.ali.smo e. a tanto Alo– retti è giunto. Enrico Falqui poi, pur 111- sistendo sul crepuscolari,smo di Marino, rileva • un tono spesso acre e.d amaro• de• rivoto dagli a,ini. Questo work in progress, iu termit1i realistici 11011 può non es– sere oggi più disconosciuto, anclte. per rendere giustizia !:i;,ac~i~~~• a1f:'1;:gi:',; :~~j suo smalto forse un po' trop– po lucente in pro' di uno opacità luminosa che tuttavia 1wn smorza le figure e i contorni, ma Ii e.salta e li determina, dimensionandoli, nella loro intiere:.za. Più che nei romanzi tale procedimento evolutivo, m termini di sempre. maggiore aderenza a una realtà contitt– gentale, che esclude ed eli– mina i dolciari, i sentimen– talismi troppo compiaciuti e forse fa scomparire per sem– pre. quei dati psicologici che, per mollo tempo, furono con– siderali peculiari de.Il'arte morettiana: vale a dire. i languori, noi lo rileviamo dalle novelle elle apparvero tutte l'anno scorso, raccolte nella Collana dei Classici contemporanei edita da Mon– dadori. Il bambino cinquenne clte ne • Gli scappellotti• ac– quista, per la sollecitudine di un estraneo, coscienza de.Ila propria personalità, in con– trapposizione. cot1 l'amabile, ma intransigente dittatura pa– terna, ripete in termini mi– uimi, ma profondi, l'e,e.nio tema della tragedia dei dis– sidi tra padri e figli non cer– to svolto in chiave crepu– scolare. I.A madre della •Tre– dicesima• che si porta, da gare, nella casa in cui U ma- le leg&J del movimento della rito della figlia morta con- st.oria, alla conoscenza della duce la nuova i,wglie. e che, dialettica. della realtà. Pot– mfine, spende il suo denaro ché però questa non è un per la tomba dell'intrusa, 0 1· risultato bello e !atto. non !;,~a i~r!~~~a~~te~ 1 f1;~nt~a1i è una formulazione astratta. bene tra i crudi racconti di è necessaria la rassegna Hawtlionie. storica retrospettiva di tutta E cosl la vecchia ebrea elle la storia precedente. non già rivet1d1cail diritto di 11wrire come ricapltol"zlone degli (e LA panchina gialla•) come sforzi dell'umanità per con– i suoi correligionari trucidati ~=~::: adeguatamente la dai nazisti, è um'altro che un personaggio di maniera. Il L'arte la religione la filo– senso profondo di tragedia sodla sono tappe di questo che alberga ne •L'arola spen- Itinerario della conoscenza ta• in cui una madre deve, teoretica del mondo, della Ì1I pratica, scegliere quale dei dialettica come !orza motrt– d11efigli debba vive re o mo- ce di tutti i movimenti deUa rire, 110,1 è certo di estraz.io- coscienza e della realtà og– ne crepuscolare. la dirittu ra gettlva. morale dei due vecchielti che Abbiamo coperto gran par– nella •Fame• preferiscono te dello spazio disponibile affrontare l'avventura quoti- nello esporre u disegno della diana anziché. cedere d'un Fenomenoior,ia dello Spirito pollice sui loro principi, è di in quanto, come appassionati pretlo stile realista. Sono studiosi dl quest'opera tm– questi, e se ne potrebbero ci- mortale. abbiamo trovato !~~e Afa~~e:iAfor::t":tbf1 := :;~e ~~!~:;e;a~~teco ii !~~o p,::!eg~siun::~~ru::~'f() gherese sugg~tlonl non .ce– narrativo che uon indulge ai perlbilt nelle altre a nostra modernismi, alla realtà fisi- conoscenza; ma. a parte que– ca e metafisica dei giorni no- sto nostro personale lnteres– stri, denunciare le pecche di se. \.-.a pur detto che il conte- i!:a P:g;,~~! rf,~';di, ~~~ s~~ ~uto f:ill altri tre capitoli gliandosi dei sentimentalismi, el G vane Her,el getta !a– de.i languori e dell'ironia, ha I set d~ viv~da luce sulla per-– mostrato a noi e al nostro sonahtà d1 colui che Mallar– te.mpo ciò che effettivamente mé deflnl: le Titan de siamo, nel bene e ne./. male. l'Es;,rit Humcìn. De Il male minore (Mon– dador1) di Erba, Carta d'Europa (Rebellato) di Rondi, Il profumo dei tigli. (Feltrinelli) di Conti. e di qualche altra ra_ccolta (Sweet-B011 di Franco Si– mongini, Tena di Renzo Gherardini) parleremo la prossima volta. POESIA E VINO Il Tuscolo, periodico di cose frascatensi indice col patrocinio dell'Accademia Tuscolana e la collaborazione del Comune e dell'Azienda Autonoma di Soaaiorno e Turismo di Frasca.ti e del Consorzio Vini Tipici di Frascati Grotta– ferrata e Montcporzio il Premio e Botte di Pra~ti 1960• per una lirica a tema libero e un motto ispirato al vino. Regolamento: 11 Premio è _dedi~to a poeti italiani e stranieri i quali hal~ 0 a) i~~di~I~~ ~~~)tmi~aJ~~C ~r~ti~e ~n di ~~r Le liriche. in duplice esemplare, devono recare la firma e l'indirizzo dell'autore ed essere inviate alla Direzione del ~i=~• I~. Frascati (Roma) entro e non oltre il 30 . li. Pre!13io, che a aiudi!J~ .~mdacabile della Commissione ~~)~itipf~ =~Ji:ovis~~~siste in una botte (Litri E' istituito anche un premio aggn~.ntivo di litri duecento ~m~Jf~. la m;~e:~~ii~~fon~~f~ {~v;:~-/D duplice La proclamazione dei vincitori per la lirica a tema libero c per il motto ispirato al vino avverrà in forma solenne nel Ninfeo di Villa Torlonia in Frascati il 16 ottobre 1960,

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