la Fiera Letteraria - XV - n. 31 - 31 luglio 1960

Domenica3i luglio·. 19.60 t~ FIERA LETTERARIA Pag. 5 ][JL JL:U:JBRO ]())]{ cOU:U: SI PARLA * ◄ SCRJC'Jl''Jl'ORJC JCN JPRJC~O PIANO ► Silone senza Abruzzo Leonardo Sciascia r E' stato scritto. a propo– t.Sito del nuovo romanzo di Ignazio Silone apparso in questi giorni nella colle– zione dei, Narratori italia– ni ,. diretta da Niccolò Gallo per l"editore Mon– dadori, La volpe e la ca– melia., che per lo scrittore abruzzese i problemi della struttura del romanz.o. del– r angolazione dei perso– naggi, della lingua contro i\ dialetto e così via, è come non esistessero. 1n sostanza il lettore si tro– verebbe di fronte alle sue narrazioni come di fronte a uno scrittore dell' 800. con in più un margine di autodidattismo. Penso che quanto sopra sia vero sino a un certo punto. ossia sia vero nei limiti nei quali è vero per ogni scrittore. in quanto ogni scrittore è naturalmente un auto– didatta. se non altro per la necessità di adattare il suo mondo interno a quel– la che è la sua scoperta t . :t~ ~e~~ :~:~~~l~~e~ meno autodidatta di Si– lane. Quanto sopra è piuttosto jmportante per la valuta– zione di un romanzo carne La votpe e la camelia per un duplice ordine di c0n– siderazioni. Anzitutto per– ché per la prima \·olta - e non senza qualche 91.la apprensione di cui si ha la testimonianza nelle diverse redazioni di questo romanzo (che è già appar– ~o. assai meno e:;:teso che non in volume. sulle co– lonne di un settimanale romano) - un romanzo o un racconto di Silane non è ambientato nella sua re– gione. l'Abruzzo. anzi quel– la parte dell"Abruzzo che è la Marsica. le terre del Fucino dove egli è nato e dove egli ha appreso il sentimento di una condi– zione umana di a\Tiljmen– to e di dolore, che ha suscitato in lui quell'indi– gnazione morale. d a 11 a quale (si legga la bellis– sima prefazione al suo ro– manzo Fontamara) si può dire sia nata la sua VOca– zione di scrittore. Indi– gnazione morale. si badi. non indignazione ideologi– ca. anche se Silone è st.ato il cambattente di una ideo– lo~ia. ideologia che egli ha rifiutato quando si è reso conto che essa era dive– nuta il monopolio di un apparato, il supporto di una potenza politica. Ca– duta l'ideologia rimaneva tuttavia la pietà. la pro– testa, il sentimento di qualcasa da fare, l'assillo morale di una denuncia. Silcne è tra i pochissimi scrittori, che pur avendo rifiutato una certa ideolo– gia~ non si sono trovati nella n~sità di rifiutare 1a loro precedente produ– zione. segno questo che essa nasceva da una vera !spi razione. dal sangue del •SU? sangue, Non è vero - e questo è l'altro ordine di c0nsi– derazioni che vorrei cer– care di esporre - che Si– lone non si è posto il pro– blema del suo linguaggio narrativo per l'espressione del suo mondo. Assai pri– ma degli attuali teorizza– tori dell' <esplosione dia– lettale >, proprio nella pre– fazione di Fontamara. egli aveva scritto come l'ita– liano fosse per i fontama– resi < una lingua imparata a scuola, come possono es– serlo il latino, il francese, r esperanto>, una lingua straniera, una lingua mor– ta. i] cUi dizionario e la cui grammatica non aveva ormai alcun altro rapporto con essi. una lingua che in sostanza deformava e stor– piava (reto:icizzava dir:e~– mo oggi) 1 loro pensieri: Ma aggiungeva che egh non aveva altro mezzo per farsi intendere (< ed espri– mermi per me adesso è un bisogno assoluto>) cioè per comunicare non con i fontamaresi. ma con il mondo. e distingueva tra lingua e < maniera di :'ac– contare >. Accettare dun· que la lingua italiana (co– me del resto l'aveva accet– tata Manzoni per esprime– Te i suoi contadini e non soltanto contadini lombar– di) ma parlare nella lingua italiana la loro <arte di raccontare> cioè di met– tere una parola dietro l'al– tra, una riga dopo l'altr~, una frase dopo l'altra, di– cendo pane al pane e vino al vino, cioè chiarendo at: traverso un processo d1 razionalizzazione e di uni– versalizzazione. e i ò che dettava a 11' indignazione morale dello scrittore. il tragica mondo dei fonta– maresi. A eh.i si domandi la ra– gione della assai maggior fortuna all'estero che non in Italia (o meglio presso i letterati italiani) della narrativa di Silone si può di * FERDI/IIANDO l'IRDIA rispondere che il segreto sta appunto nell'aver egli saputo razionalizzare e unh-ersalizz.are il dramma dei fontamaresi. ma di aver soprattutto .• i,u,en– tando Fontamara. scoperto il dramma di una condi– zione umana evocato da una coscienza indignata da una passione morale, da una voce reclamante la liberazione deIJ·uomo dal– l'ingiustizia e dalla mise– ria. E" in-utile aggiungere che una posizione di que– sto genere è una posizione giansenista (non certo su un piano teologico) che assai difflcilm<?nte può es– sere accettata dal generale lassismo, anche religioso, degli italiani. Per la prima volta in– vece in questo suo nuovo romanzo Silone si t,rova fuori del suo habitat. cioè al di fuori di un mondo non più legato a lui da ragioni affettivamente ori– ginarie. Se Silone fosse stato uno scrittore della <esplosione dialettale> non avrebbe potuto. né forse dovuto. - senza ricOrrere a un artificio. quello ma– gari di farlo raccontare mettiamo da un fontama· rese - scriverlo: eppure questo romanzo non è meno <siloniano > de g 1 i altri, anzi direi che Io è assai più e come carica interna. e come <maniera di raccontare:>. anche se si svolge in Svizzera in un ambiente che non ha nul– la di e meridionale :> nel senso di una < letteratura meridionale>. Di origina– rio è rimasta in essa I"iln– post.azione drammatica, il giansenismo siloniano che è la risultante di un pro– fondo dramma della co– scienza e una certa fedeltà ai temi < terrieri > che cre– do inscindibili dalla nar– rativa di questo scrittore. Il romanzo si svolge nel Canton Ticino. negli anni durante i quali (tra il 1930 e il 1935) esso fu centro di un'attiva emigrazione antifascista. ma il suo pro– tagonista Daniele. un con– tadino svizzero, che nella prima giovinezza. per l'in– giustizia del padre verso la madre. ha abbandonato casa e beni e vi è tornato, dopo aver fatto l'operaio a Sciaffusa, quando, morto riconciliato con lui il pa– dre, ne eredita il fondo, sul quale vive con la mo– glie e le due figlie. Daniele, uomo semplice e retto, ma intelligente. appassionato, devoto alla causa della libertà, è le– gato ai gruppi di anti– fascisti italiani. tra i quali è un giovane operaio ber– gamasco Agostino quasi fi– danzato con sua fi.glia Sil– via, che lo aiuta talvolta nei lavori dei campi. Na– turalmente essi sfidano il rigore della polizia elve– tica a protezione della tra– dizionale neutralità del paese, nonché gli intright d•ll• polizia .,gttla la· scista. E un'ingenua vec– chietta fiorentina. Nunzia– tina. che risiede da trenta anni nel Cantone, li mette sull'avviso delle mene di un agente provocatore del– l'Ovra. Agostino lo attrae in un tranello e lo ferisce: lo se h e m a ottocentesco della società. Un mondo eontadino, occorre aggiun– gere. assai evoluto, e pur tuttavia cristallizzato nel– le sue gerarchie familiari, ma forte di una sua co– scienza civica e di una s u a perentoria passione morale di cui Daniele è un'alta espressione Ce ac– canto a lui Agostino, e il falegname Franz. detto l'Agnusdei. un appassio– nato libertario cristiano. ma anche la madre di Da– niele e la giovane figlia Silvia. due figure femmi– nili disegnate con grande e amorosa finezza). L'altro piano è quello politico, o meglio quello che si iden– tifica cal senso della realtà morale di una lotta per la libertà che è una lotta. in sostanza, per la di~nità dell'uomo e che in Silone ha un riverbero religioso. quel giansenismo non teo– logico di cui si diceva che è appunto il segreto della fortuna di questo 5-crittore fuori d'Italia. Ma si può dire davvero che in questo romanzo non d sia alcuna traccia di Silone <scrittore del sud > italiano? Sarebbe questo un troppo lungo discorso: ci basterebbe a questo pro- posilo ricardare quanto so– no intimamente <nordici > scrittori tipici del Mezzo– giorno, carne Pirandello e come Alvaro (e. perché no?, carne Verga). Anche in questo r<>manzo traspa– re un senso arcano e ar– caico della terra che è sem– pre alla base dell'ispira– zione di Silone; e di una incomunicabilità pressoché esistenziale dell'amore nel– l'amore, anche in quello paterno di Daniele ,per Sil– via. II bellissimo episodio deJ viaggio di Daniele e di Silvia, durante il quale né al padre né alla figlia riesce di rompere (ed essi lo vogliono can tutte le loro forze) il diaframma del loro dissidio. è in que– sto senso assai significativo e illuminante. E quanto sia alto quel sentimento della giustizia in Silone, la sua manzoniana pietà per gli umili e gli oppressi (man– zoniana nella sua struttu– razione logica, ma quanto meridionale nel suo fondo) si avverte pienamente nel personaggio di Nunziatina l'inconscia vittima di tutta la dcenda, espulsa inno– cente dal paese che l'ha ospitata per un trentennio: gli umili sempre schiac– ciati dalla storia. FERDlNANDO VIRDlA 1\ppunti per la notte * di SERGIO Qlllll·z,o Abbiamo inventato la diiesa socia 1 .e, per sfuggire alla t,ensione tra ven.detta e perdono, l'igiene sessuale. per sfuggire alla ten.sione tra l_ibidine e ca~titd, la cultura. per sfuggire aU~ tensione tra. sapienza e ignoranza, t'assistenza sociale, per sfuggire alla t~– sione tra caritd ed egoismo, la difesa. pe-r sfuggire alia tensione tra guerra e pace, la ~evoz.ione,_ per sf,,tpgire alla tensione tra fede e negazione. Abbtamo ucci.so tutte le cOse vive e forti: l'odio, l'amore, la fame, ta gloria, la vendetta. Siamo finti. A forza di fingere, la finzione è diventata ta nostra vera ~~ra, non nasconde più nut.la . Non ha -neppure pm la tensione implicata dal camuffamento. * Gli "ideali.'' nascono dalle più profonde esigenze e dalle più grandi speranze dell'uomo, ma si ~lon.– tanano via tria dalla concretezza umana per d1ven– tare astratti e rarefatti. Fino a giungere all'estremo odierno in cui "ideale" è sinonimo di "irrealizzabile". Q1Lesto 'passaggio dal c0ncreto all'astratto è in so– stanza un processo di. mitizzazione, che ha scavato lentamente. attraverso la storia, un abisso tra la vita e gli ideali, i quoti diventano c0si sempre meno capaci d.i influire stùle nostre scelte. In compenso. essendo morti, gli ideali 'Sono di– ventati magnifici, hanno acquistato una purezza quintessenziale. * Se noi oggi sorridiamo degli ~ntichi egiziani che, per paura di dover lavorare dura~-te nf:l. regn<? delle ombre mettevano statuine di contadmt e di artigiani nei loro sepolcri, che lavorassero in loro vece, domani si sorriderd delle nostre certezze razio– nali perché si vedrà che non sono altTo che una dell~ tante ps~cert4:22~ che si_ sono avvicendate aUa ribalta della incerttsstma stona del mondo. * Se iL Linguaggio è I<> s!rument.o clu! edi/ica, attra- verso la comunicazione, la camunione fra gli uomini, i veri responsabili della sopravvivenza o della rovina dell'umanità sono per usare i termini di N orberl Wiener i "sacerdOti detla comunica.rione": ,,intellet– tuali o 'zetterati" da una parte, "scienziati" dall'altra. In altre ep0ehe questi due "ordini sacerdotalt della comunicazione" si ispiravano agli stessi pr.incipii ed avevano una formazione analoga. Si realizzava così un equilibrio che oggi, con la toro separazione, è spezzato. E', quindi, spezzato in due tronconi Lo stesso linguaggio. Iniziato il processo di ?ivisione, i ~ue tronconi si sono a loro volta J-raztonati nei mille linguaggi standardizzati dei vari specialisti, ciascuno dei quali è incomprensibile agli altri specializzati, e tutti insieme sono insieme incomprensibili ai non specializz'ati, all'uomo non standardizzato. Il saggio e l'articolo, di sapere letterario o scientifico, rist.tltano ormai comprensibili. rispettivamente, soltanto ai let– terati e aqti scienziati. La perdita del linguaggio, già nel simbolo della torre di Babele, è la perdita deU'uomo. SJ?RGIO QUINZIO Arrivano i nostri Alto ·sulla costa del mar d'Africa, Castel.rosso (il nome da un castello d1 pietra rossa. vuoto e verde di ortiche den– tro le mura intatte) è un pae– se che d'inverno dà U senso che la rosa del venti, in un continuo lampeggiare di la– me gelide. tro\'i tra quelle case ammt.11:Chiate dlgr3dan– ti il suo centro. Vi si accani– scono tutti i venti. da ogni p3rte: e il paese sembra. an– che nelle ore alte del giorno. abbandonato. La vita si svol– ge dentro le case scure. in– torno al bracieri di rame in cui arde una tenace carbOnel– la di gusci di mandorle o. più economica ed effimera. di sar– menti. ?-.la quando i venti si placano nel tardo avvento della primavera. tutta !"attivi– tà degli uomini e delle donne. l'intrecciar corde e il foggiare argilla in anfore e gr::i.ste. il far da bucato e da cucina. si altre capitali: per fl.nirce. estrema delizia, a Stoccolma). vomiti> !erro e Cuoco. Il Con– cte'tto del!' incoronaziont! si spezzò: e una voce impastata. pien3 dl contenuta '\~OlP!U-3.. disse: ..Attenzione attenzione: vi parla U generale Vasille!. comandante delle truppe TU.9- se in Italia. In questo momen– to l'esercito dPU'Unlone deUe :~~~':!~~~i;;; azione di paracadutisti e di corpi da sbarco. le ph) grandi città Italiane e tutti I centri di importanza militare. Tutti i cittadini italiani, in qualsia– si luogo si trovi.no. sono in– vitati a non muove-rsi: porte e finestre debbano essere chiu– se. sarà passato per le anni chiunque sarà sorpreso a spiare nelle strade o ad at· tr::wersarle. I soldati russi po– tranno raggiungere qualsiasi centro Italiano in pochi mi– nutL I comunisti italiani. mu– niU di tt>SSeradel Partito, si radunino nei municipi-. Lo voce si Interruppe e poi bef– farda riprese: ..Coloro che si chiedono che cosa farà l'Ame– ric3. sappiano che da due ore le città di New York. Pitts– burgh. Washington. S. Fran– cisco e Kansas City non esi– stono più. Il governo comuni– sta dPgli Stati Uni.ti d"Ame– rica si è costituito ad Hele– na. nello Stato del Montana. presieduto da Henry Wal– lace- Il s!len21o si rapprese co– me ghiaccio: e dentro quel blocco i soci del circolo dt>i ch•ili erano congelati come merluzzi. Una voce che non era più quella del generale Vasilief disse: « In questa gra– ve ora per il nostro paese e per il mondo. levitiamo tutti g!i italiani ad un contegno responsabile. civile e corretto verso I soldati dell'amica dal divano come se U."la ttec– cia gli si rosse conficcata a la– to, manc3Ildolo per un pelo. Nella comune angoscia. qual– cuno trovò la forza di sog– ghignare: ché il cavalier Fon– tana ero. a tutti nota e a lui solo igDOta la sventura. un cornuto; e come tutti i cornu– ti. parùiva sempre della mo– glie e dell'amore che li lega– \·a. • E mia moglie? •. disse ancora il cavaliere, con voce a~gropp:ita di pianto . ..Abbi-amo tutti una mo– glie ... disse l'avvocato Trupia che non ne aveva. • Ma mia moglie è come un3 bambin3: se. Dio liberi. si vede comparire davanti un soldato russo. muore sul col– po ... Tutti pensarono: « Se lo tira a letto"'· ma con civiltà !"avvocato Trupia disse: .. La– sci perdere .... ...Lascio perdere? ..., gT:.dò. ferito. il Ca\•aHere. « Lascio perdere un corno!,.._ ..Appunto .... disse eelido Trupia. ..Finiamola ... disse !I com– mendatore Cdcll'ordine di san Gregorio) Ferrazzano. • Io domando e dico se questo è il momento di impiantare una zuffa tra noi, mentre la C4Sél brucia. Ragioniamo ...... .. E che c'è da ragionare? ... àomandò ll medico Ferlisi. « Cè da ragionare ... disse Ferr.iz.zano. ...com'è che si mettono le cose nostre: siamo qui. in questa trappola di cir– colo. il circolo dei galanwo– mlnl Non so se c'è bisogno di ricordarvi che la canaglia_ ..., J>& la parola che gli era sfug– gita L.-npallidl . « _JJ popolo volevo dire, ha attaccato il fuoco a questo circolo nel 1866 e nel 1943: e po!cbé non c'è due senza tre. mi pare stia per verificarsi il teno incendio: e queste \'Olta noi ci siamo dentro. Le strade mi licenziamento .., « Dimentichiamo quel ver– bale •, disse Trupia. « Anzi: Uratclo fuori e bruciatelo. Ora io chiamo il came.."iere e gli faccio un certo di– scorso._ ... Suonò 11 campanello. Nel sonno del cameriere. che dor– miva appoggiato al blliardo. lo squillo fece esplodere. grande e luminosa come una scritta al neon. 13 parola che mentalmente usa\ 1 a a designa– re tutti i soci del clrcolo. ed era Insulto da licenziamento In tronco. Stiracchiandosi si avviò alla sala di conversa– zione: e passandone la soglia si senti im•estito da una cal– da ondata d! simpatia. di a!– fetto. Ne ebbe sgomento: e acuta diffidenza i:::isorsea di– sperdere la nebbia del sonno. ...E' venuto U momento. ca– ro Gaetano ... disse !"avvocato Trupia con dolcezza. ..che ognuno può dire veramente quello che pensa: ognuno ha le proprie idee. e le idee vanno rispettate. si capisce quando sono giuste. quando tendono al progresso. al bene del popolo. alla giustizia so• eia.le. .. Tu, ed è più che giu– sto. sei comunista_ .... ..Non sono comunist:3 ... dis• se Gaetano .• e se arrivo a capire chi è quel cornuto che va infamandomi con questa diceria. lo giuro sui miei fi. gli, l'ammano come un C3ne.. A eh! ti leva li pane. le\·uli la vita: certo è qu.alcuno che vuol prendere li posto mio - ..Tu il posto non lo perdi-. disse Tropia. .. Ti prometto anzi un aumento di stipendio: ma se sei comunista devl di~– melo. Hai la tes!era? .... • M::i. che tessera?... disse Gaetano riscaldandosi .• lo la tessera di comunista non l"ho mai avuta. nemmeno ci voto per Il comunismo. nemmeno :v1~i~~t! ~.:ft:u 1 ;!:: ~-------------------------------, se pare calato dentro una gran fornace, a cuocere come le anfore e le giarre dei vasai. Z.Ianoi vogliamo raccontare di una sera d"inverno a Ca– stelrosso. e precisamente del– la sera del 13 dicembre del 1956. L'urlo del vento t.1"13 le case. chiazze di luce nella bel· letta delle strade. tenui strisce di luce dalle imposte serrate. Serata di me,za resta: ché il paese era votato. oltre che ad un santo eremita di faccia ne– ra e di nome greco, a santa Lucia; e in onore della santa in ogni casa si cuoceva il fru– mento. che poi veniva condito con zucchero o miele o vin cotto e~per coloro che soffri- ~:.d~~ au:!~ec~ed:~: devota giornata. Perciò, in »razia della mez.za testa. gli uomini si attardavano nei cir– coli e nelle osterie. Nel cir– colo dei combattenti e reduci ferveva il giuoco dello scopo– ne; nel circolo dei chili spu– meggiava Uare conversazionP sulle doruie. Le strade erano deserte. chi stava al circolo o all'osteria voglia di rinca– sare non aves.-a:riscaldati dal- 1'-amicizla e dalle stufe a gas. gli uomini di Castelrosso ri– mandavano di meu·ora in mezz'ora la dPClsione dl af– frontare il vento delle strade e il gelo delle loro case. Nel circolo dei civili la ra– dio trasmetteva U Concerto dell'incoronazione cli Mozart: concerto che J>Prdon Gerlan– do Ficarra. che amava la mu– sica di Mozart quasi quanto amava le donne. era una sor– presa graditissima. poiché il programma della giornata non lo prevedeva; ma a volte accade che alla radio un pro– gramma venga. all'ultimo mo– mento, sostituito da un altro. Sull'incantevole trama della m!.IBica.don Gerlando muovP– va la rappresentazione del suoi ricordi; era stato a Vien~ na subito dopo l'annìstìzio. nel 1918. quando ll governo nostro Inviò in dono alla Città affamata un convoglio di gra– no; e lui. ufficiale di scorta. era stato ospitato dagli au– striaci in un albergo di stuc– chi dorati e specchi. e leggia– dre camerien:- 1n nitido bian– co e nero gli si muovevano in– torno come sull'onda di un valzer; e una sera un collega austriaco. pe.r divertire l'ospi– te. aveva messo in palio un mucchietto di corone. premio alla camn!era che avesse le gambe più belle: e don Ger– lando giudice. La veste nera delle cameriere si sollevava oltre le giarrettiere. sple-nde– va U bianco della carne. la trina nera o rosa delle mutan– dine.- E di colpo la carta d'Europa. che agli occhi di don Gerlando venh"-3. popo– landosi di cameriere e di letti a due piazzp (ché dopo Vien– na avrebbe ricordato Parigi e Una narrativa * siciliana di ALBERTO BEl"ILACQOA. Vorremmo iniziare questo brei•e pre– sentaz.io11e,con una messa a punto che ci part! indis,nnsabile per capire le linee di svolgimento di certa narrativa sici·– Iiana d'oggi. La Sicilia, giovandosi pro– pn·o di certi fo11damentali punti di for– za regionalistici, ha contimcato a darci, dalla s«:anda metd dell'ottocent6 fino ad oggt, un eumpio di coerenia, in let– teratura, che certamente può insegnare qualcosa nella rimanente e dimensione nazionale • del nostro lavoro estezico. Mentre molti /allori, di ordine storico sopratutto, hanno fatto sl clte il qua– dro della narrativa continentale del no– vecento risultasse affollato di molti volti, di molte fisio11omie, - con la canst:– guenza dell'irreperibilittl di 1m fondo co– uume ben individuabile -, la na"ativa siciliana, arroccata nei suoi umori e 11ei 5'Wi approfondimenti interni persino egoistici, ci presenta un volto singolart!, deli11eatodall'adesione di più personalitd di spicco. Una specie di procedimenlo contrario, d:mque, che ha permesse ai sentimenti di maturarsi nella sfera sti– listica in una maniera i11confondibile ( oggi si ha un'ironia ,. siciliana, un mo– do di costmire il racconto tipicamen– te siciliano, ecc.-}. E, oltre a ciò, è sem– pre stato chiaro. a caloro cht: si imPt!– gnavano 11t:ldare la loro adesione alla linea conmnt:, alla comune risoluzione di ct!rti problemi, il • modo,. in cui le cose dovevano essere dette o, meglio, la fonnula che doveva adottarsi per espri– mere, alla fine, il proprio pensiero. Si so110avuti, cosl, il periodo del lirismo, qut:llo dell'ironia amara e, infine, quello della socialitd: il tennine che costitui– sce, ogg{ ,il problema fondamentale per chi lavora all'ombra del Verga. Anche I'impeg110 di partecipare ad un dialogo da svolgersi su di un tema sociale, di partecipare ad una !otta di idu sul pia– no del coswme e della morale, viene ada11a10,dal narratore siciliano, ai fini ch'egli sa essere i suoi ,•eri: principal– mente. alla necessitcl di non discostarsi mai da quella linea di conservatorismo interiore, di filosofico buon senso, di do– minio intdligentt: sulle cose, che so110 poi le componenti essem.iali di un mo11- do ideale immutabile. l panni dello scrittore siciliano li abbiamo CCJstmizi (o, meglio, tratteggiati) su di una figura ben individuala: quella di UX,nardo Sciascia che - tra i giO\,ani - ci pare l'unico cl1e abbia capito il modo in cui è necessario impiegare i valori di una tradizione, anche molto recente. Dai tempi de < Le parrocchie di Regalpetra :., la penna di Sciascia si è andata modu– lando w:rso pit, di una direzione. Po– tremmo dire d1t! a De Roberto si è ag– giu11toBrancali, in una prospettiva este– tica in cui sono entrati, di forza, i ba– gliori delle più erompenti esperienze cul– turali spagnole. Il breve racconto che qui presentiamo, comunqut:, sofferma la nostra attem:.ione su quell'alleggiamen– to psicologico, ancor prima che lettera– rio, divenuto abituale al narratore :sici! liano in questi ultimi tempi. Alludiamo a quell'c ironia sottile nelle cose e nelle idee• che, forse, prelude a tinte più dure e violente. La vera naltlra di Sciascia, infatti, è dt:l libdilsta con apertztre li– riche: e a questo, propn·o, può portare la pasta dell'irot1ia che serpeggia 11el racconto, leggendo il quale non si può non convenire di trovarsi di fronte non solo ad uno scrittore che ha capito perfettamt!nte certa mentalitcl della Si– cilia d'oggi, ma anche ad :ma persona– litcl artistica di primo piano. ALBERTO DEVII.ACQUA Unione Sovietica. Tra qualche minuto il compagno Palmiro Togliatti parlerà alla na– zione- pare si-ano ancora deserte. per U socialismo. nemmeno per quello di Saragat: e lei. signor avvocato. il tradimen– to di queste domande non do– vrebbe farmelo_ ... Negli occhi di ciascuno le tacce degli altri. inespressive. morte, giravano e si accozza– \'3110 come in un caleidosco– pio. La radio aveva solo un lugubre fruscio. La voce del medico FerlizL S\ •enat.ae tre– mula. disse: « Cosl doveva fi– nire: tanto st Ura la corda che si rompe._ Ci avrei messo la testa per scommessa. che fi– nh·a cosl .: dimenticando che quello stesso giorno. all'oN: di vespro. aveva previsto. in una eventuale guerra tra Russia e America. esito tale da ridurre la Russia. per dirla con espressione sua. a tritato da ragù. « E mia moglie? ... gridò il cayallere Fontana balzando su roo~;;i::gt~ ~j~~ u:il~ai:~ stre case.- - ..Lei è pazzo - disse Ferll– si. .. Se cominciamo a tra- ~t~~e la~lt~r:~\·racte ~!cli~ .. Che tradimento?.. disse l'avvocato ... E allora non sai niente? Non sai che U comu– nismo ha vinto la partita, che I russi sono padroni del mon– do. che stanno arrivando an– che a Castelrosso? .... L'abituale insulto. rosso come sangue. si accese nella mente di Gaetano: questa volta particolarmente rivolto al Trupia. .. Mi vogliono pren– dere come un sorcio ... pensa– va, ..Vedi che trappola mi stanno armando: una trappola ~~~u:t1; ~sJ~~> il ~eal s~~~~ Daniele aiuta l'amico a fuggire e a nascondersi. e quando d<>pOalcuni giorni di assenza ritorna nella sua casa, apprende che la moglie e le figlie hanno ospitato e curato un gio– vane italiano lievemente ferito e che la giovane Sil– via si è innamorata di lui, dimentica di Agostino. che del resto, esule e sempre in pericolo (ma Silvia non lo sa) non le ha mai espresso i suoi sentimenti. Daniele in.tuisce e anzi ha la certezza che il giovane è l'agente fascista ferito da Agostino, ma deve tacere. Contraddizioni della democrazia nostre femtgUe._ Io Invece di– co: male non rare, paura non avere.- Non siamo. è vero, co– munisti: non abbiamo la tes– sera... E chi ce l'ha. In que– sto paese. la tessera di comu– nista? Una ventina di perso– ne. che non avevano niente da perdere_. Nol. col posti che a\·evamo. io di medico condotto. questo qui di vete– rinario. quell'altro di profes– sore. !orse che potevano per– metterci il lus-~ di !are i co– munisti?_ Ma dentro. aveva– mo la nostra idea: e se no co– me si spieg.a che I "Comunisti prendevano duemila voti., con soli venti iscritti? ... Io per parte mia dico. e sono felice di poter finalmente dirlo. che nel cuore ho tenuto sempre per il comunismo: Dio_, la natura voglio dire. ci ha crea– ti uguali: e che è giusto che il commendatore Ferrazzano possieda tant3 terra che ci vuole una giornat4. di cavallo per attraversarla. e c'è gente che non ba il pru1e quoti– diano? ... Ma l'hanno trovato l'osso da rodere: manco in punto di morte lo dirò come la pen– so•. Sforzandosi alla calma rispettosa disse: « Io, anche se i russi stanno a Castelros– so. anche se mi piantano nel– la pancia una schioppettata. dico sempre la stessa cosa: non sono comunista. il comu– nismo mi fa schito. è cosa da debosciati, da gente che non vuole lavorare e si vuole get– tare sulla roba degli altri ...- La sua opposizione al matrimonio della figlia passa quindi per una sua stravaganza di padre amo– roso. Durante una visita a Silvia il giovane si rivela per guelfo che è: avendo scoperto per caso alcune carte compromettenti per gli esuli italiani che Da– niele custodisce, fugge ru– bandole: e qui il dramma sale al suo acme. sia per i riflessi che il gesto del giovane ha sull'animo di Silvia, sia per la compren– sibile disperazione di Da– niele che si trova ad avere, sia pure contro la sua vo– lontà. messo sulle tracce dei suoi amici politki la p01i– zia che li bracca. Ma il dramma ha il suo sciogli– mento nel suicidio del gio– vane. che cosi si rivela migliore di quello che non si potesse sospettare, e for– se degno del ricordo di Silvia. li romanzo è giocato su due piani: quello di una rete di affetti molto inten– si, in un mondo rimasto fermo in quello che era (continu~ pag. 3) al corpo intero della na– zione più forza e gloria pos– s'.bili ma nel dare a cia– scuno degli individui che !a compongono più benes• sere e meno miserie, allora rendete eguali le condizio– ni e costituite un governo dernocretico•. Ebbene, quali che siano le nostre personali prefe– renze, la realtà mondiale, oggi, corrisponde alla se– conda ipotesi del Tocque– ville. Ma non è diUicile ac– corgersi che l programmi 5colasticl son tuttora ri– spondenti alla prima Ipo– tesi, e in grave cootradài– zione con le vere richieste di una società democratica. La medesima contraddizio– ne insidia i rapporti di po– poli che vivono un certo genere di vita. e credono di poterlo giustificare con un linguaggio che proviene dal polo opposto. Oggl po– tremmo trovarci a combat– tere la guerra dei trent"an– ni, perché tutti I combal- tenti abbiano U bidet. Ma I gioveni non vogliono com– batterla; giudicano idiota l'accoppiamento del mate– rialismo e dell'eroismo, e vogliono il bidet senz'esser costretti a farsene un idea– le. Non credete a me? In– terrogate i giovani o chi li frequenta. Ho sentito dire più volte: i giovani son tut~ ti fasclstl. Non è vero, ma son disorientaU. Nella prl· ma parte del discoriso del Tocqueville, sembra rlas- 6Unto lo spirito ormai vec– chio della nostra •scuola. buona per altri ideali; nel– ---------------------, la seconda. le esigenze della nuova società, i cui fln1 non corrispondono affatto alle cose che noi insegniamo e che poi richiedlemo agli esami. Sarà per questo che gli epigoni di una genera– zione eroica stanno ster– minando (agli esami) i pri– mi rampolli di una genera– zione democratica ? La ri– sposta aglJ specialisti, al– cuni del queli (come colui che ci ha offerto il passo del Tocqueville: G. Goz– zer, Democrazia e civismo, Firenze, Le Monnier, e più rivoluzionario: Primato tec– nico e primato scola.!tico nella competizione mondia– le, Roma, Palombi) son già ben oltre il momento della proposta cauta ed esitan– te, c:he è pur contenuta nel presente avvertimento gior– Simone de (continua da pag. 3) usciti con ~ sintomatica prefazione del filosofo fran– cese. Se un valore e una validità in senso assoluto sono da ricercarsi in queste memorie a sfondo esistenziale, l"uno e l'altra sono nel carattere di « dossier », di testimo– nianza, che la De Beauvoir ba voluto dare alla sua ope– ra: un taccuino in cui è la storia culturale di due gene– razioni, tra due guerre, in cui sotto la vernice di una sorta di autobiografismo sag– gistico non è difficile scor– gere le reazioni ,a volte vio– lente e incomposte, di una ri~~~o~e ~ta p~;gtelsi trovò disarmata, per un nu– golo di eventi che le preci– pitò sul capo, al momento Beauvoir dello sfacelo della Francia in quanto società e collettiva organizzazione. La Simone De Beauvoir è stata forse la sola ad uscir vincitrice, e per merito di Sartre, che le ha insegnato anche come sia possibile far dell'autobio– grafismo, senza far letteratu– ra della e memoria •. ma scientificamente, con rigore filosofico. Per questo, al– l'inizio di questa nota, si ac-– cennava ad una parabola della cultura francese, ed eu– ropea sotto ceni aspetti, Qen percettibile tra le pagine di questo libro: arco ideale che si identifica nelle due punte estreme, il e memoriaHsmo ,. romantico e la e scienza,. esistenziale; che è poi come dire da Sand alla De Beauvoir, principio e fine di tutta una problematica. W. M. nalistico. V. C. « A.rrticomlo •· disse Ferraz– zano .• non si agiti: siamo nel– la stessa barca: io ho le mie terre. quelle che mio padre mi ha lasci-ato; ma lei sl ri– cordi che c'è qui. agli atti del circolo, un verbale che porta la sua proposta di llcenziare il cameriere perché sospetto di comunismo ... Fe.rllsi si accasciò con un gemito. Come sempre pronto. e ric– co di risorse da pretura. l'av– vocato Trupia disse: ...Però il cameriere noi non l'abbiamo ltcenz.iato: l'abblamo qui. è un ragazzo devoto._ - « Era ,..,disse don Gerlando. « Se dc.>manilo troverete giu– dice di un tribunale del po– polo. raccomandatevi alla sua devozione: e quando vi met– teranno al muro. mi direte._ ... • Quando ci metteranno .al muro.., precisò Trupla. .. ro l'ho sempre trattato bene - reagl don Gerlando. ..e se volete rileggere quel verbale. è detto chiaro e ton– do che io ml sono opposto al .,.Queste cose,.., intervenne il dottor Ferlisi. « le dicono quelli che non capiscono. o non vogliono capire. che cosa è U comunismo: Il comunismo è l"idea più giusta. più ,anta che ci sia mai stata al mon- do___ « Non è partito d"ordine .... disse Gaetano: e questa frase migliaia di volte aveva senti– to ripetere dal dottor Ferli– si. « A me l'ordine piace: lo dico anzi che con Mussolini c·era più ordine di ora. ogni eosa stava al posto giusto_ .... « E che sei rascista? -. do– mandò U FerlisL « Non sono nemmeno !asci– sta ... disse Gaetano. -.A par– lar chiaro, quando vado a vo– tare io taccio una croce gran– de quanto tutta la scheda: non voto per nessuno. di politica non so e non voglio sapere niente ... Poiché non c'era da cavar- ii~i~~~~- ild~tia :;:~ ~1 quel che stava accadendo: tra poco. dalle parole di Togllat~ ti. Gaetano si sarebbe per– suaso a confessare: ché per essere comunista lo era, Tru- p!a ne e.r.acer-..o.Perc:ò ln\·!– tò U cameriere a sedere tra loro. per sentire quel che avrebbe detto la radio. A Gaetano pareva di sognare: non volev.a sedere. sembran– dogli sconveniente sedere. in presenz.a dei soci. su quelle p0ltrone dove quando era solo usava sdraiarsi: ma alle af– fettuose insinenze cedette. La radio taceva. Il profes• sor Marchica che. insegnando filosofia. u..,i:.avadedicare a Carlo ~l.anc più attenzione di quanta, a giud.lzio del ca– nonico che in quel liceo inse~ gn•'\-a religione. ne meritasse <e si trovava nella quarante– na di un"inchil'sta mlniste• riale). disse: ~ Ma questa ~ un'aggressi1,ne. una cosa da ladri di J\IUSO: non possiamo accettarla cosl....... Lo guara uono con spave:1- tato stupor.•. .. E che siamo all'opera de: pupi? ... disse il suo colleJ:a Ruta: e con feroce Ironia citò: _. Orazio .sol con– tro To.scana tutta: pigliati la Sch!oppetta di tuo nonno ce torna 3 fare ·u partigiano .... ,. Un momento ... disse Tru• pia. che amava distinUoni ce sottigliezze. .. JJ professore parla di aggressione. ma lo dico c.he bisogna distinguere: c'è aggressione e aggressione: c"è l'aggressione ingiustificata. gratuita. come quella 1'.ascista alla Greda e quelle c.heusa\·a fare Hitler; e c'è !"aggressione giustificata. direi anzi provo– cata. Tecnicamente. l"attacco dell"Unione Sovietica alle po– tenze occidentali è u."l·aggres– sione: ma sostantialrnente. moralmente. non lo è. La pro- ~~u~0di~e1 s~~a l~~~~nee co~: vietica si è tro,-ata in stato di necessità __ ... .,Giusto. bravlss'.mo. è \'e– ro -. approvarono tutti: tran– ne il professor Marchica che. i soci pensarono. !orse aveva perduto il senno per l'im– prnv\1iso colpo della notizia. ""ll fatto è •• disse il notaro Pecorilla. « cbe pres".o o tar– di. aggreS6ione o no. il co– munismo la putita do\•eva \incetla: sicuro com"è sicuro che dopo 11 giorno viene ia notte_. Cioè. voglio dire. co– me dopo la notte viene il giorno. La storia. signori miei. la storia: io credo nel– la storia- come... come...... Non rfusch·a a trovare cosa in cui avesse fede come nella storia: avendo subito scartato Dio CQme un lapsus della mente. ...Io credo nella libertà •. disse Mareh!ca. Era stato sempre un p0· pauo. anche durante U fascismo si era fat– to cacciare dall'Università: e poi aveva fatto il partigfa!lo in Liguria. Ma stavolta pa► sava il segno. • Mi Ca ridere, la libertà ... disse il cancelliere Frasca ... E chi l'ha mai vista. la libertà? Dove sta di casa? E che vo– gliamo chiamare libertà. quel che c"è stato fino ad oggi? Di~rdlne era. confusione. ar– nffa arraffa... Quando c'è gente che wftre e gente che sciala. me la saluti lei la li– bertà- Volete che lo dica chi.aro? Io stasera mi sento a posto: è dalla scisislone di Li– \-Orno che credo nel comuni– smo._ Puri:roppo, per guada– gDarml il pane. non ho mal potuto esprimere la mia idea: ho fatto il !esso pe.r non paga– re il dazio_ .... ...Come tutti ... disse !I com– mendator Ferrazzano. La radio stridette. La voce del generale Vasille! galleggiò su sommesse risate e su..~– ri: disse: « Attenz.lone atten– z!one: qui il generale Vasi– Hef ... PoL non più impastata e \iolenta. ma sciolta ed al– legra: .. L'esercito dell'Unione Sovietica, compiuta la missio– ne di convertire al comuni– smo 1 soci del circolo dei ci– vili di Castelrosso. lascia ritaHa al su.o legittimo go– verno.... Una r:sata scoppiò dall"appareccbio. cos1 violenta che parve dovesse spaccarlo. I !!Ocidel circolo dei civili si trovarono lmprotvisamente sull'orlo di un baratro. il nero e profondo baratro della paz– zia. Ciechi volt di pipistrelli attraversarono le loro menti. batterono le ~li nel loro sguardi vuotL Passò un mi– nuto o un·ora o un secolo in– tero. prima che l'a"-vocato Trupla trovasse la voee per balbettare al notaro Pecoril- 13: « Il generale VasiUeL.. la voce del generale: era quella di suo figlio,._ ...SI.. disse il notaro ri– scuotendosi: e avanz:ando ml– nacciooo verso la radio disse: « Stasera è meglio che non ~~~ ':sa: com'è vero Dio. il professore Marchi.ca rise. Il dottor Ferlisi gli gridò: « La smetta. o la strozzo: lei era a parte dello scherzo. forse è stato lei ad organiz- ~r~~\J~-~ ba fatto la par- « Vi dò la mia parola d'ono– re che lo non sapevo niente,... disse Marchica. «Vedremo», disse Ferlisl Poi cadendogli l'occhio sul cameriere. che se ne stava se– duto senza capir niente. gli si accostò sibilando: ...Ma tu lo sapevi. tu eri a parte dello St?herzo:non potevano armeg– giare per mezza giornata in questa radio senza la compli– cità tua.., -.Sull'anima di mia madre lo giuro•· disse Gaetano tre– mando. « Non sapevo niente di niente: l ragaz:z.i sono ve– nuti come ogni matUna. si so– no_messi Intorno alla radio; J>?I la radio si è guastata. il nipote del commendatore l'ha aggiustata ... Non è la prima volta che cl mette mano: quando c'è un guasto è sem– pre lui che l'a~giusta. è bravo ...•· « E' bravo •. disse il com– menda tor Ferrazzano .• ma :se stasera mi capita tra le mani lo scortico come un san Bar– tolomeo. In quanto a te. deci– deremo domani quel che ti meriti: COfil cretino da non a\·er capito niente non mi sembri ___ ., Lo giuro-.. disse Gaetano. .. Domani ne parliamo. do– mani - disse il doUor Ferlisl. cosi nùnacclosamente guar– dandolo da parere fosse dt .. nntato strabico. LEONARDO SCIASCIA

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