la Fiera Letteraria - XV - n. 31 - 31 luglio 1960

LA FIERA LETTERAR Anno XV • N. 31 SETTIMANALE DELLE LETTERE DELL ARTJ E DELLE SCIENZE Domenica 31 luglio 1960 SI PUBBLICA LA DOMENICA QUESTO UMERO L 100 OUU::ZlUNE, AMM1NlS1'H,')_ZlONE: Roma • Vta di Porta C.:ast.ello, 13. 1'elefoo1: Kedazione 655.487 • Amm.lm,t.ruJone ~158 • PUBBUCl'l'A': Am.mlll.1$U'8.Uooe; e LA l'""u:KA LE'l"l'EAA!UA • • Vi.a dJ Poru Cane.li o. lS . Koma . t 'AK.lt ·t·A: L. 1~ al millimetro • A RBONAMF.NTl: Annuo t. 4.000 . Semestre L. 2.150 Trimestre L. 1.100 • estero: Annuo L 1.000 • Copta arretrata L. 150 • Spedlztcm~ ID coato eor'Tttlte oosta.Je (GruJ)l)O ITl . Cnnto onrrente ~~ o. tl3142fl "SOLO, POVERO, CANDIDO SE NE E' ANDATO MASSIMO BONTEMPELLI" LA PREFAZIONE ALL'EDIZIO E AMERICANA DI "FONTAMARA,, * La sua figura Il suo teatro * * Coerenza ell'ope di HA.RINO PIAZ.'OLLA di GIOVANNI CALENDOLI * Lasciarsi il mondo alle spalle per l'ultima volta, è come udire un urlo chiu– so in un cerchio nero che si riduce a un punto, a un nome: semplice vibrazione di una vita che non è più. Cosi è passato tra noL che lo ricorderemo. a ne h e :Massimo Bontempelli: pre· cipita.to. con tutto il suo candore di uomo e di ar· tista, in quel silenzio asso– luto sul quale, chi soprav– vive, rimane a vaneggiare colle sue frasi effimere o a chiedersi le ragioni della sua esistenza. cenza dell'artista con uno spirito altamente civile. Una sorta d' imperativo poetico era a fondamento della sua c<>ndotta, tale che i suoi rappOrti cagli uomini erano rapporti da cui scaturiva sempre la fede nella bellezza: una bellezza 'ch'era soprattutto un silenzioso dialogo colla morte e colla resurrezione delle cose umane. Così na– sce,·a in lui un forte spi– rito di tolleranza. uha pro– pensione alla pietà, la cer– tezza di scoprire il fanta– itico nella vita e la sostan– za candida dell'esistere nella fantasia. La poesia e lo spettaco– lo erano per Massimo Bon– tempelli due realtà essen– zialmente distinte: ed in– conciliabili: viva la poe– sia del suo etemo splen– dore magicamente racchiu– so nella parola inc0rrut· t.ibile: vivo, ma purtroppo fugace.mente vivo lo spet– tacolo per la sua forza prep0tente di buffoneria legata ad un c0st>ume. Fra le due realtà -possono sta– bilirsi soltanto punti ecce– zionali di interfe·renza e di ambivalenza. che deter– minano l'equivoco di una durata del teatro in quan– to tale. infatti data dalla voluta e ricercata coesistenza di una raffinatezza letteraria. di una perfezione formale, di una aulica nobiltà poe– tica e di una spigliatez– za schiettamente teatrale. di una disim·oltura ariep:– ifant.e alla Commedia del- 1' Arte. re con attenzione le date per avvertire come Mas– simo Bontempelli sia arri– ,·ato a quel personaggio con una propria evoluzio– ne autonoma, per uno spontaneo interesse ,·erso una tematica dalla quale anche Luigi Pirandello per suo conto doveva trarre i motl\·i di una ispirazione poetica. ma che erano nel– l'aria del tempo. cli IG.l'AZIO SILO!IE Con Massimo Bontem– pelli scompare tutta una epoca di gentilezza: finisce il tempo del pudore e del– la discrezione: vanno via izli anni in cui la speranz.a di ,·ivere si (ece fa,·ola e l'arte tentò di ritrovarsi sostanza di civiltà. Quando lo rividi l'ultima volta at– traverso il dale Liegi. la sua compagna lo reggeva per mano. c<>me volesse ,proteggerlo da un improv– viso terrore provocato dal traffico o da q..iella ondata di innocenza. ritornata a splendere nei suoi occhi di ,·ecchio. c.he lo rende,·a ormai estraneo alla crudel– tà della vita. Tu quella sua ultima immagine sb~gottita e qua– si fanciullesca che mi ri– portò indietro negli anni. Lo rividi il p:iomo della sua elezione ad accademico d"Italia. Era in piedi. al– l'angolo destro di un gran– de ta\-"Olo. Da un lato. se– du·to. c·era Al!redo Pan– :cini: dall'altro c'era tm:cce la tue.e c.he penetrava da una finestra. come un au– gurio. Lesse. c o n semplicità. poche pagine: era il pro_– filo critko di Beltramelh. La cerimonia fu sobria, perché l' uomo c h e si tro,:-a,·a a parlare dietro quel tavolo era un uomo che dava ai gesti del– la ,-ita una misura an– tica e un ritmo quasi trasognato. Accettò la glo– ria con pudore subordi– nandola forse a quel fa– scio di luce che inonda\'a Ja sua faccia. apparente– mente severa, ma candida come l"anima che la pie– gava a.!la lettura. ln quella sala la sua YoCe ebbe un tono piano. come se rac– contasse una delle tante favole uscite da 11 a sua fantasia. Fu un ·occasione come tante altre. in cui la saggezza smorza il lustro e la intelligenza incenerisce la retorica. riducendo il fa– sto alle ..sue dimensioni semplici e accettabili. Bon– ternpelli, infatti. non cessò mai un istante di ragio– nare sulle cose. sui pro– blemi. sulla vita. sul do– lore dell'uomo e sull"inno- Furono queste le doti di fondo che illuminarono la sua intelligenza e gli per: misero di disserta.re su tanti problemi con idee chiarifi– catrici e soluzioni che riporta,-ano a noi il senso delle verità più antiche e il sapore di un conforte– ,·ole dialogo. Capì il no– stro temp0: e scelse le ra– gioni più innocenti su cui fece le,·a il suo equilibrio di uomo e di poeta. Amò la vita perche la inter– pretò come una malinco– nica fiaba: e amò la poesia perche le assegnò il suo luogo nat?Jrale di consola– trice delle ore terrene in un mondo già inquinato di terrore e di empietà. Fu discreto neU-amore di se stesso e degli altri: sollecito a battersi in di– fesa degli scrittori in cui scopriva qÙesta segreta predisposizione a cogliere l'unità tra il reale e il fantastica. La su::. struttu– ra mentale fu perciò quella d.i un greco passato attra– verso la gentilezza cristia– na e rumiltà del saggio moderno. Seppe difatti collocare il suo discorso lucido in– torno alla vita e all'arte in momenti propizi. ren– dendo europea la sua ope– ra e la sua saggistica. esemplare il suo \"ivere in un consorzio di scrittori e di uomini che a lui si legarono come a un so– stegno ben saldo. Si a,·vicinò a Leopardi. a \"erga. a D'Annunzio. a Pirandello. a SarlaHi. a \"erdi con una intelligen– za critica. rara nella cul– tura italiana nel nostro tempo: e di questi artisti scopri segrete passioni, ragionando sulle loro ve– rità e sul loro mondo co– me può farlo chi ha fa– miliarità col genio e S!i che l'opera di uno scrit– tore o di un artista va ri– ,·elata al di là di ogni pre– giudizio estetico: va com– presa con abbandono. col \"igile senso di una ritro- i\URINO PL\ZZOLLA ( continua a pag. 2) i\l4.SSIMO BO?\:IE.\IPELLI Con la mentalità sottil– mente critica di una ge– nerazione letteraria sorta intorno alla prima guerra mondiale. }.fassimo Bon– tempelli - ora scomparso dopo un lungo silenzio - si era sforzato d.i stabilire premeditatamente questi punti di interferenu e di ambivalenza nella sua ope– ra teatrale. E la sua ca– ratteristica fondamentale è L'·'OPUS,. DI EDOARDO SANGUl/'VETJ * Lo sperimentalismo e i suoi mostri di PIETRO CIIIA TTI Una prima caratteristica ddla poesw. sperime:11tale (quella che ha fatto ddl'espe.– rimenco il suo fine e I.a sua maniera) è, mano a mano e/te s'incerebra e rinnega • le vie del cuore, di rifiutarsi a giu– dizi di valore che non ten– gano conto del suo stato di gueTTa ai valori, mescolati e confusi quelli tradizionali e quelli eterni; di collocarsi ollre e fuori ogni criterio di belle~: essa ghigna sulla na1urale inclina:.ione umana a cerco.re e riconoscere il bello; elude i sentimenti e dunque la comunicazione al lfrello dell'emo::.ione. Schiva il lettore e rea:ionario;. - ih quanto poesia d'avanguardia definitivamente • rivolu::.iona– ria • _:_ il quale sia rimasto fermo alla banale no::.ione scolastica della poesia, e ~~ gio, infantile, che cerchi in essa qr,alcosa, da fuori ( i campa11ellini neniosi delle ri– me, la ,;rtUS dormiti\'a dei l'ersi legati al m,mero delle sillnbeJ a derttro (il canto dei sentimenti umani, l'espressio– ne di quel eh.e è comune e comunemente inesprimibile, tutto ciò d1e fa del poeta il massimo dell'uomo, sulle cui pllgine ogni ritrovarsi è un farsi più. grandi, più buo- ni, più veri. più uomini], in– somma qUalcosa che piaccia, ri~ftfo e J:;;,7J;i. totale del lettore, del comune, del poe– tico. Tabula rasa. Que.sta poesia vuole valere per quel che è, per come è. Prenderla o lasciarla: non concede via di meuo nei suoi confronti; ma una volta pre– sa intende d'essere valutata sul metro cJre essa stessa offre - è la SILO aslllzia - essendo una poesia e una poetica congiunte, il peso e la bila11cia.Non vuole essere bel.la e piacere; semmai rivo– luz.ionariamente vuole essere brulla, e colpire, aggredire. dispiacere. Non vuole essere compre.sa , ma valutata in un a,•amposto critico che sia oltre l'umano troppo uma110 delle valuta::.ioni di: com– prensibile e incomprensibile, chiaro e oscuro. Non si trat– ta più quanto ad essa di dUC:Utere su poe.Jia o non poesia, decrepito dilemma: essa stessa dichiara e dimo– stra di -,·oler 'fondere l'ami– poesia alla poesia, di essere dtmque, modestamente, un qualcosa di nuovo oltre le di– d.sioni e i giudi:,i consueti e archiviati, una tert.a cosa ri– ,,oluzion.aria, come il ter..o se..ssoe UJ ter..a pittura. Essa riscopre e sopravvarn;a, ripe– sca un trapassato e inaugura un futuro, sta fra un primi– tivo e un'ultimità storica; ne.I tempo della morte dell'uomo butta a mare i senlimenti wnani, tu! tempo della mac– china dimostra die la poesia può superarlo facendosi più fredda e più folle della mac– china. Jn tal modo rivendica l'attualità del suo e.speri– mento e i suoi titoli di nobiltà dat·anti alla storia - un'altra sua astuzia -. Lo. poesia sperimentale è inoltre e pu marchio d'origi– ne, sempre originale; l'e.spe– rinumto del nuovo nell'assillo angpscioso d'una specie di ri– voluzione pennanente non può' non puntare sull'origina– lità quale estremo valore: rotto il passato, ironizzato il tradi::.ionale e il consueto, lo spe.rimentatore di dottrina e me.stie.re non può avere al– tro traguardo elle l'originali– là, non importa a quale co– sto e lasciandosi quale vuoto dentro e alle spalle. TUlta la mddernità è cacciatrice fre– netica e disperata dell'ori– ginalità, dovunque e comun- PIETRO CIMATI! (rondnua a pag. 4) I personagJ?i più com– phl.ti di quest'opera. come 1'"ostra Dea, come Minni.e la candida. che intitolano le omonime commedie. so– no oersonaegi c0struiti con il J!"UStoevidente dello spettacolo e c0n il deside– rio di esercitare una ore!-a immediata sullo spettato– :-e. Nostra Dea muta cMat– tere con il mutar dell'ab– bii1iamento e S-Jll~ :scena compie Ja sua metamorfo– si. aooarendo ora come un perfido seroente ora come una creatura dolcemente umiliata. ~linnie la candi– da crede r,ell'esistenza di esseri artificialmente co– s:tt"uiti e sulla scena mani– festa il suo terrore di in– contrarsi con un uomo fal– so senza poterlo distinJ?"ue– :-e da quello vero. .A. Un baSe di tali oersonaj?J?"i e una ,·era e propria < tro– ,·ata > teatrale con ouel tanto di falsamente mec– canico e di inJ?enuo che hanno tutte le trovate le:l– trali: ma il loro S\-ol!Zi– mento è compiuto con un alt.o magistero letterario e con un compiacimento in– tellettuale morbosamerite consapevole. Questa posizione confe• ri~ a )<tassimo Bontem– pelli un rilievo singohn:e. net panorama del teatro italiano fra le due guerre. Egli fu un elemento attivo e indispensabile in quel vasto movimento che si estende fra il ribellismo futu~sta di F. T. :\tarinet– ti. il < grottesco > e la grande creazione di Luigi Pirandello. La sua opera partecipò intimamente del– l'atmos.Cera nella quale si definirono queste persona– lità e queste tendenze e perciò fu talvolta ad esse avvicinata ed assimilata. Cosi Massimo Bontempel– li ,poté essere di volta in volta definito futurista o < grottesco > o p)randellia– no: ma in realtà si trattò sempre di coincide.nze de– terminate dalla contempo– raneità cronologica e mo– rale. Sopratutto il personag– gio di Nostra Dea nella sua volubile molteplicità int-eriore apparve come un personaggio tipicamen– te pirandelliano. anche perche la com.media omo– nima fu messa in scena dallo stesso Luigi Piran– dello nel suo Teatro degli Undici. Ma basta esamina- E' del 1916 una com– media di Massimo Bon– tempelli l.a guardia alla luna, nella quale una ma– dre attribuisce alla luna il rapimento di una sua figliola, .perché essa è mor– ta mentre un raggio di luce lunare la lambi,·a: e 1a madre ascende una montagna dove la luna si mostra al suo sorgere at· traverso un'orrida fendi– tura tra le rocce. nella speranza di riavere la sua creatura perduta. Ed è de.l 1919 un'altra commedia Siepe a Nord-0vert dove la ,;cenda è divisa fra due gruppi di personaggi, che sono invisibili e inconosci– bili gli uni agli altri e che dcende,·olmente subiscono le conseguenze delle azio– ni degli altri. attribuendo– le a forze misteriOSe della natura. La personificazio– ne delle entità astratte. la incomunicabilità degli in– dividui, la molteplicità del· l'animo umano. la defor– mazione e grottesca> della realtà sono temi di un'at· mosfera spirituale e mora– le. della quale alcuni scrit– tori di\'"engono gli espo– nenti:. E Massimo Bontem– ,pe.lli è uno di essi. c0n una propria inconfondibi– le originalità, con un pro– prio impasto peetico. E da Luigi Pirandello si distin– gue sopratutto pere.bé . al contrario dello scrittore siciliano. è dominato da una preoccupazione for– male del linguaggio nel senso più squisitamente classico. sia pure attraver– so il filtro delle inquiete esperienze dell'avanguar– dia moderna. Fino ad ora )lassimo Bontempelli narratore ba richiamato l"attenzione del– Ja critica più di )lassimo Bontempelli drammaturgo. )[a noi siamo c<>n\"inti c.he questo rapporto dO\•rà es· sere sottoposto ad un'ac– curata revisione. Lo scrit– tore oggi scomparso e qua– si dimenticato sulle scene ha avuto una funzione di primo piano in quella ri– nascita del teatro italiano. che. culminata nell'opera di Luigi Pirandello. costi– tuisce un momento felice della letteratura italiana del Nov·ecento: felice non GIOVANNI CALENDOLI (continua a pag. 2) • l lettori della presente versione di uFontamara··. i quali avessero la curiositd di confrontarla con la pri– ma traduzione apparsa in America nel 1934, ne ritrat– rebbero facilmente l'im– pre.uione di trovarsi di fronte ad un'opera.. se non del tutto nuoça.. certo assai. differente. A questi lenori mi corre l'obbligo di spie– gare che ciò non deriva soltanto da.Ua diversa per– sona.lit.a. dei traduttori (ben– ché ognuno sappia che il lavoro del tradurre è, in letie-ratttr'l, cori importa.nte e tal:oolta decisivo quanto qiu:llo dell'interprete nella musica). ma anche da una altra Tagione. del tutto pre– liminare; essa è la notevole diversità. dei testi italiani su cui le due tradtL.-ioni sono state effettu.a!e. Per chiarire meglio l'origine e il significato dei cambiamenti da me apportali in "Fonta– mara", in occasione della sua prima ristampa in lta– lia dopo la caduta del fa– scismo. deço dire qualcosa di più. generale sulle reia– =ioni di Hugo von Hojf– mann.sthal secondo cui gli scrittori sono una categoria d'uomini per i quali io scri– vere è più. difficile che agii altri. La causa di ciò mi diçen– ta pale•e ogni volta che so– no sul punto di finire un Libro. Chiuderlo mi pare allora un atto arbitrario. penoso e contro natura (o almeno contro la mia natu– ra). Sentendomi dunque le– gato nel più intimo alla materia del libro. accade che io persista a pensarvi su e a fant.a.sticare, e che in tal modo il W)1'o continui a vivere e a crescere in me e a modificarsi. anche quan- UNA DATA. E UN GIUDIZIO DA CORREGGERE NELL'OPERA DELL'AUTORE SENE,E L'itinerario di Federigo 1ozzi dal "Novale " Se l'antologia critica di So– laria (Lerici. Milano. 1958) fosse stata fatta - a trenta anni e più di distanza da quando usci la rh;sta --:- ':On un criterio meno restntuvo di quello inYece adottato da Enzo Siciliano e dallo stesso avallante Albe.no Carocci giu– dicato un po' eccessh·o, è da credere che la esempli1ka– ztone del • filone che io So– laria è stato una costante • e che ha sempre mirato a render manifesta • la persua– sione che la letteratura ita– liana contemporanea non era cbe una provincia della più \'asta letteratura europea. e neanche la provincia più splendida •. e che insomma sì • anche gli scrittori italia– ni erano voci degne di con– siderazione, ma erano parte e soltanto pane di un più "asto colloquio europeo•: se tale esemplificazione fosse dunque stata meno ristre!la nel • documentare la tensio– ne ,·erso una letteratura eu– ropea che dalle pagine della rivista ,·eniva a,.mzata, at– tra,·erso un filo continuo che toccasse e amalgamasse tutù i punti di questa aspirazio– ne. non anebbe mancato di regi;u-are positiva~cn1e il mezzo numero unico com– memorativo dedicato. nel maggio-giugno del •~. ~ _Fe– de.rigo Tozzi. con mediu e testimonianze di rilieYO (Ca– pas.so , Consiglio. Ferra~. Pranc.hi. Pio,·ene, Teccln. Vmani). Percht la fissità drammatica e la febbri.lita ar– ùstica del Tozzi sospinsero il suo lirico autobiografismo verso un allucinato realismo ben distinto dall"inerte pro– ,·incialismo circostante. E lo Omaggio a Toz.ti fu tutt'al– tro che marginale nell'inten– dimento stesso di Solaria, se il Ferrata. allora fervido e pugnace condirettore della ri,;sta, si richiamò al Tozzi e alla rilettura delle sue pa– gine come ad un • im;to al ,;aggio>. • Rileggere è ristabdire un mO\;mento. Quanti scrittori perdiamo! Quanti scrit1ori guadagniamo! Gli uni in fun– zione degli altri. Ogni gior– nata ci muta. Ma Tozzi è con noi. Lo abbiamo amato da ragazzi perché con teneva le ,·elenose dolcezze di cui la adolescenza ha bisogno: ora, ritrovandolo. una effimera adolescenza ci riprende.- con un caldo, doloroso ferYore. con impossibili speranze. - caro Tozzi, nostro Tozzi, vh·o in noi•· Ciò non significa yolerne Care o considerarlo un mae– stro. A trent'anni di distanza non sarà più il caso di la– sciarsi riprendere da. alcuna illusione giO\·anile. Tozzi ha il suo paragrafo nelle storie lenerarie. Eppure la risonan– za che suscita in noi. quasi con un crescendo. la rilet– tura. sempre che càpita. del– le sue pagine, ce lo fa sentir vivo, rimasto vivo dentro di noL E oggi l'< imito aJ viag- gio • ci ,,iene dai Nuovi. rac– conli (Vallecchi, Firenze, 1960); giusto nel quarantesi– mo anni,·ersario della mone dell'Autore. Ma rileggere un au1ore come Tozzi non è ope– razione da affrontare alla leg– gera. Un maestro della lc,·a– tura e dell'esperienza di Sainte-Beuve ha lasciato scritto (nel Tableau del XVI secolo: li, 115) che • il est bon de re\'enir ainsi à une certaine distance sur !es pre– mìers ouvrages qui nous oc– cupèrent ~f de revoir les mémt:5 obJ,..ts su~ deux !n- ~~u~:!ta~ ~t~~~aLa~::~ che riprendemmo in mano un'opera di Tozzi fu nel ':Al, in occasione della ristampa di Be.stie (Novecento Iute· rario, IV, 118-123). Ma l'oc– casione d'oggi è più fone. Chi sa che non risulù più fruttuosa. Tuua,;a, guardia– moci dalle esagerazioni, sem– pre noch-e; e non tiriamo in ballo né Verga né, men che meno, Kafka. Piuttosto ri– cordiamoci della • componen– te • decadenùstico-dannun– ziana. Dei cinque Nuovi racconli~ Assunta, • risalendo a circa il 1908. è forse iJ più antico la– voro• di Tozzi. Seguono: In campagna del 1909-1910 (già apparso nelle Pagine libere di Lugano: 15 sctt.-1 OlL 1910); i.A madre del 1910; Ricordi di un impiegalo -del 1910; La. marchesa del 1916. * di E:\'RICO FALQIJ.il FEDERJGO TOZZI Sono dunque rutti precedenù - stando alla datazione filia– le rica,rata dalle carte auto– grafe e dalla testimonianza materna - alla puéblicario~ ne di Bestie. che avvenne nel J9i7 (Treves, MJlano) e che segnò Tinizio (dopo i sonetti della Zampogna verde {191 I J e dopo le terzine della Cillà della vergin, [1913]) della pur troppo breve ma intensa bi– bliografia narrativa tozz:iana? In -realtà i Ricordi SODO al– la terza edizione. (1: Rivista letteraria, Roma, maggi.0~1920; n: Mondaélori, Milano, 1927.) E siccome a nostro aV\;so co– stituiScono' il pezzo 'di gran lunga più importante della raccolta. anche a motivo del ripristino degli ampliamenti che in passato erano stati eliminati dal Borge.se, è in– torno ad essi che desideria– mo soffermarci. E cominciamo col doman– darci se, predisponendone l'inclusione nel quano e pe– nultimo Yolume delle Opere complete di F. T. (Valleoc.hi. Firenze), subito dopo Novale e prima delle Poesie e prose liriche rimaste ancor disper– se, non se ne sia voluto fare, per quanto trasposti a mo' di narrazione diaristica libera– meute inventiva, quasi la continuazione e il comple– tamento, fino al 1910, della aumbiografia, che con il dia– rio di Novale giunse al 1908. Nel qual caso è da osserva– re che il racconto, se può, nel succedersi dei fatti (al– cuni son gli stessi, mate– rialmente) e nell'intrecciarsi dei sentimenti, sussistere dal lato autobiografico stretta– mente cronologico, non reg– ge, ad un esame critico, dal lato artistico. Se infatti, si bada alla dif– ferenza di qualità tra il No– vale e i Ricordi, la invalsa collocazione de.i Ricordi a fianco del Novale altera e disordina l'intero ordinamen– to della narrativa tozziana, fin ·quasi a capovolgerlo del rutto. E come può una rilettura del Tozzi. che miri a uiia più adeguata vafutaiiooe del– la sua arte, non acccnare la fondatezza o meno di un si– mile c:apaYol&imcnto? ai "Ricordi " Allorché, nel maggio del 1920,li pubblicò, ~lumi. per la prima volta. il Borge.se, confermato più tardi dal Ce– sarini (l'ila di F. T.: Tempo nostro, Adria, 1955), avveni: • Questi Ricordi sono l'ultima opera di Tozzi. La concluse P0Chi giorni prima di amma– larsi, la cedette egli stesso al– la Rivi.sta letteraria, e non ebbe poi altro tempo che di scriYere un bre,;e anicolo di critica (apparso nell'Idea na– zionale il giorno dopo la mone). / L'esperienza auto– biografica a cui accenna nel P.rimo capitolo del Podere è qui interamente svolta. L'arte vi è spesso, come ognuno ,·e– dra, all'altezza del Tozzi mi– gliore, sebbene egli rimasse insoddisfatto di molte cose e si proponesse d.i rimettere le mani nel manoscritto e di tra,.igliare. com'era suo co– stume, le bozze. / Non ho potuto, naturalmente, sosti– tuirmi a lui in questa revi– sione. M.isono limitato a sce– gliere fra una prima reda– zione dei Ri.ccrdi cd una se– conda allungata con l'inser- A pagina 2 rione di pagine 4 tolte da un altro libro inedito d.i Tozzi e che vi rimanevano estrin– seche. Ho adottato la prima, valendomi, a ragion veduta, dell'autorità che mi diede il Tozzi morente nell'incticanni di dirigere la pubblicazione dei suoi scritti. A questa de– cisione sono stato incoraggia– to dal consiglio e dal consen– so della vedova, che era a parte di~ tutte le intenzioni artistiche dello scrittore •. Ma quando, nel 1925, la ve– dova dell'Autore stampò, il diario Novale (Mondadori, Milano), sia nella premessa e sia in una nota (a pagina 112, ribadita a pagina 272) fissò al • 1910. circa». la data di composizione dei Ricordi, pur aggiungendo che furono pub– blicati nel 1920 e che • eb– bero. perciò, nell'ultimo ri– maneggiamento, più o meno, l'impronta> di quel!'• unico periodo>, dal '17 al '20, du– rante il quale, • al trenta– quattresimo anno d'età e sol– tanto per raccomandazione •. il suo Federigo riuscì • a far- ENRICO FAl.QUI (continua--; pag. 2) Una testimonianza dfl figlio di Federigo Tozzi sulle aggiunte ai a Ricordi di ·un impiega.lo ». a tllf!~o 5 \~to~~~o~ad~ ba presentato il nuovo ro– manzo di Ignazio Silooe • La ,·olpe e le camelie •• a New York l'Atheneum ba _pubbli– cato una nuova vc.rs1ooe di H~~-~maF1:~~- o~~e ~ noto, • Fontamara •• il primo libro di Silane scritto in esilio, è stato tradotto in più. di trenta lingue ed ba su– perato la tiratura di un mi– lione e mezzo di copie. La nuova versione pubblicata daU-Alheneum reca una pre– fazione dell"autore di cui riproduciamo il testo origi– nale perché contiene un°utile indicazione sulle relazioni tra lo scrittore e l"opera.. A pag. 5 Un articolo di Fer– dinando Virdia dal titolo « Si.Ione ,enz.a Abruzzo». do e.s.'IO è già. nelle vetrine dei librai. A qu.esta naturale dispo– si::ione dell'animo n è ag– giunta. per "Fontamara", una circostanza a.ggraçante. com·è indicato in calce al– rìntroduzi<>ne. io .scrisri. C[Ue!:fo libro nel 1930, tro– vandomi rifugiato in. Svi=– =era. a Davos, una piccolo località. celebre in tutto il mondo per i .nioi sanatori e le ,ue piste per .sciatori.. Poiché mi trovin::o U• .solo. sconosciuto e con fai.so no– me per sfuggire aUe ricer– che della poH.:..ia f4$C1.sta.. seri1:;ce divenne pe-r me lo unico mezzo di difesa con- - rro I.a tristezza dell'abban– dono; e poi il tempo pro– babile che mi Testava se– condo l'opinione dei medici. non pareva lungoo. scrivevo in fretta, con indicibile af– fanno e ansia. per fabbri– carmi alla meglio quel vil– laggi.o, in cui mettevo la quintessenza di me e della, mia contrada nativa.. in modo da finire almeno fra i miei.. ln .seguito. bene o mole. la liita ebbe il topravvento. e tra le sue impreviste ura– nez.ze vi fu eh.e quel dispe– rato rifugio dello scrivere divenne il mio soggiorno per il resto del lungo esilio. Sarebbe infatti un errore credere, seguendo alcuni. critici. che tra qiu:l mio libro e i successivi vi sia stato un. salto o una rot– tura. LA storia di Pietro Spina in "Vino e pane". quella di Rocco in " Una manciata di more" e quella di Andrea nel "'Segreto di Luca" sono un evidente fi– fia__-ione dello Sconosciuto che a-ppare gici nell'epilogo di "Fon tam.ara". Mi sia perdonata nmmo– de.ttia se dico che questa coeren:a non mi co.!ta ne.s· suna fatica.. Es.ta m'è natu– rale e non programmatica. PO$SO aggiungere di più: se fosse irl mio potere di cam– biare le leggi. meTcantiii della società. tetteTaria. mi piacerebbe trascorre-Te l'esi– stetLta a SCTivere e ri.!cri– vere sempre la .steua storia. nella speranza che cosi fi– nirei forse col capirla e col farla capire. Allo stesso mo– do come nel M ed.io Evo vi erano dei monaci che paa– saliano la vita a di.pinge,-e sempre da capo il Volto Santo. sempre l.o .stesso vol– to che poi non era ma.i lo ste.no . Allorché_ dunqu.e. alcuni anni piti tardi, potei torna– re nel mio paes-e e doverti occuparmi. prers.-:- "-''1 edito– re italiano. della ristampa cii "Fontamara". non fu po– ca la m.ia .sorpresa nel ri– leggerne il testo. Contraria– men te a queU-0 che ri po– r rebòe crede-Te. il mio im– bara.z=o non nasceva affatto da un confronto tra il mio libro e la realtà. naturale che mi ritrovai dalianti agli. occhi. ma tra il racconto del 1930 e gli sviluppi che e.uo Oveva subito in me, durante tutti quegli anni in cui ave– vo continuato a. uiverci den– tro. Pe,- riprendere l'im– magine del pittore. mi posi a ritoccare il quadro da. cima o fondo. sulla vecchia rela. E' sempre La ste~sa. gente e la stessa storia: ma qualche figuTa si è fatta più innan..."1-. mentre altre li sono appartate •· IGNAZIO Sll.ONE

RkJQdWJsaXNoZXIy