la Fiera Letteraria - XV - n. 30 - 24 luglio 1960

Pag. 2 L~ FJER~ LETTERARI~ Domenica 24 luglio 1960 e. pe_rquesto ba la faccia cotta e rugosa del vecchio ma– rma10 che approda ora col suo burchio alle scale del Porto _dì Ripetta come nel Settecento: e salendo vede cad~rst a~d~sso dall'alto la chiesa di San Girolamo degli Sch_1a,~om, 11 cembalo del Palazzo Borghese e i nuvo– lom d1 oro sul rotto celeste dietro i tetti, in una favolosa anabasi dall'acqua alla città. Questi prospetti d'architetture e di cielo si avvan– tag~ano ~empre grandemente, quando uno li guarda cosi dal dt sotto: si lanciano di getto nell3 luce e dànno un'impressione che ti riporta di volo, come una folata di vento contro gli anni, sul ciglio di vertigine della prima infanzia (il mio risveglio di questa mattina e l'~tro_ r_isveglio della nascita), perchè gl'infanli. come g~a- d1ss1. guardano il mondo da un livello molto più vicino alla terra, come più vicina alla terra e la loro carne da poco formata; e perciò il mondo favolosamente grandeggia ai loro occhi. Questo senso del e favoloso prospettico> con cui Piranesi dilata gli spazi delle piaz– ze in immensi vaneggiamenti e vi affonda corsie di s ~ra.de . che _fuggono all'infinito fra scorci di pah1.zzi al-· tiss1m1. attinge una dimensione lirica dO\'e egli, senza sape~lo, poeteggia un sogno di quel mondo fanciullesco e mcide la favolosa città che vide nell"in!anzia. - ~;:~~~r;~~:i~~; I BIBLIOTECA I L'ANGOLO spettatori 1talian1 le testi- esclusivamente al suo estro FRITZ MARTINI: "Stona d I _Solo nel notturno archi do dei sogni andiamo a ria– prire gli atlanti ove sono registrate le prime vedute d~U-occhio e gli archètipi di cui poì nella vita abbiamo tirato copie sempre più logore e itinte. (In alcuni casi l'incisione è del tutto scomparsa. ed è rimasta al suo posto, nell'archivio, solo una cifra, una scheda). Orbe– ne: queste antiche stampe di città mi sembrano degli esemp.lari, molto nitidi e vicinissimi agli originali, degli a~I~ti eh~ bo detto. Anzi mi è piaciuto qualche volta d1 1mmagmare che la lastra di rame rilucente, su cui J"incisore mago era assorto ai segni capillari del bu– lino, agisse a poco a poco sul suo occhio coi poteri ab– baglianti di uno specchio e lo allucinasse eccitandovi la visione propriamente onirica che riapre comunicà– zioni misteriose e insospettate col retroterra della più lontana memoria. L'incisore, in :ùtri termini, sognava ad occhi aperti: e il sogno. che riattingeva la dimensio– ne del mondo infantile, gli passava immediatsmente nel 5egno, quasi restituito allo specchio dal cui bagliore era stato suscitato. Ogni artista incide nello specchio di cui si allucina. E' ora notte: e la stampa in penombra sulla parete, prendendo una luce indiretta dalla lampada che sta vicino al mio letto, mi presenta. coi suoi bianchi e neri, ~~~~g~~e:s~i ~~o e~~= ~t~~1;~\~~.ll~:rau;:~ae ~a~i\~ w::~ stre. mi sembra veramente una città muminata dal sole. E' difficile sfuggire a queste coordinazioni dell'ora col luogo: ma se la immagine di una città nell'ora mat– tutina è. nella stampa. meno reale per la mancanza del ~~~~~-questa, della città notturna sotto la luna, è rea- E in quelle strade nere affossate della Roma sette– centesca io mi metto a girare, perché la stampa ha ora acquistato tutta una sua esistenza in profondità. Le strade di cui si vedono solo le ap,2:rture o gli sbocchi. continuano dietro di essa con uomini ammantellati che vi camminano, innamorati che aspettano di scivolare per una porticina, donne giacenti nei letti dietro le faccia– te, dentro le camere buie. poeti che scrivono i loro poe• mi. Ricostruire le loro esistenze, scoprirne le attrazioni com'erano determinate dagl'influssi di quella notte e dei suoi astri. vederle tutte insieme intrecciate in una strana rosa di destini. non sarebbe questa una dimensione asso– luta della visione? GIORGIO VIGOLO I tniracoli (ContJnu~ pagina I) un pizzico d'inferno, se lo Ammanoati, il Gonzaga, il Jouff.roy, il Borgia, ossia tre cardinali e il futuro pa– pa Alessandro VI, accorsero nella terra del padrone a costruirvi 60ntuose dimore, mossi probabilmente da pieggeria. Sontuose da sumptus, spesa: dispendio-– se. Chi pagava ? se fossi giunto al seguito di Totile, dice: cE' un impie– go d'opera e di capitale che rende per millenni, altro che 5pesa improduttiva•. Domando: cE rende davve– ro?.. Da buon toscano, che sospetta in chicchessia un agente delle tasse, risponde: ,Bah, cente::,.-imi... mance povere... ma la bellezza, quanto vogliamo calcolar– la ? E poi, •soggiunge•, o:son cose che danno frutti a modo lor.o. Ne vuol sa• per una?... venga!...>. Ci trasMna sotto terra. Cronaca dell'eclissi 14 LUGLIO, FINE DEL MONDO Alle 13,45, l'Apocalisse. Una spaventevole guerra atomica distruggerà il mondo e dell'umanità soltanto dodicimila per– sone si salveranno. Questo l'annuncio di Emman, profeta della Comunità Massiccio Bianco. Tuili, sia pure sorridendo, hanno dato un'occhiata all'orologio e al cielo: nulla, assolu· tamente nulla ha lllrbato la limpidez.=.a dell'auurro. Nel rifugio • le Pavillon Gehovonise > (tenda di Dio, nella lingua monotematica olosemantica di Emman) gli eletti e il loro profeta ha11110atte.so im;ano di vedere il resto del mondo disgregarsi. Quel punto di Courmayeur e loro sarebbero stati risparmiati, rinnovando la stona dell'Arca di Noè. Emmatz (al secolo, il medico milanese Elio Bianca) all'approssimarsi della data è apparso meno sicuro ed è giunto a dichiarare ch'era certo dell'ora e del giorno, ma notz troppo dell'anno! e Ma per ora io credo,. ha aggiunto. , Potrei essere messo alla prova; wtti poi si faranno beffe di me•- Cosl è! All'Apocalisse forse in\'ece lra,mo pensato glr automo· bilisti che la sera del 14 luglio attraversa1-·ano St. Gennarn– des-Pris a Parigi. Nella capitale francese si festeggiava il 171. anniversario della presa della Bastiglia con parata mili– tare, fuochi artificiali e balli popolari nelle strade. Nel quar– tiere esistenzialista squadre di giova11ì hanno preso sputllo dalla festa nazionale per organh::are una manifestazione dimostrativa delle loro non comuni qualità. A ce11tinaia, i teppisti hanno lanciato sassi contro le automobili di pas– saggio spaccando vetri, ammaccando le carroz.zerie e provo– cando incidenti. Poi si sono divertiti a fracassare le vetrine dei negozi e dei caffé, a terrorizzare i cittadini che balla1-•a,20 pacificamente e ad inseguire i passanti. la polizia è dovuta intervenire in forze e lanciare bombe lacrimogene per sedare il tumulto. S0110 episodi dell'angoscia del nostro tempo? Suvvia, si tratta d'un visionario e di giovani delinquenti. D{JE LIRE DI IMPOSTA Il negoz.io ave\•a bisogno d'un ùzgresso più agevole Con il materiale eleurico sì potevano fare discreti affari n alla Barca a Torino, ma era necessario clze t clienti potessero passare agevolmente. Il proprietario decise di affrontare il problema. Acquistò dieci o dodici metri quadri di terreno, si accordò con il Comune e, con una spesa piuttosto mode.sta, ottem1e che fosse de\•iata di qualche metro una stradina secondaria: l'accesso alla bottega era pronto, comodo e razionale. I lavori erano appena finiti quc.ndo il commerciante ricevelte la bolleua della Tesoreria. Stm'a già storcendo la bocca al pensiero della gabella, ma poi scoppiò iu una risata. Le cifre segnale si;.lla bolletta erano: Tributo // (redditi agrari); Imponibile: I; Ammontare dt!i. tributi: 2. Il tutto ordinatamente, seriamente scritto nelle apposite finclze. LA cosa appare in verità a prima vi.sta piuttosto ridicola. Il commerciante torinese per pagare la sua imposta di 2 lire dovrà pe,rdere una mallinata, sopportare la spesa dei mez.::1 di trasporto per recarsi alla Tesoreria, fare la fila e magari questionare col vicino. Ma l'Am,mmstra::ione 11011vuole e soprattutto 11011può preoccuparsi di tutte queste traversie né dell'entità delle cifre: fa i calcoli dovuti e assegna il I 1'ibllto che il cittadino deve pagare, qualunque sia l'ammon– tare. E' tm meccanismo freddo, automatico, burocratico se si vuole, ma esatto, privo di considerazioni, di sentimen– talismi, di quella logica. comune che suggerirebbe: - be', per due lire, lasciamo perdere. E in fo11do è giusto che sia cosi. Induce al sorriso o alla sti::::a, ma co,wince che il dispositivo f1m::iona egregiamente. M. V. di Pienza parlarono, a cominciare dalla mia>. Ebbene, posso ormai do-– mandarmi: senza il pizzico di follia da cui nacque Pienza, che cosa !a.rebbero oggi la figlia e la madre? quanto sarebbero diverse? e il sagrestano ? gli altri due o tremila abitanti che campano di turismo, ossia di bellezza e tra la bellez– ze, af1inati e partecipi? Che cosa sarebbe del bi– lancio italiano, se gli stra– nieri non pagassero il tri– buto annuale ai figli delle vittime di tanli tiranni ? Certamente, fa parte del– la nostra nuova cultura, non rimpiangere gli auto– crati né le società in cui si viveva, sotto di loro. Ma dinanzi ai miracoli di Pien– za e agli altri di cui è fio– rito tutto il mondo civile, bisogna risolversi a inven– tare gli apparati democra– tici che possano imporre la arte tra le mete progressi– ve. La democrazia capisce Kariba od altre imprese ci· clopiche che assicurano al popolo il benessere mate– riale, ma allo spirito chi provvede? Un problema la– sciato purtroppo alla me– ditazione di coloro che non hanno i mezzi per risol– verlo. monianze di una nuova e al suo istinto anche se della J..:::tteratura tedesca•, e i!~~i~:: 1:,r:tr:O~~~oi~i ne è particolarniente dota· r.a~t~~~r~~~à : 1 :~t~~~':: tempo stesso una paralle· to. <:?me 1'3:tto~e ital_iano; za di questo massiccio vo- la letteratura drammatica ma l attore 1tahano nnun- lume (circa soo pagine) sono italiana. f~~r;i~~k a;;:rs~~=littco~~ ~lilio~~fi~al~~I se~:n~~t~~~ Questa attività multifor- veramente si decidesse a ~§~~M La riportiamo integralmente: me fu svolta da Anton risolvere in termini esclu- .r, Fritz Martini è nato _a Mag- Giulio Bragaglia con mezzi sivamente accademici i deburg':> nel 1909 e s1 è lau· ~~r~~ ~~:~~\~o ~it::ie tui~ p_roblemi della sua profes· IUIIL-~~f-t:r- ;:to 1934, le;w.uni~e!:i:cfi~i bolento velleita1ismo; ma ::i~~~-to:ia c~:re~r: g~e~~~ ENZO ALFIERI - II Proble- :=:i~~~ci~vean~o. a~~r~91; Linguacciuto * ebbe egualmente una va- anonimato. ma Pascal (Nuova Accade- dive.nhra libero docente alla ~~'i;~~o:naz~za p~(o~~ci\~ A;tt?n <?iuli? Bragagli~ ~f~ 0;~ ~~!~ero non sol- ~~~:~:ttnfi~e.>:lb~~f.' Pr:,: di FRAJVCO FOCHL Teatro degli Indipendenti e Silvio D Amico era dun tanto di fronte a Dio ma di fessore straordinario di !et· costituì, anche nei suoi que una tesi e un'antitesi fronte alle cose stesse, cosl teratura tedesca e di estetica aspetti più urtanti, uno e dalla loro contrapposi- debole e fragile che un nul- al Politecnico di Stoccarda. stimolo permanente alla zione è veramente scaturi· la basta per distruggerlo e Dotato di una vastissima in- polemica teatrale e impo· ta una sintesi. cioè un in- !~f:~~a Jelf;a~: p!'is:~/o; f~az.i~'rieos~~tur.-';da: una se, sia pure allo stato della segnamr-~t_o c~e 11 ha u~a l'i:1finità del suo pensiero; di molto acume criticone h: prima delibazione, la c0- s-d,a \~i ità e a qua e è infelice, non trova appa• spaziato nei campi più' di· noscenza di una problema- a a~ ~ue la ~ultu:a. tea- gamento in nulla, cerca. di versi della letteratura tede– tica alla quale la scena t~al~ itahana di oggi e de- svagarsi, di stordirsi pe,r non sca, sctfrendo libri e mono– italiana era rimasta fino a bttnce. restare solo co,1 se stesso e grafie sulla leggenda eroica quel mommento estranea La serietà interiore del- col suo terribile problema, presso i Germani, sulla figura anche nei suoi esponenti la posizione di Anton Giu- ~fi:u~1za"f::uci1à/ 1 t~o~pf~~~ t~ ~~àic~!~~/~~~l~~~~~ più sensibili. Anton Giulio lio Bragaglia è documen- ad un continuo mutamento il meglio della lirica barocca, Braj?aglia in questa fase tata dagli studi, che oc- nei suoi stati d'animo, nei trac.ciando un vasto e pro– fondamentale del suo la- cuparono largamente l'ul- suoi desideri, nelle sue co- fondo quadro dell"era goc– voro agì come un guasta- timo ventennio della sua noscenu e tutto ciò che egli thiana, studiando la poesia tare. ma in una direzione vita dopo la fine del Tea- cerca di conoscere gli si mu- di Kleist io rappono al sostanzialmente esatta e tro delle Arti. I suoi saggi ta continuamente dinnanzi e. mondo della storia, rispcn– defini con un'esperienza di sulle maschere minori. i si sottrae alla sua presa, dendo con larghezza anche notevole durata, prosegui- suoi profili di scenoJrrafi. ;ie;~ie~aegli i~:![~~agìl~.iòsec:,~ ~i~~~. ~~=li~à·~~;~: t~{,r:1~;}i~lt~~~~,; ~.:r~ 0 v ~i1:~~t:fi :f 1 ,fiit .. ~Jf;~~;~f~i; i::;?d~·~i:~~:~ sviluppi della sua polemi- pooolare romano sono con- le.zz, adi tutto questo è ma- Paul, su Raabe. sui prosatori ca sono sempre vivi. an- • t?'ibuti di indiscutibile va- turo per trovare la fede per e i drammaturghi dell'otto– che se possono sembrare Jore alla comprensione del- intendere l' ìnterpretaz.ione cento e del novecento, fino a superate le premesse stret• la tradizione dell'attore giansenistica. del cristianesi- raccogliere le sue molteplici tamente legate al clima italiano. Da essi risulta fra mo, per accettare la parola :::;e:s~ori1!ticScli:eli1:tt~::': culturale e artistico del l'altro un notevole sposta- della Rivdazione come più tura tedesca• uscita in Ger· primo dopoguerra. ~entde 1 delf :n;~~~~e sJ~~/~ f:i: t!Jell~tt!J!m.S:~~r'ou~;~ mania nel 1948. La genialità, che ispi- ci pare il fulcro della mo- ~ rava in maniera non su- Commedia dell'Arte. nel nografia di Alfieri sul pro- perficiale il tentativo piut- quale Anton Giulio Braga- blema Pascal. /n un'epoca 1 ~t~~ob~:::~t 0 a,d~p~~~ ~~~e h:Co~ 1 ~~fir~r ~i~~ ~~;d~~:~taf:e~z 1 islra~li!:~~~ t l chiaramente, quando in l'impnrtanza della comPO- stante la condanna del posi- 1ui, con una progressione nente romana e meridio- tivismo utilitaristico che le lenta ma costahte, si rivelò nale. ~!!;:~~ 1 f 0 rfi!~!:/ 1 ~~~~~~~/ 0 ; anche l'esigenza di conce· In un certo senso questo co11ducono la concez.ione , bi• pire un rinnovamento del- complesso di studi ha con- polare• di Biagio Pascal sul· ;Tnn!~ea~~e i::li;rùa v!~~z: eluso con coerenza la vita ~~rL: 1 fi~';Jl~uo~~'::,'d;~, ~nC:t più antiche tradizioni, ma artiS t ica di Anton Giulio to sia contro Io scetticismo anzi ri-pristinandole con Braga,Iia. perché ha for- volgare implicato al positivi- una sensibilità contempo- ~!to 1 :on ,::~~~~onceu~~::!;~ :~:~r;Ala ans':i';!r;i:o~~~u;~~ ranea. Mentre rappresen• gio,ie più O merzo dialeuica e tava i testi dell'avanguar- delle convinzioni che l'han- pragmatica. Questo chiarissi– dia europea, l'animator:e no guidata anche nelle sue mo saggio di Enzo Al/ieri ri– dei Teatro degli Indi· manifestazioni più speri- facendosi soprattutto ai pen• pendenti intatti rivolgeva calate. ~eri dà una visione il più f!m~~= ~i~en~i~=~=~!~ Ma un'altra verifica non ,:;::i~/.;~'J}f~~:.- 1 fa p;~ l'epoca più gloriosa dello meno significativa può es- blema della grazia, della ri– spettacolo italiano verso il sere desunta dalle opere nuncia alla matematica, l'irri- Cinquecento, il Seicento che Anton Giulio Braga- ~~'deld~~~!e~ 0 f:fi:;a!~;~';°; ed il Settecento ed arri- .glia mise in scena dal la miseria dell'uomo, la noia vava alla conclusione che 1922 al 1930 nel Teatro de- e il dfrertimento, la scom· l'idea moderna della re- .gli Indipendenti e dal messa sull'altra vita, l'Alfieri ~~~lr~si~:leu!~ s~~= 1937 al 1943 neJ Teatro 1:::d:,:i~C:~[j ::,e:~';f!i d~~~ pria autonomia artistica delle Arti. Giovanni Ver- • filosofo•umano •- Tuttavia indipendentemente dal te- •ga, Rosso di San Secondo, dal titolo :lell'opera , Il Pro• sto recitato, era l'idea Luigi Capuana, Luigi Pi- !;;;~~a:eas~~! • P~ !~~{::~ stessa dei Cornici dell'Ar- randello, F. T. l\Iarinetti, dita analisi delle motivazioni te. Per essi il testo era Jules Lafoi°que, Jean Coc- più itltime dei postulati pa- sempre un e canovaccio> teau. Frank Wedekind, scaliani. Ci pare soprattutto ~:a~•~n~=ri~r~~:~~:~1 J!i Arthur Schnitzler. August ~;z:rs~ d~-~f~~~ ~l~:ist~A:~~1:1, palcoscenico per trasfor- 5t ri nd berg, Arma nd Sala- trascr,randola, implicitamente marlo in materia di pura crou, Femand Cromme- attribuisu alla biografia del teatralità. In tal modo An- linci;: l\liguel De Unamu- pensatore di Port Royal, che ton Giulio Bragaglia ri- no, Federico Garcia Lor- ~ fl:nt~fi:~os:,i 'fa b~~ra~ proponeva coraggiosamen- ca, 11:ichel De Ghelderode, uriore, anche da questo te l'attualità della tradi- Bertot Brecht, Eugenio punto di vista il carattere zione teatrale italiana e O'Neill furono in epoca della personalità pascaliatza assegnava una funzione non sospetta i suoi autori non ci pare sufficientemente ~~;~~o~:enaancrt~i~!! ~~i di elezione e molti fra ':Jt 1 :fja~~zl! f 1 °:t~a.l'e:,~fe';;:. concerto del rinnovamento ;~!n!u~~~~a d:a.!;,"re!'e~talt~ :c;/fi~~iica v:~;:~:;~/a :i1~ europeo. in Italia. In questa scelta sintesi le esigenze di un ap– In questa concezione che è evidente la linea di un pr..Jfondimento complesso e egli definì del e teatro tea- gusto, che. pur nel suo analitico che il soggeuo in trale > può essere a no· eclettismo e nelle sue de· t.Smff~ Pdfagonato dal Preti :;:o:;;~~a~~s~u:~L~\~~= viazioni. è esemplare. ':aa~~ st0 ~:~t~~ebb:~ Kbe:tr~ le è destinato il testo poe- ga~~a ~;r~p~~~~ s~~:: ~l~~~~;f: d!u:i:;~fia !'1:t1 tico; ma è storicamente so l'approssimazione degli cui gli sltldì sul Dostoye– motivata e acutamente in- allestimenti scenici; ma wsky e sul Kierkegaard fa– tuita la singolarità dell'at- bisogna anche dire che la voriti dalla loro stessa opera tare italiano. Come Anton estemporaneità dell'esecu- autobiografica, anche nel sen- ~~~li: pe~!~!~l 1 i,!tt!~~!:= zione fu quasi sempre il ~ose::;~;;y s:it~::;:~~~ sn liane non ha un'estrazio- pegno necessariamente pa- fondamentale misticismo del A prima \'ista il libro può sembrare esclush·arnente per s<.udiosi o cultori di lettera· tura tedesca, cos\ critica· mente ben congegnato, cosl se\·ero e ponderoso. Alla fine proprio per queste sue ca– ratteristiche risulta invece indispensabile anche per chi voglia conoscere e.,:•abrupto la situazione letteraria tede– sca dalle origini al '900. Il piano dell'opera ha dovuto richiedere per il suo autore una conoscenza lineare della cosl cospicua produzione !et– teraria tedesca che contiene come si sa non pochi nomi di genio. Nella sua organicità l'opera appare perfetta, per– ché Fritz Martini ne hn do– vuto dosare tutti i passaggi. Ciò può ingenerare in qual· che lettore preferenziale l'ac• cusa che poco spazio è stato concesso a :-Ofosil,Kafka, Rii· ke, per fare qualche imme– diato esempio tra autori a noi più vicini. E' chiaro che l'osservatore al confronto di tale dovizia di date, opere, citazioni, nomi, giudizi, sen– tenze, rischia di apparire pi– gnolesca. C'è da immaginare solo che in 684 pagine (anzi meno se si escludono indici, somm21n, avvenenze, distici introduttivi e prefazione al– l'edizione italiana) egli ha dovuto esaminare tutto il pe• riplo storico della letteratura tedesca. Dalla poesia degli antichi germani alla lettera• tura dell'età dei franchi, dalla poesia latina sotto gli ottoni alla poesia ascetica e precor– tese, l'età s,·e\ 1 a, il mione– sang, l'epoca eroica, il tardo medioevo, l'umanesimo e la riforma, l'età barocca, l'illu• minismo e lo stunn und dr.mg , Goethe. Schiller, Jcan Paul, Hoelderlin, Kleist, i ro- ~lis~~'. 10 l~~~f~n:!;;tui contempcranei. Materia che come si sa singolarmente ha pmdotto infiniti ,·olumi. For– se anche nella spigliata e efficiente condensazione che Fritz l\fartìni ha saputo dare di cosl esteso dominio il se– prete de!Ja riuscita di questo libro. Continuiamo il nostro viag• getto in auto. Ditemi se non sono ambigui l'autoimmersio– ne, l'autoscatto, l'autopompa e l'autorad11no. ~fa che am– bigui! Si dice cos\ per co– modità, cioè astraendo dal concetto di • duale • conte– nuto nel termine: perché la possibilità di confusione spesso non si limita a due sole idee. Dobbiamo infatti considerare che nel suo si– gnificato astratto il prefissoi– de auto \'a dall'idea riflessh•a \·era e propria all'idea di ur1;a azione libera, spcntanea. s1· mile a quella contenuta nel pronome latino ipse. .. 11 di– fetto sta nel manico, ossia nell'origine dotta del mede– simo prefissoide, costretto a tra.Sferire nell'italiano, con tutto lo sforzo che ben si può immaginare, il doppio significato della doppia ma– uice greca: hautòn (laL ,se•) e aillòn (lat. o:ipse•). Al lettore il trarre le conse- guenze. Sembra far eco a quanto siamo andati dicendo, l'aw. Arturo Orvieto, che sul • Cor– riere della sera• del 6 aprile ba scritto: • Si potrebbe di– re, con una parola di moda, che l'indice di \"elocità è ri· messo all'autocomrollo del– t"automobilista •· ❖ li prefisso de, sebbene di stampo latino .nell'abuso che se ne fa oggigiorno ,·a con– siderato, assai più, un regalo del francese, che come le alt.e principali lingue eu– ropee, ha sempre fatto mi• glior viso dell'ltaliano alle forme dotte. Se noi, infatti, sempre a propcsito di prefissi, consi– deriamo i francesi ré (ripe– tition, révérer, résultat, ecc.) ed ex (exemple, e.xcuser, excommunica.tion, ecc.), tro– \riamo come loro corrispcn– denti italiani ri (ripetbone, riverire, risultato: e non re– sultato, con buona pac-e dei b3rbassori !) ed es o s (esem– pio, settSare, scomunica). Cos\ anche per il de (fran– cese) rita1iano genuino ha lo stesso prefisw popolare. s (débander, sbandare; défavo– rable, sfavorevole; délacé, slacciato (oppure di (décla– rer, dichiarare; disanue– ment, disarmo; dégrossir, di– grossare) o tutt'al più dis, che è dotto, ma anche molto famigliare ;ill'uso nostrano (dégonté, disgustato; dkre– dìtement, discredito). Più spesso non ha nessun pre• fisso: défi,a11cer, sciogliere da promessa di matrimonio; dimordre, lasciare un ogget– to addentato; débourber, to– gliere il fango; débouquer, entrare in mare aperto; dé– raté, pazzerello; se dicarémer, ricominciare a mangiar car- ne: letteralmente, • diqu:u~• simarsi •! Interrog~iamo hù in per– sona: l'anonimo che paga da sempre. Ci viene addos– so d'impeto. Non volessimo, parlerebbe lo stesso. Anzi, canta: la musica è quella de! senese, un ritmo meno sbracato del fiorentino, di contraddanza serrata, incal– zante; la melodia, diciamo. italica antica. Il timbro è un po' di testa; le parole precise come i colpi di maz– za e di scalpello che henno fatto nascere questa piaz– za prodigio tra t palazzi del Rossellino. e le case del Porrina. Quando son reci– tativi lunghi, di maniera, so che parla la guida, e ml distraggo: date, nome, aneddoti, malignità. Vero o non vero, che importa ? co-– me le bizze del Vecchietta. mal pagato, che nel quadro sacro si vendica dipingendo zampe e teste di porco o berretti briganteschi. Avre– te capito che siamo nella cattedrale. Mezzo millennio dopo, è ancora tutto un cantiere. e l'uomo, quello I Marocchini banno bi– vaccato cinque giorni a Pienza. Volevano donne e vino. Vino n'ebbero da scoppiare, donne nessuna: ere.no state nascoste al polo opposto del vino, tra l'ac– qua. L'idea fu del parroco, ma in pratica le ha salva– te il Rossellino. Sotto le fondazioni del tempio, nei canali che raccolgono e convogliano le falde imbri– fere, le donne rimasero chiuse appunto i cinque giorni che ci vollero a 11- berersi dei liberatori: cosi dice lui, e chiarisce: ,Ma il miracolo non fu questo. Fu che, cinque giorni, tut– te le donne di Pienza an– darono d'accardo e non Parla invece con la gra– zia di un Goldoni toscano, quello della Locandiera che collocò Mirandolina a Fi– renze, ma dev'essere passa– to di qui, e certamente vi conobbe la trisavola delta nostra (tra l'altro, si chia– ma Miranda: non invento, andate e vedere, subito fuo· ri delle mura, guardando la città, a sinistra); ,parla, si muove, serve con la .gra– zia dell'antenata la proni– pote, che passa arebescan• do fra i tavoli, adocchia con l'espressione arguta che ti C!gurl nel personaggio eter– no, ma senza civetteria pro– vocatoria, da dominarti in quanto opera d'arte: une. lezione per i regisli deUa caccola goldoniana. E' ger vemata e un po' vagheg– giala dalla madre, che di– vide gli sguardi tra i for– nelli e una finestra eperta sulla sala: una madre al· trettanto signora, distacca• ta dalla mondanità perché tutta impegnata oel soddi– sfarle mediante una cucina rustica, pulita, fragrante, consapevolmente fedele a leggi antichissime, e ribel– le al tempo dello scalo• lame. ne e colta >; né saprebbe f~~~i:~ a:fi/t~!~tfd u~n: :i~rk:!::~a~ 0 st a;; 1 a"ca~~:;,~f V. C. crearsela artificialmente; di indicazione. E dagli allo e stupore• kafkiano. ~-------------------------------, Je qualità che lo hanno spettacoli di Anton Giulio FILIPPO AUTI L'("'di.zione italian3 sapien– temente tradotta da Italo Alighiero Chiusano (una tra• duzione asciutta senza lun– gaggini che riesce a far pre– vedere le stesse caratteristi– che. d<:l testo originale) è amcch1 ta da una bibliografia e da un indice analitico di oltre cento pagine. Ma l'italiano d'og&i,, cos-\ depresso, deformato, depau– perato e dev,taliz::ato, ha po– co decorosamente depennato, se non addirittura defene– stra.lo , la propria genuina na· tura. Ed è diventato, cosl, la lingua dei deodoranti, delle calze indemagliabili. delle maglie indefonnabili, delle strade non mai abbastanza decongestionate, della mer– ce depreu.ata, delle carrozze declassate e coi freni a de• compre.ssione, del caffè de– caffeinizzato ... mentre un suo emulo, cbe crede cli mostrar– si più ligio al buon italiano. si proclama decd(feinato. Ma il buon italiano è, ahimè, troppe lontano da questo d'oggi, cosl penosamente de– floraio! ... PREMIE CONCORSI che pe.ga, ci lavora ogni '--------------------------------' giorno, di speranza e di fan– tasia. Te ne accorgi dal suo canto. O-un tratto, sul re– citativo convenzionale scop– pia un discorso appassio– nato: è la romanza. L"uomo e la chiesa son orme.i tutto uno: un miracolo d'identi– ficazione. La chiesa, calpa della fretta originaria. cede, si sfianca, smotta, ma non cade. Forse perché c'è den– tro lui. E' lui che dice agli archi e aUe volte come possano reggersi. Ho l'im– pressione che ne stuzzichi le vanità. Spiega a noi, ma con l'aria di chi voglia far• 6i sentire dallo spirito del luogo: '·- questo pilastro spinge quello, scoscia a de– stra e inzucca a sinistra ... e cosi, a forza di spinte e controspinte, U tutto reg– ge ...~. Compiaciuto, quasi ilare, ti mostra le spie a incastro: tutte schiantate. Perché gioisce? Perché non scappa, come faremmo ?oi, 6e non ci avesse affascma– ti ? immagino che si creda un Rossellino redivivo, ope– rante per virtù d'amore nella vita odierna e quoti– diana del tempio. E' della razza di quelli ohe pegaro– no, ma ora, non c'è dub• bìo, ne gode i frutti. ~a capito perfettamente la d1f: ferenza tra il lavorare nei campi o sulle impalcature del Piccolomini. StuzUcato da me, guardandomi come Premio • Cervia • Il Comitato organizzatore del • Premio Cervia 1960 •• biennale, per una raccolta inedita di poesie, comunica che il termine di presenta· t.ione delle opere scade im– prorogabilmente il IO luglio. I dat:iloscritti (non resti- f~~~f:/~on d~~,fi~:;:,:, e o;:i~ nati in fascicoli, dovranno essere inviati in sei copie al– la Segreteria del • Premio Cervia •• Cervia (Ravenna). lA giuria che come è noto è presieduta da Giuseppe U,1- garetti, e composta dagli scrittori Alfonso Gatto, Giu– seppe Ravegnani, Bino Rebel– lato, Angt!lo Romanò, Giacin– to Spagnoletti, Giovanni Titta Rosa, Diego Valeri, Michele Vinceri e GUlnnino Zanelli as– segnerà il premio unico ed m- divisibile di L.5001)()() la sera del 6 agosto prossimo in piaz.– z.a Garibaldi a Cervia. Premio di poesia « Cittadella » CITIADELLA luglio f1 Comune di Cittadella e l'EPT di Padova hanno indet– l'O il IX concorso nazionale per il • Premio di poesia Cit– tade113•· a cui va annesso, per la prima volta un premio, pure di poesia, e opera pri– ma •- Potranno concorrere opere edite dall'agosto 1959 alragosto 1960e ogni concor– rente dovr:ì inviare entro il 5 settembre J960 una copia del volume - con il proprio in– dirizzo - a: Diego Valeri, presidente, Dorsoduro 2448 B Venezia; Carlo Betocchi, Borgo Pinti 61. Firenze; Car- Un'inchiesta « c ttolica » 11 numero di giugno di ..Leggere.. è inter_a~ente dcdi: cato all"i:::icbiesta sui .. Difetti principali degli tntellettuah car-tolici italiani"· _ Vi banno partecipato: Mario Apollonia. Ugo Azzo~, Ernesto Baldueci. Carlo Betoccbi. Carlo Bo. Paolo Brezz.1. Marcello Camilucci, Ferdinando Castelli. Giacomo çesaro. Giovanni Cristini. Lino Curci. Paolo De Be_nedeth. _Au– gusto Del Noce, Rodolfo Doni. Waldimiro Dongo. Luciano. Erba. Nazarç00 Fabbretti. En1:o Fab!ani. _Erne~to Fiore, Adriano Gallia. Ferdinando G1anness:: G1ov~1 _Gozzer, Mario Gouini. Giuliano Gramigraa. Massimo Gnll:indt: Fr<!-Il– cesco Grisi. Margherita Guidacci. A.rma'!-do. Gu1de~ti. Vm– cenzo Incit:ia. Arturo Carlo Jemolo. _G1org10 Ka166erllao. Franco Lanza. Giovanni Lupo. Enzo Ma1zza. Gennaro Manna, Benvenuto Matteucci. Fabio Mauri. Renat~ M:tY, ~tefano Minelli. Fausto Montanari, Angelo Nard.ucc1. G.rno No~ara. Fortunato Pasqualino, Giorgio Petrocchi. MaS6tmo. Pe,ro~– chi. Nicola Pistelli, Mario Pomilio. Pìe:o P~ates1. Sergio Quinzio, Armando Rigabello. Sergio R1s~cc1!, Clemente Riva. Angelo Romanò. Bonaventura _Tecch1. _Giuseppe_ Va– lentini, Mario Verdone, Valerio Vo1ptni. Adriana Zarn. lo Bo, via Privata Borromei l-b-7, Milano; Aldo Cameri– no, S. Lio 5990, Venezia; Ugo Fascio, Dorsoduro 2.J28, Ve– nezia; Giuseppe Longo, e Il Gazzettino•• Venezia; Giusep– pe Mesirca, Galleria Veneta (Padova); Aldo Palazzeschi, Cannareg:io 4263,Veoezi::i; Bi– no Rebellato, segretario, via Garibaldi 54, Cittadella (Pa– dova). I premi in palio sono i se– guenti: L 500.CXXJ e Premio Citt::idella EPT Padova 1960• Premio « Castellammare • Il Circolo Artistico di Ca– stellammare di Stabia ha bandito l'VJII Premio di poesia e giomalismo , Castel– lammare dì Stabia • di lire 7/X/1}/)(). Gli interessati potranno ri– chiedere il bando alla Segre– teria del premio: Circolo Ar– tistico, via R. Margherita 45, Castellammare dì Stabia (Na– poli). « Colli Euganei 1960 • Il comune di Teolo e l 'E.PT cli Padova indicono il li Con· corso Nazionale per un pre– mio di prosa o di poesia "Colli Euganei 1960•· Posso– no concorrere tutti gli scrit– tori italiani o sLranieri, con scritti in lingua italiana, ine– diti o editi tra l'agosto 1959 e l'agosto 1960, riguardanti i Colli Euganei o le Città mu– rate o, più genericamente, la Venezia Euganea neUa storia, nella letteratura e nell'arte. Premi: L 200.CXXJ alla mi· gliore opera concorrente e L. 50.CXXJ al migliore articolo, pubblicato, sui Colli EuiaDei. reso celebre nel mondo Bragaglia hanno oltretut– sono il suo prodigioso to preso l'avvio alcuni at– istinto mimico, la sua !or- tori. che ,per il foro anti– za spontanea, la sua im- conformismo sono tra i mediatezza di personifica- più originali nel panorama zione, la sua potenza im- piuttosto scialbo dell'at– provvisatrice. Ed Anton tuale scena italiana. Fra G. T. Giulio Bragaglia era con· tutti basterebbe ricordare vinto che imporre a que- Anna l\fagnani. Salvo Ran- ~~o =~~~dee~:a p~p~rnaz~~: done e Anna Proclemer. gore di esecuzione, senza I profitti e le perdite so– lasciargli un largo margi- no i termini indispensabili ne di libertà. per fa ma· di ogni bilancio e sarebbe nifestazione del suo istin- ingiusto pretendere pro– to, significava distruggerne prio da un e irregolare > Le dicole d lla "Fiera,, il carattere più autentico, quale fu Anton Giulio che e anche il carattere Bragaglia un bilancio in- di una tradizione plurise- teramente attivo. Trascu- Edicola colare. rando i rancori che intor- * L'inimicizia quasi leg– gendaria, che oppose An– ton Giulio Bragaglia a Sil– vio D'Amico e che fu spes– so interpretata come uno scontro personale, ha in– vece un fondamento assai più serio proprio in que– sto ordine di idee. Silvio D'Amico, che aveva fon– dato l'Accademia d'arte drammatica, era il soste– nitore di una formazione e colta > dell'attore, cioè era sotto questo aspetto l'antitesi di Anton Giulio Bragaglia ed era logico che fra i due uomini, in diverso modo. ma con egual passione propensi alla discussione, dovesse determinarsi un urto in– conciliabile. Come sempre accade in simili casi, il torto e la ragione stavano da una parte e dall'altra e lo si è potuto avvertire no alla sua persona turo- Rivendita no numerosi, non si può non riconoscere che anche Edicola una valutazione estrema– mente scrupolosa delle passività non riesce ad of- fuscare la individualità Rivendita multiforme e prodigiosa di Edicola questo geniale uomo di teatro. Egli è uno degli artefici del rinnovamento della scena italiana fra le due guerre. E' un protagonista oltre che un personaggio. Ed a lui, noi delle gene· razioni più giovani, dob– biamo sopratutto un inse– gnamento che è prezioso e non ancora scontato: quel- lo di aver guardato con Negozio spregiudicatezza all'avan- Edicola guardia europea, ma sul– la linea di una tradizio· ne schiettamente italiana. Sotto questo aspetto dob– biamo definirlo, pur con le sue intemperanze, un mae– stro. G. C. * PARMA DiaL'.II L'IIZI FINARDI PELI.ACINI MAESTRI VANZO BIGGI GRISENTI SALSI BOCELLI CECCH1 GAZZA CAVALLI NESTI VIANI TEDESCH1 MORA CM!PANINI CASTELLI - Piazza Garibaldi - Piazza Garibaldi - Via della Repubblica - Via Cavour - Via Pannigianino - Via Garibaldi - Via Garibaldi - Via Garibaldi - Via Trento - Via Farin.i - Via Farini - Via Farini - Via della Repubblica - Via A. Saffi - Via Mazzini - Piazza Ghiaia - Via Gramsci - Piazza Picelli - Piazzale Barbieri PERUGIA BELARDINEI.LI - Via Mazzini G. DUIZ - Via Mazzini CASSINATI - Via Mazzini ~: ~gg:i,t : cii':."t.!ella Repubblica M. GIOVAGNONI - Piazza Grimana Q. MATRICI.ANI - Piazzale Stazione E. VINTI - Viale Brunamonti I. RANOCCHIA -·Piazza Matteotti G. ANTONINI - Piazzale Porta Pesa Un verso del Purw;atorio di Dante - e mori fuggendo e disfiorando il giglio• - sem– bra suggerirci un termine tanto più bello e tanto meno crudo, sia nella forma sia nel suono, e capace di stendere, se sostituito al fratellastro cominciante con de, un \'elo di gentile discrezione su una idea non troppo gentile. Anche solo all'orecchio, il prefisso de ha per noi un dle d'indigesto e d'incomodo: un che d'aritmetico. E infatti, ncUa legione di parole a cui esso ba dato vita in questi ultimi tempi, reca sempre un significato di sottrazione (an– zi, scusate, di detratione.). Sacrificare, significare, fal– sfficare, pietrificare... Tutti verbi rispettabilissimi. Ma accanto a loro si considerino queste espressioni: intensifi– care gli sforzi, per e aumen– tarli•, •raddoppiarli•: cJua– ri(icare una questiont!, per e chiarirla•; scheletrificare un corpo, per "scheletrirlo•: rettificare un 'opinione, per e correggerla •; modi/i.care un contegno (o uno scritto), per e cambiarlo•; notificare un ordine, per • annunciarlo •-- · E si domandi, a chi ha con– cepito la sottile distinzione fra scuole pareggiate e scuo– le parificate, con quale fon– d:unento si sia tratto un sen– so diverso da due parole delle quali l'una vale l'al– tra I Ma il fatto sta che il gusto dei prefissi e dei suffis• si passa a\•anti anche al sen• so delle parole. FRANCO fOCHJ

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