la Fiera Letteraria - XV - n. 27 - 3 luglio 1960

Dome:iica 3 luglio. 1960 U~ FIERW ~ETTER~RI~ Pag. 3 Invito aRchnairnmento dellla poesia contemporanea Luciano Anceschi * I collaboratori del "VerrL Si deve rispondere alle cosi dette « inchieste sulla poesia »? Gesto assai faci– le. in apparenza fondato. in realtà ormai tutto kitsch. nel senso peggiore e me– no Intimo. è dir di no con quello sguardo supponen– te e disgustato che simula l'appartenenza all'assoluto: e dimenticare. poi. che Mallarmè - un poeta del sa fondazione nell'e5sere: una disposi1.ione pronta ad intervenire nelle situazioni nuove per chiarirle e mo– dificarle. un trasformar noi stessi col trasformarsi del– le cose senza perderci nel– le cose. e. liberi dalla ri– gidità. per cosi dire. cada– verica degli « idoli ». un essere sempre vivi e pre– senti. in una larga solle– citazione del lavoro nuovo per la nuova coscienza. senza alcun rimpianto per le belle stagioni di una volta, anche se non sono state nostre. LUCIANO A CESCHI Lo spo.zlo normale desn– nato settimanalmente al– l'lnchJestn suUa poesia con– temporanea è questa volta vistosamente superato: sin– mo lieti di ospitare secUcl interventi, firmati da g 11 amici del « Verri •, solleci– tati e raccolti da Luciano Anccschl H cui acuto Inter– vento apre questa pagina: sedici risposte personali, ri– spondenti ad altrettante po– sizioni poetiche e critiche nel confronti dcll'argomen- to sotto processo, che pet'Ò compongono una sola, ric– ca, arUcolatlsslma risposta. Per giwigcre, sia pu.re sul– la carta, all'augura O11 e «chiarimento• sulla poesia, che è Il fme dichiarato del– la nostra inchiesta, invitia– mo ad essa altri « gruppi di lavoro•, altre officine poe– teoreUchc, perché dimo– strino un simile, soli ccl to interesse, scoprano altret– tante batterle personali e comitali. * cui riserbo. sembra. non è concesso dubitare - ri– spondeva a tutte le inchie– ste, anzi proprio ne! ri– spondere ad una inchiesta scrisse alcune pagine a proposito del realismo. nel su·o sistema di significati, tra le più rivelatrici: Mais lìttérature a quelque cho– se de plus inreltecruet que cela ... Direi che l'inchiesta s'è fatta quasi un nuovo «genere». è come una aperta forma di colloquio a distanza in un tempo in cui la conversazione è pressoche ovunque scadu– ta. e gli uomini non han più voglia di conoscersi tra loro ... Baratelli. che $i !arà. pen– so. sorprendente, solo se si farà d'ispirazione più crudele - questi sono i poeU che rispondono per noi ad una decisione effi– cace sul significato della poesia nel presente mo– mento. L'infinita ricchezza di possibìlità degli oggetti nella massima volontà d·in– tensità. di carica morale. di risentimento satirico. di rabbia sociale, di epica re– troversa... E davvero non importa oggi dire chi si salverà; piuttosto occorre ricordare che nessuna poe– tica. in nessun caso. esau– risce la poesia. Ci sono al– tre strade, forse (Pasolini. Officina, il Qum·tiereJ; ma troppe volte le « altre stra– de i, sono « letteratura ». e anche cattiva letteratura. clamorose bandiere di sta– ti ormai impotenti. Per al– tro. senza pregiudizio di diverse altre possibili pro– poste, questa è ì1 nostro modo di contribuire alla interpretazione del tempo della poesia; e sappiamo che è un tempo che sop– porta diverse interpretazio– ni. e tutte diversamente valide, e che poi non vi è fa nessun caso per ora la eventualità di .garantite «ve– rifiche». Giorgio Barberi Squarotti Il discorso si !a diverso se abbia riferimento alla stanchezza: siamo davvero come esausti di essere con– tinuamente sollecitati a parlar dì poesia. argomen– to per se stesso improba– bile. raro. stranamente reattivo, sul quale si vor– rebbe intervenire a distan– za. per cosi dire, e solo nei momenti fondamentali. di giusto calore. E' que– sto davvero il momento? Quanto ai premi. di que– sto. sì. non vorrei parla– re: non esiste un premio veramente autorevole per la poesia. e certo i premi non istituiscono la storia letteraria. e neppure in– fluiscono su di essa. I pre– mi fan parte piuttosto del costume. e qualche volta del malcostume contempo– raneo. e troppo spesso in– dicano. con qualche ap– prossimazione. solo il più abile diciamo. non il mi– gliore dei poeti. Quanto ai critici e agli antologisti.... in quest'or– dine sono troppo grave– mente pregiudicato! Ma vorrei dire che come ci so– no tanti modi di far criti– ca cosi ci sono anche tanti modi (l'ho scritto altra vol– ta) di ordinare antologie: quel che conta veramente è la rispondenza vHale - che i.Il certi casi a.ccade una volta sola nella vita di uno scrittore - dell'ope– ra critica, dell'opera anto– logica al movimento della s!tuazlone vera. E' eviden– te che un accordo cosl ra– ro non si esprime nella velleità dei programmi a cui non corrisponde l'ope– ra. nella vaghezza di for– mulazioni acroniche e vuo– te. nella confusione degli elenchi indiscriminati e irresponsabili. Occorrono programmi che corrispon– dano alla situazione della poesia, responsabilità delle scelte necessarie, indica– zione resoluta del nomi. Allora, convien dirlo. mi sembra che in questo sen– so abbiamo fatto ancor po– co davvero. Mancanza di coraggio? D'impegno? Ri– guardi eccessivi all'Autori– tà Letteraria Costituita? La situazione era certo im– brogliata bene; e certo le mani che sporcavano le ac– que qualche volta erano inabili e innocenti, più spesso erano davvero trop– po esperte ... Di tatto, mol– te maniere negative di pressione e di remora han– no agito sul lavoro dei poe– ti con richieste, nonostante le apparenze clamorose. storicamente vuote, o con calcolate resistenze; l'esito è stato solo quello (ma lo stesso è accaduto anche nelle arti figurative) di ri– tardare la coscienza della autenticità e novità della poesia. il processo della sua interna riflessione e di– chiarazfone. il rilievo del– le ragioni universali in cui situazionalmente vive. Oc– correrà far molta fatica ancora per creare una con– dizione di vera libertà al !are poetico ... ln ogni mo– do, per quel che mi ri– guarda, ho l'impressione che la proposta di una poe– tica in re (e dietro, certo, si cela la nuova teoria l.e– nomenologica degli ogget– ti...) sia stato un criterio utile a distinguere. ad ope– rare sul corpo vivente del– la poesia. Per questa via di fatto, la prima indicazione dei nomi si tentò in quegli anni (dopo il 1952) e cosl si parlò di Erba. Cattafl. Orelli. Zanzotto. da un la– to. e. dall'altro. di Gugliel– mi. o di Giuliani o di San– guineti, e questi nomi si ri– trovano ancora insieme sul Verri sia pure con l chia– rimenti necessari sui diver– si destini dei gruppi e del– le persone. Se poi si ag– giungano Cacciatore. nel cui Javoro segreto venne– ro ritrovate certe premes– se (come dire?) di situa– zione e di « metodo », e poi. i giovani Pagliarani. per esempio, i « novissimJ » Balestrini. Paolazzl e lo inedito Porta. o Brunella Infine. dal riserbo. si sa, verso una generazione che sembrava dare nuovi poeti non però poeH nuovi, (epi– goni e non inventori) al riconoscimento. invece. di una sua conquistata. auten– tica. necessaria novità nel– Ja varietà delle articolate ragioni. delle interne cor– renti. delle istituzioni atti– ve con una problematica ricchissima su cui è impos– sibile fermarci e di cui que– sta inchiesta comincia a dar conto, il passaggio si è lentamente maturato in una collaborazione recipro– ca cli sollecitazioni segrete tra critica e poesia. Ora si tratta di !are finalmente un discorso di proporzioni e di misure. Ho avvertito assai pro– fondamente, di Macrì. quel suo severo sentirsi morto tra i morti di 'Una poe– sia morta. E' autenti– co. è patetico; e si avver– te in luì come un'eco della profezia di T.S. Eliot sul– la morte della poesia nel– la prossima storia della civiltà democratica. Ma, ci si domanda. questo gesto :r ;i.on, è. nell'un caso come nell'altro. un proiettar sul– la realtà la delusione per– sonale di chi cerca qualche cosa. un certo modo idea– le. morale. che non c'è più, che non può esserci più? Davvero. qui si toccano al– cuni motivi primi. si trat– ta di una decisione sul no– stro essere. Per chi. come noi. scelga un modo di av– vertire il pensiero come flessibile. aperto. antidog– matlco ci sarà una diver- In ogni discussione critica la pars dcstruens è sempre molto più agevole di quella della costruzione: inizierò, quindi, da una statistica, per la poesia del dopoguerra, degli errori, delle vie sba– gliate. Anzitutto quella elle definirei • roma11tico - senti– mentale»: e compre,1de la lirica dell'idillio e quella di partito, i neocrepuscolari e i ~pulisti, i dammnziani e t pascoliani, tutti coloro che ancora nou si sono accorti clze viviamo in tempi diffi– cili, che parlare di uu albero (o di UII contadino, di wz operaio, come se fosse u,1 al– bero) è quasi una colpa. Per costoro c'è sempre un ango– lo d'arcadia da rievocare, qualche gioco di infauzia, uua donna a cui rivolgersi fra le solite fronde e le chiare fre– sche dolci acque, la passeg– giata o il tramomo, oppure zm reparto di assornoir ac– curatamente conservato su cui piangere con tutti i co– lori e le violen:c di un espressionismo provinciale, di un naturalismo d'accatto (e ti mettono, tutti quauti, di fronte al loro bravo ricatto: guarda come sono semplice, puro, comunicativo, dico le cose di t11t1i, le esperienze comuni, i se11timcnti che tut– ti provano, rivelo il dolore e la fatica, la schiavitil e l'oppressione, il sudore e la rivolta). Poi i « linguisti»: quelli che credono che la ri– volta nel/a lì11gua sia più che sulficiente a giustificare glz esperime11ti più assurdi e confusi (per l'intelligenza cri– tica di utt Sanfiuineti quanta stoltezzq di 1mitatort), la nou comwzicativiltl e tutte le altre storie di questo ge– nere, le imitazioni delle avanguardie di trent'am1i fa, e non rivelat10 altro che w1 completo squallore morale ~ poetico - in questi temp1 difficili-; quelli elle credo– no di aver fatto la loro par– te di innovatori perché han– no scritto alcuni versi accu– ratameute asemantici, al so– lito fine di distruggere dal- ~J::;e;:~ c':tn~~:; 1 ,P':fe~7: 1i,f;:; - e, per via di simbolo, la società stessa: i consueti un– torelli - (poi si finisce per scoprire che si tratta invece dell'espressione di vecchi con– trasti romantici): i nipoti!,i di padre Gadda nella poesia, che se ne vivono fra le loro quattro pareti di parole, si preoccupano della necessiti! di intima forzatura defor– mante dell'immagine e di al- Nanni Balestrini Accade talvolta di notare con stupore, nello sclerotico e a.utoma.ticoa.buso di frasi fatte e di espressioni con– venzionali che stanoo alla base del comune linguaggio parlato, un improvviso scat– tare di impreveduti accosta– menti, di ritmi inconsueti, di involontarie metafore; op– pure sono certi grovigli, ri– petizioni, frasi mozze o con– torte, aggetth•i o immagini sproposiiate, inesatte, a col– pirci e a sorprenderci, quan– do le udiamo galleggia.re nel linguaggio anemizzato e amorfo delle quotidiane con– versazioni, che è tra tutti il ~~l~n~a~~ pduaò d~::n~rcd~~= il bisogno di servirsi con immedìa1ezza delle parole, origine di quelle straordina– rie apparizioni, che arrivano a illuminare da un'angolazio– ne insolita fatti o pensieri, possa offrirci suggerimenti utili per lo scrivere versi. Per chi ritiene che ogget– to della poesia sia il lin– guaggio inteso come fatto verbale, non descrittivo cioè, narrativo o concettuale, que– sta esperienza può risultare particolarmente stimolante e imporre un riesame dei pro– cedimenti della poesia. Di conseguenza, atteggiamento fondamentale può venire ri– conosciuto lo «stuzzicare• le parole, il tendere loro un agguato mentre si allacciano in periodi, l'imporre violenza alle strutture del linguaggio, lo spingere a limiti di rot– tura tutte le sue proprietà. Si tratta di un atteggiamento volto a sollecitare queste,. proprietà, le cariche intrin– seche ed estrinseche del linguaggio; a provocare quei nodi e quegli incontri ine– diti e sconcertanti che po– tranno fare della poesia una autentica frusta per il cer– vello del lettore. che anna– spa immerso fino alla fronte nel luogo comune e nella ri• petizione. Da qui si fa strada l'idea di una poesia che nasca e viva diversamente. Una poe– sia apparentemente meno ri– finita, meno levigata, non malto né cammeo. Una poe– sia più vicina all'articolarsi dell'emozione e del pensiero in linguaggio. espressione confusa e ribollente ancora, che porta su di sè i segni del distacco dallo stato men– tale, della fusione non com- plctamente avvenuta con lo stato verbale. Le SLrullure, ancora ba1-eolbnti,prolifica– no imprevedibilmente in di– rezioni inaspettate, lontano dall'impulso iniziale, in una autentica avventura. E da ultimo non saranno più il pensiero e l'emozione che sono stati il germe dell'ope– razione poetica a venire tra– smessi per mezzo del lin– guaggio stesso a generare un significato nuo,•o irripetibile. E il risultato di questa avventura sarà una luce nuo– va sulle cose, uno' spiraglio tra le cupe ragnatele dei con– formismi e dei dogmi che senza tre$Ua si avvolgono a ciò che. siamo e in mezzo a cui viviamo. Sarà una possi– bilità di opporsi efficace– mente alla continua sedimen– tazione, che ha come com– plice l'inerzia del Linguaggio. Una poesia dunque come opposizione. Opposizione al dogma e al conformismo c~e minaccia il nostro caronu– no, che solidifica le onne aUe spalle, che ci avvinghia i piedi, tentando di immo– bilizzarne i passi. Oggi più che mai questa è la ragione de.Ilo scrivere poesia. O~g~ infatti i.I muro contro cut con le nostre opere ci sca– gliamo rifiuta l'urto, molle e ccde,•ole si schiude senza re– sistere ai colpi - ma per in– vischiarli e assorbirli, e spes– so ottiene di trattenerli e di incorporarli. E' perciò ne– cessario essere molto più fur– bi, più duttili e più abili, in certi casi più spietati, e ave– re presente che una diretta violenza è del tutto ineffica– ce in un'età tappezzata di viscide sabbie mobili. E' in un'epoca tanto ine– dita, imprevedibile e contrad– dil'oria, che la poesia dovrà più che mai essere vigile e profonda, dimessa e in mo– vimento. Non dovrà tentare di imprigionare, ma di se– guire le cose, dovrà evitare di fossilizzarsi dei dogmi, cd essere invece ambigua e as– surda, aperta a una plurali– tà di significati e aliena dalle conclusioni; per rivelare me– diante un'estrema aderenza l'inafferrabile e il mutevole che ci circonda e che vivia– mo, per contribuire a scon– giurare l'atrofia dello spiri– to che ci assedia instanca– biimente col suo tentativo di separarci dall'umano. NANNI BALESTRINI tre sciocchezze del genere, sono tutti attentamente an– tiborgl1~i, nemici della civil– tà di massa, senza accorger– si che questo tipo di lotta è compiuto molto meglio dal partito comunista, e anche co11 tm li11guaggio molto più efficace e interessante. · Per gra11merito della mag– gior parte dei critici di poe– sia, vecchi e nuovi ( l' eccezio– ne unica è rappresentata dal bellissimo saggio di Fortini, sul « Menabò 2 ..: la solita voce nel deserto), l'identifi– cazione lirica-poesia costitui– sce ancora la coscienza co– mune della cultura italiana: squalificati rapidamente i so– stenitori, pili o meno mar– xisti, della poesia come rac– conto o della poesia «epica», a causa dell'assurditii dei lo– ro argomenfi da giocolieri di fiera (ieri c'era l'ermetismo, la poesia oura. ecc.: è venu– ta la çuerra, quindi oggi c'è il realismo, il racconto epico, la parola popolare, la que– stione nazional-sociale, e al– . Ire storie del genere), l'anli– co ordine è stato rapidamen– te ricostituito. Lirica a piene mani, quindi, di ogni genere, il bagno dei senlimenti: le recensioni di poesia non fan– no altro che iwzeggiarvi, ci– tare l'immasine riuscita, la bella descnzione, il verso musicale, ecc.; e a questo punto si può iniziare il di– scorso sui critici 11011 come accusa di non collaborazione alla poesia, secondo il Ieit- 1};~~~;n1eei o't~r~'i°t~l1~~~ g : stino di versificatori da stra– pazzo, ma di eccesso di colla– borazione a w, certo genere di poesia, come accurato ri– fiuto della poesia oggettiva, della poesia-ideologia, della poesia narrativa per tma liri– ca e una « linguistica > che - guarda caso - rappresen– . /ano anche la posizione più imiocua, priva di responsabi– litit. morale, docile ai gmpvi di pressione. Certo è più fa– cile lodare il petrarchismo di Zanzotto che non Fortini; po– lemizzare con Pasolini, negare Leo11etti, dire assurdo l'ulti– mo Giudici, e cosl via, affer– mare che il verso narrativo è ottocentesco nell'attimo stes– so che si ammettono populi– smo e Powzd, i crepuscolari e Pascoli; e m ogni caso è ~%~tr!ti~oledel,~re le~te::f,~i;~ «autonoma», che i critici con wt programma preciso di ideologia, attemi alla situa– zione, alle ragioni del « tem– po difficile»; è più facile offrire un'immagine addome– sticata della poesia come ef– fusione o ornamento o gioco privato, una figura esorcizza– ta, non problematica, che una poesia come ideologia e veri– tà, come coscien:a e co110- sce11za.Del resto, di fronte al– le inuumerevoli schiere dei poeti, può essere sempre uti– le una critica-recensione sche– matizzata: ad esempio, secon– do una serie, statisticamente fissabile, di voti (considerato zero l'idillio o il populismo, si possono dare numeri pro– gressivi per tutto ciò che se ne allontana nella direzione 110sitiva di rma poesia ogget– tiva nou se11timentale, OfJpU– re si può aggiungere alla ne– ga:.ione ,ma quali(ica;;ione a seconda della maggiore o mi– uore dignilà: c'è pllre wra differenza fra Ferretti e Stra– niero, fra Piovano e Vivaldi, fra Zanzotto e Arcangeli). Si potrebbe guadagnare tempo e spazio, nelle troppo giil ric– che riviste militanti: men– tre per i pochi per i quali ~ possibile l'assenso (Ii ho già elencati un'altra volta: oggi, forse, muterei soltanto in sen– so restrittivo la mia antolo– gia - e con questo implicita– mente voglio indicare l'asso- lttto rifiuto delle antologie di ~~~~~ d;fe~~poJt~~;:e~~~ei,~ili testimonianze di incapacità di scelta, o accuratamente te11- denziose secondo i criteri an– tiquatissimi -, iusistendo an– cor più su Fortini e Pasolini, e lasciando al loro desti– no rm altro po' di lirici, di sperimentatori del linguaggio, ~tz~~ioQ 1 :t:/~J~d~)i 0 ~f~"'::_ si potrà obiettare - non è per ,mila di aiuto alla poesia stessa: come se i poeti aves– sero bisogno comìnuamente del soccorso materno della critica per tirare avanti, no11 avessero mai l'età della ra– gione, 11011 a_vess~roocchi per vedere la srtuaz1one comut1e, i doveri, gli errori e le atte– se; i poeti che re.stano felice- i?!nt~0~/n1,~!:::/ ~~~~e,1~: sogno di essere .g11.fdati e c,or– relli, si può bemssuttf? lasc1a_r– li alla loro proficrta md1istna, allo stesso modo che ai «mondani» adoratori delle bhzarrie linguistiche può es– sere lasciato il loro giocat– tolo tanto piÌl che, poveri unt0refli attche loro, non muoveramzo rm atomo in una questione che. "'?n è c~rt'! di lingua e d1 dmrostraz,om formali. Si ~adì be11e:_l'.in-_ dicazione cielieccesso d1 hbn di poesia !'O'!- signific~ ch_e io voglia bra.stmarne gli edi– tori. Il fatto stesso che si pubblichino versi di '?gni_ge: nere dimostra che gli editori di poesia, i11 genere qua~i tutti piccoli edit9ri, non ri– spondono a _un piano. genera_– le di pressione e dt condi– zionamento della poesia: la scelta è necessaria soltanto nell'ambito di un lavoro cri– tico di conoscenza oggettiva della situazione, in vista di una parallela azione ideolo– gica, gli edit~ri. famlf) _ber1is~ simo a offrirci tutti t dat,, clre risultano sempre oppor– tuni, per sconforta,iti e rovi– nose cita siano singple espe– rimentazioni e prove e ten– tativi. G. BARBERI SQUAROTII Giorgio Sono indaffaratissimo: la scuola, lo sgombero, e presto il matrimonio. Mentre mi ci vorrebbe calma concentrazio– ne per meuere su un foglio la mia opinione sulla Situa– zione della poesia. Certo, non c'è da aspettarsi in questo senso gran che da me, preoc– cupato come sono di appro– fondire i pochi motivi a cui s'affida il significato della mia presenza sulla terra. Mi pare che nel mio Cerchio fa– miliare almeno tre componi– menti mosLrino decentemen– te, cioè, spero, con voce di– messa ma ferma, l'uomo ch'io sono e sto per essere, in der Gesellsclraft mit detz Men– sche11, be.sonders im Me11- sche11tmbel, come dice Kier– kegaard. Per me, penso sem– plicemente che non ci sia scamJ)O fuori d'un lavoro verticale: gucsto è poi l'uni– co modo di sentirmi vivo, dico contemporaneamente vi– vo. Ogni tentativo di allar– gare il discorso si ripiega inevitabilmente su una situa~ zione personale. Molto con– solante è però la scoperta di certi punti mcdi, o incro– ci. in cui ci si ritrova in pa• recchi, cosl come vien l'ac– qua ecc. Sarà, per esempio, l'osteria di Luzi, o l'osteria di Benn: dove uno come me a sua volta non si sente più so alle.in nel proprio Wirwarr, Unruhe, ZiJtern... Ma biso– gnerebbe spiegare più esatta– mente con quale cultura fa Enrico Accatlno: • Tc,ta di uomo> Alfredo C'è della buona. fascinosa o accogliente pocsla che non è contemporanea; e c'è una poesia ingrata, urtante. se– diziosa. difficile da accettaro che, nondimeno, è contem– poranea La poe6la di questi anni ba battuto tutte le stra– de per recuperare e appro– fondir.e il senso della tradi– zione e per acquisire al :rit– mo e allo stile il linguaggio comune. E' stato un errore chiamare queGto lavoro. in– d:eeriminatamentc. «speri– mentale ..; la nozione è su– bito divenuta un idolo grot– tesco. una formula di comodo con cui si son coperti i mo– vimenti reali e in virtù della quale gli lgnorabimus di tut– te le sette si acquetano ormai nel credere che la nuova poesia è pur sempre quella vecchia scritta dieci gior– ni .fa. Pazienti e seri « sperimen– tatori ... ove Cossero es.lstitl, avrebbero avuto cura di ri– cercare le innovazioni: nel metro. la lingua, la tsintns&i, il tono e la forma; di sotto– porle a lunghe e convincenti prove di laboratorio: e dl comunicare infine i loro ri~ sultati in saggi. poesie, dotte memorie ed utili -c-xcerpta. Invece. ognw10 è andato a naso: i recensori hanno con– lil1Uato. per 1 0 più, a smam- Orelli i conti la nosLra esperienza di vita. Tuttavia, a me pare che nessuna ri,•is1a italiana d'oggi abbia, meglio del Ver– ri, agitato per quest'iispcuo le cose: itlquieta movere po– trebbe esserne anche il motto. Succede purtroppo che non pochi poeti han l'aria d'andar in giro non già con quattro o cinque veri prodotti del loro orto, sl con un sacco pieno zeppo d'idcologie. Io diffido molto di codesti anli– Lrovatori perpetuamente idco– ]ogizzanti, i Quali sembra ta• Jora non abbiano mai paga– to di. persona. E mi ,•ien in mente quel che disse Goethe nella bella Italia: Mein Fre– w1d, lebe nur, dicllte ,mr fort! Ma ecco, bisogna. vivere per poetare, bisogna tenere ancora un capo. S'intende che i giovani poeti saranno tanto pil1 nuo"i quanto più mo– streranno di non essersi ac– contentati dei famosi « mo– menti di grazia•· Più non di– co. non sono aux ordres de l'impatience. Ora devo pen– sare tre temi per l'esame di maturità: non bisogni delu– dere i nostri cari a..Ilievi.Flau– bert me ne suggerisce uno che ha che fare con la Situa• zione della poesia: - Si nous faisions dcs vers? dit Pécucbet. - Plus tard I Occupons– nous de la prose d'abord. GIORGIO ORELLI Giuliani molarsi sulle poesie inutili. gli antologisti a guidare i loro carrouoni, e i poeti a 1>crivere come potevano. Te– mo che le riviste letterarie abbiano troppi poeti amici. o troppi amici del poeti. da contentare. Non ritengo che. come ha sostenuto Pasolini, oggi il dilemma dello scrittore al– l'opposizione stia tra l suoi pensieri e sentimenti. che sarebbero nuovi. anticipati rispetto alla tsocietà, e le sue potenzialità stilistiche, che sarebbero, né più né me.no. quelle ereditate dalla letteratura del Novecento. una letteratura indubbiamen– te difensiva, di rartlnato sen– timentalismo, metafll.licamen– to eoggettiva; sicché, argo– menta Pasolini. lo scrittore si troverebbe oggi nella con– dizione dì dover usare, con !urla espresslonltstica o con altri accorgimenti. Io st~so strumento stilistico che ideo– logicamente sa di rifiutare. A parte il fatto che lo stru– mento stilistico non s'idcnti– .flca con il linguaggio degli scrittori. ma è un .frutto. di– ciamo cosl, dell'attività lin– guistica generale, ci sono altre considerazioni. alcune molto ovvie. che svuotano di tsigniflcato il dilemma pa– soliniano. Si comincia sem– pre dagli scrittori che ci hanno da poco preceduti, ma la sosta presso di loro può anche essere breve: la 1radi7.lonc, è più vasta più lunga e inopinata e fruibile degli « stilemi novecente– schi"'· Un poeta straniero può, in un certo momento, aiutarci a rileggere i nostri poeti antichi; posslnmo sco– prire con occhi nuovi un aspetto ignorato o trascura– to della tradizione, la quale, contiene spesso I germi del più: arditi rivolgimenti. C'è, poi, eseenziale. U ri– con.:o alla lingua comune. che chiede, d'altronde e a buon diritto, di !arsi poC6la. n compito del poeta, oggi, consiste appunto nel trattare la lingua comune con la stessa inteneità che se .fosse 1a lingua poetica della tra– dizione. e nel portare que– st'ultima a misurarsi con le esigenze contemporanee. Del resto. è proprio tale lavoro a Tendere vitale. e torse lm– iportante, la poesia di Cac– ciatore, di Sangulnetl. di Pagliaranl. di Pasolini. e di alcuni giovani de.l «Verri ... La verità è che la poesia esprime oggi una complica– ta unità di vleionc e vuole comunicare una obiettiva in– terezza di si.gniflcati, pro– prio quando tutto, 0 quasi tutto. della vita Intima e sociale è frantume e viola– zione e minaccia, oppure tat– tica snervante e dH!erito programma. Il vero dilem– ma non è dunque tra una coscienza nuova. esorbitante il !atto, e una difettlvltà eti- 1.istica: è. se mal. tra la na– tura della nostra urgen1.a stilistica e la disgregata vo– cazione della societ.à. Nel migliori, vedo una co– mune consapevolezza del- 1'aliena1.lone mentale e so– ciale. e avverto un comune sentimento della totalità at– tiva della lingua. Le lO"ro opere eono i momenti di un processo che coinvolge, assai più che nel passato. i rap– porti tra poesia e trulzionc 1>toricadella vita ' Se dovessi dare un con– siglio ai più giovani. racco– manderei loro di coltivare un sano disprezZo per l'uso "'poetico,. della lingua. ma una totale curiosità verso di essa, e di cO"rreg,gere tale metodica dillldenza con un -rispetto ininterrotto per la tecnica del verso e la strut– tura delle strofe. L'Inquietu– dine ritmica e metrica che si può leggere tn certi testi degli autori sunnominati ha una funzione pedagogica. Ma sia consentita qualche di– stin7Jonc-: alcuni, c0me Pa– solini e il gruppo di .. O!11- cina "'• hanno recuperato, en– tro una più ampia cornice teorica, immettendovi nuovi fermenti decadentlstlcl e uno spicciolo I"ealismo, le ragioni e U linguaggio crepuscolari. Non credo che Il loro impul– so e la loro !ormazlone stl– llstica possa condurre oltre questo interessante recupero. E s'intende che l'Ultima pa– rola spetta sempre alla cosa da.dire. Enrico Accallno: Studio per « Gli a nnegatJ • ALFREDO GIULIANI ·Bartolo Cattafi Nonostante ci fossero state guerre e sommovimenti poli– tici, il Paese conservava la sua autica struttura regiona– listica. Esso infatti era ri– partito in quattro grandi e floride Regioni: della Santiltl, dell'Eroismo, della Navigazio– ne e della Poesia. Codeste Re– gioni avevano per abitanti, rispettivamente. Santi, Eroi. Navigatori e Poeti; aflouda- viso, una lontana altura co– perta di bosclu, e riprese: • D'altro canto era fatale che col livello di effi(r"za, di ri– gore. ideologico e di coeren:.a morale. raggiunto dalla ~w– stra Regione si f~sse ,to1 .'!– cogliere l'Alloro pm alto, f)IU profumato, pili lwuinoso per– clr~ piu aureo ... •· •Scusi•. interruppe il vi– sitatore dando w1·occhiala al– l'orologio, • mi scusi ma ho w1 impegno. Il tc.mpo vola. La ringrazio e la saluto». Si di– resse con passo affrettato ver– so la fro,uiera del Pae..se, mentre il Presidente lo guar– dava a bocca aperta; attonito ed offeso. ~!dféi t::~:;: s~::t;~· gloriose Il visitatore, appena varca– to il co11fi11e della regione di Poesia, fu colto da un pro- ~~!!1Jevibtg,~;~'t~~- /J:Jsat f~fo v;r~;,~~ro:!f5~i1eco::!!: bravano fabbriche: opifici, la– boratori, si sarebbe detto. Proveniva da tutta la plaga mt brusio fitto e continuo, come d'api iu w1 meriggio di primavera. Dopo w1 pò in– generava sowroleuz.a. Com– parve il Presidente della Re– giorte; con voce e gesti ro– tondi diede il benvenuto al visitatore. « LA nostra Regione», disse il Presidente, « è come lei ve– de un immenso cantiere fer– vido d·opere, sonoro di canti. lucalcolabile è il numero dei Maestri, inimmaginabile il ,mmero dei Discepoli. Sono tutti bravi. Eba11isti, llltar– siatori, lllta~li'1tori, Ingegne– ri, Mosaicistr, Distillatori. Ar– chitetti, Orafi, Pastori d'Ar– cadia, Muratori, Portatori di Bagagli Ideologici ... ». Dato che il vollo del ,,isi– tatore esprimeva meraviglia mescolata a inge,mit,l, il Pre– sidente fece avpello alla pro– pria pazienza e continuò: • Insomma, caro signore, lei de,ie tener presente che nella nostra Regione c'è una sola P'::~,~~ f;f : a i ~~ot~ib~1a~~ stri, i nostri Artisti che pie– gano codesta materia in milte guise: la fmmo 'dlventare du– ra molle liquida gassosa; ad atomo, a squmna, a grumo, a (il di capello, a lasagna, a lingotto, a macigno, a mon– tagna, a nuvola. Secondo, ap– punto, i nostri piani di pro– dz~zione, sempre seguendo, questo è inteso, con cosciente f~f,~ 1 ~~,1/"':tell~8~~a11/;~~~f:,',~ Colleuiva. Schemi che si ar– ticolano, 11011 ~ il caso d'ag– giungerlo, al servi:.io di Su• pcriori Ideologie ... •· «Scusi•• a~ardò ti111ida– me11/e il 11isitatore, « ma i,1 questa regione 11011 esistono poeti sciolti, sfusi, come di– re?, non a catena, del tipo più semplice, di quelli clrc. hanno solo ttn piccolo labo– ratorio privato, magari por– tatile?». «Ah•• esclamò con ironia il Preside,ite. « Lei intende cliiedenni di quei quattro esemplari annidatisi nei bo– schi pill remoti, quei quattro gatti che adoperano in modo abusfoo e selvaggio la nostra materia prima ... Voglio tran– quillizzarla subito. Questa va– rietà tutt'altro cTte pregiata si estinguerà quanto prima. Sa com'è•, aggiunse striz– za11do l'occhio, « a furia di mangiare bacche, radici ed erba, .. ». Il Presidente guardò per un attimo, con un'ombra sul Quella del visitatore era una (Inta. Appena fu sicuro di_ 11011 esser visto da ne.ssrmo, St ac– quattò in un folto cespuglio e attese il buio. Camminò wtta la notte. Alle prime luci dell'alba iniziò la scalata del– l'alwra e raggiunse i boschi. Vi Jrovò degli uomini de1111- triti, con addosso dei cenci borghesi, cascanti. Tra loro, per la verità, norr c'era l'om– bra della organizzazione ( e questo 11011 gli dispiacque). Gente che, a prima vista, po– teva apparire strana ma 11011 spregevole. C'era infatti citi mangiava in.setti e clii frutti d'acqua, clri cuciva vesti di pelle, chi si faceva sandali di legno o bottoni a forma di oliva, e chi non aveva me– stiere, uomini con m1 falco. uomini con 1111 flauto, uomini con delle api, e citi provava piacere al suono della pro– pria voce, e citi aveva tutto il proprio daffare a contem– plare wta pietra verde, o a far bruciare un fttoco di cor– teccie sulle tegole della casa, o a farsi per terra 1111 giaci– glio di foglie aromatiche, o a progettare decora:.ioni di ce– ramiche verdi per degli spec– chi di acqua correttte, e chi giocava coi dadi, coi busso– lotti, con le piastrelle, clii steudeva per terra delle ta– \'Ole pitagoriche, citi aveva delle idee originali sull'utilittl di ww ~11ccavuota, e chi rac– coglieva il 110lline III un va– setto di legno (tutto il mio piacere, diceva, è i,1 questo color giallo) e clii amava il sapqre dell'astragalo e porta– va una conchiglia all'orecchio e contemplava le vimature di ,ma lama, clii dava il nome alle fontane, citi sapeva i se– greti dell'onomastica, chi rac– coglieva le quaglie uelle pie– ghe del terreno, chi racco– glieva in mezzo ai cespugli soltanto le uova maccltiettate. di verde o scendeva da ca– vallo per racroglic.re u,1'agata o una pietra turcltese da ta– gliar poi a forma di astuc– cio, o di biglia per esercitare le mani dei paralitici elle possono ancora guarire, e al– tri che fischiando dipingeva– no del forzieri all'aperto, altri che avevano un bastone di avorio, una sedia di palma, ttna lancia piantata per terra per attaccarvi tma scimmia .., BARTOLO CATIAFI Brunello Baratelli Vi è in Italia un gruppo ben nutrito di premi. ma non si tratta sempre di un «vale» della critica ufficiille per let– terati spesso alla fine della loro cani.era; di questi non si conoscono con esattezza le origini, anche se gli scopi so– no ben chiari, ed è pianta che pollifcra ovunque pro– sperano editori faccendoni che pubblicano ogni cosa al– la stregua dei fumetti che legge la c:lmericra del secon– do piano, o dove balena una misteriosa rivis1a che nessu– no conosce, perché esiste solo in teoria, effimero parto di una mente incostante e van::i.. Tutto ciò sarebbe cosa da poco, buona semmai per un saggio di costume o, in ca– so estremi, per una cronaca giudiziaria, ma il guaio è che data la situazione nasce una strana genia di persone di profe.-:sione vincitori-di– premi, personaggi che incu– tono quasi paura tanto van– no e vengono propae:andando se stessi, veri uomini sand– wich, tanto s'intrufolano ovunque, disturbano e an– noiano chi ha la fortuna di capitare nell'ampio circonda– rio delle loro chiacchiere. Come se ciò non bastasse, essi sono attorniati da una serie che pare infinita di poe– tastri da salotto, o peggio da cucina, da critici senza criti– ca, ignoranti senza fantasia che parlano come dischi rotti. Sarebbe forse necessario un po' di pulizia nel giardino delle arti, ma sembra che ci sia facilmente il venne pro– prio nella mela più gustosa.. Ne nasce una generale con– fusione: da una parte l'lgno- ~~le~e~~i.c~~f,;_~~~.ai i:~ vidi conformismi di molta critica ufficiale. E non è poi cosl facile uscire da tale pa– lude anche perché ai giorni nostri è dubbio che si possa ancora parlare di arte P.2PO• lare e c'è una cosl difficile problematica da risolvere che il singolo rimane impa- ~1~;:n\~ udaFru~ygreo ijùun~ meno deciso, perchd Ka bi– sogno di un appoggio con– creto; da qui può nascere una discreta produzione a livello artigianale. Sarebbe sconfortante il pensiero che bf{og~~e~~~ :g=:ia~cu~ Montale, ma fortunatamente di sicurezza non si sente al– cun bisogno ed inoltre si de– ve tener presente che, nella narrativa, in Italia non si è giunti ancora a tanto. Nei poeti d'og~ sembra piuttosto in crisi, talvota al– meno, la virilità: sembrano tante :::tatue di Prassitele, belle ma sianche. A chi non ama troppo la Polemica e non si sente mol– to legato a gruppi letterari. ma crede solo net fattivo operare, verrebbe talvolta la tentazione di essere accomo– dante, la stanchc21.o a volte a\lvilisce, e se ognuno non ~~ss:ngs~à ~~rl;in~~sadeJi{:-e&g~ le solite parole - ma in fondo il "ero poeta... - e <1uelloche segue abitualmen– te. Ma ciò non è solo immo– iale, è anche paralizz.ante: viviamo ncll'• età del sospet- ~~;/ ::';!\~~t\rn~i:sip~~: struttura sociale. deve molto provare e lottare e ::i.vere il coraggio di essere crudele, disperata e lucida: il poeta per non sentirsi inutile do– vrà essere tollerante, ma sempre veritiero: se non c'è urto vi sarà lungo sonno. Le porte sono ancora aperte, ma chi tenta di varcare il limi– tare non sa. se incontrerà sabbie mobili: ogni soglia può essere l'entrata al tun– nel della morte. Ciò che di– fetta è il coraggio, ai critici. atz.li editori, ai lettori forse più che ai poeti. no~ 5~~a t~~ir:'aa:it~ :~ viltà non dobbiamo seguire sentieri trop~o battuti. an– che s_eben m1mctizuiti, sen:t:a nebbia ma fangosi: se è nel– la mota che dobbiamo cam– minare cerchiamo almeno che non ci tocchi. A volte non è il coraggio che manca. ma è il gioco che più che impegnare ci diverte e lo sperimentalismo diventa ava– ro. Verrebbe talvolta anche il desiderio di scrivere un in• no alla forza, alla decisione, se non si fosse consapevoli che non servono le ragnatele e gli 1moias.tri da stregoni ~~~~t'~~f)t~ia~i~ ~~~~a; r.uove. Le parole violente et f~nno riçordare che non ab~ biamo più molte lacrime da versare, che dobbiamo fare ~~nh::1i~~ bf g:~u~~c?~ sulla collina e non abbiamo Q_uaslpi.:1 domande, ma solo nsposte, feroci risposte nel cuore. Di reale forse rimane solo il muro che ci sta di fionte: in fondo potrebbe anche essere interessante e con un poco di buona volon– tà potremmo anche non la– sciarci annoiare. BRUNELLO BARATEW

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