la Fiera Letteraria - XV - n. 27 - 3 luglio 1960

LAFIERA LETTERAR Anno XV• . 27 SETTJMANALE DELLE LETTERE DELLE ARTJ E DELLE SCIENZE Domenica 3 luglio 1960 SI PUBBLICA LA QUESTO NUMERO 1. too O!Hi-ZIUNE., AMMINlSTRP._ZIUNE: Roma . Via dj Po1t.a CasLello. 13. 'J'eleforu: Hedaz1ooe tS55.48f. Amauoislraz1one 65~.15ts. PUtUSLICJlA': Amm1n1.Straz1ooe; • LA Fl~ Lt.."'rJE.H.AKlA,. . Vi.a dJ Pon.a Ca.steUo. 13 · Koma fAklt-'t-A.. L. 150 al millimetro • ARBCl AMF:NTl: Annuo L.. 4.000 Seme~tre L. 2.1~. 1'nmestre L 1.100 E$\ero: Annuo L. 7000. C('lpla arretrata L 150 . Spedlrlon• ln conto corrente oosta.Je (Gruppo rll • C'into ('nrt•nlf, t)n!l~l-t n 1131428 L'ASSEMBLEA DELLA COiHUNlTÀEUROPEA DEGLI SCRITIORI * Una~rande i orzamorale L'im1nagine e la parola * * di G. B .. 41l'GIOLETTI cli VLADIJIIRO CAJOLI Dalla rda;Jone del Presidenu all'Assemblea della Comuttilà, riunita a Roma dal 20 al 21 giugno scorsi, stralciamo la parte conclusiva. Io vorrei. prima di concludere. richiamare l'at– tenzione di tutti voi qui presenti. e non soltanto dei futuri Consiglieri, su di un ultimo impegno, •di natura del tutto ideale, che dovremmo assumere unanime– mente. Noi. per principio dichiarato anche nello Sta– tuto, non vogliamo fare opera di carattere politico e ideologico. noi non d1iediamo a nessuno dei nostri ade– renti di ripudfare un partito o di av\·ersare un regime o una fede religiosa. i\Ia in un momento come l'attuale. di tensione e di distensione alternantesi ..di speranze su– bitanee e di subitanei d1singam1i, perché non dO\,Tebbe– ro essere proprio gli scrittori europei a dare un esempio di fiducia e di sagj?ezza? Che cos'è la letteratura. se non interpretazione del mondo reale e immagine poetica della condizione terrena? E che cos'è dunque l'opera dello scrittore. se .essa non si preoccupa di capire le ragioni degli altri. e di rasserenare. non mai di av– velenare. gli animi, quando questi siano particolar– mente commossi e turbati dagli avw·enimenti? Lo scrit– tore che getta olio sul fuoco, lo scrittore che travisa la verità, quegli potra avere impegn,:,. ma ben difficil– menie avrà arte, avra i.n sé il dono della poesia e della ragione operante. Noi promotori di questa Comunità, abbiamo cre– duto opportuno chiamare a farne parte scrittori di tutte le Nazioni europee; e non sapremo mai pen– tircene. anche se i_ fatti qualche volta sembreranno darci torto: perché. appunto, avevamo e abbiamo sem– pre la certezza che le e ragioni degli altri ,. debbano essere chiarite proprio da noi. dato che il chiarirle rimane la nostra missione, né possiamo pretendere che gli uomini politici l'assumano in \·ece nostra. Non è all'artista, allo scrittore, all'uomo di cultura che si può imporre il comando: o di qua o di 13. Noi, ci sia con– cessa questa che può sembrare, e non è, una prova d'orgoglio, vogliamo essere e di qua e di 13, vogliamo essere onmque l'uomo soffra e tenti di sollevarsi al di sopra della propria miseria economica o della pro– pria solitudine spirituale. Il fatto stesso che ci troviamo nuovamente qui uniti, anche se in alcuni dei nostri Paesi gli uomini politici continuano a considerarsi divisi. significa che d siamo compresi e, anche senza dircelo, abbiamo letto nelle nostre menti il medesimo impulso verso questa comprensione. Quando ci ignoravamo, ci sem– brava quasi di essere nemici: proprio noi, che faceva– mo lo stesso lavoro e cercavamo di coltivare nel nostro giardino gli stessi fiori che i nostri predecessori cp tutti i Paesi avevano coltivato. E per quale aberrazione ci sentivamo estranei. quando i maestri di tutti gli scrit– tori europei erano e rimangono Dante. Shakespeare. Cervantes. Racine. Goethe. Tolstoi. e tanti altri che per noi non saranno mai stranieri? Ora. ci conosciamo meglio. e •.;ediamo riflessa nel volto di ognuno la stessa vocazione: perché, in verità. il nostro mestiere è suggerito e sostenuto dl! una voca– zione che va al di 13 del dono. Essa, infatti. non è sol– tanto fautrice della poesia o dell'arte. è anche e so– prattutto ricerca della verità umana. la sola verit3 alla quale !"uomo può, se vuole, arrivare con le proprie forze. Ed è anche sete di cultura. cioè di un'altra specie di conoscenza, la più alta e nobile, insofferente di fron– tiere e sorda' ai richiami non disinteressati. La verita terrena, lo sappiamo. non ha un solo e immutabile volto. Questo intende\'O. parlando delle e ragioni degli altri,._ i\Ia la verit3 è vera, ogni qual volta scaturisca da una coscienza pura, appassionata; e ciò non vuol dire conciliare il diavolo con l'acqua santa, come qualcuno potrebbe rimprover:irci. Ognuno di noi cerca di illuminare una parte, sia pur minima, del mondo, specie del mondo in cui vive: ma appunto per questo ha il dovere di guardare la parte che altri han– no illuminata, e iI diritto di pretendere che gli altri guardi.no la parte che ha illuminato egli stesso. Non dunque un compromesso o una remissione, ma un'in– tesa su un piano di rigorosa parità. Non credete. forse. che da ciò possa nascere una più ampia, più persuasi– va configurazione della verita universale? Chi dunque. può far questo. se non lo scrittore? Al– tri. sia pure spendendo tesori di bravura e di inventiva. si dedicano ad intrattenere e distrarre piacevolmente il pubblico: altri ancora. per il diletto effimero di una piccola cerchia, si esercitano in nuove forme e nuovi contenuti. ì\fa lo scrittore. cosi come noi le vediamo, ha qualcosa di più impegnativo da fare: egli scruta. egli approfondisce, egli non si cura del facile !-uccesso o dell'insuccesso, proprio perché la ricerca della verità non è legata a gusti e mode passeggeri. Non occorre dire che ognuno rimane libero di scegliere il tono e le formule espressi\le che più rispondono al suo tempe– ramento: l'importante è che. magari attra\·erso la fa– vola. o l'ironia. o l'elegia. quella verita terrena venga sempre perseguita. Ma più Io scrittore ha coscienza della propria mis– sione. e più si sente sempre più isolato. Il mondo non ha fame di verit3, ne ha piuttosto di benessere e di divertimento. ! ·oi siamo rimasti quasi soli a difendere G. B. Angioletti subito dopo la sua acclamazione a Presidente della Comunità Europea degli Scrittori Hanno facce de.solate, il pesto spento. Von-e.sti sfug– girli ma. non puoi; ti han– no subito affen-ato per la mano. Dicono: <La parola.._ il verbo.-•. e ammiccano, chiamandoti a completare l.a battuta, secondo la tec– nica delle prefiche, antica e regolata da un profcmdo sentimento del dramma. Ma se a quel principio, cla parola._ il ve-rbo.. >, tu des– si un .seguito moderato, pèT esempio: ..Già I la parola, il verbo agoni=zano •· scrol– lerebbero il capo: sei rima– sto indietro, .sei in ritardo di tutto un coma: ,.La pa– TOla, il Verbo son morti•. «Di vecchiaia?•: è un interrogativo plausibile. Pa– rola, ve-rbo erano fin dal principio: potrebbero non avercela fatta ad a.s-petta– re la fine della ma.tena dei corpi, delle cose, nate dopo e, d'altronde, anche esse prossime alla distru– zione (daU'aoca alla zeta., qua-nte bombe già esistono, certi principi. a difendere la poesia. a difendere la cu.1- ~---------------------------------------- ::f ;o7J;;I;o ~;.~~~~;~ ;;;;:;;:;,. :;~;:~f:~;; L'Europa_ lette,~ aria sano essere. Noi possiamo, difendendo i nostri diritti, difendere il giusto e il vero. Se saremo, tutti noi scrit.- ~\i d;~~oJe~'ti e p~~~~. ~~itt~tr~~~ut~~situ~~n: non e' un·'utopi·a fatto nuovo e abbastanza importante nell'epoca attua- le. Noi potremmo finalmente dare l'alto 13 alle bruttu– re, alle soperchierie, alle bassezze che si compiono lad– dove lo spirito e l'ingegno si sono stancati di vigilare o ~::a 0 ~:~~~;!,ni~a~: :'d ~~~~ :: 0 ;t~!. gl~~: * :!! !~~;"~iùs~ca~~er;:ii~ i,: :-.,{~J'~P~~:i~":i.; ~:S.1:i E meno ancora è un'invenzione personale di Angioletti a\'versari: il danaro e la \.-iolenza. Ma per ottenere questo, bisogna che alla nostra Co– munita tutti gli scrittori guardino con fiducia. Ed è il compito di tutti voi, di attirare attorno al primo nu– cleo altri numerosi. e non soltanto i più autorevoli. ma anche più i giovani. purchè svolgano degnamente il loro lavoro. I giovani s,crittori europei si sentono come soggiogati da una tetra parola: crisi. Si sentono sper– duti. lasciati in balia a loro stessi. Se noi riuscissimo a convincerli che la letteratura può fare ancora qualcosa di meritorio per l'umanità, allora avremmo compiuto gia buona parte del nostro cammino. Questa Comunità può rivelarsi come un tentativo generoso ma sterile; oppure può diventare il simbolo di una nuova convivenza che proceda, con !"esempio e con la persuasione. una futura grandiosa convivenza universale. Non siamo né troppo pessimisti, né troppo ottimisti, ma sappiamo che sta a noi favorire la scelta migliore. Il Sindacato Kazionale Scrittori italiani. affi– dandosi :i tutti i nostri colleghi, ha il sentimonto, ap– punto, di suggerire la via più giusta. G. B. k'\lGlOLETII A diventare e europei– sta> e far professione di e europeismo>. il lombar– do, il settentriona~e G.B. Angioletti non ha aspet– tato che l'Europa si tro– vasse a mal partito e che il continuare, in una res.1- ta sempre più c-aotica. a difenderne lo spirit-0 e a px:opugname l'influsso as– sumesse fatalmente un ac– cento nostalgico e aristo– cratico. Sia o non sia la situa– zione dell'Europa giunta a tal punto di squallore da far disperare che possa mai più risollevarsi (ma neppure i politici si dimo– strano, al risuar<lo, con– cortii: e molti sono quelli che s'appellano a una re– sistenza e ·a una ripresa * di E,1 1 RICO FALQlll dell' e idea di Europa > co– me ad una guida e ad una speranza cui non si deve rinunziare), resta provato che, a sostenere le ragioni altamente civili dell' « eu– ropeismo ,._ senza imme– schinirle nella tendenzio– sita politica dell'una o dell'altra fazione. Angio– letti (le cui battaglie sono state sempre combattute in campo letterario) ha cominciato fin dal suo pri– mo libro. gli Dei e gli Eroi, subli– mazione della materia, nel– la realtà saranno possibili i sapienti, i poeti ed i giu– sti. incarnazione dello spi– rito,._ Poté sembrare un'utopia. a metà tra il retorico e il poetico. Eppure gi3 da al– lora manifestò un'insoffe– renza. sociale oltre che letteraria, e affermò una esigenza, etica prima che estetica, ·cui forse si ebbe il torto di non prestare abbastanza attenzione, lad– dove, se riconosciute e va– lutate al giusto, senza gli impedimenti di una pole– mica dozzinale e facilon3. cK-rebbero dovuto aiutare certi scetticoni a correg– gere una interpretazione troppo sfumata, troppo poetica. troppo disinteres– sata, dell'arte di Angio– letti. e Noi dobbiamo ten– dere ad un'umaruta ingen– tilita, ma non possiamo il– luderci che tale umanità si formi per generazione spontanea. Noi dobbiamo ... Si dirà che tutto ciò con– fina con l'utopia... Quale sara la nostra prova im– mediata? ... Dopo tanti se– coli di mortificazioni e di negazioni. ridaremo valo– re alla vita per quello che è. rivestiremo i nostri pan– ni d'uomini ... > E se in ENRICO FALQUI (Continua a pag. 2) È i'\ATA-LA '"COJJUNITÌ. DEI SINGOI,J,, * Che è del 1923: che s'in– titola: La terra e l'avve– nire (Porta. Piacenza), e che. dopo una linda serie di immagini di Paesi, dal– l'Olanda all'Albania. e do– po un vivido intermezzo allegorico sopra Il teschio di Medusa, si conclude con due serrati gruppi di ri– flessioni e di « propositi» sulla dolce terra d'Europa, che da nove anni (dal '14) ·non riusciva ad arrest.are il proprio dolore e conti– nuava a foggiare le arnti che la ferivano, a creare · le leggi che la soffocava– no, ad esprimere le follie ·che la gettavano e in lu– dibrio dei continenti avari e disumani ,._ Dolce Euro– pa., che avrebbe dovuto fin da allora sentirsi impe– gnata a·superar l'antico e a dominare il moderno dando inizio ·con nuova vita a nuova tradizione. UN.CLIMA DI VACANZA * L'utilità d·e1:li incontri * cli ELIO F. .4 l'CROCC.4 La fatica occorsa, e il tempo.., la çarica di fiducia -nella bontà dell'impresa, il dispendio di energie di di– versa natura. tutto quanzo è servito in questi due an– ni per costituire la Comu– nita Eu.ropea degli. Scrit– tori. H superamento delle molteplici difficoltà d~or– dine pratico: non sembri un elenco ozioso: ogni co– sa è servita a progettare e ad impiantare l'organi– smo oggi vivente. Ma tutto ciO appartiene orma i al passato. appartiene al!'at.– tivo della lunga gestaztone che h.a dato vita ad tw edificio morale di grande importanza ciilturale (e politica) nel mondo at– t·ual.e. La fase più difficile del– l'impresa è quella che sia dinanzi agli uomini chia– ma.ti a diriaere la Comu– nità. E' la mole del lavoro, la sostanza dei progeui da realizzare. che ora dobbia– mo guardare. seguire. Ed è su questo terreno di reaLizzazioni pratiche che si incontreranno difficoltà maagiori: difficoltà che nessuno si nasronde e che appaiono a tutti evide11a: ma che tuttavia si riuscirà a superare come a-ià sono state affrontate e superate queLte incontrate nella fa- se iniziale (e non erano poche). il programma che abbia– mo ascoltato n elle varie fasi det Congresso è oitre– modo significativo e si pu0 dichiarare accet.tabilissimo ed auspicabile in ogni suo pu,iro. * Si è parlato deUa fun– zione dello scrittore nel– la società contemporanea, della sua missione per la difesa della dianità e della libertà dell'uomo, dei rap– porti tra uomini. di cultu– ra, di collaborazione, com– prensione. avvicinamento, tolleranza e solidarietà, di concordia. tra i popoli. che ciascun scrittore rappre– senta; si è sottolineata la necessità di. rispettare og·ni ideologia e fede religiosa. di dare esempio di fiducia e di saggezza; si è riaffer– mata l'importanza della unione per salvare la ci– viltà dal minacciante im– barbarimento; è stata rico– nosciuta alla e parola scrit– ta > la funzione di arma antica e potente (e Se la useremo per scopi comuni e civili. essa sarà più ef– ficace delJe armi adoperate dai nostri avversari: il da· naro e la dolenza,. ha detto Angioletti nella sua r-elazione). Gli scrittori non debbono neppure essere condiziona– ti dai rispettivi governi - ha proclamar.o iL Mi– nistro Medici - ma deb– bono rendersi interpreti dei propri p0p0li. Siamo stati salutati, nel– l'intervento del vicepresi– dente Bajan, 11on col no– me di e congressisti > ma con quello che usano i con– tadini della sua regione quando s·"incontrano: e ·o– r:Qini ,-! Il dibattito congressuale si è svolto sia su questio– ni di ordine generale, di ualutazione morale, sia su questioni di ordine pratico, quali quelle dei diritti di. autore e delle traduzioni, dei rapporti contrattuali cOn gli editori, con la ra– ffio, la televisione, col gior– naUsmo, della istituzione delle case di riposo e di studio disseminate in varie parti d"Europa (dalle pen– dici del Vesuvio al Mar Nero), delle agevolazioni per i viaggi e per le visite ai m u. s e i: questioni del massimo rilievo, al cui fon· do è la riaffermata utilità dei contatti tra scrittori di varie nazioni. Ma è sull'attuazione di si. vasto programma che si appuntano ora, con gli sforzi dei. singoli respon– sabili, Lesperanze di quan- ti ha n no partecipato al CongTesso senza dispoNe di nessun'altra e carica,. allo infuori di queLla persona– lissima della propria co– scienza. Il Congresso è tenni.nato e ciascuno è tornato al pro– prio lavoro e alla propria città: esiste l'edificio della Comunità Europea che ac– coglierd le forze più vive delle singole nazioni: nomi ed opere che valicheranno i confini deali Stati e for– meran-no la piattaforma ideale per la reciproca comprensione, per quella serie di rapporti e di con– tatti sempre auspicati e sempre difficilmente realiz– zati, forse' perché i e con– fini> più imper·oi ( da su– perare) sono e restano q-uelli della nostra piccola ombra, delle nostre piccole e povere rughe dell'anima che nessun ritocco Tiesce (quando esistono) a can– cellare. * Realizzare questa eco– munità dei singoli,., at– traverso effettivi contatti. che vadano al di Zd dei progetti internazionali, è meno semplice che realiz– zare una Comunità Eu– ropea. Gli- scrittori italiani han– - no voluto e saputo concre- tizzare quest'ultimo tipo di e comunità,-; sapranno ora impiantare le premesse per realizzare l'altra? Sapran– no cioè superare la difficol– tà che si frappone ad un colloquio reale, ad u-n co-n– tatto vero e proprio, non accademico? Questi sono i primi e ve– ri confini da valicare, sen– za discorsi. uf]ìciali e rela– zioni finali, ma che posso– no altrettanto rappresen– tare i punti d'incontro -e non di separazione - tra uomi-ni di educazione e for– mazione cultura.le . Altrimenti si corre il ri– schio di aver creato un or– ganismo europeo su basi incongruenti e di pura im– maginazione, il che non era certamente nei propo– siti di. nessuno. Una eco– munità europea > ha le sue Tadiei nello spirito di una comunità meno vasta ma non meno necessaria, quel.– la eh e presuppone rappor– ti, contatt'i e comunicazio– ne tra individui di una stessa lingua. At Congresso romano esisteva un perfetto servi– zio di traduzione simulta– nea, Vogliamo ora creaTe il servizio per l'intendi– mento graduai.e (se non si– multaneo> tra scrittori ita– liani? ELIO F. ACCROCCA Ma da altrettanti anni, nella causa dell'Europa, Angioletti. come libero ar– tista, ba cominciato a pe– rorare la causa si.essa del– l'uomo. e che sarà una co– sa molto grande il giorno in cui imparera a non es– ser altro che uomo e ad adempiere alla propria destinazionae umana: Po– trà trovare compenso ai suoi inevitabili dolori non . nella .ricchezza economica, non1 nella macchina, non .nella fame. di, cognizioni grezze o frammentarie, ma nelle creature delle sue forze spirituali,, per– ché e così come nel mito furono possibili le Grazie, BARBAl'\TERA ALLO STREGA Pionrà nù Cal,ino a quo– ta 13-0. Il .Ca.uola, truportato col Lori sol VtNilitn, ,uso Via– rtnio, pn il cklo11t di fi11t a.a:osto. E la BOIU.. .II.IU 1 Nt ripa.rltremo a fine d'L1L110, col Premio ~,Ila Critica. 80011 1961. Taccuino « Sia.mo tutti buoni, in que.ni giorni. come neUa vita migliore e nei romanzi peggiori •• m'ha detto Gu.illèn quando la Comunità Europea degli SCTittori era stata appena battezzata. me l'ha. detto abbastanza lentamente perché potessi annotarlo, in un italiano che paTeva tTa– _dotto mentalmente dal francese anziché dallo spagnolo. almeno cosi m'è paTso. • Anche i delegati dell'Europa Orienta.le. guardi come sono buoni D, ha aggiunto. dispo– nendo le mani l'una di fila all'altra, come i ragazzi nel rito mimico dello sparare; « Sembmno re magi, non è vero?•. S-e messo a ndere, .strizzando gli occhi grigi dietro gli occhiali. Ero impacciato. tra prender nota come un bravo giornalista e paTtecipare come un uomo libero a?l'umo– Ti.smo comunicativo del poeta spagnolo, che inta.nto se– guitava sull'onda ilare a.d imbastire paragoni e a sor– ridere furbescamente, con quel suo viso affelato. sfuggente e indimenticabile. se~ifa~~: ~tlt~~~~ ~~ae tc;;a i;p~~!~ c~~ :.u:~t~~~ pieno di simpatia. di calore. E non è tu:rismo. è cordia– lild innata, millenaTia a. Intanto mi dava colpetti ~ul b-raccio col quale ?Tendevo appunti. Con un occhio abir– ciavo la carta peT non ammucchiare le parole cadute, e con l'altro lo guardavo in viso, mi adeguavo al fll.O viso. Pe-r fortuna ho buona memoria, o dagli appunti avrei ricavato solo un· oPUS metricum di Edoardo San– guineti. Guillén ora parlava di Roma, di Angioletti. con am– mirazione incondizionata. e di Vigorelli. con un amiche– vole ammiccamento: ._ Ci voleva PToprio un milane 8 e. non è così? Un milanese •, seguitava, compiacendo1i. e dandomi altri colpettim sul braccio, facendonii odiare l'intervista come il più srupido incontro umano, nel quale uno degli inteTlocu.tori è costretto a fu-nzionare da repi– stratore, senza perdere di dignità. e l'altro deve barca– menarsi tra cordialitd e dettatuTa. Per tutto il Testo del Convegno non ho più preso appunti. Era del 1"esto un battesimo. d-uronte il quale sono c_fi regola fiori e biglietti d'augurio: un Tito fuori del te,mpo, cui paTtecipare libeTamente. gioiosamente. L'aria era davvero di /e.sta; si accumulavano le prime ore di «passato» della Comunitd, in un clima di buone intenzioni, di nuove amicizie. di lieti incontri, di tiori ,. c. (Continua a paa. l) fino all'ultima non rubrl– cata che si accenderà del .sé?). ,.Di vecchiaia?•. Ti guar– dano allibiti. L'ironia non è il forte di costoro. cOggi ri muore ammazzati. Il veT– bo, la parola non sfuggono alta repola: assauinati dal– l'immagine,-. E stiamo a.1 giuoco: ev,,. viva ! Dunque, la civiltà. sta per tornare nel Medi– terraneo. La parola è mor– ta, ma il gesto chi l'am– maua. ! Marsiglia., Na.poli, Tripoli, Beyrut .saranno i centri della nuova civiltd. Fernandel., Eduardo, Modu– gno (promosso napoletano, dopo una stupefacente in– terpretazione televisiva di Di Giacomo) saranno i por– tagesti dell'EuTopa nuova: il mondo erigerà a Spacca– napoli il nuovo palazzo del.– l'ONU e, poco distante, la facoltd inte-rna_~onale di mimica. Ci son poi l.e prefiche di. complemento. disposte ad ammettere che i coUeghi profenioni.sti esageTano. La parola non è morta, ma sia effettivamente morendo. Lo sanno, lo dicono tutti. Il rotocalco, il cinema, la. te– levlsione ...: c'è bisogno dl molte parole ? le quali, in– oltre, se .stanno agonizzan– do, vorrebbero esser la– sciate in pace. ObietteTete: allora, non può trattarsi dt stticidio? Come sarebbe? la: parola che uccide se stessa ? Appunto. Non si è detto sempre che la parola., o w– scita immcgini, o é nulla ? Dunque. se la J)(lrola é im– magi-ne, e t'immagi.n.e ucci– de la. parola, è lecito pen– sare al suicidio. Che sa– rebbe. diciamo, la. versione gialla; ma c'è anche la ver– sione fantascientifica: un. trone qual.sia.si . usato con imprudenza, ha spezzato I.o atomo della parola, e son schizzati via, ognuno per conto proprio, causando guai a catena., il S"u.ono da una parte, l'immagine da un'altra., come sembTa prtr voto dall'inferno e suon di man con elle dei ;uke-box, oltre che dai già deprecati soprusi deU'immagi-ne. ll ri– sultato non cambia: qual– cosa ha da morire, qualcoo:a Testerà, Intervenga l'Un-eKO promuova e garantisca una scelta democratica. Vedre– mo gente divi.sa , impegnata a . Ti/lette-Te sui destini di Milton cieco e di Beethoven sordo, dibattuta fra la ri– nunzia alla Nona o al Pa– radiso perduto. Avevamo iniziata noi un'inchiesta, al– la maniera nuova, per .stra– da, ma la prima risposta ci ha svogliati dal seguitare: <E lei, ci fu detto. che cosa sceglierebbe, delle Stelle inte-rvbtate alla TV: l"im– m.agin.e o la parola?,-. * Siamo seri. Quando mai la parola è stata più pre– potente, invadente, aggrE't– siva ? e non entriamo af– fatto nella partita di Kru– sciov. Anche se vogliamo riferiTCi a.Ua parola che Te– sta, fissata., registrata, chi può credere che agonizzi ? cSi scrive tTOPJ>O e non si legge abbastanza..., obiettvà chi ci concede qualcosa, Te– si.!tendo .s-uU'e.s.senziale. Ci diceva un americano: .. ve– do più librerie in Italia. che in America bar; v.Jr– reste per-suadermi che tn America non si beve?•. Ab– biamo dovuto ammetteTe che, forse, anche in Italia si lepge. E si vendono i di– schi di poesia, di pTosa., di letteratura, che a scorrere i catalophi non mettereste un soldo nell'impresa. In– vece, H fiuto depli affaristi! .Uno incontra Paola Ojetti che gli dice: <I FioTetti di San Francesco: quello che ci vuole contro 1a·cupidigia, !'orgoglio e la prepotenza dei nostTi J)OSsibili clienti. Ne hanno bi.sogno come delle calorie e delle vita– mine; ma .se glielt facciamo porgere dal!' Accorambuoni– Puoti, ordinario di fTance– scanerie presso l'università di Gubbio, c'è il caso che dentro ai pazienti non fitr risca un bel niente. Vtr gliamo provare con Gior– gio Albertazzi.. stTaordina– rio di sugge1tioni squisite presso l'opinione pu.bbUca.

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