la Fiera Letteraria - XV - n. 25 - 19 giugno 1960

Pag. 2 dar forma, in pubblico e in prh·ato. di malcelata e avversione> al compor– tamento del Carducci ver– so colui che a,·e\·a un bel dichiarare di prosternar– glisi da\·anti come de,·o– ~issimo discepolo, mentre rn effetti cli si drizzava contro come coscientissi– mo rh•ale fin d:illa secon– da modificata edizione del Primo vere (1880) e più ancora nel Canro novo (1882). e Ii son trovato! Eureka! Con moltissima fatica. ma mi son trova– to>: ave,·a an."lunziato. gongolante. all'amico Bia– gi nel maggio del 1881. e C'era quel mago del Carducci che mi schiac– cia,·a, e un giorno sarei andato a finire anch"io co– me tanti giovani di belle speranze. Ho avuto la Cor- 7.3. di ribellarmi: e con un lento ma laboriosissimo processo di seJection.s sono venuto fuori io. tutto io. );on mi resta che spezza– re gli ultimi deboli lacci e poi gettarmi nel mio mare>. D'altro canto. con un intenditore della perspi– cacia del Carducci avreb– be, lealmente, potuto di– sconoscere i e singoli ac– cenni di attitudini artisti– che e di ingegno lirico> di cui non sca:-seggia,·a quel gio,·inetto di sedici anni. E ,·alga la testimo– nianza del Chiarini (nella prefazione alla raccolta delle proprie Poesie: Za– nichelli, Bologna, 1903). Resta tutta\'ia documen– tato dallo s,·ilupparsi e dall'emanciparsi di quei primi e accenni > - e il Fatini lo ha messo in chia– ro benissim.:, (Convivium, dicembre 1958) - che e il discepolo si ostinerà ad af– fermare put>blicamente la sua ossequiosa devozione verso il maC"stro e ne s~– guirà con ost'entata sim– patia, ma senza subirne più alcun influsso o accel– tame norme che non siano conformi al suo modo di vedere e sentire la vita e l'arte. men:re il Carducci si rac-coglierà in un silen– zioso ri~rbo. che. nascon– dendo ad un tempo la sua perplessità ed avversione. lo renderà restio a giudi– care. almeno al cospetto di tutti, l'oper.:1. che il D'Annunzio s,·olgerà in antitesi a quel patrimonio spirituale da cui come uo– mo scrittore ha attinto sempre alL"Ilento e ispira– zione>. Difficile non con– sentire, senza tuttavia ca– dere in peccato di parti– gianeria. Eppure un motivo d"in– certezza. se non quasi di resipiscenza. nell' e avver– sione> del Carducci fu in– sinuato proprio dalla pro– rompente e trionfante ge– nialità del nuovo giovane poeta e Tanta era allora la gentilezza della mia na– tura._ la corporale armo– nia che irradiava di fe– licità tutto il mio essere ed erasi trasfusa nei ritmi balzanti del mio poema>. D'Annunzio ha raccontato - nella Fav-ma del maglio in memoria e lode Di un maestro avverso (Prose di ricerca. 11, 54.2-549) - l'avventura occorsagli nel gennaio dell'82, allorché, entrato, una mattina, qua– si di soppiatto, in una stanza della Cronaca bi– zantina, colse il Carducci intento a battere cot dito il numero dei versi del Canto nooo, di cui Som– maruga gli a\·eva lasciato le bozze. Levato l'occhio dai fogli, il e terribile giu– dice> prese e continuò a guardarlo, ,senza dir mot– to, assorto in non so qual sogno o qual ricordo re– moto. La natura aveva po– sto in me una ~emplice grazia che lo rasserenò. Sorrise al.fine, ed esclamò giovialmente: ''Thàlatta! Tbàlatte.!" Era il grido d'una mia strofe asclepia– dea >. Il cuore do,·ette ve-· ramente balzare in petto al precoce candidato della gloria. ~la noi oggi ci do– mandiamo. senza malizia, quale sia la più giusta in– terpretazione da dare a quel grido, in quell'istan– te. D'incoraggiamento o di richiamo, di plauso o di contrasto? Fu. insomma, una diffida, una sollecita– zione a non discostarsi dalla sanità di certi vivi temi naturali. oppure una semplice spontanea sfug– gita approvazione? e Poco io lo conobbi: molto io amai. d'un am~ re accorato, per la forz.a fidenza. E per encomi dJ cui Gabriele ammantasse Glosuè, questi più o meno gli fece sempre il ,·iso de.1- l"armi e non glieli passò mai lisci: talché un po' lo deluse e un po' l"atftis– se. • Io ebbi talora una commiserazione filiale del– la sua grande anima scon– tenta. e profondamente soffrii di non potergli da– re una qualche gioia. t\la credo ch'egli non a,·esse ,·erso me se non inquie– tudine. sospetto, disdegno mal dissimulato. fors'e fit– tizio dispregio . La mia ve– ra ,;rtù non g.li apparve mai>. O piuttosto gli ap– parve. ma non !"approvò? La differente, contrastan• te concezione deUa \"ita e dell"arte dove\'a per forza far del Carducci un ,mae– stro an:erso >, A con!ennarlo. rispun– tano, per chi \"Oglia e sap– pia interpretarli.i tre pre– ziosi documenti del ven– tunesimo \"Olume dell'epi– stolario carducciano. At– traverso contributi bio– grafici e critici (dal Fatini al Pescetti, Fracassini, Ojetti, Be.neo. Pastonchi, Rosina. Baldini, Lipparini ed altri) già se ne cono– sce'"a e se n'era valutato !"umore arcigno; ma è qui. nella vl\·ente compagir.e deJla vita e dell'opera del Carducci. ch"essi riscattano e ritrovano in pieno la se– verità del loro attestato. E contribuiscono cosi a ren– dere più decise, rl\•elando– cene l'essenza. le ragioni del contrasto tra quei sin– golari e superbi tempera– menti. Pur tra i fumosi a\-vvlgimenti dell'elogio, il D'Annunzio, magari senza proporselo, non mirava ad affretta.re e a sanzionare un t rapasso di poteri. ma– teriali e ideaJi. che trova– va im·ece riluttante ed ostile (ma non per mere ragioni di prestigio) il so– lenne ed austero Carducci? L·autentica commemora– zione funebre intonat.l da Gabriele per Giosuè non fu quella della sfavillante rie\·ocazione del ,maestro a,T\-erso > (nel Corriere della se-ra del 30 luglio 1911). Fu piuttosto la can– zone Per la tomba di G. C.. apparsa nel Corriere del 21 febbraio 1907 e ribadi– ta con l'Orazione celebra– th·a milanese. riprodotta nello stesso giornale il 25 mano dello stesso anno. E se la canzone s'era con– clusa con l'impegno: e La fiaccola che vh•a Ei mi commette / l'agiterò su le più aspre vette> l'orazione a\·eva culminato nell'au– spicio che la parola confi– data dall'eroe alla nostra aspettazione venisse rac– colta da e tutti i prodi che vegliano e che s'armano. Vi sono molte aurore che ancora non nacquero> e che ormai sarebbero fiori– te col fulgore della nuova poesia. Ben differente era echeg– gia!o. nel Giornale d'Italia del 12 maggio 1903, il Sa– luto al Maestro. Per quan– to. anche li, a stonare ma– ledettamente e ad urtare. se non ad offendere il maestro, ci fosse il blasfe– mo vaticinio della sconfit– ta e dell'eliminazione del– la Vergine Maria. ossi;;,. del Cristianesimo, da par– te della Venere Anadio– mene, ossia del Paganesi– mo, risollevatosi e rinvi– goritosi nelle Odi barbare. Carducci non era infatti lo stesso - torniamo a domandarci anche noi - che nell'ode alcaica Ideale a\·eva cant3to e su l'estre– mo pinnacol placida / la dolce fanciulla di Jesse / tutta avv·olta di faville nere> e ben altrimenti be– nedicente. dall'alto del Duomo di :Milano, e a l'al– be di magg!o fiorenti / a gH occasi di novembre me– sti >? Letto e meditato che ebbe il Saluto, il paeta inforcò la penna e vergò il nobile messaggio. che comincia con un sincero eppur non entusiastico rin– graziamenb ma termina addirittura con un non meno franco fin de non recevoir. e Non sono quel– lo io a cui si debbono 61 magnifici preconi ..• Kon mi percuotere di tali colpi >. D'Annunzio replicò? Cè nulla, al riguardo, nel– rimmane cartaio del Vit– toriale? Atteniamoci intanto al– l"apprezzamento agrodolce che, in annl più tardi, d~ po morto, gliene rilasciò nella citata Favilla. Rac– contò che il Carducci, e quando lesse la Saluta– zione che conclude la Laus di passione e di malinco– nia ch'era in lui >: confes– serà più tardi, D'Annun· zio stesso. e So ch'egli non mi fu benevolo se non in rari istanti. per commo– zione fugace, quando la sua prepotenza irosa erasi affievolita. ~on mi sentii mai prossimo a k.ù ne1- J'a1fetto, ne concorde, ma sempre d'un,altra specie e d'un altro ordine. Se io sa– pevo comprender lui, egli non poteva comprender me>. Tra iJ Maremmano e il Pescarese, tra il vecchio bardo e i1 giovane aedo, quantunque affinati da una superiore intelligen– za, non cessò mai la dif- vitae~ gli scrisse una let– tera piena d1 triste mode– stia con Ja mano tremo– lante che non aveva già soppesato quel volume no– ,-issimo a cui si raccoman– da il suo nome nel tem– po>. ~a poiché di quella lettera fu ritrovata e tra– scritta la minuta e tutti possono gustarsela ne.I ven– tunesimo volume dell'epi• stolario carducciano. oggi saremo in molti a tenerla. in un conto men'.'.> tremo– lante di queJlo riconosciu– to dal discepolo impazien• te al maestro avverso. L'IRICO FALQIJI LA FIERA LETTERARIA Domenica 19 giugno 1960 Cronaca dell'eclissi * IL CA.1"\'CRO IN BORSA Il cancro è un morbo terribile, dal quale, clu ne è <:olpito, rara.mente può salvare la vita. La sua dif fusione, t~1 cos!ant~ aum ~to in questi ultimi anni, lta getta.to l umamtà III tm uzcu.bo pe.sa, 1te e sottile. Il male si msi,1ua nell'orga11isrno a.ttaccandolo nelle sue parti vilali senta sintomi chiari e immediati, e, quando SI rivela, è omia.i troppo tardi. E' pro,'OCD.todal fumo, dal catrame o dai gas di scarico che ammorbano l'aria delle riostre ctllà. 1 Non s'è anccra a,-uta risposta. Nei laboratori di ncuca_ de_llei!idtlflrie farmatttt~i~_lie, negli ospedali, nelle fomf~om se:er!tifu:Jie.,r.dl_e cltmche pri,•ate, nelle Uni– ,·ersztà, studiosi. d.1 tullo ti mondo lavorano aff annosa– mente per indidduare. le cause della malallia e trova.re il nmedio. l'a.rgome.!1to, di così palpitante interesse per tutti, Ila tro,·ato eclu a non finire, nella stampa: inchieste giornali– stiche, interviste, sondaggi, rapporti, nozizie e ipotesi più o meno accredilate hanno servito più spesso la spe– cula::.ione degli edilori che non la verità scientifica. Ma recentemente l. accad11to di più. Il cancro è entrato in Borsa scom·olgendo il mercato. A Basilea 11asede una delle i11dtu1rie chimico-farmaceuticJ,e più importanti della Svi:;.zera, la e Geigy >, e la Borsa di quella città è seconda, nella Confederazione., solo a quella di Zungo. La quotazioni dei titoli della e Geigy > era fino alla setti– . mana scorsa di 16.fXXJ fra nchi sviutri (cioè Z.1,88.tXXJ lire, dalo che il franco svi..:; ze.ro, •ale NJ lire). Ma ad wr trailo scoppiò la b omba: si s parse la voce che la ditta, in occasione delle urimor.ie pu i cinquecento anm dell'Uni\ersità di Basilea, avrebbe pre.sen1a10 un suo ntrovato ccmtro il cancro. In w1'ora i titoli raggiunsero il ,·alare di ZSJXXJ franchi con un aumento di J.287/XJO lire. La Borsa sembra\'a impa.:.z.ita. Poi cominciarono le prime catetoriche smentite. ù a:.ioni della e Geigy > ebbero una flessione ma si fermarono a /91XXJ franchi, sen.ui tonuJre alla q1wtatione di parten,ta. Non si l. riu– sciti a stabilire come sia nata la voce che ha pro,,-oca/o lo straordinario riak,o. Certo qualcinro lta realiz;;.ato co– spicui guadagni. Ciò ha fatto formulare l'ipotesi di una manovra organi:.:,ata da qualclte agente; altri invece, attribui.scono l'episodio all'errata interpretazione di ur.a indiscrezione sui risultali ottenllti nei laboratori della e Geigy >. Il direttore dell'ufficio Re.la:ioui pubbliche della società ha dichiarato che e si lavora assiduamente per accelerare le lotta contro il cancro; ma sarebbe premawro e falso alfennare che si sia vinta la battaglia>. Cosl l'incubo torna intatto a pesarci sulle spalle. Que.t tremila franchi sviz.:.eri, che costitui.scono la dilfereuz.a nella quotazione dei titoli e Ceigy > prima e dopo il subbuglio in Borsa ,indicano l'intensità di una Spt!.ranui clie avidamellte si attacca ad ogni appiglio contro tutte le smentite. SG ARDO FISSO E' nota l'impassibilità delle Guardie reali inglesi. Una sorta di meccanica n"gidità che le rende imperforabili agli sberleffi o alle in\.·adenti con/iden:;e dei turisti, come alla solidarietà pu u,1 compagno caduto a te"a per un colpo di sole o un malore d'altro genere.. Questa e cro– naca > regi.sire) tempo fa il caso d'una di esse morta sen:;a aiuto. Afa qual'è il limite tra la fascinosa obbe– dien::,a. alle regole del e Corpo> e l'ottuso assenteismo? Gionti or sono un pau,o entrò nei giardini di Buckin– gham Palo.ce, non si sa con quali intent)oni. Le Gua.rdie, squardo fisso, si muoveranno ritmicamente tn•anli e indte.t·ro tra le loro garitte, secondo il tradi:.ionale cerimoniale (hanno scavalo un solco in quel punto nelle pietre del cortile). Un polfaiotto che stai.ionava fuori dei cancelli insegui l'intruso. Ne nacque una lotta violenta. Accorse un altr o agente, s eguito da una picee/a folla. 11 pauo ,•enne immobili.CA- Io e portato via. Le Guardie, sguardo fisso, si muovevano ritmicamente. a\·anti e (11- d.Jetro tra le loro garitte. M. V. SCRIPTA1'fANENT GLVA.. Chisimaio - Lei ha nigione. e forse ha anche ragione i"editore che le ri– sponde eludendo le .sue ri– chieste. Lei è uno scriUore che aspetta, ragionevolmen– te. g,loria. riconoscimenti e mag,ari guadagno: l"editore è un industriale che. altrettan– to ragionevolmente, cono• scendo iJ merccto. pretende di g,uadcgnare anche lui. o almeno di rifare le spese. , .4.vesse firmato non il di– .scr~ sronosciur.o, ma il po– polan.ssimo dit:o, il mestie– rante elei:ato al rango di ar– tista dal cretinismo uQiciale. il celebre attore suddio-i.so tra art.e e ca.ssetta. s i sareb be ancora dichiarato spiacente il quaiificato editore?>. Certo eh.e no. lo sappiamo benissi– mo. E se anche il suo libro avesse portato la firma di un nor.o cantante o attore, o d"una sexy g:i:rl qualunque, certo sarebbe stato accolto con maQoior far,ore. Del re– .sto, lei vuol prenderselo con l'epoca in cui Je è toccato vioere? , Doni g,iorno ha il suo affanno•· e iJ molconu– ~ di cui tanto ci lo.men• tiamo OQgi pare che nel Cin- quece-nto abbia raQQiunto culmini inconcepibili (ma le cortigiane, almeno. erano ve• ramenu colte). Tradurre ' e un'avventura {ConLJnna da pag. I) lazione e di adeguata trasposizione al traduttore sensibile e attento. Ciononostante, Francis Scott Fi– tzgerald è abbastanza scoperto e accessibile nel suo tormento di uomo che tutto lega a un passato scom– parso per sempre. tranne i rari momenti (si veda il racconto A.uoluzione) in cui la sua nostalgia do– minata dall"incombere di un incubo minaccioso af– fonda negli oscuri labirintl del rimorso per il per– duto cattolicesimo. * Ben altri problemi e ben altre difficoltà deve risolvere e superare il tradut:ore affrontando il Joyce, sia pure il Joyce che non è ancora giunto, come nell'Ulisse, all'estrema frammentazione della trama verbale e del discorso, o. come nella Veglia di Finnegan, al trascendentalismo dell'astruso. De– daius, il e Ritratto dell"artist.a in gioventù >, è un libro di alta musicalità, una musicalità nervosa. fatta tutta di sfumature, difficilissime a rendersi. che danno nell'insieme un effetto sorprendente: la ripetizione di due aggettivi, lo spostamento di una virgola, l'accento d"una frase. una ben studiat3 ca– denza. compongono questa musica joyciana che ri– fugge però dalle esteriorità estetizzanti ed è una ricerca tutta interiorizzata dell'essenza sfuggente delle cose. Se si pensa alla flessibilità sintattica dell'inglese, che non trova riscontro nella nostra lingua, è facile intuire quali ostacoli debba sormon– tare il traduttore risolvendo simili problemi. Xon v"è pagina di Dedaltu ove non corra una tensione fatta dj ritmo e di equilibrio. La tonalità è data da aggettivi come e grigio >, e scialbo>. e offuscato >. e nebuloso>, e morbido>, e doJce >. Parole, clima. scena devono armonizzarsi musicalmente, con toni sommessi e soffici; e devono armonizzarsi. come dice Io stesso Joyce. gra__-ieall'equilibrio e al ritmo delle frasi. Ecco una delle tante difficoltà che assil– lano il traduttore del e Ritratto dell'artista in g10- ,·entù >. Si incontrano pagine d'una bellezza ineUa– bile. estremamente suggestiva e morbida. Cito a caso: e Un velato chiarore solare illuminava scialbo la grigia distesa d'acqua, là do,·e la baia rinserrava il fiume. ln lontananza. lungo il corso del Liffev dalla pigra corrente. esili alberature segnavano il cielo e, ancor più lontano. gli offuscati edifici della città giacevano proni nella bruma ... Udi dentro di sé una musica confusa. come di reminiscenze e di sogni dei quali era quasi conscio. ma che non riu– sciva ad aHerrare neppure per un attimo: poi la musica parve indietreggiare, indietreggiare, indie– treggiare: e da ogni scia di quella musica nebulosa che indietreggia\·a. sempre scendeva una nota tenue e invocante. perforando, simile a una stella. il cre– puscopo del silenzio. Ancora! Ancora! Ancora! Una \"OCelo chiamava, di là del mondo >. Su questo tema dell"incontro autore•traduttore si potrebbe continuare all'infinito: i ricordi si affol– lano alla mente, di ricerche tonnentose, di dubbi assillanti. di fetici soluz.ioni. di scontentezze. di pen– r.mentl. Perchè il traduttore non è mai contento di sé; vorrebbe rileggere a freddo ciò che ha scritto, lasciarlo riposare in un cassetto. tornarvi su a di– stanza di mesi, aiutato da un più chiaro distacco. Ma il t~mPo gli è, nella totalità dei çasi, estre– mamente tiranno; le scadenze dei contratti sono bru– cianti, le versioni vanno con.segnate con urgenza; e c'è anche un ostacolo più prosaico, quello dei non lauti compensi, che non consentono di lavorare sen– za preoccupazioni economiche, con serenità. * Mille anni di schiaffi Quanto alla . scu.sa con cui quell"editore h a res pinto il .suo manucritto. è, .d. una formula di cui si fa uso per cavar.sela .s~a troppe .spie– ga.:icmi; ma può anche aoere un fondo di uerità. .,,.\"on rientra nel carattere delle no.stre pubblicazioni•· le hanno scriuo: e lei si ch.iede: , EStSte un carattere del1e pubblicazioni? Allora la n.ar– rati0a si divide in se zio ni, informandon mag,ari al gu– .sto, al co.stume, all"e.stro, ma– Qari al palhno politico o so– ciale di un editore?•. Ma è proprio cosi: mi .stupisce che lei non lo sappia. o fing,e di non s_aperlo. Anche l'editore, o chi legge per lui. è un uomo, ed ha .suoi gu.sti, usan– ze. estri. pallini politici o .sociali: insomma. è padrone di giudicare a suo -modo. e non è tenuto ad essere una .sorta di o-ate. un'entità al di sopra de lle p,ass{oni e degU interes.si. preoccupato soltan.- 10 di g ior;are alla cultura., all'arte. aJ pe-tuiero. Di .solito l'editore .sa., o crede di sapere (eh.e è lo stesso), quali opr.e si i:endon. o e quali no, e si reg,ola in con.segu.en. :a: è ne, suoi mag,a.:--ini che i libri inuenduti si accumula:no, e mag,arf son libri di valore, Più di centocinquanta ,-olumi tradotti sono un lungo cammino, una mes se fr uttuosa di esperienze, benché si tratti per la ma.ss= ina pare di esperienze d!fflcilment-e comunicabili, e tanto meno passibili di una formulazione in norme precise, di una tra– sposizione in consigli pratici. Ne consegue che il traduttore viene a trovarsi in imbarazzo allorché gli si domanda - e succede spesso - quali sono i segreti de!. mestiere, allorché gli si chiede di dare consigli sul modo m.igl!ore di tradurre un testo. (ConUnua da pag. 1) sud, cominciava a salire la voce degH Arabi e del Co– rano: « Le vostre donne so– no il vostro campo; coltiva– telo tutte le volte che vi piacerà •· E' sempre più chiaro che il concetto della donna segue il mareggiare delle civiltà mediterranee. Anche San Paolo a\·eva scritto: « Mulier sui corpo– ris potestatem non habet. sed vir •· ma seguitava: « similiter autem et vir sui corporis potestatem non habet. sed mulier »: ove. molto dlversamente dal Co– rano. il pieno pos..'-eSso è re– ciproco. se riguarda gli atti idonei alla generazione del– la prole. onestamente. tutte le altre ~~a~ i=~~tfa~:~:Oe ;:t sue manchevolezze son CO· dare d'ammirazioM critici e perle, e può andare a testa uomini di g,wto, u ancora ve alta ovunque \'Oglla; per- ne saranno. tanto, non è affatto neces-- Lei t:orrebbe non ricono- sario imegnare alle ragaz=e j~ti=ti dr:f~~a ~ I~e::: tante cose qua.nte bisogna allora si dia da fare, spedl,- ìnsegnarne ai ragazzi». sca il suo mano.scritto a die- V o g 1 i amo indignarci? ci, a r;enti. a tutti g,li editori. L'ottusità di questo ragio- Se il suo libro vale qualcosa. namento è la logica conse- qualcuno .se ne doo-rebbe ac- guenza di un'antilemmini- :'e:.:e::;dr :eci~~hi~ d~ ti:= smo radicale. convinto; è re fatto il g,ir o d'Italia . Io la dottrina pacifica e co- pubblichi a sue spe.se. e lo stante detrinferiorità della mandi a più gente che può. donna: una dottrina che E nel frattempo. seg,uiti a non si mette nemmeno In lavorore, non aspetti che la discussione. Infatti la don- Qloria arrioi a casa sua. ~:n~~~sa~ ~:r;:1~: ';~ l·v-E-'R_B_A _ v_o_~m_LN_'o4_ss_N:..:ET=-- vie superbe dell'intelletto. ma per quelle del senti- U mestiere del traduttore è forse quello che meno d"ogni altro ha segreti. Diciamo con ottimismo che è una passione, o con pessimismo che è tina malat– tia. Diciamo che la capacità di tradurre la si ha nel sangue, come si ha nel sangue la sensibilità musi– cale_ o !l senso della poesia. E a questa passione a~g1_ung1amo .3!c~me - Poche -doti, quelle di cui s1 diceva all'm!z10: umiltà - in primo, in primissi– mo luogo, umiltà - perse,-.?ranza, ostinazione. E ancora. una certa cultura. e il gusto della ricerca. Ness~ segreto, dunque. E in quanto ai consigli, molh se n~ potreb~to dare, ma il discorso sanbbe anche in questo caso troppo lungo. Per limitarsi all'essenziale: traduzione fedele non ,-uol dire traduzione letterale. Bisogna rispettare il senso delle frasi, non la loro struttura. Un libro pensa~o ~n f_rancese o in inglese va dapprima ripen– sato m 1taltano, e solo dopo questo ripensamento p_uò trovare la sua nuova veste italiana. Una ecces– siva. ader~nza. al testo non può dar luogo che a una \"_ersione t1;1iehce. goffa, rigida. impacciata, povera di ntmo e d1 spontaneità. Una traduzione ideale non GUSTAVO MELIS. Caglia- òo\"rebbe contenere alcuna eco della lingua delJ"au. ri - Una lettera di P. M. An· tore. I;)'altro canto, una eccessiva libertà di inter- ~~\0 d5:1~e1fs. 00J~~/~~; prelazione rischia d i scivola re nell'arbitrio. del quale sono state pubblì- Tro~are il gi~Slo mez.zo, il giusto equilibrio: ecc:, cate nell'Antologia .. Narrato- uno de.i • segreti > della buona traduzione. Che dire ri e poeti sardi d"oggi. a eu• ancora? Forse tutto si riduce all'amore per la le t- ra di Nicola Valle per gli tura, all'amore per i libri. Che si vorrebbe condiviso ~i~ r:w:~v~ti <;Jf;l~ da un numero sempre più grande di persone. L'A~GOLO del * di FRANCO FOCHI Continuando il discorso sul– la . soggezione dcll'ilaliano al latmo e\'aniCliCO o lilUfiJCO, consideriamo come la n~ slra lingua si comporta quan– do de,·e tradurre espressio– ni che. nel significato, cor- ricfu~<!°d~r:1an~; a Cristo se il 1raditore annunciato cosl solennemente ~ lui. La ri– sposta di Cristo - secondo la tradizione (e perché non dire, in un"occasione tanto rara, il tradimento!) cici traduttori, sarebbe questa: Tu l'hoi detto. Anche qui, come n~I caso dei • pol'rri di spimo •, gran fiato di predicatori, per far capire la risposta al popolo. Si sa– rebbe già in una maggiore chiarezza, se si ponesse una \-irgola, con funzione forte– mente stilistica, dopo il e tu•: Tu, t'ha, detto! Come dire: L'ha, dello tu· ossia: L'ha, detto tu ste:ss-0!._ Ma il Ricciotti (e Vita di Gesù Cristo•) spiqa che tale espressione e era un modo ebraico per dare una ri– spasta affennati,-a •· E al- ~~pli~=e. ~n ~~u~~ stra particella affennath·a sl? Il considerare questa co– me insufficiente perché cos\ semplice e bre\"c, sarebbe dav,:cro meschino: tanto più che non ci pensiamo due volte a tradurre con sl e-er– ti modi as~i complicati del– la stessa lingua latina (e :r:n;1iC:l{n ch~·J>~.r;:cn~ ne1are). Non si capisce. quindi, perché la risposta di Cristo a Giuda non possa essere quest! :. ~ Un allro bel sl occorrereb– be nelle risposte battesimali, quando siano richiesle in lingua italiana {e ciò avvie– ne sempre, quando si deb– bano e rinno,·are > i voti battesimali). li latino non ha una particella equivalen– l~ al nostro sì, secondo una differenza che tro,tiamo fra tulle le lingue classiche e tu~te . le lingue moderne: quindi è costretto a ripetere una o più parole della do– manda. Cosl, se noi doman– diamo: e Rinunci a Satana'l> in latino. naturalmente ·u latino risponderà: Abremm• tto. Ma perché imporre tale schiavttù anche all'italiano che può benissimo cav.USC-: la più speditamente? Questo privare una lingua d1 un. m~ semplice ~pure effica~1mo e compiuto di f!P~o~~ co~~-il è stn~ ,·~nrla! è . costringerla alla nnuncia cli un suo pn,•ile– gio narurale, di una sua le– gittima comodità. Ma ci si pensa a questo, che il solo nudo, elementarissimo si forma nientemeno che la so– stanza di un sacramento? ~el matri'!lonio, infatti, basta il ~! ~~r:p~~ren:r\oV:: ra~~~tà D~ ~~e~~m~ piu_tamente il nostro assenso agh abrenuntias deJ Battesi– mo! Tale strana, e a.ssurda dif– ferenza di trattamento ba ~\'lito C?rigine dal fatto che ti Malnmonio non ha per il suo st un'equivalente 'torm~ la latina, perché l'altissimo nlore del reciproc.o assenso :lla;ri~i~e Jr n~Fc3;rt~ sem~re .ne.Ila lini'Ua parlata. e qumd1, per noi, in italiano· me!llre il Rinuncio del Bat: tt:51mo sta nasc:cndo, si può d1~, 5?ltanto OKgi. dopo :.e– coh cli abrenumio: e per Questo I~ traduzione \-iene ad i::i~':ggi~nncl~P3iif5po~de':-euin~ La reciprocità è ribactita da San Gll"Olamo: e Presso cti noi (ì cristiani), quello che non è leCltO alla don– na. non è lec.Jto neppure al· l uomo ». E San 1 ommaso parla di « aSSOCJatiovui et uxoris •: a.u:ociatt0 da so– cius, concetto che implica la perfetta parità. Ma. nel– la nuova temperie di una dottrma che non fa g ran conto de1 valori terre.ru. si tende ad affermare la p a– rita dei doven verso D10. piuttosto che quella dei di– rJtti rispetto al matrimo– nio. Ne.1 cimiteri cristiani, si trova spesso l'epigrafe: « conserva: cum - serva », che esclude. tra i coniugi. !"esistenza di un domin-u.s-. Il padrone. il Signore è cel– i' alto dei cieli. come si ri– cava da uoa lettera di Ter– tulliano: « Dilect.issima in Domino conserva•· diretta alla moglie; o in una di San Girolamo: e sanctam conservam tuam et tecum in Dominum mfiltantem >. Vitry si esprimeva ancora it questi tennini: « Nel pa– radiso. !ra Adamo e Dio. non c'era che una sola donna ;tuttavia essa non si diede pace finchè con riusci a bandire suo marito dal giardino di delizje, e a con– dannare Cristo al tormento della Croce•· Un concetto teologico è ormai storpiato in polemica buffonesca. Non diremo oggi quale cammino esso abbia compiuto per ~ungere a codesta defor– mazione. ma si può dar sùbito un'idea della presun– zione e della mancanza di carità con cui il pensiero mascolino deduceva da sif– fatte premesse. i limiti del– la donna, della sua funzio– ne. psicologia e personalità. Filippo di Novai.re. nella lI metà del ·200 scriveva (• Des quatree tens d'aage d'eme»): « Le donne han– no un gran vantaggio: es– se. se vogliono esser con– siderate virtuose. possono facilmente preservare il lo– ro cuore con una cosa sola; per l'uomo invece ce ne vogliono molte. se vuol es– ser considerato · virtuoso; perchè gli conviene esser cortese e generoso. corag– gioso e saggio. La donna. se del suo corpo si comporta mento e dell'osse.n,azione quotidiana. Dice San Ber– nardino: « Osserva bene tua moglie, com'ella dura fatiga al partorire. fatiga all'alle– vare. fadiga in lavare e net– tare di dì e di notte. Tutta questa fatiga vedi che ella è sola della donna. e !"uomo se ne va cantando .. ». Lo strano si è che. proprio cantando. l'uomo risentJrà meno arbitrariamente i te– sti sacri. e partorirà lui la donna moderna. stra rbrica trascelgo .. Canto B. O. ~~~alaq~~e chr:-1 vof::te.~ 1r-------------------- :11 Rinunci a Satana? ncs....-c m~mma, phì dtfficile e..: ardito che il rispondere Sl alla _domanda Siete con1en– lo dr sposare, ccc.? co~bra impossibile, ma è Perchè questi principli non tu.roco poi applicati? Anche i Greci avevano sa– puto definire quella « koi– nonla pàntos tou bìou•. ov– vero comunanza di tuttc1 la vita, che, agli effetti pra– tici. dobbiamo giudicare una pura e semplice finzio– ne intellettuale (si veda: Filippo Vassalli. DeJ ;u.s in corpu.s del debitum coniu– gale ecc. Roma. Bardi 19H). Ma per i cristiani la disco~ danza ba radki più pro– fonde: la responsabilità di Eva tu la vera spinta al· l'antifemminlsmo. Verso la metà del '200, Jacques de V. C. I BIBLIOTECA I FRANCO ASCATIG '0, •N,s– suno più s'rncontra >, So– e1età Poli,rafici Editoria1e, Città di Castello, 1960, li– re 600 La prefazione è di Manlio Spadaro. li volumetto inizia con un pensiero del Foscolo: • ...finché il sole risplenderà sulle sciagure umane > e due dell'autore: e Tutte le fonti dell'onestà fanno della ,;ta un'oasi> , e . -.e, se non pia– cerò, si la.so ch'io abbia detto liberamente a modo mio, co– me a ognuno è dato cli pen– sare e dire liberamente a modo suo>. Come ci clice in una nota di copertina R. Pri– sciantelli, la poesia di Fra.neo A.scatigno ha più di ogni aJtra un senso diaristico. e Egli quasi annota e com– menta tulio ciò che la vita pone in contatto e in con– trasto col suo modo di vedere !iadi ctl~ti;~rcit la :ra l'impressione cli componimen– to ispirato più dalla morale che dalla fantasia>. Sono giudizi i.ITC'\-crsibili? ELIO BRUNO: e Il pianto degli Zingari>, Amicucci Editore. Padova, 1959, pa- ~lf~ i 2 ~~~è~to ne.I /9.l.J a Napob, dove vive e dove lta compiuto gli studi classici laureandosi in Giurispruden– za. Ha pubblicato alcwie. EDITRICE bene attruzata, poesie su Città di Vita, Au- trente.nnale esperienza, esa-- sonia. Fiera Letteraria, ecc. mina manoscritti, PoeSle, Questa l. "' sua e opera pri- ~t•;~~•bu~~~ ~dan"[o '::ri;te ar:a1 'jffre:te.19fr'/ le opere mcrite\'Oli, a con- figlio del critico le.Jterano dizioni di particolare fa- Francesco Bnlno. Sono poe.- \.-"Ore. Scrh--erc: L'APPRODO si.e vere cJ:.e promettono mol- DEL SUD, Lungo Teatro to, di un giovane che sta Nuo\.--O,29, NapolL studiando sul testo delle sut ,_ _________ ,. memorie e: dei suoi so,gni. sj portano a conoscenza dei nostri lettori: ~t~~~~pro si saoglu Nd viluppo di IUNOli, di sole colme .ncoro u4lo. odore dl pu,ui.a rtd f~nno 'l'Otto fresdd o.li.ti d'o.nrd .sepolti. Isola c:mc:r4 ( f.dl' "urf tz11.V4 1 Do.I buio i:kll• tu e l.ar.de. o:nt~ anlia::z rr.cdu .• 5 amtC\.1111 r.d sole lo sco.l::,, fancùdlo. Rude S411.titlll dl lflQff scanu faorn'G ì1 pq,u. Volto d1 tare pile e nude profwno CGldo di comignoli [ lmtzo.ni dl turo. smosso. d1 mirti. ~-= ~on;i 1 !: a ~ avilo le cadute ddl'11Sino stordito il ronùo della macina unc(onr.e con-.e wn., no- .ia. E come un tnUo or4 u.so donne. Om~d1sole e p<;rU e fr.l.tta td a.equa ddla Albe ai pascoli IIOdl UoPtU. dietro Ja. çe,zk1 e con fo,lie d'a/l«o ooiIUTc dd lette apposa n-...mto [il fiore. O tmlico f>t"tore a tento tor.po d-.c non 1, uruo pril scat: .o (4gb ovili ma c:ncora e sonpre odora tro. l,e ruine il latte. Un DIUCO mothoo un latrato (ndlc notn burecaa Jonto.n.e mazie. nd {cuore dc.urto ch'io non 1-'i tornu/J dola (p,cutore. HOFFMANN EDITORIALE OPERE NUOVE Casella Postale 211 - ROMA (Centro) C.c.P. 1/10820 NOYITA' Narratori L BETSY HOPKD."S LOCHR!DGE, Blue rio-<r. L. 600 Panorami l. EUGENlO l\f'ELA..'\ì, Itinerario rapido nell'AmeTica d'oggi, L. 300 2. ~VI'ONlO SPINOSA, Dottor Schweitzer e dintOr– nt, L. 300 3. GEORGE F. KE.'INAN e NIKITA S. KRUSCIOV. D1al0go ,u.lla distensione, L. 300 4.. ~Af~ER b.·IA1JRO, In.chiesta sul romanzo italiano 5. VITrORIO GABRIELI, Tom Paine cittadino d•I mondo, L. 300 Saggi e lnchie•te 1.2. 3.1.ANl.JO ROSSI OORJA, La scuota e lo sviluppo del lifez::zooiorno, L. 300 Cultura e Società 14. CLINTON S. GOLDEN e VIRGINIA D. PARKER ~n~ L. d~-•~attOri di pace rindacale n.eglt Stati 15. CHARLO TTE TOWLE, Introduzione alJ'auistenza socia.le, L. 700 16. EDMUND Wl.LSON, Fino alla staziOne di Finlan– dia. • Interpreti e artefici della storia {Biografia di una un'idea), L. 2.400 Le aoslr• edirio-i IOAO Dt of1tlllif4 rull• ai.,liori lill-rnic. Gratia, a ridiata., CQj.., il utolo1• 4àlc ao,.:tn ffWoai. La. qu~tione è lunga e ampia. D1 coroUario io co– rollario ci tro,-cremmo sem– pre Il. Potremmo anche la– sc1an: l'argomento nstreno delle traduzioni dal Vange– lo e dalla Llturpa; cioè po- ~~m~;:rti1fra fit!u~~c~ il launo: e scopriremmo Soef!!~re.. in. ogni angolo, dei latJ.nJsnu di cui non \'cdia– mo la ragione. Da buon parmigiano, vor– re! . prcnd~rmela con quei m1e1 CO!lc,uadini che sde– gnano di essere accomunati ~~~ri~~mede~ Ifti3ci:t~n~.; ghon~ esser ch1amat1 par– mensr. E non bo timore cli ~omandarc perché i Pa1ti o li Museo del Laterano deb– bano essere lAteranensi e non lAteran&L E cosl an– d~mmo dai Comensi alla Circo11valla:;1one Giamcolen• se,. e persino, come bo letto ult1mamecte in quaJche ti– tolo di cronaca, all'aeropor– to frumtcinense e alla ,-ia b_raccia~ense. Più O meno "CC?. di storia, più o meno nob1htato dall'idea che rap– presenta, il latino che tra– spa": da tutti questi tennini sà _di cartapesta o cli ottone lucidato._ Quanto meglio la f(?~a mteramentc italiana, p%o~~~~~: ~:! 1 1 1 :.i 11n- tcs1 : siamo i primi a ren– d~rc omaggio a una tradi– l.lOne viva; quel che ci di– ~~a è la tradizione fit- FRANCO rocm

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