la Fiera Letteraria - XV - n. 24 - 12 giugno 1960

Domenica 12 giugno 1960 L~ FIERA LETTERARIA SCRJI:TTOR][ IN JPR][~O --- * !!.:!.!!:~ !:,!~~~~!,~.;'~~:~~.:e:~~~~ Unpittorepopolaresco bianco e deserto, l'aria gradino. Non persi tempo a sarà nessuno e non c1 sa- zo? Ma anche lei è troppo gi non soltanto, ma favolosi * è ardent! .. L'a~ua del fiu- b:lancianni e ml tuffai rà nemmen~ la Grassa. curiosa,. e vuol sapere di cedri del .Libano: dovrò ~;_,;."~~l~~~t:"d':1 ~~: ~~t(~':_;q~•~t~i ~1\ '.:'i~~ f.:::'tsi~é '::onP!,1: ~eo:=::~.:nf!:l~ : ::~e~ :~o;i".'.:,:~~~ lito. che f!tl guardavano: la di quel che mi tooche- vane e bella. ~~ ogru on:!mato proprleta- Qui il Tevere fa una cur- cldioli ! Andate su. an- rà: minestrone come colla, Mi sono rimaste duemila · . va assai bella, le sue spon- ot:ie voi: buttatev!, non ab- baccalà spinoso O altro, non lire, meno quello che ho T;a 11 viale dei lecc; e de sono ampie. erbose, pie- blale paura !•. me ne importa niente: non speso per mangiare. Bi.so- quello del Muro Torto c'è ne di a¼-beri: quercioli. pia- Il bagnino ml stava ac- importa quel che si man- eh ·oom1nct . una ~rga striscia di prato. tani, acacie, e salici pian- canto: urlava, infuriato, ml gia, di fronte a ciò che ac- ~a~o e 1 n duecento 1 ~ anch_ essa alberata. Mi genti; chiunque può scen· mostrava 1 pugni. Senza cade nel moodo. che ml separano da Piazza- sdraio sotto un leccio, pri- dervi e restare per ore a aprire bocca, non sentendo Entro nella stanzona le Flaminio, vuoto anche ~a c?l viso rivolto al mlo contemplare il cielo, le nu- nulla di ciò che diceva, feci tanto lunga da parere ph) esso ootto l'ardente luce che r.fugio, quasi per attinge– vole, il movimento delle qualche passo, gli andai in- bassa. intonacata d'Un co- pare appiattire ogni cosa, e re forza per I m!el pensieri, foglie e dell'acqua dove si contro. Ero sull'orlo del lore bianco livido cbe ora svolto a sinistra, imboc- e p<>iverso l'alto, dove la r~ettono miUe soli. Mille lato lungo della piscina: trasuda tante goocloiioe di cando 11 vialone dei le<Xi. ch!oma ~e~'albero è come rifugi si offrono al solita- quando fui a me220 metro calore. Vedo subito che la :\fi sento meglio, ora che una ner.ssuna nube. mo-– rio. e più profondi sono da lui tacque; poi riapri Grassa non c'è: avrà finito sono vicino alla mia c:asa. st niosamente immobile nel– sotto il ponte, enormi buch.1 bocca, ma già avevo fatto U suo tomo, <>ppuTe sarà nascosta, ombrosa. fresca. l'azzurro. che lo trapassano da parte un altro passo e allungan- andata in vacanza Mi por- l\Ii basta, per collf ortarml Procediamo con ordine: a parte e dove si può ar- do appena una mano lo tano un minestrone di ver- d'ogn.I amarezza, getta.re la cosa non può finire co– rivare arrampicandosi su spinsi: andò giù a bocoa dUTa, freddo e coperto da uno sguardo al muro cbe si, non è possibile che tan– un bre'\•e tratto df parete. aperta, guardando me e poi una patina densa e com- la cinge, all'edera cupa che la sfrontatezza da una par– Forse riuscirò ad avere, il soffitto. Nell'acqua color patta come gomma, un pez- trabocca dal bordo, scio- te e tanta codarda rasse– una volta, una casetta gal- del cielo sollevò bianchissi- zetto di carne anch'essa gliendo i capelli, alle mi.U.e gnazione dall'altra siano leggiante come molte ve ne mi spr_uzzi. fredda, accompagnato da diverse vegetazioni c:be vi sopportate come avveni– sono, ricettacoli di colpe- Il filobus, quasi vuoto, un batuffolo d'erba tiglio- crescono, erbP ini.nuscole, menti nonna!i. Io, solo, voli passioni. Non grande passa attraverso strade de- sa. Oggi ml va tutto male: • licheni simili • ruggine od combatterò, riuscire ad an– come gli stabilimenti di serte ma piene di gran luce dov'è la Grassa, con le sue oro antico, muschi um!dl e dare fin.o in tondo, a tro– bag:ni, ma appena suffi- e silenzio. A quest'ora al porzioni scelte e quasi dOI>" vellutati. e poi alberi d'al- vare la Direzione che tutti c!ente a contenermi con le r------------------------------ s'ostinano a tene.mli celata, mie poche c.ose, e con una a fare la mia protesta con- piattaforma intorno, dove tro il sopruso_ a far punire potessero crescere delle u • d 11 t • t, il colpevole. quell'orrido ba- piante, e io le sorveglierei, n personarrmo e a nos 1•a socie a gnino; e se non mi ascoi- le curerei, seduto coi piedi e~ teranno andrò al Ministero. penzoloni a sfiorare la cor- se necessario alla Direzio- rente amica, i rumort ml di-ALBERTO BEJTILACQUA ne Generale, alla Presiden- giungerebbero atfievoliU za, dove farò tanto chiasso alle .. reccb.ie, l'acqua udret bric~li':::,'::~"a"=i~:! ~~,;:,ot1:.aan'::~ to appa1 temente lirico, ma in reali() che dovranno bene danni soprattutto, l'acqua spec- e 11111!~0 di pubblica:ioni orienrate un s;,:::~e c1':1il;::7!e u';::;~':",':·c1if~c:1'di :~ retta. E' necessario un pla- chio di scialbi colori, e qui. po' ,·erso tvtt, i .umori della nostra vita abbandono affidato all'immagine e. al- no Idi battaglia, da poter presso all'occhio, cilestrina. le.curaria, i quello di fa1,'Crire. un con- l'estro, sen;:a smarrirsi nell'eccessiva svo gere sema dare nel- Un motore di poca potenza, tatto di simpatia diretta tra il pubblico ideali~.a.:.'one O ndla frusta d' t l'occhio e senza crearmi anche mezzo cavallo, mi e il lat'Oro de.i narratori più. giovani: di e sa ~:lie. evitare. to s,,e!l:rz"::.,a1~~ 1~: troppi fastidi: forse un consentirà di muove rmi da :re~;11:r;:a 01 ~7' • ~':;d ~~:,a 0 ~:?:~ (a;~~: ~~z:edi ~:~':'rni;tiLo '":/:::a. ainceci't. buon travestimento sarà una parte all' alt.ra, scivo- vagamente. collegata alle dimensioni del- lo studio elle egli ha dWicato ai mag- necessario. !:,d~~a~-:!~1\t~~ti f: ~e~:o~~d)So~~:tt!:fo pe~rd~:;}f: ~i ~~riun rig~~~o~sp/:S":;'::!d,i,~~~1~"::'~~: te!~o~el~: d~ol~a~~; quatfci. Mi daranno il per- emrature. varie. e. di appogl{i. Noi, in- mai potremrr.o definire. classico come splendido cielo, \.'i.loto. Ec- messo di tenerla ? 'J:rv:~::J? !iar::~m:,~:,e cC::::e-m_;:}/:, ~; G1~~a. qu~;:;e. br:;,i:,trghe. ~~~e!~:;:it~ CO, da questa posizione, se In questa calma, immobi· stiamo nwndo, allrellanto dcfficili per lettore si renderd t.Ymlo che Picciri non potessi avviarmi e cammi- le pare la città acco,.raccia- chi comincia, per clii inrende far ascol- è riarralore allusivo e. sintelico ma, c.l nare come su una strada, ta nel suo torpore. la mia tare le proprie. opi,1ioni a for:a di penna. ccntrario, teuden.:ialmenle in fase di andrei verso il c!elo. cam- città, la mia Roma. La vidi, zor.1;: ~J 1 f,, 0 ;:/ f:, 110 qu:;:if,/1éte ji,orii:; :r~~=e dfer~~ ~::,~:;:· ~:~~';: :;iin~t nel ~elo. 1ascian- ln un giorno come questo. i critici hanno i loro vantaggi da perse- sto quasi pittorico, ed è la luce che gio- t °1r1 d to e ~e: po- dalla strada di circonvalla- guire o da tutelare e il disinteresse 1i- ca ,I n,olo priucipale, emra,ido sju- re an are e an are, pe- zlone esterna, stendersi nel- ..schia di far esplodere gli e,uusiasmi. Si ma.la tra te pieghe del dialogo, squillm1~ netrando nel morbido va- la pianura sotto un cielo al- respira auteutica aria pura, dunque, tue- te tra i gesti e. le a.:ioni de.I personaggio, pore delle nuvole, di mmc tissirno, largh:ssimo, pieno ~;u!ie,/;;ufa c~au1:jv~o~~ ti,e:ec;/ c';;:.f; r~~a,~~~2/s~g':/eor~we.a ue.g:~,~~og;~~ica s~atme di bianco e. di nuvole OOe si muovevano rn regola. la pagina di Picchi auravuso due stadi ~el · ~ne, 11edi:e U colore come una flotta di navi an- E' questo il caso, recenrissimo, di successivi. In un primo tempo, l'impres- d cie O P tenso e ni- tiche., a vele spiegate: do- Mario Ncchi: il fortunaro autore di sione è: di un mosaico attrae,ue e riSJ'JltO ti o. Se avessi di che so- vunque volgessi lo sguardo • Roma di giorno'"• il libro di racconti Utllo in luminositd sul quale bi.sogna st entarmi potrei seguitare l'orizzonte era limitato dal- c;:ef1:i~o ù~~ e.i R1~~1;a1~~,~e;::~ t':, ~ fi~e:'/:a;!.ss;~"i/~'tfeor:~ì:::~':s~e~e.J! ~ tutta la vita e non ar- ie basse montagne O()ale- (gicn·ane pure lui, ma gid ben consnpe- loro giuste colloca:ioni. ~=re~ in n~~ .:U°:i°" scenti o grigie, coi seni sfu- vole nelle sue scelte}. Dd libro di Picchi In questo numero della ,wstra ru- alm nso a\Te e · a mali di viola fuorché a po- (['aurore ~ 11a1O a Livonzo trenratrè an- brica, noi presentiamo il ter:o capitolo ugu ente mi piace guar- nente, dove la città stende- 11i fa) l1anno gitl parlato in molti e auto- de.I primo roman:o di Mario Picchi da.re il cie!o e lasciare che va la sue montagne: le revolmente (basla citare l'esempio di (proprio mentre appuntiamo la nostra l'occh io si sperda lontano. case alte e pallide, le case f:,;~~o%~'t/:/:~pa~C:Oen:::fi: 0 C:,J 0 ~~~~ !}~':e~ ~t';[e~ ~",: ,J::!~~~,./~~J: vicino, non so dove, in ~~:,ne~~~ia~:r1 n:~ :~es::u::~=.e n~r~;~,t_e:,r::~rif:tq~ canea. sta portando a ternW~ 14 sua !:=~ill~!.e ~e~ J eh 1 1 di d b t l d 1r t !~titJr1~ 1 ,., 11~ 10 di~e.ssihecf.::~~4;~; ee:~di b~an~ SO!~a;~ u~'tfae ;:: ::iifJ ede.lJe"':::~ra co:i,,::~;f. è falla a Roma. La storia è quella di si formi la rete d'oro, mi- le ca~e che si sÌanciavan~ an;:ichi ricollegarla all'esame di ur.a un giowme eh.?, dopo aver lottato sen- nutissima talora come poi- piene di vigore e quast di ~1n:!1asidto:r~rn~O...pure riuscita come :,~:;;;e;;ria ~!iJ'~~e,~~rai::a~i~= verio, gon!iata da chissà allegria. l'enorme massa C'è, in Picchi, innanzi tutto molta fa- su per chinare la testa e. rientrare nei qual~ vento, ed osse?'\-arla deUe case e più di quelle cilità nel sa~r pro1e.Jtarestilisticamente rang11i. Picchi punta molto su questo men re respira Insieme 8 in vista queHe che s'indo- la materia narrativa entro gli oriu.onti ramar.i.o e, nel suo t1UO\'O lavoro, me- me. Ecco: andare lontano, vinavano dietro e la loro della decanta:Jone, della costndone rita tuua la nostra atten:ione. frugare in quel vuoto, alla vita che s'irraruava Intorno. fantastica, sulla base di un procedime.n- ALBERTO BEVIIACQUA ricerca del segno. Ml as- spande.od05i nel cielo a il· ._ _____________________________ .J sopisco. ~ OST.RE D" AR.TE JCN I'.ll'ALIA * di Il. 11. DE 1-l1l'GELIS E' facile scambiare 1la· rio Cimara per un essere attratto da una musa ma· linc0nica, ma è. senza dub· bio, un errore di e lettu– ra>. Xoi. se proprio ce ne fosse bisogno. partiremmo da definizione più conge– niale, e imporremmo al no– stro amico quella di pittore severo, e quindi dispasto alla compassione degli u· Il pittore. fattisi gli oc– chi e la mano sui modelli della scuola romana cosid– detta tonale, non ha rin· negato mai tale discen– denza, che più giusto sa· rebbe defin.;re ascenden– za e poi appartenenza - ma \·i ha inserito linfa toscana, dal Qua ttrocen to in avanti (senza tra.se- .ira– re né i primitivi né Rosai). :\tar-lo Cimar-a; • Madre aJl'ambulatorio • mm, dei diseredati, dei cl.ochards romani. che \"eri clochards non sono e fan– no spicco sulle panche o dietro il mezzo litro quali figure alquanto emblema– tiche di un racconto dram– maticamente popolaresco. Sfiorato l'astrattismo at· tra\·erso rapide esperienze di una scultura in origine pOSt-cubista (mostra alla Galieria d-ei. S~cl>IO nd– l"immediato dopoguerra). Mario Cimara. figlio del grande attore Luigi, ere– ditò certamente dal padre il senso della discrezione e della misura. una pro· prietà di linguaggio ca· stigato che il mestiere ha trasformato in c0erenza di stile. tenendo fede a un 1mpe· gno (e a un rispetto) del– la tradizione. Davvero meritorio per un e no,.,·atore > tale impe– gno, che gli preclude i fa– cili successi della moda e lo costringe in limiti sem– pre più discreti e som– messi. in cui il minimo e strappo> suonerebbe of– fesa ai personaggi assorti in meditaziom e tetrag11- ni. riposi e dialoghi e in– contri da affreschi. ripe– tiamo. popolareschi, per u_na chiesa laica, di figure riconoscibili a primo colpo d'occhio. desunti dalla cro– naca della citt.a di Roma. in cui il pittore opera e '\'l\·e. in questo clima, rossessh·a tragicità del personaggio aUa deriva. la tetraggine misticheggiante del prota· gonista dostojewskiaoo, Jo abbandono definitivo del cor,po e dell'animo strema– ti dalla lotta. ln apparenza, lo spazzi· no del Pincio, che racco– glie 1mmondizie di foglie rugginose, o la venditrice di caldarroste o panocchie di spiganardo reclamano uno sguardo bene,·olo e distratto; ma i bevitori, i mendicanti, i mentecatti., i lavoratori di Cimara pre– tendono più di uno sguar– do approfondito, per esse– re scoperti personaggi del– l'epoca, con una cauta aspi– razione all'uniYersale. E badare alle architetture. ai vicoli. alle piazze. allo spazio in cui accampano la loro figura umana. so– lida e luminosa ad un tempo. il loro scheletro potente. il loro bisogno di sopray-,,;\•enza e di storia. Cimara. a suo modo. in· cide nel tempo e \"i lascia tracce non caduche: diffi– cile sarà, per il cronista d'arte. sbarazzarsi di que- 5ti personaggi che appar– tengono al più tradiziona– le. a:-guto e fumantino po· polo romano dei quartieri oltre ponte. Somigliano. un po' spesso. al popolo delle statue dissepolte da– gli sca\'i della stessa città di Roma e dintorni. Compito più ingrato Ma– rio Cimara non pote\·a affrontare ne assolvere: quello, cioè. di dare diritto di clttad:!lanza a protago– nisti in apparenza cosi pro\"visori e scarsamente qualificati: in pratica, chi \-Olete che osservi lo spaz· zino o il potatore di al– beri. il gassista o il fat– torino ciclista nella mezza luce - alba o tramonto che sia - della metropoli, pig-ra e infingarda. quale ormai è per definizione la dolce e barocca Roma? lumlnarlo. Così sentii di possederla, per un attimo fu mia, non più misteriosa e nemica, ma vio:Da, pro– tettrice; e cosi la vidl una altra volta, scendendo dal colli, distesa, nella notte, a occupare tutto l'orizzonte da un·estremità all'altra, con un suo immenso e pal– pitante sfolgorio che vin– ceva l'oscurità proiettan– do.si, impallidito. nell'aria e sull a bassa cappa di nubi che si librava su di essa; anche allora, quella forma lunga, larga e sfavillante mJ pareva accovacciata, premuta sul terreno dalla sua stessa forza, e le ali– tava intorno un senso di Da Bari a Taranto: arte e burocrazia Raccontare Roma. i pon– ti, gli incroci, le osterie. i portoni, le fontane. e gli abitanti che popolano i quartieri, ognuno c0n la sua patina. il suo clima. la se.a uggia. il suo umore risentito. :\1ario Cimara ci è riuscito subito, dopo gli inevitabili errori dell'ini– zio, avendo abbandanto la scultura per la pittura. :-/on che difettasse di tec– nica. né di colori, bisogna– va che li organizzasse in· tomo alla figura umana che ave\-a sinora attaccata con lo scalpello. J\Iutava la dimensione. non la carica umana. ne l'importanza dell'uomo: forse si trat· ta\·a soltanto di e rh·esti– re > con i colori modulati deJ tramonto romano. :\lario Cimara ha do\....ito spendere pOcO, poiché la carità del suo cuore lo porta\·a. dalle origini, ad av\'edersi di queste stri· minz.ite piante d'uomo che allignano le loro radici in un sottofondo ài crudele umanità: insieme con i re– litti, i clochard.t \"eri e propri, gli esseri alla de– ri\·a delle baracche e del ponti, degli archi e delle periferie, delle borgate e dei depositi. degli scali e delle bettole malfamate. Qui si inserisce, appunto, la pOJ.emica di ).!aria Ci– mara. che non è mai ri– masto indifferente ai biso– gni. alle esigenze e alle ispiratloni dell"uomo. una polemica valida appunto perché derivante da un amore non condizionato per la creatura. e resa tn termini pittorici di un'evi– denza narrath·a da1;"\·ero di eccezione. felicità. Camminavamo tenendoci per mano come due fida.n– zatt Prima eravamo stati a casa sua dove mi a1,,"e\o-a– no accolto col solito affetto, come uno della famiglia: aveva.-no avuto il tempo di abbracciarci nel buio del– l'Ingresso e poi di nuovo in quello spazio chiuso àle si era formato d'improvviso isolandoci. dandoci un de– lizioso senso d'indipenden– za, e consentendoci di ve– dere gli altri che ci guar– davano sorridendo, per nul- 19. lrnbarazzati o minaccio– si. Come sempre la hzrce era bassa, e nella stanza zone di buio e di penom– bra si alternavano e si muovevano aJ. pari di nubi. Ella mi parlava con la stessa voce gentile di quan– do c'eravamo incontrati nell'utticio del Foro ftalico e mt guarda"-a con gli stes– si occhi sfavillanti. Sapevo. anche senza vederla, che sue erano le belle gambe bianche come il latte cbe avevo visto la mattina nel– la piscinà, quando stava seduta in quell'angoletto as– sieme al ragazzino. ferma come una statua, con le ma– ni abbandonate in grembo e appena levando lo sguar– do quando lui le parlava. Dissi a Naso Rotto: cJo, aUeta dei. miei stf· ,;rall. bo diritto quanto lei di usare U trampalino !•. Sentivo la sua replica come un confuso abbaiare di molti cani. mentre la vastità della sala si ripie– gava in sé stessa ingigan– tendo U tonto sonoro dei tuffi. LO respinsi con la mano, tra un mormorio mi– naccioso, e cominciai con li decennale della Mo– stra del l\laggio di Bari ci sembra che trovi la mani– festazione in crisi: la pa– rata dei vincitori del ra– moscello d'oro conferma (fatta eccezione per Gen– tilini e Tamburi) che an– che nella capitale della Puglia i premiati sono sta– ti invariabilmente i e soli– ti>; e il primo premio di quest'anno a Menzio non aggiunge nulla alla fama dell'artista (su per giù lo stesso sarebbe stato per Saetti; quindi il nostro maggiore compiacimento si limita aJ premio dato a De Robertis). ron parliamo. poi. dei premi minori, di– stribuiti quasi tutti a di– lettanti e a produttori di croste: non si capisce, o si capisce fin troppo, perché la giuria di Bari - indub– biamente qualificata - ab– bia potuto trascurare arti– sti come Calvari, Cugurra, ~lagnolato, Posabella. Ros– sini e Tabusso che hanno forse gli uniri quadri vali– di della mostra. Siamo arrivati al punto che, come ogni singolo membro di giuria a cose fatte giura dt non aver vo– tato a favore di Tizio o di Caio, cosi gli artisti auten– tici si dovranno vergogna– re di aver ottenuto un pre– mio. Ecco perché si va ver– so l'abolizione de.i premi: ne abbiamo tante volte parlato, abbiamo anche fat– to un'inchiesta: e sulla ne– cessità di abolire i premi verte il punto primo della mozione \·otata al barese Com·egno di artisti e di critici sul tema e L'arte e le mostre in Italia>: una esigenza e un augurio per– ché si esca dal ridicolo impasse in cui ci tro\•iamo. Pertanto i regolamenti. quando n1Jn rispondono, debbono essere modificati. E' da anni che lo diciamo: im--itare alla mostra di Ba– ri soltanto i premiati della Biennale e della Quadrien– nale (e tutti gli altri sotto giuria) vuol dire rinunzia- di Gll.ìSEPPE SCIORTJ~O re a dare alla mostra una sua fisionomia: e vien fuo– ri l'assurdo quando si in· vitano con due quadri ciascuno Gemma O-Amico, Saro :Mirabella, Giuseppe Canale, Giuseppe Cobian– co, mentre si accetta sotto giuria un solo quadro di EmiJio Notte. di Laura Bellini, di Eliano Fantuz– zi. di Franco \'illoresi. Per chi abbia una certa infari– natura dell"odierna situa– zione artistica. tutto ciò diventa umoristico. Anco– ra: la generazione di mez– zo, che non ha so\·ente i requisiti formalistici ri– chiesti da] regolamento, non viene invitata e in ge– nere non manda sotto giu– ria, pur essendo artistica– mente la più interessante, La verità è che, quando una mostra si burocrati– cizza, fatalmente si svuota (che vuol dire u=i quadro ciascuno a De Robertis e a Spizzico?); i burocrati, gente egregia e sotto tanti aspetti rispettabile, biso– gna lasciarli a e\·adere le loro pratiche. Non è consì· gliabile immischiar, li nel– le mostre e, come a Bari, tentar di farne i protagoni– sti del Convegno; col ri· sultato che poi è ba· stato un intervento pe– santuccio di à-!iele e una garbata e acuta disamina di De Grada a metterli in im– barazzo. Pensiamo, dunque, che a Bari il venturo anno a\·remo delle novità: la mostra di adesso denuncia la maturata crisi del si– stema (presenze caotiche pessimamente impaginate, premi che si risoh·ono in una ingiustificabile disper– sione di denaro, ecc.); ed i responsabili sono persone in grado di accorgersene e d'intervenire perché racu– ta crisi di oggi non si muti domani in un definitivo e doloroso fallimento. I bu– rocrati hanno le loro deli– cate mansioni ~ nei mi• nisteri o nelle so\·rinten– denze - da assolvere; la mostra di Bari sfa affidata agli artisti e ai critici. ... L"E.P.T. di Taranto - proseguendo il proficuo succedersi di mostre che hanno suscitalo un interes– se nazionale eà alzato il livello artistico della città jonica. più di guanto non si riscontri io altre mag– giori città del Mezzogior– no - ha organizzato e inaugurato in questi gior– ni una Mostra della. Fi– gura. La presentazione. ,\Uno Maccarl: e Ca,'3llerizz.a,. sotto molti aspetti interes– sante, di Leonard.> Sorge-– se forse -vorrebbe accen– tuare il significato in un certo senso polemico della manifestazione (una mo– stra senza Burri o Fontana diventa polemica e, a dire del proL Venturi. arretra– ta) che in realtà riunisce un bel gruppo di pittori di diverse tendenze. unita– mente a una piccola schie– ra di pittori poc~ interes– santi che sarebbe stato meglio escludere per man– tenere a buon livello tutta la mostra e conferirle un maggior prestigio. Danno il eia> tre ritratti di Germana Zanini: uno dipinto da Campigli e che è di una singolare delica– tezza cromatica, uno da De Chirico caratteristica– mente baroccheggiante e il terzo da Anzil (tinte esteriori e che ,;ernbrano inchiostri, effetto piutto– sto fotografico). Di una bellezza aulica. staccata è la Fanciulla che riposa di Casorati: fra le cose sue più compiute metteremo le due opere di Gentilini: ha movimento e lumino– sità la Ragazza che cam• mina di Guttuso: di una suprema sciccheria. tra il serio e il caricaturale, é la Caoolleriz2a di l\Jaccarì: Melli e Menzio hanno del– le figure di maggior inte– resse rispetto ai quadri esposti a Bari: ben inciso il Contadino di Purificato; della migliore qualità le due opere di Sironi; poco persuasi\·o De Pis1s, idem Rosai. I critici-pittori (Biasion. Borgcse, Guzzi e Miele) hanno una loro p3rete; fra i pittori più noti si pre– sentano bene Borra. Can– tatore, Cassinari, Fantuz– zi, Gigotti: fra i più gio– vani notiamo Co::iversano, Manni, Picinni; e dopo __ il \'uoto. Almeno un terzo della mostra è fatto di no– mi poco o punto noti e di opere più o meno insignifi– canti. Al posto de1 carnea• di o quasi sarebbe stato più opportuuo collocare Carrà. ~otte, C2raccbini, Pirandello, 21\'eri, Seme– ghini; se c'è De Pisis non si spiega l'assenza di Gino Rossi: se ci sono Banchie– ri. ).!uccini, Celiberti, non si giustifica l'essenza di Cu– gurra, RuJu. la Salvatore. Sarra. ecc. Trattandosi di mostra documentaria e ar– tistica, 13 scelta a\"rebbe dovuto essere più rigoro– sa; escludendo una \·entina di anonimi e inserendo al loro posto pittori ben qua– lificati. l'impresa avrebbe a\"Uto altro esito e la pun– ta polemica sarebbe stata più giustificata. Tutta\·ia - come del re– sto abbiam.J detto - la mostra di Taranto. così com'è non cessa di essere interessante. sia dai punto di \"ista estetico che da guel1o rappresentativo (an– che se i surrealisti. per esempio, im•ece che da Sciltian \'engono rappre– sentati da imitatori). Ci sono senza dubbio alcuni degli es?!)nenti meglio qualificati delle tre ultime generazioni, con opere qua– si sempre ben scelte e al– lineate a difesa di un'arte che un gruppo di sconsi– derati vorrebbe seppellire per sostituirla con la pro– duzione standard degh astrattisti, facili esaltato– ri di poetiche nate e svi– luppatesi m ambienti sno– bistici stranieri, e che con– fondono l'universalitd coo l'internazionalitd. Taranto, se non erria– mo, porta il suo contribu– to al nuo\·a corso dell'arte che adesso è un rigagnolo ma che è destinato ad ac– crescersi. La resistenza dei migliori arusti, àei più pensosi giovani e dei più responsabili criti~i (quelli che i Venturi hanno con sicumera tacciato di arre– tratezza) alle facili sugge– stioni astr:ittistiche ha por– tato i non conformisti a prendere una più seria strada. a impegnarsi per un·ane che abbia la sua grammatka e che sia espressione umana dì sti– moli e di empiti schietta– mente fantastici. GIUSEPPE SCIORTINO Alba e tramonto sono le ore della pittura dj Cima– ra ed è sempre luce di crepuscolo. di compianto, d! carita, in cui non è pre– "·1sta nessuna redenzione. ma si aspetta lo stesso il miracolo di un arrivo. di una \·oce, di una presen.:a che sfiori (come la foglia di autunno che si stacca dal ramo proprio in quel momento) la fronte del personaggio in primo pia– no. sullo sfondo di un'ar– chitettura che appartiene alla storia della città e alla storia dell'uomo. Naturalmente, anche più facile sarebbe con!ondere Mario Cimara con un e bozzettista >. o,•e non soccorresse l'esempio or mai classico di Ottone Rosai: insomma quel che Ros.a.i ha fatto per Firenze, Cimara !a con Roma. e non è a dire che manchi. La chiusa malinconia dei suoi protagonisti è quan– to di più se\·ero possa estrarsi dalla frettolosa do– cumenta.rione: contempora– nea: e bisognerà che ci ricordiamo. esposti nelle sale dell'ultima Quadrien– nale. al primo piano e in primo piano quel \'ago– ne assiderato dalla neve, quelle maschere da esodo forzato. quel \;aggio e quell'addio resi più ango– sciosi dal bianco calcinato e sporco, dal clima deserto di ogni altra eco che non fosse quella del sangue impoverito dalla fame e da una sofferenza più antica della terra. Sintomatico. a questo punto, il rile\"are come queste facce si stacchino dal quadro e discendano per le vie. ad acquattarsi negli angoli preferiti, o \'iCe\"ersa. come altre fac– ce rbalgano dal fondo della memoria a c0llocarsi in sequenze necessarie sul– la tela, quasi che tra cro– naca e fantasia si stabi– lisse una simpatia. una c0rrispondenza elementa– re. da determinare ed esi– gere questo dialogo. questa rappresentazione. e questo patetico miracolo. R. ~L DE AN'.CEJ..1S llarlo Clmara: e Discesa dal tram a • Pa,;, 5 ••••• ■ ■ ■ Il ' NOVIT ' - I - I :i: ' ' ~ Cinque romanzi di punta TECCHI GII egoisti Premio Bagutta d'argento li edi&ione Plf.g. 340 · L. 1500 ALVARO ■ Mastrangellna Pagg. 288 - L 1400 VILALLONGA L'uomo di sangue Prb: Rivarol P.,.. 196 · L 1200 KESSEL Il leone Un suCCCMO mondiale Pag:. 260 . L. 1000 BONANNI L'Imputata Un'ardita ricerca letteraria Pagg. 284 • L. 1200 I maestri ckl racconto MAROTTA 011 alunnl del tempo P..,.. 324 • L 1200 ■ WAUGH Amore tra le rovine p..,_ 364 · L 1500 IRWIN SHAW Scommessa sul fantino morto P.... 252 . L 1200 Saggi CHIAROMONTE La situazione drammatica Da Machiavellia Iooeaco Pagg. 248 - L. 1400 T. S. ELIOT Sulla poesia e sul poeti p..,_ 30-I • L 1500 MORAVIA-ZOLLA Saggi ltallanl P.,.. ISO. L 1000 Le idee niume HUSSERL Meditazioni cartesiane P.,.. 220 - L 1500 ■ BRANO Mondo,lo • tempo In Husserl Dallera<lici al verticedel- 1' e€istenzialismo P.,.. 256 • L 1500 La conoscenza scientifica BURNET I virus e l'uomo p..,_ 268. L 1000 LA MONTE Vita che scompare L'uomo avanz.a distrug– gendo gli anim&!i P,g. 320 • L 1200 L'attualitd MACGREGOR Nlklta Krusclov p..,_ 2-IO• L 1000 Una figura-chiate cklla letteratura angl-Osrusone CONRAD Il negro del Narciso• Tifone P,g. 532 - L 1600 Lo specchio del mare P,g. 740 • L 2JOO Nostromo Pag. 488 - L 1500 Un' edi.,..;one eccezionale MAROTTA GII alunnl del sole Con le tavole a colori e io bianco•nero <li Riccard, Manzi p..,_ 212. L. SG00

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