la Fiera Letteraria - XV - n. 21 - 22 maggio 1960

Domenica 22 Jnaggio 1960 ][JL, POL§O DEL TEMPO * Lospecchioe la trottola * di ELIO F. ACCROCCA L'identijica..."ione interna, del '51; ma noi restiamo al concreto della poesia) e superiamo la zona iniziale di una voluta e a.rt.illciosi· tà > che turbò il sonno dei critici nostrani (dèsti fu– rono - per quanto mi rl· sulta - Falqui in una tra– smissione radiofonica e Al– fredo Giuliani in un saggio apparso sul Verri). pio esllarante del qualtor• dicesimo verso: •Hallail hallali ecce homo hai udi– to ...... Qui entriamo nella zona dell'arbitrio esposto al so– le e qua e là addirittura sbandierato come in terpre– taz.ione di un gusto sovver– tito e sovvertitore che non ci sentiamo, assolutamente, di sottoscrivere; e vorrem– mo uscire da siffatta zona del giusto sospetto che co– glie il lettore. L~ FIERA LETTERARIA Tltlna Masclll: e Atleti in ga rn > IL LIBRO DI CUJl * Pag. 5 SI JPH-:RLA\. Le riviste che aprirono ilsecol * di FERD/1\'AXD<> l'IRDlrl E' difficile dire sino a che punto la cultura letteraria italiana d'oggi sia debitrice delle riviste fiorentine dei primi decenni del nostro secolo; non c'é dubbio, tut– tavia. che ad esse la nostra letteratura debba soprat– tutto la spinta iniziale a un processo di rinnova– mento che non si è arre– stato nei decenni successivi. Qualunque possa essere la sopravvivenza delle idee come tali da esse poste in circolazione, qualunque aspetto possa aver preso la loro stessa trasformazio01? nel passare da una situa· zione all'altra. è ben certo che da esse parta un irn· pulso verso una cultura • militante > che non ha avuto soluzioni di conti– nuità e che tuttoggi e il carattere essenziale non tanto della letteratura ita– liana contemporanea, quan· to di quel processo di svi– luppo delle poetiche sulle quali la critica contempo– ranea orienta il proprio in· dirizzo e attraverso le qua– li influisce in modo spesso decisivo sull'opera di crea· zione degli seri Uori. di stirnerismo e di supe– ruomismo nietzschiano e se l'opposizione all'ideali– smo crociano tu assai più il risultato di una adesione ai temi e ai modi d'espres– sione di una letteratura e di una filosofia estetizzan– ti ma che già superano su un piano europeo il pro– dnciale dannunzianesimo italiano, anche se nella maggior parte dei casi mu– tuato da una letteratura che già fuori d'Italia è in via di liquidazione di fron– te a nuove esigenze critiche ed estetiche. Il puro esercizio cui -s·at– tiene, Edoardo Caccia tare ha l'abilìlà di sottintender– lo per tutta l'ampiezza àel volume, senza scadimenti né incertezze, mirando egli a uniformare e concatena– re parola e sintassi !ino all'estremo limite. Cogliere (ma non di sorpresa, ché ad apertura si fa chiaro l'interesse per gli emble– mi) ogni strato della cono– scenza, dell'intelligenza e del sentimento; cogliere ogni rapporto alla radice dello stato embrionale, prima ancora che addiven– ga la pur minima chiari– ficazione, e seguirne le fa– si di particolare ascendenza ritmica - qui la ~ concate– nazione,. si fa esperien– za linguistica - sino al momento che tale interes– se emblematico si traduce in apparenza di immagine, in fioritura di s!-gnWcato poetico: appare, allora, e soltanto allora, la conge– gnata misura della più ar– chitettata e premeditata poesia di questi anni, quel– la, per intenderci, dei due Edoardi {l'altro è Sangui– neti. non meno labirintico). La pa,gina di Cacciato– re. cosi intessuta di ]egam, concettuali pur nell'appa· rente {appariscente sì) P<"· cezionale (ma non ecces– siva) libertà di parole e di immagini, di pensiero e di sintassi, non è certo da leggersi senza una pre– ventiva dose di buona vo– lontà; non é facile, inten– do, per chi non abbia con– suehudine di ricerche slm1- lari, tanto nell'area pro– pria del linguaggio e della struttura poematica, tanto in quella non meno straor– dinaria della congettura sul destino dell'uomo coo– temporaneo. Quanto invece mi pare st debba onestamente ricono– scere a Cacciatore è il suo impegno. è la sua fedeltà ad una linea paetica che Jo va disting.uendo, non sol– tanto in ItaHa, per la sua autentica e non cdivertita> interpretazione della. real• 1à che forma e informa lo uomo moderno nelle alter– ne fasi del vivere, sub spe– cie del suo drammatico e immutabile •desiderio> en– tro il quaJe ciascuno di noi vede rispecchiata - come al telescopio - la propria infinitesima e alterabilis– sirna ctrottola>. Invito alchiarimento della poesia contemporanea Una definizione di cultu· ra militante, e cosi di in– tellettuale militante, é tra le più complesse, né que– sta rapida nota può avere l'ambizione di chiarirne i problemi. E' un fatto tut· tavia che non soltanto è ormai quasi inconcepibile una cultura letteraria e una letteratura (:senza ag- Assai più importante e si– gnificativo sia per la pre– senza dei primi fondatori e collaboratori del Leonar– do Papini, Soffici, Prezzo– lini e pii) tardi per l'ap– porto dì uomini come Amendola, Vailati, Salve– mini, Boine, Jahier, Borge– se, il movimento di cultura veramente militante in sen– so moderno che fiorì attor– no ad una rivista come La Voce 1 alla quale nella col· lana einaudiana saranno dedicati tre volumi. Di essi è già apparso il primo (ter– zo nella serie di tutta la collana) a cura di Angelo Romanò. che raccoglie e trasceglie - apponendo ad essa un ampio saggio in– troduttivo - nel vastissi– mo e non sempre univoco materiale (se non altro a causa di un certo dilettan– tismo che caratterizzò a differenza deUa Critica cro– ciana tutta La Voce del primo e del secondo tempo e che, in certo senso. ne diviene persino un caratte– re positivo), della rivista tra il 1908 e il 1914. quei testi che appunto mettono in luce la sostanziale con– tinuità di alcuni problemi della nostra cultura lette– raria nell'ultimo cinquan– tennio e il loro inserimen - to non soltanto nella più complessa problematica di tutta la cultura italiana, ma alt.resi nello stretto rap– porto con i problemi di tut· ta la società italiana nei ,·aril momenti del suo svi– luppo storico. Tale è - per me che at– tentamente e caparbia– mente ho voluto inseguire la formazione non soltan– to dell'attuale volume di Edoardo Cacciatore (Lo specchio e J.a trottola, Val– lecchi editore) ma anche del precedente, riprenden– do il discorso all'origine, e cioè da quella Restituzione (sempre presso Valle-echi, del '55) che suscitò non poco orgasmo nei critici - la risultanza di un diretto contatto con la e materia acre> di cui questo poe– ta si mostra in possesso: intendo il fiorire poetico dal più scabroso terreno del pensiero contempora• neo, accidentato e smisura– to nella sua stessa poten– za inventrice, ma non più alimentato (almeno per pochi) dai consuetudinari ingredienti di cui abbon– dano i precedenti decenni, e coinvolto nell'intricarsi ormai irrefirenabile della parola-concetto, della im– magine-logos. Se non si depone (come le scarpe alla porta del tempio) l'habitus mentale ordinario, quello che abi– tualmente ci 60CCOrre in ogni pacifica lettura poe– tica, non ,si potrà mai rag– giungere il midollo del pensiero che muove al ver– so Cacciatore. La sua strutturata nal'll· ra lirica (e lirica> però nella nuQva accezione di crisi novecentesca) non co– nosce limiti di sorta, non li consente cioè né all'au– tore né all'eventuale ~et– tore, spezza anzi ogni con– gettura, ogni schema, e si estranea ad ogni compro– messo con conti,guraz.ioni precedenti: si fa e altro», cioè, mimetizzandosi alla hlce dif-Ionne per acquista– re invece coloritura e sim– bolo quando se ne coglie il segreto, diciamo pure la cifrata connessura che si fa evidente e lucida non appena tentata. Siamo alle soglie di un tempio, dicevo, che non fa mistero del suo ammoder– namento ispirativo misti– cheggiante, composito nel- la osservanza d'un virtuo– sismo che si manifesta ora In luce polifonica ed ora, più propriamente, in luce di eccentricità rappresen– tativa. Ad entran;, la sugge– stione del luogo (del libro) &J fa acquisizione di signl– ficati imprevisti ed impre– vedibili: • Voci • non sìo.– mo altro che voci•• ma qui, sin da I l'ingresso, si fa • amoroso>, congenia– le, unanime, accogliente co– me la • piazza > che é sim– bolo e l'udito> per le infì· nite generazioni wnane che vi transitano e vi restano imombili, forse, e ignare, come i.1 calco cavo nel tufo del tempo che è descritto in limine. Cacciatore ha questo me– rito: di approntare (per sé e per ,gli altri) il metro - o la lente - per sogget– tivare la materia abissale di sensazioni ,emozioni e movimenti ideali in una visione di panoramica si– multaneità che riflette le altrettante sensazioni, emo– zioni, ecc., da cui ciascuno di noi vien colto nell'atto di e veder chiaro• (dell'a.p– pa.rente veder chiaro) al– l'interno e all'esterno di sé. Il processo era già co– minciato con La. restitu– zione ed ora non fa che proseguire nell'ampliamen– to delle intenzioni e dei temi trattati; riprendiamo perciò dal punto di parten· r.a (che dovrebbe venir spo– stato all'ancor più remoto }(,, La concezione della poesia, fondata sopra categorie uni– ,·ersalmenle valide sul piano teorico (com'è stato fino al Croce), si può dire defini– th'amente tramontata. Tutta la serie di stuW, di analisi, di proposte e contropropo– ste, da Ogden - Ricbards al– l'Ayer, dal Dewey al Reid, Gino Gerola E' pertanto da non sot– tovalutare quella che ap– parve una e virtuosità sti– listica > che però non sl esauriva - a m!o avviso - nella pUl'a e semplice composizione formalistica. Pezzi d1 bravura non man– cavano .nel ldbro prece– dente (come non mancano nel nuovo), sia per l'abills-– sima Scaltrezza di intesser rime - soprattutto inter– ne, meno evidenti ma non meno preziose - e sia per il costruito rapporto tra immagini e concetti (storia. civiltà, ragione, progresso. ecc.): e C'è un regi.Stra del n<1ti vivi ... • (La restttu– z-ione, pag. 53); cosi come non mancano eccessi di ta– le tecnicismo ampiamente reperibili ln tutt·e due t volumi, come nei versi se– guenti: • Schisti scagli ne– ve che schiara e schiom.a incerta • Firm<1mento tm– pa.zzito • Sensua.litd srnar• ritamente mai esperta - Tocchi il cielo con un di– to... >, ecc. (Lo .t])ecchio, P. la trottola, pag. 69); oppu– re: e Ciarl.e credi Cari.o caro ... >, ecc. (ivi, pag. 185): i quali non si discostano molto dal criticabile ~l– vertimento > del.I' alfabeto rovesciato che si leggeva nelle in1z.iali dei versi di pag. 58 de La restituzione (•ZamPilla uno zodiaco da ogni zero>) dove 11 giuoco verbaJe si disperdeva nel– la ricerca di indifferenzia– ti vocaboli che però aves• sero identica lettera inizia– le: zampilla, zodiaco, zero, fino a raggiungere l'esem- ELJO F. ACCROCCA Due poesie di ~faria Luisa Belleli La Mosella Fu la Mosella. Non perchè con altri fiumi non fossi già d'umore ugual.e: adolescente tradivo Ferrara amata, quando mi chiamava i.l Po. La Mosella perché sulle sue rive mi ritrovai, nel Lussemburgo, it giorno di hitti i Santi, io sola. Era la vita come un frv.tto nel guscio delle case. Nella bruma del nord non mi s'apriva varco nessuno alla memoria: rosse foglie vedevo, e d'oro, e certe macchie d'un verde freddo, un verde-testimonio di come sono gli alberi e le vigne quando non hanno foglie rosse o d'oro. Guardavo il lento scorrere del fiume. Fu la Mosella a far di me lo specchio d'uno specchio: vivevo separata dall'immobilità come dal moto con la sommessa ilarità d'un nu-me. Chiuderemo le imposte E quando avremo unito le lacrime alla pioggia, i sospiri alla brezza, la gioia al sole, l'incerto sorriso di tanti nostri moti a qualche luce d'aurora o di tramonto, chiuderemo le imposte per sapere che cosa sconosciuta è il nostro cuore. al Morris, dall'Heyl fino a U. Spirito, pur nella diver– sità degli indirizzi e delle prospetti\'e, è giunta a una conclusione ormai ampia- mente dimostrata: l'impos- ~~it! d!E~~ 1 °mo'!fi~~~: te la poesia. I tentativi (da quello lontano del Richards al più recente del Della Volpe) di porre e risoh'ere il problema su nuove basi, se da un lato hanno portato ,·alidissimi contributi. prezio– se scoperte e puntualizza– zioni, non sono riusciti da altro canto ad andare molto più in là delle formulazioni acute, ma parziali, quando non addirittura contraddito· rie. Il fatto ha conseguenze tanto più gr.1vi in quan10 è intimamente implicato nel più vasto mO\imento di transizione che ha investito tutti i campi della nostr.:i atthità. Si può dire che la nostra epaca dimostra di sentire profondamente, in tutte le sue manifestaz.ioni. un'imperiosa necessità di realismo e di concretezza e, nel più ristretto campo che c'intercss3, l'esigenza di ri– portare la poesia nel mondo effettivo dei rapporti umani. Naturalmente la tensione ver– so questo rinnovamento (e mi accade qui di ripetere argo– menti già esposti al e Com·e– gno delle ri\'iste > tenutosi a Firenze, nella sezione che mi competeva: La conce-zio– n~ della poesia) è complicato dalle vecchie sopravvi\'enze, l'urto dialettico con te quali si esplica nell'inquietudine propria di questi anni. Rivelatesi ptfre di reale fondamento l'autonomia e la personalità dell'arte, le due categorie che banno dominato l'Otto e Nove.cento, i PoCti hanno tentato strade dh-ersis– simc per soddisfare l'esigenza di cui si dice,•a, magari pas– sando all'eccesso opposto e cioè e un'altrettanta pericolo- ~--------------------• sa impersonalità e compro- JN MARGINE ALLA RACCOLTA DEI SUOI ROJIIANZI BRE1'1 * Il senso del tempo in Mario Puccini Ogni ora ferisce e l'ulti."Tla uccide. Questo assioma che potrebbe sembrare ovvio o addirittura banale è alla base di tutta la narrativa :pucci– niana Nei romanzi come gli .. Ebrei • o .. U Soldato Co– la .. o anche nei racconti di .. Una donna sul Cengio ... in cui la vastità coroJe degli as– sunti costringe\'a la fram– mentarietà deU·opera ad un indirizzo univoco e totale. questa i.·erità poteva anche cedere .il passo dì fronte ad esigenze prettamente narrati– ve o di indole autobiografica. Nei romanzi brevi. raccolti da Ceschina. con il titolo tut– t'altro che arbitrario di •Sen– timento del tempo... Mario Puccini scava invece. con te– nace pazienza. in una pleia– de di intuizioni che alla fine si riducono ad una sola Se ,··è un tempo per amare e un tempo per operore. i suoi personaggi conoscono un solo tempo: quello del sentimento e della morte. Essi banno pietà solo per se stessi o per le proprie mi– nime vicende: Puccini non recluta i suoi allie,.•i tra gli eroi. ma tra gli uomini co– muni. E' la loro una "'pie-. tas .. estrema. intesa proprio nel senso latino della parola. .solo per i propri casi perso– nali. Una tensione che, al– leandosi con il trascorrere delle ore. da esse si esalta e si lievita. Non una geomeuia euclidea e men che meno ei– steniana carica di dimensioni che annullano o addirittura. a una certa ,·etocità. recupe– rano il tempo. Non una ... ré– cherche.. proustiana di un tempo perduto e ritrovato so– lo illusoriamente. nel chiuso di una stanza imbottita di su– ghero. Ma una egocentrica fatica di assommamento e di salvazione: sentimenti su sen– timenti. prima ancora che immagini o sensazioni. E tut– to ciò. in una sempllcitZ e'ipressiva che. a volte. data la soverchia linearità. finisce addirittura :per conftoare con la trasandatezza. di 11/ASSI.IIO GRILLA ~DI }ifa Mario Puccini, con tut– te le sue doti. non è Cecov. l'autore in cui, per dirla con Giancarlo Vigorelli. la sem– plicità è talmente est.rema da divenire pellucida, in ogni caso talmente istintiva da eliminare qualunque velo tra scrittore e lettore. La sempli– cità di Puccini non uniflca il mondo dell'autore con quello dei personaggio e del lettore, ma mette queste componenti quasi l'una contro l" alt.ra E se un denominatore comune c'è, e suscettibile quindi di unificazione. esso ris.iede sol– tanto nella collocazione delle vicende in un tempo ideale. peninente e pur avulso dalla necessità storica del narrare. Il presente di Mario Pucci– ni è. come è dato ritrovarlo soltanto nei famosi ..:Essais"' di Montaigne. un .. assembla– ge du futur et du passé -. Una metaiisica però cbe non cerca di giungere alla essen– za ultima delle cose. ma solo di orchestrare un· armonia con pazvenze di attendibilità Una macchina che appaga l'occhio e che manda un bel suono, ma il cui scopo, la cui utilità noi dovremo scoprire a f.atica. se pure essa esiste. Proprio 11 meccanismo ideale per sezionare il tem– po. secondo meridiani e pa– ralleli di sentimento. in sfac– cettature. in tasselli che. uni– ti insieme, non danno. no. !"immagine di un solo mon. do. ma quella di tanti minimi mondi. tanti microcosmi che non si fondono e non solida• rizzano. Perché la semplici– tà di Puccini, talmente istin– tiva da farlo, come lui stesso ebbe a dire. antidannunziano prima di aver letto D'Annun– zio. cosl come alcuni scrit– tori cinesi sono, per la loro particola::-e ironia. gogoliani senza conoscere l'esistenza di GogoL è una semplicità. a ben guardarci. complicata E non è un'entitesl. Essa è co– me un sistema filosofico an– che se esclude ,la fllosotla, co- sl come rarte dei cerusici po– polari escludeva sl la scienza e la tecnica. ma era tutt'altro che scevra di complicazioni. Mario Puccini, scrittore na– turalmente dotato. non si po– ne quasi mai delle problema– tiche. non cerca di risolvere teoreml Ma la sua pagina ni– tida e chiara. !orse fin troppo toscaneggiante nel suo desi– derio di purezza e nel cOn– tempo di aderenza alla vita, è tesa solo a sanare un dis– sidio t..-a la contemplazione e rimmaginazlone, tra lo spi– rito e il sentimento. Il diroc– care delle ore scorre in lui e nei suoi penonagg! inav– vertito. ma efficace. Talcbé mentre il ~resente incalz.a e galoppa fino a divenire futu– ro. ecco che w>a digressione. un'apertura anche minima. ci rfconàuce al passato. E qui sta runità della sua jspirazjo– ne che ambienta le vicende magari !ra gente corposa: bottegai, grassi tenenti terri– toriali. donne ,pingui e sen– suali. giornalisti goderecci e bonaccioni. tutti però legati ad un carro che muove alla scoperta di un .Eldorado tem– porale, non potendo Co non volendo, !ors,e) muovere alla scoperta dl Dio. ' Confiuenza esatta tra due eternità. anche il giorno più comune è. per l personaggi di Mario Puccini. almeno per quelli più riusciti.. un ottimo pretesto per i.a scoperta di una loro etemltà che è quan– to dire di una immortalità ..sui generis,., mediata attra– verso la carne. E la verità stessa è una verità tempora– le. quella che ba bisogno del~ lo stillicidio dei giorni e d~ le cose per afiermarsi den– tro di noi. .. malgré nous .... Cosl accade, nel romanzo breve .. La Verità-. che Gianfranco Mantova, poeta e sognatore. alla fine si arren– da all'ineluttabile pressione della vita e perciò del tempo che Io vuole bottegaio. come il padre e come il nonno. La .. Favokl del ragazzo malato,.. pone ancora una volta l'accento sul dominio incontrollato del tempo &o– p':'a i nostri sentimentl Né gratitudine né amicizia fini– scono. ,a lungo andare. per resistere all'assedio diuturno di un nemico che. come la morte, direbbe il Belli. è chiuso dentro gli orologi. Il J1agazzo malato e poi guarito e infine padre a sua volta scorda il buon Manuelino. il cameriere devoto. non per cattiveria o per mancanza di sensibilità. ma solo perché il tempo, J)Crché la vita incalza e il passato è già presente e sarà futuro, quindi ina!ferra– bile ed impa~pabile. come una finzione retorica. sottrat. ta del tutto alle nostre pos– sibilità di controllo. Paolino. il tenente grasso di ..Cinque milioni,. trova soltanto in un accidente tem– porale (ma finirà poi per ri– velarsi eterno} la pro.pria vo– cazione alla indipendenza. la propria dignità di uomo mo– desto e di buon senso. Tenta– to fra rinunz.iare alla proprfa personalità o alla moglie e alle comodità che U suocero danaroso gli !a balenare din– nanzi agli occhi. egli troverà. al.la fine. una soluzione. Ma non sarà Ja ri..-olta o la par– tenza per la .guerra a fornir– gliela Ancora una volta il tempa e la fatalità. lavorando d! conserva. metteranno P-ao– lino nella condizione ideale per aceettare l'affetto della donna cbe ama e l benefici della ricchezza del suocero. Dalla sua poltrona di inva– lido, in un tempa ormai !er– mo e tuttavia colmo di pos– sibilità. egli potrà dare. me– diante un'opera di carità, uno scopo alla .propria vita. senza rinunziare ai doni del– la :sorte. Un tempo quindi quello di Puccilli. oltreché devoto al sentimento. anche votato ad una propria fun– zione utilitaristica che è quel– la appunto d! scioglitore di grumi, dl pacificatore ad ol– tram:a. MASSIMO GRil.IANDI missic:oe. A furia di volersi sottrarre aUe istanze indivi– dualistiche di ascendenza ro– mantica si finisce per con– cepire la paesia come tra– scrizione più o meno grezza di fatti di cronoca o di eloquenze da comizio. Insegni per tutti il gruppo che si è ,·enuto infoltendo (con clamo– re e suc:cesso) intorno alla \'aga etichetta de] e neosperi– menulismo >, auspice Pasoli– ni: da Sanguineti a Paglia– rani, da Lccbetti a Roversi ad Arbasino, fino a certi spro,·– veduti imitatori. attratti dal falso briltore di un successo a buon mercato. Gli equi..-oci che ne deri– ,·.lllo (data l'entità che ,-a as– sumendo il fenomeno) stan– no talmente intorbidendo le acque. che il periodo garibal– dino del dOPQi\!Crra può ap– parire una felice stasrione, se non altro perché allora era vfro l'entusiasmo d'una spe– rata rinascita. Non tutta la poesia italiana contemporanea, ovviamente, è rappresentata da questa cor– rente, ma coloro che della arte hanno una concezione più qualificata nel senso del– l'impegno culturale. lavorano, come al solito, quasi in sordi– na, quasi isolati. Si rischia cosl di lasciar contrabbandare per pungentissime no,rità, tentathi vecchi di deccnrii-. se non di secoli (basti pen– sare, per non andar troppo fo là, agii scapigliati milanesi, ai crepuscolari, al futurismo. ccc.). Il compito di incanalare nella direzione più esatu le esigenze dalle quali muovono simili deviazioni, dovrebbe lo– gicamente spettare sopra tut– to atla critica. Ma essa si è rivelata del tutto insufficiente alle sue mansioni. 1 diversi movimenti del dopoguerra non sono mai stati sorretti, neJ loro genuino significato, da un'adeguata cooperazione critica. I giovani più seria– mente impegnati ed atthi (Costanzo o Barberi Squarot– ti, ad esempio) rimangono pressoché dei casi, in un mondo in cui pare non vi sia nessun elemento, se non ne– gath·o, capace di dare un senso colletti\'o a una ricer– ca. Non si ~ mai verificato insomma quel fecondo feno– meno di collaborazione fra. poeti c critici, che fu una delle cara.tteristicbe del perio– do fra il Trenta c il Quaranta. Resesi insostenibili le posi– zioni ermetiche, i critici di allora (Bo. ?-.facrl. Anceschi. Ferrate. ecc.) distratti da altri interessi. estremamente guar– dinghi, anzi scettici ne.i con– fronti delle nuove esperienze. tanto lontane dalla concezione che li axeva sostenuti, non hanno svolto (o potuto S\'OI• gcre) nessuna azione a fondo per collaborare con le nuo,·e generazioni attra.,·erso un sen– so più ,igilato della misura (anche se nel conto si deve mettere, naturalmente, il so– spetto nel quale erano tenuti. per la loro stessa pro .. ·e– nicnza). Cosl la cri1ica si è rifugiata e continua a rifugiarsi nel frammentismo inconcludente delle .recensioni a breve re– spiro. quasi sempre inutili anche sul piano delt'informa– zione spicciola (per questo noi di Quartiere si sono escluse di proposito dalle no– stre rubriche). L'unico a polarizzare intorno a sé una discreta ret'c di teo– rizzazioni e di commenti, è stato il sunnominato ncospe– rimentalismo. E l'interesse è dovuto sopra tutto al fatto che esso risponde, in s:uper.– ficie, alle attuali esigenze di realismo, di sblocco decisa– mente polemico d3i limiti ermetici. Esigenze che, d'altro canto, C$W tradisce nel pro– fondo, proprio per la sua inti– ma superficialità, per la sua tendenza scandalistica., per la sua mancanza di una sofferta ,'erità stilistica e morale. Valido complemento della critica e catalizzatori di certi vaJori essenziaJi, dovrebbero essere le antologie. 11 loro contributo a una chiarifica– zione potrebbe essere notevo– le (si ricordi ]'influsso a suo tempo esercitato dai Lirici nuovi di Anceschi). Ma l'in– c.e.rtezza e l'inquietudine che ba reso precari gli indirizzi poetici e la funzione della critica, si fanno risentire an– che qui. Le antologie del do– poguerra sono ormai un drap– pelletto ben nutrito e se avessero adempiuto la loro mansione. non dovrebbero più dilagare certi equi\'oci troppo pesanti e pericolosi. lm-ece sembra si sia ancora in alto mare. Se n 'ha un esempio nell'antologia, per altri aspet– ti encomiabile, delJo Spagno– letti. Per il periodo che va fino alla guerra essa segue un suo ben visibile criterio. Ma quando ci si sposta a tempi più recenti. la linea di confronlo, perde la sua effi– ca.cia. Ammettiamo senz'altro che non sia facile cogliere fiori nell'intricata selva della produzione conteroparanea; ma appunto per questo si rendono necessari dei criteri i più rigorosi possibili. Si vogliono dare soltanto delle indicazioni? In tal caso me– tlio arrfrare a.I Repertorio di Falqui, cioè rinunciare alla scelta. Altro complemento, ben– ché secondario, alla critica dovrebbero essere i premi, che in,·ece risultano quasi sempre influenzati da fattori del tutto estranei alla poesia, privi quindi spesso di quel– l'efficacia che do\'rebbe costi• tuire la loro ragione d'essere. Tant·o è ,•ero che molti pre– mi, piuttosto consistenti fi– nanziariamente ed erogati da giurie non certo di secondo piano. pass.mo sotto il più indifferente silenzio. E in tal caso essi rappresentano tut– t'al più un aiuto finanziario cbe il poeta non potrebbe in alcun modo sperare da altre fonti. Non si può certo soerare che una situazione tanto poco chiara ed efficiente, siano gli editori a risolverla. Raramen– te le collane obbediscono a rigorosi criteri di scelta: o si tratta di editoria spicciola a carico dei singoli autori o di qualche grande casa. priva pe– rò di un impegno reale, tanto che accanto a libri notevoli, si trova merce da ,strapazzo, che annulla o diminuisce no– tevolmente il \'alore della col– lan3 stessa ( si ,·eda Lo spec– chio di Mondadori). Non mancano è vero, esempi (co– me Neri-Pozza) di iniziath·e altamente qualificate; solo che andrebbero estese e fatte più operanti. Il male comunque è nella radice, nell'incertezza teorica e di indirizzi che s'è cercato di esaminare. Anche se è bene precisare subito che, na-. turalmente, le cose non hanno cause ed effetti cos\ sempli– cisticamente schematizzati, co– me potrebbe apparire da que– ste bre,•i note. Per concludere, quindi, di– rei che è necessario da parto di tutti un impegno a fondo per &iungcre a un chiarimen– to, per porre in e\'idenza certi ,·alori sostanziali, ai quali ispirare il nostro lavoro. Di– ceva Ricbards: e Talora l'arte è cattiva perché la comunica– zione è difettosa, pere.bé il tramite non funziona; talora perché l'esperienza comunica– ta non ha alcun valore; ta– lora per entrambe queste ra– gioni>. Ecco, mi sembrano qui sintetizzate lC basi e le direttive per uscire dal disa– gio in cui è caduta l'arte, sen- 7,a per queslo pretendere di a,-er scoperto qualcosa di nuovo, o di aver trovato il toccasana generale: I) il buon funzionamento della comuni– caz.ione cioè dei mezzi espres– sivi, tenendo ben presente che la poesia ba come una delle caratteristiche più importanti cl'intensità espressh-a•; 2) va– lore dell'esperienza comunica– ta, che si può raggiungere, a mio parere, solo attraverso una scelta operativa della te– matica; scelta che dovrebbe fondarsi sulle profonde espe– rienze che il poeta fa non tanto come singolo individuo, ma come rn._embro di una de– terminata società, in un de-· terminato momento storico, in modo che ne risulti una validità quanto più possibile intersoggettiva, non mera– mente solipsistica. GL'IO GEROLA ~et~~ia a:tta~ ~ri:~~= scere la qualità di intel· lettuale a colui che ne viva astratto o che non parte· cipi al dibattito suscitato dai problemi stessi e dalle ideologie che ne prospetta– no le soluzioni. L'intima correlazione tra stile ,linguaggio e società. qualunque possa essere la ideologia o il sistema filo– sofico di chi voglia appro– fondire Wl esame, è ormai un'acquisizione indiscutibi– le e corrisponde a un'effet– tiva svolgimento dei pro· blemi critici del nostro tem– po. r sessant'anni del no– stro secolo - anche per la tragica successione di even– ti che li caratterizzano, ed anche se nonostante tutto riaprono nella stessa no– stra letteratura, alcuni pro– blemi che le grandi 6Cuole del Risorgimento avevano già impostato (si pensi al– l'opera di chiarificazione di un De Sanctis) - hanno un loro particolare signi– ficato appunto sul piano di una cultura impegnata e su quella di una idea dello scrittore come intellettuale • militante >, cioè come partecipe jn quanto scrit– tore di alcuni. particolari problemi della società. La importanza del lavoro com– piuto dalle riv.iste, dalla Critica crociana a oggi, è dunque set12a dubbio gran– dissima. -anche -per quanto riguarda lo sviluppo della letteratura nella sua parti– colare espressione settoria– le, se non altro perché vl si attua quel rilancio delle avanguardie che è una del– le caraUeristiclte e forse il limite della nostra let· teratura oggi. Comunque. da quel rilancio è presso– ché impossibile prescinde– re da parte di chiunque voglia penetrare nel vivo del suo sviluppo e nella stessa dialettica che la ani– ma, e non è senza signifi · cato che in questi ultimi anni si sia venuto via via accrescendo il numero del· le opere antologche e dei panorami critici sui movi– menti cuJturali che le ri· viste del hOStro Novecento hanno impostato. Si ebbe modo di scrive– re. a suo tempo, su queste colonne dell 'anfolog.ia cri· tica deUa Ronda che Giu– seppe Cassieri compilò (convalidata da uno dei protagonisti, Emilio Cec• chi) per l)editore Landi, di quella su Solario, ad opera di Enzo Siciliano (con pre– fazione di Alberto Carocci) e altrove chi scrive ebbe modo di segnalare quella di Enrico Falqui sul 900 di Bontempelli apparsa nelle edizioni dell'Albero dirette dat poeta Girolamo Comi (che hanno anche pubbli· calo, a cura di Carlo Bal– lerini e con prefazione di Carlo Bo, un'Antologia del e- Leonardo•). Recentissi– ma è ora la pubblicazione presso l'editore Einaudi del primo e del terzo di una serie di ... -olumi dedicati alla • Cultura italiana del 900 attraverso te riviste • che si annuncia tra le più organiche e ricche di in– dicazioni per lo studioso e per un lettore di me– dia cultura ch-2 voglia ap– profondire la conoscenza dei problemi anche sotto un profilo puramente 1et 4 terario. · A cura di Delia Frigessi (che premette alla sua scel– ta di testi un'ampia intro– duzione) è il volume dedi· H~~~ riiR~~o:e:;~ nei primissimi anni del se– colo: Sono le riviste che precorrono il movimento ,;,-ociano e nelle quali fanno le loro prime pl"ove Papini, Soffici, Prezzolini, Borgese. i protagonisti di quella che sarà la prima avanguardia culturale e letteraria ita– liana di questo seco 1 0, una società letteraria nella qua– le è già l'intuizione di un organico legame tr:a. cultu– ra, letter2 tura e sviluppo =~o~~~a~~t~~~~:J:~ ne sul piano politico fu quella di un decandentismo nazionalistà fortemente im– pregnato di bergsonismo, Ripromettendoci di tor· nare più a lungo sul la~ varo del Romanò, non si può fare a meno di .re– gnalarne l'assoluto rigore critico e storico sul piano della più avvertita cultura moderna col quale esso è condotto, ma aJtresì come attraverso La Voce si ma– turi in Italia la possibilità - di un inserimento della let.– teratura nel flusso di quel - le che sono le correnti p•ù vive della vita nazionale. di come anzi la letteratura possa diventare un elemP.n– to per lo sviluppo della vi– ta nazionale stessa, senza per questo abdicare dat.:a sua particolare autonom?a e senza venir meno alle ra– gioni della fantasia e del– la poesia. e questo al di l~ della stessa paetica par– hcolare suggerita dai sh– goli atteggiamenti dei suoi scrittori e dal gusto I•tt•– rario di quella che fu la aV&nJnJardia vociana. N o·n è_ inutile a questo prooo– s1to, U!], confronto, di Que– sta pruna Voce, esemolata nel volume curato dal Ro– manò con la sua fase più tarda (sulla quale la colla– na einaudiana ci promette un secondo volume - quarto della serie - a cu– ra di Giovanni Scalia) e con le riviste postbelliche come Il Baretti e La. riv<>– !uz~one liberale di Gobetti. 1~1e~e ai quaderni gTam– S<?aru de I carcere, sia su piano strettamente lettera– rio con La Ronda e con Salaria Si vedrà come certi tP– mi (e certe poetiche) nu~ triscano la nostra lettera– tura per tutto il ventennio tra le due guerre, e come essi ritornino, dopo il se– condo conflitto mondiale C con tutte le modificazioni strutturali che il cammino della storia impone sino a rendere pressoché irricono– ~ibili ictu oculi taluni par– ticolari e taluni sviluppi) nelle nuove avanguardie letterarie. Va segnalato a questo proposito il grO&So volume antoJogi,co che a cura di Marco Forti e di Sergio Pautasso gli editori Lerici recentemente hanno dedicato a una rivista co· me Il Politecnico diretta da Elio Vittorini, che ha i1 merito di aver impostato nella c:u!tura militante ita– liana alcuni temi essenzia– li, anche se in campo let– terario, essa fini con l'ali– mentare l'equivoco di uno ~perimentalismo che ancor oggi - e in modo partico– lare per la narrativa - costituisce il maggiore osta– colo a un suo libero svi• luppo, e che rischia di chiuderla sempre più nel– l'alternativa non certo po– sitiva di uno schematismo moralistico o di un assurdo fllologismo. FERDINM'DO VIRDL\

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