la Fiera Letteraria - XV - n. 21 - 22 maggio 1960

Le richieste d1 giudizio che giornalmente d pervengono, troveranno risposta nelle apposite rubriche • Verba V°'4 lant •, • &.Tipta manent • e e La Fiera risponde• secondo l'ordine di anivo. Si prega pertanto di asten~ dal solleciti Il FIERA LETTERARIA I ORARIO DELLA REDAZJO:,,JE 11-13 dal mcrcolcdl al sabato Manoserlttl. foto e disegni non richiesti non si restituiscono LE MOSTRE D'ARTE A ROMA * La Regina, 3Iaselli, Geiger, Della Bona * di LOHE1ll:CA THL,CCHI Quando, circa dieci anni fa, Guido La Regina scelse la strada dell'astranismo lo fece non per seguire una moda ma. piuttosto, per punire, mcdia.n– le una rigorosa. chiarificazione dei propri mezzi tecnici ed cspressi,•i, la sua esuberante e sensuale ,·cna di meridiona– le. Questa fase di precisazio– ne e di consolidamento in– cominciò per La Regina con la '"'tabula rasa • del neoplastici– smo, per e,·okcrsi. poi, con il progressi,·o ritorno all'ispira– z.ione naturalistica, alla gioia del colore, alla immediatezza del gesto, al gusto di una ma- 1eria sempre più ricca ed ela– borata. Così oggi La Regina è ritornato ad una pittura cordiale e melodica, densa di ,·alari decorati\'i e lirici, ma. allo stesso tempo, lontana dalle cadute ,·eristiche di un '"'napoletanismo • di maniera. Queste vasle superfici di co- , lare puro non mancano di una V forte suggestione, anche se La nutrita personale che Guido La Regina ha allestito nelle capaci ~le della galle– ria '"'L'incontro•, segna un punto di arrivo nella sua car– riera e ci dimostra come il pittore, pur restando fedele alla propria geografia, ab– bia \finto la non facile bat– tag]ia contro un istintQ ed un talento fin troppo ar– reodernli ai facili stimoli di una pittura epidermica. Ciò non toglie che La Regina se– guiti a considerare il quadro sopratuttò come oggetto, e cioè come elemento di deco– razione da integrare nell'ar– chitettura, più che come espressione o confessione me– tafisica. Una concezione, que– sta, adottata e difesa, in tutti i tempi, da una ,·asta famiglia di artisti e che. nel nostro se– colo, ha forse avuto l'esempio più alto in Matisse. Del resto proprio questa affabile uma– nità, questa scoperta capa– cità di canto, questo imme– diato riscontro con la natura sono, alla fine, le doti migliori della piuura di La Regina. Doti schiette e nati\"e, che il pittore ha rafforzato e af– finato attra\'erso una se,·cra autocritica, un duro impegno, una non comune sapienza tec– nica. Tra le cose migliori segna - liamo le tempere esposte nel– la prima sala, do,·e gioco ot– si tratta di una suggestione che può lasciare sulle prime, ~ disorientali e dare il senso di un abile ma freddo artifi– cio ottico. Rothko è il padre putath·o di questi quadri di Geiger. Tutta,;a mentre Rothko ten– de ad una pittura simbolica con programmi spiritualistici, Geiger. più razionale che mi– stico, punta sulle idee sugge– rendoci nuo,-e realtà cosmi– che, (si ,·cda per tutti la tela intitolata .. OE 2lfJ •)- In altri tcnnini per questo tedeschis– simo .architeno-pillore la ma– teria concreta, già cacciata e e combattuta nelle incande– scenti e magiche superfici del pittore americano, ritorna a fare capolino con tutto il suo peso, attra,·crso questi ros- si cupi. questi bleu elettrici. questi bianchi ghiacciati, che sembrano uscire dagli alam– bicchi di un misterioso scien– ziato-stregone più che dalla ta\"OIOZ7.3 di un pittore. Alla galleria Stagni, per– sonale di Fausto Della Bona che riunisce, quasi a pro– ,·are la coerenza stilistica delle sue ricerche, alcuni di– pimi di quindici anni fa as– sieme ad opere recenti. La pittura di Della Bona. che potrebbe a\'ere un punto si– curo di ri.fcrimen10 nel Pi– randello più espressionista, è andata, via ,;a, e,·oh-en– dosi in mezzi sempre più astratti. sia pure rimanendo in stretto contatto con la natura e l'anima segreta delle cose. •ei paesaggi e nelle nature morte il pittore dà il meglio di sé e raggiunge un suo ordine insieme gioioso e profondo, mentre nelle figure tra il tragico e il grottesco, la sua in\'enzione lirica è frenata da una ricerca, un po' letteraria, d'indagine psi– cologica. Segnaliamo la Na– lura Morta del '45, dalla ma– teria calda e succosa ancora nel gusto della migliore scuo– la romana, e le solari Nature all'aperto. LOREl\tz.A TRUCCHI Gio,,anni Bellini detto il Giambellino: e S. Gerolamo• (partJcolare) Un saggio fondamentale del Pallucchini * La pittura veneta eil Giambellino * di GlJIDO PEHOCCO Alcuni artisti del p4Ssato trovano un loro ., tempo, in determinati momenti del– l"epoca in cui viviamo, quan– do a nostra volta scopriamo la possibilità di vedere ri– flessi in quegli artisti i pro– blemi, gli umori. le svolte della nostra cultura. Ci fu l'epoca di Michelangelo, con vari cor.si e ricorsi all'eroico neli" arte, l'epoca di Piero della Francesca. quando più. vivo si fece ii problema for– male del Rinasc1mento: l'epoca di Botticelli. tra i mi– stici ideali dei preraffaelliti: oppure quella aristocratica dei .senesi o popolaresca di Caravaggio: ogni artista vie– ne ad occupare una zona di quegli incontri cultu.rali che si legano allo storia dell'arte. quanto nella edi1oria d'arte d.i larga diffusione. dro sard fornito que.sto mese che viene in ogni modo•- Piccole sfumatuTe nell'al– ternarsi delle molte stag,ioni. nell'opera li Giovanni Bellini in una delle epoche più in-– tense di tutta la pittura ve– neriana; un alternani cosi stretto e sen-ato da rendere difficile anche la nostra com– prensione, che tende ad in– quadrare in un unico proble– ma anche la figura di un ar– tista. tico e stimolo spirituale sono ,~-----------, Sembra che la prima im– magine di Venezia debba ve– nire dalla bellezza solare dell'OpeTa di Tiziano. Vero– nese. e Tintoretto, o dalla malinconia. tutta terrestre. di Giorgione: ciò è vero solo in parte, ma non sarebbe im– maginabile sen-=a l'apporto di Bellini, il suo stes.so anelito alla trascendenza che gli ar– tisti che lo seguirono. per quanto grandi non conobbero mai . ., Bellini prese la torcia - dic~ il Berenson - dalle mani di Donatello e l'ha tra– smessa in quelle di Tiziano ... più intensi ed è più agevole intuire la lunga fatica e il solido mestiere che stanno dietro alla felice grazia del– . l'arte di La Regina. ~oliiiario amerimo Vultima parola. parlando di un libro, spetta all'edito– re, che in questo volume si è impegnato particolarmente con tT&ntacinque grandi ta– vole a colori e duecentocin– quanta in bian.co e nero. che costituiscono un'ottima coUa– bora=ione alla lettura del testo. GUIDO PEROCCO JP.RI ~JE R.AJPJPR.ESENTAZJlONJC * A RO~A Il '' Liolà '' Pirandelliano innocente dranima satire.',CO Che cosa aP.Pare sor:pren– dente nella edizione del pirandelliano Liolà pre– sentata nel Teatro delle Arti di Roma dalla com– pagnia siciliana dell'ETS con la regia di Accursio Di Leo? Non la ricchezza coreografica né lo splendo– re folcloristico, ma la E;em– plice naturalezza dell'inter– pretazione. Fra le opere del dram– matu~o siciliano Liold è certamente la più ingenua o, almeno, la più pura. Ha 11 tono lieve e disincantato di una favola innocente. Nella sua elementare tes– situra è lo splendore imma– colato della Valle dei Tem– pli, la chiarezza primigenia del calcare. E non a caso è stata non scritta, ma ad– dirittura sentita e immagi– nata nel dialetto agrigenti– no, che è armonioso e schjetto, limpido e lineare di GIOVA,.~ì\l più di ogni altra parlata isolana. E' già una limitazione grave considerare Liolà co– me un'opera appartenente al genere rusticano, il che presuppone una con trappo– sizione, sia pure sottintesa, dell'ambiente contadinesco all'ambiente aristocratico. I personaggi di Liold vivo– no nelle campagne perché il mondo al quale essi ap– partengono non ha ancora creato gli agglomerati umani, è idealmente ante– riore alla nascita della cpo– lis>. Sono infatti gente ci– vile e ricchi possidenti. Percorrono le campagne come un loro dominio, ne conoscono le strade a me– nadito come quelle del lo– ro quartiere abituale e dor– mono nei pagllai o sull'er– ba più volentieri che Eiotlo un tetto. ' Nlcolas dc Stael: ,. Figura • CAl,E'.\'DOLI Se fosse necessario defi– nire LiOlà, bisognerebbe definirlo piuttosto un drarmna 63tiresco miraco– losamente sopravvissuto ed in gran parte rimasto in– denne dalle contaminazioni dei secoli. E' una storia di creature primitive che re– spirano nel clima aurorale della civiltà umana, pur avendo perduto le appa– renze delle figurazioni mi– tologiche. La situazione di Don Si– mone. che, pu:- sapendo non suo il !igUo di Tuzza. lo accetta e quasi se ne impossessa moralmente per sentirsi uomo dinanz.i alla gente, è ,o:pirandelliana> nel limite strettamente neces– sario a-d ogni situazione creata dal drammaturgo si– ciliano; ma non contiene al– cuna intenz.ione problema– tica, così come l'intrigo dal quale è determinata non ha alcuna intonazione boccac– cesca. E la rivelazione del– l'intrigo non suscita· nel coro delle contadine una malignità compiaciuta, ma soltanto stupore e interes– samento. Tutti i personaggi di Liold, come i personag– gi di un mito. sono di là dal bene e dal male. Lo è anzitutto H protago– nista Liolà che non è un Don Giovanni volontario, un seduttore per premedi– tazione, ma un uomo istin– tivamente libero, che non ha ancora posto a se stes– so il problema del rapporto coniugale e della fedeltà. Nel suo mondo morale quella libertà. della quale egli vive nel canto e nella danza accudendo alle cure dei campi. non ha ancora trovato la possibilità di comporsi con un vincolo. Tale vincolo egli saprebbe a~ttarlo per generosità soltanto come una prigione 6Ul plano della comprensio– ne umana verso Tuzza; ma si rifiuta senza albagia e senza orgoglio di accettarlo sul piano del dovere e del– la legge. Liolà ignora la realtà ideale e sociale del– la comunione dell'uomo con la donna. La sua è una natura ancora Eielvaggia, e non violenta, perché il– luminata già dagli albori di una civiltà la quale non è tuttavia arrivata alla conquista della moral:ta. Il sottile e d:Hicile equi– ìibrio, che tra questi valori e Ie loro r:sultanti psicolo– giche Luigi Pirandello ha saputo mantenere nella sua opera. ha U suo sugello nel dialetto agrigentino, nella sua musicale trasparenza. I ;:entimenli antichi di questi pe!'Sonaggi conse.vano in– tatta la loro ingenuHà. La traduzione italiana del!'o– pera. sebbene s:a stata cu– :-ata con amore e con au– tentica competenza filologi– ca dallo stesso drammatur– go. indurisce ce!1.amente i. contorni dei personaggi, appesantisce le loro paro– ie, introduce un sospetto di coscienza là dove invece de\·e trionfare un':I. felicità istintiva. Ed infatti le edizioni sce– niche in lingua di LiOld, anche se animate da pro– fondo impegno e assistite da una sicura intelligenza, hanno sempre peccato nel senso dell'esagerazione: o si è conferito un eccessivo rilievo all'elemento coreo– grafico dell'opera o si sono erratamente accentuati l suoi aspetti problematici. che sono invece delicata– mente sfiorati, o si è colo– rito fino all'esasperazione il carattere istintivo dei personaggi, sovraccarican– doli di una violenza che essi non hanno. Liolà non è un irrefr"e-– nabile persecutore di fan– ciulle indifese. ma è un fauno cordiale che scorazza per le campagne senza una meta. Di volta in volta il desiderio della libertà lo fa traditore senza maliZla ed egli alleva con tenerezza tutti I suoi fighuoli. Non è pagano per determinazione polemica, ma perché In lui è radicattrlente assente, dalle origini, il senso del peccato. Dopo cinque anni di assen– za dalle gallerie romane, Ti– tina Maselli ritorna all'c Obe– lisco • - do,·e debuttò nel 1948 - con una mostra de– dicata a soggetti americani. Diciamo subito che si tratta di una America tutt'altro che convenzionale e superficiale: un'America che la pittrice ha imparato a conoscere durante i tre anni di permanenza a New York (dal 1951 al 1954), ma che si è decisa a dipingere solo recentemente, in occasio– di un lungo soggiorno in Au– stria, allorché sentì, infine. di poter ricostruire. in temi pit– torici, le sue più ,;ve e fil– trate impressioni americane. li risultato è questa iconogra– fia. lapidaria ed essenziale, della ,;ta statunitense. A Detroit, dal 1 al 4 maggio, si è svolta una serie di con– ferem.e, rappresentazioni e con– certi presso il Mc Gregor Center della 1Vayne Universily di Decroic, socco la direzione del prof. Birenbaum di quella Università. la manifestaz.ione, intitolata • Detroit ad\"entu– re 1960•. si impernia sul raffromo culrurale e urbani– stico fra la cictà di Detroi1 e la città di Milano ('"' A confe– re11ce abouc 1wo cities - arr and cultllre lin.ks between kriowledge and life in Milan, lraly, and Detroit, USA •J. la serie si è aperta con un con– certo beethoveniano la sera di domenica I maggio, e continue– rà 1ttaJtino, pomniggio e sera con sedute e discussioni. Par– tecipanti italiani: Carlo Le.vi, Enrico Peressutti, Salvatore Quasimodo, Filippo Donini ( di– re re ore dell'lstiwto Italiano di cullura a NC\V York), Roberro Giamma11co, storico, doceme alla Wayne Unfrer~ity. Parteci– pallli americani: Eero Saari- 11e11, architetto, Robert Lowell, poeta (che ha appena ricevuto il National Book Award), con Oskar Stonorov, arc11itetto, e Charles We:idman. coreografo e: balleri110. Doveva inten,e11ire a11clte il povero Adriano Oli– rerri, che morl pochi giorni dopo aver accerrato l'ittvito. Questi incontri d.imostrano una reale validità quando di– oengono patrimonio comune: nel- tempo. cosa certa ed ac– quisita, come alcune affer– mazioni di Croce, ad esem– pio, nel campo della filoso– fia.· o. per restare in quello dell'arte figurativa. la ricon– quista di Piero della Fran– cesca in quel volume di Ro– berto Longhi che ebbe un particolare infiu.sso a n c h. e nella nostTa arte. Un libro. cioè. arrivato al culmine di una ricerca comune per vie diverse e che ha origine, ai nostri tempi. nella solitaria e perfino fanatica medita---io– ne sui problemi della forma. dei oolumi e dello spa...-io di Cézanne. Il momento più felice del– lo studio della pittura vene– ta s·accentra. a nostro pare– re. tra il 1945 e il 1949: tra la Mostra dei Cinque secoli di pittura veneta e la Mostra di Giooanni Bellini. organiz– zate a Ven~-ia da Rodolto Pallucchini. Anche dal catalogo della .,rostra di Giovanni Bellini del 1949 a que.sto libTo fon– damentale di Pallucchi.ni la conoscen.=a dell'artista è an– data via via sviluppandosi, in una tematica sempre più t1a– .sta ed umana-mente intensa, che ha un parallelo solo con quella di Tiziano, tanto che i maggiori problemi de Il a pittura veneziana del Quat– trocento vengono intimamen– te affro-n.tati' ad uno ad uno, attraverso la peTsonalità del– l"a r ti sta. Accenniamoli in bTeoe: innesto de I Rinasci– mento to.scano con quello ve– neto: rapporto tra il padre Jacopo. il fratello Gentile e l'indiri.:zo spirituale di Gio– vanni; la cultuTa padovana t:Ta il 1440 e il 1460; Bellini e Mantegna: il dare e l'm,eTe tra i due in una più serrata anali.si critica.: l' indo del- 1' attività dell' aTti.sta, antici– pato di qua.si un decennio; la tradizione bi.zantina e me– dioeoale di fronte ai nuoei problemi del Rinascimento: la funzione del paesOQgio in Giovanni Bellini; if polittico di SS. Giotianni e Paolo e la sua importanza ndla pittura tieneta. del Quattrocento; i rappOTti con Piero della Francesca e la nuova conce– :ione prospettica dello spa– zio: Antonello da Messina e il suo innesto nella pittura vene...;.ana: gli infiu.s.si della pittura fiamminga su quella veneziana negli ultimi de– cenni del ucolo: la ritratti– stica di Giovanni Bellini in Tdpporto alla ritrattistica ve– neta del Rinascimento: il con– fluire de I mondo :-eligioso con qt1eUo umanistico vene– to: l'incontro con Giorgion.e; I a spettacolosa evoluzione delrultimo Bellini verso Ti– :iano. LE 1\'.I.OSTRE D'ARTE Jl1" Jl'JL'A\LlllJ.. * La compagnia deU·ETS, guidata dal regista Accur– sio Di Leo, è riuscita so– prattutto a rendere questa schiettezza primitiva di Liold, questo suo incanto originario. Ha salvato la semplicità dell'opera dagli innumerevoli pericoli che la minacciano, poiché es.sa è concepita su un filo di rasoio. Si sviluppa intera– mente, con perfetta coeren– za, su quella zona avaris– sima di spiritualità nella quale una fantasia moder– na può ancora mantenersi innocente. Il Llolà di Turi Ferro non è costruito. ma è sentito con una immedia– tezza diretta che lo pre– serva da ogni insistenza: è una creatura naturale e in– genua, che la presenza femminile fa fremere. cosi come i ram.i di un albero stonniscono al vento. l:a foUa ,la luce al neon, il traffico congestionato dclle grandi arterie, le macchine più complicate e diverse. lo sport, l'alcool, la solitudine, la promiscuità, sono i \'cri personaggi astratti di questo realismo anti-illustrath-o del– la Maselli. Ma è .esatto par– lare di realismo per la nostra pittrice? A ntio parere, no. E sebbene l'ispirazione di Titina \'cnga sempre dalla realtà ~<! abbia profonde e salde rad1ct nella vita e nelle vicende de– gli uomini, proprio questa ot– tima mostra (una delle più sicure e originali della sta– gione) mi pare dimostri, una volta di più, come il termine realismo sia spesso una eti– chetta di comodo che può dar luogo a numerosi cquh-o– ci estetici. La pittura della Maselli è un riuscito connubio di cro– naca e poesia, di decorazione e di espressione, di narrazio– ne e di sintesi, di ordine e di abbandono. Per Titina il qua– dro è, dunque, alla pari. d(?– cumento e architettura. I n– ferimenti a Leger. a Delaunay (si ricordi il Delaunay dei Corridori del 1926), al Lhotc intorno al 1917, ai cubofutu– risti russi. restano, comun– que, i più probandi. La bellissima tela intitolata Whisky offre un esempio del metodo e delle idee di Titina Maselli: nessun ordine natu– ralista, libera trascrizione" geometrica degli oggetti, con– trasto di linee e \"olumi, ri– cerca di r:!.=-:'i111ento, tenden– za a far entrare nel quadro realtà e irrealtà quasi appli– cando in forma nuova, .la teoria' futurista della '"'simul– taneità degli stati d'animo plastici•· \Vili Grohmann .nella sua presentazione alla prima per– sonale italiana di Rupprecht Geiger alla • Med_usa•• _scrh:e tra l'altro: e Geiger n,·e m un mondo che ha del magico. Una forma azzurra è lanciata ,erso la cornice e non si ha nemmeno il tempo di osscr- · vare lo sfondo oppure un rosso sta sfumando verso l'alto e s,·anisce senza che una forza con1raria o con– trapposta lo fermi. Oppure due colori, di solito il bleu cd il rosso, o bleu e giaUo si contrastano fortemen_tc, creando così una tensio– ne dirficilmenh.. superabile•· In Bellini c'è un'aristocra– zia mentale ed una pietas cri– stiana che traoano tonfiu~n– .::a in tm momento ben det~r– mina-nte d e 11 a cfoiltd vene– :iana del Rinascimento. pro– prio alle soglie di quelJ'edo– ni.nno che sarà preragativa del Cinquecento, da Giorgio– ne a Veronese. Rodolfo Pallt1cchini ha im– piegato dieci anni per appro– fondire il recente volume. ora pubblicato per le edizioni Martello, su Giovanni Belli– ni. In questi dieci anni lo studio dell"arte veneta ha fat– to grandi pa.ssi, t(lnto nella ricerca filologica. a carattere p re uame n te universitario, La revisione della .sua per– sonalitd artistica non è stata fa ci I e per la storiogTafia: q u e 11 a del Mantegna. ad esempio, fu molto più chiara e lineare. Di Bellini non ci si sa-peva s-piegaTe l'ultima evoluzione, quel mi..!terioso ed affascinante rapporto tra il vecchio maestro e il gio– vane Giorgione agli inizi del Cinquecento. , il linguaggio belliniano - dice Pallucchini - è prima legato ad una rigorosa coe– ren=a volumetrica su precisi rapporti geometrici. poi ri– uolto ad una intubone deUa iuce che suggeri.sce un nuo– vo accordo tra forma e colo- ---------------------i ~~;ti~t!e~tea~a~~7:C::,ru;: • chini - s'irrigidl spesso nel– la sua rigOTO.sae qua.si feroce visione classi.stico come in un·armatura. il • Bellini fu sempre cordiale ed aperto al fluire del tempo, come lo spirito stesso della sua città: mutevole nell'approfondire la sua espres.sione lingui.stica. ma pur sempre fedele a se .stesso. mo.sso da un caldo .1en.timento di compremione deil"uomo e della natura. n potere di sugge.stione che ha su di noi l"arte del Bellini scaturi.Jce non .solo dalle sue qualità intrinseche. ma anche dal fa.scino di q1.1esto conti– uno ·• work in pTogress ". rn– dicato nel fluire del tempo~. Cosi ci appare anche fu.o– mo arti..!ta. di cui abbiamo solo qualche immagine da al– ctme lettere del tempo. Dal Dùrer. ad esempio. quando nel 1506 scrive all'amico Pir– kheimer: ,,, Giambellin.o mi ha quasi troppo lodato dt– _nan..-fa molti gentiluomini ed aorebbe voluto qualcosa di mio. E' anche venuto perso– nalmente a trouanni pet' chiedermi di fargli qualcosa e foss·anche a pagamento. Tutt:i mi dicono ch'egli è un uomo poi e ch'io gli fui subito simpatico. E' molto vecchio, ma e tuttora il migliore dei pittori._·. Meno nota è un'altra lette– ra di France.sco Malate.sta da Venezia nel 1503, indirizzata alla Marchesa Isabella d'E.ste che a.spettava un quadro: ., L, oren.zo mi ha fatto inten.– dere chel non saria possibile che io potessi vedere il qua-– d ro che fa Zohan di Belino perchè el mostra mai ad al– chuno alch.una cosa sua che n.on rl4 fenita., ma chel QUO• Retrospettiva di Nicola De Stael La Galleria d"Arte Moder– na di Torino ha organizzato una retrospettiva di Nicolas de Stael. pittore baltico na– turalizzato francese del qua– le alla torinese ...Francia– Italia .. del 1955 furono espo– sti sette dipinti e che ora torna a Torino con una re– trospettiva di oltre cento opere che vanno dal 1940 al 1955: documerlti. anzitutto, di uno spirito at~nto all'evol– ,·ersi delle avanguardie pit– toriche e che seppe inter– ,-enire in alcuni de.i più con– turbanti problemi dell'arte contemporanea. con un suo peso speeif!.co e uno spicca– to tenàere all'indipendenza: oltre a una d~isa sincerità di conati i quali. pur non essendo esteticamente risolu– tivi, te..stimoniano - come dicevamo - di un orecchio sensibile allo stormire delle poetiche. Tanto i disegni quanto I ritratti ad olio di Jannine. pur essendo di ambito stret– tamente figurativo. sono già !uori dì ogni scolasticiSmo. A.nche se disegno e colore risultano piuttosto decorativL è in codeste ,prime opere un :indice non indifferente di ri– cerca. che ben presto por– terà l'autore a usufruire del clima c..~ato dal cubismo: so– luzioni prefisse. schemi aprio– ristici. per un esito volonta– ristico dal naturalismo. Le sue esperienze po.-;t-eublste sono in un certo senso lega– te ai modtùi. più di quanto le figure pree,edenti non fos– sero legate alla tradizione. Ma la tendenza a un riferi– mento tutto interiore ci sem– bra· un po" troppo acoentua– ta da parte del Rùssoli e del Landini. per a I t ro ottimi presentaton. ed esegeti della mostra. De Staél. chiariamo. ha i suoi llmiti ed i suoi scadi– menti: è un ,artista nato e vissuto nel rovellio di una crisi, da CUi si è lasciato In alcuni momenti irretire. sen– za rimanerne succube In mo– do definitivo. Quando si os– servano i quadri, basta U trattamento della materia (specialmente per quelli che vanno all'incirca dal 1945 al 1951) pe.r sentir.'i la sens:– bilità del nostro; ma a gua.-– dare le !oto (aggiungiamo. pur sapendo di DOD!are UD * di GJllSEPPE SCJOIU'l1\ O discorso ortodossamente cri– tico) si ha l'impressione di tro\'arci ,in -pres-enz.a d.i tan– ti autori del.le correnti astratte, di !.ronte a modi anche in quell' epoca ormai scaduti in ,accade.mi.a. Del re– sto r a..-tista stesso tenta di giustificare la sua disconti– nuità. quando afferma che per a-innovarsi e s,·ilupparsi ba bisogno di la\'orare sen– za .. un'estetica a priori .., che è modo di dire errato ove Si pensi ebe lo spirito, creando, ha un'attività fan– tastica. mentre l' estetica è attiv.ità teoretica E po.i. più che di un·estetica. l"astratti– smo, si 2iova <li una poetica equivoca che. esaltando i va– lori formali. flnisce con l'in– cappare oel formalismo. Ma è veramente - come afferma Douglas Cooper - la pittura di De Stael ..una protesta contro !a banalità e la ,piattezza della pittura nonf!.gurativa d'oggi e un'ispi– razione per tutti coloro che sanno apprezzare le immen– se possibilità della vera pit– tura•? Rispondere a tale no– .stra domanda. in definitiva. significa accettare o respin– gere la pittura dl De Stael come valida es-pressione d'arte. intanto cominciamo col da– re ragione al Landtni quando afferma che "'i .pittori banno sentito subito l"importa.nza di De Stael Anzi s'interessano sempre dl più di lui via via e.be in rendono -conto che !'in-az:ionallsmo di Wo.ls e di Pollock - che S'Ul momento ci aveva colpiti per il suo aspetto d'ìnve.nz.tone radicale e di testimonianza di una condizione nuova di eul essi stessi si sentivano parteci– pi - può costituire difficil– mente una lezione di stile. di concezione dialettica della !orma•. Non che in De Stael. come nel due ricordati. ci fosse consapevolezza di certi problemi; ma i problemi stessi si pongono in quanto c'è la loro pittura. coesisto– no con i loro travagli. con i loro fallimenti e con le loro contraddizionL Continuiamo notando che. al contrarlo dei ptiini due e specialmente di ,.Pollock. De Stael ha semp..--e presente l'esigenza di una forma. sia pure nascente da UD-appii-Uo estemporaneo: il decadenti– smo pseuc!oromantico dell'in– formale non macula la sua fie:u..-a di nordico che, an– che quando sogna o fantasti– ca. vuol apparire razionale. Siamo in ·presenza di un fat– to che ... della vita e dei rap– porti umani .. testimon:ia -so– lo la presenza elementare di un· indeterminata panecipa– zione aU·esistenz.a .._ lo que– sto caso • bisognerebbe con– cludere davvero a una spe– cie di decadenza per cui una attività estetica fino ad oggi legata aU"integ.rità della pro– blematica umana si riveli in– capace. a un certo stadio del suo sviluppo. di mantenersi ali' altezza delle sue fun– zioni•. Non Ci sentiamo. pertanto. di poter condividere l'opi– nione deJ Russali. il quale afferma che .. i grandi qua– dn del suo (di De Staèl) pe– riodo ultimo appaiono fra 1 più straordinari della pittu– ra moderna: la testimonian– za di una inesauribile vita– lità del racconto pittorico•. Non è l'ultimo periodo quel– lo di Dc Stael che riflette una gioia del.la luce medi– terranea e specialmente sici– liana; periodo nel quale i suoi contorni rigidi. boreali. lasciano il posto a visioni dJ una realtà allusiva, i cui con– torni. tendono a disfarsi: a cominciare da Medtterr-aneo per finire con I singolari ed esemplari quattro paesaggi di Agrigento. nei quali c· è tutta la meraviglia e l'esta– si di un barbaro che sa gio– varsi in p?eno dei suoi non ricchi mezzi espressivi per attingere una coerente sola– rità prima di allora non svi– luppata nelle sue opere: figu– re. paesaggi. nature morte. A nostro avviso, l'ultimo periodo è quel.lo del 1955: già da un pezzo le poetiche dell"in!ormale erano state da De Stael rinnegate; l'espe– rienza astratta era stata sommersa dal prepotente !a– scino dei paesaggi meridio– nali Ce anche daUe marine nordiche); l'esigenza epica era tornata nella sua fanta– sia di primitivo. Ancora un lavoro abbiamo notevole di quell'epoca (Angolo di atP– lier .su fondo a.zrurro): 1 gab– biani e Nudo sdTaiato sono opere mal riuscite; più inte- ressanti i due studi a matita ,,·udi in piffli, per quell'in– canto che la forma deriva dallo spaZio in cui vive. La ricerca, però. s'era !orse isterilita: perciò De Stael non può essere citato come un esempio per gli ~trattì– sti o come una ''ittoria per i realisti: è on· caso umano che il sokidio conclude tra– gicamente (Antibes. 16 mar– zo 1955). Ed è ov'"iamente - il tempo dirà sino a che punto - un caso artistico da tener p:-esente. GIUSEPPE SCIORTINO Pasroli "ronvil'iale,, (Contlnua~ pag. 4) a,•e,·ano presenti le lunghe apo~trofi del De Vigny nei suoi • Poèmes philosophi– ques •. le !li'Ueambigue inten– zioni e tergi\"ersaz.ioni. La prolissità (innegabile) di al– cuni dei Conviviali è poca cosa in confronto di quella dell''"'Aveugle • di Chénier e della .. Mort de Socrate• di Lamartine (poteva ricordare l'uno nel comporre ,. fl cieco di Chio•. l'altro nel comporre • La cfretta • e .. Psvche •): può a\'er ricordato Banville componendo • Il poeta del!lli iloti • e ,. La cetra di Achil– le • e, forse, molto generica– mente, i poemi ispirali dal– l'antica Grecia a Hérédia e Leconte dc Lisle; ma l'amo– re per la ch;ltà e la poesia antica può dirsi in lui un se– gno di parnassianismo? Il momento più suggesti– vo dell'interpretazione del– l'attore siciliano è forse quello finale. nel quale egli, ricevendo nuovamen– te l'offerta di sposare Tuz– za, se ne ritrae sgomento e malinconico. esprimendo un senso di oscura incom– prensione. Liolà appunto non saprà mai che cosa significhi passare daUo sta– to brado all'ordine fami– liare. La sua innocenza è ignoranza; ed in questa in– consapevole ignoranza il personaggio deve rimanere immerso fino alla fine per risultare coerente. La Zia Croce di Rosina Anselmi, il Don Simone di Umberto Spadare, la Tuzza di Ida Carrara. la Donna M..ita di Carla Calò. la Mo- ~~~~i~;id!M~~{~J:I~~~ pagna dimostrano lo stesso disegno semplice di Liolà . Accursio Di Leo ha avuto il grande merito di non lasciarsi vincere dalla ten– tazione di arrlcchJre lo spettacolo con invenzioni intellettualistiche e, come J_·esempio delle passate edi– zioni In lingua insegna, le possibilità offerte dal testo sono numerose. Si può an– zitutto cadere nella facile suggestione dJ una Sicilia folcJoristica e canterina mentre la Sicilia di Liolò è di un ellenismo primitivo di quell'ellenismo al qual~ il maestro Angelo Musco con gusto scaltrito e con un finissimo senso della misura si è Ispirato nelle sue musiche. {Giustamente il Musco ha qui sfruttato la €-Sperienza che ha già com, p!uto nel teatro classico). Lo spettacolo ha una unità vera, che Msiede nel, ~là~ua coraggiosa sempU- GIOVAN1', CALF.NDOLI La poesia dei Com"ivialt è poesia raffinata di letterato d'accordo. ma non è questO soltanto: bisogna distinguere tra un poema e l'altro, e nel– lo stesso poema ciò che è vfro da ciò che è scialbo. La poesia del Parnasse è fredda e per la maggior pat1e deco– razione abile: può dirsi que– sto della poesia pascoliana alla cui conoscenza gio\fa tanto la conoscenza dei '"' Poe– mi conviviali •? L'archeologia, per parlare '"'grosso modo., che accompagna ,;empre que– sti poemi impedisce ai molti denigratori di sentire la \'OCC i========== del Poeta modulata qui in modo di\'erso che nelle al– tre sue opere, ma anche qui ,-occ solamente sua. ANNA FUMAGALLI DIEGO FABBRI Dlttttorec t-e"'Pi'n"'abfl@ Stab Tipogra.!ico U &.S.LS.A. Roma • Via 1V Novembre 14.9

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