la Fiera Letteraria - XV - n. 21 - 22 maggio 1960

LA FIERA LETTERAR Anno XV - N 21 SETTIMANALE DELLE LETTERE DELL ARTJ E DELLE SCIENZE Domenica 22 maggio 1960 SI PUBBLICA LA DOMENICA QUESTO NUMERO L. 100 UlHt-.ZIUI\L AMMINl!:>THAZlUNE: Roma . Via di Porta C:asLello. 13. 'lelefoni: Redazione 655.487 . Amauo1straz1one 655.168 . PUBBLJCl'lA': Amm1mstraz1ooe: e LA flEKA L~rrJ::MRlA • . Vta dJ Porta (;a.stello. 13 H.oma JAHlfl•'A L 150 al millimetro • A AHONAMF:NTI: Annuo L 4.000 Seme~t!"@' L 2.150 . Trimestre L 1.100. Estero: Annuo L 7.000. Copia arretrata L. t~ Spedlz:tonP ln conto cornmte posta.Je <Gruppo Il) . Conto corrente ~tale n \J::\142,. L'ESEMPIO 01 PICASSO PUO'TRARRE IN INGANNO )f. PROBLEMI DEL NOSTRO MEDIO EVO * Troppi esperimenti Sulla poesia ''intraducibile,, * di E11 1 RICO FALQlll è assurdo concepirlo: por– terebbe alla condanna ed alla ne~azione stessa della sua personalità: o almeno implicherebbe una cosi se– vera ricerca della sua au– tentica e verità> da far spesso respingere come non persuasive, perché non idonee, tante e tante deUe sui? manifestazioni. Le quali, in ogni modo, non coinvolgono mai di– sparate esperienze e con– traddittorie espressioni co– me sono quelle di cui al presente va fiera la fama di Picasso. Picasso: • Figura seduta • FAN'JC')[ Oggi, tutto è traduzio– ne. Simultanea o medita– ta. approfondita o appros– simativa, la traduzione è una necessità della convi– venza: ed è in fondo con– servazione, attaccamento a valori che trasmutano ra– pidamente e tendono a scomparire. In questo com– mercio linguistico. la pri– ma perdita accertata è quella dello stile: l'altra, implicita e sottintesa, è - o sarebbe - la perdita della poesia. Se è vero che lo stile è l'uomo, che cosa CAJPORALJl * * di VLA.DHJIRO CAJOLI sarà mai ruomo senza sti– le? Eppure è, o dovreb– be essere, l'uomo del fu– turo. Tutte le regole a cui ci atteniamo da tempo, conducono a codesta pre– visione. Ma nelle regole deve essere qualche erro– re, perchè le illazioni ca– tastrofiche che ci indur– rebbero a pronosticare la morte della poesia, non son da prendere sul serio. Sarebbe la fine dell'uomo; ipotesi meno probabile dell'nltra: .:he l'uomo deb– ba seguitare a vivere e quindi a combattere e a penare per distinguersi. .. e siamo di nuovo allo stile. S'impone una premessa, che valga anche di ringra. ziamento: quando in casa del povero recensore let– terario arriva qualche bel libro d'arte illustrato (sia che titaneggi come quelli magnifici della casa e Sil– vana > e !'-iache pargoleggi come quelli economici del– la casa e Rizzoli >). pron– to un pensiero di gratitu– dine si leva a volo verso le stanze deg1i editori. che con il loro sorprendente omaggio non mancano, ogni volta. di suscitare un divago. d'imporre una di– vag-azione. d'aprire un in– tervallo, di slargare una pau,;a nella chiusa giorna– ta di lavoro di chi passa da un libr:> di poesia o di narrativa ad uno di criti– ca o di storia. E' come se di colpo si spalancasse la finestra ... Ciò d~:to, a !;gravio di debito e J3er rendimento di grazie, aggiungiamo che, negli ultimi tempi, a pro– curarci la soddisfazione di simili improvvisate. si è aggiunto il e Saggiatore> tanto coi ben rifiniti volu– metti artistici della Biblio– teca delle Sjlerchie quanto con i perfez1onat: volumo– ni dei Maestri dello Pittura conMmporanea ( Kandisky di WiU Grohmann; Ensor di Paul Haesaerts; .Mon-– drian di Miche! Seuphor) cui fanno da degna corona gli studi critico-biografici o storico - riassuntivi della Galleria del Minotauro e monografie superbe come quella suffarte precolom– biana- (di Lothrop. Foshag e 1\fahler) o impegnatissi– me come quella sull'arte internazionale dopo il 1945 (di Argan. Ponente, Grohmann. Hunter, Read, Brion, Bernard. Apollonio, Bihalij-i\Ierin. Jaffè e Ho– din). Libri che a sfogliarli è come ad aggirarsi per le sale di un museo: ma di un museo immaginario me– glio ordinato. per compiu– tezza di informazione. per rigore di scelta e per ac– curatezza di presentazione. di molti tra quelli veri. Vero che di Picasso ce n'è uno e che il suo resta un caso particolarissimo. Ma la domanda che ci sia– mo rivolta è un'altra e ri– guarda la minore libertà di cui in defirdtiva si trova a disporre uno scrittore. Sia magari l'ecletticissimo Gabriele d'Annunzio. Co– m'è dimostrato anche dalle due recenti antologie con le quali ce lo hanno ri– presentato Egidio Bian– chetti nell'interezza della sua produzione (Monda– dori, Milano: nella colla– na dei Diamanti.) ed Emi– lio ì\lariano limitatamen– te alla parte poetica (_Tuo– va accademia. Milano: nel– la collana dei Mosaici). Realtà e illusione dei premi letterari Forma o contenuto? Lo interrogativo parrebbe su– perato da un pezzo. I fi– losofi dicono che ogni con– tenuto si esprime soltanto con la sua propria forma, in un rapporto reciproco. fuori del quale nulla esi– ste, o se esiste non dura. o se dura non si trasmette. non feconda, non entra a far parte di un asse ere– ditario. Se tutto ciò è ve– ro, ha un senso più ampio di quanto non sospettas~i– mo fino ad oggi; se mm è vero, tanto meglio. Non saranno dunque inutili al– cune. proposte di accerta– mento e di verifica. Siamo nel tempo delle traduzioni: un tempo di mezzo, un medio evo che potrebbe chiudere l'età delle separazioni naziona– listiche, precorrendo quel– la in cui tutti parleranno e scriveranno una koinè, o linguaggio comune, ibri– do e forse orrendo ma per– fettibile, già nascente dal– la frequenza dei contatti e dall'invadenza di civil– tà, lingue e costumi che si impongono ai meno forti. e con i forti accettano scambi sempre più fitti. senz'altra regola né legge che quella del comodo im– mediato. In questo evo me– dio, dovremo vivere, noi e i nipoti, presumibilmente, per molti secoli. Dunque, per secoli gli uomini do– vranno rinunciare all'arte e alla poesia? {Ci riferia– mo all'arte della parola,. giac-chè mazze o pennelli, pentagramma e urlatori non hanno problemi di tra– duzione ma soltanto di tra– sferiment.o da luogo a luo– go_ La televisione, che sta per arricchirsi del colore e per appoggiarsi ai satel– liti, li annullerà del tut– to. Si dirà forse della TV quello che fu detto di Ro– ma: e Fecist! patriam di– versis gentibus unam ... ur. bem fecisti quod prius or– bis erat >: hai fatto una Oggi, ad attrarci mag– giormente, forse in consi– derazione dell'importanza sempre più netta assunta via via dall'arte grafica nell'intero sviluppo della arte figurativa moderna. sono per !"appunto i due esemplari repertori nei quali è documentata ed an– notata l'Opera grafica di Joan MfrO a cura di Sam Hunter e l'Opera grafica di Pablo Picasso a cura di l\1-aurice Jardot. Sembra di veder controluce. messa quasi a nudo. la radice se• greta di tante nuove tec– niche. che. nella facoltà stessa di risultare cosi pro– vocanti: mostrano quante insospettate possibilità sia– no in grado di offrire al fiorire di ciò che nella per– sonalità di un artista c'è di più sensibile e di più fan– tasioso. Ma è nel soffermarci particolannente sul cam– pionario dell'opera grafica di Picasso, lungo le varie epoche e le varie maniere attraverso le quali è in– stancabilmente rotolato. senza mai sciuparsi, da più di sessant'anni: è al co– spetto del suo inesauribile e irrimediabile ecclettismo. trascorrente dall'espressio– nismo romantico blu e rosa al primordialismo negro. dal cubismo analitico e sintetico al neoclassicismo espressionistico. dal sur– realismo e dall'automati– smo al primitivismo preco– lombiano: è di fronte alla sua prolifica e pro– teiforme e sperimentalizza– zione > delle forme antiche e :nodern~. ossessiva e di– spersiva. erudita e barba– rica: è nel passare in ras– segna le varie fasi di un così ridotto e pur in,:ar– bugliato u!issismo che ci sfamo ritrovati a pensare se ad uno scrittore sia o no consentito senza disdo– ro cimentarsi in una sif– fatta comaminazione delle forme. che. escludendo di poter ogni volta fornire una :-~)luzione parziale del problema fi,zur:ttivo picas– sia:10. la pc,stula. da ulti– mo. E{loQ.a:~ nell'insieme dell'opera. per C"enlr:Iu,za che questa si discopra. Per uno scrittore. anche per il più libero e sfrenato, Si resta con il dubbio se esista o no uno scritto– re paragonabile a Picasso per il compiaciuto tormen– to e per il feroce godi– mento delle sue ricerche e delle sue fantasie. Chi sa, forse uno Joyce. A parte la coerenza. il procedi– mento e iJ risultato. Il tropp::, spinlu t: troppo insistito eclettismo di uno scrittore sarebbe oggi con– siderato di cattivo gusto e lo arretrerebbe in tempi più e spensierati >. La no– vità per la novità ha ces– sato di essere alla moda. ton sussiste neppure co- me passatempo. E anche come ricerca è più dura, più sconsolata. Valga lo esempio di un Samuel Beckett (dr. L'im1omina– bile: Sugar. Milano) o. cer uscire dall'Irlanda. di Un Henry MiUer (cfr. Rictus: Longanesi. Mila– no). La circostanza eh·essi cerchino ma non trovino la soluzione del loro pro– blema non depone a sfa– vore della loro società. Al contrario. E non è già as– sodato storicamente che Pica.sso l'abbia invece sempre trovata pur senza averla mai deliberata– men:.e cercata. Gli è che il suo, tutto sommato, è un problema di più sen– suale e più gioiosa specie. ."\nche in fondo alla più macabra delle sue espe– rienze e delle sue defor– mazioni c·e sempre un sot– tinteso. o un sospetto di divertimento. ENRICO FALQUI L'ambiente culturale ~ in progressivo fenue1110: sta av– vicù,andosi la stagione dei premi; w1 ve,iticello messag– gero di lauri e milioni ca– re:za le fronti pensose. I.A parola d'ordine apparente è: speranza. Speranza per tutti, in parti uguali come la bella e la bnttta stagione, dovun– que si sia aggiunto un titolo ad una già lunga scheda bi• bliografica, e anche là dove, con un primo timido titolo, abbia rotto lo schermo di terra il fungo d'una nuova voca;:10ne.- Lasciati gli hibemalio., le coorti dei p.:,esi e .It.i pro– satori si accingono alla cam– pagna estiva, alla guerra cor– tese: i frutti dell'invemo, la stagione privata, si prepa– rano alla mostra dell'estate, la stagione pubblica, estrr:>– versa. E per non. lasciare so– la la speran:a, si organizza– no giri epistolari e telefonici di sostegno, penetrazione e precisazione delle ca,1didatu– re, s1 intraprendono viaggi dall'un capo ali'altro della ambizione e dell'amicizia. Il meccanismo entra in movi– mento, via ,,ia, si giocano le prime briscole, sopra e sotto il banco, si tentano i primi •giri• pericolosi, e tutto in nome della vecchia speran:a rinverdita all'aria di prima– vera. Che brilla negli occhi e nei comportamenti pubblici di qualcrmo com~ una felJlJrc nervosa, che precocemente s'accartoccia sulla bocca e sul cuore di qualcun allro, abbastanza saggio da com– prendere, da sentire in una aria pill segreta la parola d'ordine reale dell'ora: illu– sione! Mettiamo in camice. la situazione: dunque, la pa– rola d'ordine illusiva ~ • spe– ranza •; quella concreta è • illusione•- Risponde a quel– la una maggioran:,a di fanti della vocazione, risponde a questa una ristretta aristo– crazia di caporali, clze Iran * di PIETRO CIJIATTI partecipato a 'tutte le cam– pagne dell'intrigo, dell'inte– resse scambie\'Ole, i caporali di fatto della letteratura, sfatati da ogni ingenuità ed illusione, sapientemente or– ganiu.ati in • a,10nima allori e milioni>, con capitale qua– si interamente disposto a lo– ro godimemo, e di.sposto in assoluto anticipo sulla spe– ranza degli altri, a loro as– soluta ridicoliuazione. 1A speranza degli altri, dei più, non è che la ragione sociale esterna di quest'• ano– nima • eretta a monopolio, che ù para11entoufficiale con.1 sacrato dalla cocciuta inno– cem;a di quelli. Ma si metta l'occhio sulla lista dei pre– miati ne.gli ultimi anni, da clte l'• anonima• s'è organiz– zata e ramificata in filiali: i nomi no,i varia,io di molto, e sotto la limitata varietà uno è il •giro•, monolitico il gmppo. La speranza, che gonfia di candidati og,ii pre;, ,mo - intendo di quelli • reali•• e ,iou dei tanti • rl– lusivi •, (le befa11e dei po– veri} di poco lustro e conto pubblico, di poca resa agli effetti dell'incasso immediato e di qllello clte traverso il premio si determina per ri– sona,iza - no,i fa che dare al premio la necessaria par- 11enzaufficiale di guerra cor- tese, petto a pe,tto, cioè libro a libro, valore a valore. Deb– bono essere tanti i concor– reuti; /tanno di che fingere stupore e noia i giudici: so– no i tanti che danno illu– sione di varieià alle rose di e.state, le rose della speranza, e nascondono il calcolo pre– ventivo, la scelta già fatta, il premio mai bandiio in real– tà, mai messo all'incanto dei valori di diritto, ma anzi– tempo assegnato ai valori di fatto, tranne i casi di • bom• be dell'ultim'ora• fatte scop– piare dai Pietro Micca del– l'editoria uaz1onale. Già da mezzo maggio si muovono gli illustri porpo– rati dell'assegnazione, l'ari– stocrazia dei caporali, si rac– colgono per accordarsi, e nella cartella che hanno sot– tobraccio c'è un nome, un cavallo o un ronzino vincen– te: la spcran::a resta negli scaffali di segreteria, intonsa, incalcolata e incalcolabile, misero intoppo clte il mec– canismo delle spartit..ioni ma– cina ai primi giri di ru.oca, perché poi tutto fili sino al traguardo nell'ordine reale degti accordi conclusi, dei nomi prestabiliti, ai quali so– no stati di buon'ora asse– gnati, all'oscuro della crona– ca, gli allori d'estate e d'au– twmo, in parti uguali o co- Informazioni l brarie Col prossimo numero lnlzieremo la pubbllcaz.lone di una nuova rubrica di e Informazioni Ubrarle • contenente brevi notizie sulle ultlme uscite editoriali italiane. SI invitano gli editori ad inviare i loro notiziari, possibilmente in anUcipo rispetto al1e uscite del Ubrl. munque in un ordine lnter– uo dalle compe11sazio11i .stan– tanee, esatte come i dati di una calcolatrice. Pensate che il premio e Strega>, il • Viareggio•• il prossimo • ,Harzotto •, presi ad esempio tra i già esistenti; e quegli alrn" che si cree– ra,mo all'ultimo minuto co– me il •Crotone> dell'anno passato per definire sino ~I~ quadratura le compensazioni previste; siano ancora del tutto ignari e liberi, di.sponi– bili alla speranza anonima, all'imprevisto delle nuove stagioni, dd nuovi valori? Se pensate questo, se pensiamo questo, dimostriamo soltanto di appartenere pe,r appannag– RÌO di nobile stupidità al– l'esercito dei fanti, sull'altra sponda dei caporali, nel buio. Può ancora esistere solo un tantino di incerteua, non es– sendo completati gli accordi, essendo ancora imperfette le liste d'obbligo: ma una volta che queste siano state ulti– mate, che la fureria critica abbia raggiurito l'accordo, che ogni direttore di banda abbia imposto il suo • programma•, non potranno più esserci dub– bi e impedimenti, se tton in maschera, se non per i fanti che arricchiranno le rose d'estate, clie serviranno a na– scondere il bmco gul vin– citore. Un calcolo anche approssi– mativo non può essere fatto ancora, vagliando le papabi– lità dei titoli già usciti.- sono gli innocenti ad esporsi nelle stagioni inclementi, rtelle sta– gioni nude di premi, ma il des1i,w degli innocenti è an– cora e sempre la strage; i titoli da traguardo, i lustri puledri già puntati, non si sono ancora profilati: tra po– co fioriranno le tietrine, riel– l'i,nprevisto di ogni anno ep– pure ogni anno bert prevedi– bile, tra poco i frutti dell'in– telligenz.a associata entreran– no in liua, e non sarà lit.za , QUASI TROPPO BELLO * PER ESSlH)RJH: VERO In crisi la retorica marziale, in Germania? * di ITALO A. CllllJSAJIIO I DI Wolfgang Alten~orf et è che 1n Italia) si è andata a.e-- nazismo). con la mlssione di forzate. Quando, all'ora pre- unici ver1 pr1glonler1 e crimi- 1i~te cap!~ato qi~Jar'~foi!~~ ~=:e~ ~ ~°:1~~~ ~~ ~":1<:na9fw~:teum~: ~~ ~ ~ fi~a;;'e~ lastP:;: ~~t\a. diN=~I\ s=~r~~%~ I quando presentammo Ja fre- si conviene a un autore che. incorporato 1n una compagnia tita è ormai vinta. e tra Bleck- nel buon Bleckmesser. un pu– sca. agreste. pulita semplicità appena possibile. con inclina- di disciplina. ultimo rimedio messer e la sua gente si è for- dico sentimento d'amore per la delle sue liriche r Ragguagli zlone tutta tedesca. ha la.--di un paese che ha ormai tre- mata una coesione a tut.t.a donna da lui salvata. ma la cteUa casa di campagna. 1956) sclato le grandi città. e vive menda scarsità di ,.uomini provo_ Lungo_ sarebbe narrare felicità non è fatta per lui. e quando recensimmo quella ora ai margini della Foresta Bleckmesser sa che l mcarioo tutte le astuzie giocate, da al- che. dopo aver consegnato li sua Odi.ssea in due 0958) che Nera. in una villetta amenis- che gU viene affidato è pres- !ora in pol. da questo strano suo «corpo» agli americani. fl– è wio del pochi romanzi di sJma. 1n compagnia della mo- socbé ineseguibile, tanto più plotone viagg:lan_te. per atte- nalmente raggiunti sulla Jlnea ~~en;~~:d~i ~a cuire:ità ~~~d~ ~t~o~~lo~~tl~ ~~~ q= l\o~~~i! ~~ !:u~rttà ~\~min:e~ ~ n~r~~e:-S:~tJ:=~; de....~Jata ci sia posto per lo tenacia artigiana che molto adeguata contro gl'lmm.anca- dei luoghi via via attraversati cond.!zionl più favorevoli. mo- umoris~m'o.per la vivacità urna- f~lin~v~tt:S~~ fe1 sta~ flill vi=~lviE a:. 1~~ ~u:ni: ~~te al B~;~:~ ckc! ~~ ~o s~~op1f;ldr~r- na. per la garbata intelllgen- lento. Ma un traguardo vera- fe.tallsmo che trova buon tcr- penik e alla sua 1ncred.1blle lato da Wl rag'!-~ne statunJ– )za. Ma alla letteratura Al- mente notevole. 1n mezzo a reno nella sua bonaria slmpa- faccia tosta nel rla.r fessi» 1 tense insospett1tos1 del ~o Itendworf (nato a Magonza nel molti Javort d'importanza ml- tla per tutti gli uomini. qua- pezzi grossi della gerarchia te- contegno, mentre la finta m- 1 1921 e maturato. rimettendoci nore. ce l'ha il suo ulUmo ro- Junque sia la Joro fedina pe- desca). La Vice.D.daha poi il fcnnlera diverrà la moglie di anche un occhJo e buscandosi manzo. Der Transport (« La nale. egli decide di trattare suo vertice romanresco e scn- uno dei suol collaboratori p!ù parecchie ferite. durante l'ul- tradotta») che 1·ect1tore We- quella gente come liberi citta- Umentale quando entra in fedeli. un medico Incarcerato , tlmn guerra> c•è arrt\,ato at- sternmann· di Braunschwe!g dinl come onorati militari che campo una donna. la giovane a suo tempo per una colpa di j tra\"erso il teatro. a partire da gli ha pubblicato nel 1959. vadano n combattere. e. pian veQova di un antJ .naz:l.sta fln1- cui in realtà era innocente. /~~e~1•p~~~;nt:e;:c:o/t:i1do~ Co_m~°:e La ~lpa di ff: filan~nsi fil:!~:~ J~:dr::rri;, to in. campo di concentramen- no~ ~m~nsl;re~~tge s~~~~ ·tolo La colpa di essere uomini, uomini, ci ritroVl;RmOne Vengono cosi per suo ordine to. alla quale la Gesta.po dà gt'06SI valori poeUcl e lettera– l953) che nel 1952 Jo ha fatto blente dJ una pnglone milita- tolte le inferriate al finestrini la ~ccia per far!e fare la stes- ri; Altendorf è un narratore i conoscere da un giorno all'al- re. agli il::i,lzldel ~ 945 . _quando del vagoni. viene migliorato il sa fine del manto. Bleckmes- di vena. e tutto ciò che raccon- 1 tro e che rievoca. con fortls- gli amencan1. gl inglesi e 1 rancio giornaliero. con lnclu- se.r. spalleggiato dalla sua ta gli fluisce agile e interessan– slmo vigore teatrale. un·espe- francesi a Occidente e I ru.ssi slone di dolci e di liquori. ven- «banda~. la pre nd e nel suo te. con nota.zion1 brevi e ap– jrienza dell'autore: quella delle a Orien_te stavano stringendo gono dlstrlbuite non solo le convoglio come infermiera. e propriate e il dialogo gustoso ·-:arcer: militari di guerra. di In monbonda Germania di armi. ms anche le relative quando. a wia fermata del di chl si è fatto la mano sul lcui fu wrvegllante ln un bre- Hitler nella morsa finale. Al munizioni. e. fmalmente, ardi- treno. due agenti della SS t.eatro. ma non ambisce a scrl– l"e mu mtr-n.so periodo della tenente Bleckme~r. miope mento estremo viene concessa verranno a prelevare la po- vere per 1 posteri 0 a sbalordl- •~~ne\·t~\ 'i1te~~~r;} '~r~~~~: ~r!cc~1tode~i~a1n~~~- ~~ una Ubera uscita in una cltta- ~rae\~~·o 1 01 :de~~atf~~~ re_ i r~fi':t~raE~iu~~ire- 1 turgo. lirico. novelliere cmolti sin!. disertori. ~tupratori. ma dina presso cut 11treno fa una per la German_la. sotto ti naso _ '-- dei suol racconti sono noU an- anche innocenti vittime del delle sue innumerevoli soste delle autorità lll s!ocelo, come (Conllnua a pag. Z) non sarà già pill lizza: nel movimento mascheratore del– la speran:.a saranno scie,lli– fiche mosse di dama su una scacchiera giocata in antici– po, nel tiepido salotto del– l'amicizia. Anni or sono - e ogni tan– to se ne riparla - si au.ardò l'idea di nazionali.:,z.are i pre– mi letterari, di fonderli e porli al riparo d'una buro– crazia refrattaria ai calcoli d'ambiente. Ma sembra a me 1m cadere dalla padella alla brace; dai valori di fatto che ora ignorano e spesso offen– dono i valori di dirilto, esi– stenti e via via nascenti, e si autopremiano indiscriminata– mente - Iranne casi di indi– scussa legittimità, rari ma per questo ancora più notevoli - ai non valori espressi e rico– nosciuti da un si.sterna di in– colta burocrazia e di estra– nee fluttuazioni politiclte. Non c'è proprio rimedio. Resta soto da difendere cocciutamente la speranza, propria e altrui, chiudendosi gli orecchi e gli occhi, per sempre? Resta solo da difen– dere la speranza degli illusi? Ma si può fare una rivolu– zione ogni anno? PIETRO CIMATTI Appunti perlanotte * ili S~RGIO QUINZIO Satelliti e voli spat.iali, cani e scimmie trasformati in lune ,,alanti, bombardamenti sulla luna veccltia. LA delusione non riguarda solo i singoli, ma la storia del mondo. Un uomo, in quanto e per quanto esce dal fatto banale di essere vivo di giorno in giorno, vive nella sua vita la storia del mondo, dalle primitive illu– sioni alle ultime ra.z.ionalissime delusioni. I problemi 11asco110sotto fonna di dilemma: evolu– t.tane o creazione, perdono o vendetta, guelfi o ghibel– lini. Quando le questioni sorgono, quando i problemi vengono proposti, ci si batte per uno o per l'altro corno del dilemma. Passa il tempo, e se il dilemma non è stato risolto ne in m1 senso ni nell'altro subentra, dopo tanti conflitti. la stanchezza. 1A stancheu..a fa subito una sensa<,ionale scoperta: scopre che in entrambe le soluzioni c'è w1 po' di buono e un po' di cattivo, e conclude, quindi, affennando che la cosa migliore è accettarle entrambe, ctoè 11011 scegliere. Di queste finte soluzioni è piena la terra, perclrè è piena di stancheua Gli uomini possono unirsi solo in vista di una meta comune, di qualcosa da fare msieme, non in funzioue l'uno dell'altro in un cerchio vuoto, crascuno con le sue riserve mentali, su w1 piano di cui l'eventuale ver– niciatura •spirituale> o •sociale> non è sufficiente a nascondere la sostanza spicciola e mediocre. Non si può erttrare in una società senza sapere cosa si deve fare, portando il proprio nulla ed, esigendo in cambio amto o evasione. l'aspetto pi:) tipico della condizione dell'uomo ai nostri gtomi é nella tragedia clte si svolge in lui fra il tema solare del progresso, dell'ordine, del benessere, della libera e serena espansione, della razionate orgamuaz1one e previdenza, e il cor:trapposto tema tenebroso del rischio, dell'imponderabile, dell'angoscia, del crollo, del caos. Tragedia delle possibilità estreme, tragedia per antonomasia. Proprio per questo oscura, incerta, inde– finibile, impossibile a esprimersi compiutamenre, a manifestarsi con evidenz.a. a comprendersi, a rjsolvers1. l'umanitd è vecchia.. Il vecchio sa molte più cose del giovane, ma nesce a farne pochissime. Ha troppa espe· nenza, sa che le difficoltà sono tante, elle nessuna scelta è così sicura, che ci vuole prudenza. Sente il fascmo della gioventù, e la rimpiange; ma quando vede quel clt~ fa il giovane si spaventa della sua capacità di r1- sclriare, che è, in fondo, l'essenza della vita. Se nell'attuale enornte vuoto del possibile, . dove la solitudine dell'uomo é terribile tanto elle non ci s, può pensare, potessero entrare ancora una volta la violenz~ della giovinezza e l'urgenza della passione, il domam sarebbe tanto nuovo e grande da non potersi pa,agonare alla veccliia e stanca storia del mondo. Ma è possibile tornare giovani, dopo aver /alto l'esperienza della veccliiaia? E' possibile • nascere un'altra volta•? Questo è comunque, possibile o impossibile, il dimenti– cato comandamento di Cristo: LA metànoia, il capo– volgimento. SERGIO QUINZIO sola patria delle genti più diverse ... una città, di ciò che prima era il mondo: ma è facile prevedere che da una città simile si vor– rà evadere con frequenti scampagnate, supposto che almeno il mondo di Teo– crito e di Virgilio non sia invaso dai Gengis-khan (abstt ini.uria) della can– zone). Ci hanno insegnato chq. la poesia è intraducibile~ che nessun contenuto ha senso definitivo se non espresso nella sua propria forma. Ma la forma è pa– rola unita ad altre paro– le secondo una sintassi da cui scaturisce, appunto. lo stile: anch'esso irriprodu– cibile in altra lingua, per– chè da lingua a lingua le parole hanno un peso di– verso e i periodi un rit– mo proprio. E' dunque im– possibile giungere alla me– desima cosa sul piano del– l"arte, se la cosa tradotta. come suona diversa, cosi susciterà di!ferenti imma– gini visive. Questo pensie– ro ci darebbe le vertigini. se non credessimo che un filtro ancora ignoto salvi almeno l'idea al godimen– to universale. Altrimenti, come fa taluno, dovremmo ammettere che tutti gli uo– mini, anche di un mede– simo ceppo, non possano comunicare tra di loro. Salva dunque, e sia pure per vie misteriose. l'idea, resta da vedere che cosa giunga dell'arte che la esprime. a chi non posseg– ga la lingua dell'artista. * c·e grado e grado di go- dimento, e nessuno può dutiitare che Tacito, in la– tino. sia sentito meglio che nella traduzione pur ec– cellente d! un Davanzali. Si dirà: Tacito non è un esempio abbastanza poeti– co. Cambiano molto le co– se, chi non intenda l'in– glese o il tedesco, se leg– ge Rilke od Eliot? Il pro– blema è di vedere se la fruizione sostanziale, quel– la che non si ferma ai con– torni dell"immagme O alJa musica del periodo, l'arric– chimento ideativo e la con– quista psichica siano inse4 parabili dal livello esteti– co originario. Ciò significa ridomandarsi, rischiando di passare per ignoranti. se la po<?sia è soltanto un !at– to lirico oppure, come nel– l'etimo greco, un fatto creativo, costruttivo di co– se prima inesistenti, sco– perte o conquistate, e fi. nalmente offerte a tutti. E cosi quando leggiamo (in Premières e nella Fi~– ra letteraria del 17 apri– le) queste parole di uno dei nost:-i drammaturghi più tradotu. Diego Fabbri: e Non credo che una cat– tiva traduzione o una cat– tiva regia di un buon dramma possano alterarlo o deteriorarlo sostanzial- mente ... >. e poi: e ___ l'ope- ra di teatro è l'intuizione di una situazione. di un problema umano che ba una sua v:talità e una sua autonomia ancor prima di essere rappresentato e scritto. Se questa situazio– ne o questo problema so– no un'opera di teatro au– tentica, non ristretta a frontiere nazionalistiche. ma aperta alla comprensio– ne e all'interesse del mon– do intero >. quando. insom– ma. risorge improvviso, quasi maspettato il proble– ma dei contenuti trasferi– bili. che il Fabbri chiama • autentici • e noi vogliamo definire <poetici>, non riu– sciamo più ad accettare una filosofia dell'arte che si ostini a difendere gli spalti della liricità intra– ducibile. Dovremmo. alme– no in fatto di teatro. sor– volare come quei filosofi. negargli poesia ingiurian– do Eschilo. e giù giù, fino a Pirand~llo, i costruttor, più grandi, o riconoscer loro pochi momenti liricì, extradrammatici o soltan– to complementari alla drammaticità. Non sareb– be un degradare la poesia ad apparizione fuggevole e non necessaria. nella tragedia? E perché poi la poesia. unica fra tutte le arti, sarebbe incomuni ..

RkJQdWJsaXNoZXIy