la Fiera Letteraria - XV - n. 14 - 3 aprile 1960

Domenica 3 aprile 1960 LA FIERA LETTERARIA SCRITTORI IN PRIMO PIANO Giuseppe Cassieri: Lettera da Melbourne Lo \·edo ancora aggirarsi come un tarabuso nella sua libreria di Via della Scro– f<!· sbirciare i clienti. spe– cie ecclesiastici interessati alle rarità bibliografiche francesi. la voce ridotta a un sussurro anche nel da– re ordini a1 ragazzo. il suo e dotto zitellone>. e non per senile risparmio di energie, ma per intima as– suefazione a quel che egli ritene\·a il regno inviola– bile dello spirito. Poco ,·eode,·a. poco pare,·a ci tenesse a ,·endere: i pas– santi non 5i sentivano al– lettati dalle ,·et'"lne spoglie di richiami. dai frontespizi incartapecoriti. a una cartariso cinese ... >. Quando lo conobbi. per prima cosa mi fu grato che accettassi il suo invito a Frascati, che mi lasciassi convincere a scoprire la friabilità de 11 a luce di Fermo. botto in una libreri~ non era una giustificabile indi– screzione. conosco i suoi amici per sapere se sia almeno vivo o m orto; non so neppure dove pese.a.re il dotto zi– tellone. hl i rassegno a perderlo. Ed ecco, oggi, d'improv-viso, ricompare per lettera; una lunghis– sima lettera da Melbour– ne. Invano vado alla ri– cerca di una parola che spieghi ia sua fuga. Il tono è quello di una con– \·ersazione ripresa dopo un bicchiere di \'Ìno. Mi turba questa estrema fra– gilità di rapporti proprio quando dovrei ~entirmi a mio agio. Non riesco a raccorciare le distanze sul metro dell'amico. Egli a Melbourne. io qui a Ro– ma. Mi parla con accento basso, di chi ti sta di fronte. mentre io lo per-· cepisco solo come un ra– dioamatore stupefatto. Giuseppe Maz:rullo: Stefania (VH Quadr. d'Arte a Roma) ARTJl§'Jl'.l JI.TAJL] A\~)[ * Di rado confabula,·a col pubblico. si che più che un negozio. il suo da,·a l'idea di un antro di bi– blioteca umbertina. umida anche d'agosto. Perfino il commesso, con un \·ago sentore muschioso addosso, sembrava modellato da quell'atmosfera: usci\·a stralunato su 11 a strada. prendeva il tram con sof– ferenza. scacciava i rumo– ri con un gesto irritato come fossero mosche e zanzare: pallido, patito di letture le più istrane, so– prattutto quelle che pote– \"a integrare con un suo less:co immaginario. Quan– do un cliente lo distoglie– \"a dal banco in penombra. scambiava un"occhiata cor– rh·a COI padrone, quasi a sorreggersi a vicenda con– tro la !utilità dei dsitatori. Un giorno. era\·amo or– mai diventati buoni cono– scenti. trasse dalla scrh·a– nia un quadernetto di ap– punti e \·olle leggermi al– cune pagine che non sareb– bero mai state pubblicate ci tene\·a a sottolinearlo; pagine degne di un moder– no Ruskin. ma più ricche di palpitazioni cosmiche. liedtate di spirito pantei– sta. Le 1Iarche costitui\·a– no davvero per lui una lassa melodica: e ••• Nostra affabile terra, in apparen– za senza carattere, eppure stracolma di una sua gra– vità espressiva e sereria. Ci tornai emozionato dopo venti anni. Cosi vi potessi con la stessa passione. mo– rire. Che tremore, posso garantirvi, ripasteggiarsi daUa Strada Nuova di F'er– mo quel paesaggio di col– line a marea, con sui cul– mini l'efflorescenza di tut– ti. quei paesini ossidati: e la velluta....-ione perenne della campagna brunita. sempre un tantino burra– scosa, sullo sfondo. e i dol– ci aceri che le fanno da nervatura. vellicandola di geometrie: e quelle ansiose, soaziali curve che inuece cli interrompersi nei cal– loni, giocano a intrecciarsi scriveva le isole del Paci– fico ceme un turista non occasionale Ischia e Ca– pri. Gli stessi suoi affetti cresciuti e sparsi ai quat– tro venti testimoniavano della eccletticità della sua esistenza. La moglie vive– \·a in Australia c<>n la fi– glia Ma-rgaret; Gianna. la maggiore. sposata a Città del ~1essico e separata dal marito. {ace\·a la hostess sulle linee della SAS: To– nino. il più piccolo, di cui mi mostrò una fotografia, con la sua aria assente. gli occhi cerchiati di amore intellettuale. studiava taoi– smo a Tokio e si apparec- e Sono un ignorante - insiste"·a - un individuo che non ha avuto la for– tuna del contadino di tra– sferire in un guscio le di– mensioni dell'universo. Ho viaggiato t a n t o. ma in estensione, mi si sono spuntati i desideri. Se la terra non fosse rotonda, p0tremmo illuderei di cam– minare all'infinito ... >. e Caro mio, - scrive - anche qui i satelliti arti– ficiali !anno enorme im– pressione. Io però conti– nuo a ripetere a destra e a manca: siete statt mai a Fermo? Ebbene, anda– teci prima di fare la tra– "·ersata sulla. luna! ... Ye– drai se una folta colonia di australiani non invade– rà. la prossima estate. l'Europa. Vedrai. Intanto, è più utile una pizzeria che una libreria in Via della Scrofa, perciò l'ho ceduta. Adesso vorresti sapere qualcosa di questo Paese. vero? Riapro il quadernetto che tu sai, e trascrivo. Le impressioni di sedici anni fa non sono mutate. Oh, ma conside– rale appena uno schizzo, anzi uno e schizzetto,. da aggiungere al tuo caffè quotidiano! Scusami, sono allegro. qui circola anco– ra molta sterlina. e il sot– tofondo barbarico che accompagna l'uomo è tale che lascia bene sperare nella longevità del nostro pianeta>. Segue. copiato a mano. in diligente cor– sivo: e Melbourne? Capi-– tale morale della Confe– derazione australiana ( co– me si suppone Milano lo sia deUl'ltatia}. il cui or– goglio più fragorosa deri– va per il momento dal– l'essere la cittd situata agli. antipodi dell'emisfe– ro meridionale, alla me~ desim.a equidistante lon– gitudi.ne dell'Antica Ate– ne. E rgo: l'Atene di do– mani. secondo l'urgenre profezia dell'au.straHano poeta Niel.son ... Australia? Uno dei. rarissimi paesi nel mondo in cui l'eserci– zio della vita può regolar– si secondo un meccanismo fisico inoffensivo collegato a una frioolezza profon– da. data l'opinione di massa; e in cui il progres– so induce l'uomo a vivere secondo natura. ma in senso stretta.mente fisio– logico. Paese abitato sino a ieri. da un pugno di egoisti e saccenti: oggi. da un'umanità passionale ed evoluta .... >. ln calce al foglietto un post-scrip– tum aggiunge: e Basta co– si? a presto, caro runico. non so quanto. A Natale dovrei raggiungere Toni– no a Tokio. se quelli di casa mi lasceranno muo– \-ere. Mia moglie cucina iagliatelle tre volte la set– timana. mia figlia ci de– lizia da mane a sera con i suoi spiritual.s. Dick. mio genero. alla sua ri– spettabile età. sì balocca col misirizzi. Dimenticavo di dfriti che il dotto zi– tellone è qui con me. mi ha seguito di buon grado. son riuscito a infilarlo in un Book's Club. ma l'aria frizzante di Melbourne gli ha fatto spuntare certi strani desideri. Figurati, sta per sposare mia nipo– te Emily ,._ Sculture di Mazzullo Chi conosceva appena Dino Ribbi faceva presto a giudicarlo un misogino, un essere caduco destinato a concludere la sua vita in polemica col mondo che. li a un passo. assumeva ritmi vertiginosi. di\·orava non solo 1 tempi storici di ieri. come si esprimeva il dotto zitellone? ma pure ogni possibile ipoteca sul futu– ro. e Brrr ... che freddo! - borbotta\·a sfogliando la Dottrina della Scieri;-a di Fichte. - Costui. prima ancora di Adler, Hamelin e Lefebre, ci ha dato un bel saggio di come si pos– sa strozzare l'emozione del– l'uomo. E in cambio di che? Per allargare il vico– lo hanno bombardato a tappeto la crosta terre– stre! >. E poi. contro chi sostene\·a che la \·erita scientifica necessariamente apporta più pace e giusti– zia all'umanità. cita\·a feb– brilmente Julien Benda: e Nulla mi sembra meno e\·idente; io non Yedo in che la scoperta dell'atomo. base della bomba atomica. apporti agli uomini Ja si– curezza della pace; \·edo anz.i il contrario. Non vedo in che il progresso tecnico. dovuto alla scienza. apporti necessariamente l' abolii.io– ne o per lo meno la d imi– nuzione dell'inguistizia: ci si può invece chiedere se per caso esso non l'aumen– ti per le possibilità di illi– mitati guadagni che offre agli speculatori. In ogni ca– so l'adattamento alle sco– perte della scienza onde conseguire un a maggiore . giustizia sarà opera di mo– ralisti e di legislatori. il che non ha nulla a che \·edere con rattivit3 dello sc.ienziato. Non b i so g n a confondere Ja scienza con lo sfruttamento sociale di essa>. Non si consola\·a al pen– siero che i pronipoti avreb– bero ballato in tuta di pla– stica ne 11 a costellazione dell'Ariete. Si compiace\·a di apparire tardo di fronte ai giovani. si dice\·a igno– rante. della e santa ivio– ranza ,. del Tansillo. e dopo aver lasciato sproloquiare l'interlocutore. lo inter– rompeva con una doman– da . .sempre la stessa. ma– niaca: una zolletta di zuc– chero allungata sul pal– mo della mano a una be– stiola schifiltosa. e ).Ii di– ca. lei che ha visto tanto. che ha letto tanto. e tanto conosciuto, è stato mai a Fenno? >. e Fermo?! ... :'\on so nep– 'PlJ're do\·e sia di preciso ,. rispondeva stupito l'altro. e &co, è nelle Marche ... ci vada. ci vada d'autunno. osserverà una friabilità di luce quale non si riscontra in nessun'altra regione del Mediterraneo>, e Ma io non ho tempo di salire nemmeno a Fra– scati!>. Una mattina, dopo qual– che mese che non ci si incontrava. passando per Via della Scrofa. mi accor– go che dietro le vetrine RONIA E IL SUD * di ALBERTO BErtLACQl.:.4. * Giuseppe Cassieri è nato a Rodi del Gargano, ma ha compiuto le sue. prime pro,·e narrative in Toscana, a Firen:.e, dove. si è. laureato in filosofia sollo la guida di Eugenio Garin, dal quale. ha derfrato quella forma:.ioue storicistica e, insieme, se11sibilmente aperta ai movi– menti vitali della realtà con1empora11ea, che dove,1a caratteri:.;.are le comporteuri ideologiche del suo successfro lavoro di scrillore. I suoi primi racconti, Cassie.Ti li ha pubblicati su e /I nuovo Corriere•, con i consigli e le direttive di un narratore come Bìleuchi (forse il più discreto e. il più vigile insieme, quando si traJta di condurre. un giova11e ad emicleare sc.hiet· tame11te. la sua voce). L'originaria prepa– razione ad inquadramento filosofico ha finito per trasformarsi e restare, in Cas– sieri, come una luce di fondo, come un centro psichico, più ancora che psicolo– gico, in cui le idee e gli entusiasmi rice- 1·ono quell'ordine. che. si trasmette diret– tame11te sulla pagina. Mentalitd storici– stica nel senso di una C4pacità di coe– sione, dunque, di ra::.ionalia,a.zione del– l'idea lirica, che Cassieri sa articolare. in personaggi sen::a compiacimenti o ridon– dan:.e, in personaggi inseriti ne.Ila vita d'oggi con una precisione di visuale e di caglio clze sembra giocata sul millimetro. Ma non vogliamo parlare di Cassieri scrit– tore., senza cercare, cotitempora,reamente., di inquadrare. il Cassieri uomo. Ci pare infalli che, nel suo ruolo umano, il gio– vane narratore riesca a spiegare quello stesso urto di suggestione. risolta in mo· ,·imento, elle impronta di si le pagù1e di romanti comt • Aria cuptJ •. • Dove abi– ta il prossimo•• • I delfini sulle tom– be.•: cioè. i roman:i che possono sugge– rire i pretesti sostam.iali per un discorso crilico. lntellellualmente. molto dtale, con una misura di energia fisica dalla quale le idu acquislano un limbro dì simpaliC4 scltiet- te:.::a, a,na,1te della dialettica nel senso pitì. fun:..ionale, Cassieri non ,,.a cercando, nel comprome.sso delle mode. correnti, quei sistemi di ,·i\.· e.r e.,o dt sopravvivere ideologicame,ue, che formano quasi l'uni– ca risorsa di tanti giovani narratori d'og– gi. Cassieri ha la sua realtà su cui discu– tere esteticamente, e. la sua realtà la guarda con occhio sc.Jrietto, non velato dalle noie o dai vi:J,osi compiacimenti og– gi tanto ricorrenti. E se concede. alla discussione sul piruw UueUetIWUe i suoi convincimenti di scriuore inserito nel vi– vo di una società come. quella d'oggi, cer– ca di rifuggire dalle costmzi.oni intellet– tualistiche., articolate per formule. A trentaquattro anni, Cassieri può già contare. su di un nuJri.to livello di produ– zione.. Esrunmiamo la sua bibliografia: • Aria cupa•, roma11;,.o, /951; e Dove. abi– ta il prossimo•, roma.nz.o, /954; e Anlolo– gia della Ronda •• 1955; e I delfini sulle. tombe•• roman~o. 1958; e ÙJ sie.sta•• rac– conti, /959. Entro il '60, usciranno altri due libri di Cassieri: e Taccmno •. ne.ll' c Universale Economica• di Feltrinelli. e r m nuovo ro– manzo con Bompiani. II giovane. scrittore ha inoltre in prepara:.ione. w1a serie. di saggi (nati da un'i,1chies1a umana e.sociale condotta tra la gente del Gargano) che sa– ranno stampati, con tutta probabilità, dal– l'editore lAterza di Bari, per i e Libri del Tempo•· Come si può constatare, un'atti– vità intensa, molteplice, alla quale Cas– sieri si dedica seguendo un preciso arco di interessi {e l'arco de.i miei interessi•• dichi.ara lo scriuore e ha per termini Btrtmi Roma t il Sud>). Nel racconto che qui pubblichiamo, il lettore avrà mo– do di e11Irare in w1 quadro psicologico conciso, ma efficace. in luminosità, che pennelte alle risorse narrative di Cas– sieri di esprimersi con immediatezza. ALBERTO BEVJlACQUA negli andamenti più sinuo– si. Perché questo fio non mi. esalto per nulla) è un punto fra i più neoral.gici di questa regione traso– gnata, e senza centri>. chiava a intraprendere un viaggio nel Tibet. della libreria hanno tirato delle stuoie. S'i ntra\· edono operai cun; su.li' arrota– trice. Io non mi esalto per nulla. Kon c·era da dubi– tarlo; a ve v a girato due \'Olte il globo in qualit3 di secondo u(ficiale della marina mercantile. parlava sette lingue, aveva dimo– rato cinque anni nei mari del sud. tre in India, de- e Quanto a me - con– cludeva - eccomi qua>. Era tomato in Italia a ca– priccio. nel dopoguerra, a\,·eva aperto quella libre– ria senza molto impegno, la sera si ritirava nella sua villetta presso Frascati. con le vicinali. Chieder– gli perché questa solitudi– ne, questo disgiungersi dai familiari. perché quel mo– to perpetuo arrestato di Domando dove sia il pro– prietario, non sanno che dirmi. e Una pizzeria ci mette– ranno! ,. esclama un gio– vcmotto. Provo a telefonare a Frascati, ma al telefono nessuno risponde e cosi nei giorni seguenti. Dino Ribbi è introvabile. ·on GIUSEPPE CASSlERI I ,Il _t R T E D I' LETTERARI * di JOLE TOG~ELJ,I * Il mistero della femmini– lità, e.spre.sso dalla mutei·o– le::.:.adella f omta, trova la sua più ampia estrinse. ca:j.one. nelle sculture. del Ma::.::ullo, in quanto la loro coralitd pe– netra net vivo dell'ele.menJo. La galanteria soggettiva o la qualifica:J.01te emotfra ~gni– /iclierebbero una ntwncuz al– l'assolulo, una sommissione al 1ra11sitadei tempi, una fu– gace. colorazione di stali di animo rifle.ssi, un ada.ttame.n– tO borghese. all'episodio. Sa• rebbe. ~. un tradimento della femminilità che vuol esse.re soltanto linea. forma, caJ1lo . Il ~nsiero rll'erbe.ra10 e. imposto dalla contempla– :ione amorosa riesce. ad ani– mare la sensualità di una bocca, l' indefinito di uno sguardo, la morbide-..::.a di un abbandono. l'intensità di uno slancio in cui il poeticismo, in tempi di contralfa.::.ioni e pen•ertime11ti, riJrova l'ini:.ia– le \'erginìtà. Che Ma:.:.ullo si ,·alga di memorie • siceliote •• che il suo mondo femminile abbia ra!fici fonde fn un paesaggio 11111,co e statico (basterebbe– ro I.e !7IOJ1i a confermarlo, mam timorose. e. aspre.: ar– caismo indigeno genuinoJ i! md,s~~tibr1e. Ma nulla lega e condi:1a11a: le. sue. creature per la calura sefraggia del sesso ri~C!)nO a perdere ogni C(!rattenstica regionale e ra:.– :.,ale assommando aspe.lii. concessioni. limiti oritdnan·. Maternità dalle inquìeJanti slargature che. accentuano la for~a J?enera11te, bacchismi dalle. de.formazioni ,-oluttuo– se, _opero,;icd opad:=_ate da ge.,;ti millenari: questi gli ar– gomenti ripropo,;ti attra,·erso n'torni e rielabora:;ioni di temi fo11damerr1ali. Leit-moth· che hanno una loro ra(rione. l!\'Oluti~·a (mutile. ci sembra sunteggiare le. esperien:.e tec- 11i_che dell,'artista. cataloga:.io– m elle. d altronde, non resti– tuiscono mai una fisionomia intima) e che imendono co– gliere gli infiniti a.spelli della stessa immagine. le innume– rCl·oli ,·rrsioni della mede.si· ma sroria. Da Gea. fa for...a primigenia identificabile con il ma/ria.r– eato. il Ma.:;:ullo arriva a Pticlze.. doè al principio in– ddinibUe elle sonori::.a. o.d esemnio i torri stu~di dei trionfi • estfri • (Estate I Estate li) o fa,-oleegia td conouista SDO::.iale della dan· tatrice.. ,·alori:.:.a11d.o la stn,– mentalità rorporea nel suo più puro dfrenire. E sia che la_linea sbocci daTle.rugositd d, 1111 tronco d'albero di cui serba In dorawra. o incerta animi il bieio ciottolo di un torrente, o incuoi.sca nel bron:o. il cromatismo solle– cita l'incantesimo plastico di sinuo,;itd che i1morano le fredde angola:;ìoni e rlte rammentano. come. ne.i di.,;e– imi. casse armoniche di stru– menli a corda. I.A serenitd mo:.artiana. li– bera da riferimenti de.termi– nati. tra.spare. da una folUJ di immaefoi ori,·e di Ie2ami e di im-olu:.ioni P"-khiclze. Ed ru1che quando il dolore., come nella J\iobe, si manifesta in tutla la sua irruen::a, la mi• racolosa carnalità riesce a consen•are illlatte le sue. più fonde vibra::ioni. Se. per Gea il tempo di– venta tempo e la ere.a.tura creatura, per Psiche il dolore può mlllarsi rn gioia e la gioi.a in dolore.. ma resta per l'una e per l'altra immuta– bile la trasce.nde.n;:a de.Ila forma e l'inte.nsitd dell'n-o– ca:.ione. Sarebbe. inesatto pensare alla donna a nche qua, ul.o ,.;. cende. minime isola.no un ,·ol– io o indfriduan.o un 'espres– sione.. ed inesatto pensare all'amore e intenderlo fine o compiacimento. N~ do~ ni femmine. le. eroine di .\la:– z.ullo. Bseri, creatllre, que– sto sì. tutla carne. o tutta anima come. ,•ogliono ù do· lenz.e. della maturità e le ri– sen•aJe~e dell'adolescen:.a., in cui re.sta ancora una re:uar– daggine di castità che riesce a fare innocente perfino il peccato. Gli stessi ludi distensivi proposti da ragatte. asciuEle che ricordano le fa,rciu.lle in bikini di Pia:.:.a Annerina, atluali.;:.ati dal cerchio del– l'hula hoop, aggiungono gra– zia alla gra:.ia. L'euritmia già sensibile. i,1 quelle fìgure e.re.r– te, appare potenziata da dar.– ::a.trietche si a\.'\"t•nturano nel magico ballet blanc. del qua– le è Possibile intuire. le mol– teplici solu:ioni. II sottofon– do musicale \'iene di ,·olla in volta creato dalla stessa étoi le pe r continui mutamenti di po.si: ione.. Tolto l'impac– cio del t utù. che riporterebbe al balletto pantomimico de– gasiano. il corpo ritrova i suoi naturali eauìlibri in 1111 logico ridime.nsionamenio di rapporti. in una costm::.ione aperta di immagini, di slanci di passi rituali. Un rispeuo della realtd che non elude. è bene intendersi, l'intelligente. leggenda delta medesima. JOLE TOGNELLI Romanzo ed esibizione all'Eliseo Un e dialogo sul romanzo• caratterizzare un ambiente, è tra A. Mora,·ia e P. P. Pa- usato cioè come una lingua solini l,a a,-uto luogo al tea- oggettiva, anzi come la sola tro Eliseo martedì 22 marzo, espressione capace di rag– per l'Associazione Culturale giungere quella oggettivilà Italiana. integrale che costituisce il Più c he un ctialogo di ca- suo arduo ideale di scrittore. ratte.re generale sulla situa- Egli tiene l'l distinguere le zio ne attuale del romanzo, proprie ragioni di usare il quale forse il pubblico si • diaJetto _da quelle gaddian~. aspettan, i due scrittori han- che ~mspo~d~rebbero al _u– no tenuto un rapporto sul po d1 opposwone anarchica proprio la\·oro e sulle ragioni e <l:i ri,·olta ~riva~ di qu~llo di questo. scnuore, antifascista ma m- SpeciaJmente per Pasolini ~~ente con~rvatore. e si è trattato di fare la storia qwndt conformista nell uso di quel cammino che lo ha del diaJeno. inteso ~me ~a portato dalle poesie in dia- componente del .linguaggio letto friulano. del 1942,e cioè C?ntrapposta alla. hngua uffi– dalla concezione decadenti· aale per dar \'lta a quel stica del dialetto come lin- singolare past_iclre. che è il gua soggctth'a e pura, jn romanzo gadd1ano. la\·oro possibile sulla , ia del realismo. Per Mora..,..ia il problema della lingua non si è mai po- zionc di scrittore di conte- 1u,ti}, l'autore de e Gli indif– ferenti• ha operata la sua rivolta linguistica usando, per una rappresentazione che era la denunzia di un am– biente, il linguaggio comune e familiare in contrasto con quello della classe dirigente, letterario e consen-atore. Ma quando, dopo la caduta del fascismo e le esperienze della guerra, lo scrittore sente la necessità di passare da un giudizio morale negativo a un'adesione e simpatia verso il popolo della sua città, egli tro,-a spontaneamente in quella parlata romana, che non è il dialetto, una solu– z.ione linguistica che rispec– chia il mutato rapporto morale. che solo in apparenza esso è un'im·oluzione d3 un punto di vista oggettivo a un appa– rente decadentismo soggetti– vo: in realtà, dice Moravia, ogni scrittore rivh·e in sé le fasi della letteratura io cui opera, per cui e Gli indiffe– renti • S..'lrebbe, pur nel suo fondamentale carattere esi– stcnzialistJco. la fase otto– centesca di Mora\ia. mentre le opere più recenti risenti– rebbero di quella crisi del romanzo occidentale che in Francia raggiunge b questi anni le sue punte estreme e che in Italia si rivela nel– l'ansioso ricorso :il dialetto. Martedl 29 marzo. alle ore 18. t Maned.1 lt-tterari banno presentato li regista René Clair, 11 quale ha tenut.o una conferenza sul tema: l'aut.ore di film, qu&to sco– no.!Cfuto. Pag. 5 U:\"PITTORE E U:\"CA.,,TASTORIE * I paladini diPippo Rizzo * cli Il.li. DE .-t.l"GELIS S'io fossi Presidente del– la Regione Siciliana, non esiterei a nominare Pippo R.iz2.0 all'Istruzione Pubbli– ca, -poiché proprio lui, 11 pit– tore parlemitano, iniziò. or non è molto, l'invasione del Continente (artistico) con i suoi paladini. E" proprio vero che il Futurismo ita– liano, che voleva rivoluzio– nare il mondo. pa~a per il folclore. un folclore miti– co. o almeno da poema ca– valleresco. se proprio non \'0&liamo disturbare Ovidio e Omero. le ~ietamorfosi e gli sbarchi degli antichJ eroi-. Pippo Rizzo, tipo fino di normanno dai capelli d'oro e dagli occhi blu. intese fare la rivoluzione futuri– sta, in Sicilia. per riin-ven– tare U ,carretto•. gli inge– nui affreschi deg!i artigia– ni ottenuti con le vernici brillanti e l'aiuto degli agenti atmosferi ci - cioè a dire. a fare tabu.la rasa deìl'accademia pro vinziale. del chiaroscuro, delle lume– scenze., per andare dritto al co!ore e al racconto, con la malizia di un grott.eseo che rubava aHe favole più di una penna di angelo intinta nell'arcobaleno di caprès le déluges ... L'eleganza di P!ppo Rizzo è di tipo nordico. sfumatu– re di marrone, terra brucia– ta. un'eleganza nativa, di toni dimessi. smorzat i. co– sicché le mani di. ge.s.so delle sue nature morle reg– gono mazzetti di violette del pensiero, i vasi a sten– to sopportano emblemi di foglie più che di fiori. al massimo H ,pennacchio• della lanterna dei carabi· nierl; l'oro delle sue carte è opaco, da giocatori pae– sani che adoperar, J per an– ni sempre lo stes.iQ cmaz– zo,- non tenuto in serbo per le grandi occasioni. Bene. anche noi siamo di ispallc, nei quadri del ~-tae– stro, come allocchiti mari– nai. soldati in libera uSCtta nella metropoli ten tacotore, e non ce fa Cacciamo a li– berarci dal clima delle bat– taglie e dei tornei che. in secondo plano del quadro, paladini veloci e piumati combattono contro mostri e sarece.'li. a piedi e a ca– vallo (e allora è il caval!o annitrente e rampante di Orlando o di Rinaldo, se non proprio quel-lo di Carlo )lagno imperatore. S'intende che. ad insi– stere su ta!i motivi, si fi– nirebbe con il t.mitare la apertura di oriuonte di una pittura così curioSOy cosi bi.::?ana, cost. OT"igi– nale. E" da decenni che P:.ppo Rizzo l'ha :-otta con l'ori– ginalità a tutti i costi, con le infatuazioni della geo– metria astratta, con il ·vuo– to del colore spalmato in una sua terra naturalmen.– te mitica. in cui il tono favoloso ed elegiaco si spande con cadenze di n– sonanze ancestrali. S'intende che il Lonali· smo della csc:uola romana• non è estraneo alla forma– zione del Maestro, che si è tenuto sempre in disparte, tuttavi~ al di fuori daHa contesa, non per scrupolo e pudore, bensi per resisten– za nativa. per quel cini– smo siculo di ohi ne ha visto e sopportato a josa di scuole e dominazioni ideo– logiche. In disparte, ma non lontano dalla mischia. pronto a intervenire con la durlindana dei suoi amati paladini - ancora in pec– tore, ma nonpertanto ro– manticamente vivi nello spirito profet:co della sua pittura tspirata e familiare. Il caso di Pippo Rizzo, pittore ita'.t:ino. è da"·vero. a ben pensarci s'.ngolare: professore a Roma. un p6 -plù anziano di Scipione e ~fafa!. anz.i di un'altra ge– nerazione. '-0lo da giovanis– ~~mo. per farsi largo e ve– der chiaro fa combutta coi fut.urlstl. poi se ne libera, annusa l"aria che tira e reagisce con una pittura Idilliaca. ma "'enata di un u..morumo ra!!inato, persi– no sospetto. Ci accomuna, e non sol– tanto in arte. la passione per il teatro dei puPi (e molte pagine ho dedicato in -=Peste a Urana> a tali spettacoli popolareschi set• to ia tenda), per i teloni dipinti e sbiaditi dal lungo uso. in cui erano disegnati i castelli Incantati di una Infanzia più che fellce. S1 sa che f cpupb. a poterli Intendere. r.petono con f~– deltà as:soiuta i versi della Gerusalemme Liberata e dell'Orlando furioso. con ln– tex,x,lationi di altri poemi cavallereschi nientaffatto artrltrari: ebbene, le stanze di Erminia o della pazzia di Orlando. le ri.!eggiamo con la stessa commozione nei raeconti colorati di PiP?O Rizzo, egli ci riconduce per mano nei fabirinti di quei castelli di cui, egli solo, possiede !a chiave. Se si traveste da pa-ladino, chi gli negherà la vittoria, e la $Clarpa di seta della prin– cipessa in premio? Eccolo qui, in un autoritratto, che ripropone alla nostra me– moria !e gesta di Rinaldo. sire di Monta!bano ... Una Lro\·ata - sia pure, ma che ha la fresca \·ero– simiglianza di una ballata all'antica. con quei rossi dosati e maturi. quei b!u antichi e come impo:,·eraU di stotia, quegli arazzi che ta:1no emblema e bandiera ai tornei, alle cacce. a 1 le dis!ide, e alle parate in mezzo alle quali troneggia la barba ramata di Carlo– magno imperator.?. E le fol- 1.ledi Orlando? E i lamenti di Angelica che sta per es– sere divorata dal drago? Saranno gli aneddotti esem– plari di una pittura diver– tita che insinua i toni pa– radossali di una rievoca– zione caprkciosa ed urgen– te, spavalda e paesana, e non rifiuta i pericoU di U."l folclore di cartapesta, di paesaggi a loro vo!ta di• pinti su teloni sdruciti e consunti dal vento e dalla pioggia. Pippo Rizzo in veste di cantastorie. dunque. e gli fanno circolo monache e marinai, carabinieri e guap– pi. monelli e bambine che, infilando la chia'i e nella toppa di un uscio ne"ro di catrame. epe-rano di sco– prire nell'interno le vallate arcaiche in cui cavalieri dagli elmi piumali sfidano in velocità il vento di pri– ma\·era che fa oscillare fio– ri e corone di regine. In un'epoca color salmo– ne affumicato, la pittura dl Pippa Rizz.o ci richiama a un disegno di memorie, usanze Coldoristl.cbe. di ar– ttgianato popolaresco - ha questo coraggio temerario - e supera tutto que:s;to ccn il colore. la magia di un colore che si rifiuta a ogni lusinga letteraria. or– namentale. barocca. Una povertà esemplare. una ca– stità acerba, una controlla– ta veemenza sono le scan– sioni di una cantata che po– trà durare lungo tempo an– cora, senza scadere nella monotonia. PiPPo Rizzo. alle soglie delJ·età matura, è \;glie sentinella del suo campo di tende guerresche e di elmi sbalzati: ben vengano cavalli e ippogrifi. mostri e apparizioni del sottofondo tartareo: il pittore non sgarrerà linea o piuma. e a!trescherà sulle tavole grezze degli alberi potati le gemme cristalline in cui si rtfletteranno gli incan– tesimi isolani di un poema cavalleresco che non ba tra– monti ne rivali. Se con inua di questo passo, a prossimo autori– tratto di PipPo Rizzo dovrà, per-virtù e magistero d'arte, r&ssomlgllare per forza e quello di Carlomagno: solo che reggerà la corona in mano, il furbo paladino. per evitare che la gente dell'isola lo sogguardi con malizia. e per stornare il malocchio che sempre si appunta . in quelle felici cont.ra< .ie, sulle teste coro– na te. La corona. Pippo. l'a• \,-rà senza dubbio guada– gnata, ma è pronto a ce– derla a chi ne abbia vo– glia: una corona di latta dorata. con scheg2e di ve– tro per brillanti. che Mfran– gono. tuttavia, nel loro pri– sma, le scene di un poema eterno come l'arte e come la vita. e Peccato. Se ci viene domenica, la tratterrò a pranzo con me. Abito a Borghetto. per l'appunto. Fa-remo una passeggiata in una stradina che conosco io, verso Grottaferrata. Po– trei !arie vedere due al– beri di marasca che si af– facciano sulla valle sotto– stante, dove passa la tram– via. Una leggerezza di con– trasti. le assicuro. tra quei rami e quel cielo. da far pensare a un graffito del Beccafumj, o, se preferisce, raccordo con il rinno\·amento· Quanto al realismo socia– del linguaggio operato dal- lista Pasolini, pur denun– l'crmerismo allora vigente, ai ziandone i limiti teorici e due romanzi recenti in cui quelli linguistici, ritiene che il dialetto ba la funzione di questa sia l'unica ipotesi di sto con altrettanta consape– \·olezza; scrittore incalzato dall'urgenza del ccnU:11uto (non senza fierezza egli di– chiara cli acx:c ttaro la definì- A proposito del trapasso dalla tena persona oggetth·a dei primi romanzi e racconti alla prima persona di quelli più recenti, Moravia precisa o. I. Pippo Rlzzo: I\Iarlnat aDa mostra GentillnJ R. M. DE ANGEl.lS

RkJQdWJsaXNoZXIy