la Fiera Letteraria - XV - n. 14 - 3 aprile 1960

LAFIERA LETTERAR .. '.Anno XV . N. 14 SETTIMANALE DELLE LETTERE DELL ARTl E DELLE SCIENZE Domenica 3 aprile 1960 SI PUBBLICA LA DOMENICA QUESTO NUMERO L. 100 DlHl-:7.lONE, AMMINISTRAZIONE: Roma · Via di Porta t.:nstello, 13. Telefoni: Redazione 635.481 • Ammla1straz..ione 65~.168 • PUBBLlC.:lTA': Amm1mstraz1one: • LA r!E:tt.A LE'TTERARLA • • Vta di Porta Cast.elio, 13 · H.oma • 'fAHll-"i''A: L. 150 al millimetro • A BBONAMF:NT1· Annuo L. 4 000 . Seme$1.:-e L. 2.150 • Trimestre L. t.100 • E.stero: Annuo L 7.000 • Copia arretrata L. 150 . Spedizione lo conto corrente postale (Gruppo f() - Conto eorren~ post.aie n. 1/3142A LO CANDALO DEI PROFESSORI * Una vocazione al tra1nonto Lo scandalo dei professori di cui la stampa dà no– tizie confuse e aneddotiche, merita forse minore sde– gno e più Impegno, da parte di chi deve preoccupar– sene. La carica delrinsegnamento e difficile. ru– chiede una preparazione che non cessa con il diplo– ma di leurea, una disposizione che è quasi Impossi– bile accertare prima del confronto diretto fra il do– cent~ e le scoleresche. una ricchezza di pensiero e di informaziqne che spesso fanno a pugni tra di toro. Infatti, chi ha scoperto la bellezza dello studio, e sa viverla in r.accoglimento, tende a diffidare di tutto ciò che soprevvenga dall'esterno. ed è pieno di scru– poli e di dubbi nel partecipare ad altri l'oggetto dei propri pensieri. Me guai al docente che rinunzi alla informazione e all'intelligenza del mondo presente. guai alla scuola dove il professore inibito sia pura da nobili cause e dibattuto tra scrupoli pur legittimi, non sappia impe.rtire certezza o fiducia. Un sonetto di GirolamoComi Oh ltluse Ad una estate già schiusa mai schiusa sempre imminente e ancora in divenire e d'attese gremita e pur confusa con giardini sul punto di fiorire, penso - a voi ripensando oh Mu.se oh Musa - posseduto dall'ansia di morire in braccio a quella gioventù avvenire nel segreto di me cresciuta e chiusa. La memoria dell'anima contesa dal fulgore dei giorni consumati e dall'invito d'una. fiamma accesa in fondo a cieli d'occhi innamorati mi sprofonda in maree d'estati chiuse nel vostro sguardo d'oro. oh Musa oh Muse POETI FRANCESI D'OGGI: A CURA Dl DIEGO VALERl * Jean Rousselot Nella collezione • POCtes d' aujourd' huj • dcli' editore Piene $eghers (un editore sinaolarmente benemerito del– la poesia, poeta egli stesso) è apparso or ora un ampio sag• gio di André Marisscl su Jean Roussdot (ParigÌ, J960). Al saggio, acuto e caloroso, se-. guono un'abbondante antolo– gia di testi poetici del Rous– selot, e una nota bibliografica • essenziale •· * fisticate) della nuova lettera– tura di Francia. Educato alla scuota di una fanciullezza po– \'era e, poi, di una partecipa· zione appassionata alle batta· glie della Resistenza, cali è il poeta dell'uomo moralmente e socialmente libero, dell'uo– mo che si realizza e si affer– ma nella libertà, e solo nella libertà. l Direte che il caso nostro è diverso. perché dob· biamo tl'Ottare d! aspiranti all'insegnamento i quali, se. mai. si distinguono per ignoranza crassa. Ma il discorso era necessario Ce ci sarebbe tant'altro da dire). o dimostrazione che il vero docente deve pos– sedere attitudini particolari e spesso indipendenti dalla sua stessa volontà, ptlr tacere delle qualità uma– ne. spirituali e psicologiche. dall'amore per i giovanl alla capacità d'intenderli rapidamente. alla prontez· 7,a nel soccorrerli. alla forze flslopsichica dell'essere sempre presenti alle loro necessità, che 7..empillano una dall'altra. inarrestabilmente. Dovremo dunque ri– conoscere che gli uomini e le donne cosi ricchi e. in potenza. così generosi di sé. sono rarissimi. Le cat· tedre, invece, sono oggj troppe rispetto alla dispo– nibilità del talenti magistrali. e sempre poche rispet– to ai bisogni dell'istruz.ione e dell'educazione. Jean Rousselot. nato nel 1914 (suo padre cadc,·a a Ventun nel 1915), iniziò a ,·ent'anni la sua carriera di scrittore, piU propriamente di poeta; ed C oagi una delle figure più sal– de, più rilevate (e meno so- Poiché un discorso appro· fondilo sulla sua poesia ri– chiederebbe uno spazio di cui non disponiamo, ci limiterc· mo a presentare Jean Rous– selot ai nostri lettori con que– ste tre poesie, tratte dal vo· lume Seghers e per noi tra• dolte da Diego Valeri. _J ][ lL, LJl~BHO JD>Jl CUJl * Sll PARLA Quando poi si affronta il discorso economico. le conclusioni appaiono ovvie. Non c'è infatti carriera che chieda di più offrendo di meno: una carriera di fame. insaziabile fame della dignità e della libertà che oggi costituiscono l'aspirazione di ogni lavoratore. Ai docenti, infatti, è negata anche la libertà di appren– dere, se di essa fanno parte i mezzi per comprarsi i libri. ed è negata la libertà di studiare. se studiare 1-igniflca trovar lo forza di migliorarsi. esaùsti sia dal– l'insegnamento sia dagli altri mestieri. compresa la ripelizfone privata che è tutt'altra cosa dell'insegna– mento vocazionale e. appunto, mestiere, ma neces– sario a integrore lo stipendio. I Il nuovoroma~zodi Briinetti X e La riva di Charleston ha puntato risolutamente su un crescendo altamente ro– manzesco di fredda ,i.llucinazione E' il libro della raggiunta maturità * di FERDI11 1 All'D0 l'IRDIA Ne consegue che gli uomini e le donne che per avventura abbiano almeno in parte le qualità so· pradette, finiscono col cercare altri sbocchi, diversi da quello magistrale. Un tempo. le vocazione corrispon– dente poteva essere difficilmente placata in altri set· tori; oggi, la stampa, la radio, la televisione, li teatro, il cinema. le .,relazioni umane». l'c assistenza socia· le». le consulenza art.istica e lettere.ria nell'industria e nel commercio. le necessità inerenU ai rapporti in– ternazionali... cento professioni si aprono. in cui le attitudini specifiche di un insegnante potenziale. sono, se non soddisfatte in pieno. almeno impiegate util– mente e con un beneficio economico. al cui richiamo sarebbe assurdo resistere. se non per la forza di una \·ocazione addirittura religiosa. Purtroppo. si osserva anche nel campo loro proprio. che le vocazioni decli– nano. Che cose pretenderemmo da quelle magistrali? Perciò avviene che, in luogo dei migliori. si avviano olla carriere dell'insegnamento. come a tutte le car· riere povere ove è presumibile una minor concorren– ze e quasi certo un tozzo di pane. coloro che debbono appunto contentarsi delle carriere disertate. e che scelgono. in luogo del companatico. il prestigio tradi– zionale della cattedra. Ma Quanto può durare la buona fama dell'inse– gnamento. se esso. tranne rare eccezioni. sarà domani esercitato da chi meno dovrebbe? Non è indulgere a una spiegazione marxista del fenomeno .riguardarlo. anzitutto. come un effetto economico. D'altTonde, !1 rimedio. pur consistendo in una decisione economica. non può esser trovato fuori dalla conv:inzione spiri· tuale che la s<'nole i' alla base della società civile e progredità. Non neghiamo che sia necessaria molta forza d animo ai politici. per spendere miliardi su mi1:0rdi che non dànno immediato lustro demagogico. ma ~iAmo convinti che il piano della scuola non avrà elcun esito se non prevederà la spesa necessaria alla difesa delle vocazioni magistrali. V. C. U primo libro di Raf~ faello Brignetti. una rac– colta di racconti apparsa nel 1952 col titolo Mort.e per acqua nella collana narrativa di Paragone, si fece notare non soltanto per pregi notevoli di stile, ma soprattutto perché il giovane scrittore toscano (egli è natb nell'Isola de! Giglio trentotto anni or sono. e Corse il luogo di nascita. e il discendere da una famiglia di gente di mare condizionano in un senso ben preciso la sua vocazione sin dagli inizi. pur affrontando temi no11 astratti da un rapporto con i problemi attuali della nostra epoca. si dimostrava un narratore non certo incline a c0n– lin,ruaggio. II suo se– condo libro. il romanzo La der-it'a, apparSO nél '55 in un e gettone> dell'edi– tore Einaudi, mise in luce tuttavia ben più comples– se ambizioni di narratore. Si doveva prender nota. allora. come ambedue i libri det Brignetti rh·elas– sero un mondo personate, una voce Òriginaria assai coerente e autentica, alla base stessa della sua ispi– razione: sia nei racconti c0me nel primo romanzo il mare non era un pretesto decorativo, uno sfondo o Ul:\O scenarin, ma ,p'l.ltto– sto un elemento essenzia– le. la testimonianza ai una antica tragedia. un segno perentorio di vita. Anche se, rispetto al ,:,rimo ro– manzo, ì racconti di Morto per acqua, rivelavano che l'attenzione e la preoccu– pazione dello scrittore era– no state prevalentemente Raffaello Brlgnctll TACCUINO DEJLLO SVAGATO * La piccola cultura e il ~Tande pubblico Si va spPS-'O affermando. 11el vaato reame del luogo comune, che da noi manea oggi la rivi&ta leueraria davvero capace di espri– mere e di chiarire ì,i tono medio il meglio della ,io· stra letteratura militante, e di rispo,idne perciò alla richiesta. che rimane in· soddiJtfarra. cl'u11 pubblico i.i quale vuol es1wre illumi· 11aio o perlonumo tenuto al corre11re. e che it1vece res1a umiliato. e perfino uu poco offeso. ogniqualvolta si av– cina alle rivure esisrenlt. turte troppo alte di tono perché rwolre a uri'élite. Solt011to una tale rivista. si aggiu,igp potrebbe ,-er– vire i,i modo pfficnce a una magqiore d1(Jusione del li· bro: non c:olo. mo per la sua numero~a tiratura po· rrPbbe a11che coc:riwire. per g/j ,crittori. quella le· gtt!imo 1011te di guada· gno. che es1,1 i11vece 110n trova nn 11ei rii-:t rer ti borde· rò delle attuflli riviste « spec1ali2::otP "· rloVP quasi u11icnmr>,HP ~criva110 (se vi scrivono) o per uroci11io o per amor dell'arte. Corollarto d'una tale pro- * di- 6IOR6l0 CAPR01II posizione è che una &imile rivisra. o super rivista, do· vrebbe farla un grande edi· rore. anziché preferire il ro· tocalco. ii quale vien per ora considerato. oltre che uno buona fonte d'incassa. il miglior mezzo pubblicita– rio a favore d'una casa edi· trice. Sarà, ma io non riesco a vederla, una co&ifJatta rivi· sta di tono medto. proprio perché non rieaco a vedere. nell'attuale compagine del· la nostra società. fra i due estremi della raffinata cul· tura e dell'analfabetismo anche· addottorato (due e.urem, che ahtmé non 8l toccano. altrimenti avrem• mo forse. nella fusione col folklore. una letteratura ve· ramente p0polare). queLla elevata ed estesa media del· la culturn stes&a (La Lettu· ra fu un eJtempio dalla sua porte efficace) elle nori sol· tanio determina il grado di civiltà d'un paeRe. ma da sola permette. a11zi impone. rè.c:iJttenzad'una rivista del tipo di quella au~p,cota. Con ctO m; par d'nver già dello che non credo troppo nemmeno alla Tichiesta in tal ,enso da parte del gran pubblico (se rale richiesta e&istesse co11creta, chi si la· scerebbe sfuggir l'occasio· ne?), per il quale d~altron· de lo schermo e il video hanno assunto cosi bene - o cori male. ciascuno è li– bero delle proprie opinioni - il ruolo della cosiddetta letteratura amena, pur non limitandosi affatto, son pronto a riconoscerlo. a tale funzione. A proposito di rotocalchi, e senza voler ingrossar troppo il discorso. sappiamo che cosa essi sono: l'indu– strializ zazione del pertego– lez.zo ( esteso su scala mon· d iale) che una volta si fa– ceva a domicilio. le sere d'inverno, hitorno ai ca.ti della zia Carola. o di altri • persOnaggi n del paese. Personaggi che. se manca· no. il rotocalco • inventa » (monta). con grande ab· bondanza di fotografie. sfor· zandosi in tuttj i modi di far che tutto il mondo sia o divenga davvero paese. Questo. dei rOtocalchi, è il lrnguaggio medio (I.O .cul– tura media) richiesto dalla maggioranza del pubblico (il nostro ceto medio. qua.si interamente composto di "dottori»), linguaggio dove la noterella di critica fette· torio, o musicale, o tea· trale, o d'arti figurative, noi lo vediamo tutti quale spa– zio occupi e quanto strida nelle ultime pagine dedica– te alla Pubblicitd, nono– stante le acrobazie dei cri– tici spesso illustri chiamati a redigerle per adeguarsi al pubblico, e per non troppo urtare la figura del Diret– tore-dittatore. a sua volta funzionario d'un editore. Ma con ciò? Dovremmo per questo dichiarare in peccato i rotocalchi. e au· spicarne il rogo? Vero è che qualcuno pen– sa che una più agile • poli– tica» in favore del libro i rotocalchi potrebbero svol· gerla, con meno critica (meno di. cosi?) e maggior informazione e «grancasaa», prendendo il toro per le sue stesse corna, e cioè creando h1torno al libro un alone di curiosità non troppo più mi· sero di quello crt>ato intor· CtORG lO CA.PRONI (Contlnua a pag. Z) di carattere stilistico, pure, riletti oggi. essi indicano c0me il dato .più vero del– J::i. na-rrativ.a di :e,rg,,~tti sia proprio in questa in– sularità un sentimento di angoscia che essa implica nei suoi personaggi. * ~el romanzo La deriva, la cui vicenda si svolge quasi tutta nel vecchio fa– ro di un'isola dopo una fe– sta di fine villeggiatura al– la quale ha ,preso parte un folto gruppo di giovani. quel sentimento diviene addirittura ossessivo e si identifica c0n la crisi profonda di una e beat ge– neration > italiana tipica del dop0guerra. Ma nuoce· va al romanzo la ristret– tezza dello spazio nel qua– le le vicende si svolgeva– no. la strettissima unità di tempo, in contrasto c0n il folto numero dei suoi per– sonaggi e soprattutto con Ja .complessità psicologica dei loro reciproci rapporti. Tuttavia questo è un dato importante della nar– rativa di Brignetti, ed an· zi addirittura una prO\·a della sua validità: l'estre– ma 'Possibilità di concen– trazione così in uno spa– zio fisico come in uno spazio morale. della vi· cenda dei su o i perso· naggi. nell'immensità ter– ribilm~nte i mm obi 1 e e fluttuante al tempo stesso del mare, che circoscrive e delimita senza possibilità di evasione il loro dram– ma. Una cosi amara e tra· gica. ma anche così au– tentica e personale carica esistenziale (di un esisten– zialismo che in ogni scrit· tore moderno è un dato quasi inevitabile. ma che in Brighenti si acc0rda spontaneamente con l'im– pulso originale dell'l sua narrativa e quindi non ha nulla di acquisito o di Jn– teUettualistico) si avverte in una sua piena e felicis· sima fase di sviluppo del nuovo romanzo La riva di. Charleston, apparso di re– cente in un e corallo> det– l'editOre Einaudi. un ro.– manzo che ci offre la pro– va non s0Itanto della ma– turazione alla quale è per– venuta la narrativa del Brignetti. ma aJtresi dì co– me una tale maturazione si accompagni con una consapevolezza critica del– le sue particolari inclina– zioni narrative e una sicu– ra intelligenza dei mezzi atti a conseguire una loro resa. un giudizio sicuro sulla materia romanzesca. U Brignetti. in altri ter– mini. si é µosto con molta chiarezza il problema di una certa coralità che è un dato permanente della sua narrativa insieme alla insularità che condiziona particolarmente tutta la struttura di Qu-esto suo nuovo romanzo I.a cui vi– cenda si svolge durante la navi.gazione dal porto afri– cano di Freetown a quello americano di Charleston di una ,petroliera italiana. Calma navigazione in un rnare tropicale senza sor· prese, regolata da conge– gni sicuri. dalla sicura ef– ficienza del grnde vascel- Jo dove ciascun uomo del– l"equipaggio ha una sua funzione. un suo compito che si identifica con gli strumenti e c0n i mezzi tecnici. Ma nel corso di questa navi.gazione avvie– ne qualcosa cli imprevisto e di inesplicabile: si am– maJa il secondo nostromo di un morbo sconosciuto ~r il quale il Centro Ra– diO, Medico, interpellato in mancanza di un medico a bordo. non sa dare alcuna indicazione. Si a m m a l a quindi. con glf stessi sin· tomi del nostromo, un al– lievo uCficiale che vi è im– barcato. e 'Più tardi ancora una signora inglese che c0t marito e con la figlia è uno dei quattro passeggeri della nave (quarto è un giovane ingegnere italiano, che ha, tra gli altri perso– naggi. un maggior rilievo, e di cui lo scrittore fa co– me un distaccato spettato– re. quasi in funzione di un'appassionante coscienza morale). quindi ancora un altro uomo dell'equipaggio. * Una ina!lerabile e sco· nasciuta epidemia rninac-– cia dunque la nave e la sua gente: la morte det so– condo nostromo rende la situazione più tragica. Tra gli uomini dell'equipaggio incominciano a serpeggia– re. dapprima in sordina, quindi in modo sempre più A pag. 3 Inediti di SAINT.JOHN PERSE tradotti da Romeo Lucchese esplicito timori e risenti– menti perché il coman– dante della nave non ha voluto fare scalo alle Isole del Capo Verde. Dopo le lsole, la nave. con la ma• lattia misteriosa che cova nel suo seno diventa un mondo a parte, chiuso e 6enza possibilità di eva– sione: le morti che si suc– cedono creano un clima di sospetto e di ribellione; l'equipaggio si rifiuta di toccare cibo della provvi– sta di bordo. persuaso dal· la sottile opera di sobilla– zione compiuta dal diret– tore delle macchine. In que~ta atmosfera angoscio– sa e stagnante ad un tempo. l'improvvisa mor– te. sul suo posto di co– mando. dello stesso capita– no della nave. stroncato dal morbo misterioso. por– t-a il dramma al suo acme, ma insieme sopisce i con· trasti che ormai minaccia– no la sua gente: e quan– do la nave avrà attraccato alla riva di Charleston. una rapida inchiesta de· temtinerà le ragioni del dramma. assai più banati di quanto non si sarebbe immaginato: tutto rientra nell'ordine degli imponde– rabili a cui è ,affidata la vita stessa dell'uomo. E' inutile dire che Bri– gnetti ha puntato risolu– tamente su questo cre– sce~do di [recida alluci– naz.ione, veramente roman– zesca, che prevade a poco a poco tutta la vita della nave, senza tuttavia ri– nunciare a un gioco dialet– tico tra i vari personaggi che ne popolano il ristret– to spazio. e soprattutto senza calcare la mano in un suo giudizio dall'ester– no. Ma oltre il'allucina– zione dei suoi personaggi. sotto i loro contrasti sem– pre più intensi. egli lascia avvertire il sentimento di un·angoscia per il destino dell'uomo che è una delle essenziali caratteristiche dello spirito contempora– neo. Attraverso la realtà inequivocabile della nave e del suo mondo. ciascuno ritrova una sua veri– tà. Per gH uomini della na– ve un oceano vale l'altro. e appunto in questo la nave rappresenta la vita nella sua più vera espres– sione. e La vita non va cercata al di Cuori di quel– la c~e. è •· dice uno degli ufficiali. Ma non è. si badi. una tesi. ed è chiaro che in questo romanzo il Bri– J!netti non ha puntato su una simbologia, ma su una storia. su una vi– cenda, su personaggi del tutto oggettivati. senza riverberi e senza residui d1 altro genere. Ed ha sapu– to farlo soprattutto impo• stando la sua storia suUe oji!'.gettività di un linguaji!:– gio narrativo autentico. FERDINANDO VIRDIA Glohho Dove sono le agavi. i cocci. Che mi ci avvoltoli. che ni? ingo.?zi Il mio desiderio! fino a morire! Questo piacerebbe al mio sire. Ho fame di te. cerdura nera. Di vo,. sozzure fumantt la tera. Di voi. roue abbauute carca.ue. Di voi, cantieri pieni di erbacce. Di voi, controde di caae piuate Che U sangue e il seme eialate. Persia.ne dietro cui c'è chi spia Torcerai nel fanr,o L'epileaaia, Balli fioriti di. vomiti, nnania D'e.ssere dov'Egli non è, per la vana Ansia di cercatLo net pianfo - e soffrire: Questo p!acerebbe al mio .rire. ~ S'alzn il ,·ento S'al.=a H vento insieme col giorno E fa il giro attorno alla casa. Dove H dolore sonneechia ancora Tra le braccia che l'han cullalo .4U'ombra dei grandi boschi del aangUP S'al=a il vento inaieme col giorno E sputa nero nella rugiada Sui battelli dalle briglie molli Sulle ferragli.e dimenticate Che ricomincia,w l'esistenza. S'alza il vento insieme col giorno Sotto L'ascella porta un sole Vecchio che rotola nella memoria Come un pe.:zo di pane muffito Sul lastriooto della prigione. L'uomo lui pure s'alzerà presto Dibattersi e geme-re già Lo senti Nel cilicio della sua carne E riscald,zre col suo fiato L'uotio marcito del suo amore. ~ lo ti ho aspf'tiain Io t"i ho aspettata mille volte. Portarti.ce d'a.stri e pellicce, Soffio caldo che mi conforti Nella sarabanda dei trivi! E sei venuta tutte le volte ... Sei fiamma in mezzo alla folla? Sei donna nella tua pelle nuda? Posso dire che ti ho veduta? Sei tu. son io quesro poco sale Che nelle nostre mani sl asciuga? Questo è mio; queat'è la mia ombra.. Tu non puoi fare che tu non m'ami. Né io rifiutarti o spezzarti, Te che ignoro. te che non mai Le soglie del sog,10 trapanerai. (lraduz. di DIEGO VALERl).

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