la Fiera Letteraria - XIV - n. 46 - 15 novembre 1959

Domenica 15 no,-embre 1959 LA ~TERA LETTERARIA Pa~. 5 * S C R I T T () R I IN PRIMO PI AN O BEATRICE SOUNAS DONGHI: Un l{iorno d'attesa Pia coi libri si riposava delle cose viventi ma la cu~ le riusch a quasi sempre trop~ bene: lcggt e leggi, ne usch a nemmeno lei sapeva come, cosi stra\'Olta e annebbiata da dover cerc~re di_nuo,·o il fresco delle foglie, una p:mchma d1 sasso. l'aria di fuori e un intervallo di solitudine in cui rientrare de– centemente _nella propria pelle. Lo cercò oggi c~mc al sohto, sul finire del pomeriuio, nel \ 1ale che sccndc,·a dalla pergola parallelo a qucll_o.del cancello, tra la siepe di tasso che lo divtde,·a dall'aranceto e il muro da cui c~d~\'3 ogni tanto un pezzo dell'intonaco dipinto a finto marmo, gialliccio con le ve– nature viola. In certi ,asi abbracciati da grasse ghirlande di collo cresceva solo l'acan– to, tutto un disordine di foaliacce scure Pia ne tirò una, mentre ciondola\·a tenendosi al piedistallo; ma non veni\•a bene, si lace– rava senza sradicarsi. e Farci be.ne a tornare qui domani con la zappetta - pensò - ma presto, da aver ~~i~~li l~~~i,il ~maen~t~ 10 Qu~t~!n~~~a~ come l'erbaccia, ma vuoi mellere la figura che fanno?•· L'immagine degli alti fiori rossi sbocciati combatlè per un poco con le ultime brume della lettura; trasognata. Pia andò al \'3SO seguente, abbracciò anche quello abbando– nandovi contro la guancia. Siena, Ontieto, 1 gigli; Lavinia, Edaar, i gigli; una cattedrale di manna color di cera; i gigli. Finalmente la vinsero i gigli e Pia staccando la guancia dal vaso scese nell'orto a guardarseli do,·e crescevano, abbondanti come l'erba, lungo l"orlo de.Imuraglione. Sbucando dal viale l'or– to sembrava ,·asto e chiaro, benchè il sole se ne fosse già ritirato; un'ultima doratura ta~dava sulle foelie più alte della spalliera de, peri. C'era sua sorella là, Pia l'a,·e\·a subito vista, ,·cstila di bianco, che passeg– gi3\a lenta lenta luna:o il filare. e Ciao, cosa fai?•· • lo? niente,• disse Giulia sorpresa. Qualche mosca ronzava come in sogno nel sole superstite delle cime; a terra poche ingorde rinivano un"orgia su una pera de– vastata. metà gialla metà cioccolato. • Cosi - fece Giulia - Sandrino non è arrivato nemmeno col treno delle cinque• • E aià •• annul l'altra, piegata con le mani sulle ginocchia a guardare il moscone, le due mosche bi&ie e smilze d'apparenza ipo– crita, le tre di met3.llo ,·erdc patinato d'oro; ~i vede\'a b-:nissimo che al ritorno di San– drino non a\·e,·a più pensato, e che non indovina,•a ombra di moti,·o per cui ,,i s1 do,'CSSCparticolannente pensare. • Ma se è possibile esser cosl "aghi!... - esclamò dentro di se Giulia. con una scossa nen-osa dai piedi ai capelli: e senza tran– sizione, affrontandola quasi brutalmente: - Dimmi un po', a te non piacerebbe a,·e, molto denaro?•· (Capisci una buona volta quel che io ho capito da mesi, esci da questa tua distrazione disin1ercssata e irri– tante!). • Molto denaro?• disse Pia, riflellendo, e tacque per un po', tirata in due direzioni opposte, qua i libri che a,•rcbbc volu10 po– ter comperare tutti insieme, là una \"ila da quattro soldi come spesso l'aveva immaginata ra:a ~~fa~~~e~ 11 l'~~ 1 fe f:6 1 ~~· si,·:~ la spinta di quei pensieri, non sapendo an– cora se avrebbe detto • sì, vorrei molto denaro, saprei come spenderlo • oppure • no, SQno anche troppo .ricca così •; e fu una specie di superstizione che le si impose di colpo e la costrinse a richiuderle senza ave, dello niente. Non si do,•cva dire alle cose di cambiare in un senso o nell'altro: non le a,·e,·a falle lei, mealio non provare a ritoccarle nemme– no coi desideri. Se debbono mutare mutino quasi da sé, quanto più lentamente, quanto più inawcrtitameote sia possibile; cadano aura,·erso ali anni le croste di intonaco dal muro del viale senza che nessuno vi meua il rosa crudo di un intonaco nuo\"o; i gigli sostituiscano &li acanti nei ,,asi di cotto, vi prendano piede, ,·i rimangano tanti anni da sembrare dav,,ero erbaccia, 6nchè qual– cuno arrivi a non poterli più vedere e di nuovo li cambi. e O attimo fuggente, arre stati, sci bello•, diceva quel tale, che è da,. vero troppo pretendere; ma • Tempo, va ada– gio, non starci alle costole troppo da vicino; dacci tempo, o Tempo•, questo forse si può dire; benchè poi non senra a molto. e Be'?• insiste Giulia; il tono interrogath•o dà un a:uizzo all'in su, pungendo; e Io non lo so•. risponde Pia, e il discorso cade; eccola di nuo\'o piea:ata verso terra, spo– stando le foglie cadute con la punta esplora– trice di un sandalo. Sono le foglie ovali dei ~~e P:~~~a;~g1~!!1it~~ ~f~f· ci[: gio, molto più grandi queste, e più fragili, a buchelli neri che sembrano bruciature di un fiammifero. L'erba è ruvida, con le punte secche. • Sai - dice, ancora nella scia dei pen– sieri di prima - che quaggiù sembra pro– prio autunno?•. e Per forza; ~ il 2J di settembre. dopo tutto•. Pia si è raddrizzata e si euarda in1omo, cer– cando una confenna del fatto che dav\'ero così alla chetichella, senza lasciarglielo ca, pire, l'estate sia andata , 1 ia. ..Guarda che bella serata s'è fatta, - os– senra dopo un silenzio. - Io lo dice,·o che il tempo si ag&iusta\fa •· Zitto zitto il venticello tirato e fresco di stamattina è tornato e ha spazzato la nu\'O– Jaglia. Il cielo tenero e liscio sembra una cupola di seta; dove tocca l'orlo delle colline sbiadisce cosl dolcemente che non se ne sa dire il colore. A Giulia non importa molto che tempo faccia, almeno cosi crede: ha dentro di sè i suoi motivi di gioia e di tristezza, i suoi alti e bassi che suppone indipendenti da ciò che sta fuori. Fino a un momento fa si credeva annoiata più di prima, delusa e ~~~ ~:l~st~~dontn°~~g~~':,,,dim!~~~ i forse è quasi da un'ora che nel fondo non si annoia più, altrimenti non le basterebbe dire, come adesso dice, e Sl, è bel tempo•, per sentirsi cosl appagata e leggera. Che ridicoli quegli Schiappacasse, chissà che diligente racconto le faranno domani del moti\."o per cui non sono potuti ,·enire. Che ridicola lei, averli tanto aspettati. Il Dopo cena han preso le seggiole di vimini e siedono sul piazza.Je; la luna non è ancor sorta ma non tarderà, se ne vede già l'alone. Il finestrone di sala da pranzo, aperto, stam– pa in terra un lungo trapezio d'oro, nitido e sgombro peraM ciascuno ne ha ritirato la propria seggiola, o le gambe se ne oltre,. passavano l'orlo: c'è ancora in giro qualche zanzara. cUa penombra fuori di quei li.f!l.iti si \'ede il cerchietto, più rosso, della s1g~ retta di papà, si ,·edono i visi ~ le mani, non le espressioni; ma quando ti can~l!o là in fondo cigola e si chiude e la ghiaia scricchiola sotto i passi, a nessuno sfua:g,e il moto veloce di marnà, che ha le\fa~o 11 mento E nella mossa (Giulia I ha \TJ.Sto) è p~ato come un umido d'occhi in fondo alle grandi occhiaie d'ombra. e Non hanno suona10, - dice. o domanda, aspettando che altri dica: - AJlora è San– drino senz'altro •· i\fa quasi suoiro si è potuto distingue~ che j passi sono due. non uno; e non e nemmeno ,ero quello che qualcuno, in un tempo cosi brc,c, ha macchinosamen1e pen– salo, che andrino abbia portato con sè un amico; perchc le due ,·oci miste che si awicinano su per il \•ialc sono le voci dei fratelli Schiappacassc. A Giulia cascano le braccia; ma ha anche molla ,·oalia di ridere. Adesso, arrivano, Adesso che lei ha.sta a ,e stCM.1,non li desi– dera e fa fa1ica a pensare a loro: adesso che sono perfettamente superflui. • Buona!>Cra signora Marchesa, buonasera signor Marchese. Eccoci. Maria Giulia •· Chi ahri fuorchè Villoria e il dottor Nino la chiama mai col suo nome intero? Pignoli, seccaron. . • O Pia, buonasera. Dunque. eccoci. Vole– vamo \'Cnirc oa&i. poi papà do,•eva andart a Genova e ne abbiamo approfittato pe1 accompagnarlo. ripromettendoci una capatina qui quesla sera; è un po' un arbitrio, ci scusere1e •· ta parlando in linea di mas.:,ima il dotto re, con un sottofondo di Vittoria; sono lt' parole1te di quesla (• Ho ,•isto una stoffina tanto bella ogai, poi ti dlrò. Come stai bene lo· conosco qucs10 tuo ,-cstito? Ma benissi– mo, ti assicuro•> - sono quelle paroleru di confidenza un po· inferiore, pronta alla lode, che Giulfa tro,·a più fastidiose. Sottin– tendono tutta una comunanza di gusti che invece è sperabile non ci sia affatto, ma da cui è difficile difendersi; Giulia si ri1ro,·2 cedevole e molle, già Jcagcnnente piegata a un modo 1.l"cssercche .:,l~rJ, almeno sta– sera, non è aiuslo, non è suo: già ride quando l"ahra aspetta che rida, parla con le sut: stesse parole. Noiosi, noiosi! A ,·alte Giulia è stata catti\'a con quei noiosi, cosi sonilmente che essi forse non ~ ne sono accorti. lei s\. e le è bastato. Ma il senso di possesso di sè compiuto t tranquillo che ha avuto un pai0 d'ore fa, in fondo rega:c ancora, e le pennette di essen magnanima. Con larghezza indulgente concedt il proprio viso ora all'uno ora all'altro dei due fratelli, si volta anche un poco col busto parlando stira col dito la seta rosa del \'e .:,tito che si è messo per cena, illi\'idita dal Modernità etradizione * di rlLBER1'0 BEI.ILrlCQIJA In que.sli ultimi anni, il nome di Bea trice Solinas Donglri è dfrermto fami– l/Clre alla critica più attenta. grazie so– praltluto ,Jl!a pubblica,ione di alcuni lim– pidi, suggesti1•i racconti apparsi su e Pa– ragone•· Ricorderemo, ad esempio, • I calabroni• - insuiro da Anna Banti in un nume- ;~ti~:t~~~fita d!_di;a~ 0 i•:~:1art~~1i!c ;::~: ::ogm1• che vinse, lo scorso anno, il pre– mio del .. Ceppo" di Pistoia. Già da que– ste bre1•i pr.r,•e iniziali, risulta1'a ben pre– cisa :ma personalità di scrittrice lirica– mente anccJrala a radici di gusto tradi– ;:ionale (tradhionale, ma nor1 ,•ecchio) ed ,mpe~nata, al tempo s1esso, a lradurre sulla pagina un'atmosfera affallo moder– na, desunta. riteniamo, da ur.'allenla let– tura di cu!i narraton americani ed in• glesi (pe,wamo a certe rarefaz.ioni alla Frt:,guald, t.d esempio, sapienlemente lradolte in arie di casa 11ostra). I ter– mini più chiaramente individua,.,ili sul te– ::,IC della Solmas DonRhi sono un uso dosato della. luc<' vista prefi:ribilmenle come r,~·er~ro sulle cose e i personaggi, J•;~;~;:1:~à ,1~ì/:r~~~'f:'~ nd~ig~~~i.e f:1;; m ,m impasto descrittivo che trova il suo punto di for;:.a nell'~uilibrio dei contorni e in una sotterranea, insi11uante possibi!ità Ji comma;:iotte. Beatrice Solinas Dong.hi è ,rola a G& 101•0 il 29 marz.o del 1923 ed è. vissuta .i:empre t1.-!Ipiccolo ~utro di Albaro, in wr ambiente raccoltu che le Ira permesso ~a a~~il~~1,.~ 1 :h:''fra~ri::·b1it~e::,~a~: scrittrice Ira compiuto i suoi studi, con– seguendo, nel '49. la laurea in !ettue. II suo primo libro, una raccolta di racconti stampata da Feltrinelli ridia collana d';i ;,~:::c~:~r,~~':on-il ètit~f:1d! 0 c t':':~~ della menzogna•· oi abbiamo cercato, all'ini:io, di d~fimre criticamente il la, varo dellu Donghi, ma dobbiamo preci– ::,areclrc ,ma definiz.ionc del gmere non :ef:s~ 1 eri~;':;:a1~~J:rci:?farc;~~t;i~~o ri~! $Ce ad infondere in chi cerca di pene– trare nel suo mot1do estetico. Anche in «casione ddl'u.scitn 1l el prim o libro della Donghi, questo Setiso qua.si di. autodifesa ~:rr're:;;f;ci," e~· s~ns~::;g;z"~~af/:"~et~ mzioni di prima inluiz.io11e, sottolineando ,·nlori di pulizia formale. E" troppo poco pl'r un teslo come quello della Donilzi, ncco di lucente~e sotterranu e valido, diremmo, non tanto ~r q11ello che ap– pare, quanto pu q_u.dloche la scrittrice sa ri/lellere ndl'evtden;:a, come la proie• ::;ioiiedi un mondo rC'ale in uno spxclrio d'acqua. Uri conrrappwuo tra re altà e m ito fa– miliare (non simbolo) sul qw1.le i critici avrebbero do,•11.10far .;o sta re la penna, cercar.do di copire clre la riscn•ate.u.a del– la Do nghi tton è. già uri abili psicologico undente ad evitare l'errore nel modo meno risclriosu, ci~ aJ4irandolo, ma stile ::ià fuso, peri:onale, risolutivo di uri e si– stema • narralivo. Si. lo ammettiamo, il discorso rischia di farsi ditficile ma. ripetiamo, non ~ 110ssibile procedere pf'r schemi elemen– tari presentando una scriltrice dotata di linfa sensibile e vibrante. articolata in sfumature e dosaggi soui_li. Lo si può capire dal brano elle qui presentiamo, tratlo da un racconto lungo clre avra per per titolo e Giorno d'equinozio • e la cui presentaz.ione affidiamo alla Donglri stes– sa .... .Si traila di una giornata di attesa e di pcrple.ssitd in cui sembra che molte cose possano cambiare: unp nobile fami– glia in villeggiatura, trenta o quaranta anni fa, aspetta il ritorno del figlio ma-_ sclrio da cui si spera un matrimonio l'antagg10s0 elle riassesti la situatìone pe.– ricolante; la figlia maggiore, da parre sua, aspetta cute VJSite di cui le nuoce la mancan.::a più di qua11to le importi la preset1ui ... •. ALBERTO BEVILACQUA * MOSTRE A ••te del Congo lume di luna. Perchè la luna si è spiccata dall'orlo della collina e galleuia libera ma vicinissima ancora, grande, con una a:uancia appena meno gonfia dell'altra; sembra eh< dica dalla piccola bocca d'ombra un infinito • oooooh • di quieto s1upore. Il dottor Nino ossen·a che tra dlie giorni sarà luna piena Poi fa la modesta scoperta: • Oggi è l'equi– nozio •· Eh be'. po\'Crelto, in fondo non lo ave\'3 ancora detto nessuno. Pia, che non lo ama molto, per un momento lo a:uarda con una certa simpatia. Ventitré set!è.O!bre.. certo; le fa piacere che qualcuno s1 Sta ncordato di parlarne. Una delle due giornate all'anno in cui avviene questa rarissima cosa, che ~forno e notte si bilancino. Sli3no come im• mobili, sospesi in equilibrio perfetto, com– posti in armistizio; mentre già da domani ricomincerà il lento prevalere dell'una sul– l'altro. Uno dei due giorni all'anno in cui il tempo, forse. si potrebbe davvero fermare ... e Sarebbe meglio che cc ne fossero di più•, sospira a suo padre, a cui naturalmente è seduta vicina. e Più cosa?•· .. Equinozi•· ~~~i~~. d~1~0~~bfaapàea~~i\~f~~ i~~~ lo condh ida, perchè corre tra loro l'istanta– neo scambio di sguardi con cui già tante ,olle in passato si sono riconosciuti: come, anche tu pensi cosi, Pia? Anche tu, papà? non mc lo avevi mai detto. Mamà intanto col dottore sfnma ancora l'argomento dell'equinozio. il cambiamento di stagione, il tempo incerto ed elettrico che esso porla con sè, per esempio oggi, o in ls\"inera gli anni passati quando certi splen• didi settembri tennina\fano, appunto \'-Crso quest'epoca, in un mezzo finimondo. Il dot– tore chiede, a proposito. se Sandrino abbia scritto. Sl sl, dovrebbe appunlo tornare ... Non termina di dire quando precisamente dovrebbe tornare: la pausa è giunta un mo– mento prima del do,'l.llO; un cane abbaia, non il Black, più lontano, e la notte si allarga come un cerchio nell'acqua. li dot– tore esita a riprendere subito il discorso, ed è allora che si fa a,•anti un minuto rumore affaccendalo: • Ma non è un taxi, questo?• domanda Giulia ,-ola:endosi tutta, corpo e viso e grandi occhi aperti, dal fianco dell'amica; e Guardate che mi sembra proprio un taxi in fondo alla salita•; meravigliatissima di do,·er essere la prima a dirlo, la prima ad a,·erlo udito quando non ci pensava e stava parlando d"ahro. Il cerchietto ardente della sigaretta fa una scia in aria come una stella cadente: pap~ ha abbassato la mano. Ancora mamà non si è mossa, per peni– tenza del movimento troppo rapido che l'ha tradita l'altra ,-olla; ha abbassato appena il ,·iso, ascoltando, e le ombre cambiate, più fonde, lo ridisegnano a modo loro. • Par– rebbe•. dice. Su per il viale, con un tono vispo ma di– stratto, una voce canta, non forte, delle strofette da cantastorie: e Quando giunti quando giunti son o in Franza ( z.un: pa-pai) lei si ,.,este lei si ,•este alla fran;:ese e con un giowme di que.l pa.ese... •· Non c'è da sbaglia.re, è proprio Sandrino, lupus in fab ula come non mai, e allegro come nessuno avrebbe osato aspettarsi. Al– legro e nen·oso che oscilla da un piede aJ. l"allro e non sa star fermo, parla e parla, stringe mamà per le spalle e la bacia sulla tempia senza dirle nulla, ma con un abban• dono come di brusco sollie,-o. •Addio! • pcn, sa Giulia • è fidanzato. Si è tolto il pensiero e gli sembra di rinascere•· Si accorge che questo le dispiace. Trattandosi di un fi~an– zamento di interesse, era lecito aspettarsi da lui una decente apparenza di calma, o di malumore se proprio non riusciva a far dì meglio; questo sfog~o di alJegria che SI per– mette senza ancora a,-cmc a,·anzato un mo– tivo (già, non può, per ora. ci sono gli Schiappacasse) è antipalico, è di catth·o gu– sto, li lascia a disa~o tutti. Giulia ammuto– lisce e si ritrae: sta a a:uardare. Sandrino parla con Vittoria; Pia &li è die1ro e &Lipreme il mento nella spalla. L'arrl\'o l"ha sbalzata in un suo raro stato di abban– dono affettuoso, che è un pericolo perchè dimenlica, quando ne è presa, perf'mo do\'e si trovi e con chi; sah'o poi a ricordarsene ore più tardi per penare all'idea di a\et messo in imbarazzo il fra1ello o il padre. ..Senti un po', Sandrin ....• dice di pui:ito !n bianco, quando pare che ti dottore e V1ttona non stiano parlando più: ma forse è lei che ha smesso di ascoltarli. La sua \"OCC è sgor– gata di sorpresa io mezzo al discorso, sdruc– ciola liquida, fresca da non riconoscerla, ma Giulia la riconosce, è la ,-occ di quando sua sorella parla direttamente dal cuore e dice senza pensarci qualsiasi enormità. E stasera c"è una sola enormità da dire, e Senti un po', Sandrin, ce l'hai poi fatta a domandare in moglie Caterina?•; a Giulia, aspettandola, si aggriccia su per le braccia e il collo, fin ~tto ai capelli la sente tutta ruvida e gelata. Inutile intenenire, Pia sca,·alcherebbe l'inter– rurione senza farle caso; presa e incantata come ogni volta dalla scoperta dei propri affetti, non avrà il giudizio di tac.ere. ut 1 ~-~ ~en:C7' s\~. s~Lu~n!:~~l\abi~t~ degli specchi?•. Giulia, che nell'esasperazione del sollie,·o si !>Cntirebbe di ucciderla, non può sapere come proprio il labirinto sia stato in questo momento per sua sorella una brusca scoperta del cuore; o riscoperta, piuttosto. Gli specchi con la cornice di stucco alla moresca (uno era inchinato. molto utile per capire a che pun10 si fosse), il musco con i quadretti di flaccide lagune antidiluviane, il &iardino con i tre nani di pietra, il povero Leone morto sopra al triste laghetto o\·ale - Pia ha ritrovato tune le cose in un istante, luci– date a nuovo dal ricordo, ma ~otiche come la storia antica; di più, di più, a,·eva solo cinque anni quando le ha viste la prima ,·olia. Sandrino gira un po' il ,·iso e la goarda ... Ti ho comprato un orso•, risponde; è infatti una risposta. la strada degli orsi di legno porta diritta al giardino del Leone e del musco. • Dopo vediamo •· e Il nostro viaggiatore!• dice il dottor ino. e Che bella luna•• fa Sandrino, che dopo a\-cr detto di essersi molto di\·ert.ito lassù sembra preferisca tirare tutti i discorsi nel• l'opposta direzione. lnvocata, la luna allarga un suo quieto lago di silenzi e di parole ~~:~· tfli~=~!i;~lrJ~'~~o~~t:e~~~ nettezza•· Il chiaro di luna è arri\'ato alle dalie contro il muro della casa: un filo di cristallo segue il contorno di un boccio riaonfio, che sporge ~~~ii':"1f, 1~nd?nr~1 1 °u:da1~~io 1 ~t~ lissimo, tirato come un bottone. E' bruno purpureo il colore delle fo&lie, oppure verde violaceo? E che nome si può dare al colore del \'estito di Giulia, il lilla argentato e freddo in cui indugia la densa carezza del rosa? A poco a poco - non è cosa di due mi– nuti - gli Schiappacassc si congedano, se ne vanno. Giulia, toccata alla bocca dello sto– maco da una piccola nausea gelata (parlerà adesso Sandrino?) dice con troppa fretta di ,-olerli accompagnare e non è capace a dJ. sdirsi quando si accorge che lfl.à si è mosso il fratello. • A proposito, - fa lui mentre risala:ono insieme il viale - Caterina ti manda a salu- RODANE :Jf,. 111in.te, • n111it }1,- Ashn-io !Jlafai di LORENZA TRUCCHI e L'emozione è negra co- vano in quella plastica pri- me un'arte. bensì come pro- spirito benigno o maligno. odierna. pe_rsonale. allesti~a ticolare passione negli ulti– me il pensiero è greco>, mitiva era Ja maniera limi- dotto artigiano. Si tratta. Q:iesti feticci, dei quali ve- dalla pittrice alla Galleria mi anni. Astorio sfrutta tut– Questa frase. che ritrovia- tata. ma anche pura ed es- infatti. per Io più di oggetti diamo alla mostra di Palaz- La Salita. comprendente un- te le doti di sicurezza e ve– mo spesso nei testi dedicati senziale. con la quale gli a carattere religioso. La re- zo Veneria alcuni singol~is- dici tele re.:entissim~, ci locità esecutiva del buon all'arte negra. sintetizza ab- artigiani negri sapevano ri- ligione impegna tutti gli at- s_imi esemJ:!_lari, S0!10 d~shna- s~mbra che la Lazzar_i ab- acquarellista. I suoi mono– bastanza bene il carattere creare la natura senza co- ti della vita delle genti del t1 alle magie<! cenmome. ~u- b1a. questa volta. tr~d1to se tipi sono tra i pochi che magico e insieme reaJistico piarla. rappresentando le fl- Continente ero. regge l'or- ran_te le quah_ veng~:m<?SI~- s~essa. Queste grandi super-: non lasciano nulla, o quasi delrarte africana e sopra- gure umane con mezzi del ganizzazione politica e so- bohcamente cr1vellat 1 d1 ch 10 - C1ci monocrome. tutte \lerd1 ull 1 . tutto diversi da quelli tra- ciale, il funzionamento della di _e rico~rti di ~s<:0:i. amu- o nere o bia~d:e o m~r- n . a. _a caso, ~ssi _sono trat– tutto quella sua libertà di mandali dalle tradizioni oc- società. segreta o no, le fe- leti. Altri oggetti t1p1c1 del- ronj. _sebbene d~pmte c?n m- t~l1.' cioè, con il ngore del– espressione che tanto ha in- cidentali e. tuttavia. plasti- ste, gli avvenimenti delle l'arte negra sono _le masche- dubbrn maestria tecm~a e 1,?ho, pur m~nte~en~o que~– fluenzato gli artisti moder- camente validi ed efficaci. tribù, i riti funerari o d'ini- re (o~et!o _che s1 tro~a, del con una accorta sapienza 11mponderab1le hevità lum1- ~j~ TnuJ~~~i:a 8 : 0c:\i~~g~~:;- A Palazzo Venezia si è ziazione o propiziatori. Per resto, 1!1d; 1 ~hnt~m~nte tn tut- materica. sono senza riso- nistica e cromatica che co- :•~r~r~a\:P'è~st:.':i" .~~::~· !::·~~.~n .:::.~~~ S!~i: ~~:!~ar'.i'!u!:~~i ~p ~~;'i: : ~· t~:;,~;f~~:~~~~~ ~!"J~ ii"u:~'.~~~r~ivt:ui:z~: ~f'~::~ 1 1 ;;:: p~~:~i:.'l~' pio. gli storici non sono cata alJ"Arte del Congo. L a uss1m1 access_on: ~a~chere, :~~/trasformarsi) e an- trav~rso ~kui:e va_r1ant1 numerosi monotipi che Asto– d'accordo sul fatto che il manifestazione. organizza.la st alue. og,gelb ~colpi~ a _ca- cora li amuleti per I~ più sentimenta! 1 • ;ià spen~en: t"io presenta nella galleria cubismo debba in gran par- nel quadro dell'accordo c ul- rat~ere s~mbohco. L arliSla di Pic~la dime~sione, fine- tate_ da Scialot~ un _paio di La Soffitta. ci danno l'imma– te la sua nascita atrarte ne- turale_ italo-belga, tien ~ie: ~i~i 1:~~. 0 ~he d~~=· ~he~ mente cesellati in avorio, os- r:~~f." anJ; ;~Jtd;~:u;Pa~ gine di 1:1n.mondo poetic_o gra. E meno di tutti su t~, sia pure con un J?O. d1 fissi e tradizionali traman- s0 e legno du~. . . mo di ritrovare presto se e sugges_t1vo. un ~ondo vi- questa matenutà di colore ritardo, ad una espos1z1one d . d· . . Bisogna precisare, mfme, stessa sto quasi sotto un 1mpercet- pare sia d"accordo Picasso, da noi 3!lestita ~ Bruxel- n!~~zi~ne~en~-: 0z 10 ;: 1 ~et~== che il termine di arte_ negra · tibile ~.elo_di _acqu_a. T:a le al quale Si attribuisce la les n_el . 55. dedicata a~le glio egli è del tutto libero è estrer:namente _generlCO. La Alfred Winter-Rust, che cose p1u nuscite r1cord1amo famosa boutade: e Art né- colleztom. del Museo Nazio- e palesa completamente la Rhod~sia! la_ Sierra Leonr, apre la stagione della Me- la e Natura morta con far– gre? Connais pas >. Del re- nale ~~e1s~onc~ . Et~ogra~- propria abilità e la propria la Ltber_ia, 11 Camerum. 1 dusa. non è artista nuovo falla> e gli ultimi, colora– sto. la scoperta dell"arte ne- C? Luigi ~igorim. L es~si- carica espressiva. Altra ca- Congo •. 11 Sudan. _ la CoS t a al nostro pubblico. Il Win- tissimi paesaggi di libera e gra spetta ai fauves: c"è chi z1one che e,_ pare,_ la prima ratteristica generale dell'ar- d'Avorio, sono paesi con una ter-Rust ha. infatti, soggior- sintetica impaginatura. dice sia stato 1\Iatisse a da- del genere m Itaha, non è te negra. che non bisogna loro ~rte au_t~noma. con_ ~a_- ~ato nel '?7 a Roma presso re per primo una valuta- eccelsa 1:ur essendo _abba- dimenticarlo è prevalente- ratten prec1s1 ben de~m_1ti, I Accademl.8 _tedesca, e ha Tonino Chiurazzi tra i zione artistica alla plastica stanza ncca - quasi 400 mente lignea. è la sua pre- an~_e_ se 1:on se~pre d1~tm- esposto. nel 58 alla l\'Jedu- e galleristi> di Roma è. il negra; chi giura. invece, su pezzi - e pur compren- carietà. E' insomma una gu1b1h agli occht profant. A sa. presentato c-alorosamente più riservato: poche mostre. VJaminck; chi ancora su dendo alc_une opere molto arte senza ~empo. L·~idità, sua volta l'arte congolese va- da~l"illustre critico,. tedesco pochi cataloghi: ma, in com– Dérain e su André Lhote, rare. qua~. per fare un s~ le termiti. distruggono i po- ria a seconda dei vari grup- W11ly 0 Gr?hmann. L mcontro penso, 11 pubblico e la cri– il Quale, apprendista scul- lo esempio, la statuetta-n- chi oggetti che non vengono pi etnici (popoli, tribù, sotto- c'?n l Ital_1a e la conoscen_za. tore. avrebbe acquistato le tratto. detta Brushong. del bruciati dopo le cerimonie. tribù) tanto che il Congo è d_iretta dt un nos~ro n_u!rit_o tica ~an~o di non aver m_~ prime statuette negre al re B<?pekena. della qu~e E' cosl considerata antìchis- solitamente suddiviso dagli f1lo_ne non figura_h~o d1 1spi- delus~om entrai:do ~ella p1u marche aux pouces di Bor- non V1 sono se ~on poch1~- sima una scultura del XVIII es rti in 48 .. regioni stili- raz1'?ne . nat~r~ltshca, . so_no amabile galleria dt Roma. deaux. Lo ~tesso Picasso simi esemplari 1-": tul~o ti secolo; qualche eccezione si sJ::.ie • assai _evidenti_ ID quesll pia- Cosi anche questa volta. per scoprì, a sua volta, l'arte mondo. (A proposito, s1 do- fa per le più rare opere in · cevo!1. quadn. Wmter-Rust questa personale in minia- africana intorno al 1905. ~•eva curare maggiormen:~ steatite. che possono risali- Bice Lazzari è sempre an- fere~~:~:: ta~:i~~ da~ tura. messa su con sole < sei frequentando. appunto. il il catalogo, forneo d o ptu re al ·600 data dietro alle mode con . . P . ' opere di Mafai >. Poche ro- gir? dei fauves e della notizie suJJ~ opere es-pos~: L'Afric~ non è un paese di ~isura e ~usto e pur ag- ~~:i:ri,c~~SSl~e:~r~i~À. e~~ se. qualche fiore un po' ap- Stem. . . presen_tate. t?vece, c_on_la dei. ma di innumerevoli spi- g1ornan~o.s1. con estrema un traliccio di ativo an- passito. una yecchia lettera. Ma né i . fauves ne P1~ ghe dtdas~ahe descr1tt1ve e riti e demoni che popolan<? tempestività ha badat?, fino cora un ' ;::n mecca- un calamaio, due tubetti di casso, e. poi, Braque e gh merceologiche, da catalogo la natura e fanno valere i ad. ora, a mantenere ~nta:,to . po ?Po . . colore e una poesia assolu- altri cubisti. si preoccup~- di vendite all'asta). loro diritti nell'arte. Ogni e. H~1mune !la _contamina7:10- nico e mentale, spesso 1s,p1- ta, un ~enso de.I colore pre– rono _poi_ tanto I d~ll~ ~onsi- Ma cos'è q~est'arte_ negra; statua o feticcio - la parola ~~• ~ fu~~~~a~~b:ilo~t~:= r:~t~~l.e opere del Mo nd rian zioso. mimitabile. il dono i:ra:;~; 1 0 :;~o ~~~~/-ing~~ i cui prod_ottl so°:o _ncercatt è ,d_i derivazione. portogh~: licati. eppure profondi. ~I sempre più. raro di far~ pit- ferentemente. le sculture da _50 anni da artisti e _ama- fe1t1co .. contraffaZ.Io~e - e ~a segno ,estremc1mente se~sib!- Astoria ha un lungo pas- tura, solo pittura Mafa1, an- più surreali dell'Oceania e ton? Per paradosso s1 po- sede d1 una forza, dt uno spt- le. un atmosfera un po m1- sato di acquarellista. Nella cora una volta, ci ha rin- elle più realistiche del· trebbe dire che non è una rito; essa può simbolizzare. steriosa ~ sugg~tiva da rac• tecnica del monotipo, alla corata. f~trica. Ciò che ammira- arte, perchè non nasce co- cioè, sia un defunto. sia uno conto ps1colog1co. Ma nella quale si è dedicato con par- LORENZA TRUCCHI Beatrice Salina., Oonghi lare, e anche Pippo; dico!'o che tra dicci giorni al massimo sono qui •· L'ha detto tardi, sul punto di rimett_erc ;';.!j:c ~~I ~dj:-C ~:N~~:; ~bb~~o~~~ 1 ~i sg~mbo fuori del gruppo delle seggiole sten• dc un triana:olo d'ombra aguzza. e Sta bene Caterina?• chiede Giulia; il fra. telio muo\ e aià una ma ira mano att~.ta !lotto allo strato superfiaale della ,·ahgia. q,1:mdo ri~ponde: • Perche di :,,olito COrfk? sta?•· E ca\·a fuori l'orso per Pia. due orsi anzi che con le ,;pali<' cun·e si preparymo a ~~~~red.~~~ri~l~~i l'~~~; ;:,;{Ìa.b!"8~fa1,a~~ :s~~a-,-~ :~10 G;;:~~ao. i~,e~~t~' a~~fur!~ il fra1ello non è mai stato f3:moso ~r 1 regali alla famiglia; e tace ne1randos1 il cerchio d'avorio sul braccio e a:uardando sen, za parere la faccia che ha Sandrino mentre va a posare un suo do_no largo e _legge'?, fasciato nella carta velma. sulle gmocclna di mamà. Una curiosa faccia calma, appena un po' tirata sotto gli occhi. come se di h potesse partire lo scatt<;> d_irj,so cJ1e DO[! \"UOle permettersi: controllauss1m1, gh occhi sono Cenni, cauti. 1e:~do ~~n:~r~~ ia ~~r:1di ~i"tl'~i~b~!: bril~nete~::=ebti j;all;ri!~e J~:ra~r~~ =o(~~~j,~~la~~J>~ gi~~~e:!~~~st: men1e senza dir nulla, la pie@a della sua bocca• un po' appassita). se anche su di lei gli affetti non a$issero di sorpresa. L~anno sorpresa e spogliata in quell'attimo d1 tutto ciò che non sia il semplice essere madre di un caro ragazzo che si è ricordato di lei all'estero e le ha portato un bel regalo: • San• drino, - esclama. del tutto ina:cnuamcnte - devi aver speso un patrimonio! •· Ma alla figliola maggiore, che non è mai stata cosi poco ingenua come oggi, \'iene m mente la frase aguzza che non dirà: e Mac• ché, mamà, ha speso un matrimonio!•; e benchè a lei stessa non sembri molto spiri– tosa, deve ridere, ecco, sente di essere sul– l'orlo di un ridere s&rU3iato e catth·o c.he chissà come tro,•erà termine. se lo la scia incominciare. Via, bisogna andar ,;a. e Andiamo su, Pia •· Le pare, quando l'ha pilotata oltre i • buo– nanotte papà, buonanotte mamà. ciaio San– drino •. su per le scale, fino aUa porta di camera, di essere riuscita in un tii~ difu.. cilc per cui il tempo a dispostuone era poco; e respira stanca, sostando al chiarore del finestrone in fondo al corridoio. Ora è lu– cida e ,-uota. tranquilla; non pensa neppure che domani saprà se Caterina sarà danero sua coa:nata. Domani sta al di là della notte, ancora tutto intero e senza una tacca, estra• neo come quella luna dietro al ,·etro duro; come si fa a pensare a domani? Giù, è subito un'altra cosa, quando le ra• gazze si sono ritirate, anche mamà lo sente e accarezza distratta e timida il caro pelo candido, illardando Sandrino che l'impulso di questo arrivo un po' strano spinge qua e là tra le seggiole rnote, leggero leggero, contento, incomprensibile. Da\'ant.i a quella ancora occupata dal padre si ferma, lo goar– da ~ e Non ti ho portato niente•· Grazie, si potrebbe dirgli, di a,·er fatto 'Questa eccezione per mc: che viso avresti– avuto nel darmi un oa:a:ctto costoso, adesso, che viso a\'rei a,'l.lro io nel prenderlo? e Ci mancherebbe altro•. dice invece il padre, asciutto e gentile; un poco anche ironico, l'ironia è il suo sale, la sua salvezza di ogni ora, non può assolutamente farne a meno. Tanto più adesso che il fi&lio gli ha rispar– mialo, sì, il regalo, ma non il bre\'e e serio sguardo d'affetto con cui ha detto di non ,·olergliene fare. Sono anni che Sandrino parlando coi suoi passea:gia, fuma, fa disegnini, corregge la pie– ga dei pantaloni, ossenra come si metta il tempo, scopre un ragno cacciatore sul da, 1 anzale, fa tutto fuorchè guardarli in fac– cia ! quando li guarda perciò è sempre un prenderli di sorpresa; oh, senza intenzione, po\·ero figliolo. Di sorpresa, di furto, ha visto l'oscillare lievissimo, natante, dell'umiliazione in due iridi consape,-oli; è fatta, è irrime– diabile, nemmeno l'ironia è un rimedio. se il m:trchese ricorre a quella è perché biso– gna pur dire qualcosa, e in qualche tono. Ah, Sandrino, potevi non guardanni; potresti, di grazia, anche essere meno allegro! Non gli dice questo, ma una frase qualun– que, con un 1ono acerbo che dovrebbe farlo riflettere. Difatti il figlio, che ha ripreso a andare di qua e di là, si interrompe, gli torna da,·anti, sembra che legga sul suo viso non quello che il padre temeva, ma invece un equivoco, qualche cosa di inaspettato e quasi buffo; perchè l'eccitazione premuta e rinserrata di prima d'un tratto rompe, gli si allarga per tutto il viso. Allegro, San– drino? Adesso sì, si \'cd.e bene che è allegro, leggero come una piuma, contento come una Pasqua, rosso fino agli occhi di una vergogna senza malizia che sembra provare più che altro per far piacere a loro; • pensate, che figura! • dirà da qui a un momento. Meno di un momento, e il padre saprà, prima che cali lo dica, di quale figura si traili; è vicinissimo a capirlo, il \'ÌSO del figliolo p3rla confuso ma forte; ma la ma– dre, che non resiste più, interrompe come tuffandosi a corpo perduto, con una voce esilissima e &i,oconda, che meno naturale di cosl non è stata mai in vita sua: • TI \"edo contento, caro, hai dunque buone notizie da darci?•· Sandrino ha la bontà di farsi ancora un poco più rosso. • Buone notizie, mamà? non so, per me sono buone, bisogna vedere che cosa ne pen– serete \'OÌ•· E' inutile, nemmeno quel minimo di compostezza resiste più, salta via come una scaglia; Sandrino bolle, grida addirit– tura: • Papà, mam3, io l'ho chiesta, sapete? E· lei che non mi ha \'Oluto ! •. B. SOLfNAS DONGlfl

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