la Fiera Letteraria - XIV - n. 42 - 18 ottobre 1959

Do_menica 18 <)ltobre 19"9. -----'----:---~_,_. ______________ ;______ _,_...:,:_L' ,FI E R A L E! TE R A R I A Pag. 5 SCRITTORI ·-IN PR.IMO PI AN O GUIDO L PEI: Gli amari frutti lilustri e benemuiti Signori. anche qucsl'anno, alla vigilia di Natale, vi immaiPDO raccolti attorno a un ta\'olo ricopcno_ di lct1ere come questa mia, a do– ver scqlierc, fra tanti e tanto disparati casi. quei dicci o ,·enti cui asse&nare le tradizio– nali Stelle d'oro, magari accompagnate da un gruzzoletto in denaro, sino alla concor– renza - o sba&lio? - di milioni due, quanti ve ne ba messi a dispcsizione l'awedu10 fondatore del • Premio q.lla Bontà • . Che Iddio guidi le vostre scel.tc , illustri Sifi~rini:' ~~i/a~h·i altro PoU'Cbbe farlo se non (come fu scritto da un marinista del nostro secolo) il microfono di Dio instal• lato nel petto di ciascun mortale. Voglio dire: se non la vostra coscienza, il vostro stesso buon cuore. Per mia parte, sarei ~~~~ p 3 rcs~~m~~~~m~~a:_~nididi v~t;iti né preghiere di amici né simpatie politiche né timore di ricatti; e so che non vi lusin• gano prospetth-e di indirette o direue re– munerazioni. Il caso è più udico che; raro. So ben io che al • Prem~o alla Bontà• nessuna delle segnalazioni rimane inascol– tata; e che ogni segnalazione \·iene esami• nata di dritto e di rovescio, e soppesata :,,O~f:~a 1~ n~,~~~e~!e g~11~a~~ mJe1\; ~~a~~; 0 rii _! ~~!~e eg~c~e ili~m:ff~ ~tC::o ! ~~~a:a~~:lrl ;;;rret~O q~~t;: torturati, non ostante tutti quedi onestis– simi travasli, dal timore di aver commesso ingiustizie, e assaliti dai fantasmi degli esclusi, non meno o pochissimo meno meri• te\'oli di pubblica riconoscenza e di pratice remunerai.ione. Ergo: non avrei nulla da invidiare o da rimproverare a Lonignori o al Premio in sé e per ~: ottima istituzione, in linea di teoria, non tanto per il J)OC(' di conforto e di aiato che _pffre ai PI"C$Cdti, quanto pcrtht! -sulle colonne dei ,aiomali ogni anno ci aiuta a risciacqu.:uci l'anima d3 tutte le brutture, vanità, violenze di cui è ricco il nostro tempo e di cui si fan .specchio, avidllIDente, le cronache quotidiane. Sl: non c'è bisogno che lo dica a chiare lettere: chi vi scri\'e è persona all'antica, se pur non cosl vecchia da av-:, l)Otuto comprare una delle prime edizioni del • Cuo– re ... Ma nell'àmbito stesso del vostro Pre– mio alcgii.a, che lo ,•o&Iiate o no. proprio codesto stile che si usa chiamare deami– cisiano, oggi tanto deriso quanto n:!"ne a suo tempo sin troppo carenato. Lasciate dunque ch'io vi scriva a mio modo, e con pazienza pI"OSqU)tc nella lettura. Nacqui, dunque, press'a poco col secolo ~i~"°dcf ~~~~m~f!;~ ~ii ua°rti~ee~~-seMi~ madre morl quando ero bambino; venm affidato alle cure d'una sorella molto più anriana, nubile e benestante, che per trop– po attaccamento a me e alla responsabilità che si era assunta, non mi capiva e non sa~;a ~i-tr:i f~r:;d::~entalmente soffriva di sfiducia verso il prossimo: temeva dei vi– cini e dei lontani. In ognuno, adulto a ra– gazzo che f~sse, vedeva un possi~ile cornat• tore del mio carattere, o un 1rresponsa- ~~i:toch~~ ~~rf~ }:av~bc u~~ ~!~~~ rltJ~si:..:-s~~-JUlco~a ~= Berta - ripetèva - Guarda zia Berta, se fai il bravo, che cosa ti regala! Mi regalava JeKTiie cubi per costruzioni, album e matite, mazzi di carte; una volta persino un treno a molla, e via via nuo,·c rotaie. vagoni, staz.i(!ncin~:. ~tte C?)SC de– stinate a trattencnru pngiorucro m casa lo linea di principio. lì per Il, oue~cva infatti un • arazic • e un sorriso: ma che farsene, poi, di quelle costruzioni, se non ra:rm°viJr:1!1r1lall~ 0 p;~~~ ~ dif~~~!~ Andò avanti cosl sino alla mia prima adolescenza. Ed ogni giorno in casa di zia Berta saliva una maestra ad istruirmi -:- co– me allora si diceva - nel Jeaaere, scn\'ere e far di conto. Mc la rivedo ancorà dall'al– tra parte del tavolino, di -tratto in tratto tirare a ~ la tovaJlia !I- frru::i,~e C?, lu:5trin! ~:s~{:;a~r ~li'J~~~io afl~'· =~l'~::cin:a mf\u~~ ftiv~~i~t~ aAf!i~t~ ru~d!11id~:e ao;1J;;~ la penna I - mi arrivava la voce di là del tavolo - Rimetti a posto tutto! Quanto fa nove per nove? , Cosl. impedito come, ero dall'uscire per strada e correre con i miei compagni d'età, davvero mi basta\'a una volta rompere la ~~ 0 5J= ~ l~~J f:bb~~~v~~f 0 1~ vedi' te l'a\'evo detto, io! lo dico per il tuo ·bene, no? dà retta alla zia Bena che ti vuole· bene! - E tirava già il termo– metro con un a~ scossone delle mani ~~~~t. e nodose, più soddisfatta che ~reoc- L'immancabile a,,vcrarsi della profezia er3 f::-C1 1~isi~•a~JémS:nd~~ g~1~c df\~~,a~ no, per insistere nella necessità di non man– danni a scuola. La risposta della zia c_ra pronta: - la mia povera sorcUa - diceva - Qon ha mai avuto aran salute, lo sai, se ne è andata presto in Cielo, poverina. Bisogna avere pazienza. Con la pubertà, vedrai, lascia che arrivi a juindicl anni, vedrai... eh; ~ol C:~~ ~~.gi~ér~~~davX:t :S 1!!a~~.1:etrnfuib1o -d~rt~~:r~i 1 ~: set;: ~ ~a~~:;:,iadi~t~tto dalle sue occupazioni, militari e civili_: dicc\fano che non mi avesse nemmeno visto nascere, e mai preso in coUo da piccino. E che a,esse fl:~~~!eri ;~cb:nv~q~a f~ 3 ~ar:in:~ItÌ! mio pallore. poi, ah mcutc,•a una sorta di ~:fcl~~o ~~t~: ~~lo~~~~a P~:al~ ~i, narsi ad un abbraccio aoffo e serrato che mi faceva male. lo cercavo di non l~cn: i:":f:.C-Jie~~v: 0 f° zi~ut~rt~~~~~o s: 1 ,~; site mi _portavano un sentore di cose mai vedute e proibite, sape\'O cbe un~ delle fufss~~:nJi 1 ~~!:rc~:f:,i~~;u~~~tfu e;; ben!· che cos'era la pubertà? la sogna\'o co– me altri bimbi la luna; il male è che non sapevo come fosse futta, da dove e quando m:._ s~~~. 8 ~~~() l'hai avuta I~ pu~r– tà - osai infine domandare, e !1)1 am\'ò uno sberlone. Allora pensai che st !rattassc d'una fandonia inventata per tenermi buono. Ma a quel tempo, finalmente, mi ero faU(? un amico. Ejfc il fij:liO dell'insegnante d1 ~~~~t~rt~~ltt~I g3~~n:~a c~~~ ~ ~u:~[:tJ! lezione Gio\fanni sedc\•a in un angolo del salotto, a Ieaaersi il i:omanzo. di Veme che ~:t~: t>~~~ 5;i~i&Ìi~~CC1~~ 'fc~~bb~: e dondo 1 ando i piedi. lo,_ in1anto, martella– vo i do-re-mi-fa sulla tastiera. Un gi1rno che arrivò seo~ _libro, ~nsai di p rcstarali iJ mio t.reno. F1011a la !CZJone, z.ia Berta ci uo,·ò in ginocchio a mano~•ra~ !i v~~~~a~•am:~:1og 1~~daa\~o ~e=1=, ~~ fin\ pet considerarlo il migliore dei miei ~~~~~~lia11~~~nt~~i~~"f d~?~';ndd~ àYg~~~; sicché lo ebbe persino in simpatia. lo trat– teneva a colnziO'ne o a merenda, mentre la madre di lui, rimasta nel frattempo \'e• dova, passa\•a da una casa all'altra con la cartella delle musiche pe, piano. Fu anzi ~~a:i~zi!a J~\~u:~~i ~~aq~tb°va d~~~ zione della bonià (sino allora, essere buoni significava, per me, non fare troppo chiasso e non uscire di casa): - Tua zia Bena è cosi buona! - diceva la maestra di pia– noforte - Così buona col mio Gio\'annino ! Si radicò, fra noi, quella speciale qualità di passione adolescente che gli adulti chia– mano amicizia e guardano dall'alto con te- ~~~~va e,en~~a~f~\m~~i~he~i~~· r~~!,ari giorno in aiorno un'esperienza ben piil vasla della mia; ma, incapace di fantasticare, ri– ,·ersnva oani impressione su di me, cd ero io a tra, partilo per entrambi di ciò che egli vedeva. Sino :i che, quasi da un giorno all'altro, non ci arrivò addosso la tanto attesa pu– bertà: per mc, essa significò rendermi conto che l'amico a\trebbe potuto tradirmi per giochi e compagni diversi se non lo a,-essi ~~vef~~to~~a~ci 1 ~o-m~ue~~ol:~ clin,~01:: zia: decretai, senza bene rendermene con- 10, lo sciopero della fame. Contemporanea– mcn1e, di nascosto a lei, scrissi una lettera : ~ 0 faad~:Ofh;ut~f'c;;f• .!"fi~ev::ig:~r~~ con Giovannino. La rispos1a arrivò un po' diversa, e SOi· to forma di comando per zia Berta: iscri– ,·crmi a un colleaio di Torino; papà. sareb– be \'Cnuto a giomi per condurmici di per– sona. lndiri12ò una lettera anche a me, per timore, probabilmente, che la zia mi tenesse all'oscuro della sua decisione. Perciò non fui slupito, la mattina dopo, di ,·cdeda en- trare in camera stravolta in viso, irricono– scibile. Provai persino pena, ma sùbito, e più forte, il gusto della ri,·incita. Era una rivincita, anche se non quella desiderata. - So tutto - dissi, per Ja prima \'Olta fissandola nelle pupille. ln\'ece non sapc\'O il peggio: un telegram– ma di Stato, SOPr:ligiunto nella notte, an• nuacia\'a a zia Berta che il po\'ero padre era sJ>;rato cadendo di ca,•allo; o più esat• tamenle - come si \'enne a conoscere dopo - ero caduto di cavallo per un im– provviso malore. A tanti anni di distanza posso ben dire che fu una morte sciocca per un soldato; e questo mi impedl definitivamente di idea– liu.arc mio padre colonnello, di pensare mai a seguire la sua carriera. U per H. il li• more che il proge110 del colleeio andasse all'aria. rifacendomi prigioniero in casa, fu più forte d'oani altro sentimento; m::i, ira pianti e implorazioni, zia Berta scelte p~ prio la via di mezzo; - Andrai a scuola con Gio,•annino - disse, cadendo sfinita e vinta in una poltrona. Ci andai. Fu un gran iiomo. credetemi, e ~er~tf1~~~e 1 ~1s~~l~~n~{~~e~~rl~~ppf~ e fa110 timido; mi auaccai ancor più a Giovanni, come al solo sul quale J>OICSSi continuare a sentirmi pil i forte. Venne la prima,•era, a maga.io cominciai :id ::iccorgermi che qualco sa non : :indava be· ne durante le lezioni di pianoforte: la mam• ma di Giovanni a,·eva un tocco malcerto. spesso le usci"a una nota per un'altra, si agitava inquieta sul seggiolino: peggio di mc, che senli\'O In bell::i stagione, mia e del sole. Infine mi resi conto che le trema\•a tutto il braccio: - Non si sente bene, sj. gnor:i? Sbottò a piangc,e, si afflosciò sulla ta– stiera. Zia! zia! Si chiamò d'urgcaza anche Giovanni. quel– la \·olla rimasto a casa sua. g~\'~- mi~!i ~ ~~~~~n.f~a si;;\~~ p;; ~~ '8io~~~~ra che ~ù~~ rids~f:Ul 8 d~a~~~.c~ abbandonare la scuola. - Zia Berta - dissi - perché non aiu– tiamo noi Giovannino? ge~~~~;~~~~~à rarm:: ;~po~~a aiti~~: \"3 con la sua interessata simpatia per Gio\·anni. Comunque, finite le ICZJoni,qua– si ogni giomo io 1rova\'o naturale occuparmi di sua madre, aiutarla a mangiare e cam– minare; Giovanni, \'ice\'ersa, ne pare\'a ,·er– aognoso: forse perché la mamma, se c'è. non può essere più bambina di noi. Cosi io, adesso, sentivo piacere ad essere buono in un nuo,·o modo di bontà: mi ~;:~vadiin n5;on1:::Ce~~;hecrer~i d~l;;o~à~~ e cui non avevo nessuna voalia di rinun– ciare. Per me essa di\'enne un'abitudine, che si protrasse anche dopo la morte della donna, in una ancora più spiccata forma di docilità da parte di Gio,•anni: la doci• lità di chi è colmato di benefici e non ha modo di sdebitarsene altro che a parole. Mi accoriO, sul punto di pros~ire la mia storia, che questa lettera ,,a nempien– dosi di morti; ma i morti, i malati, i sof– ferenti sono bene i protaaonisti delle \'Ostrc letture per il • Premio alla Bontà •, e ci a\'re1e fatto l'abitudine. Eccovi dunque il più inatteso dei morti, Giovanni, che, nel pieno della sua gio\'ineua \'enne lra\'olto in un urto di automobili sul ciglio del marciapiede. Che strazio, per me, cari Signori! credo di a\·eme soHcrto come chi perda la donna amata: ma, per carità!, non \'Orrci farmi frain1cndc-re ! Gio\'anni era 1utto per me, per Il mio spirito, lo a\'ete già capito, e non ho mai trovato nessuno che potesse sosti– tuirlo sinaolarmcnte; né volli allora tro– \·arnc uno solo. Scelsi 1u11'altra \•ia di con- La scoperta del prossimo -* di ALBIJ;RTO B~VILACQUA Tra i giovani narratori italiani sono pochi quelli che hanno avuto. come Gui– do Lo~z. ben chiare e preeùe /f.n dal– l'inizio le linee Jondamentali da seguire nel corso del loro lavoro. Direm,no. an.11, che se un appunto si può muovere, in generale, agli scrittori delle n0$tre ultime generazioni t proprio quello di procedere troppo per te11tativ(, con eccessiva /ed.e nell'estrositd momentanea e con una buona dose df compiacimento nello s/or– ro sperimentale. Non vogliamo qui. na– turalmente, af/ermare la nece.ssitd, per il narratore, di polarizzarsi sul filo d1 quella tematica precostituita che e pro– pria del saggio; ma soltanto sottolineare come raramente la più giovane narra_t1va s1 d.edich.i. al di la di'1l•sp1orazione, al– l' app"rofondimento sl$tematico dl cet't1 motivi Jond.amentali della vita dell'uomo d'oggi. Si pre/erl$Ce, insomma. curi01are più che sostare nelle cose e nei /atti fep. pure gli esempi più alti della tradizione, sopratutto di q~lla dell'ottocento. do– vrebbero ben insegnare il contrario}. E' una regola, comunque, quella e/te abbiamo /Usata, che ammette le sue bra– ve eccezioni e Guido Lopez, ripetiamo. è una di quuU. Impegnato a configurare e ad approfondire fl t.ema fondamentale L'AGONl.,I Non è che un grumo di sangue N,on è che fuoco. Le sue palme ? Due rose pestate. Ecco il suo amore volare ... Il costato e osso di roccia. Il suo grido s'è fatto altezza. Può andare .fino al cuure. Toccare la piaga bianca, Chiamare il raggio spezzato. Si china fino al buio Poi scoppia 11 tuono, Scoppiano I papaveri Negli occhi di fanciullo. L'aria non lo tocca: La nube si lamenta: E' un nido rii colombi?. Il cielo trilla fino alle sue orecchie. Non vede il filo d'erba :'.'-lon vede 11 tronco on sente iI sasso. La piaga e;etta l'iride, Vengono o udirlo le foglie La sua voc~ s'alz.a Fino al rosso deJ sole. Si fa bianco e ritrova Il petto eh~ cede. C'è l'arco -iel cielo Con due limpide fiamme. C'è il vento che sbatte E raschia la sua pelle. L'amore è r,ià pazienza. Quest'uomo perde vita; S'arrampica alla luce. Scopre sangue e rovine. Non dirà :hi lo batte: Non dirà chi lo inchioda: Non dirà nulla · Che non sia il silenzi:>. Si è fatto colore celeste: Occhio contratto tell'occhio di Dio. La voce va :1el1a voce E lo sostie.,e il mond1J. Ecco: già incrocia i fulmini. Brilla come una scheggia. VIVe; Potrebbe ~civolare dalla croce. Medicarsi c,11 fiato, Gridare .mlla piaga E accenderla fino al sole del rapporto con :l µro.,simo. Lopei si ~I.scosta raramente da questo suo nucleo narrativo. rivelando, ad un tempo, robu– stezza ed autenticftd di voce. Lopez t nato a Milano nel gl"nna10 del 192'1 .... ma lasctamo a hd la parola: « Ho moglie e due figli. Figlio ;o, dtl commediogra/o lworne.se Sabalino Lo. pez. ho vissuto In/anzi.a e Jcmc1ullezza 11ell'ambiente dell'ultimo teatrp vertsto l>orgh.ese e mi sono /orinato sull'esempio di prob1td, d.l odio alla retorica, di amore per la semplicitd e la sincerltd artistica eh.e era. proprio di mio Padre. uomo e commediogra/o. Nell'etd pitl capace di esperie~e e più . curiosa del~ vita Jui. ('\ Svf~era, es~e. ~~~uc::,r~in,ef1::-0q5:U, ";les~0 1 t'!~ si la mia educazione sentimentale Coin– cise con l'educazione sociale e le mie pri~ esperienze di scrittore con la sco– perta del prossimo., .. •· 171 questo cllma fu scritto « Il Campo•· un romanzo au• ~~:~~ra:r:ir:t~b~:~l d~ :a~:f::03,:re~ Prima». A questo Ubro. Lopez fece se– gulra un secondo romanzo 11el 1954: al– ludiamo a « La prova del nove•: un'ope– rrr ,:;conosciuta dallo critica comt' uno muore ,li * 1HA Hl1\TO Che si .porl'.l il suo sangue. E' come ramo nodoso, Pende inter•J dal cielo: Macina la morte Come un umo per tutti. S'alza nella polvere verde E fa segno di andare Al battito ~alito dall'abisso. La terra è 'lera, S'pinge la notte distahte. Crepa la vespa e la spina. Il suo silenzio scatta Di rupe in :-upe, più bianco. Viene a visitarlo il canto Che non s'1Jde. Lo avviluppa L'ombra della madre: Lo vogliono morto fino alle pupille. Ma il gallo \ace, Curvo tra piume gialle; Tace l'onda di biancospino. Fa schiuma il giglio, Dirotta il :.uono, Singhiozza la roccia Fino all'osso d'argilla. Battono sui piedi Come due iuglie di sangue A picco sulla pietra. ... Ardi come fiocco d'alba E scendi alle ~pelonche, tu, invisibile. La luna è vela sull'occhio. L'angelo t'asciuga le pa,ole; Lo scheletro è radice Sotto il buio E tutta la tua carne Schizza stitl~ come gerani. li tuo volto è un incrocio Di rughe improvvise: Paesaggio t:!i vecchio pianto Spremuto all"agonia. Chi ti par-Id e 11 giorno Che declina Sull'ala del pettirosso; Chi ti porta con sé Ha già pie".li con penne. L'acgua Jel lago Ti vuole ~ianco: . Si contenta òel volto che Lieve come una macchia. Ora che l'aria è sola T'incidono sulla polv~re. Strappano 1-1 tunica avesti. delle più triterusanti del nodro dopo. guerra. All'attivftd narrativa Lopez af– fiancò quella di commediogra/o legando il suo nome a lavori come: e Ftctucia •· un atto unico recitato nel '47 dalla eom– l)agnia di Rugaero Ruggeri (protagonista Lia Zoppelli), e e Il padre della Ml.si». rappresentalo nel '57 al Teatro delle Maschere di Milano. Citiamo anche una serie di raecont{ del n arratore mila– nese: « La casetta ros.sa •· 1951, su « ll Ponte•; « Trumpet Rhilps odu », 1957, su «Paragone•; « La G1oconda ». 1953, su «Cronache»; e: Il negro tJ la ragazza•· 19 ~~ a.~~;; ,: _ ;,i~o;t!t:to capo ulft- cfo ttampa e pubblicitd àella Mondado– ri, ,nentte,. attU{llme1tte lavora all/l dirt'– zione del servizio pubblicitd della Motta. e GU amari frutti•· il racconto che qut pruentlamo. oJJrlrd al lettore una vi– vace e precfs4 hnmagine della pe:rsonali– td del suo autore. che sa modularsi iu di una ricca tastiera, continuamente va– riata dall'accoratezza all'ironia, dalla commozione al tocco umoristico, con un intuito e una duttllitd propri del nar– ratore comp?eto. ALBERTO BEVILACQUA • PIAZZOLLA Per delirare in coro. Non sei tu a scegliere i colori Che fanno opaco il cielo. Non sei tu C'he ordini alle Di disfare la notte. Non sei tu che scegli Il creparsi dei tronchi. Non vedi la ma spallo. Non vedi 11 tuo fantasma Che imposta luce verde. Sì curva I~ Croce Dove ti racc.:,gli. La morte è un urlo E batte sul costato; Si torce coi CJ1pelli; Salta da ll:t occhio all'altro E perde piume. Cosi puoi sapeoe chi sei. Affrontare 11 raggio. Far blocco con te stesso: Udire la pietà Far brio d'>ssa battute. Tu ritorni ostnl giorno ... A un'ora ehe non è ora. Ti ripeti ::osi: stelle Col capo clle tocca la nube E le mani squartate Ove nascon due rose A tenebra -:ompiula. Ad ogni rorgere d'aurora Ti vesti come noi. Batti i de'lli dal freddo. Ti curvi fino ai passi. Poi ti nu:11nd1 Come una radlce: Fiorisci in fondo, Ripeti l'agonia. Ad ogni cuore in angoscia Presti sem;,re il tuo nome E non ti vede che Dio, Non ti tocca che il dito Messo a oruciare sul petto! Che pazienza pcrtarti Al fianco come uno stuolo Di gocce che sono del sangue. Vederti sorgere e patire Nell'eco della voce. Cosi tu pesti l'ombra Come la :norte pesta I nostri giorni. Guido Lopez solazione: dispone\'O onna1 dell'eredità pa– tema, accresciuta dal rigoglio di certe terre della zia Berla che, ormai \eccllia, a\'eva affidato a me da amministrare: fondai a Cuneo un ospizio per orfani, intitolato al nome di Gio, anni. e mc ne occupai di persona, nolle e giorno. Non _saprei dif''i se lo feci per altruismo o per 11bene m10: ma sicuramt'nlc ,,j la\'orai con coscienza, \'ia \'ia allargando la cerchia dei miei assistiti. Però, allo scoppio della seconda guerra aran parte di quel mio la\'oro andò in fu– mo. Si do\'ette chiudere l'ospizio: molli dei miei protetti furono dispeni. altri uccisi, e una bomba squarciò anche l'edificio, men– tre un'altra manda\'a in briciole la casa che mi ero cos1rui1a. Ciò a\'\'enne nelle ultime settimane della lotta ch•ile. lo, a dire il \lero, a\'e\'O nascosto presso di me uomini d'una parte e dell'altra, secondo come mi si presenla\'ano; e ci fu un momento che ne ebbi persino due insieme, av,,ersari. In ~~~•afti~l g;!i~ ~c;~t:~~ill~n I~~ isa:a~1 denunciarono per occultamento di fue:gia– schi al Comando tedesco in\'cce che a quel• lo Partigiano. La denuncia mi frullò la de~rtazione in Germania: ma era, 1 amo sul fìrure, e dopo soli tre mesi venni liberato dagli americani. Al ritorno, la mia citt?l mi \'Olle a capo delle organizzazioni di soccorso: - Pensaci tu, òccupatcne tu, tu solo sei \·eramentc capace in queste cose. La,'Orai peo due anni a quell'incarico, an– che stavolta sen7.a lesinare enei-gie, sino a quando non mi accorsi della nuova. inqui– nata atmosf era. I miei collaboratori, legati come cr.mo ciascuno a ideali che si face– vano sempre più in lizza fra loro col pas– sare dei mesi, li \'idi trasformarsi a poco a poco, e. compagni d'arme farsi guerra, e le Idealità trnsformars\ in conarcghe. Solo certe ricorrenze clviii e il filo comune dei ricordi er:i capa<;e per un aiomo di riaf– fratellarli davanti alla lapide per un caduto; sùbito riprendevano poi la corsa all'acca– parramento della aratitudine popolare. Am• bizione di un seggio in Municipio o alla Camera? fanatisrho di partito? non sono · qui per gi\ld.fcnr:c: U fatto è che, per parte mia, non mi inte– ressa\'a stare n~ a destra né a sinistra: probabilmente anche stavolta il mio con– cetto di bontà era diverso da come gli altri l'intendevano; era, sta\·olta, un'idea astrat• ta, o semplicemente superala dai tempi. Non li capi\'O e non mi capi\'anO. 1.asciai il ~ sto con furore e altcriiia, Per alcuni gior– ni se ne fece chh\sso in città; poi le acque si quietarono, come era nella logica del– le cose. Mi guardai attorno, proprio come chi Come !a oer le foglie l'autunno E il gallo armato di canto Sui brandelli del buio. Ci vogliono foglie di stelle. Vetri come vampe improvvise. Scorze di cielo bruciato Per contenetti intero Ad ogni tappa nel tempo. Ci vogliono fiumi di rose. Nubi come agnelli uccisi, Per reggere in alto il tuo petto. Col sole .:he sorge sull'erba, Coll'acqua tutta azzurra Che non ,;i versa dal cielo, Ton si può togliere 11 sangue. Tu vivi sui vecchi muri Come una ruggine. intento A scolorire 11 tuo dolore. Gli occhi del fanciullo. Che la m1scrJa avvolge Come un uanno bucato. Ti sanno vero, Ti sanno bianco Come tutta la neve: Ti sanno rlritto nel cielo! Tu spunti dalla voce E cresci col piede nudo, Cresci col volto sciupato Quando e l'urlo a batterlo Lungo l)gri:J infinita. E' questa la pietà Che fa del giorno un grido Che incontra 11 tuo. Le vene sdnno del tuo mesto Appassire suila croce: Sanno delh vita Che tu acc•,mpagni Con un t~co dolce, A mattutin.). Sanno quanto è vero il tuo nome Piantato• in noi, contratto ln ogni gasto. Ci vuole il vento, il grido. il mare Un'ala sola L'onda che ò1lata L'osso muto Per conten~rti vivo come noi: Portarti int:itto Dove comincio. Dio. MARINO PIAZZOLLA esca, illeso ma disorientato, da una bufera. Sollanto allora mi resi conto d'essermi di• mcntica10 completamente di mc stesso. In parole po,-cre, non a,·c,·o piil un quattrino, ed ero rimasto senza casa; quanto alla ter- ~;;n~ d=~~i ~~~:~iri n,~~lian~~ti~rri~~~t s,-endctu. per racimolare un po di hqu1do; poi mi misi in cerca di un la\·oro. C..:Omc se fosse staio facile! come se qual• cuno fosse stato pronto a danni una ma- ~~~,.~~c 1~ii! sdF~YlÌ~~~~~ af:i c~t\~ mio mestiere? Increduli della mia rovina, o preoccupati del mio stesso passato di be– nestante e di acneroso, si rifiuta,•ano di offrirmi impieahi che essi considcra\'ano umilianti. ma per un la\'Oro direttivo chia– ramente da\•ano a \'edere la loro diffi• denza sulle mie capacità. Insomma, era evi• dente che mi giudicavano inadatto a un la,oro scrio, un avoro per auadagno, un la\'oro egoistico come è quello del nO\•anta– no\'e per cento dei mortali. Allora sl. per lt primo e l'ultima volta in vita mia, fui sicuro della mia bontà: di a\'er fallo dawero del bene al prossimo. Eccola n, lo riprova: come se ne stavano alla laraa, e a balbettare \'anc parole, i miei beneficiati, nel momento ic cui chiede\'o loro di darmi una mano. Non escludo che una ma~giorc dose di pazienza da parte mia non m1 avrebbe fatto ~,·=~b~°!fu~tcf:'\n~a f::1~ f~~~i ~~ il disaus10 per la mia città, e partii. Non a,·e\'O titoli, referenze, precedenti • seri •: ~i u~~~\~~a~fen~~ ~i'~~r:utr"a kttf~~~~ e, spinto dalla nccessi1à, accettai quel lavoro senza nemmeno un contratto reaolare. Andò alla meno pegaio per un anno o ~ dfiiill~58~ar~~teda~~n°ch~ n~~ ~y~~: tico, statene pur sicuri. Fu il 18 no\'embre dell'anno scorso, di mattina, che in ditta si presentò un briaadiere o questurino che fosse. e diceva: - Lavora qui da \'Oi il Tal dei Tali? n~:ral~J~a ru;~erit~"."i~~ n~ Ph bripdiere se ne fu andato, preannunciando un'inchiesta pco la mia presenza in ditta mai denunciata, il padrone mi assal\ infc., roc:ito. Era convinto che l'inchiesta fosse nata da me, che io sperassi di farmi assu– mere con la forza: - Bel modo di ripagare la mia aenerosità! bel modo! lo. a scagionarmi; lui, sempre incredulo: - Ah no. eh? non è staio lei? e chi, allo– ra? chi si è preso la briga di avvisare la questura? Comunque - dice\'a - per tenermi in ditta avrebbero dovuto aumentarmi lo sti ~~t 1 i'a;ree'c~~g1~,~~t(a ~id~~ ad 0 iÙ1~~ no: cosl cr:i scritto nella Leaac. - Ci spiace. caro siifOore, ci spiace ... Capito tutto, illustri e benemeriti Signori del • Premio alla Bonta •? mi buttarono fuori. E mi ci è voluto un anno per sapere da dove mi era piovuto que'. bel reaalo del l'inchiesta. veE~:~!tori=~:a~!~~~:• ~uidÌrò:urneo~S~ dalc; Junao un corridoio incontro l'altro giorno un tipo che non mi sembra un vì- ;r n~~f'è \ti~t~t~s:it~de)~i': o~~i~ti~- t1 abbraccia, mi bacia le mani, mi dice: ;ua AhBon~~~ !i~b1:tih=\1a~~l i.. ~~t~ a lei, l'avvisammo, che se lo meritava! mica. E pensare che ali a,·cvo scritto una cosi bella lettera! ma ai?l, mica le legaono dav\'ero le leuere che ali arrivano, quei signori! è la solita storia, premiano chi \"Ogliono loro. E poi, caro lei, o non pote\'O mica scri\'ere tutto quello che lei ci ha fatto di bene, in tanti anni... io ali ho 1,f~~in~ocoJf tiil~~ta 1 !1ic hr:iscg~itt~~ .dÌ)~ ~J~~~~o. u~uef8' 1S, ~ui;hicd~~ :}~~!'. rioni! mica. Ecco gli amari frutti, cari Si2nori della giuria. E adesso? ora, come vi dicevo, ho avuto la fortuna di ammalarmi. Dico la fortuna pcrcM cosl ho avuto il ricovero gratuito in ospedale. E il mio male non mi dà troppo fastidio. Ci campo. Né da voi posso pre, tendere o sperare riparazioni. Fiaurarsi ! dovreste ricominciare da capo le \'OStre in– daiioi; controllare se quanto ho esposto risponde a verità ... E poi, in fin dei conti, bo~tà{,f 0 ~n~~ i~ul~/ 0 c.J>l 0 P~~t:!f.i ~~ ~osonot~~!~ if"~~t: i,;~to ~m~;~ ~!~ puWta, che la si leaae oani anno volentieri} a paraaone di quelle po\'erc e brave pope> lane che si sono alle,•ate quattro, C1nque figli altrui come fiili loro, o di quella mac- ~~i;ge p~:la~se:11~a \~~=re~i~~v:~~d! e muta ... a paragone loro, non conta pn> prio nulla il caso mio. Ma cosa vuole mai, questo illustre si– gnore? potreste din•i, attorno al vostro ta– volino delle arandi decisioni. Ho fondato un ospizio, d'accordo: ma lo ba fatto per consolarsi dell'amico perduto, ma non sa– peva a chi dare i suoi quattrini, non a\'e\'a né moglie né parenti né fiali... e nemmeno una professione. Poi si è occupato dei suoi concittadini colpiti dalla guerra, d'accordo: ma era reaolannentc stipendiato dal suo Comune, non aveva altro modo per vi\'ere, tanto è vero che, dopo, non ali è riuscito di campare con un lavoro onesto. Cosa vuole, ripetiamo, questo illustre signore che si è scelto di sua \'Olontà un mestiere sba– alia10? Ve lo dico io, cosa vuole. Se anche a:iun– gcsse per caso al Comitato una seconda se– gnalazione, vuole che il Comitato lo lasci morire in santa pace, e senza medaglie. Quanto alla presente le11era, essa ha sol– tanto l'ambizione di presentarsi come una specie di apologo; la cui morale, d'altra parte, mi sruagc. Tro,•atevela voi. illustri e onore\'oli Si– gnori del Comitato. E che Dio auidi le vo– stre scelte per il Natale che \!iene. lici tutti e: due. Così, poiché Gio\'anni ~ra il più tranquillo, _il più _rei:n\ssh-o ba~bmo di questo mon~o, 10 commc1_a1a volerglt del bene perché sin da q4el pnm~ a~rdo me ne C!'0 praticamente impadronito. Zia Berta L---------------------------------------------------------------'- GUIDO LOPEZ

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