la Fiera Letteraria - XIV - n. 42 - 18 ottobre 1959

Domenlca 18 ottobre 1959 POESIE DI MARIA LU1SA SPAZIANI * LUNA LOMBARDA * GIIJRGIQ CAPROLVI C'è a pagina 2P della prima raccolta di componimenti poetici di Maria Luisa Spaziani (Le acque det Sabato, Monda– dori. Milano 1954) una poesia intitolata Case di sera, la quale potrebb~ anche scorrere senza troppa conseguenza sotto gli occhi del lettore. aizzati fin dalla prima pagina a braccare quel tanto che la giovane poetessa, dotata senza alcun dubbio d'un forte temperamento fem– minile. ama mutare dalla sua stessa cultura o meglio dalla sua stessa pas– sione anche letteraria (l'Achmatova. la Mansfield, Dylan Thomas. dice il risvol– to delfa copertina: che invece tace il noce di Eugenio Montale). tuttavia con un cosi profondo amore (deep tove, nel senso tutto .joyciano della parola) da coinvolj?ere in quel medesimo tempera– mento anche i più scoperti atti dell'Imi– tazione. naturalmente intesa. questa. nel suo alto significato. Tale poesia - che pare. e non è. di normale amministrazione su un piano di buona poesia media del Novecento - dice testualmente: Ca.se di sera pene nella vasta periferia. dove in processione pigri tium.i nei campi ci accompagnane. perdendosi per srrada come un guanto chissà quale speranza. Lievitate nel vento di -settembre. neU-a.==urro rombo dei treni che il saluto portano dei miei morti lontani. Case di nette. e in mezzo e a cutte quella dal comignolo rotto che riarsa l'edera copre: terra di mia madre dove nacqui e morii ($enza saperlo. senza che .1aggia e tenera una mano mi trattenesse in tempo), Ed è il sesamo per entrare nel mon– do (cosi si sarebbe detto una volta: oggi si preferisce dire nel significato recon– dito) dell'intera invenzione poetica della Spaziani, fino a questa sua recente Luna lombarda (Neri Pozza Editore. Vene– zia, 1959), la quale col suo persistente procedere per occasioni (contrappunto d'un diario che ha alle origini una par– tenza voluta da un fato - o errore del– l'anima - che non ammette se non il rimpianto d'un impossibile ritorno. nella continua foga di luoghi e nuovi, e di nuovi incontri) mira con profonda ca– denza musicale, e qualche volta con taglio e timbro tipicamente montaliani. nonche con quel tanto di sortilegio (pa– rola cara all'Autrice) che l'operazione comporta, a trasfondere nella parola - in un ordine che le dia un senso tra– scendente - la materia stessa (l'emer– genza: la grezza cronaca) di quel!,a fu– 'ga da'"éui è' presa la spinta, e di-- quel profondo perpetuo cercare un ritorno ad oriente navigando verso occidente (come se la linea della vita fosse anch'essa circolare), i sensi pronti a ricevere il <grido>, ma la ragione più pronta an~ cora ad amaramente anticipare: < Enfer! c'est un. écueiL' >. Togliete a quelJ'enfer la violenza inte– riettiva. e avrete il colore (lo stato d'a– nimo) di continuo te-mps perdu (non importa se passato, presente o futuro ipotetico: quest'ultimo gid patito come futuro anteriore) di cui la Spaziani tin· ge la propria intera esperienza. cristal– lizzando o cercando di cristallizzare nel– l'attimo fuggitivo (o già fuggito. o an– cora da fuggire) quella che. storcendo non poco il senso delle parole di San– t'Agostino. potremmo quasi chiamare la sua < terra invisibile> (< Amour ... gloi– re ... bonheur >), e materia> originaria < delle mutazioni delle cose - del va– riare e cangiare degli aspetti - da cui il tempo nasce>. Si .!I.fila i1 treno dalla pen.1ilina come sangue che st>Uoti la vena. Questo viaggio. lo so. non ha ritorno. .Von sei rondine da attendere al nido. E da ieri qui il cielo ~ di piombo. la notte è senza zefiro né grido. questi tetti del nord tra agu.,,.""Zi spigoli d argento mi trafiggono. Esserti a fianco in quell'acerbo volo d'allodola gaudiosa ~Ha sera! _;,,fa resterò a puardarti di lontano. aquilone impigliato a una ringhiera. Anche qui la presenza di Montale è evidente. ma si leggano alcune compo– sizioni della Suite per A., ad esempio questo ricordo di collegio: I letti sapevano di méliga. l'acqua i! mattino spezzai:a le mani. La tavolata 'immensa. _come a corte. "'tu da un lato. io dalJ'altro. Splendeva su di no, una lampada fioca. il coltello era dolce nel pane. Quella luna un po· trifte è restata per sempre. con la sua frangia di carta. Dove se di proposito abbiamo sottoli- neato quanto meglio torna aJ nostro di– scorso. dobbiamo anche notare che la Spaziani ha saputo raggiu.ngere nella scrittura uno dei suoi momenti di mag– giore libertà~ come del resto in quest'al• tro intero componimento. primo della medesima Suite: Da rupi ben alte mi sono gettata per te, alte come la notte o la solitudine. Ma sotto c'eri ancora iu a cogliermi col balzo agile della pallavolo Anni di pioggia stri.1ceranno sui muri [del collegio. coci e passi sì perderanno nelle camerate. Arde la luna su questa Leucade della (Bassa e il vento risucchia via i volti. come [foglie. E invero. pur nell'enfasi - però trat– tenuta - della prima quartina. ci sem– bra di poter scorgere qui (specie nel– l'ultimo verso) il timbro della poesia raggiunta, ed è chiaro che se avessimo ;:!r?uJorità ·di P0t;e.r ìngicij.re --. al ~J;:\çir~ la autentica figura della nostra poetessa (quella più suscettibile. secondo quanto è in grado di percepire il nostro orec· chio, di futuri sviluppi) non esiterem· mo a segnare con l'unghia i componi– menti a questo paralleli. forse scritti in un istante in cW, iJ temperamento. ha avuto iJ sopravvento, o magari in u nattimo di disamore (che qui non risulta negativo). o soltanto di dispe. rato abbandono. GIORGIO CAPRONI INTRODUZIONE * di RENATO IIIIJCCI LA FIERA LETTERARIA * * Gionnni Omiccioli: • Paesa,;gio siolllano > A N 'I' I QUA R I A. T O * * '' La Prigione,, di _ili ario di * UlUBERTO iUARVARDI Pag. 3 * Puccini

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