la Fiera Letteraria - XIV - n. 13 - 29 marzo 1959

Domenica 29 marzo 1959 LA FIERA LETTERARIA Pag. 5 SCRITTORI IN PRIMO PIANO MICHELE PRISCO: Vigilia di Piedigrotta . Attraverso le !inestre spalancate. lo squillo 1mpto\·vtso duna trombetta 60nata m cor• tile a pieni polmoni si ripercosse fin dentro la galleria dove. ritta fra un mucchio di valigie e pacchi, donna Laura. nata mar– c~eslna Laurano di Serraviva e moglie del giudice Raffaele Di Donato. Bebé per gli intimi e magistrato alla Gran Corte Crimi– nale. SO\•rintende\·a al la\·oro della 6ervltù dalla mattina affaccendata al preparativi della partenza Al suono la donna trasan. dopo un istante si mosse lentamente verso una finestra ma senza a!!acciarvisi. e poi sornse assorta. come se solamente in quel momento. a causa di quella trombetta. le !_asse venuto a mente che appena due giorni li separavano da Piedigrotta. A sonare lo strumento doveva essere un bambino. che forse adesso era wcito dal cortile sulla strada cosl che a poco a poco il suono si perdette lontano. Ora dalla fine– stra entrava una luce intensa ma fredda. ~ il sil enzio sembrava rendere più duri 1 profi.li delle terrazze, dei muri bianchi. dei c orni cioni degli altri caseggiati che appa– rivano a livello del davanzale: vibrava a un tratto in quel1"1mmobihtà una specie di torbido presentimento. non si udiva più una voce né un ~rido. Era un quartiere tran– quillo Pizzofalcone. è vero. almeno nel con– fronti cli tante altre zone così rumorose. ma anche la quiete assumeva una sua placi– da e abituale gaiezza e sempre il segno di una presenza umana accompagnava il consu– marsi della giornata: le zampate d"un cavallo che in qualche corte un lacchè di carrozza lavava e strigliava. il tonfo d'un secchio di acqua gettato da un mozzo di stalla contro le ruote infangate d·una vettura padronale. la voce d'una serva quando cantava rigo. vernando i piatti. a volte l'eco più viva d·un alterco. posta. allora. almeno per il suo bambino voleva un nome di famiglia. come se que– sto .se~plice fa~to dovesse un giorno pre– parargli una vita più serena ... Quale sa– rebbe stato il destino del giovane re. ades– so? Chi sa se davvero lasciava Napoli, Francesco II. come si diceva In giro. Mana Cnstina. la prima moglie di Ferdinando. era morta giovane. era una Savoia, aP– parteneva alla famiglia il cui esercito mar– cia,•a in guerra contro il regno. si asPet– tava da un giorno all"altro l'ingresso di quelle trupµe nemiche nella capitale. E perché Bebè tardava tanto a tornare? Don– n.a Laura era nervosa. combattuta da pen– sieri Incoerenti e contraddittori. oppressa. capiva. dall'incertezza di quel momento: allora. come riscuotendosi. sorrise alla fi– gliastra che la guardava intimidita e do– mandò dolcemente: - Sei pronta? - E al muto gesto affer– mativo della ragazza continuò tormentan– dosi le mani: - Dimmi. Maria Cristina. ti dispiace di lasciare Napoli? - Se papà ha stabilito cosL. - rispose la fanciulla. - Si. lui sa quel ch'è gfusto fare. in un momento simile. :\1a a te non dispiace an– dare a seppellirti in campagna? G1i occhi di Maria Crist:na ebbero una rapida luce. - Oh. a Ventaroli ci sono I coloni. Ml divertirò a guardare la vendemmia. - E" un poco presto. per la vendemmia - replicò pazientemente la giovane ma- tr!e:na. e dopo un attimo d'irrisolutezza andò a chiudere una delle finestre. - Quel bambino mi farà venire un·emicrania. con la sua trombetta! - Sorrise a Maria Cri– stina che la fissava stupefatta. come per farsi perdonare quello scatto di nervi. si diresse al centro del salone. s·arrestò a ricontare le valigie già pronte e disse. con un leggero tremito: - Chissà quanto tempo staremo via. .. Allora la fanciulla osò domandare. sotto– voce: - E a voi? Ella sussultò: disse sorpresa. volgendosi a guardarla: - Che cosa. a me? Poi qualcosa agitò improvvisamente la !olla. simile a una bava di vento che tra– scolorando su un campo marezzi i prati e sveli l"ondegg1ame.nto degit mnumere– voli fili d·erba: una voce nmbalzò di bocca in bocca ed era. o sembrava. stupore. sgo– mento. incredulità. e si mutò d'un tratto in certezza. divenne quasi un senso d·al– leggenmento: il re. il Re. il Re. il Re, ripetevano tutti. ma l'ecc1tazlonie o il tri– pudio ch"era tanta parte di queUa molti– tudine questa volta· non riusciva ad erom– pere in un grido, e anche coloro radu– natisi in quel posto per un proposito di vendetta al passaggio della coppia reale tacevano frastornali o mormoravano in– comprensibili parole. intimiditi non tanto dalla !\gura del giovane sovrano che si sforzava di volgere attorno. saJutando i pochi ministri ed ufficiali del seguito. un accenno di sorriso fra imbarazzato e ,·a– cuo. quanto dal significato che in un tale momento la figura del re assumeva. Bebé Di Donato soUevato sulla punta dei piedi Per osser.·ar meglio i particolari della scena riuscl a intravvedere la leg– gera oscillazione dei fiori che ornavano il grande cappello della regina vestita da \'iagglo come una qualsiasi dama. e del re. che gli volgeva le spalle. poté solo notare che indossava l'uniforme militare. Lontano si udi un grido solltario: .. Viva Gari– baldi!•, e sembrò una voce stonata non ancora assuefatta a un·acclamaz1one di au– gurio per tanto tempo. in passato. rivolta ai so,·ranl. La coppia reale era adesso sa– lita sull·avviso ormeggiato nel pono. n mare appariva cheto. grigiastro e sornione. n .\1essaggeTo si mosse lentamente dopo alcuni minuti. scortato a poca distanza da due \'apori che battevano bandiera spa– gnola. Una popolana accanto al giudice Di Do– nato sini'.h.iozz3'V'a q.uasi con un senso di Eberazione, alcuni fazzoletti si agitarono in segno di saluto. e flna'..me.nte. a :ompere queffinnoturale sileni:zio. si le\-arono alte e con~e '\"OCÌ di 3'Uò""Urio. ::I.Ia BEbé Di Do– nato non partecipò a quei clamori: gli ser- Quel giorno. invece, il silenzio pesava. innaturale e crudele: e donna Di Donato volgendosi a guardare la sala che spoglia di soprammobili piante e tappeti restituiva di sè un insolito volto. con quelringombro di ceste. paniere e sacche da viaggio affan– nosamente stipate per una partenza che piut– tosto rassomigliava a una fuga. fu assalita a un tratto da un sentimento di malinconia: allora avvicinato all'angolo degli occhi umi– di il fazzolettino di battista intriso di poche gocce di patchouli, la donna si slacciò con J"altra mano nervosamente il corsetto quasi a dare più libero sfogo ai sosplrL Almeno si fosse riudito il suono della trom~tta. a riportarle il senso d"una vita più familiare e consueta: ma un amaro sorriso increspò le labbra di donna Laura a tale pensiero. Già. Pied!grotta. L'avrebbero festeggiata i napoletani. quest'anno? Romanzo da n n dimenticare L'estate scorsa. come durante tutte le \'il– legg!ature del resto. i Di Donato er-ano tor– nati apposta dal loro casino di campagna a Ventaroli. in Terra di La\'Oro. per recarsi in casa degli amici Albanese alla riviera di Chlaia ed assiStere alla parata militare jn occ-asione della festa: e come tutti gli anni •i balconi delle case allineate lungo la strada. ornati di arazzi e gremiti di signore munite deD·ombrellino in difesa deJ sole. avevano offerto l'abituaJe spettacolo di gra– zia e bellezza che costituiva il piatto forte per i cronisti del Giornale delle Due Sicilie. Ma c'era già qualcosa di mutato. nell'aria: a corte, Il lutto per la morte d1 Sua Maestà ~ostro Signore era da poco cessato e il giovane Re non avrebbe sflJato con l'augusta con.sorte nella carrozza di gran gala affian– cata dai paggi a piedi e preceduta dai bat- à\to::a11:~oeni~°ch:ean~~e ~~~-. ~u;~~~~f~ del corteo. l'assenza della' berlina reaJe le aveva messo in fondo agli occhi aveva avuto dunque il significato d·un funesto presagio? Donna Laura di Donato si poneva adesso la domanda. nella penombra della galleria che le comunicava già la fredda insoffe– renza d"una casa abbandonata. mentre col pensiero. quasi a contrasto d·un momento particolarmente triste. riandava l'ultima P1e– digrotta. Avevano partecipato alla parata militare quarantasette battaglioni. trentatrè squadro– ni. sessantaquattro pezzi d'artiglieria. tutti al comando del tenente generale principe d"Ischitella. maggiore generale del regjo esercito. Non c·era stato il saluto dei can– noni dall°alto dei Castelli. per annunzìare l'uscita delle Loro Maestà da palazzo reale. ma donna Laura. e nessuno con lei. avrebbe potuto mal pronosticare qualcosa della pre– sente rovina in quell'istante che s·era tinto. è \•ero. d·una fugace tristezza in tanto tri– pudio. tutt'a·via solo al ricordo del recentis– simo lutto e non in prevUìione di una fu– tura e allora inimmaginabile catastrofe. In– \·ece. in un solo anno gli eventi erano pre– cipitati a tal punto che il giudice Di Donato aveva ntenuto opportuno rinunziare alla vil– leggiatura e restare a Napo]! per meglio seguire lo sviluppo degli avvenimenti. ed ora donna Laura aspettava che il marito rincasasse per conoscere le ultima notizie e insieme dare le definitive istruzioni sulla partenza ormai prossima. la figliastra Maria Cristina chiusa in camera forse riempiva la ultima cesta delle sue piccole cose femmi– nili ed inutili così come Cesarino era in– tento a raccogliere In biblioteca i libri da portarsi dietro. e la galleria che domani avrebbe dovuto .spalanc·ando i battenti per il soma ,,enerdl di ricevimento. risonare di musiche. conversazioni e risate. le mostrava invece lo squallido aspetto d'un accampa– mento zingaresco. con quella pila di \'aligie e pacchi ammucchiati al centro. E Nandino? Per U primogenito di suo mar!to Ja signora Laura provava sempre una soggezione che a mente serena giudi– cava ridicola ma della quale non riusciva mai a \'incersi. e la camuffava a~lora con un riserbo che ser\'iva solo ad accrescere il distacco fra loro: dopo pranzo. appena Bebé era uscito per recarsi a salutare i1 fratello e comunicargli !"improvvisa decisio– Ot' della partenza Nandino era uscito a sua \·oJta ma prima aveva annunz:ato con la sua voce sprezzante: - Io non parto. resto qui a ~apoll. Lo direte voi a mio padre. se vi chiede di me. - Ed ora la donna capiva d'essere angu– stiata anche da Questo cruccio segreto: co– municare al marito. senza inaspnrlo. che il figlio non li avrebbe seguiti a V~ntaroh. il suono della trombetta la nscosse dal propri pensieri e un'altra \'0lta la donna s·atracciò a guardare in cortile. Si. era il figlio della portinaia. a sonare: ~irava _in– torno alla corte deserta a pass: marziali con una mazza levata in alto che fingeva una spada sguainata e lo strumento d latta attaccato alle labbra Donna Laura sorrise pallidamente: capiva che quel eiuoco i_nfan– t·le non era suggerito dall"immint>nza d1 P:e– iigrotta. ma dagli avvenimt>nt:. GiOC'a,·a aila ~uerra. il bambino. e immagina,·a proba– bilmente d"essere un uffic:a:e del ·esercito borbonico. O un garibaldino? Donna Laura si sentl tnste: solievando lo sguardo s1 ac– cor,;;e d·essere !issata da Maria Cri.:t:na,r tta anch.t>Ua dietro i ,·etri chiusi del balcone nella sua camera. allora ie fece _cenno di ra(i?iunii:erla e staccandosi dalla hnest:a le an-dò incontro. - Comandate cosa? - chiese docile la fanciuJla entrando nella galleria e ferman– dosi incerta sulla soj?lia Donna Laura la os– .;erva\'a con una straziata tenerez~a: e~a scialba e persino un po' goffa. Mana Cn– st:na. ella cncò d·aggiustarle un nastro del corpetto come se quel ritocco potesse ab– belli:la. le sorrise con simpatia. Perché suo ma:-;to ave\"a spinto _il prnp:10 attacca: mento alla dinastia sino ad .imporre ai fi"li i nomi dei sovrani? :\iana Cnstina. F:rd:nando o Xandino. e Cesarino avrebbe voluto chiam~rlo .Francesco e lei s'era op- di ALBERTO Le pagine di 1\-lichele Prisco che qui presenziamo formano il primo capitolo di un roman=o iniziato nel 1954 con l'intenlo di precisare. attraverso lo storia di una famiglia della boTghesia napoletana. il pas– saggio dello Napoli bor-bonica ad un cltma libeTale e il suo inserimento nella vita nazionale. Prisco pensò alla nascita del suo romanzo anche in un senso polemico, sopratutto con– tro l'idea di certa Napoli ne.areali.sta lette– rariamente troppo abusata. JI programma. oltre che suggestivo, era importante proprio per uno po.sribilità di chianmenti storici puntualizzati ai di fuori dei più ricorrenti luoghi comuni. Ma il caso non volle mo– strarsi compiacente con que.sto progelto ric– co di umori nuovi. Dopo la stesura di un centinaio di pagine, infatti. a Prisco capitò di .nnarrire. recandosi ,n bitilio1eca a re.sti– tuire certi libri, un grosso quaderno con tutti gli appunti e le ricerche di un anno pa.s.sato negli aTchivi. Proponendo la lettura di ,., Vigilia di Pie– di.grotta~. pensiamo di dare l'esatta misuYa dell'entità negauva di questa perdita e della conseguente interruzione di un romanzo .sto– rico teso allo revisione e all'impostazione di un'epoca e di un'irtdole. attraverso perso– r..aggi caratteri:zati vivacemente fin dall'ini– zio. Donna Laura. il giudice Raffaele Di Donato, Nandino: sono figure già cosi abil– mente di~egnate e diffeTen=iate da sugge– rire con esattezza quello che avrebbe potulo essere 1l respiro e la cadenza della vicenda. E sopratutto convince il modo in cui i! linguaggio narrativo riesce a distertdersi nella non facile funzione della rievoca.::ione storica. Su di uno sfondo di cultura sensibilmente ass1mHato. si imprime. sempre più netta di pagina in pagina. la sigla ben individuabile di Pruco. falla soproturto di robustezza in– ventiva.. Volendo far ricorso ad una tenni– noloaia pittorica. ti potrebbe parlare di valori di tavolozza, di urr impasto dal quale le figure si enucleano lentamente senza mai spogliar.si. però. della diffusa luce del fondo Maria Cristina degluti come per darsi coraggio. - A ,•oi dispiace? Lasciare ~a– poli. la casa ... - disse. Donna Laura sorrise. - Sono in pena per tuo padre... Le cose. qui. possono mettersi male: come giudice regio. Bebé potrebbe essere fatto oggetto a una rappresaglia ... - Ma papà è un uomo onesto. è sempre stato giusto. chi può volergli del male? - replicò :vt:aria Cristina con un mansueto stupore. Stavolta donna Laura sorrise quasi più rabbonita. - Sei una cara ragazza. :\laria Cristina. E io sono una sciocca a metterti certe idee per il capo. Vieni. andiamo a vedere se Cesar:no è pronto. Papà può tornare da un momento a11·a1tro... Con la grossa testa pogit:iata al fondo della carrozza. che sembrava rimbalzare qua e là in cadenza col dondolio delle ruote contro il selciato, il giudice Di Do– nato scorgeva attraverso il finestrino rani– mazione invadere la città e più quella gli appari...-a insolitamente viv~ce più. cre– dendo d"indovinarne I motivi. il suo volto bianco assume,,a un'espressione irritata. Come poi la vettura era giunta al Largo del Castello. egli s'era a!!aec!ato per far cenno al cocchiere di fermarsi. n'era smontato sollecito. aveva ordinato all"uomo d"av,·ia.rsi da solo e attenderlo a casa del notaio dove più tardi l'avrebbe raggiunto, ed ora non sapeva qual!? forza od istinto ravesse sospinto al molo. a confondersi tra la foUa .raccolta lungo la banchina del porto militare. ~é s'aspetta\·a di tro\ 1 ar tanta gente: ma la \·oce della partenza del sovrano eirco– la\·a !!ià da qualche giorno. in città. e il proclama affisso quella mattina alle canto– nate ne dava conferma: stcché di quella moltitudine accalcata davanti al!a darsena sottostante alla re11.2:ia molti erano stati att:-att1 dalla curios:tà. altri per l:l.f!etto al sovrano o al contrario per dileggiarlo quando ]"avessero visto salpare. e nei più aveva agito quel sentimento dell"mdefinito che ci spinge a riguardare quanto nei tempi è. o ci appare. ancora sconosciuto. Fedeli a un aspetto del loro temperamento. i na.– poletani e,ano accorsi a vedere: ed ora il giudice 01 Donato. guardandosi attorno senza parere. all'abbigliamento alle parole o ai gesti. di quella folla. poteva dir di riconoscere la professione o il mestiere cui quelli appartenevano: gestori del ban– colotto e cambiavalute. professori e a\•vo– catucci. religiosi e uscieri del tribunale. venditori ambulanti e lazzaroni. popolani e bo;ghesi. confusi in una sola massa che a!J'appa,enza appariva silenziosa m_a nella qua!e. a ben tendere rorecchio. s1 udi\·a serpeggiare un sommesso e sordo brusio. come una specie di brulichio. ch'era. nella sua Uuttuante incenezza. la misura più naturale della precarietà del momento. nEn 1,AC(lL\. Il !errore ntroverd in quesie pagine quella tinta napoletana che i .soltanto di Prisco. quella tendenza a superare il limite folklo– ristico per inserire i motivi tipici di una gente in una pro.spellioa umana completa. untvl"rsalt. Siamo alla vigilia di una Piedi– gro:to che rimarrà nella me-moria dei na– poletani. Mentre i primi suoni di fes1a. i primi .te-oppi d'allegria maturano neJl'aria. Napoli muta. in un cJima di rarefatto enrW'ia.smo. la nta pelle poli1ica. CorTe voce- che Fran– cesco II lascierà la cìtrà. Lo folla è tncre– dula e stupita. Ma iJ Re parte davvero e il suo addio a Napoli è descritto in uno dei punti più belli di questo capilolo: .. Il Re. il Re-. il Re, ripelevano tutti. ma l'e-cci1a– zione o ii tripudio ch'eTa tanta parte di quella moltitudine questa volta non riusciva ad erompere in un grido., e. anche coloro radunatisi In quel posto 'Pt?t un proposito di vendetta af passaggio della coppia reale tacevano frastornati o monnoravano incom– prensibili parole. intimiditi non tanto dalla figura del giovane .soorano che si sforzava di t:olge-re auorno. salutando i pochi mini– stri ed ufficiali del seguilo. un accenno di sorriso fra lmbara.zzato e vacuo. quanto dal significato che ill tale momento la figura dl"I re as.sumeva ... ,... La partenza di Francesco II mette in al– larme aran parte della nobiltà napoletana. Anche il giudice Raffaele Di Donato, fino a quel momen:o magistrato alla Gran Corte Criminale. si prepara a la.sciare Napoli con la famiglia .... .Vigilia di Piedigrotta,.. si con– clude appunto con l'addio furtivo del ma– gistrato a, c,eli e alle case di Napoli. - Sto lavorando adesso - ci confida Pri– sco - a un romanzo di ambiente moderno. napoletano sorto quanto a... toponomastica. giusto per' dare delle radici ai personaggi ... Questa nuova fatica di Prisco ha il nostro augurio più vivo: ma noi t·orremmo anche consigliare allo scritt&re napoletano di non dimenticare il romanzo di. cm ha voluto cortesemtnte concederci un saggio cosi vivo. ALBERTO BEVILACQUA ra,:a la gola una commozione arida e de– lusa ohe somigli~-a alla sete e iD5inwva nelle sua integr:tà di fanatico borbonico pensieri diversamente cono:reti; perohè quella partenza lo feriva nei suoi senti– menti ma lo costringe\,a anche a non ou– t.ire ancora speranze: se il re ahbandona..-a per il primo la patria a::1ch·egu doveva ba– dare a mettersi in salvo. e .re con J"a:rrh-o degli invasori scopµia\'a la ;ivoluzione. com'e ra probatlile. sarfb!>e stato da stupido t."Ov. r.si in mezzo o. pe@gio. scontarne le conseguenze. Ora 1e nave s·a11ontana-.•a dalla darsena quasi guadagnando una più snella celerità da pa..-ere che rugg:sse e insieme cile vo– lesse sugge..--i.ngH un ana!Ogo rimedio: egli .fk"S<n;acon un'e:.,>ressione, risentita i :r~c– cioli bianchi di spuma che .rich1uò €'\·ano gorgogliando la scia epe.-.,a netracq.ua dtll– la prua. come per cancellare i oo'lo hi che testimontavano 11 passaggio dell'av,.,1so. e dentro di 6é paraeonava quel flotto ri.gOn– fio. al quale un poco retoJicamente confe– n,ia addirittura una parvenza di simbolo. a quanto re::.-iava d'.una mona:-ch1a per oltre U'!l BeCOlo dominatrice. Un'oscura pe.:-ce-zio– ne !o rendeva certo che res::Jio 'dei SO\-:rani rapp!'eSentava un atto definitrvo. e di nuo– ,·o lo riassali l'incertezza del propr:t) stato. Si sentf':a ingannato. e al tempo sre.e-so co– me per veDdicarsi o non riconoecersi de– luso si sforzava di tra:,re un bari:.so ed asp:-o piacere aU'idea d'avere rac-eomand'ato a Lau:a di tenersi pronti a partire: ora ca– pi\-a ohe bisogna\·a veramente allontanaI'lf. al più presto da XapOli e tornarvi solo a cose più oalme. La folla. int3nto. si scompone1.o. e fluiva a ,g:ruppi cap3nMlli e crocchi in varie di– rezioni. ma non ,pe: questo il mormo:io che ai levava da es,;;a 89?1.ll1le--aun più con– sapevole s<!ntimento di sollievo: ret.--ia-.,.ano tutti singolr.mente calmi come t.e in qwl– che modo avessero coscienza d'aver assi– stito a un ai,.,·enimento storico anche se questo. in realtà. era durato appena pochi minut:. e come se l'a\-e;;sero ~ito o non sap~ero in quell'i.stante quale sign ìficato att.~buii,gli, per regola:rs1 m conformità. Poi un la:zza:one dall'aspetto imponente lanciò in aria il be:retto rosso che gli eo– p:-iv:a i ricc:i aggnimati e lo ripr-e;e e volo con una risata riassestandoselo meglio m testa. subito dopo et;egui una caprio1a fa– cendo per un attimo luccicare l'amuleto argenta to che gli pende\'a con un cordon– cino d.al collo muscoloso. e l"ounosfe-ra se.T.brò g ià dh·e:sa. 0,.1e bambini ?"'~ro battendo le mani come aci una rapp:-esen– tazione di bagattelle. una diSEe a voce alta una frase sguaiata. rotolò sul 6elcieto il sonoro trotto d'un calesse il oU: conducente ?~r ottenere Ja-:-go sohiocca\·.a la frusta in aria me,:;colando il .ru.o grido a quello dei -..e.nditori ehoe affo!la,'d'Tlo la straèa: di frit– telle all'olio. di I:monate. di fette di coeo- mero. di pesciolini arrostiti. di dolci. di monete antiche. di pietre incise: e al pas– saggio del vex<>lo altri gr.:da:-ono pa.--o:e di evviva: squillò da una parte con più Bicure:u.a le voce: .,.Viva i gar~baldesl! .... e si capi\'.&. lnsOmma, ohe tutti cercavano ora delrberatam ente di scrollarsi Ed>ito l'un-– mag:ne di quel.la partenza dagb occhi e di.i pensieri. se mai ne avevano. Bebé Di Donato s'e.'ll allont.anto a passi rapidi e timorosi. le palpebre chine come ,per non fi6sare alcuno non sapendo quale espre6sione. se ài iftm.o giubilo o di oonni– vente eostam3%ione. assumere lllCrociando gli eguardi altrui. le mani strette ner\-~ mente nelle tasche profonde della_ g iam– be,r,ga. il oapo quasi di sbieco. puntii.to cO!l– tro raria a impedire al vento marino che– si sollevava con le prime ombre della sera dli trasportaq::li lontano il cappello a ci– lindro Al Largo del Castello si a.oi: -estò 1rre."O– luto e m... -olontsr!rarnente l o s guardo gh si posò sulla cantonata: v'era attaccato il pro– clama reale affisso nella mattinata. ch"e,gli cominciò a rilegge;re con un pavido atteg– giamento da cospiratore: Fra 1 doveri -pre– scritti ai Re, QtU!lli dei giorni di sventura sono i più g,rondiosi e solenni. ed io in– tendo di compie-rh eon rassegnazione sce– t.·_ra di debole=za, con animo sereno e fidu– c1oso, quale si ad.dice al discendente d1 tanti Monarchi... A quest'ora ra\"viso coi reali a bordo doveva aver già doppiato il capo .::l.fise.10: torse il ~no ragghoge,.·,a la Regma :\iadre a Gaeta? certo dO\-'e'\-e .andare a oqi:anizz.are le .rE'Eistenza. non po– teva lasc ia Te il reg no con tanta facilìtà: ma allora se la guerra s1 spostava verso Gaeta, non sarebbe stato ,pericol0so andar– sene proprio a Ventaroli? Le parole del proclama cominciarono a confondersi di– nanzi «gli OOOhi del giudice Di Donato Discendente da una dinaslia che per ben centcnJentisei anni regnò in queste contro– de continentali. dopo aveTle salvate dog,li orror i di un lungo governo victregnale. i mi.ei affeui sono qtu. Io sono napoletano. né p otrei sen.:a arav_e rammarico dirigere parole d'addio Ot miei amatissimi popoil. ai fl'Wei compatrioti ... Una ~ stridula v-~- ~~~~~:a:t}u1 iov~~to~lz:~c~f ie~i gridando la propria mercanzia. J due uom:– ni si guardarono per caso e si fissarono: subito il giudice s1 finse intento a leggere le locandine teatrali attaccate al muro ac– canto al manifesto del re. .'\J San Carlo rappresentavano quella sera Il folletto di Gressy seguito dal ballo ..,Margherita Gau– thier .. còn A.mina Boschetti. aJ San Carlino Le finte inglesi. al Sebeto La battaglia di To– losa. E questo Bebé non riusciva a capire: come la vita potesse continuare il suo cor– so. come nessuno rimpiangesse il sovrano. come quel giorno di lutto avesse la spen– sier~ta e crudele indifferenza di tutt: gli altn giorm, La voce del venditore si ripete più lon– tana e il giudice si rigirò adagio guardan– dosi attorno: il pescatore procedeva igno– ran~ol~. intento solo a vendere i granchi lessi d1 cui vantava la dolcezza del sapOre con strascicata cantilena. avesse a:overnato il Borbone o Garibaldi. Allora Bebé Di Donato fu assalito dal bisogno d"ascoltare una voce amica. trovarsi fra volti cono– sciuti e gente dì fiducia: si diresse verso Cbiaia per andare a rivedere gli amici fre– quentaton della farmacia lgnone. do\·e avrebbe potuto dar sfogo liberamente allo -sdegno e al dolore che Ùl ugual misura lo tormentavano .ma un'altra scena che lo sor– prese all'angolo della via. davanti al Caffè d·Europa. cambiò definitivamente il suo pro. gramma: un gruppo d'uomini eccitati e scalmanati alzava .sulla porta una bandiera tricolore con lo-stemma della casa piemon– tese al centro. Il giudice s·a!frettò a r:salire Toledo per recarsi a casa del fratello. Do– vunque apparivano I gigli deUo stemma bor– bonico sulle vetrine dei negozi. giovani stu– denti fracassavano vetri ed emblemi con turbolento vocio. e già molti magazzmi esponevano il ntratto di Garibaldi e del re di Piemonte. Bebé Di Donato cammma,•a quasi a fatica. sopra!fatto da tutte quelle scene e dai suoi sentimenti contusi. mor– morando a mezza vO<"e; - Traditore. tra– ditore -. e nòn 51 capiva se con quella parola alludesse al popolo oppure a se stesso o addirittura al SO\•rano. - Gesù. Eccellenza. e che faccia avete! \'i è successo qualche cosa? - Gli aveva ap erto Marianna. che manteneva ancora. b! ne.hé avesse rieonoseiuto la seampanellata d 1 f amiglia. a metà socchiuso il battente della porta. non più per sospetto o pruden– za. adesso. ma per dimenticanza. e atto– nJta meraviglia. davanti all'aspetto stranito del giudice 01 Donato. Tuttavia la voce della serva era stata udita da Orsola. o forse la giovane aveva a sua volta capito che veniva da loro un parente a11·eco tinnula dei campa.nello dentro le stanze. e mentre Marianna diceva. sempre con quella mano ammollita dalle rigovernature di cu– cina poggiata autoritaria sul pomo smaltato della porta. quasi a trattenerne rospite sulla soglia: - Cercate il notaio? Sta sti– pulando -. la sottile figura di Orsola si affocciava da uno degli usci dell'anticamera. - Ma chi è. Marianna? Perché non fai entrare? - Avanzando aveva riconosciuto Io zio. benché il pianerottolo fosse in pe– nombra. - Oh. buonasera. zio: come mai da queste parti? - E' occupato. Giacinto? - egli domandò di rimando senza nemmeno rispondere al saluto. e procedendo nella stanza si faceva \"ento col cappello. Orsola notò Io sguardo stralunato e i gesti irrequieti dello z10. - Possiamo chiamarlo - rispose pronta. - se si tratta di qualcosa di grave. Ma- rianna. vai a domandare a Mazzei !ra quan– to tempo papà potrebb·essere libero. E voi. zio. voìete favorire? Lo precedette attraverso una fuga di stanze tutta in penombra. dalle porte lac– cate con motivi Ooreali e appesantite da tendaggi di velluto o di damasco: in un salottino do\·e un lume acceso fra il balcone e la parete, U cestno di lavoro e un uasso e bianchissimo gatto sonnecchiante sul di– \·anetto rivelavano l'angolo preferito della giovane donna. questa si arrestò. battè le mani per svegliare la bestia e scacciarla ma con dolcezza dal suo posto. e im·itò 1 06p1te a sedere. - E zia Lau:a sta bene? E i cugini? Da quanto non Si fa vedere. Maria Cristi– na! Gradite un bicchierino di rosolio o una tazza di caffè? Faccio preparare subito la macchinetta. - E aspettava gli ordini dello z:o. prima di tirare il fiocco del campanello in fondo alla banda damascata ,.he pende– va dal muro. Il giudice s·era avvicinato al balcone: tra le cortine di merletto pendeva una iradescantia dai folti rami. e quelle foglie d·u:i verde tenero striate di bianco e di rosso gli fecero venire a mente il tricolore issato all"ingresso del Caffè d'Eu– ropa: allora un sosp:ro gl'incupì il volto e scotendo il capo esclamò: - La tua po,·era zia è costretta a la– sciare le piante alle quali è tanto affe– zionata! - Orsola abbandonò il campanello per congiungere le mani in un gesto di sgomento: la fede sottile. all'anulare. sotto– lineava l'esilità delle dita bianche e nervose. - Voi che dite! E che cosa è successo?! - Stasera ce ne andiamo - replicò Io zio abbassando la voc-e. - abbandoniamo ::\'apoli. - Lasciate ~apoli? E perché? - Un'ora fa è part,to anche Sua Maestà ::\'ostro Sianore: l'ho visto io, con questi occh: che ti stanno guardando adesso. E· partito via mare. con la regina e un piccolo seguito. Qui verrà GaribaJdi da un mo– mento all'altro. ci sart. la rivoluZlone: ma tu do\·e hai la testa, tiQ:lia bella? Mi guardi come se s-tess, dicendo chi sa che fe.ssene! ... - E non me la spaventare. questa po– \'era creatura! :\-1:enomale che Jo nconosci tu stesso che stai dicendo delle fessene' ... Il giudice e Orsola si voltarono i.nSie-me. con un rapido uguale movimento. verso Ja porta da cui era venuto il placido v~ione di don Giacinto. Don Giacinto sorrideva imperturbabile. fiutando tabacco di Ltt,ce. n suo volto gra~e .. ovale e ~lanchiccio .. forato da due m10ut;ss:mi occhi privi dt ciglie che vedevano quasi senza es.sere vi– sti. esprimeva una leggera per quanto bo– naria canzonatura. e fu questo sorriso. più che il tono delle paroie. a 1nd;.spett1re il fratel!o Bebé e a far&li salire a un tratto la voce a una tonalità più stridula· - Ab. tu fai ancora il filosofo! Ma ti. rendi conto che il Re ha lasciato Napoli e .siamo In balia degli Invasori? - E io sai che ti dico? - replicò placi– damente 11 fratello buttandosi a .sedere su di u=ia poltrona che lo accolse con Il cigol:o di tutte le sue molle. Era diventato. con gli anni. monumentale: u n uomo e norme. vasto e adiposo che pur spostando.si qua~I a fatica smoveva al passaggio della p ropria persona correnti d'aria e risuccbl di vento. e anche per questo :1 giudice Di Donato a\·eva cessato d'a~ita:-si sul petto il cap– pello come un \·entadio e lo !ISSava ora imbambolato aspetta.ndone le paro!~ - Sai che ti dico? - npetè don G,acmto. - Che il tuo Borbone prima di partire. e per non avere i beni confiscati. ha fatto atto d1 donazione. tutti atti fittizi si capisce. a gente d1 corte. ed lo. regio notaro. con_ un fratello maRistrale alla Gran Corte Cnml– nale. potevo almeno .stipulare lo.. - Ma siete tutti nelle nuvole. in questa casa? - interruppe Bebé. - E non ti reputi fortunato? Così non sei esposto: non sei esposto come me che sono membro della Giunta di Stato... Non capisci che ora torneranno esuli e avventurien. e po– veri noi?! ... Di riflesso il volto di Orsola involonta– riamente .s'accese d'una luce di tenera gioia. - Ma allora tornerà anche zio Santino? F'u come 6e a\tesse evocato un fantasma: un attonito silenzio accolse queste parole. e i due uommi si voltarono a guardare la giovane con uno stupore che lasciava trasparire come nessuno dei due avesse an– cora pensato in quel momento al fratello lontano. sicchè :nsieme fissa\·ano Orsola iin– barau.ati ed assoru. Poi don Giacinto estras– se dal panciotto !a tabacchiera d'argento e ne sollevò il coperchio con un rapido scatto. - Già, Santino - rlpetè. e il giudice gli fece eco annuendo; - Santino. s:curo. - Soggiunse subito, come se volesse fin d'ora procacciarsi una benemerenza: - Almeno c'è una consola– zione. in questa disgrazia. - E tu vuoi veramente lasciare :Xapoli? - insistè il fratello annusando. Ricondotto aUa paura del proprio stato il giudice nspese con una voce strozzata: - Stasera stessa. Ho già tutto predisposto: ce ne andiamo a Ventaroli. al casino. - Ma tu sei pazzo? Per trovarti in mezzo a.ila battaglia? - Quale battaglia~ Giaci? - Come. quale battaglia! Gesù. Gesù. ma - allora tu credi che n re se ne va cosl, 15uono buono. e arnvedercl e grazie? Que.Uo parte per continuare là guerra. lo sa tutta Napoli. Niente farà. questo è sicuro. ma ci sarà sempre battaglia. a Gaeta. e tu val proprio. a cacciartici dentro? Il giudice si grattò il capo perplesso. - Ora non mi mettere altre idee In te– sta ... Tu devi capirmi: io. a Ventaroll. posso -sempre vedere come s1 mettono !e cose qua e regolarmi in conseguenza ... E' di qua che mi preoccupo. è naturaJe: se ci sarà la n– ,·oluzione. a :-lapoli. io sono troppo esposto. - Ma zia Eh-ira è avvertita? - chiese turbata Orsola mentre suo padre alza,•a le spalle come per scaricare ogni responsa– bilità. - Non ne ho avuto il tempo - replicò il giudice. - e anche_ per questo sono ve– nuto da voi. In un pr:mo momento io ave– ,·o pensato pure di rifugiarci tutti quanti da lei. ma quelli sono eretici. chi ti dice che non assaltano anche com·enti e chiese? - Ora buona - esclamò Orsola con un subitaneo pallore. Il padre badava a spOl– verarsi con colpi brevi e precisi delle corte dita la giamberga di qualche briciola di ta– bacco ril.ccoglien<iolenel <:avodella mano, quando n'ebbe ammucchiato una parvenza di presa v'abba,ssò dentro il naso e aspirò. - E non essere il solito catastrofico. Bebé! - Ah - esclamò Bebé, - per te è di– verso. tu non nschl nulla. Tu domani se quelli \'engono puoi anche farti passare per liberale ... - Liberale io? - La risata di don Gia– cinto sonora e pastosa gonfiò tutto il sa– lottino come una folata di vento. - Di teste matte nella nostra famiglia ce ne basta .una. ma mi pare che tu ti fai prendere troppo dai nervi. e ti cacci in un pasticcio peggiore. - E" questione di sentimento. di sensi– bilità... Se tu oggi ti !ossi trovato come me sul molo. quando Sua Maestà è salito sul legno pronto a salpare ... - Tu l'hai visto partire? - esclamò con più interesse don Giacinto. - Con questi occhi che ti stanno guardan– do adesso. poteva essere un'ora !a. Ma dico io. non stavamo bene? Quando noi a\'evamo la cost:tuzione. che cosa preten– devano di più? E" partito come se )"aves– sero cacciato. Ah. G:acinto mio. sono mo– menti che non si dimenticano. ~li sento ancora. qua - e si tastava la go!a. pareva volesse sbottonare il colletto. aUentar la bianca cra,·atta. - mi sento una stretta. un pizzicore ... - BeviamOCi sopra un caHè - concluse pacifico don Giacinto. - E che vuoi farci: habent sua fata homines. Orsoll. ci vuoi preparare una be.ila tazza di caffè'? - Un momento - disse il giudice trat– tenendo per un braccio la nipote alza– tasi sollecita. - tu dovresti !anni un altro ravore. figlia bella. Si tratta di tua zia Elvira. la nOEitra amata sorella. Domenica Laura doveva cresimare una giovane del Gran Trionfo ... - Una pentita? - interruppe Orsola con un leggero rossore. - ~ossignore. s; tratta del ritiro del Gran Trionfo a vico Avvocata. sono minorenni pericolanti... Ora quella gio,·ane doveva la– sciare il ritiro perchè ha compiuto i ven– tuno anni e Laura domenica al Duomo doveva cresimarla. ma se noi siamo co– stretti a lasciare Xapoli e abbiamo Anni– bale ante portas ... - Volete che a,-verta io zia monaca che la cosa per il momento è rimandata? \'a bene. state t:-anquillo. me ne incar:cherò io. ci andrò di persona. Lo zio che tratteneva ancora fra le sue la mano di Orsola in piedi accanto a lui le strinse le dita palpeggiandole e carez– zandole con un gesto di riconoscenza - Brava. figlia mia. come hai cap;to su– bito. Ti sono proprio obbligato. di questo favore. Quanto sei bella e buona. beato quel marito che ti gode. A proposito. Miml sta bene? Mi dispiace di non salutarlo. Eh. hai saputo scegliere. un uomo d"oro. Xon c'è? l\li dispiace proprio: non c'è? - E' ancora fuori - disse Or,ola sorr,– dendo e arrossendo come per schernirsi. a suo modo. dt quegJi elogi. - E allora posisamo bere questo calie? - J.llcbele Prisco intervenne don Giacinto. - Va. vallo a pre– parare tu st.es! ;a, bella a papà. ce n'è ve.:a– mente bi.sogno ... Come furono soli. il giudice rip:ese a sventolarsi col cappe.Ilo. - E' un'ora grave. per la nOiStra :-Japol:, un'ora storica. Gia– cinto mio ... - E va bene. Bebé. ricordiamoci che altre due volte hanno fatto la nvoluzione e poi il re e sempre tornato e tutto s·e rimesso a posto. am:ci più di p:una. !ui e Napoli. Ii fratello gli agitò il cappello davanti agli occhi abbassando di nuovo la voce. - Voglia Iddio cbe sia cosl anche adesso. Ma bo paura che stavolta si tratti d'Una cosa seria: que:li vengono dalla Sic:lia. 1Stan– no salendo da tre mesi palmo a palmo tutto il regno e qui non si è ancora ten– tato niente ... - E lascia fare a Dio. chi viv :à vedrà . .. Vuoi una presolina? E' di Lecce. autent.co ... 11 giudice scosse il capo, e come lo siuardo ~i cadde un·aitra volta sulla trade.scantia immota contro U balcone, mormorò di nuo– vo commosso: - Povera Lauretta. cosi le– gata a lle sue p:ante! Anche quelle deve la– scia.re. e sa Iddio per quanto tempo!... Ma in quel momento i pensieri d. donna Laura in assetto d: viaggio. col cappel:o già annodato sotto la gola e la valigetta dei gioielli appesa al braccio. erano piut– tosto lontani dalle piante: s'era convenuto che durante l'assenza forzata resta~se di ;::uard:a alla casa la vecch:a Liberat.;.na. e alla serva la s:gnora Di Donato a\'eva rac– comandato in panicolare i suoi fiori. ord:– nando di collocare accanto alle sacche da \'iaggio solo due vasi. che desiderava por– tare con sé a Ventaroli. Si trattava d: due rari esemplari di rose: il Louis d'or désiré, che proven:va direttamente da casa reale. e la Comtesse Elise. esposta e premiata Io scorso anno a ?3rigi al Jard,n des Plont~.s e poi acquistata dall'orto bOtanico. entrambi regalo dell'avvocato Albane.se lo scorso Na– tale. E tuttavia adesso. HssandoE senza qua– si vederli. in mezzo ai cesti e alle valigie, donna Laura ripcnsa\·a a Xandmo e alla ma– niera di comunicare al ma:ito che il gio– vane non intendeva seguirli in campagna. Un passo nell'anticamera le fece sperare che fosse proprio il gio,·ane decisosi aU'ult:mo momento a cambiar parere (e:-a 5;cura che la condotta di Nandino f06Se come aJ sohto motivata da un ripicco). s::cehe si mosse con un malcelato respiro d1 sollievo ad an– dargli incontro. Era invece il manto. che si arrestò grave e funebre sulla soglia del salone. Ella lo :::uardò per un attimo con un·espre.9.sione di trepidazione. e poi disse: - Allora? - O giuchce allargò le braccia. - Si pane: al più presto. Sono part:.te anche le loro Maestà. - Sulla pona. a!– l'altro Iato. era apparsa Maria Cristina spau– rita da sembrare ancora più piccola. e mor– morò a sua volta tra smarrita e incredula: - Si parte'! - Non hai capito? - replicò il giudice, che in casa ntrovava neJ propno tempe– ramento collerico lo sfogo ai suoi crucci, e donna Laura pregò dolcemente: - Vai a chiamare Cesarino. digll di pre– pararsi. per piacere. ll giudice intanto ri!e.n\·a alla moglie quello cUi a"-eva assist..to nel pomeriststio. chiamò la servitù per le u;time d1sposi– z1oni. andò a prepararsi. e in breve la casa cambiò volto. preda dell'affanno della partenza: le valigie.i sacchi. le ce.ste. f fa– gotti. le due piante di rose. di donna Laura. la scatola dei bastoni del giudice. dJ scialli di Mana Cristina. I libn di Cesanno. le. fiaschette con le bibite corroboranti. fu– rono al c~ntro delle generali premure. rac– comandazioni e sospiri ne accompagnarono l'uscita dall" appa.rta mento. s°incroe.iarono ordini. voci. pas.si e richiami Il cocc hiere saliva e scendeva per c,aricare l ba::: ag.li. aiutato da due Jnserv1enh. da Liberat:na e. per l'occas.ione. dal cuoco Monzù che tutta– via si limitava a dirigere le operazioni contando i \'ari colli a mano a mano che dal salone erano portati in cortile. E sul tram busto generale s1 le\-ava la \'OCe del giudice che picchiando per terra il bastone ~ridava a chiunque attraversasse indaffarato la stanza: - Ma Sandino. dove s·~ cacciato Nandino? ~essuno dei servi o dei familiari ri– sponde."·a: si limitavano a guardarlo per un attimo con l'ident:ca aria interrogativa cd in_certa. per poi riprendere ognuno le propne faccende. J bagagli erano ormai si– stemati. la carrozza pronta e il cocchiere in serpa le.sto a sch:occare la frusta per av\"iare al trotto i cavalli. e doll!la Laura sentiva con batticuore avvicinarsi il mo– me1:1toin cui avrebbe pur dovuto-dare spie– gazioni al ma.rito. quando Nanclno appar,;e sulla soglia di casa. tranquillo. con l'ombra d'un ironico son-iso impigliato al baffetL.. - :\la. allor~ veramente partite? Sc?'ppiò subito la collera paterna. - In– casc1ente. sciagurato! Ma lo capisci che aspettiamo solamente i tuoi comocti?! - D giovane lo guardò con un !reddo stupore. - Ma non \'·banno detto nulla? Io non parto: io resto qua. Avessero riferito al giudice che France– sco II aveva fatto cambiare rotta a11·a\'viso per tornare a Napoli. le parole non avreb– bero_ potuto suscitare maggiore sorpresa: an– che 11bastone gli s'arrestò a mezz·aria do:1- :~~~edo u:i° ~;~:i~~a !:at~t c~':;~bi!. s~; la voce. fu naturale. solo un poco afona: - Tu resti. non parti. ho caPito bene? - Benissimo. papà - replicò ~andino. _ L'ho. ]~sciato detto a vostra moglie, d'av– vert1r.,,.i: non v·ha detto niente? ~andin~ pone\·a ~na cu:a studiata~e qua– si polemica nell'evitare di chiamar Laura ~amma. cosciente, con quella tattica. di fe– rire ogni volta suo padre. Questi ebbe an– che adesso un attimo di perplessità che ser\'l ad argrnargli la collera. ma subito dopo _la \'.oce .np~ese volume e viga.re quan– do gndò m dtrez1one della moglie: - Laura! Laura avanza,·a al braccio del figlio: ben– chè a.vesse solo quattordici anzi Cesari.no le arnvava già alle spalle. era diritto e serio e. sembrava più alto. sembrava un avvocato difensore per li momento ancora silenzioso ma pronto ad intervenire con la più acca– lor~ta prot~zione. Laura lo sapeva, e gli s: stringeva sicura al braccio. e la sua voce ncambtò la freddezza che Nandino mette\•a nelle. proprie parole quando le si rivolge– va d1rettaml!nte o parlava di lei. - Infatti m'ha detto d'avvisarti - spiegò a_ltera al manto. - Ho sperato che a11·u1- 1,mo momento cambiasse idea. - E che .cosa ve l'ha fatto sperare? _ ~~~:fa ~:;;::in~c{ldendo. Laura lo gutlrdò -. D tuo senso d_i responsabilità: il tuo sentimento d1 devozione filiale Si udl contro il pavimento ·1a punta in– dispettita del bastone del giudice. - Non

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