la Fiera Letteraria - XIV - n. 5 - 1 febbraio 1959

Domenica I febbraio 1959 LA FIERA LETTERARIA Pag. 5 SCRITTORI IN PRIMO PIANO ~ FRANCESCO QUARCIA: Un racconto e un ritratto CINQUA_NTA ( ,. " (' ,. o ,. t o ) S! a:nstò sul 1:m:te del ma:ciap:ede a ,~1ardare la piazza. era U SU<l modo di co– minciare :a e:iornata. Le auto gira\·ano !n tondo da sinistra con un soH:ce sfregolio sufi.·a~fal!o e s·t:11\lavano impaz:entl per una, del:e due st:ade di fronte. Xere. az– zurre. di un co:or te~ero d; ca!.fe!arte. g;i sp1ac~va \·eder:e sc:\·olar \"ia con de::it:-o i medie:. 2:1".mi:e;:neri. ; commexia::iL ricchi che andavano ,·erso il centro usc,endo dallo stf"SSO quan:ere a v•l'.e dove abita,·a anche lui. Era un bl'nessere che gli stava a de– stra. a s;ntstra. alle spalle e fiui\·a ogni matt,na nel movimento della città ad aspi– rare denari e sicurezza. Lui race,·a ia strada a pìed; perché !"ufficio non era J,m~a:10. e po; s·era aceorto che il moto i;::h a.l,f"v!at-a 1 ::i.·o:: .i d.i ,tt(lmaco e ii tor• pore che Oli::'!'litanto Jl;!i !ntomb:-ai;a :a testa. F,a :e due st:.ide c·era una casa a:.ta e sott:e. arrotondata \'erso la piau.a. e la .::uardat·a ~l·:11p;l- pcnsa.nao ché ••· rebbe stato be!.Io a,·e:-e un ume:o la~ù.. con que:la J!:•ande t·etrata tonda da cui vede.e ~li a!be:-i e i mont, stando immersi nel:a luce. \"edendolo passare la ~iornaia;a gli porse 1 due giornali già piegati e lo ringraziò co.i. suo sorriso tr:.ste- E. semp:-e in credito con la ,•ita. pensò. E giunto alla c&.sa t:-a le due strade guardò ne11'Unmensa ,·etr':na curva per ,·ede:-e se c·euno delle novità. Le sto!fe da uomo. a:-roto•ate e con un lt>mbo r.,·erso. offrh·ano i ioro colori di– screti. i;::ustosamente segnat! di li:::iee b:an– cbe o blu o piceh.iett:lti sulla massa mor– bida. Cn ragazzotto con in mano u:?a ruota si fermò fisdllettando vicino a lui e ~uardò le splendide stoffe con un·am– miraz:one staccata. come fossero stelle. Poi s, mise la ruota sulla testa e si specchiò. cont:nuando a cantare. Per Lina. si disse Stefano. c: vo:-rà presto un buon tailleur da autunno. Per abitudine f~e rapida– mente .il conto sui cartellini dei preui in ,·etrina. suo diritto di t·ede:-e e di sape:-e. Stefano r:.chiuse la porta piano. non amava né umi!!are né dar esca a chiacchiere. • Ch: è"! ... d'.sse ind:.cando :I foglietto. Xon lo so. c"è l'Indirizzo ... Ra detto che telefonerà dl nuo,-o._.... Xon mi pare-. • Cosa vuole dunque?•. Sent.t·a ne'.!a t·oce di lei u:? fondo di aspreua iruoLta D:ce che par:e•à con lei .... ! I.la a!:ora \'errà qu:! .. Xon ha detto cosi-. .. E allora?... · Dice che sarà !eL.. che sarai tu ad an– da!'f' da lu: ... .. Sa:-ò :o"!•. R,guardò il toil:etto. g:1 pa:-ve ci: nuo,·o un nome quals:asi. .. \"e– diamo suU·e:e:ico te:efon:co. G!i cbiede:-ò di qui•. • E' que:Jo che gli ho detto io .. E cosa ha risposto? -. Che è inut:le chiamarlo. de\·: a..nda• re tu-. • T'ha detto per che cosa? A:meno un accenno'"• • Ha d etto solo: de,·e \·en:re qui .... .. ! I.fa come mal non b3 aspettato che TUpondessi io'!' •. Lina non rispose subito: toceava ner\'O– samente le carte dello scrittolo. • Ha detto che face,·a 1o st~. che te lo d:cessi io. Tanto noi due ...... t:n·ombra !e passò nez!i occhi sta:1chi. Stefano sentì come un urto dentro. ma stese la ma:no per toccarle af– ftttuosamente il bracc:o. .. Lasc:a correre. Xon de\'i niente a nessuno. tu -- jt:uardar-e il fermacarte d, vetro, a p~a. CO'!"! dentro una fmta \·egetazione mar:na. Senti\'& o~ni \·o:ta che lo gu arda, ·a un a:lel!'.Jl'.t'r:mt>nto. :a freschezza ,· e.de e h– quida d! un mondo lasciato c his: sà do\'e. O-.!gl tarò una co~a :n campa'lna. pensò. Il s:rano ~ bell'e nato. fece un paio dl telefonate d"affar:.. Al di ià dei mo si sent:\'ano le voci non an– cora d;ru::ginite e pi~re. A mattino avan– zato acquistano rapidità e sicurezza. Im– pro,·t·:samente gli ,·enne da pensare come c:-a la \"Oce d: quel tale che \'O!et•a an• dasse da lui. Fece un mezzo sorti.So come di sfida. Quasi quasl lo chiamerei per '1ll!egna:-gli.- A,·",·a un ufflC.::obe!:1 ori;::ani.uato . .lui. e qualche soldo d:etro le ~palle. llo.ita gente lo sa:utat·a e ,U! face,·a anche deS:i um:.!I sorris:. Anche quando si sed"·ano sU::a p0;. tro:1a da,·ant: a lui stavano col bm1to in avanti e s: sforza,·ano di e~sere persuasi\'i e ,2ent:.::. anche se porta,•ano anelli di brillant: e crantte di Scozia A proposito. aveva \"ist..:>poco pr:ma un fermacravatte d'oro, l:scio e lucente. non sarebbe stato male soao U gi1è leggermento aperto._ Ho fame. disse quasi a t·oce alta Esco un momento. tanto non ci .sono per ora no• v:tà Erano passate 1e no,·e da poco ... Se m: cercano sono qui tra venti minuti .... L:na abbassò la testa e Bruno g!i aperse al!euamente 1a porta. Ma :n\'ece di a=xiare a:.. caffè \·ic~no si spi.nse con una leggera !uria verso il cen– tro. dove :a guerra a\'e\'a abbattuto un !ntero quartiere e c·erano ora palazzoni griti e bianchi e botteghe RUO\le piene di lU· sing:he e lucenti di metalli cromati. Nel bar si fece preparare un paio di tan..ne e men– tre la maionese &:i si sciogltet·a in boCC3 pensava che il mo:,do o!f:-e a chi sa un mo::1te di piccole gioie. e tutte insieme fanno una gioia so!a, continua. si capisce se uno non va a cacc:a della luna. Alla cassa c·era una donna di ml'ua età, vio- suo st.t.) d"onim o aveva un modo arbltrario d~ cons.. idera.re }Urgenza. Si ft'rmò per un m!nuto a rifl ettere, fast:dlosamf'nte, sul otenao della paro~a • ura ente •. Credi cbe sia pressante una cosa e.be ba scntto in fronte una data. un·ora. E sp esso non sono che brave persone. asserra~liate dietro una scrivania. cbe banno scr:tto quel numeri. quei termlni • assolutamente tmprorogab:– li •: butti giocatori di scacchi che vogliono a tutt: I costi far riuscire le loro mosse; tante intimazioni che contano poco o niente. perché !a nostra stessa noncuranza le dis– solve o la loro perdere ogni punta con la resi.Stenza e la passività. Ma ce ne liOno d1 quelle che L si mettono di tra\·erso nella strada. e non riesci a scavalcarle. e nean– che ad aggira~e. Sl. queste cose si .eggono. si sentono: ma in quanto a hli at·eva pro– t·ato con cinqua::1t·ann1 d: Histenza che il più è non lasciarsi impegnare troppo a fondo. non ingrandire le ombre. non met– tere il piede nelle ta:zlio1e. T: rare la corda senza strappi. e ftn che dura che altro c·e da chiedere? Accesa un'altra sigaretta si guardò la bel– la mano b:anca e quasi femminea. con le ve:::::ie azzurr".ne. e scorse pe: la prima vo!ta il ges;to dell'indice che scuote\'a con ci\·et– teria la cenere e g.!..i pareva d: un alt:-o. Sul dorso della m3!lo non s'era mai acco:-to che i solchi leggeri, de!icatl ave,·ano l'aria di minutissime grinze. Ma lui non aveva mai a,•uto pau..-a àella morte. non ci ave,.·a pe:isato neanche quando Amelia era morta attaccandosi alle sue mani. Del resto. che cosa di cattivo gusto teo-rizzare su una cosa che fln che non ti è addosso non es!Ste! Era nonno, un piacevole incidente. Ma era forse una ragione per non cambiarsi la biancheria tutti i giorni. portare delle belle calze e scegliersi le cravatte con il gusto amoroso delle tonalità"! Lina g:t a\·eva con– fessato che le p..--i.Inevolte l'odore Iugero del suo tabacco e dei suoi faz:zoletti. e quelle cose morbide e ftnl cbe a,·e,·a ad- La strada per l"ufflc!o era sempre la litessa. per modo di dire. lllsei'Qe cambla– t·anQ o s.i ri.nrtO\"a\·ano di giorno in g:orno. eppar,vano facciate ritoccate d! fresco , sempre nuo\'e t;nestre doppie quando si a~dava verso l"im·erno. e scintillavano ne:le giornate buone con una promessa di s~anze calde e d; gente contenta. Le porte de: negozi aprendosi e chiudendosi rHlet– te\·ano pen;one ansiose di tOCC3re gl: og– getti esposti o con il pacco g!à !atto tra le d:ta.. Si \"a ,·erso una buona epoca eco– nom:ca. pen5ava. :a ge:He compra e il ri– liparm:o aumenta. C"è un:l maggiore t:qui– d;U d;. denaro. a\let·a rag!one ieri sera la rad:o. Vedeva le lettere sulla sua ca.tell.t lucida. a!cune :IlSignificanti: richieste. bene– ficenza. stampati: o qualche lettera lunga. sottile. con cifr-e e propo.,te. un po' di denaro sempre. L:na le lettere le metteva a destra. quelle buone . .11enza parere, con le sue mani pal!ide e careuevoli. di .. 11.,BEIITO * BEI.ILACQl;A G.unto quasi .n fondo t rnò :mprov·vi– a.,i,mente indiet:-o. t\,·e\·a lett.> su un car– tellone la parola GIOVEDI". si ricordò de: fiori .. Volevo chiamarlo.. disse la fioraia • ma so che è eosl preciso! ... Gli mostrò U mazzo già pronto. • Va bene?• Lui tee, se2no di .d. e toccò meccanicamente 1 petali. di un rosa spento .• Il ragauo l'ul– tima ,·olta ba trovato il i:aso vuoto •. • Lo so. Si sp:ei;::a L: rubano per i loro morti. Facci3 d3re cento lire al custode... • \"a bene. Lasci. Metto In conto •. Amelia in quel momento era una bella lapide nel muro. con davant! un \'3SO e una lampada in ferro battuto. ~e!la strada gli ,·enne }";dea che Ame~ia sporgesse dalla lapide g:: occhi cupi per ,·rdere chi le rubava i fiori Pr:ma del portone del!"ufflc!o un monco. fermo tra due botteghe. CO;l la manica ,·u..:>ta annodata. gli spone la ma:lo. ..Chi ba pietà dei po\'eretti Dio non lo cast:ga ... At·e\'a una mano rossa e \ 1 ioienta. senza umiltà. Stefano mise la mano in tuca. ma s·ace11rse d; non &\'ere spiccioli. • Chi non ha pietà mangerà il pane col \'eàeno •. Senti come u:i disgusto. tornò ind!etro e a:lunio un biglietto da cinquece:l\o. Il monco lo arrotoiò con un mezzo ghigno e Stefano si senti il sangue ca:do sulla faccia. Si riprese. Dopo tutto che altro po· p,·a fare un uomo senza un braccio"! Do– t·rebbero però :mpedire._ l!a no! E' la le.:.:e de: minimo mezzo. poca fatica e ar– ran::ars;. Tutto si compone. e og:l: ca:1- tucc:o è caldo do\'e un uomo posa : suoi stracc-i. s: guardò con tenereua la punta della sca:-pa di ~I camosc!o scuro. e pen– EÒ che an:he la c.>ndizione di \'i\'ete è una sceHa L"uftkio era ai pr .mo p:ano d'una casa grande e ben tl'nuta. con i! marmo nelle Eca'.e e una finta fo::itana in mezzo al cor '.le. Il bamb:no deJa port!naia e:: sbuc-ò ineo:-)tro a testa bassa e lo cost:inse a uno scarto do:or->sa per n•,n r:c-t"\'e:-ne :a 2ros..~a t~sta sul ,·entre. Gl: davano !ast:d:o e quasi ani;::oscia qursti sforz: :mpron·:si deJ co~a e li inQuadra\'a da un ~- dì temi><! in un d:sardine e!-ternl,), :iel.a colpa d: qualcu::io che nan se.:u:,·a la giusta norma: c..:>mequando t:aversJ,·a una ,·;a e do,·eva spiccare u:1 sa!to per~bé u,·auto_ a\·et·a ac– celerato d:et:-o ài lu;. S€nza rae,one. \'f'ra– mente !'enza rae:one. Perché la po:- t naia non Le:ie :! bamb:no in ca.;a"! : I.la s ~no ~~!e r~~~ri~~~~o ,·~g~~~sia:A,"!';·'G',.<;~~~! tiene a:ic..:>ra c.:,me un gi..:>cattolo. no:i !'3 che s: farà prepotc1te e le darà del d.:,lo::. Fa n!'dere due dent: tt-ncri t> buf!ì quan· do ride. Stefan.> non usa l"ascensorf'. g:i pare ri- ~~co~oo· Pd~ i~a~~~..:>o :~~~~é ~a P_~ass~e l~~.,3;~ affa~~~a ml"no. La luct- deJ:a sca a è ,·e::n~ Ca: n::ri e: ali:n:. è una !uce mo:-b'.da. d1 .;,tt1~0:i Sul n:aneNtto~o le ~ar:-e srric– chiolan.:, ln:::erme~t>. e-on q!1aicosa. ~n :u:. d poc:a:,>. d: 3;i!!10:-:le. c,,n)SCO~O 5U0 passJ. come se f0S5~ro d:etro :a p,Jrta: e Br.;no apre senza b1-.<.>.;no d1 suc:-nare. c~n la s.Ja !accia d·:nte-sa. come- hanno : ra– ~azz1 apoe:,,a han preso eonf!denza con :e ab:t;id;n L·;;.ntic-a!Tlera è s~mpre ;n ord:~e. L:na ci •:e::e. ::\la n.:m e po: un·ant:came:-a. se non cl tos..ero szl: a:-mad Anche B~no s'i:> f· t:..:> un anzo?o pieno d1 propr:età. come un imp:e'.!:H.> d: c-,>ncetto. . \":d" L:na p:ei;::at3 verso lo scaffa.e: s ,·o.•ò w•~.J d; lu: co::i un r•~a:-do quasi ;m~:~J~:..~;~etro. C'è n:ente~ ...H.> messo !a po'!a ò: là ... C-e:a net:a s·1a t·oce co:-ne un :e~arriento. un ass~::::t.a. La fl.~ò per un attim.>. fino a che B:-un..:> !nkr\'enne: • X..:>n ;:Ci dice per la tclefo– n ,~J'" - Si. ho se:: rno.to :1 nome. è di :à •. Gl_i fece un ce:-no con !'occh'o. ma pare\·a p:u ci. c;c1 te-nt.:> che d":n:esa.. \·.:-. be-:.e. Ade!'c:o ,·e::ro .... P:":ma di sco:-:-e:-e la p0s~a :'f'stò pe, qua> che ~----mpoa f:S!'are la !:ne.stra. d:stratto. n c:e!o e:-a vuoto e s: sent;\"3; una vo~e d: donna a una radio. cat edratica e fast1- dio~.l. A C-anc-o de:Ie !e~~ere c·e:-a un fo– g:le-tto dJt·e L:.na aveva scritto. un nome. uno qua:unqut>. con la v;a e :1 n1:1me:o. J!"lvt-ee d: suonare :. campanello Sl fece ~• porta socchiusa e la :1w!tò a en.true L faccia b~anca di Bruno era lau:1u. col Quando s iamo loniant da Parma t ptn– J:iamo alla no.it.ra cittd. ci capira spe.iso dt ,mmaDinare Fran ceJ:co Squarcia in qutlla ario ducale; ci capita onche adeuo. mentre sHamo ,crirendo tra le voci di Roma duteJ:a in un mattino chiaro come non ,·era dato da tempo. Potremmo al.:arci da tac-olino, anda.-e ad aprire la finestra che dd ,u via Valodier. quieta e ~ob1le come certe strade ouocentncht dellt no.st: -e cittodint ,euen– rrionali. quando J:t mb rano quasi ,ensibih nei loro ,iien..."i. For,e nel vtnto che ci arrivtrtbhe sul t'Ì-'O, potremmo trot•art unn traccia evoca• tira del ma.-e t'icino . .\fa preferiomo rima– ntre neJJ'ombro dt que,to stan=a di pen.sione. mentre il songue J:i ,calda per un oltro sole. per un'altra luce. Forse in Emilia. n·a Rf'g- Fr111cuco Squarcia. Attillo Bertolucci t. a destra., Bruno Romani Essa ebbe un sussulto e alzò :1 braccio a toccars: i capelli e la !:-onte. - Xo:1 sarà U!1 ricatto"! .. di..--seStefano: ma era una p.a– r.J!a che non a\·rebbe ,·o!uto aver pronun– c:ato. Guardò interrot!alixamente Lina. chf' n.:>n d:"Se né si né no. Pare\'a che il prob:ema fosse un a'.tro. Stefano per na– :ura non p :c\'a e~tare a ::,,:cato lJD dubblo, g:i da\'a un·an!-ia f:sica. e at·eva bis.,~:io d! disfarsene ;n qualche modo e tornare sereno. - Tu non credi a un .;. c.. ~t.,., • .. Xon s..:>cosa dire. Dopo tut:o ha una ~mport•nza re:ati,·a .... Dopo tutto. f..:>Ne qm~to e:a il pu.1:0 fumasto so:o s: dette a scorre.e p:j!ra– mente :t carte. Quella :nuti~e o no:osa usa,·a me:te:-:a in una lar-ii:a scatola d: leg::o p~r r,tardarla ~ staccarla Il più p..:>s– s:bL.e da: suo; pensieri immediat:; teneva \·ic:n l quc:Ja che ;n, ecc po.13\'3 spunt.l d: affar:. idee. compe:-.s:: e più cara. più. :m:nEn:-amente ca:-a d: tutte. quena che J:0'1a\·a u:1a paro:a d: amiciz:.a. un elo~io. ma"ar: Da un po· d: tempo ,;e ne sentt\'a s.>m;neM.o. come ::quefatto. E quando si cb.ede\·a se n..:>n c·e:a :n ciò un po· di fiacchezza seni:e a;zava :e spa!le e d:ce\·a che tutti ne hanno b:sog:,o per v:t·ere. DeJ re. t.> non era necessario che !osse:o pro– p:-l..:> eio~i: basta,·a che eh dicessero che nel liquidargli un compenso per la sua prestaz:one s: Cl,)nta\'a anche in futuro suL;a sua competente e p reziosa coCabora– ZiJne. Pa:-o;e che vie.no a un3 cifra con q:.1attr.> ..:>c:nque zer. pttndev3!lo cons;– ste·:z..t. calore. :\la stamane non c·era niente ci: particolarmente ca:do. I! Tribun_ale :o nJmina\·a pe.:to in una causa d'eredt. c·e:-a un :n,·:to a una conterenza e !a !ette:a di un .am:co che tor":la,·a dal Sudamerica e \ 0 ..:>:t',·a pa:fantH ch;ssà di che; non a,·e,·a granji speranze su:::::i am!ci che si !anno ,·:~ufX fet~:efg:~- trillò gl! pan·e uno squ;Jo di tro mba. s: ch:~e che- rardone c'era d; sai.ta: -e suI:a s-ed:a ~ Patià! .. S.>no i.O... 113.ssimo \'UOl cLrt. che s1 è S.:zato •. . . ò se~za s,•rrld~re .o squ;tt o del ba:nb:no al di :à del mo ... G:az:a. non \'I fate ve:lere da un po·!•. lla:i..:> ha da la:-e -- Chiese per dir _qua.:.– cosa se era .n casa. .. Dorme a=icora. papà ... • Fa bene. se può •. • ~o. ma stanotte è ,·enuto a casa alle tr?. Ha a,·uto da fare•. A lui. restò come una p!cocla nube tra gH occhi e . il ~i-: cr .>fono. ., Sai. era gente arr:,·ata al:e dieci e d.>,·e,·a ripartire ne:!a nottata ... i ~ Immag:nò :a fal!i!!a del genero con i cape!!~ arrJf!atr sul guanciale. quel v!so di :agazzetto a!!_amato. e se_nz.a duhb;. E :rno:-no l"ar:a ca.laa. nz1ata di tenerezza. d, G:-azia. la quale avrebbe anche abbando– :,ato :1 bamb:no a piangere sul pavimento pur di far presto a esser ,•ic: .Oo a quello là. se s: fosse st·eg1!3to. se l"a\· es.se ch:amata. Le d~sse c:ao con un'im•oJontaria stizza e senti la r.sp0sta di :ei un pO' sorpresa. u:i po' !redda. Stette per un mome.cto a !er.teme•te d:pinta. Pare weita da un ca– mt>rino di teatro. si d;sse. Già. stasera farò u:1a scappata alla rit•;sta. tanto Lina non mi pare in ,·ena. L"ult:ma volta c·era una rauzza con le gambe lun~hiss:me, in se– conda tua. e a\-e\·a la racc!3 di una bam• b:na. Chi.Ssà poi! Una sera c'era Mario tn una barcaccia. con una compagnia d'inde– moniati. Che cosa poi abb:a. quello li! Pare sempre che abbia ingoiato il d:ai:olo. La matt.:.na. pr:.ma t;epida e dorata s; era appan:iata d·un·ombra pigra, di freddo. Peccato. '.\teno maie che C t·est.:to era mor– b:do e spe!tso e i buffi d"aria vi si smor– Za\'ano contro. :\la quando riattraversò la p:azza Lberata che era a due passi da:.– l"urficia :-ivide U so!e giocare tra i ra...-ni. Si fermò a una ,·etrina di 1:braio dove erano allineati libri di dh•uluz!one scien– Ulca. cure di mali. pr..:Jblem1 della t·:ta fisica e morale riso:t. nel t.tolo. Quanti trucchi per t·:t·ere'. pensò aLe,::.ramente. Su uno era stampata \°;Olentemente: La ,·ec• ch:aia non esiste: Sorr;Se con compaLmento. ma senti nel.i.o stesso tempo u.--i·ondata vaga dt p:ace:e. Xe~ camb:a:-e p:ede pro\'Ò una fitta quas; :!rade\'o!e alla ca\·:gl:a. subito scomparsa lase:ando un brivido legi?ero di ,·o:uttà Anche col malanni b:sogna sapere: fa.e. meditò. E' co me c..:>ngli uomini. Se li prend: d: pu: 1.ta si ri\'Oltano come serpi. Lasc:arli !are. e c ontinuare anche noi a fare come e: p:ace. L'occhio .s: fermò su un altro t:to:o: Attenti ai cinquanta' Lui i cin– quanta li a,·e\·a doppiati senza g-ua: part:– coiar:. Che cosa dunque? La salute è 1JT1 equilibrio che de,·e comi.nC.:are da::a t~ta. Pensare con 2iudiz:o è g:à esse:e san:. O sarà :a buona salute a fare pensare con gfudiz:o'.' Beh. hli stava bene. ecco. GI;. t·en– ne:o in :11ente i di scorsi del suoi am:c: medici, che vedeva qu.ui tutti i !?iorn: a: c.rcolo. Par:avano d ei m ali con una sorta di feroce alle.e;ria, non per catti,•eria. ma pe:ehè a! loro occhi le malattie facevano parte de:Ia commedia della t•ita, a:::iz: erano la \"ita stessa Le vedevano andare e ,·en:re. tebb:-i che ca:avano. tumori crescent;. cuori che si sfianca\·ano. al.luclnazion: che s: fa· cevano p;ù. fitte. Che contava era che si muoHssero. che succedesse qualcosa Lui li 35co1ta,·a co::i un rapime:1to d:stante. come c;e parlassero di astri.. Era persino be:lo sentirli. In tutte le cose l'importante è re– stare fuori del g!uoco. Rientrando in ufficio seppe che Lina era uscita Glielo disse Bruno con un·ana leg• germen e incanta~a Trovò sul tavo!o due rh?he: .. Xon so quando tornerò. C'è qual– cosa che mi trattiene fuori ... Xo:::::ic·era nea:1che la firma Che ha~ Le cose a.nor– ma;: g:i sembravano sempre d.: poco gusto Sentl una spinta improvvisa a mettersi al lavoro. a rispondere lui stesso alle :ette:e che sta\·a:io nel portacarte da una setti– mana o da un giorno. Sarà tanto di gua– da2nato. Scrh·eva a macchina con una certa Ie~tezz.a. ma preciso e corretto. coi marg:ni calibrat.. Fece un paio di errort. ma rtuscl lo st~o a impedirsl di peruare. Di 11 a mezz·ora s'accorse che sul ta\·o!o di u.riente non c·era più niente; o forse il gio e Piace-n.'.:'a. l'i"tierno ho voluto conct– derti un mattino limpido come- questo dello capitale: mo con cieli più baui e mtti di quella romani. cieli gid QUO$iceneti. e con u.n sole che non attenua la bre.:.:a tagliente e tocca pietre di campagna e ca,e popolari. a.uai più chtt impronte di sommo antichttd. Si. ~ proprio questa J'ora cht Squarcia esce di ca,o e cammina in quel iole per andanene a scuola. al ., Collegio .\forio Lufpia ~ dove tra.segno da anni. Ha il cop– pdlo driuo .sugli occhi e uno conena sotto il broccio. Lo si può 1ncontrort mentre ourat·erso lo pia.:.zo e s•injilo sotto i. • por– tici dt>I grano,. facendo al.:are in volo i colombi gonfi di freddo e. incantati dalla luce coll schietto sulle pietre. Potete oc– compagna-rio rerso la scuoio e. se lo Jate. ri. dird che qutl freddo brne si addtce al suo san~ue. d'uomo d'Appennino e che mawm come Queitì gh ricordono tanto le sue montagne e il suo paese. Berceto, dot·e Squarcia ritorna puntualmente ogni anno. d"e.stott. Camminerete con il • pro/esiore • - come lo duomono i suoi allievi non sol– tanto di oaoi. ma anche di i1rri - mentre le fabbriche fi$chiano lontane nella prnnura e. oh operai pedalano intaborrati. Junoo lo via principole. E st 1! discorso /hurd sul tasto dtlle coie letterarie. troverete Squar– cia pronto con quel suo outto saDQio e sorridt-nte. con quel suo modo di chiariroi e renden•i familiari certi problnnt che vi sono sembrati ardui per tento ttmpo. E c"è da tnvidiarlo. pai. quel1'1ntu1to cosi sicuro nell'arnvare al vivo del!{' cose e de.Ila oe-n,e. quello garbata pronte.:.=a ntlla defint.:ione cnr1co. E se anche non lo cOnoscrte. Squarcia potete trovarlo proprio com"è. di.itonato con un ri.1alto sensibile, aprendo Ct>rte sue po• g-ine; QUl!llt pagine. ad eump10. di • Para– gone •· dovt Squarcio ra appuntando, con uno penna ricca di umori chiari. le vicende. dPUa no.stra narraEioa d·oaot. E altrt:,tan,o dos.so la stordivano. non sape\'a Eberar– sene . Il telefono lacerò qualche immagine di amore. • Sono Lina._ ~i t:-attengo fuori. stamatt:na -. .. \"a bene. C'è qualcosa di nuovo?• .. DI nuo,·o"! .. Pare\'a che \'oleliSe prende.r tempo. .. Senti. c'è una busta sotto la tua cartella ... Si udì il rumore secco del tele– f..:>noattaccato. Eppure sa che certi modi non vanno per il mio gu1to. Alzò la car– tella co:i un po· di stizza. Era una busta gialla con dentro un togl:etto trasparente: • Stefano. dovevo d.irtelo pure! C'è un uomo che è pronto a sposarmi. ~ bra,·o. bravo! buono! non ,·ede che me! Det·o dirgli tutto. Ho bisogno di qualche ora per acquistarne C. cora11:gio. Ho b!sogno d: es.sere sola. di non \'edere nessuno. te meno che mai ... Senti sulla faccia una vampata asfissiante. e disse forte: .. Ma che idea! ...solo per llbe• rars: dall"impressione. .. Stupido. Non bo chiesto di dove te~erona,·a •. Ma capl che t!'ra meg&i..:>.non a\·rebbe saputo da che pa:-te prendere il fi!o. • Dopo tutto essa può sis~emar:si. lo mer:ta .... :!da pensò al suo corpO b:anco. g:ovane. alle sue mOS!-e fan– c:u:.:esche. cosi di\•er:::e da quando era al ta,·010 de'.ruttlcio. Vide le mani gio,•ani e \·iolente d! un altro. s·alzò di scatt..:>. si sent:va soffocare. D'altra parte anche lei ,•uole la sua parte <i vita. Sposarsi? Xon glielo at·evo forse proposto u=ia volta? Fu '.e! a dirmi che mi sarei sacrificato. che sarebbe stato un legame per me: e che aJ. tro disse'.' Cercava di r.creare 1a situazione d; que: d:alogo. di fissare ie parole e la faccia di L,na. e se essa a\·e,·a insistito ne: non vo• lerlo sac:-ificare &\'endo già :n mente qual– co"a d'a:tro. G1!elo avevo detto senza nes– suna forza. non ero convinto neanch'io. Temevo t1 ridicolo. o no:1. so che cosa d'al– tro. Lei aveva il gremb'.a!e da ufficio. con quel colletto bianco intorno al collo; ma era un gremb:ale da ufficio. e fuori dei– :·amore era '.a segretaria e io il principale. 1nuUe nasconderlo. I modi. le forme banno i.1 loro ,·alore. alla Hne~ Questi pensieri g.'..i dettero per un momento un·:dea di supe– r:orità. di sicurezza quasi. Ma forse non c·era altro che questa supe:ior-:.tà su di lei. di poter suona:-e i! campanello per ehia• ma:-la e per dettar!e una lettera_ Certo. quetra!tro era g!o,·ane. gli dava trenfanni. cosi. con la fantasia: un tipo serio. coi ca– pelli alt! e un vecchio abito blu! Gio\'ane! Sparita Lina. ,·:a dalla mia vita. non so se.. Cosa contano gI: a.:mi7 bo avuto il suo amore. siamo stati in questo coetanei. La parola ih alleghl i dent,. Fin che lei era al suo fianco tu eri gio\'ane. ma ora? Cer– ca,·a d! riassùmere il senso presente della sua ,•ita. ma gli capitavano solo immaa:ini. slegate: Ma:-io. :l genero. che gli dava del tu con la confidenza un po· impudente che usa\'a con tutti. la cuoca che lo uattava come un r11gazzo perché era stata al ser– \.;1:!o d: sua madre. <;t!: amici che scherza– \·ano sulla sua sol:tudine. dicendo • i:oi scapoli ... senza ombra d·ottesa per la po.. vera Amelia. Anche il sarto e J fornitori Francesco Squarcia de: suo gua:-daroba co::::i.s:Rhavanosempre :e cose v:,·e. le forme e le ti!lte per un uomo serio ma ancora LO p:edi. E Lina? Fingeva con lu,? fin;eva d"i:;norare la d.s...uiza? t"it·o potrte. se'1tir!o, andando a s.fogliore in pag,ine diverse e più segrete. cht .se ne stanno in ctrti ca.uetti doce l'autore lt tiene do tempo. n critico vi ICllcia lI posto al narrotort': un narratore ricace e toccante che noi siamo davvero lieti di prese.ntore 1n questa nostra ras.segna (l). Sono poaine che Fn:nce,co Squarcia ha voluto cortese– mente trarre per noi dalla modestia dei suoi cassetti. Per que.sto ci ciene di ripe– ter" ciò cht' scricemmo qualche tempo fa: .., Queito scrutore che sosta per anni su d1 un ,aggio o su di un racc~to. comprtso nello .s/or:;o di illimpidire e d, nutnre sem– pre pi_ù la pagina, cht locoro esdusirame!1te ptr l'tnt·1to di un idtale e non l?er !"audio del SUCCf'SSO. potre.hbe brne serc,re d"e3"m– pio a C.Onh gioi:-ani. d'ogg1 # E cgg11,ngl.omo ora che l'f'stmpto di Squarcia può rolue. soprottutto, per ch1 cerco di operare lungo qudlo linea narra- 1 ii:-a e .mlliana meua a fuoco. o nostro oc– t: 1.so. parhco!armtnte da uno scnttore del– t "ult imo ouocento - Albe.rto Cantoni - e da u" narratore morto qualche anno fa: Si!c-10 O'A r:o. Noi riteniamo che la prosa di Francesco Squarcia ogg:unga importanti chia--imtnti al suddetto clima narrottco. che lo scnttore parmense ha saputo capire pro-– p·io neJle sue più sen.sihtli pou1biJitd di sviluppo. .\la le pagine che preient1amo inures,eronno il lettore anche al di fuori di questo programma letterario, per que.lla t•it•aeird d 0 in1uito dticntuvo che sugoeri.sce l'esatto comprensione di uno cerro. di un.o gente ALBERTO BE\'IL.\CQUA ti) • C1nqua"'c • t il tilolo che lo scrittore h,r dato ol primo capUOlo di un racronlo lungo in cui .si n-olge Il dramma di un uomo dt e1nquant'an,ii; • Bela: Kuhn •· invece. i un rit1"atto pruo da u,i • Lu– nario• nel quale profJi dt per.!One cono– k'iu(C s( aucmano a: dn,"'ffH note C11 dl11rlo. Cacciò il dubbio. ma d"imp:o,·,,-:so senti che la sua mente cede\·a. at·eva paura. c'era come un bUio da\'anti al pensit!'ro. Se Lina se ne va da\'i;ero io sono vecchio. vecchio. non resta che affondare. Bela Kuho (ritratto) Xel ,·eni:-e. tempo fa. i!ù da Pontebba scorsi per la prima ,.-olta una grossa bor– gata su!Ja s!nistra. un p0· lontana dalla !e:rovia e ai piedi d~ alte montagne. Ge– mona. Questo nome m i riportò di colpo il ricordo di un veccb.io am:co che nella pic– cola città a,· et ·a fatt o U soldato. in un bc<tta11:~ione di alpini. e ml parlava di quella v:ta d: caserma. di rocce e di ne..,.e pronun• c:ando il nome del luogo con una o strana– mente cupa. che mi faceva pensare a una fortezza accigliata e bllia. :\l a ora vede,·o il so!e battere allegramf'nte sui.le case di– stese lungo il colle. ed eb bi un a vog..ia acuta d: fermarmi e d; andare in giro per !e vie a guardare le cose con gli occhi àel \·~ch:o am!co. :\la il treno scende\·a rap:do \·erso Udine e mi lasciava soltanto la pun– tura di un ricordo. il desiderio di rifare un volto dimenticato e di riafferrare un peuo dJ ,·:ta Giuseppe. la giO\'entù. Da no1 i ceppi fami!iati si wa per lo più. indicarti con C nome o il soprannome di uno dei membri più caratteristici. e Giu– seppe appartene,,a a • que:h del Geppe .... e siccome era picco!o lo ch:amavano il Gep– petto; ma io cont;nuavo a dirgli Giuseppe. perché mi pare,•a che il soprannome tosse adatto a un diseredato o a un orfano e no:1 a un amico. )la Giuseppe orfano lo era davvero. almeno di padre. e quando ancora !tequenta,·a le elementari tace\"a. durante le \'aeanze. il garzone ai muratori. si che era semp:-e imbrattato di calce. In quei mesi ci si vedeva poco io e lui. per- ~t~ ~z!fg{n::i ~~~o di~iàT :dipa~~:a~~ sotto sera lui era troppo stanco per stare con me e andava a ~etto al primo bUio Per questo : mesi p!ù belli del:a nostra amicizia era.=o quelli di pioggia o di neve. In Ottobre e in novembre si tacevano in chiesa molte funzioni. \"esprt mattutini. rosari: né la chiesa era tanto illuminata da impedirci di sede:e sugli scalini di una cappella semibu:a per parlare di cose del tutto fantastiche. poco di no:. anzi nu:Ja ·di lui. del quale ignoravo del tu to I fatti famUiari e perfino la casa d"abitazio=ie. Forse non amava pa,: a.re della propria po– \"enà. né farla vedere. Ma entrambi ave– vamo un patrimonio di letture da poter spendere senza flne ne! nostri co!Joqui a voce bassa. che duravano fino a quando si spegne\·ano i ceri e lo scaccino cl chiedeva duramente se non era l"ora di fl.nirla.. ll m[o forte erano eerll romanzi sulla rlvo.– Jw::ione trancese, pien.l di crudeltà e dJ do!ori; lui e...a ve:sato su molti. l:bri dr avventure Ln A!rtca e nei mari polari. ma mi dominava soprattutto - ~tre cbe per reu - con la eonoscf'nza eh~ aveva deJ roma=iz..idi Verne e pe.r la bravu:-a con cu-1 discuteva di problemi sc:entJki va1endost in que-sto di un suo ,usto d~Ue co se tecn:che e astrane. Orrori. avventur,e e macchi.ne del futuro prendevano una st rana luc.-. strane forme Ln quella semioscu:itl.. in quell'odor dJ cera. mentre in a:to vo:teg• giavano le note de.C'oraano, e le voci d~t.:e don:ie che cantavano il Tcnlum erg,o o ,egu!-:a.:io il rosario erano u=i sot tofondo remoto a:!e non~ fantasie. l::t magg.io. quando sotto sera la gente anda,·a a pr en– dere !a benedizione al Santuar:.o noi d:.1e aspettavamo che si speinesse reco de.Ja voce acuta dei chierici che innei;iavano aI:a Madre del CU:1 per i!>duc.a:-e ano a notte sul mur«to tuo:i della ch:es.a e r: - prendere n fllo dei n011t:i lr.!"r.n:::abJ.J raceont:. ;..n quel silenzio. in quen·octore di campagna Certe vo:te s: saliva suJ campanile di cut Giuseppe ave,-a. non so come. la eh.ave • Mi lasciava la campana più !eagera e lui suona\'a le altre aiutandosi con le ma..n e col piede: e cosi ci inebriavamo d: onde so:::iore. Stavamo poi sU:le t.avf consu.::.te a conLnuare i nostn raccont:. a :.n,·ent.arne di nuovi. mentre :e rood...ni str:devano a ft:o ~ ftnest:-e e da :.a piazza. \·eru,;an;:, echi di paro:e. dì gr.da. A un tratto la guerra lo auorbL E mJ fece uno strano effetto che ea;.i fosse g..à cos.l uomo, quas; U!l veccb:o. po.ché anc~ a die:ott'anni U grigioverde met:eva sui corpi .la matuntà della mo~ G:.useppe t.ornò con la piuma dell'a.ipino. basso come era da ragazzo. ma p~ù lar;o. col cappel– iucCio ca.!ato sui;.i occhi. le fasce i::torno a! po!paccl cort. C. passo a;:co:-a p.ù pe. sante d~tto le sca:-pe ch:oda~~. La 11ua parlata lenta stlorava i fa:U. si ferma,.a su episodi di cue.rma. come seccata di ndu.-re 1a ruerra al p:ano dei fatti poco avvenru– ros~ comuni. In segUito tu fer,to. poi st ammalò e la guerra fin.l Venne a casa con un'ombra sul viso. a,·eva perduto quel fondo tra malizioso e fant.ucco che b:-:1- lava nel 11t10iocchi azzurri. Into:no a :;Ji i reduci si sentit·ano defraudati detll a::i::1 passati In gue..,-a e ch~edevano lavoro. n Comune li i:np:ega\'a LO lavo.: a,enza sc opo. c~-icandosl di debiti pur di a.mv.re al 1:orno dopo. Lui seiu:.tò a !.a re i1 m ura– tore. non partecipa\·a a!:e discussioni o alle sbornie. guarda,·a in terra come se pen– sasse a qualcosa d·a;.tro. Un g:orno cominc:ò a parlarmi di socialismo e mi aecorsi che nel frattempo a\--eva letto Proudbon e tl ManUesto dei Comunist. Fonnat.as.J in p.a{"• se UDa sezione socialista G:useppe ne di– \'f'ntò D segretario e La domenica. ai comiZ::... ca.mmlnava sotto la bandiera scarlatta. CO:J 1 suoi pani da aJpinO . Fu allora che com.n– ciarono a chiamar.lo Be!a Kuhn. forse per quei capelli duri e radi. di un bionao fo– resto. forse percllé aveva le marue:-e asc:u::e e la puo!a breve. Quel nome dal timb:o cupo :.!l poco tempo fece tutt'u::o con i.a figura di Giuseppe e nd tono scherzoso c'era anche l"idea di Wl p:cco!o capo. Una volta. a un comizio di .. popo!.ari --. un avvocato di c.:ttà da.Ila faceta medsto~e– hca e dalla paro:a sped,ta stava metten da nel sacco il gruppetto dei soc~alisti e.te erano m fondo al:a piana. smontando pez.. w per pezzo il comun:smo russo: la mue– ria. :a crudeltà. l'ateismo. Ad un L.atto Sl senti la \"GCe fo::ida di G:.useppe: • c, pa:.J. di Giordano Bruno!• L"oratore si aTTH!Ò. :a ge:lte non comprese bene. ma pensò che fosse una questione grossa e ropinione ;.n– tomo a Giuseppe crebbe anche tra ilf a,-– versart. Uscendo la sera co: panta!oni scha.r-.ti dalla calce e una giacca scura che bastava alla conversazione gli piaceva discute~ sulla Russ:a. su Bordiga e su Turati: il cielo stellato e il silenzio dei campi :,por– tava:io qualcosa di av....,·e nturoto suI:a sua parola. ricordi di lettUre fa.nctuilesc.he. di racconti an·ombra deg:t Ltari. lla o:-a trasponava il 1.a,·oro tmmaa:.nati\·o :;et:a prcparu1one de: futuro. m~.ando i nomi di Babeu! e di Blanc a quelli d1 Ya:-x e di Lenin. ~e parlai:a con tanta tranqu.:.llità e c~ncreteua che l'ipotetico diventava pro .. babLie o addirittura ,·ero. Le sue dita cor::e. abituate a spaccare col martello I aass: su!.:a mano. prende,·ano a indice teso la peren– torietà del desti.:10. I suol compagni pensa• vano cbe una piccola r1voluzJone Giuseppe avr-@bbe saputo guidarla ~n décisio::i.e e ~:!' d)r1~~. ~ ~~on~a~ ~~?~al; g:udicat·a &li acce!i della domenica come degli scalrnanat:. senza &iudiz:.o. Xon s.> bene coesa successe in lui nel periodo che seguL GU venne addouo una sorta di d:.s~n– ten.?sse. come un altro pe nsiero. Forse r:te– neva che non sarebbe ;i: ucces.so nulla o si sarebbe andati al peggio. o fo rse ave,;a delle gravi preocc upazion i economiche e vedeva I lunghi e fred.di tn\·enu del paese scorrere Inoperosi. a po lenta e m;.oestra col lardo. t:n bel giorno et salutò e a:.dò !.n Francia a cercare lavoro. In segu:to avemmo da lUi qualche ca...-to– lina. poi un lungo s:lenz!o. Qualcu::io sc~e di là che Giuseppe era stato per qualche tempo a pensione presso del paesan.i e improV'l.isamente era scappato con la pa– drona di casa. I commenti furono molti. specialmente perché Giuseppe era sempre stato POCOportato alle donne, e pa=eva una favola che f~sse. esploso con una fuaa ro– manzesca.. S1 diceva d:. lui che era una gatta morta e u:i sornione: ma nei co:n• menti aveva la sua parte la notiZ!a che f 1uep:~in~~~o n n~~~: ~-e~-~ai:;~~r:ri ~~.~~~ra CÌ!,sl f~e s=~e t!l ~~~~~ incerta della nostra memoria. ma restò mtorno al ricordo un'aura d"indetermina• tena come succede Intorno al segret del cuore. quasi che lui la sua piccola n,·olu• zione t·a..-esse fatta in altro campo. e pol s: fosse eclissato. come W\ morto. Di Il a parecchi anni seppi che era to-– nat~ alla luce. che il manto - Ln!.racidit..:> dall aleool - si era appagato o era morto e Giuseppe a,·eva con sé i ft.gli e li allevava come u:i padre. Torna\-~ cosi un Giuseppe meno romanzesco ma più umano. un ope. ra::o laborioso e pacifico. che la sera rten– t-raxa stanco col metrò. e mentre mangia\·a pensava al lavoro del giorno dopo e forse solo a momenti molto rari passavano da• vanti al suo ncordo le serate in paese e le discussioni sotto le stel.:e. Ma venni anche a s~pere che si era guastato con gli amici rossi perché IUi leggeva il Populoire e d;– fende,..a la po!_itica di Blum: con la sua te51:arda tranquillità. mi dissero. e a ruo di l~g~ca.• senza cedere di un pollice. A Pa– n~1 p!u i;olte nu r:propos! di andare da lui. ~i sorprenderlo nella vita di tutti i e,iorn1. ~on so come.. le occasioni mi ven. nero meno. Ma una volta sul treno per C~artres. sfiorando la coULna di Meudon. mt ve~e improvvisamente alla memoria che Giuseppe stava 11. in una di queI:e ca.sette aggruppate fra il verde . e pe nsai a1 su? passo lento. ai pantaloni schiar.ti dall:l ca.ce. To_rnerò a Parigi. lo vedrò. r tpete,·a con convmz1one. :Ma un mese dopo mi scri...!– !ero che era morto. E adesso mi sembra di a:·erlo de!raudato ci; un colloquio pieno ài ncordf e anche di .tenerezza. di ·avergli rubato un pe~ di vita;. ma forse sono lo. 11;1 q~sto de.s1_derlo di nfare tantt anni d, silenzio. sono 10 a pensare che sta stato luJ a sottrarmi qualcosa, andandosene col suo !aiOtto di segretL FRANCESCO SQUARCI.\

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