la Fiera Letteraria - XIII - n. 22 - 1 giugno 1958

Domenica 1. giugno 1958 LA FIERA t:ETTER'.6:RIA Pag. 3 ----------------------------------;----- LEV IERI E CA STORl.4 SEGRET1-t DELLE «FAVILLE DEL JIAGLIO» * UDITE QUEL CHE MI PASSA PER LA FANTASIA) * l 1 na 1lomanda alla J;~edea•azioue del llittm•iale: Che fine hanno fotto i cento •·esidui taccuini dai quali D'Annunzio ,·e11h·a esh-aendo rico••di tanto 1n·eziosi? * di E1\TRICO FALQUI 3 e cento e cento pagine a recassero date precedenti. i carteggi di allora venuti parzialmente alla luce stanno già a do– cumentare cbc ciascuna opera fu profon– damente ripresa e rielaborata e portata al suo punto massimo di rendimento let– terario nei periodi immediatamente pre– cedenti alla stampa in volume: 1924. 1928, 1935. Un esame comparativo delle varie lezioni non sarà senza insegna– mento: e sorprende che non sia stato ancora intrapreso, data la singolarità spirituale e artistica di scritti così red– ditizi al flne di una più appropriata valutazione della prosa dannunziana. E che i taccuini dove ritrovava e ri– cupera,·a gli appunti. le tracce. le illu– minazioni di antiche PaviUe, fossero preziosi per D'Annunzio, è documentato dall'apprensione di poterli smarrir~ nelle peregrinazioni da una casa atral– tra. da un paese atraltro. Li volle e li recò sempre con sè. anche durante l'esilio. E grande fu lo sgomento quan– do. inaspettata. arrivò l'ora di dover sgomberare dallo chdlet Saint-Domin.i– qi1e al Moulleau. presso Arcachon. e m riva al grande Atlantico sonante>. I figli del proprietario Adolphe Ber– mond (lo stesso della Contemplazione), quando questi mori. non esitarono a vender lo chatct per centosessantam:!a franchi. E -pila lunga. dopo illusioni e rinvii, nonostante il buon volere del nuo– vo padrone, per d·Annunzio fu giocoforza rassegnarsi a 1asciar la dimora tenuta in affitto dal luglio 1910 al settembre 1916 e ormai riaccomodata e riammo- bigliah. alla dannunziana Era lì che aveva scritto le Canzoni. dette ge.sta d'Ol:ircmarc, la Pi1anella, la Contempla– zione della Morte, il Chèvre/cui.tlc, la Leda .senza cigno, la Part.sina e quasi tutte Je Faville: e Il aveva sperato di poter rimanere come in un rifugio sicuro. Quante e carte delicate>. quanti • og– getti cari , vi aveva radunato. E tutto. e in caso di morte gloriosa> sul campo di guerra. sarebbe toccato alla Franci~. quasi per ringraziamento. < Tutté le ri:1~ note. Je mie Pavme, i miei manoscritti francesi. i miei studi. ecc. ccc.. sono là>. nella e casa tranquilla sulla duna>. i\Ja non ci [u rimedio. Nel '19 bisognò riportar tutto in Italia. a Ven~zia. . Nel frattempo. per dissensi politici. l'amicizia con l'Albertini aveva comin– ciato a sfreddarsi. Il carteggio era an– dato facendosi sempre più rado; finché s'interruppe del tutto verso lo scadere del 1919. In coincidenza. la collabora– zione di D'Annunzio al gruppo dei di– ciotto quotidiani americani di Hearst. iniziatasi nel '14 con un compenso di duemilacinquecento ad articolo. s'inten– sificò e anche dal lato economico pro– gredl fino a raggiungere la cifra di venticinquemiJa Jire per e pezzo•· Del tutto gratuita fu invece la collabora– zione, prevalentemente patriottica. pre– stala ,ai giornali francesi nei primi anni di guerra. (Cfr. Antongini: Vita segreta di G. d'A .. Mondadori, Milano, 1938, Il ediz. 1957.) Anni difficili. Vita gravosa. Per ritro– vare nuovamente la firma di Gabriele d'A•nnunzio nel Corriere della sera oc– corre giungere al 15 giugno 1922. Lui– gi Albertini ha trasmesso 1a direzio– ne al fratello Alberto. e Scrivo per il Corriere dopo tanti anni! I ricordi spriz– zano veramente come faville!)) Rico– mincia a scrivere. e Per me. per me solo. pel mio piacere. pel mio . gioco. per la mia ricerca. Il u Ho preso 11 fan– ciullo di Pescara, e me lo sono messo 5uJle spalle. a « Serro la fronte Lra le mie mani che hanno tradito gli studi. 1\1.i curvo sulla mia tavola terribile e dolce. disperatamente chino sulla mia pagina." « Lo studio lo studio lo studio mi ha reso tal maestro che supero nel mio stile di scrittore tutti gli uomini che scrissero in tutti j secoli; e mai rag– giunsi tanto mistero quanto nei numeri della mia prosa recente.» « Mi è impos– sibile arrestare la vena della memoria. che ho lasciato sgorgare come un ru– scello del Casentino.,, « Non ebbi mai una tal tensione mentale, neppure nelle epoche più vigorose. Mi spezzerò. :o « Tut– to il volume,. (ch'era il primo delle Fa– vil!e: quello del Venturiero senza ven– tu.) « è nel genere sbalorditoio. » « Non tro,·erò. conforto se non nell'arte: e so– no ansioso di ridiventare artista puro a, poi che nelrintervallo aveva pubblicato Ja raccolta politica Per l'Italia degli lta– lani (1923). e Lavoro al mio nuovo li– bro. che quasi tutto è tuo. Ti ricordi quando 3favU1ava? Soltanto in questa mia fucina domo le tristezze e le nau– see. 11 La estlsiante dimora gardesana comincia a trasformarsi nella dorata car– cere del Vittoriale. < Io son quj ridotto a essere prigione perpetuo: e vedo ogni giomo sperperato e falsato il mio mondo ideale. La mia \'ila mentale - per un fenomeno che stupisce i medici - è più vigorosa e rigorosa che mai. (?ra.solt~nt.o so scri\·ere. E ho una voglia ures1st1- bile di scri\·ere due o tre libri che fac– ciano dimenticare gli altri miei tutti. Bisogna che mi affretti. per non .esser sorpreso dalla legge fatale. ,1 (19 dicem– bre 1922.) Diario all'aria aperta Otto vagoni: trentacinquemila chili d1 roba. e i cinquemila volumi della su.a e Bibliothecula gallica>. bellamente ri– legati dal famoso Gruel. K~lla più che , libricdni a - racconta 11 suo Tom (Vita segreta. 326-330) - erano per contro i taccui'l)i sui quali. in ogni oc– casione dell'en-abonda vita, era venuto an– notando: e tutto quel che Io colpisce o che gli passa per la mente: ~ppur~ q.uel che vede durante determinati per:od.1. ~ mentre si svolgono speciali avvemment~ della sua vita, viaggi, soggiorni in. dati luoghi. ecc. a. Spesso recano un lltol_o: * di GlJGLIELillO PETR01\il In realtà non aveva che cinquantanove anni e la sua carriera di scrittore era tutt'altro che finita. anche se mai più avrebbe conosciuto la esultante pienezza creativa di certe stagioni. Pur lasciando da parte alcune raccolte, quali: Teneo te Afri~a (Vittoriale degli Italiani, 1936). e alcune ristampe. J.L sudore di sangue (Fionda, Roma. 1936). nonché resercita– zione Le dit du sourd. et muet (Oleandro. Roma, 1936: cfr. Nuova Antologia, 16 aprile 1938: Revue des Deux Mondes, l. aprile 1938). all'attivo della sua P'.odu– zione posteriore al '22 sono da r~g1stra~ re il Secondo amante di Lucrezia ':lu~L e il Compagno dagLi occhi senza ctgl1, nonché il Lfbro segreto. E. quantunque molti tratti delle due ampie composi– zioni e alcune di quelle < cento e cento Ancora una volta, nel breve corso di questi ultimi trenta anni, ci troviamo in un periodo ln cui ~•urgenza di un esame di coscienza diviene improvvisamente co– mune a molti, tra i più disinteressatamen– te impegnati a comprendere ciò che ci accade attorno e quali doveri nascono nel cuore dell'uomo partecipe della vita, se– condo le sue vocazioni e le sue particolari responsabilità. Chiunque abbia una co– scienza od una sensibilità che non si ferma -alla soglia del suo puro interesse perso– nale ,oggi si accorge che è di nuovo tempo di ,rielaborare le proprie esperienze, di co– municarle, nella speranza di portare il suo qualsiasi contributo alla necessità di non smarrirsi. Non vi è stato, in questo scorcio di tempo, momento -in cui si è sentita la necessità di 1·iesam!nare la pro– pria posizione ed il significato che essa as– sume dinnanzi ai latti, che non abbia coin– ciso con un rivolgimento in cui non più la propria parrocchia o la propria pro– vincia erano ,in crisi, ma era invece in crisi l'Europa e con essa il mondo intero. In ogni una di queste occasioni, allo scrit– tore non è mai stato necessario uscire dal– l'àmbito del suo «•mondo professionale,. per poter trarre conclusione e idea dalle cose che tutti e tutto sdllecitano ad una scelta. La cultura europea, quella a cui fatal– mente tende da anni tutta l'arte e la cultura moderna .proprio oggi che ha as– sunto una consapevolezza considerevole e inequivocabile, vede crollare puntual– mente tutto ciò che più ebbe significato per la sua evoluzione, ed è assa,i strano che più si disintegrano e tradiscono Il loro insegnamento i presupposti sul quali essa si basò, più si spengono i miti ai quaH si appoggil\, più essa si precisa nel cuore degli uomini, più Si presenta come realtà alla quale dobbiamo attaccarci per non precipitare nello stesso caos in cui cadono ad uno ad uno i simboli dell'Europa mo– derna. ' In questi giorni è il mito maggiore, quel– lo a cui il più vivo spirito europeo deve maggiormente, quello che da un secolo è stato più vivo incentivo all'allargarsi dei nostri orizzonti, che sembra far di tutto per rinnegarsi, per annegare negli .stessi errori che la sua storia cercò sempre di additare come la perdizione come l'anLi– civiltà: è il mito della Francia che, pur, complessa e contradittoria, è rimasta per un secolo negli animi dei più come la culla di quelle tradizioni che diedero più vasto respiro alle nostre coscienze, che elaborarono una cultura spiritualmente libera. splrituaJmente immune, almeno nei suol significati più costanti. dalla possi– bilità di sopraffazione di tutto ciò che si- gniflca vivere pensare e creare libera– mente. Vedere oggi quel paese .inciam– pare paurosamente là dove essa ebbe spi– riti per soccorrere il mondo intero In pe– ricolo, o soggetto agli errori della vio- 3enza e della imposizione, C come veder :rovjnare uno del piloni più saldi delle nostre fedi spirituali. C°è da domandarsi a che cosa credere se questo è possibile; eppure, plù che tutto ciò che avviene nel mondo sembra smentire le \Stesse fonti dello spirito europeo che ognuno di noi ha conquistalo e esercita più di quanto sappia, più esso sembra farsi saldo nella nostra anima e nella nostra opera. c·e una contradlzione, quasi che assistessimo allo sgretolarsi delle basi di un edificio e, nello stesso tempo, invece di vederlo ruinare, lo vedessimo consolidarsi e com– pletarsi. Forse tutto ciò, se non è pura illusione, va interpretato come solo si ,può interpretare ciò che trascènde dalla pura logic:1 e si sposta iin ciò che vive nella rfede, ciò che non risponde alla mec– canica positiva perchò si elabora nel cuore di un atto di fede che comunque è bello fare q11ando la fede stessa nelle cose è in pericolo. dobbiamo domandarci se, quella specie di cinismo di cui in questi ultimi anni la Francia è stata maestra nel~e cose dell'arte e della cultura. non rappresenti un sintomo ed un segno al quale dobbi;mo rifarci, sia -pure assieme ad altri anche maggiori, per comprendere ciò che sta succedendo: vogliamo dire quel cinismo che da per tutto, ma in Francia più che altrove, ha permesso quei fenomeni di cui oggi si può isorridere un po' meno che ieri, quei fenomeni che han– no imposto in puro <:Urnadi gratuita esal– tazione una pessima pittura come quella di Buffet artista naz'ionale. che hanno im– posto quel malinconico edificio di artifici di bassa lega che si chiama Sagan: quella specie di impudica corruzione del sacro mondo infantile che si chiama Drouet, ccc. ecc.? Dobbiamo domandarci se anche questi di per sé insignificanti episodi non abbiano qualche cosa a fare con il pau– roso vacillamento di quella Francia che fu patrimonio universale. Comunque .se nulla sembra destinato a ire'stare attorno a noi, di quanto Ci fu guida e punto d'appoggio, cerchiamo di rendere ancora più salda quella specie di fiducia che ancora ci rimane e che ci dli l'illusione (speriamo non l'Illusione sol– tanto) che tutto ciò che sta rovinandosi nel mondo in cui viviamo rimanga in– tatto nella nostra coscienza come un mes– saggio che può essere tramandato. GUGLIELl\1O PETROI-n Vienna; Matrone; Settembre 1914; Egtt– to, ecc.: e gli appunti vi son? a volte segnati e senza un nesso logico app~– rente >. a volte invece risultano ord1- nati cronologicamente intorno ad uno o ad altro argomento. Antongini ricor~a che. nel '21, D'Annunzio si fel"e venn: r idea e di raccogliere gran parte d1 quelle note ed appunti in un volume che anebbc dovuto essere intitolato: Udite quel che tni pas.sa per la fan~ tasia!,. Ma (u uno dei ta nti progetti rimasti in asso. In quanto ai taccuini. verranno mai pubblicati? Presentando, nel '42. Le tre. reda.zi~ i di un taccuino di guerra di G. d ~· (Mondadori. Milano). il sol~rte A11ton1~ Bruers rivelò che sono e circa cent'! .1 taccuini C' piccoli libretti tascabili, quasi tutti simili a calendariet_ti, rile– gati in pelle; alcuni, in semph~e tela cerata") rinvenuti nello studio del Comandante a. Numerati dallo stesso O-Annunzio fino al quarantaquattresimo e con l'applicazione sull"est.remo d~l piatto anteriore. di una piccola etl– chetta > e recanti e sul piatto stesso, autografa. l'indicazione . s?1:1mat:ia del contenuto>, essi hanno 1mz10 ~al_ 1895. Del XXIII c'è un bis: e dei primi ven– totto un taccuino-indie.e. autografo. col titolo: Repertorio dei tibri. di nofle. Pur– troppo dei primi quarantaquattro man– cano ,quelli n. 4. 6, 7, 10. 11. 12. 15. 17. 18. 23. 28, 28, 30, 31. 33. 36, 39. 42: •. dei mancanti. solo quelli n. 6. 11. 15, 30. 47. 48 sono stati ritrovati e pubbli– cati da Mondadori nella rivista Primato Cl marzo, 15 marzo e l aprile 1940). e Oltre i taccuini numerati - pro– segui il Bruers -. ne esistono altri ven– tisei non numerati, tutti d'anteguerra, compreso il periodo del soggiorno in Francia; pQi ,altr,i trenta del periodo di guerra. ai quali si possono aggiungere alcuni gruppi di foglietti sciolti.,. E di tutti si stava allora. nel ·42. e eseguendo la trascrizione che saréi ... >. che avrebbe dovuto essere pubblicata. dalla Fonda– zione del Vittoriale. Ma non se ne è saputo nulla. Che ftne ha fatto? Sicco– me quella dei taccuini è una • prezio– sità senza pari, perché contengono la genesi di poesie e di prose dannunziane tra Je pii.i famose a. non sarebbe inop– portuno sapere in proposito qualcosa di più preciso. (Continua) ENRICO FALQUl Poesie di Enzio Cetrant(olo L'Editore Arnoldo Mondadori sta per pubblicare nella colletfone de e Lo Specchio> la raccolta comple~~ delle poesie di Enz..!oCetrangolo, sotto il tttolo: I m1tt del Tirreno. La. Fiera Letteraria, che in quesli ultimi anni ha documentato e dUfuso parte notevole deUa produ– z:ione poetica del Cetrangolo, è .li~ta di sottolin~are, nell'annunzio dell"imminente ed1z1one mondadonana de / miti del Tirreno, l'importanza dell'avvenimento letterario. Presentiamo, per gentile concessione dell'Editore, quattro liriche della raccolta. Cil•ce Ombre inarca il tramonto. Autunno l!'ip:ra una distesa quiete di memorie nelle soste marine della luce. Fuga inenne sui lidi, Iride fredda antichi boschi sfolgorava veloce: di sue storie celesti ultima trama. Forse lieve cosi la rosea mano di CJrce ricamava su le rupi del Tirreno le sue tele d'amore. Ca,1i11ag1ta 1•011ta1ta Quieta Juce di alberi su l'urne; tra l'erba il nulla freddo incanto al vivi. Frantumi di memorie, opache !orme nei ritorni so.spesi della sera. Vòlti, ricordi, attese, opere, voci: scolpite assenze in rotti simulacri. Marmi }asciati al tempo da corrodere per le stagioni lunghe della polvere. Essere un·orma del silenzio antico nella sera confusa delle pietre. Caieta Su la curva del mare chine selve. Alti cubili d'ombre pietose, attenuta luce dei sereni lungo i riposi di materni amor,i. Sp·ento seme d·eroi memore onda, unica veglia di perpetuo suono, narra al silenz:io di scomparse tombe. Caleta, poi che dl tempo ha conswnato i destini cresciuti dal tuo seno, il mare serba nome alle tue ceneri. Se incompiuta restò la via marina e l'esilio addolci quiete montana, continuato aUanno fu !"approdo. Senza nutnici rifacemmo vela e l'aurora non scopre verdi foci: sfuggono i lidi da più incerta rotta. Né a-lunno avrai, Caieta, altro che il mare. Co11uniato La rondine tenta i varchi del 1iorno, amica di chiarori oltremar:nt. E già il gallo congeda le ombre del cieli, spegne eentieri lunari. ENZIO CE'l'BANGOLO O'Annun7.lo con uno dei suol levrieri, nella • barca. occa nlca • da lui acquistata per alleviare la solitudine del suo esilio ad Arcachon 'f.lCCUll\O DEl,LO SVA.G.\TO * Giugno, ilpremio in pugn * di GIORGIO CAPRONI G1ugoo, contentiamoci di ripetere per ora, 13 falce in pugno, come ha da comin– ciare ogni bravo pezzo che si rispetti 1 su questo ch'é il quarto mese astronomico, sesto secondo il calendario romano. L·immagine balenante e allucinata del– la falce sull'oro e sul ra-rne delle spighe, giunt~ ormai all'altezza del cuore, domina il p:1esaggio di sani lucri evocato dal nome di questo mese, il cui suono, per quanto uno sia in vena di tirare il coUo .alla re- !::;-j~aat si~v~ar;f m~n:~r~ll~re:~;fini~a;·; sempre una vibr..n.ione e un color di zec– chino, moneta d'antica lega che, battuta sul marmo bianco del sole ,ancor oggi spargo e lascia nell'orecchio il diffuso tinnio o ronzio d'un'innume:-evole fanfara di minimi. e biondissimi, sistri. Giugno è il mese in cui la mano di Febo si posa irresistibile sulla nuca degli uomini ,cd essi, a quella pressante ca– rezza, piegano la schiena sulla terra, grondando felici sudori in una !atica che vedono ripagata tutta in oro sonante, il quale se rion entr.a in più d'un caso nene loro tasche, certissimamente e destinato - ecl è già qualcosa - a colmar quelle dei loro padroni. E' comunque il mese in cui l'uomo, in ogni contrada nostra, e giunto al punto giusto di non sperar più senza disperare ancora o rimpiangere. quando il grande orologio del Sole, producendo quel ronzio di sfere che precede sempre di pochi istanti lo scoccare dell'ora, ha portato la lancetta sul!..; cifra magica (Midi le ;uste) che segna rattimo. unico nella &1ornata. in cui non C più il mattino senza essere ancora la sera. Sul ciglione della strada già diventata bianc.J di polvere. e dove il patema d'ani– mo per gli esami non impedisce al ra– gazzino troppo magro di tentar la lucer– tola col lacciòlo d'erba. perfino la piccola carogna del gatto lapidato dai nostri cari figlioli, anticipando i fortori del luglio. già emana dal suo nero sfasciume nuove ondate di \·Ìta, i nugoli di mosche d'oro che da quella putredine succhiano e dif– fondono altra linfa, per l'universo sem– pre ricominciato. E intanto, lontano dalle campagne o p:-o~simo ad esse. mentre ìl Barb.a ·era ammonisce di preparare il terreno per erbai che si dovranno cominciare con Pl"rfosfato minerale e solfato ammonico, e di continuare la difesa delle viti con irrorazioni di solfato di rame all'un pe.r cento e con le solforazioni, anche il mare denso di verde e di rame, Lievitato in te– pore sotto le fosforiche e fertilizzanti lu– naz!onl, ha già dìschiuso le proprie uova a milioni, generando a milioni i suoi nuovi pesci. e i suoi molluschi nuovi e cro– stacei nuovi, arflnché non sia mai detto sopra la terra che il pesce più grosso ha finito, in un sol ;;iro di sole, di divorare il più piccolo. Nelle raccolte città di provincia du– rante le ore più abbandonate del' me– riggio, quando soltanto un pianororte dis~cr nato scandisce J'ozio salendo e scendendo inutili scale, il solo spacca– pietre picchia e avverte ch'è giugno, al– zando faville dai selci. quasi non avesse altro scopo che garantire, con un atto di abnegazione, !°autenticità di almeno una pagin.i delle nostre sempre uguali antolo– gh scolastiche. Non gli è ancora entrata. nella carne.a arrossata, la calce dì luglio, ma già lun– g:i i ~odi della spina dorsale, che pare una lisca di pesce. non gli déinno più brividi le caprkciose folate maggenghe, forse anche perché egli sa che in fondo nell'incipiente canicola, non e' per null~ vero ch'è cosi solo a botter la propria speranza (o la propria disperazione se– condo gli umori e il temperamento) 'sui sassi. C'è sempre dietro una persiana verde ad ascoltar que~ solitario martellio, se– duto ~u una ~dia con un libro sulle gi– nocchia, un ,1ovane che di quel libro, di'il ~ omen.to che l'ha scritto lui, Tilegge per 1 e nnesima volta soltanto una pagina, e preclsamente l'ultima dov'è detto: Fi• nito di .stampare il..., essendo tradizione dl!i Grandi premi considerare le opere pubblicate, appunto, dall'uno all'altro giu– gno, più rpes:m e più volentieri che dal gennaio al dicembre. L'immagine è di maniera, almeno fino a un certo punto, ma è pur vero che chjunque abbla stampato << nei termini)) i suoi Atomi d'Infinito, o le sue Stille di sole, o le sue Parole agU altri ( anche dalla parte dei neorealisti, quest'anno, il calo d'imma:inativa è torte nell'ìnven· zione dei titoli), ha ogni diritto d'accen– dere un lumino alla speranza, ora che slamo alla vigilia delle grandi competi– zioni estive o autunnali, dove anche que– sta volta e in gioco, oltre alla wlita gior– nata di gloria, un milioncino o anche più; il quale dopotutto, dal momento che col denaro - dicono - si può ottenere quel che si vuole, può ben .:tiutare un poeta a trovare una rima mancante, sia pure usata o di quelle ammesse, con lo scapaccione, sotto !a specie della cosid– detta assonanza. Non scherziamo mica. Vogliamo sem– plicemente dire qualche poco di bene dei premi, prima che l'assegnazione scemi gli entusiasmi, non soltanto perché è di moda trattarli dall'alto in basso, ma per· ché ci siamo convinti che in un mondac– cio come il nostro, alla fin fine, essi han pure un"utilità, non fosse che per la spe– ranza che accendono, in tanti petti, e per le possibilità che offrono, a chi li becca, di credere per un giorno almeno che la poesia può ancora essere o diventare og– getto di pubblica curiosità, tramite l'onore (nientedim~no) dei rotocalchi, o addirit– tura tramite il grande onore (nientepopo– d~meno) della T\·, unica dispensiera, oggi, di gloria. Da parte no'itra, forti di non a\·er pre– SC;ntato aJcuna candidatura, quest'anno, né a Viareggio né a Valdagno, i p:-emi hanno un'importanza minore ma non se– condaria, per il piacerP che ci danno, fin da questo momento, di indovinare sulla nostra schedina in,iocabile i meritevoli dell'alloro e del fegatello, e soprattutto, tra questi, il predestinato a mettersi in fronte la foglia, e in bocca la polpa. Non rosse uscito, finito di stampa:e il 15 marzo 1958, lo Stradario della. prima.– uera di Corrado Govoni (diventato nella nostra recensione, ah:mé, un semplice Itinerario, cosl come del resto ci capitò altra volia di prestare per una settimana. in una citazione, La vi.Ua di Gian Carlo Artoni a Gian Carlo Conti~ senza che né l'uno né raltro amico protesi.asse): non fosse uscito il Vocativo di Andrea Zan– zotto e, sempre da Mondadori, non fos– sero uscite le Poesie di Antonio Rinaldi.. o quelle di Biagia Marnit.i; se il to:-chio a mano di Franco Riva, nella sua casa di Verona, dopo il Tu sarai poeta di Leo– nardo Sioisgalli, non avesse stampato Triate.ssa de la 3era di Biagio Marin, of– frendo ancora una volta l'occasione di premiare l'intera e lunga opera d'un poeta quasi misconosciuto, ma che è tr.J. i pii.i alti della nostra poesia dialettale (e non soltanto di quella); se Neri Pozza non ci avesse dato L'i.tola cu.sediata di Ugo Fascio, e Rebellato H mio giorno si illumina di Luigi Fallacara e le Poesie vene=iane di Giulio Alessi; se dalla parte dei giovani non avessimo avuto I santi dietro ia porta di Luigi Compagnone (Sciascia), Epigrafi. e canti di Alberico Sal3 (Vallecchi), Se mai rinascerò di l\I. L. Belleli (id.), Giorno dei Santi di l\I-argherita .Guidacci (Scheiwiller), IL coni_romemortale di. Nelo Risi (id.), L'in– telhgenza cot nemico di Giovanni Giu· dici (id.). n cantiere e la luna di Si– monetta Bardi (Il Raccoglitore) e via e via dlcendo (chiediamo scusa ~ quanti sul momento dimentichiamo: ad esempio Guido Cavani. mai premiato - a quanto ci risulta - e cosi poco noto): certo po– tremmo dire a cuor leggero che l'annata è stata cattiva, e che quindi e inutile lambiccarsi la testa. li che, dopotutto, ci aiuterebbe a non comprometterci in trop– po precisi pronostici, tantopiù che non abbiamo avuto la fortuna di esaminare tutti i buoni libri usciti « nei termini,> (d1 molti altri, e pregevolissimi, s·è oc– cupato qui E. F. Accrocca), nonché g!i ultimi arri\·i (It pae.sc sincero di Albino Pierro, Un ventc; smarrito e gentile di Domenico Naldìni, It quadro e il tarlo di Massimo Vecchi, lo non ho nome di Pietro Cimattì, ecc. ecc), tra i quali chissà che non spunti fuori all'ultimo momento, come ci auguriamo, il libro capace di scompigliare l'intera nostra schedina. E magari sortito proprio dal cuore di uno di quei giovani che, così di maniera ,abbiamo disegnato poco fa die– tro la persiana verde ,in una delle tante belle città della nostra più « giusta Ita– lia», intenti ad ascoltare il rumor d'oro, nel sole. che il biondissimo e ronzante mese diffonde. GIORGIO CAPRONI Err;ita c.orrt.,e: Net no,tro articolo su Si– monetta. Bardi. , raspetto deUa tela» eh• m. legce nel quinto rigo della II colonna va letto e l'aspretto dda tela>,

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