La Fiera letteraria - anno XIII - n. 21 - 25 maggio 1958

D'omenica 25 maggio 1958 Pag. 3 NUOVE PO SIE DISALVATORE QUASIMODO VEHSI E OISEGN[ DI Sli\lO~ErrA BARDI )f.. Il cantiere e la luna 1 soldati piangono cli notte nei buchi delle travi ora s'infilano gechi e scorpioni, pendono erbe nere. L'oscura difesa vert:cale evita Né la Croce ne l'infanda bastano, Il martello del Golgota, l'angeùca memoria a schlàntare la guerra. I soldati piangono di notte prima di morire, sono forti, cadono al piedi di parole Imparate sotto le armi della vita. Numeri amanti, soldJL' .• anonimi scrosci di locrime. Il muro Contro di le alzano un muro da un orizzonte solo i meridiani della terra, e il ciclo non lo copre. Di là da questo schermo 1u non chiedi grazia n~ confus1one. Visibile, invisibile Visibile, invisibile il carrettiere all'orizzonte In 11lenzlo, pietra e calce pietra e od!t,, ogni giorno da zone più elevate nelle braccia della strada chiama risponde alla voce delle Isole. Anch'io non vado alla deriva, Intorno rulla il mondo, lc~go la mia storia come Juardia di notte le ore delle piogge. l! segreto ha margini felici, stratagemmi, attrazioni difficili. ca.lana Il rllo e piombo I mur.i.torl sono tutti uguali, piccoli. scuri in !accia, maliziosi. Sopra il muro 6Canono giudizi sui doveri La mia vita, abitanti crudeli <' sorridenti delle mie vie, del :niel paesaggi, è senza maniglie alle porte. Non ml preparo a1'3 morte, del mondo, e se la pioggia li cancella li riscrivono, ancora ..:on geometrie so il principio delle cose, la fine è una superficie do\·e viaggia l'lnvosorc della mia ombra. più ·ampie. Ogni tanto qualcuno precipita dalle Impalcature e subito un allro Io non conosco le ombre. SALVATORE Qt,;ASIMOOO corre al suo posto. Non vestono tuie azzurre e parlano un gergo allusivo. Alto è Il muro di rocc1<1, (Dal volume La terra impareggiabile di proaaima di prossima pubblicazione. presso lo ,..Specchio n dt Mondadori con prefazione di Cftrlo Bo). Ma. forte della sua volontà e della sua ispirazione, continuò la serie delle memorie coi due scritti (10 apdlc-12 maggio 1012): Per In morf" di due am.icf, Pascoli e Bcrmond, che rormarono poi la Co11temp/azio110 della marre. Pascoli era morto il O nprilc e lo scritto recò in cnlce la dnt.n del 7, In realtà. nella Jettcrn del 15. con la quale lo spcdl all'Albcrtini. l'Autore con(cssò: e Invidio quelli che possono far 1,resto, ma penso che questo genere cli scritti può anche sollrnrs1 olla legge giornalistica dcl!'im~ mediata attualità. Ln mia Favilla sulla morte del Carducci fece lnel Corrfrrc del 30 luglio !Olll. sembra, una grande impressione, dopo parecchi anni dnlrevento. A prima vista. In qualilll della min prosa e della mio ricerca sembra singolnrmentc estrnncn al tono elci giornale. Ma quc~ta specie di spiracolo aperto verso l'Ideale - In un foglio coticliano - nttirn assai più spiriti che non si creda. I lettori si abiluano a riflettere su certe movenze e apparizioni cleUn vita cotidiann, n cui non badavano. Fare altrlmc1HI non vorrei e non saprei~- Sfavillante testimonianza, che, provenendo dt1 tanto autore. si vorrebbe fosse più cognitn e giovasse agli Elzeviris_ti una mnggiore tollernnza. se non proprio una migliore accoglienza, sempre che presentano qunlchc loro scritto alla terza pag\n..q di un giornale. n quella terza pagina In cui, anni nddletro. erano riuscili a costituirsi una specie dl regno. Ma poi le !accende dei reami. nell'intera Europa, presero la cattiva piego che tutti s~nno. E Bnldini non sbagli.a qutmdo commento che le parole citate e possono veramente considerarsi la Magna Chnrtn di noi divaganti elzcrivisti della terza pagina elci quotidinni. mczzilettcrotì e mezzigiornalisti (spesso con.sidc~ nti con un certo disprezzo dai lctte1:at1 puri e con un certo dispetto dul giornalisti prn(cssionisti). che dovrem_mo tutti accendere un cero al beato Gabriele da Pescara se i signori Direttori ci fairno questo onore di lasciarci scrivere>. TORIA SEGRETA DELLE « FAVILLE DEL ,1.\GLIO, * Movenze apparizioni della vita quotidiana * ,li lt,\iff/C(J /l.U.,(/IJI c.rwe••S.., U L... t~~, La 1,rlma ,. Favillll • :1ppars:, nel « Corrkre della -tera• del 23 luJlio 191I golnris!-limo. Dovrei mcllcrmi subito a t1illa invernale i\li perdoni il lungo inscri\·crc i miei drammi. dai quali sono dug:io. con la Sua solita indulgenza. • posseduto. E sono costretto di pensare (4 novembre 1912.) "Ec-coLc 1..1seconda ~gli articoli rcmuncratl\'i per In \'Ìt3 co- /al.lilla e gio\'cdl Le spedirò la tena e ticliunn, fo. come il mio spirito è occu- domenica o lunedl la quarta Così in poto dai f!rt\llcli fantusmi. non riesco a questa fine d'anno. fra tanti travagli. \'Olgermi nltrO\'C, Ilo cominciato dicci m-rò lo\·orato p<'r Lei. <' questo mi porvolte u11 3rticolo senza riuscire a conti- tcn\ fortunn. Certo .sarebbe per mc più nundo. Sono scontento. inquieto. agitato. facile - e per Lei Cor::c più comodo _,,. pieno di umiliazione e di rimorso. I gior- che io Le mandassi prose frammentarie ni passano. vanamente. La coscienza di e non prolungate: favì/l(' che µ,>tessero un artista quale son io l' molto più im- stare ciascuna da sé. i\la la necessità pcriosa del bisogno \'ile. Credo che non mteriorc dello grande linea si ri\·ela ~;~~1~~1~~u;~ 1~~~~;rt~~1,~d~~n~~~ì~t v~:lt;j ~~~';f r\~ic~~eJ: 1 s~~l!-~~:\1~~i~~o~i~ng~~o~ buon Albcrtinì. digli che mi perdoni se se mi propon~o di dare al mio cen·ello non gli ho mandato altre f"nuille. Non piccola materio. esso la prende. la eiaè negLigenw. no. Ne sono desolatissimo. bora e l'accresce con un procedimento l\fa la vena. certo. '-Ì riaprirà. n (6 set- irresistibile. Cosi. quando venne il motembre 1912.) mento di scrn·erc le Laudi - dopo cirIn simili condizioni. dover 'tontinuare ca dicci anni di silenzio poetico - tutto a scri\'C!rc era una condanna. E se ne m·era \'erso. rima. melod:a. E mettevo scusa\·a coll'Albertini: e Tornato ad Ar- endecasillabi anche nelle lettere ai crecachon. a\·rei \·oluto subito preparare ditori. Strane predisposizioni della natu.- una. f'avilla o una. qualunque altra cosa: ra. a cui contraddico non senza mollo ma è sopra\Tcnuto llclebrnndo con la F\•- soffire. Se il pregio d'uno spirito produtdra e Ida Rubinstein col Bakst. .. , (29 tore fosse ricouosciuto nel mondo co11rnottobrc 1912.) 11 Vede eh<' rilfìne :-ico- ne. ora una Società per la protezione mincìo a sfavillare! Le mando una fa- dell'ingegno dovrebbe per un anno difendere la m:,1 solitudine e assicurarmi lo nta cotidi.inn. Forse scr1\·e1·el un'opera molto bella c profondn. 11 (22 dicembre 1!112,) E sempre all'Albcrtinì: e Sono lc tre dopo menoj!iorno <' smetto oro dC hl\'orart.', ci,1lle dicci di .<,:era.. ,. e Ilo IC'rminato slJ.mattimt: potrO dornurc \"Clltiquattro or<' ìn pace prima di ricominl'iarC' .. •• M:i. il bi!-ogno incalzava, i dcbiti non accorda,·nn lr<'gua t\ certe abitudini e lussi e conforti non pote\'a ri1rnn1iarc sen1.1 (n-,·ilirsi e togliersi cosi fa possibilitù stesso di cont.inuJre il lavoro. 1'-.orseuna \'incita al lotto lo n\"rebh<' aiutato nd uscir d'impnccio: imbroccan~ !l'C' numl'ri. e Sollrnp;g.a lC' 30 lire riel un.'l futura /noi/In. PNdoni al superstizioso. '\:on li mostri ,1 nessun<.). Se :1tn\·orno s.1bnto n1.1ttin;1, non perda tem· p.:1.,, Ma Il• l'O~t.~l"Ontinunrono a ~ggio· rarC'. e r-.:on ho un soldo per le spese po ... t11l!." "Vi\'O nl \'erdl'.', comC' uno :;tudf'ntC', com(' Qunndo ero in vi;l Bor~o- ~1Hll\:'I.,. 1''or:,;(' l'sngcr.n·J, pC'r impletos1n' l'amico <' dirl'ltorl'. T\lti qucsti non si la- :-<",1,·a l'lltnmuovl'rc. pur contmuanùo ad nRir<' com<.' il ~uo <lllAClocustodl'. e con cuor<' l' con St'lltllllen\o, non pc1· nrnit;"1• E nlloro 11 !)()C'la :,1 appC"lluvJ o.Jl'·\ntongini: e Ilo do\'uto lnvorarc noti<' e giorno per far fronte' nlla crisi della lìnc d'tinno. ,-\hinH'. sfnvìllnre è l'ullimo rimedio! Sono solo. e In una malinconin cupa. S'lnvt'Cchia n, (2 ~nnalo 1913.) In n'ro do,e,·.a ancora raggiungere in cin· qu1mt'nnnj e. piu dcll'eta. ~li p<'sa\·a In solitudine. e Ora. oppcna finito questo tremendo $(Orl0 (più di quattromila ver· i;i [della P1snnrllnl), mi do,•rò mettere a ri.,farilfart•.' Che lrisle sorte!, {17 marzo 1013.) Poi ali e, cnli cominciarono a sui,;se- ,R"t1irsi più celermente. Tornato in patria. il 5 magp;io 1915 pronunciò l'Orazio11e per la sagra dei MUie; e quando l'llalia passò doliti neutrnlitu allo belligeranza. (u lra i primi o partire J>er la guerra e a scendere in combattimento. Ne si risparmiò. Finch Il 16 gennaio 1916, per un incìdenle di volo occorsogli mentre ammarava nelle acque di Grado. per poco non ci rin\i:se In vita: patì i1 distacco della rètina nell'occhio sinistro e dovette rassegnarsi a stare immobile nel letto per lungo tempo. Ma anche in quella condizione. d1 li a poco. riattaccò a la- \'Orare, in quell'eroico modo che tutti :;anno. E scrisse il Notturno su diecimila cartigli che. decifrali, uscirono in volume nel '21. Poi. nel luglio. !u la volta della Licen:n a Lo. Leda aen:a il C'igno. Indi di nuo\·o in guerra. nel cielo cli Parenzo e d1 Pola. sul Veliki e sul Faiti. a Buccari nel golfo di Fiume. Siamo così al febbraio del 1018. La ruota della ventura continua a girare. Dal comando nel palazzo del governo in Fiume all'esiti•) nella ,illa sul lago di Garda. ENRICO FALQUl 1n queste poesie c'è una leggerezza di tratto e una particolare musica che par nascere lulla per gli occhi, e sempre in virtù cli quel sottile e pcrsisteute ~< richiamo della pittura» il quale non soltauto aggiunge concretezza e movimc□ to alle imuiagini scn• za inceppar per nulla il pc1111ino o spc sirne la punta, ma soprnttulto aiuta a dare ali e :lria alla giov1n1c vorr nttoYa * cli GIORGIO C1lPIIOi~I C'è sempre una corriera che arriva puntuale, ogni quindici giorni, de Parmu. Odora di cavalli e di gaggte (di sole e dL polvere, mo ;rnche d'erba. ventilota e verde, e d'apc1·to). e subito come il nostro portinaio la sente di lontono, riconoscendola a fiuto piò che dal crescente storn11r delle sonuglierc. scnlta allegro dallo gnbbiola, sollecito in alut6rc il postìgllone a frenar le porjglie, e Jl civile messaggere a trovar la scalo giusto (lo P, per gli indiscreti, Interno 21) del nostri appart~- mentl privati. I quali, appunto perchè tali, il ::;cvero e gallonoto Cet·bcro ha lo ordine intransigente di d!Ccndcre. rispedendo ipso fncto o quel paese dond'è venuto, pena le tre o cinquonta t.estc che h;.1 bUl collo, ogni nitro men che puJlto messere, le cui crcden:z.iaH non rcclùno al suoi occhi, e ben visibile, Il slgiJlo dcll'oneslll, o almeno della decenza. Vole\'amo semplicemente dire. chiedendo scuso per il coppcllo, che ogni quindici glol'nl J'\ccv!omo con glo1a, e 1t·attcnlamo come ognJ a.ll1'6 civile cosa, la Cazzetto dt Pnrmn, la cui Pagina Qtdndiciualc delle Leiterc e delle Arti, !nUtolutu H Roccogllroro, liempre (11011 seppwmo du quontì unni armo!) h0 uno notizia ''fresca" e vivlllcunte du po1·ge1·cJ, Ln storia del Hnccogllrore non la cono sciamo per 1110 e per segno, ma tutti sanno che il foglio de,c molto, oltre che olio PJl'Llcolure aura che spira o P:im10, alla iniz.iot.\a e allo passione di Mario Cu· lombi Guldolll, che conlornnto da alcuni umici (Squarcia, Artoni, Conti, Bevllncquo, Tonnu, uso1cl1I, Tassi ccc.), volle nel '52, tre unni p1•lmu dello tragica llnc, fondare l'omonimo Collana di Lctte1·u turn, giunta oggi • arndulo od Attilio Bertoluccl, Oreste Mocl'i e· Fruncescu Squord;1, con lo co\luboraz.!one di Cat·lo M.Jttioll - •l\13 sua dodicesima edizione. t:: prcch1omente n H cantiere e /a. lt111ct (versi e dl:segnl), di Simonetta BuidJ flglht ~ di Giovanni Bard1, gtf, nota come pitlr1c;0 per Chsore 6lal,u prc1;~ntat4l, In varie oc· costoni, da Mino Maccurl, Guglielmo Pctroni, Glann.J Monzinl e AlConso Gatti.,, Le credcnzioll, dunque, non potevano questa ,olla cs~n:' migliori, e migllorc li veicolo che ho portato In casu nostru il fresco e non rumoroso flore. Ma o parte ciò, diciamo pure che onche noi conoscevamo già questo giovane, da quando li~nza !taJ>er ancor nulla del suol precedenti, e qu!ndl senza oleum,. esterna suggestione, Ci Clpltò d\ leggere, ancora datuloscrittc, le 19 poesie ora cosl elegantemente roccolte. Cogliemmo già allora Ira quei fogli, e riponemmo nel nostro taccuino, questa Splohetta: La 1pighcua clic odorc1 dt terra toscana l'ho comprata ,ut pontr Qucita gabbiola vadt dtiude un pro/umo anhco; odora di Flrcnze di quella strada parallela all'Arno du.' porta il nome della mia famiglia, di quel sentiero che pare on Rosai e urpegg1a 1ul colle fiesolano. Viene su dal Mugello 101 alito di fieno .. lo mc la tengo atrctta dentro il palmo e mi pare di stringere tl tuo cuore. La sottile grazia un poco fllcerba dell'Intero raccolt!na (il garbo nel porgei e, che con pudore nuovo ed antica eleganza soonso il pcrtcolo d'un facile dolclore senlimentale ncll'nspetto della tela: dello prosa) è già qui, in questo sopor sempl!- ce mu nrguto delle schiette porole, limpide senza dubbio e per nulla lamblccotc, secondo unn vlrttì tutta toscana che Shnonettu Bordi deve di certo avei· nel songuc. se non per nascilo, per orlgtnc. E gi.à tutta qui, et semb.ra, è la « materia del canto•, fragile 1n opparenza ma rei.istcntc, composto com'è di piccoli eventi che vorremmo dir quotidiani nella vlta di ogni creaturo aet.entn ad oscoltal's\ (e.ffcttl, mo\umorl, abbandoni. rimpianti, fantast!cogglnl), mn che traggono forzo da quella virtù così rat·o (spede negli csordtcnb, troppo spesso smaniosi, pur non essendo per nulla slcul'i di chiamarsi Leopordl o Rlmboud, d'Impostar subito la \'Oce sul t"eg!st.ro più olla, e di avventarsi In sccno ne\ panni, .tmco1·troppo \01·ghi per loro, di Colul-che-!mpersona-ll-D1·ammo-dcl-:;eco\o), la quale dopotutto consiste sen,pllcemento {ma quuntu cosclczw.a e quonto Jstinto occorrono per mettere In pratica lo nozione) nel sapei· voluture al t,i;luslo le proprie for7.e, Siomo cel'tl che unu tale aagge1.za (o sagacia: o dlclomo pure astuzia) Slmonct ta Bardi l'ho raag!untn attraverso il più largo {';;crcizlo clel\a pittura, facendosi sulla tela, 1>rlma che sulle corto, l'occhio ol mcstlc1·e: acqulstondo c\oò quel senso della mlsun1 che, oppunto per una • que· i.t!one di gusto,. (un abito moro le, prima che estetico), preserva lu poglno, oncho quund'ò più debole, dallo sclvo\one nel fulso, g1-.izie a\l'Jmposslbllltà, propl'la di chiunque è entrato in dimestichezza con un'm te, di ment11·c (saremmo tentati di dire anche volendolq) o si.! e og\l oltl'I. D'nltronde: dello sua pittura unche come educazione scntlmentale, lo Bardi conservo !l tl'oUo 11el Lracc1are i suoi versi, olmeno :stundo al 7 disegni che Il accoml)ll.gnano ('di un aorbnto • ncorealltimo • che può 1•icord:h·e per cel•ll contrasti di blenco e di nero - di neri capelli lunghi o di blonch\ volLI Intensi: di vesti fresche e dl culde omb1·e - qualcoso dello Solvotol'c e dc.I suo torte • senL!mento del reale,), con quel partlcolorc gusto della pnrola In apporem,a • buttota giù " e di contlnu9 declinante verso lo proso, cosi frequente del resto (e l'osservuzlone è giù stata follo do quolcuno, cl sembro a pl'oposlto di Dc Pisls) nel pltlor\ che scrivono versi, le cui pagine cònservono sempre qu<., supo1·e dl • prime Impressione, (di rapido abbozzo per il quadro da [01·e) che ne rormono ,In fondo, l'Incanto. E ciò a parte la conllnua nosto\glo del colol·e, amalo di per sé come moterln, che anche nella nostl'o. autrice sembro a volte tl'Ova1'C uno sfogo nello strizzare I tubetti (nel nomlnare ]e tlnte) sul foglio, evidentemente sempre troppo bianco per eh\ è 0bltuoto o ,entlre con gli occhi (DomalUn.a. il mio ptno / d fa verde cedro I verde menta, verde ramato I e verde primavera ...). Ma se vogliamo una misura Intero della grazia poetica della Bardi, cosi antica e cosi nuove nel fresco gesto del porgere, e una prova mlgliQl'e del suo trattenuto respiro (tutto sospeso, diremo con una frase, tra la terre e il cielo: tra li cantiere e la luna, Il reole e il !entastlcato), dobbiamo leggere, insieme, almeno, Sulla terrazza: ,La mia camera è piena delle yoatre pa,role come d'ucceLU rabbia.ti e inquieti. Poi l'Albertini lo pregò di dargli una novella e. per spronarlo. gli' offrì u~ aumento di cinquecento lire a e fanlla •· Difficile non accettare. e i\li son dunque messo a comporne una (di novella), cercando un accento nuO\'O, Vedrai. infatti. Ho lavorato un mese. 11 I.An-orare, continuare a lavora.re. era. anche per lui. la spct:ulazionc migliore. Risultato: La Ledo scnzn cigno: uscita in sci puntate nel Corriere (27 luglio-31 agosto 1912). alJ'insegm1 degli Aspetti dell'ignoto._ e compensata con seimila delle set1em1lacinquecento lire richieste. Seimila perchC - come Albcrtini dovette spiegare a D'Annunzio - e il compenso di lire millecinquecento per puntala di nov~lla non è nella potenzialità dì nessun g101:- ualc it:ilìano. e forse anche europeo. Ripeto ciò che Le dissi a voce .s. ~arigi. !\lillecìnquecento per una no,·ella mtera che occupi un -solo numero. sì: ma per racconti che si estendono a più numeri rimaniamo alle solite mille lire>. E anche quelle seimila non gliel~ fece .pagare. a causa della sua e_solita met,c?- losità ,1, che quando ebbe m mano tutte cinque le parti di cui la e novella> si Docu111e11tato il 1Dito di Toscanini Co.d la sera apro le verdi. impoatP ancora calde e Libero le voci prigionierP Voi sare1e lontano comporn.?\"3.. . . Ispirazione a parte. a D Annunzio .la Leda costò molta fatica. I( Cominciai a comporre questo singolare racconto nei primi giorni di aprile. e ho la,·orato sempre a questo fino a oggi con grande difticoltà. Bisogna\·a tro\·arc qualcosa che: per materia e per tecnica. _Cosse molto di\·ersa dalle fornmle usuali che corrono ora per i giornali quotidiani. Chi sa che cosa sia tenere in mano una penna. certo non si mera\'iglierà del mio molto tra,·agliare. Le imagini inattese si seguono quasi senza lnterruzionc. E' un peccato che sia necessario spezzare in cinque parti la massa. T~oppe c?se essenziali sfuggiranno. s:e tra l una e l altra correrà la pausa di una settimana e ~iù." Ma anche tra una F'avilla e !"altra. quante incombenze. corse. an·ent~re: quanta vita. E al gi?rnal~ cJ~e sollec1tava l'invio di nuon art1coil: e Stasera cerco di raccogliermi. Ho ripresa tra mano l'ultima F'avilla. Sono un po" svogliato. A,·rei bisogno di ascoltarmi e ?i comprendermi. Molte cose nascono m confuso dentro me. L'urgenza del la\·oro è più che mai crudele }1, (20 agosto 1912.) Telegramma ad Antongini: e La !~acca mi continua. Cerco stasera combmare qualcosa"· (24 .agosto 1912.) Inutilmente. e !o sono in uno stato d"angoscia sinJ\'on s, c.'Jdc n<!ll'esagera- nuovo pr.econiuato da Hux. ·1 .:ione affermando che ncs- ley e da altri profeti sco• sun nitro rnterprete ho da- raggianti. è a.ssai probabtlcl ro nel Novecento tanta ma- elle n11d1e fra un secolo 1 rerta a una letteratura spe- musicomani sentano il desicìfica quanto Arturo Tosca- derio. sentimentale o curionini. E ricordando che vi- so, d'integrare L'ascolto con ta e temperamento furono le memorie dei contempoegualmente alieni dnll'atr- ran.ei elle assistettero alle ventttra e dal pittoresco. di esecuzioni conservate dalle pittoresco non rnntando egli sempre pitì mirabolanti dielle l'asperità deL carat.tere. scoteclic. Non temer1 1mo 11011 è difficile desumere d1e dunque d'affermare elle co,1 a suggestionare la fantasia tu.eta la bibliografia toscaaltrui fu. soltanto la q1rntità 11inia11agià esistente, H vopartico!are della sua arre. lume scrirro da Andrea DeLDondc anche la presunzione la Corte e uscito nllo sca- (oudata che a scrivere di Lui dere del primo annit,ersasi dovrebbe ricominciare rio della morte del maestro oggi. quando. conclusa la parmense è da considerarsi azione che conquistò gl'i,1- iTwccc che superfluo, temtlividui e le folle di ogni µestivo. I.in omaggio ancora. paese, scomparso H perso- ma sicuramente migliore. naggio stesso. l"intervento ovL·ero piri utile dei soliti della parola effettivamente busti destinati a conscn•are si giusti.fica qt1<1le mezzo per alla polt:ere i tratti di un combattere l'effimero che in- volto. quando si sia persa .-idia oprii gloria e memo- la coscien=a del valore per ria. d'i,1terpre1e. cui qurl volto fu celebre. Ci sono i dischi. si sa. L'intento di. fare onore alSempre più agguerriti nello la commemorazione è esplirecnica della riprod11.:io11e, cito 11eL libro di cui si traisempre piit ambiziosi. Ma la, a comi,i.ciare dalla veste gli uomi11i hanno le loro insolitame11te lussuosa apbizzarrie. Qualora 11011 si prestatagli dalla editrice todia /'avvento del mondo rinese ILTE. Tultavia a mcBibtioteca Gino Bianco * <li E.IIILl.l Z.l.\'E'l'1'l Arturo Toscanini l gho. segnalarne i titoli. d'in- 1econdo u.n regime di eguateresse co11verrà dire subito gtia.nza. quel che H Libro non è ri- Lungi dal rifiutare gli. spetto ai suoi antecedenti, aneddoti, DeLla. Corte Li ha tra cui un altro dello stesso messi p1mtualmente a proDetla Corte. N€ una enne- fitto appena lta potuto verisima dissertazione encomia- {icarli fondati oltre che sinsti.ca. né un concorrent.e per tornati.ci. E se il vaglio deve le biografie, eh€ detla vita. essere star.o severo, tuttavia come avverte la prefazione. tanto 11e è emerso da costi.- vi è riferito sotlanto quel tu.ire una sorta di tramatura che ebbe stretta relazione britlante al racconto deUe con la pratica professionaie. imprese artisticlie del proNondimeno un Libro per tagonista. E. per L'appurata gran parte di fatti. DeUa fondate::za. qualcosa di piit Corte avendo giudicato che che un elemento decorati.va per preservare nel tempo la aUe rnnsiderazioni critiche. misura della grandezza di D'altro canto. l'impegno Toscanini il miglior sistema deL documentare si è esercida seguire fosse collaziona- tata in altri. campi d'esplore le testimonianze di tale razione. meno ameni, non gra·idezza e attraverso quel- però meno indicativi. Rifele indagarla, cosi da fornire rendosi a 1.tn interprete la una storia dclL'artista che curlosità di conoscere che illustrasse altresi. come e mai esegui è piU. che legitperchè q1iest'artista sia en- lima, doverosa. Ed ecco .. a trato nella storia. rispondervi. elencati nomi. e Da codeste prcmessè' e opere non soltanto <lei pcdalla cura post~ neL met- riodi maggiormente noti, veterle in atto deriva. 1,er via di i periodi americani e scadi.retta, la capadtà d'interes- tigeri, ma anche di quelli sare ogni. genere di Lettori: poco o male conosciuti; \ gti .entusiastici come gli elenchi compitati con minn- :ce~t:~r~ss~;~1.is~r,iatso:Jdì~Jan:t~ EMILIA ZANETTI quasi. contemporaneamente (Continua a par. 6) amici miei e p!iL appa.salti det miei. fiori. aul davan.talv. Sorriderò alla pace che mi. dd. la sera .sulla terra.:za: tetti dÌaadorni, antenne vasi. di. terracotta.. E lo scolo dell'acqua nei CIU30tlt e il ritmo della goccia nell'acquaio lonta110 un tre.no elle va chissà dove. Esempio in cui non occotTe sottolineare, crediamo, la Jeggerez.z.a del tratto e la particolare musica che anche qui par nascere tutte per U occhl, e sempre in virtù di quel sottile e persistente • richiamo della pitturra », il quale non JìOltanto aggiunge concretezza e movimento alle immagini senza inceppar per nulla il pennino o spessirne la punta, ma soprattutto aiuta a da.re ali e aria alla giovane voce nuova, caJ'.)Elcefin da ora, con tanta discrezione, di dar sostanza e levità (e vita) alle occasioni più umili e at più negletti Oggetti; e spesso con una profondità di risonanze nel cuore (E lo scolo deU'acqua I nei cassoni I e il ritmo della gocci.a. / neU'acquaio / ton.tan.o un treno J e/Le va chissà dove, dopo li così estroso ovvio) che l'infoltil\SI dei giorni, slamo certi, non oltunderà facilmente, GIORGIO CAPRONI

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