la Fiera Letteraria - XIII - n. 20 - 18 maggio 1958

Pag. ,t LA F IER.N LETTER:ARI.N Poesie diAntonio Binaldi Tematica e sviluppo della poesia amel'Ìcana * <li GIORGIO c.u,no.u Poi dite che non siamo nati con la camicia. Eravamo in barchetta, senza sa– per che pesci pigliare e cucinare (senza saper da quale libro o libretto o libercolo cominciare questa settimana la solita ciar?a), quando un buon venticello gene– roso ha spinto tutto insieme dalle nostre parti, e ha !atto posar sul pagliolo. alcuni vola~ ili di specie non volgare, ciascun dei qu.ah, per grazia di pcnnaggio e per virtù canll'r ina (più schietta o meno schietta: questa resterà da vedere dopo aver as– saggiato la polpa), non ci farà rimpianger troppo d'aver riattaccato il bottone da loro anzichè dagli altri, che pur « c'erano prima 11. E<:co, di t.ale giocondo stormo. gli esem– plari che siamo riusciti a riunire In un solo mazzeho: New York., by Archibald Mac Lcish & Orr~o Tamburi (traduzione di Margherita Guidacc1, con testo originale a fronte più 25 deliziosi disegni del pittore di Jesi), Scheiwiller Milan; Jppogrammi e Meiaippogrammi di Giovanoln, presentati (in versi) da Luciano Erba, ((All'Insegna del Pesce d'oro H, Milano Un vento smar– rito e gentile di Domenico Naldini, sem– pre « all'insegna del Pesce d'oro >1; Poesie scefre di E. E. Cumminas, nel testo origi– nale e nella versione di Salvatore Qua– simodo, id. id.: infine, e questa volt.a nel– Poc:ie che Antonio Rinaldi ha composto dal '34 al '57 (o meglio una scelta di esse), per la prima volta raccolte in un volume unico, in modo che il lettore pos– sa avere una visione intera di questo poeta, e della sua lunga passione. Ce n'è abbastanza, cl sembra, perchè il povero recensore, in vena di non mettere i piedi nel pantano ,abbia di che .secouer scs grelots, non restandogli che l'Imba– razzo della scelta. E tanto per non essere accusati di pender tutti dalla parte di un medesimo editore (di Scheiwiller e dei suoi colibrì), cominciamo col dir qualco– sa del Rinaldi, tanto più che in questo suo \'Olume ci presenta, come già det".o il meglio d'un lavoro che ormai, paziente e piuttosto appartato, egll ha svolto in un arco di tempo di poco interiore ai cinque lustri. Nato a Potenza nel 1914, ma apparte– nente a una civiltà letteraria schietta– mente emHiana (dalla parte di Bassani e di Arcangeli, più che da quella di Ber– tolucci), Rinaldi pubblicò la sua opera, La. Valletta, nel 1938 presso Guanda. cui segui nel '49, presso Neri Pozza, La Notte, Da allora fino a quest'ultimo specufum, un silenzio apparente dJ quasi un decen– nio, interrotto soltanto da brevi comparse di altre poche prove (soprattutto su "Botteghe oscure >1), testimonianti con la loro stessa rarità la tenacia d'un'attesa paziente, per nulla smaniosa di quel poco rumor mondano che un poeta può su– scitare o&gi intorno a sè, ma piuttosto volta alla decisione suprema d'una ricerca in profondo, e ininterrotta, d'una propria coscienza e d'una propria voce. Vogliamo riascoltarlo, il timbro di que– sta voce (l'impasto che la compone) fin dal momento del suo primissimo attacco'? Ora fresco si perde alla pianura cupa e verde dal pagliaio alla coHhta invade il campo stamattiria di Tosa e azzur·ro l'aria riveste H vento che dalla gola del monte l'investe. Non è che una prova di l;\ato, certo, una semplice accordatura o impostazione, prima che il concerto cominci. Ma quel tanto di leggermente sontuoso e fastoso che troveremo poi anche nella poesia di al~ri emiliani a lui più vicini: quel tanto di drappeggiato e di musicalmente ripie– no che caratteriua l'orchestra del Rinaldi (qua~i che nelrahto - nella densità so– nora - perdurasse un che di spesso, co– me dopo una rincorsa su un folto e ac– caldato prato estivo, proprio sotto « un ciclo caldo, pieno >1), ci par di poterlo già cogliere intero in tale semplice mo– dulazione (Oro fresco .si perde - alla pianura cupa e verde), per non perdere cerio l'intensità della vibrazione nelle pa– gine i,uccessive, dove semmai, quel tim– bro, si approfondisce intensificandosi fino all:1 sonorità grave delle ultime ca~zoni raccolte, nelle quali davvero la parola è « in rigoglio,, (Canto df Maggio, pa6. 135) e certe cadenze di quarta e di dominante possono perfino ricordare (molto dal di fuori,_ s'intende) qualcuna delle più sin– gol~n andature (ancorchè, in questo, più asciutte e meno «floride,,) del toscano Betocchi: E ora addio, sereno che l'estate rapiva nel fulgore rapi~o dell 'imm.en.so , quasa. un bruciar di sete; masse buie, iTrequie1e della verde pianura, pesanti nella bianca afa lunare delle notti. di Luglio... Versi che porgono anche un esempio, nella loro ?-O pOCo lussureggiante bellezza, della particolare "enfasi,, (del partico– lare velluto e eloquio « d'alto rango 11: lo dlcinm~ in senso positivo) di questo poeta, allorche nel trasformare' il paesaggio reale (la calda Emilia operosa) in ((luce e leggenda >1 (XII, pag. 109), egli mira e spesso riesce, nelle prove più mature a identificare la I( natura)) (ed è questo' il suo segno) col t< •uo pensiero stesso >1 (id.): « Un pensiero ridotto e passato con– tinunmente in sentimento n, secondo la Nota di Giuseppe Raimondi al volume bel\a e giusta nota, secondo noi, punt~ per p~nto, meno - se non fraintendiamo - dove si legge che, 1< nel tempo prima dell'ultima guerra, gli interessi della poe– sia in Italia erano contusi in applicazioni che tendevano ad addormentare la co– sci_enza >J. Quasi che In quel tempo non esistesse, per (are un esempio solo, l'acre frusta di Montale ,e come se già allora Montale (con suoi modi per nulla rotondi) non avesse già fatto del paesaggio (della natura) lo specchio ustorio e sollecitante, né più né meno, della nostra coscienza. E ciò, s'intende, senza che minimamente vogliamo toglier valore di novità e di ne– cessità alla voce di Rinaldi, e al suo lun- ~~e e~~?:!o 1 a~i~;i~~~:~i~ 0 in~::o 0 (egic~:: locare al posto giusto nel panorama della poesia che conta) grazie a questo volume. GIORGIO CAPRONI Errala corrige: Nel nostro precedente articolo su Govoni, una mostra •< collet– tiv::i.)) è diventata una collettività. E gli unghioli del gatto son diventati u,1ghio11i, Che esagerazione. * dl1:IfA~=~I~~- ~~~ ftifl~~• 0 r~? Le pagine dei saggi di Glauco Cambon. con quello !pirito acquisito Hart Crane cl sembra csem- !~~~:~ n~~ 1 1 ~fc d/~':'a':;~~c e! = <li pioniere, ci stimolano alla ricerca e costituiscono l'elemento indi- ~:~~hlp~rr~f4:~~n~ftforit!c 0 i ~~ 1 :;1~~ P~l~~t:ag1!it~c~i;:: Jd~i spcnsahile per accostare la poesia americana degli ultimi cento anni ~I r~~~: st ~J~:ro~~/ 11 ~1~~:; sud <Wint('r 1958), Eu!1t'ni.o della sua compatta ste1ura e, Montale·s PoetT]I: A Mt'erinQ * a tratti. della sua rara lntcn- o/ Dante and Brueuhel. porta aità. 1: r~~~;1c~~ 1 isf~ 0 v1~a~ 1 ]i~~ttoé~ ,I i .-11.,, llEf E DO Il I ZZ1I Il IJ I m;lu:!~P~~e J':8/ 0 ;~~~~ali~à ~;'~~~do~\iùac~l'!~r;:ll~ra~~ ~:f: .lline più_segrete e vitali delle tica _e sviluppo della poesia zloni particolari, e In fondo :~e~ 1 ~~aC:o c:u~~n•ria:t~mseon 1 ~ f~ 1: ~:N:no~u3c;l~~~~~a ~a~~~~ ~~iit!e ,:~~~i8.1'\ ~a1i~e ~~~~~ ~-i~e~ct~~te:~~~z~~n~o~~). 5 ~~ ~i~g !~~:ri1!n~lc:~~a p~~\ 1 i 1 de~~=~cr~~e\~~fn~o~:es1': :::!f~1 , abbia portato con sè nel suo ria dentro la vlla stt"Ha: non libro di saggi sulla lt"ttera- minati. E!lprimendosi. Il poe- di cui trattano. e lasciano I romitaggio di Ann Arbor, dove come un pas.salempo relegato iura statunl•t>nst>, che deve ta esprime li proprio tempo, molto da pensare. discutere. to~~to dth;fe':\!~~ti,;•";;;. 0~~ ::,,:~;,.m'Jt~I~; ;, ;11J:',.'::! fi"• ~~~~~lo."" da\i'-~/:f,~~"l;1 m•,,~ •~"";'';~ •~H~f. 1":;:; ~~)~~~;';~.n~t•f~;•;i,.:',':'u':,\'. rata per l'Università del Mi- esi~enza. __ Ne deriva che una paesa,i:,i:io poetico d! oltre esprime anche la propria ter- co modo dt affrontare. senza chi(an. tra le sue cose più tot ltà d impegno cade sem- Atlantico. Non si tratta di ra, le proprie radici il rap- lnf[annare Jl lettore con .pre- 1 care un poeta e. J)(!nslamo. pre sul s~ggetto 1tud1ato dal scritti separati sebbene oJ;?:nlporto vitaJe AS3istianlo cosi. tese di chiarezza e di !reddez– non J;?:l\('nesaremo mai abba- Cambon l intero an2olo v1s1- sa~10 sia m certo senso mi- d! poeta In poeta. al tarsi di za: cnt1ca. una materia cosl stanza ~rati. ,pcrchè la poeJ!a vo tub essere a VOlte d!scu_ z10 e flne di una determinata I una tradizione naia sul vuoto dt>n1a e vitale come quella di Montale menta di essere t!b1 e, può sembrare a volte mdagme. nOl"Ilo .sono per il I della rinuncia ali Europa. m- offerta dalla poesia amerlca– lett:i ncgh Stati Uniti più che eccezionalmente personale. ma duplice mollvo ohe l'argomen-, consapevole di sé all'Inizio na degli uJtim1 100 anni: solo I ma! In questo momento come ha sempre 1l,,potere. di costru1- to stesso (la poesia d1 E A poi. con la biblica ansia spi~ l'Irruenza della partedpazio– una delle voci estreme che re Il suo o.,-getto In una dl- Robmson. di Wallace Stcvens. rituale del Me!ville. l'Impeto ne totale può far breccia nel ~l~Ju~~~;n~~~~a ~~~~~ueco!l :{;:~~:;,e ur;ia;~·uJ! ~~~eer:~ fl~~:{\;~,~ic e1:\:~m; c':~= ~~~~r~ 1 :t~n~~~o ':t~~~;~; 0 ~I e~1~: 0 ·tan~:,ul~ne;~!~~;~~· co~!~ I bnielatl dall'entusiasmo O dal- cose Importanti e attuali delle patta su cui si costruisce Ja flltro della Nuova ln«hlltcrra sce mejt:lio e dipplù della frcd. l'opposto prezwsl•in10, la linea no,;trc giornate La lcltcratura, c,nhca cambonlana. e quindi 1 ,(... to sec N"ew-Enj?landly ..) di da applicazione di .schemi cri– giusta di una tradizione come! categoria a sè stante. I impeto dt conoscenza critica Emily Dlcklnson sempre più lici che. obsoleti, sono dive- I A Ano Arbor. dove Glauco ~ 1 r l 1 P::s?:~o n:nu~s~~~ •c.ip~ ~ ~.~:n; 1 0 ~P~;~~l~~cCd1;'bo~o d~= sicura e dee15a ac! attuarsi. an- nuti mutili e non servirebbero Cambon ha temporaneamente scrivere una forma più l nten _ slzionl acct>ntrate dat P che se non immune da dubbi che a mascherare la nostra trasrerlto Je sue battaglie e le sa di vita Perciò ogni tenta- profondo interesse per la \s~~ e . perplessità. ftno a Pound. impotenza a capire n diretto. I l ~~gv:as~i°r~it!;;~~~!nej~;,l~r:! ~~~ 0 ; 1 ~~\~~ :~n~l~u~~g; ~~= l~~ef;;~~al:·America. Un sag- ~~~e W~~~tlt~~~en~eran ~J1c:~r;:a ne<tl·ec~~ss~·o ddrr:~~ /2 ne11·e1emc.ntocullurale ameri- pani sulle 'PTincLpall riviste !trre I di doltre 78 pagm~ Cambon, rappresenta giusta- sta ,passione. quando I motivi _,. cano. oj!"gt rappresentato dalla di letteratura italiane. come I momentf pf~P 1 1~ ~~acut?d 11 mente l'apice della coscienza tumultuano ,nella mente del università. ha la fortuna. an- Lttteratuu· J\.fodtme Nuova O si m r po n e a Indigena del poeta amencano cr1t1co e U giudizio non ha I z!, di trovarsi m un'umversltà Corrtnte Il Verri Paraoone ~Iec6nt am: icana da~ c~ass~cl 11 suo Ponte di Brooklyn tempo né posslb1lttà dl decan- Glauco Cambon particolamiente Jclicc per que- Itinerari.' Aut-Aut.' La Fier~ sfondo ~ect>~{a~et. c e a a stringe riva a riva la terra tarsi. nel tentativo di cogliere sto genere di s!udl. c. quel Letterona. ccc _ cerca sein- nograflci. In au~ a~e:::g~e:;~ americana con le terre lntem- slmu1t~neamente gli aspetti -po- Il ~uo posto è qui tra noi per– ohe più conta. \ 1 ha portato tpre di annodare le estremità Cambon è In America anche parali dcll,a poesia: àncora Jl lledrlc1 d1 u_na. realtà tota!- che, tutto sommato. l_a .sua dl persona la sl!a presenza, la più lontane. la speculazione neJ suo studio a Milano· una presente al passato: congiunge mente nuov!. ~1cche la _sag- .presenza, sel?'pure utUtssima_ sua parola a ,piena voce: con asiratta con l'immagine con- America vivisezionata cOn 1 te Intuizioni della lirica con ta gezza del 1uud1ce non ne.sce m. Amer!ca. e certamente p1u Il ,peso del forti lnteres,1 Jet- creta di poesia. l'ind!vlduazlo- passione e l'impeto di scoper~ ep1ci,tà della vita moderna: le- mal a produrre una momen- ut1_le q~u. }ntanto le. ~ag1n,e terarl e, soprattutto. con Il ne psicologica con l'impe~no ta che già caratterizzavano aa l 1n~lviduo alla folla. e al- tanca tr_egua nel lettore. d_e1suot 5:a~g1.c~n ~uello sp."." confronto ~1 ,· espen~nza di morale. l'analisi .stilistica con l'intere.sse della .generazione la stona: mette ftanco ~ _flan- Aspettiamo il ritorno di nto acqu1s,to dt p1omere. c1 pwaier? e d1 \tta che m Ame-, Ja sua configuarazlone nella di Pavese e di Vittorini• ma co le conquisti: dello spmto e ~ambon co_n la nuova espe- c onJ~rtano d ella lo~tananza. e nca risalta Immediatamente politice, sociolOJtla. ecc.: sic- con una conoscenza ben' più quelle della sctenza e del pro- r~('nza dell'msewamento ame- cl stimola.no alla ricerca. ~a QU~a ,locale iper essere chè il linguaggio con eul si profonda e circostanziata del- gresso umano. n saggio su• ncano: lo aspettiamo. pcrchè ALFRED O RIZZARDI ~c~~i ~r:om(~ 11 :ue,t:u;~~ef~ ~~p~l~~e~fe 11 nz~o~os~f e~~;~:~~: :~h~;:1 1 :! s~~~~;l~I~ dea ~~~p~:= ,-----------------------------– ~~~~~nttnc~~~~~o a~~~~~~~n ail~ 1!~~~~1~aia us;o~f~~!d~pef1 1 e rt :~~~er~~~~:oc:m~~l~~!n~e;a a!: ombra ~el grattacieh d1 Man~ schio di rare arricciare il na- venlmento Importante della ~ 1 ::.!!ne \~s1\~~a d~lo;~!ir~~li~~~ soC~inq~t~:t~ Pl~~~ci:;;~~- con ~~~~iae ~i~onna~v~ !e.un Vitto– ~\~~r:~-.t~~~-R~~~t~~~0n aw .. a~: ~~~t~as!:;;~o vft~J;ui:;t~ett~~ sv~1! tnag~m!lt~~d." e t:~f: (ifnc~i~ermt st {~e:e~~~a~ti~~~! ratura. è stato scritto Tema- colato in svariate determina– dall'ollimo Henry Wells della-------------------– Col~mbla. dalla caccia alle macchinette dissetanti nelle stazioni della sotterranea. alla visita al lllU!H!O degJi orrori di Timcs Square e, inrine. al quieto approdo nell'accoglien– te salotto di Elalne a Dave Markson nel Village) che, chiamato per una conferenza all'Università del Michigan, ~Il fu immediatamente offerto di restare a Insegnare. n 'Pub– blico. una tra le ,più fastidio– se ~!urie d'America. era stato letteralmente conquistata dal– l'impetuosa comunicativa c. daJl'amplezza di esposizione comparata fatta dal Cambon con il tessere fitte trame di relazioni fra alcuni del mag– giori scrittori del Novecento eurapco. James Joyce, André Gide, Tbomas Mann. Glauco Cambon ,porta nelle sue Indagini una qualità assai preziosa 'l)Ct il critico e. spe– cialmente, per il comparat!sta: porta l'entusiasmo e la pas- 5\one di uno scrittore che muove nel ciclo della sua fan– tasia noa le rpcdine di un gio– co immaginario. ma gli em– blemi più precisi del vivere, trattando i libri come le pa- Dome.nico Cantatore: Flrure Poesia e spiritualità * rii ll.llBEEtTO .IIAEtVAEtDI 2. SI crede òa molti che certe opere letterarie (a suo tempo esemplifichere– mo), verso o prosa, le quali trattano ar– gomenti di una normalità negativa nor– male o anormale, risultino, nonostante la loro disgustosa materialità , poesia. Questa gratuita convinzione deriva dallo scade– re, nella sens..ibiità e nell'intelletto di quei molti, dei valori della vita che la raziona– lità umana ha sempre considerato, nella ;e~~-~!m~.aturale o cristiana, spiritualità E questa opinione è convalidata da er– rori filosofici d qu.all, tendono ad nnullare la volontà nell'intelletto o viceversa e rompono cosi il naturale dinamismo dia– lettico che trova il suo equilibrio nella giustificazione razionale della coscienza. E si crede che la ricerca esistenziale di un ubi. con.sistam essenziale dell'uomo si risolva soltanto nel profondo di esper{en– ze che una vieta morale d-Jch1arerebbe come il male o il peccato. ci~:~e~:e 6 :~~a~~ 1~~:~~o;~~ <!:~~~~•, ~ : esistenziale del nostro profondo, che s; chiama Tagione, per cui nessuno stato esi– stenl.iale (Istante) possiamo cogliere se non trascendendolo in chiarezza d'immagine o di concetto, immagine o concetto che non sono immediatamente quel quid d: esistenza allo stato puro che crediamo di provare prima ancora di storicizzare lo istante come conoscenza. E qui si corre di rischio di (are come i cani quando inutiimente girano su se stessi perchè voglion o prendersi la coda. Poichè, per coglie.re l'esistenza nel mo– mento in cui s.i mani festa, bisogna neces– sariamente presupporre un·essenza da cui proceda; e poichè l'attività esistenziale in cui &i sintetizza tutta la nostr3. esistenza con una direrione e si.gnibcato è quella razionale, doubiamo postulare che l'essen– za presupposta, ma ignota, sia di natura razionale, anche se non già pensiero, a priorità spi.ritua:lmente indi!!erenZ.:ata. DIARIO ALL' ARJA APERTA UN ROMANZO DI ENRICO BERIO * dinamite di quello scasso non potrebbe essere se non il vizio secondo o, meglio, contro natura Anli, presso gli snob (in un non so qua– le collegio inglese, circa un se<:olo fa, gli alunni a sangue rosso erano distinti da quelli a sangue blu, nel registro generale, dalla specificazione in sigla: sine nobili– tate), gll esistenzialisti sono quei tali che ne !anno di tutti i colori e che dalla sbor– nia jn su - o in giù - tértano dì fer– mare l'attimo fuggente (l'istante, d!rebbC Kierkegaard). Il circolo è chiuso, poichè il punto di arrivo è lo stesso punto di partenu. Si potrà obiettare che l'uomo è !atto anche d! sentimento, sensibilità, senso, come s•è visto. Ma sappiamo già che cosa sono senso, sensibilità, sentimento. Provate a dare a questi ingredienti psicologici una d1rezione ed un significato &enza una foro immanente necessità razionale e vedrete che tutti e tre non si potran~o più esi– stenziare, perchè non sapranno più di es– sere. L'esp erienza de l vizio, nella norma- 1'.tà o nell 'anormal-i.tà , essendo irraziona– lità, non (a altro che negare in sè stessa l'essenza propria dell·uomo. i valori della personalità umana come esistenza. (Continua da paJ. 3) di pura accademia non priva di certo dilettantismo, giacché il e bontempismo • non si appoggiava e non po1eva appoggiarsi su alç1,1na ideologia o idu, su alcuna moralità sociale o privata e, d'altra parte, la d:!esa della e forma • cosi come avveniva -allora per contrasto, non coglieva che vagamente quelle che in realtà erano le ragioni contingenti attraverso le qua:i sorgeva ed insorgeva. Gli avvenimenti trascors tra que! tempo ed H nostro hanno ev!dentemente mutato tante cose; e se tutti gli avvenimenti ed anche H solo trascorrere del tempo mutano le cose, quelli e cui ci riferiamo tutti sanno che hanno lasciato tali segni Profondi nel mondo, nei paesi, nelle famiglie e nel:e coscienze, che il mutamento non poteva essere che eccezionale, fuori misura, perciò incomodo, perciò apportatore di squilibri, di incertezze e di contradi– z:om, ma in compenso pieno di fermenti sconvolgenti. ln questo clima carico di speranze e di inaspriti o di compresi dolori, di contrasti non più accademici ma agguerriti da avversi pens!eri che questa volta sono spesso anche reali ed avverse ideologie e, pur· troppo, anche avverse parti in lotta per il potere, noi abb!amo visto risorgere quell'antica polemica, non più nello spi.rito di una poco utile accademia, ma nella lotta stessa della vita a cui siamo partecipi, consapevoli che l'insorgenza stessa di idee reali ri– specchia addirittura :1 confl:tto in cui tutto il mondo s, d:batte con acuta violenza. Il contrasto tra l'aspirazione e J'a!fermazione di una critica di idee, di !atti diciamo meglio, di una letle1•atura di contenuti e l'aspirazione ad un nuovo ordine della scal-a dei valori, nel senso della sugge– stione poetica e della grazia o della forza del bello, noi in qualche modo vediamo ingigantito e vitale quel!o che lu il conflitto accademico e superficiale di allora. Chi ha assistito alcuni ,giorni or sono al dibattito sulla critica letteraria attuale, organ!zzato dal Clrcolo letterario La Stamperia, al quale hanno preso parte Rosario Assunto, Paolo Milano, Leone Piccioni, Gia– clnto Spagnoletti ed Elmerl Zolla, ne ha avuto la riprova. La discussione che !orse si proponeva soltanto di discutere alcuni aspetti e l moltl Inconvenienti delle strutture attraverso le quali si esercita oggi 1a critica letteraria, per forza stessa dell'argomento, ha trascurato questi -aspetti particolari ed è subito entrata nel nocciolo della questione, cioè, lo si può pur dire, verso H p!ù profondo disagio in cui si trova oggi la cultura letterarla e verso il vertice del pro– blemi del pensiero critico. La supremazia della pole– mica extraletteraria con la quale si è voluto In questi ultimi anni at!ermare che un'arte di puri contenuti, di realismi attuali è rarte vaUda e necessaria, appare aJ:e più avvertite coscienze del nostro tempo come una dei peggiori mali al quale dobbiamo addebitare la confusione di idee e. ripetiamola ancora una volta questa ,parola, la crisi che ha indotto a non più ricor– dare e comprendere che, l'opera d'arte, non è un prodotto che ri contenuti ed i sottintesi o gli assunti storici o sociali determinano, ma è invece sapienza d'arte, suggestione di linguaggio, intuizione dei misteri per i quali dalla immagine e dalla parola scaturisce sentimento di poesia, di suggestione duratura nel tempo, sollecitante lo spirito e l'-intelligenza, testi– moniante un grado di fermenti spirituali dndivlduall ed un grado di civiltà culturale. I critici che banno sostenuto il dibattito citato, da uomini che hanno sentito e vissuto la storia recente in tutto il peso che essa ha avuto su di noi, non si sono certo sentiti estranei a quel signUicali umani particolari del nostro tempo, né quel dolore o quella rivolta, quella accre– sciuta volontà d'amore o di odio che sono assurte a simbolo ed a costume; ma tutto ciò può determinare un esame di coscienza individuale o collettivo di una generazione, un con!litto di idee e di ideali al quale però s.l deve a-iconoscere, se non estraneo, lon– tano il giudizio estetico, la valutazione dei valori letterari ed artistici per i quali solo un gusto superiore e distaccato (non nel senso d! estraneo) dalla polemica civile, può -apportare un contributo critico che ridia possibilità di scelta illimitata e libera, limitata dal gusto e dalla sens!bilità attraverso di cui l'opera d'arte vive la propria esistenza. a!ferma la propria e realtà • e rimane a testimoniare quegli elementi di civìltà e di ricchezza spirituale che •in sè tutto raccolgono senza dipendenza da nuUa. che esistono ed hanno ragione di esistere nel tempo solo per le ragioni della poesia. ' CUGLJELì\10 PETRONI Aldo Pagliaççi: Venditori di uccelli e( Grano deldeserto)) * di BOt\A \7El\'TURA 'l'ECJCJHI L·onest~, con cui questo romanzo (Grano det deserto, editore Cappelli, 1958) di un giovane, Em•ico Berio, fu scritto. è da mettere -i.nrilievo. Si tratta di una storia semplice: quella di un pio– niere, un giovane italiano che v'a in cerca di lavoro nell'Africa Settentrionale al margine del deserto, nei tempi in cui. perdute le nostre colonie, nel rimuginio del dopoguerra, rappresentanti di razze diverse, per lo più di dubb ia prov enienza e di pochi scrupo!i, si trovano in una spec.ie di fattoria. Il romanzo è diviso -i.n tre parti. La prima, dove il protagonista, di nome V alente, fa le esperienze i11iziali, non manca di crude7.ze , di violenze, di parolacce (ma sono in numero assai m inore in confronto a quelle che, come in una rissa, siamo oramai abituati a veder gareggiare per sfrontatezza e garrula rozzezza in certi librJ. moderni). Nella seconda parte Valente, dopo essersi assicurato 11 possesso della sua donna ,incomincia a metter piede in una specie di suo piccolo regno, estratta l'acqua. con enorme fatl-::a, dal !ondo della sabbia, viste ver– z.icare le prime foglie, assiste (e ciò si vede anche nel distendersi dello stile) al crescere di un respiro più ampio ma meno violento. Nella terza parte infine, poste le radici in terra d'Africa, con Jarga messe di figlie e nipoti, nonchè con speranza sicura di ricchezze tratte dalla terra bonificata, la storia di Valente si fa elegia, non senza un sentimento di pace biblica, acquistata col dolore e con il lavoro. Ho parlato di onestà; e se questa è evidente anche nel1a semplicità senza presunzioni dello stile, non vor– rei dire che, accanto all'onestà, ci sia, in queste pagine, una fonte ugualmente ricca, di estro, di originalità sia nelle invenzioni dei tatti che delle figure. Una certa capacità è nella lingua di questo giovane ligure quando descrive !atti e paesagg.j, di un Sahara più immag~nato, forse, che visto. C'è in lui una timidità che dev'essere seossa, una placidità che deve d•i\entare penetra– zione e vibrazione, e vuol essere scrittore vero. Ma si vedano alcune pagine. Quelle per esempio sull'avvicinarsi del ghibli nel Sahara, sull'infuriare del vento spaventoso, sulla sete in un ospedale di moribondi; e poi la .scoperta dell'acqua, amor-ante all'improvviso in mezzo alla sabbia per miracolo dì una fatica che sembrava sen7.a speranze. O le pagine che descrivono l'assistenza di un uomo Inesperto che deve far da levatrice e da chirurgo a una donna par– toriente. nella solitudine -africana. E non si potrà, credo, negare a questo giovane, ancora incapace di destrezze stilistiche e timido o ingenuo come scrittore, una forza tranquilla e quasi grigia, ma non senza efficacia. Enrico Berio è un giovane sui trent'anni, nato vicino ad Imperia ma che vive di un modesto lavoro d'im– piegato a Ventlmiglla, lontano da ogni circolo e movi– mento letterario. BONAVENTURA TECCHI Ma cogliere l'istante esistenziale nel vi– zio, non soltanto è Impossibile, ma anche Inutile e, peggio, dannoso, perchè quello istante sarà senz'altro esistenziale ma di un'esigenza adulterata e sporca, c~me chi volesse, per bere acqua pura, attingerne alla cloaca massima. Ma il solito snob mi dirà: Certo. vizio per te che sei una testa irreparabilmente viziata di ontologismo a tipo teologico, non per noi che viviamo l'esistenza cosi come è l'esistenza pura, nell'istante., esi– -stenziale ,come ci si dà. Concesso. E non solo a codesti autentici uom_ini, ma anche agli animali, povere bestie, che, per tradizione non certo on– tologistica, sono uguali ,agH uomini sol– tanto quando gli uomini eliminano la ra– ~ione, increscioso impiccio che da quegli innocenti li distingue. Tutto ciò che della persona intatti è originario, è razionale. Poichè,' presupÌ,o– sto un punto metafisico in cui l'essenza ragione e i suoi strumenti esistenziali fac– ciano sintesi, è ovvio che dall'essenza alla esistenza, la ragione debba jn quel pun– to necessariamente sensibilizzarsi, diven– tal'e psiche, in cui le urgenze esistenziali di quell'essenza, da puramente razionaii debbono trasformarsi in un sentire che è !unzione del senso, sensibilità. sentimento; per potersi quindi superare nella !unzione formalmente razionale come conoscenza logica. Infatti, i sentimenti più profondi sono tutti i più spirituali, perchè coincidono con una pel'!ezione originaria che è la inco– noscibile essenza di cui abbiamo nozione soltanto in una necessaria postulazione teorica. Non è vero. allora. che il dato meno ra– zionale e .più esistenz.!ale possibile sia il sentlm_ento; mentre lo è se non quando. estraniandosi dalla sua origine metafisica s'incarna nel senso e divampa in passione: E infatti, la passione sfreddata in abi– tudine sensuale diventa vizio, che non è se non la !armale realizzazione di un uso irrazionale del senso. Ma. allora, nel vi– zio slamo lontanissimi dall'essenza e di essa non Possiamo cogliere nemmeno fua– gevolmente l'istante autentico dell'esiste;. 1.a, se non come irrazionalità strumenta– le, formalmente razionalizzata in esterna sensualità. Non siamo più il nostro spirito, siamo soltanto il nostro corpo. La ragione si è, nell'~slstenza, invertita da fine a mezzo. C'e dunque questo intralcio, nell'analisi .Dice Jasp7rs, nel bellissimo saggio Ra– gione ed e.ststenz-a: e:•• .l'esistenza priva di ragione, che si basa sul sentimento sulla esperienza vissuta, e sull'impulsivit'à non tenuta da nessun problema, sull'istinto e sull'arbitrio, cade nella violenza cieca e perciò in quell'empirica universalità che è tipica delle forze cieche sulle quali si è ap~oggi~ta. Nella sua arbitraria particola. r:ta, priva di ogni storicità, nell'afferma– z.1one che nega la trascendenza, l'esistenza cessa di essere esistenza>. Una letteratura basata sun·arbitrio esi– stenziale, può mai diventare, oltre il do– cumento letterario della bestialità uma– na, poesia? Ma se la poesia è traslato di tutta la :ealt~ empi:ica come esistenza, e quindi e un altra dimensione dell'esistenza. stessa, tutta la spiritualità della persona umana è s:ntetìzz.ata nel simbolo lirico dì quella r_ea~tà. Ed è nell'immagine, tra l'essenza e l es!ste~za, c?e la poesia ci darà quell'ine!– fa?1le rn cui consiste tutta la sua realtà spirituale. ~nfatU, nella poesia, la totalità della esistenza ha una direzione ed un signifi– cato a pa_tto che come ragione, sentimen– to, !antas1a trascenda la particolarità del– l'esperien7.a di cui l'immagine è simbolo per significare in quel simbolo l'origine stes~a dell'esistenza nella sua totalità es– senuale: quando invece quel trascendi– mento non c·è, resta l'interpretazione lo– rea dell'esperienza esistenziale tradotta m parole che possono essere non soltan– to concetti, ma anche immagini. E in questo caso quei concetti o quelle imma– g_ini non sono simbolo ,ma la stessa par– ~\~~~~rità empirica della realtà esisten- L'esperienza sensuale allora, ha un va– lore a~fa~t~ strumentale nella direz:one e nel s1gmt1cato lirico della spiritualità umana; se non è fine a se stessa come nella passione diventata vizio. Q~ale_ i.tta~te dell'essenza umana cre– ~era dt ~oghere quello scrittore che sl immerga m avventure così immanentisti– camente esistenziali? , Lasci~mocelo dire dallo stesso Jaspers, \ er~o 11 Q~ale, il lettore ramnato, non avra: _spenamo ,preconcetti dogmatici: ... l esistenza ha il suo limite in un al– tro: la trascendenza, in virtù della quale essa, che non sì è creata da sé, ha un autonomo principio nel mondo. Senza la trascendenza l'esistenza è inutile ostina– z!one ,arido impu:so demoniaco privo d: amore•. UMBERTO l\tARVAROI

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