la Fiera Letteraria - XIII - n. 5 - 2 febbraio 1958

Pag. 6 LA FIERA LETTERARI~ Domenica 2 febbraio 1958 Lirismo e socialità * La « storia • dei personaggi di Bemari non si limita ad una catena di quadri, ma diventa « pietà » che si accetta proprio per la discrezione con cui viene comunicata * di VA.LERIO VOLPffil Bernari e V ailland: un conf•·onto che s'impone * « Domani e poi domani» e « La Lai» hanno in comune l"ambiente; ma qua.n. ta maggiore profondità morale e sociale 11el romanzo dello scrittore italiano * di TO:tliUASO FIORE Scrivendo su Carlo Bernari si sareb– be tentati di allargare il discorso dai suoi libri particolari al significato che ba avuto negU ultimi anni la narrativa e napoletana • nelle varie determinazio– ni ed in particolare nel quadro delle intenzioni realistiche comunque si vo– gliano giudicare. Sarebbe la maniera più elementare per prepararsi alla let– tura dei suoi libri ma non so poi se davvero si compirebbe un atlo positivo o se invece si finirebbe per inserirlo for– zatamente in un limite che non è il suo. li e napoletanismo • in letteratura è restato quasi sempre (anche in alcuni libri costruiti) un'occasione per il colore e l'ambiente e cioè una reazione rag– giunta attraverso la fusione degli ele– menti delJa consueta e provincia a in cui il motivo fondamentale è quelJo che di solito sì chiama il carattere. In Bemari è diverso; c'è qualcosa di più e ogni attaccamento alla città è una delle ra– gioni e non la ragione del suo scrivere. ~ Semmai è sull'accezione di reaHsmo che i lettori dovrebbero fermare alcune osservazioni per a\"ere un riferimento immediato (perché troppo spesso quan– do neile narrativa .. napoletana • ci si crede in piena realtà si finisce per tra– dirla}; realismo che è sopratutto cro– naca riportata negli aspetti più forti e nello stesso tempo più naturali e, nel piano generico della narrazione, una conquista della verità umana. una,, no– zione delJ'uomo spoglio dei più ardui problemi interiori. Fatti dell' incontro con il vero che sono poi ripresi nelle pagine non più come cronaca ma come fantasia e cioé come mito che invece di mortificare con la polemica anche i dati più accessori li va~orizza e li pone in un piano più alto di concretezza. Ogni volta che la narrativa ha vissuto questi \•alori è stata conseguente con il suo mondo senza essere legata alla irreparabilHà del tempo medesimo così del resto è vero che oggi i nuovi con– tatti dei narratori hanno dato una pos– sibilità più ampia anche se, come con– tropartita. hanno aumentati i rischi del– la formula o dell'arcadia. abbia 1a sens.azione di un meccanismo precostituito e di una tesi disposta: ma come se le \"Oci e i movimenti si siano sempre fusi e sviluppati secondo una liberissima vila1ità. Tutto questo. che è libertà dal tema scelto. possibilità di valersene ~econdo un principio di esat– tezza poetice, è uno dei fondamenti della schiettezza di uno scrittore va ri· conosciuto a Bernari. Le componenti umane - quei dati di esteriorità evi– dente - sono assunte con moderazione e sempre collocate nella giusta posizio– ne della scala dei valori letterari. Non c'è un'espressione e una declamazione completa e lasciata a se stessa: ma quan– do la narrazione acquista un ritmo ac– quista anche Wl tono sentimentale; la storia dei personaggi non si 1imita ad una catena di quadri ma diventa pietà che il lettore avYerte senza esserne tra– volto. che accetta proprio per la discre– zione con cui viene comunicata. Venticinque • anni fa Per Bemari sarà bene ricordare sem– pre che il primo libro - a prescindere dalla valutazione schiettamente esteti– ca. ma per un certo valore storico - è stata una delle radici della narrativa recente, di quella più valida in questi ultimi venti anni. Conta enormemente, infine, che la sua linea di scrittore non sia stata soggetta a mutamenti e che questa disposizione verso il mondo non nasca da considerazioni postume o da conversioni pensate (in cui entra spesso anche un imponderabile non autentico) ma sia stata dichiarata apertamente in quel Tre opttai. che sembrò un"impossi– bile eccezione di narrath·a populista in un'atmosfera non certo favorevole a tali esperienze. Nel realismo dello scrittore non c'è una correzione in senso qualitativo della realt3; non av\"iene insomma nessuna marcatura di colori ma avviene invece 1.m trasferimento dal piano deUa cro– naca più spiccio1a in que1lo del1a favola, di un'immagine cioé sempre più inte– riore che appariscente. più sofferta che descritta. Anche quando il soggetto par– te dalla cronaca nera (si pensi all'epi– sodio centrale di Vesuvio e pane) i per– sonaggi si muovono con un equilibrio che !a sciolti tutti i movimenti. siano essi della commedia o del dramma: av– Viene che si giunge alla conclusione del i-omanro o del racconto senza che si Lo scrittore sa farsi strada fra i per– sonaggi proprio perché non li costringe mai a troppi atti: egli tende piuttosto alla verità di questi. al loro significato ultimo e più riposto, piuttosto che ad una logica tessuta dal di fuori. E' strano che in uno scrittore e napoletano • ci sia questa sorveglfanza continua. che resti sempre molto da dichiarare al di là della parola e del gesto anche perché l'una e l'altro non mancano davvero nei suoi personaggi. Non voglio fare. con questo, di Bernari uno scrittore a problemi (ma questo che vuol dire. dopotutto, ogni scrìtto?°e ha sempre un problema da sviluppare): non cioé uno che \·oglia disporre i grossi motivi della coscienza e dell'esistenza ma è certo che il grot– tesco e il paradossale dei suoi ambienti è solo una cornice o piuttosto uno stru– mento per una compassione e per un avvicinamento al prossimo che si ha come conseguenza di una intensa so– cia1ità. I modi del suo stile e della compo– sizione, come quello di affidarsi per i tre quarti al dialogo o di disporre al centro dei racconti bambini e adole· scenti sono una controprova della par– tecipazione che risulta più completa a chiusura del libro. E' certamente la ra– gione più nobile della sua narrativa: è una carità che trascende certe contin– genti passioni in cui sembra talvolta indugiare qualche tratto delle pagine per una disposizione e per una volontà ben più alta. Bisogna accennare quindi anche alla difficoltà di seguire la voca– zione alla letteratura ed è forse per questo che netla sua produzione. meno che in ogni altro. non è reperibile una maturazione di temi ma solo uno svi– luppo costante. Cosi credo che se doves– simo cercare in Bemari il libro più si– gnificativo, quello che meglio lo rap– presenta e lo definisce saremmo in im– barazzo; in fondo se cogliamo Il pedag– gio o SperanzeUa o Vesuvio e pane sia– mo sempre nello stesso li\·ello poetico ed umano: né conta che si tratti di un rac– conto o di un grosso romanzo. 11 modo di entrare nella realtà è, lo ripetiamo, lirico e il dialogo che inizia con gli uomini alla fine è un monologo con se stesso che di fronte al mulinare dei sentimenti e dei risentimenti trova in Pulcinella (che con mezza faccia ride e che piange con l'altra metà) quasi il suo simbolo; si intenda bene. non volgar– mente, è l'entrare nel vivo della com– media umana dalla parte più piena di spinte affettive. VALERIO VOLPlNI Unico scrittore napoietanu degno di questo nome" * di DOltIEN ICO REA .Priffl<l di. ogni altra coaa a Bernari debbo della rico– noscenza. perche net miei l.ontani anni noce-rin.i le sue non. poche lettere, che pazientemente mi scriveva., aer• viron.o a in.fondermi speranza e fede nella mia. voca• zione. Gli avevo scritto con. quella fiducia che ai nu– tre $p0ntaneam.ente per le persone di cui ai co~o• acono le opere. Non avevo tetto ancora o: 1 tre operat ». vinu.to com'ero fuori d'ogni giro letterario, ma ero ,tat o c olpito dal semplice narrare de o: Il ~daggi.o ~t paga all'altra spanda», breve racconto e tnten&a v1- cenda che non dimenticherò mai. In aeguito perdetti di vi,ta Bernari e salvo rari incontri e ancor più rare lettere, le mie rel.a.:ioni cOn lui ai ridu.uero aU'euenziale: <tlla lettura dei. molti libri che il Bernari venne pubblicando. Non 01ando esprimtte per principio giudizi c-rtttc1 sull'opera di un altro scrittore a me molto vicino e .sapendo bene quonro aio factle - coi tempi che cor– rono _ elogiare l'opera altrui anche se di eua non si ,ia letta una riga, preferisco esprimere qua[che pen.aiero sulla aoatanui det mondo artistico di. Bernart, Bernari figlio legittimo della mi gliore trad i21one letteraria' napoletana - che è una tradizio.ne dl Ti• ce-rea della verità del carattere e della sto rta urn.ana di quello « no.rione nella nazione 1► che e NaP?li - è forse oggi - insieme alle rare, srra.vagantt, ma geniali intuizioni. della Ortese - l'un1co scnttore napoletano degno di questo nome. Cre~o di_ poter affermare quanto a~Pr.a per duC: fondati motwt: rn primo luogo perche t? non mt aento ~{fatto uno acrittore napoletano, v1.gsuto come sono tn una ~TO· vincia dal carattere intensamente agricolo, scambiato per napoletano dalla bizzarria dei critici e perciò J>C'UO euere <tlquanto sincero e obbiettivo e in aecondo luogo pttchè mi reputo uno studioso_ di letteratura napoletana, più o meno in grado di rtcono,cere dove si sta nel vero e dove nel fal&O. Ebbene, tutt.e le volte che Napoli. viene guardata, vi.sta, rappre.sentata, nar:a1a, indagata. a f_on_do. aenuz facili conce,sion.i pietiauche o m.accluettuttche, Na– pali. si traafonna in quella che esaa e: una dttd grigta, 1,-iolen.tatada aecol.ari. i.ngimtizie, con. un. pi.ed. € ancora nella barbariP. n('U'idolatria e nella supe ntizion<'. una città che è un. perfetto mondo compi.uro. chiuao come un impen-etrabile uovo e di cui, sfortunata• men.te, c'è ben poco da ridere. Coloro che hanno tentato cji penezrare irt questo uovo buio e pieno di labirinti e trabocchetti (Ma– atriani, la Serao, qualche volta il Di Giacomo e il Ru..s,o, Viviani) quasi sempre non hanno ottenuto vittoria, ma a tratti, hanno illuminato va3te zone di que,ro va.sto regno pre.ssocchè inedito. Coloro che invece si son ridotti a passeggiare in su. e in giù per la bella. Lucida, splendida superficie dell'uovo, infi· .schiandosi di quanto potesse esservi dentro. ma cre– dendo di aver scoperto chi sa che cosa, mentre in realtà avet·ano fotografato gli. esterni di codesto mondo, sono ttati considerati i veri rnterpreti. Del reato questa e una verità di. cui. tutti possono accer– tarsi. Prendete u.n turista e lasciatelo andare in giro per le atrade panoramiche, i colli e le coste napo– lerane, egli ai. sentirà ricreato. felice c. leggendo 111 seguito determiMti libri o assiatendo a determinate rappresentazioni teatrali o cinematografiche, ntro– veni quel mondo che aveva toccato quasi con mano. Prendete lo areaso turif:ta e guidatelo dentro la città - dove ai. na&conde 1'80% della popolazione - e s<' lo guiderete bene, vi sentirete dire che egli ero venuto a NapoU per divertirsi, perchè gli avevano descritta la cirtd come una terra di. canti e suoni, dove tutto finisce ad abbracci e baci. e che vo.t lo av<'te invece m.enato per un irriconoscibile, straziato e spaverito~o infttno. Bernari appartiene alla piccola schiera di coloro che non .si. sono lasciati. ingannare, pur sapendo che non. avrebbe avuto una. vita facile, né ri.scoaso facili con.senai., del reato dettati dalla tarale ignoranza delle co,e napoletane. Ma resterà sempre il fatto che l vari incantevoli libri di Bernari - e Speranzella •• « Ve,uvio e pane n e tanti. racconti sparsi, articoli. ecc. (e~ l'Autore non. so peT qual motivo ai. ostina a non raccogliere} - contengono una poesia quanto mai difficile a cogliere, ma autentica, cost come è la poesia della ciuà di cui. Bernari è uno dei migliori n'PrJ)'TPti 00l\lE1"JC(} REA * di CESARE ZAT' ATTil'\I

RkJQdWJsaXNoZXIy