la Fiera Letteraria - XIII - n. 5 - 2 febbraio 1958

Pa/?. 4 LA FIERA IF:TTERARIA Domenica 2 fchbraio 1958 DALL'ALBUM Dl FAMIGLIA 1907 - I genitori di Carlo Bernari alla vigilia del loro 1915. Lo scrittore ali' età 1929 A Crotone, mentre ei do- 1930 - Coscritto all'Sl. Re.CC· Fantel'U: con i comm11UoOJ Lt31. Col poeta Salvatore Quaslmodo alla Rivista •Tempo~ 1957. A Fre1ene. col no matrimonio dJ sei anni cumenla per • Tre operai• in attesa del ra.ncio di ca.I era capo ttdaUore teno bambino lo sviluppodella narrativa di BERNARI * di 11·,coLA TANDA Lo svolgimento della narrativa di Bernari da e Tre operai > all'ultimo romanzo e Do man i e poi domani ~ ha segujto una linea tracciata fin dall'ini– zio con una sicurezza che, per Quanto fosse seria e meditata. era troppo gio– vanile per essere definiti• va: linea che si è !atta poi labile. piena di per– plessità, di ritorni, pure se tante incertezze dalla coscienza delJo scrittore non affioravano sulla pa– gina ma solo nel taglio e nella tecnica del racconto, nell'invenzione e neJla CO• struzione dei suoi roman. zi, di \•olla in volta sem– pre più tormentali tanto da apparire, nonostante '1a straordinaria abilità e l'impegno. sperimentali. D3 ciò lo svolgersi della :ma vena di narratore in due direzioni non opposte ma. per lunjit'.o tratto. pa. rallel-e: una impet(nata nel presenLe. nuova. pro. blemetica. attenta a CO• .ll'liere ed a sperimentare nella !ant.asia la accesa mitologia del proprio tempo: l'altra impegnata in un paziente lavoro di sctwo nel passato. nel t•ntativo di giun,i:ere ad una prospettiva più esat– ta. di seguire il cammino inverso dalla storia alla cronaca. tacendo rivivere fatti, vkende, sentimenti in una loro dimensione spaziale e temJ)Orale. cTre operai > e e Quasi un se– colo>. e Tre operai > portava all'attenzione del pubb1i– co la vita stentata di un proletariato che. solo per precisi riferimenti storici e ,t"eogra!ici, si doveva in– tendere che fosse italiano perchè. peraltro. era piut– tosto vagamente ambien– tato. ispirato com'era dal– la lettura molto intenss dei più importanti roman– z: europei e americani di allora. Di Doeblin e di Dos Passos erano certa crudezza di tono. il taglio quasi cinemato~rdico del racconto, le condizioni di quegli operai. il clima che. in quegli scrittori. era il risultato più imme– diato delJa prima iuerra mondiale che aveva visto. col crollo deH'lmpero au– striaco. il disaJ{io e rirre– qu!etezza ai una classe non ancora matura e or• ,t"anizzata. espasta ai rischi cui la destinava una clas– se diriiente non espressa dall'interno. resa ancora più debole e incerta per a vere accettato una pro– blematica che le era estra– nea. Merito di Bernari tu di aver dato. con e Tre operai>, un contributo notevole ad ampliare gli orizzonti della nostra let– teratura che pareva vo– lersi ancorare nei limiti di un nazionalismo J{ret..– to. aiutandola ad aderire .alle ragioni più vere del nostro tempo. ti dramma del dopoguerra gli appa. riva come dramma comu– ne di tutti i popoli ed il suo libro, come alcuni li– bri italiani e stranieri che portano la data di quegli anni, era in realtà lo specchio di quel cli– ma di generale incertezza che dava luogo a specu– lazioni di carattere esi– stenziale, sintomo non ma– nifestamente politico quan– to psicoloJ{ico delle con– dizioni storiche di regimi i cui presupposti mette– vano dichiaratamente in forse l'esistenza detruomo. e Tre operai> era perfi– no troppo ricco di su~ge– -rimenti e di intenzioni per non offrire il fianco alla critica aprioristica– mente stroncatrice le cui ragioni erano esclush·.a– mente politiche. alla PO– lemica tenuta su un piano rigidamente letterario sul– !lo schema di contenutismo e formalismo, a quella più seria e comprensiva che aveva le sue radici nella .(rande tradizione del romanzo ottocentesco e che. pur aderendo di passa)?iio alla novit~ e ell'impe~no dello scritto- re, tuttavia non gli lesi– nava le lodi. Libro di avan~uardia, sebbene non privo di difetti, era, da un punto di vista cultu– rale, dJ estrema impor– tanza, anche se lasciava lo scrittore a metà strada. su un terreno sociale e storico non accora chia– ramente definito, solleci– tato da una urgenza lirica che lo portava talvolta a sconfinare nell'allegoria. Né giova offrirlo oggi co– me esempio di una narra– tiva realistica, sibbene come l'anticioaz.ione di essa, Fprse Bernnri s1 rese con. to che g.li mancava una prospettiva. della condi• zione di Quei tre operai la rad.ice storie.a, la con– nessione dei personaggig con un tempo che fosse più propriamente loro e perciò dentro una storia,. in maniera più manifesta, italiana. li libro successi– vo e Quasi un secolo > rac– conta, infatti. e la stQrie di una famiglia che attra– verso tre generazioni era stata protaJ;?onista diretta e indiretta di vicende drammatiche e cruente inquadrate ne.lla vita di un popc:,lo>. A voler ritrovare le da– te probabili dei limiti esterni del romanzo si ootrebbero indicare quei Quaranla anni all'facirca dopo la caduta della De– stra: sgretolatisi i vecchi partiti che avevano fatto l'unità, pareva venuta a manca re una ragione pub– blica di coesione e la so– cietà italiana, abbandona. ta semure di più alle pro– prie rat"ioni private, fini– va insensibilmente per di– sinteressars.i del proprio destino e della propria storia Forse più che scrivere un romanzo sociale Ber. nari aveva voluto indicare uno sfondo più preciso per i suoi personaggi: o forse lo tentava un ro– manzo come -si diceva allora e in tutta J'esten• sione del termine, intimi– sta e sociale>. E' certo però che se e Quasi un secolo> aveva voluto ri– specchiare sia pure nella forma deJJ'indiretto reali– smo familiare la storia italiana dal Settanta in poi e mancava l'indivi– duazione e il caratt.ere del lem po e non vi si scor– ~eva soprattutto iJ com– plesso travaglio della so– cietà>. Per il resto la lentezza con cui osserva– va Il proprio mondo se.– condo le varie tecniche del realismo di allora ri– velava, attraverso la bra– vura. la maniera. I perso– naggi megtlio ril-evati di questa storia. quelli che Bernari mostrava di rap• presentare meglio erano di un tipa di borghesia meridionale la cui esisten- ~fut~~~1Jdd~~~bra1~n~~f~ adombrata, all'incirca in que,1rli anni, nelle novelle e nelle maschere nude di Pirandello. Inoltre certi toni di sentimentilit& tri– ste di questo romanzo ve– nivano da Silvio Benco precisamente individuate in due influssi. russo e meridionale. che vi erano bensì fusj ma vi sussiste– va ancora un contrasto tra la precisione nel de– scrivere talune situazioni di quell'ambiente e la va– ga indeterminatezza in cui esse. alla fine. scon– finavano. I tre racconti raccolti sotto il titolo e Tre casi sospetti> pure se usciti nel 1946 portano la data del 1939, 1940, 1942; di quegli anni appunto che dovevano. per la natura stessa degli avvenimenti. riPortare Bernari ad un impegno con una proble– matica più immediata e pressante e, per il clima del tempo, -larvata e al– lusiva. n tema di questi tre racconti era unico: la mancanza di llbert3. Rappresentavano in~ieme l'incubo della dittatura fascista, quel clima pieno di ,apprensìoni. il senso di colpa, le perplessità. l'an– J?oscia e allo stesso tempo l'attesa di qualcosa capa– ce di spezzarla, una vo– lontà vana di ribeJlione. Come il tono del raccon– to era indiretto e allusivo, realistica e fantastica ne era l'ispirazione e questa duplicità si continuava nella tendenza a creare attorno al personal(,gio un alone allegorico che si prolung-asse oltre il reale e ne)la tendenza a rima– nere fedele alla det.ermi~ nazione storica degli av– venimenti su un piano ve– rista. La rottura dell'uni– tà poetica era appunto nella alle.'(oria. nella ri– presa allucinata del rac– conto sotto la sujlgestione di letterature decadenti. americane nel cPuJ{liese>. e dj Kafka in cCupris>. Non a caso Bocelli parla– va di un e realismo spel.– trale >. Il più persuasivo dei persohaggi di questo racconto era. in definiti– va. 0.'impiegato Cupris perché, nonos_tante l'Im– pianto e la atmosfera k-a!kiana, dmaneva per– sonaggio psicologicamente e grottescamente meridfo– nale, già. in misura più oerta affine al personaJ?gt di Pirandello. Questa ri– cerca di un approfond.l• mento in un senso etnico• ma sempre interpretazione fitti2Ja, menzo~na comune su cw poi si costrui6Ce la società. Se c'è perso– naggio che giustifichi l'ac– costamento che si è !-atto a De FiLippo e appunto questo. Lo spirito di lotta per il bene e i.a redenzio– ne di sE' e degli altri era– no ancora più evidenti nella materia che costitui– va !"oggetto del Nlccooto: la vita clandestina e il formarsi nel protagonista di una chJara oos.cienu poetica Né l'impegno con– centrato tutlO in quella ricerca morale lo aveva distolto dal delineare quel– l'ambiente già caro alla Serao ed al Verdinois, Napoli del periodo bellico inedita. senr.a nulla di pittoresco e di turistico. Romanzo elaboratissimo e Prolo,z:o alle tenebre> semplificando la ricchez– za de:1 suggerimenti lette– rari gli aveva it],dicato una serie: cfi situazioni sto– riche concrete in cui trer r:v:uam?:~n~! ~ir~~~rr~ esperienza e lo accostava e lo preparava più deci– samente ai temi della lel– teratura .meridionale. -Si faceva plù. viva in lui la esit"enta del romeni.o~ po– polare e lo tentava in– sieme una rappresenlazier ne ampia, corale. con Na- ""Anticipò i tempi" * Te,timon.ianza di ALBERTOMONDADORJ Con Ance,chl. con Zavauini, nel lontano 1934, fui tra i primissimi a sottolineare 1(l novitd, il cora.ogio (for– male, di conten-u.to e di tono) di Tre opera1. Nel :40! quando nacque 1< Lo Specchio•, uno dei pTimlS-31nu volumi fu Quasi Wl secolo; e uno degli ulcimi, a.ll 'or– lo della grande u·agedia, fu Tre caSI sospetti. Nel '41, quando perz.sammo a una Collezione nuova di rilan• cio per la narrativa italiana di là dalia grande uora– gh1e della guerra., nuovamente volli testimoniare la mia stima per lo scrittore inserendo fra I crnqu.e: vo– lumi di apertura Prologo alle tenebre: pensa.ve. e giu– stamente, che nessuno mcg,lio di Bernari potesse rap– presentare il ponte dt passaggi<> dalla narrativa di «; prima ,. a quella di ~ dopo )j; lui. eh.e con i Tre ope– rai aveva anlicipato i rem.pi , credici anni avanti. Lavorammo insieme - hd mio « braccio de!tro » - all'entusiasmante mo dura fatica df o Tempo»; e Carlo Bernari e'Jbe gran parte in quel • Tesoretto n dello •Specchio* che a ditt.anza. di tanti a.nni di– mostra di aver raccolto veramente il meg,lio della nar– rativa, della poe,ia, della crttica di allora. Testimone - e po..uiamo dal trasla.to alla rea.ftd - fui alle nozze di Carletto con la signora Marcella, in una estate di guerra; e poi padrino df Eugenio, il sito primo figlio. Ci pigliammo Insieme anche un gros– so bombardamento. in Via Caracciolo a Napoli. il pit– tore Ricci. H povero Arcuno, Bernari ed io; finimmo tutti nelle cantine di un htituto univtt.sitario col rombo dei. 11 Li.berators • rulla testa e il tonfo delle bombe ... Adesso. da qMndo Bernari se ne e 011daro a Ro– ma, natura.lmente ci vedia.mo di rado; COf1 qualche burrasca di mezzo. come accade tra uomini veri. Ma il colloquio non è mal stato interorro. ed eccoci qui, o. testimonio.re un'amicizia e una ,timo che non mutano. psicolojlico nella direzione indicata da Pirandello. an– che se inconscia. appar\'e più evidente in e Prol0.2'0 alle tenebre>. II segreto di ogni uomo, di cui Bernari parla nella presentazione del libro, e e la condizione che tutto il mondo si rinnovi fin nei suoi cardini perchè scompaia la finzione e la menzogna > sono anche al– la base della complessa poetica di Pirandello. Co– me Pirandello perciò eili non inventa una interpre– tazione sogJlettl va del mondo. ma coglie oJ{getti– varnente la vita reale. le contraddizioni, le menzo– gne, le Incomprensioni tra uomo e uomo. tra l'uomo e se stesso. Venu~a meno la solidarietà, l'uomo mo– derno non può non men– tirer. In e Prologo alle te– nebre> infatti don Placi– do pare costituire la mag. gio;e conferma che la no– stra vita è spesso una co– struzione illusoria, da noi accettata in buona fede, ALBE'.RTOl\tONOADORI poli a protagonista: ro– manzo dove gli interessi che lo avevano guidato fi. no ad ora confluissero e si unificassero in una pro– spettiva nuova. La pas– sione monarchica di Na– poli era vista come sor- 2ere di una coscienza po– litica e il popolo napole– tano presentato attraverso quegli aspetti che oiù in– teressano l'artista Bemari: l'amore alla vita. ,di en– tusiasmi popolari. il CO• lore anche. Finora la materia og:. getto della narrazione ave– va richiesto una soluzione letteraria senza particolari problemi: ma per penetra– re più addentro in quel mondo con una tradizione etnica cosi ricca, per far assurgere Navoli a rap. presentazione corale, CO• me protagonista, il prob}e. ma del lin,gua.(gio si pre– sentava in maniera peren– toria. on era possibile segui re decine di perso– naggi, svolgerne con vi– vacità la psicologia sia pure elementare, se non attraverso un fitto dialo– go, ed jJ dialogo impone– va. necessariamente, l'im– pegno di una lingua che non tradisse i personag~i: t'ichiedeva. • dietro l'esem– pio del Verga, la medesi– ma sintassi oltre che il dielogo quaH llilscono dal m!-nuto mondo dfaletta-le •· Quanto questa mediazione sia riuscita efficace e Quanto passa aver trali– gnato è difficile stabilire. ~!a oif r/~! 1 ~~~rWcfeet~~ Jorita e vivace della nar– razione avvertiamo che e,2li resta meno legato ad Wla invenzione e ad una costruzione tutta lettera– ria e che e Speranzella > gli apre le strada per 2iungere a una rappre– sentazione più compiuta del suo popolo. Strada non priva di rischi e. tra tutti, senza dubbio il pjù temibile, quello di ·rar ri– torno al regionalismo e al bozzettismo letterario. Ma Berneri. Je~ato al popolo da una calda simpatia, cer 2lie il senso di quel mo– vimento che di continuo, anche se lentamente, mo– idif-.ica il fl'\Ondo napoleta– no e lo arrichisce perciò di at\e~gia.ment.i nuovi, dinamici. laddove la rap– presentazione dei regier nalisti e bozzettisti era fine a sè stessa, statica anche quando aveva il tono morale della de– nunzia. Con « Vesuvio e pane » egli vuole arricchire il ri– sultato di e SperanzeUa n senza tuttavia rinunciare a quella coralità e a quegli effetti: vorrebbe allo stesso tempo liberare il racconto da ogni occasione polemi– ca risolvendo il dato reale ne il notaio Nicola Mona– co. Il 6uo desiderio d1 vi– vere. questa seconda ado– lescenza che turba i sonni e la quiet~ dei flJ:U vien~ proposta in maniera cosi naturale che appare come un'esplosione di vitalità. una ribellione legittima e giusti6cata. e diventa. at– traverso la spregiudicata presentazione dello scritto– re. una lezione di vita. Una calda vivacità dell'intelli– genza insieme ad un vigo- }~50 :o:ro1:lise:c~e:rr~1 una educazione laica posi– tivistica sono particolar– mente evidenti nella costru– zione di 9uesto personag– gio meridionale, destinato ad essere al centro del rac– conto per consentire un punto d'osservazfone preci– sa ed una interpretazione minutamente appropriata dell'ambiente. L'attenzione dello serit– tore è rivolta ad appro– tondire la complessità di questa passione senile se– condo la lezione dell'ulti– mo romanzo di Tbomas Maon, e L'in4aono »: l'os– servazione dei mlsteriosi e semplici processi della na– tura. 11 libro di Mano in– .fatti. malp-ado. J>ironia della so1u,z:1onetragica. è una te-stimonianz.a di amo– re alla natura sin nell'ulti– ma revivescenza di es.sa che nella protagonista si rivela illusoria, un ingan– no. Nel tempo che solo ri– vela tali contraddizioni è da ricercarsi la ragione del titolo e Domani e poi do– mani ,1 che. se indica il programma dello scrittore ha modo di stendersi. ha una costruzione ed un rit– mo serrati. Qualcosa ne11a proponione !a desiderare un minore indugio• ed un più attento dosaggio in la- lune pagine, piuttosto do– cumentarle, dedicate al paese e ad una serie trop– po fitta di personaggi. Cer- ~ele'ìf,~nn~bire;~e ie~U~a~~~ risultano tuttavia partico– larmente felici, e la sintas– si e la lingua mirabilmente appropriate. lasciano risen– tire a tralli la singolare cadenza e la suggestione delle pagine del Verga. Ma l'Interesse di Bemari era evidentemente in miwra maggiore per il notaio che non è più pretesto intellet– tuale e psicologico di un dramma come in Pirandel– lo ma personaggio dl aper– ta e coerente umanità. ri– condotto nonostante le con– traddizioni dalfa naturalez– za. artieolato in una realtà ed in una prospettiva che non è più storicamente senza via di uscila. li no– taio e gli altri che gli stanno intorno. personaggi maschili soprattutto e non tutti quelli femminili di– mostrano la verità dell'al– fermatione di Emilio Cec– c.hi che • pochi narratori italiani riescono come il Bernari a dare un per-sua• sivo stato civile ai loro personaggi ». Che è il risul– tato certa"men1e più note, vo}e di questo romanzo. in– 'sietnea quello d1 aver ra~– giuntQ l'equilibrio delle di– verse e varie direttive e inclinazioni della sua arte. Se la sua fantasia. lasciate certe ambiguità. si svolge ora secondo un o: atteggia– mento di arioso naturali– smo» Bernari ha Infine tro– vato la prospettiva ed un mondo veramente appro– priati per il suo talento e per le sue così serie quali– tà di scrittore. NICOLA TANDA in favola, traSjlormando in 1--------------------– emblemi certi stati d'ani– mo. in maschere e simboli certi personaggi. La crona– ca viene quasi forzatamen– te adattata a quesni solu– z.ione favolistica 6!umando, prorressivamente i contor– ni del quotidiano e del rea– le sino a scivolare su un piano indefinito in una cor– nice extratemporale. Ne risulta piuttosto una dis– soluzione della realtà. ma• gari per renderla meglio e darne una risonanza più prolungata, ma rappresen– ta un ritorno. un momento dì crisi. una ricerca di nuovo astratta, metafisica. Nella ste~a misura infatti anche la lingua lascia per– plessi, risultato di un com– promesso col folklore, ai margini cli una rottura con la lingua tradizionale. Nel complesso il romanzo pure se segna una battuta di ar– resto. ancora una perplessi• tà nella linea evolutiva dello scrittore, ra'l1J)resenta il punto più prossimo ad una soluz.ione narrativa più semplice, più naturale e distesa. Con « Vesuvio e -pane )1 Bernari ha chiarito quali rinunzie doveva com– portare il raggiwigere la sua così difficile maturità. E seppure nel suo tùtimo libro provi ancora nostal– gia per talune rinunzie. quella crisi appare defini– tivamente risolta. Ne J I 'ultimo romant.o « Domani e poi domani» di nuovo il Sud sollecita la sua ispirazione con la sto– ria di una famiglia e di un paese visti attraverso una vicenda d'amore di un at– tempato notaio che urta contro le preoccupazioni e;;oistiche di un chiuso am– biente di provincia. Bema– ri ha Individuato bene in d~e~t~i l~r~rJ!r~r~~J~~~~ mondo che gli è, come te– ma. congeniale. ha ritrova– to il filo di una tradizione nostra. de.I maestri. delle affinità. La sua vena che aveva origine di volta in volta da un risentimento della coscienza. di solito di natura morale. non trova più sbocco nella favola e nemmeno si adegua alla so-– luz.ione io chiave di para– dossale e amara psicologia dei vinti pirandellianii sebbene a questi si accosti più per temperamento. per una singolare e verve >l dia– lettica, piuttosto che per deliberata caratteriu.azio- L'ULTIMO BERNARI (Continua da paJ. 1) della vita privata dei cinesi - _ d'oggi, e nel complesso dei campagne,, l_e fabb~1che. 1~ legami tradizionali che dopo ~!r~de, egl_1t:ascegl1_e _a_lcunt la Liberazione di giorno in llp1 umani r!conosc1b1li: un giorno si vengono modifican– cuoco, un autista. una raJaz- do. con la nascita di un co– za•. un gene:a_le della rivo- stume più esplicito, meno luzion~. un dirigente, u_npre- formalista. più umano. Cosi te taoista, uno stramero a è assai bello. ricco com'è di Sciangai. e via discorrendo, pagine che evocano dramma– occasionali incontri, te.stimo- ticamente le tremende allu– nianze di una real1:à, com~ vioni dei grandi fiumi, il ca– plessa e senza dubbio assai pitolo che si intitola e Pietre contra~dit.toria e _che ~r astratte e sofferenze concre– Bernan diventano .1"'!-m~ia- te >i ma. non una di quelle tamente personaggi d1 v1cen- pagtne indugia mai sul de– de compl~sse, elementi tipici ~rittivo per il descrittivo, della storia del paese; Ber- m esse, come in altre del nari non si accontenta di un libro. lo scrittore non di– ~ra!'"-rna ~ di pi~ . dran:'JTli mentica mai la presenza di md1v1duali, ma h m_sensce fatti troppo vivi, troppo pie-– sempre nello svolgersi di un ni di significato per offrire grande dramma popolare e un margine al puro raccon– nazionale. Opera in Jui un lo: egli non cede mai alla senso vivissimo della storia, letteratura, anche laddove la di tutti i legamenti dell'uo- letteratura sembra addirit– mo col passato e col pre- tura d'obbligo, cioè dove egli sente. si trova a dover interrogare E' chiaro che Bernari è la prospettiva dei millenni di dalla parte della rivoluzione, storia della cultura cinese, ma non lo è affattQ per ra- sino a ieri affidata in Euro– gioni polemiche o per con- pa alla e fuggevole conoscen– formismo politico. lo è inve- za di un'iconografia più al– ce sia perché è un osserva- legorica che realistica>. Egli tore che riesce a penetrare guarda con acuto interesse la nel fondo dei propriemi, sia nuova cultura che nasce dal per il suo senso della sto- naufragio della vecchia, sen– ria, del suo fluire. delle sue za tuttavia alcuna concessio– ragioni; invano, infatti. il ne al pittoresco di questa _lettore cercherebbe in que- ultima, ma rilevandone aper– sto libro una nota di colore, tamente i fatti positivi; e se quel minimo di colore che i anche l'estrema funzionalità vecchi rcportages, anche i della nuova lo lascia per– più rigorosi, non potevano plesso, nel dubbio che essa fare a meno di of!nre; direi non possa condurre a nuove che Bernari è addirittura angosce ed anche a un nuo- ~!~~s~~;:t~ f ~i ;~bf!~i, i~ f ~r! 0 C:a~:~g• dfli rfc°o~d~~~ se il narratore spesso spesso che. e non ~siste una libertà prevale. come dicevamo, nel- fo~1le, valida per tutte le rangolazione di alcuni per- età e tutte le latitudini, ma sonaggi chiave della situa- una liberazione continua, che zione cinese non accade mai procede dal più immediato che la fantasia del roman- al più mediato. investendo 7.iere disperda il senso della sia il camp0 degli interessi realtà, bensì è proprio la pratici sia quello degli inte– realtà che si al~menta attra- ressi morali>. Ma è impor– verso la ~an~1a.. . . . tante per lui, che, funzionale depn~b~~ c:p~o~~P 1 du~\~ ~uonv°~;~Ìtu~!giadP~f~~i 1 ~ uno dei pi~ oggettivi e do- senso più autentico del rin– cumentali, e e Dalla cui~ al- novamento verso il quale il la bara> dove lo scrittore Bernari si avvicina con tut– prende_ lo spunto ~alla. pre- ta la simpatia per uno sfor– senza rn ~n matrimoni<? di zo, ma anche la pietà verso una vecchla donna da,l P 1 ~de le infinite generazioni che ~!~~a~adiri~~!~ ~t~~ hanno ~ubito tult! le ama- netrare n e 11 a complessa e rezze d1 una storia çhe !1? diUicile _ molto diUicile eer pesato soprattutto sugli umili un europeo - compagine FERDL'JANDO VIRDIA clGuarda criticamP alla sua città)) * di ;tIICHELE PRISCO GU amici della •Fiera• nell'invitarmi a ,crivere: per,.que1t.o numero dedica'<> a Carlo Berna.ti mi hanno a.sugno.t.o un tema: che adelso, davanti alla pa.gma., confeuo dl non aver tToppo bene capito, •icchè è pro– babile che, cerca1'\do di 100Jgerlo, dica tutt'altro. Pa– zienza: ricordo come al Uce:o i miei compi.ti d'Italiano merita.uero generalmente que1to piudizio, dal profes– sore: fuori tema, una .S"igla che m'ha accompagn.ato o~a 01w 1in ~.1':> ap;,a tS "t>fOn..:>$ rP JUU-D n~ !J.Pll ad con.geni.Lo, ri vede che <meor oOOi non 10 rusegnarmi– a non u.scir • fuori tema•: n.on. ci pensiamo più e cer– chiamo piutto.sto di spiegare o. modo nottro in che cosa concisto. e l'antmGpoldan.ità di Carlo Berna ti•. I ntan.to , e non. per ra.glon.i di com.odo o per preci– sazione dt pedante, io avrei detto l'oMpol.et4Tritd di Carlo BerTI<lri,mo . /or.se 11on. pouiamo lmenderci ap– pieno sulla differ,enzo dei due term(n( se dapprima. non siamo d'"'"'"ord.o .1u che cosa debba concepirsi pf?T nopoletanitd. In questi ultimi a1uti n.on .1oltanto letterari Napoli, comt: !i so, è stata ctttd quan:to mai abu•ata. e fon" neeeuariam.ente obu.rota, J)(?'T la $UO i,-ivezza e la sua. auten.tidtd, eppuTe nonostante l'o. -ppo.rni.te cordiolitd detta sua gente eua ci sembra di per sé abba.stanza schWa e ritT()$(1d4 farsi ridurre a una cifra o ad tfflQ clafflftcazicme. n pericolo maggiore, e non. sempre evita.to, d'uno l'Crittore che abbia scritto di Napoli o s"11NapoU è U bnlbocch.etto deU'indulpenza, del com– pwtclmen.to, diciamolo pure, del bozzetto. Proprio per– chè così carichi cli umori, i personaggi napoletani sono quasi sempre, narrativamente parlando, delLe mo.c– chiette: piaceooU. esuberanti, divertenti qua.n.to si u-uole, ma mossi più da un ceT'to gtt,S"todella teatra– litd che da un. vero e proprio scatto psicologico, ritratti più secondo oert,e cadenze esteriori che attra– ver,o un'intima partecipazione umana. E forse questo risultato é la rltrincita di No.poli contro i suoi troppi e troppo entusiasti scopritori. Ora, vediamo U ca.10 di Berna.Ti: mt.anto, ci soccorre un dato biografico che ad un certo punto J"'è innatato sul [ 'O.no artistico e sia putf! in sottofondo s'é sempre avvertito nella sua narrati-va: l'esperi ,en.za parigii.l't(l (dopo aver rotto con l'ambiente crociano nel qual.e s'era formato) con pittori e icrittori d'avanguardia. Qu.e,ta nota, chiamiamola. cosi, di cultura (che non sappiamo in qua.nti a!tri naTTalori napoletani possiamo ri.scontrareJ è già wto: caratteri.s"tica di Bernari, anche se a volte può condurlo a qualche sfOTzc.tu-ro. (tn e Ve$Uvio e pa,n.e • si veda com.e l'autore per staccare dalWJ cronaca e fare entro.re m un clima favolistico certi suoi personaggi - H Sorice, il merro-n:te di rot– tami che J)(ITla al proprio cuore, il no concorttnte e rivale - intervenga a punteggiar di maiw:cole qua.si ogni parola, e la pagina piuttosto cm? un.'mten.ritd favolistica acquista tm .suo andamento qU<J-Si da lxii• letto, proprio, BUTTeali.sta). E J)Ot si guardi il suo primo Libro: Tre operai, St pongo. mente alta da.to, 1934, particolarmente indica– tiva. e E' domenica, di mano. Luigi BaI'r..n e U .fi.g~io Teodoro sulla v:ia Poggioreale. l:n tondo, il ~ro coi suo.i alberi folti e nei:i, poche nuvole gelate nel cielo azzurro. Nella piazza Nazionale vi sono due baracconi da fiera e un organetto che suona lentamente la Marsigliecse. Veccln cartelloni di propaganda elet· torale pendono !radici dai muri. ''Ora ti mostro la fe.bbrica, così domani ti saprai regolare" ba detto st.Gmatt:na Lulgi Barrin al tiglio, che ba fabto assu– mere nella lavanderaa dove è caporeparto •. E' l'inizio del primo capitolo, e già nei nomi., nella scelta ambientale (tma Napoti ienz.a Forcella o Mer– geutna o il PaUonetto è Napoli?), per non di-re ne1 mondo o, se preferite, nella cl.asse rociale, di quei pe-rsonaggi, avt.-erlite che Bernari è scrittore napole– tano solo in quanto il iuo libro è collocato o. Napoli. In altri termini ci pare eh.e il punto sia questo: a àifferenzo. di altri .S"Crittori che da Napoli son partiti per a.rrivare al rea.U.smo. Ber-nari è partito proprio dal realism-0 in.con.trando.Bi o un. certo punto con Napoli. Ecco perchè nelle ~ itorie ma,nca. sempre quella indulgenza, quel compiacim-en.to aUa napoletanitd che in altri icrittori nipptesenta invece ij fonào deUa loro ispirazione. Be-mari è mosso daUa necessità di mettere a fuoco uno condizione uma.na . (e in questo senso alla $UO. ci:.ui g,ua.rda. criticamente): e perciò vten. fuori, nel primo libro, e lo sprofonda.Te della coscienza opera.io net n-t• chUismo >, com.e ha detto Ca.ntoni, e in Speranzetla il problema, risotto in chiave naNotiva, del perchè U popolino napoletano ria monarchico, e in VesuV:o e pane l'assunto di trasferire su di un pian.o tavoli.stico una materia gremita di CTonaca e documento attraver10 il ritratto d'uoo città. E veng,ono fuori personaggi. - Anna o Micella, questa fP€cie di Gel.somina avant léttre, donna E{vira o Nanda - che di naJ)Oletano nel senso di e tipico • non han.no nulla, ma partecipano, piuttosto, a una dimensione umana e ad una ricerca psicologica e sociologica eh.e fanno di Bernari uno degli au.tOTi più interessanti della sua generazion, Beniari, in.somma (ecco u.n altro a$petto detto sua an.tinapotetanità eh.e dir si voglia), non ri lascia sopra/• fare dai ntOi personaggi ma, ra-ppTe.renta.n.doceti e pur laiciando che queili si muoooM d4 soli, con la coda deU'occhi,o U sbtrcia perchè la loro natura di napoletani non U. conduca a stra.fare, e tutti i tuoi libri ci rimandano qutMto s-en.so di vigilanza: mosti, vfoaci di fatti e di figure, con un ritmo -narrativo incalzante, e tutta.via. sempre tenuti in pugno da.ll 'au.tore ch'è ttn J)OCo i.l deus ex marhffia delle varie situazioni e tn.teT– riene a regolarne \ fili. ~OCBELE PRISCO

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