la Fiera Letteraria - XII - n.35-36 - 8 settembre 1957

Domenica 8 settembre 1957 I Vl~C:ITORI Età dell'uranio * di RO JIEO l.llCCHESE o,; Felici amori, Rmori infelici, cuore. emotività, onore, siete rtori marciti. Sentimenti sinceri, buonafede, più non possiamo. né vogliamo udirvi. Siete solo borghese cecità. Chi ancora in voi crede? La vita nostra, proiettata ,in avanti, s'empie d'immensi spazi, di misten attraenti. L'ieri non conta, né I gridi dei .precordi e dei ricordi. Abitati siamo dal mare, dall'azzurro del cielo, del velo della notte ornato d'astri ». Questo è il nostro cantare appassionato. Ma d'improvviso tutto crolla. Sul tuo a~tonito viso, universo; ·sul verso del poeta ignoto; sul voto materno più puro; sul credo dell'uomo in agonia; sulla scia dei più chiari pensieri; sull'approdo di ch1 è in lotta perenne; si riversano angoscia e nausea, Nei giovani, e.nche nei giovani, è sempre più rara ogni speranza più cara! E più frequente il vento di follìa, il vuoto d'aria ove precipita il cuore. Del mondo' intero Je vie e la vita sono impasti di gridi, sangue e fango, grovigli e artigli ad ogni angolo. E cosi, ecco, ci ritroviamo vuoti• come cicale rinsecchite sull'arso albero di Crono. Ci troviamo, copulanti insetti in uno stagno di sozzure; come ragni e scorpioni, ci sbraniamo a vicenda in una troppo ormai lunga vicenda d'ognor più fuggenti stagioni. Né belle donne, né concerti, ne wisky. né poker, né Luna Park, né cinema, né giuochi, né danze, né canti, né studio, nè lavoro. certo ci distolgono l'incubo del tempo. E chi del pensiero si porta sull'altana, e chi ha famiglie e fl.gli e guarda all'avvenire sente in sé del cuore la frana. E l'ombra di Saturno insinua in noi i suoi ~entacoli strazianti. I dolçi aspetti delle stagioni. le chiare movenze della natura. gli incanti della luna e delle stelle, l'ampio silenzio della notte, il caldo fervore delle opere, il conforto amoroso del sole. non li sentiamo. non li vediamo più. Li abbiamo perduti nel presente afono sordo e as~ordante del}e notizie standard. e di or~1do ,usto l"cbe a,d ogni istante ci be'tsaghan;o. Li ·abbi~mo perduti. Avvelenata è l'aria, la vita è caduta nei crogiuoli demoniaci della scier.:ia. Miracolosa in tutto con la forza nucleare, la scienza volge se stessa al male universa:~ stando in potere degli uomini privi di sentimenti umani, privi di senso del divino, privi di senso comune; degli uomini che provocano, ciechi, l'ira del mistero. Così la scienza, altera conquista nostra, è divenuta la quarta parca. Sull'instabile be.rea deU'esistenza, la sua falce è la peggior pestilenza, ed è più forte della morte. Condottiera dei quattro cavalieri, in quest'ora di spaventi, non ha pietà di ieri, di oggi, del futuro, e assedia città, cuori, anime e menti. Fuggi~e? ma dove se tutto è uguale? . Fuggire? ma dove se tutti siamo ~guah? Richiami ideali son li per salvarc1. Ma come, se denaro. brame, gelosie, abitudini errate e vanità ci riportano all'età della pietra? Come sperare, se mai come oggi il trionfo d'Insipienza e malafede è staio tanto grande? Sulla giungla degli ordigni perfetti, sui macchinari portentosi che, dinamici, i tempi nostri accelerano e divorano gli spazi, s·a1za un mostro. Anima non ha né spinto, né mente, non ha volto 'né cuore, né sentimenti. E' un insiem~ di rotelle e di molle. E' un immane robot che del mondo ha il trono. Ed è il vuoto totale: il nulla. Questo è il ritratto attuale di Crono. Eppure l'eltr'ieri una nave, sospinta dalla !orza d'un pezzo d'uranio non più grande d'un uovo di piccione, ha percorso il perjplo del mondo. Allora, forse, l'uomo nell'uranio, forse, ha trovato l'uovo di Colombo della pace, ha trovato la colomba della pace universale, quella che aprirà il volo degli uo·mini negli infiniti spazi del firmamento. Mila.no, 1956. RO'.\IEO LUCCHESE LA FIERA LETTERARIN DEL P RE ìll I O LERJ(;I -' UN SOFFIO DI VJTA LlBERA E SPENSIERATA,, * Delfini, narratore difatti * ,li OR,\ ELLA SOIIIIERO i\larla Luha. \$pazianl con~ Enrico Pca. DOPO PAlìlA * di ,IIARl.4 LlJIS,-1 SPAZIA1\ 1 I Uno strazio di petali nel tenero fango di primavera, appena azzurro per qualche freccia trasmigrante d'ali, una danza di pollini solari sulla piena in quaresima dell'Adda. Quale sabba profondo mi sommuove labbra e capelli In te, nel pioppi giovani vibranti e nudi al vento della sera? Di te tutto scintilla: all'orizzonte ml sei luna di zucchero e corallo, la sorgente remota donde immilla le vene il pianto verde dell'aprile, fino agli occhi salendo come un ebbro fumo d'Incenso e d'oro ... Troppo tardi per spalancare il nocciolo segreto del silenzio che sai. MARIA LUISA SPAZIAl'iJ NEOREALISTI * In un paesaggio letterario ancora fluido decadono ad uno ad uno i valori fittizi ed effi- meri; quelli che resistono vanno componendo la nuova situazione della nostra narrativa * ,li OLGA LOIIIBAIUU ✓

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