la Fiera Letteraria - XII - n. 27 - 7 luglio 1957

Domenica 7 luglio 1957 LA FIERA LETTERARIA LE GIIA iVDJ illOSTRE D'ARTE llV ITALIA * IL LEONE Jacopo Bassanoa V . rampante enezla la .:::u:~:r:•::::~ciare qualche stanchezza; nprese, direi, che non s1 sa se mag– giormente dovute alla sua ca- La mostra. <'he si compone di 87 pezzi, fa conoscere a un vasto pubblico i ri~ultati delle recenti scoperte e delle valutazioui degli studiosi che ebbero inizio nel '26 su spinta di Roberto Longhi .)f. Dopo 1a mostra dei Bassanei tenutasi qualche anno fa nel paese natìo di que– sti artisti, Venezia - proseguendo il cam– m_ino iniziato con le mostre di Beìlin;, Tiepolo, èotto e Gioriione. che ebber luo– go negli anni del dopogue1Ta - ha voluto ulteriormente approfondire e chiarire una scuola, presentando quanto s'è venuto in– dividuando d1 Jacopo Bassano, che tanto al padre quanto ai flglj fu certamente su– periore. Jacopo (nato circa il 1510 e morto nel 1592), formatosi soprattutto sugli esempi di Bonifacio, Lotto e Tiziano. i;ep– pe in definitiva esprimersi con uno stile tutto suo, rivelando una singolarissim<> personalità dai toni robusti, dai color: vi\·aci e che anche ai soggetti sacri seppE. dare una spiritualità ora mistica ed ora quasi diremo. bucolica: una religiosità pratica, com'è stato osservato, e provin· ciale. con un vivo riflesso della vit& agricola della sua cittadina. La mostra si compone di 87 pezzi, qua– si tutti già studiati dagli specialisti e ta– li da darci l'autenti,o e poliedrico volto di Jacopo che, ancora giovanissimo. sa li– berarsi dell'atteggiamento mantegnesco del padre', da cui aveva senza dubbio ap– preso il mestiere, per volgere il suo inte– resse a Tiziano e specialmente a Lotto, dando inizio a quella « maniera bassane– sca, che nel Seicento ebbe assai larga diffusione. Una mostra, dunque, atta a fat conoscere a un vasto pubblico i risultati dei saggi e delle valutazioni degli studio– si, che ebbero inizio nel 1926 su spinte di Roberto Longhi. La crisi dell'arte veneta, verso il 1547- 1550, si manifesta con l'abbandono della classica serenità per un discorso più am– pio e piuttosto esagitato: di ciò Jacopo ci dà esplicita testimonianza sulla scia di quel « manierismo" che ebbe inizio spe– cialmente e Roma: • A lui - scrive lo Zappetti - si deve in gran parte la re– sponsabilità del manierismo, che non de• ve essere cons:.derato, secondo l'accezio– ne comune di un termine nato già nel Cinquecento, come definizione di un mo• vimento artistico che imita la maniera di Michelangelo (o di Raffaello); ma invece secondo il significato che ormai l'uso gli ha dato per distinguere un particolare momento di estrema importanza, se durò a lungo e se ebbe la !orza di mutare la tradizione quattrocentesca"· Manierismo o meno, il merito del provinciale Jacopo Bassano sta soprattutto nel non avere voluto chìudere gli occhi ella realtà, per darsi in braccio - come fecero tanti al– tri artisti - alla retorica: inutile rim– piangere il tramonto del Rinascimento; meglio tentare l'inizio di una nuova epoca anch'essa artisticamente valida. La crisi comunque aiuta Jacopo a usci– re dal provincialismo - sia pure gustoso - per avvicinarsi in un primo tempo al Parmigienino, per rivolgere poi le sue simpatie (dal 1550 al 1560 circa) al Tinto– retto; senza per altro annullare la sua personalità ma arricchendola di dati e di istanze che vanno da un luminismo via via placantesi. in una colorazione calibra– ta, quasi fredda. con evidente affiorare di magie surrealistiche, da cui forse partì il Greco al quale per un certo tempo potè essere addirittura attribuito più di un quadro del Bassano. di GIUSEPPl!J SCJOR'I'l.l\O Jacopo Bassano: « Il figliol prodigo» Venendo a qualche sommario cenno su alcune delle opere esposte, notiamo il Compianto su Cristo morto, che è del pa– dre ma a cui Jacopo giovanissimo indub– biamente collaborò; ammiriamo la molte– plicità delle espressioni in Sidrac, Misac e Ardenago nella fornace (già in antitesi con la scuola veneziana per un fare po– polaresco che sembra di suggerimento lottiano e che si ripete, migliorato, io Cri– sto e l'adultera). Pur con le sue discordan· ze è ricca di fascino Fuga in Egitto, spe– cialmente per quella luce aurorale che nella Madonna in trono del Museo di Vi– cenza diventa dolcezza schiettamente la– gunare; mentre nella Madonna in trono del Museo di Bassano quasi tutte le figure perdono rilievo, ad eccezione dell'uomo in piedi a sinistra che è di evidente ispi– razione lottiana per la sua accentuazione psioologica. Una variegata compostezza cromatica abbiamo nella Cena. in Emmau.t (1538 circa), frutto di un intimo contrasto tra il desiderio di apprendere e l'istinto e far da sè. cioè a un esito poco felice per il Cristo e a una resa esemplarmente erfi– cace riguardo all'oste. La Madonna in tro– no di Borso del Grappa, magniloquente ed enfatica, ha tuttavia alcuni pregi propri al Bassano: intensità cromatica, chiarezza compositiva, impegno espressivo nelle fi. gure. Di una transizione è indice S. Vir- giho in gloria (1835·36>, la cui composi– zione non ci sembra impostata con s1cu• rezza, poichè gli elementi bonifacesch1 si confondono con elementi giorgioneschi (ciò che si potrebbe osservare anche per il più tardo Martirio di S. Marco): pro– dromi d'una stilizzazione che in Cristo deposto nel sepolcro acquista maggiore evidenza. Nel tentativo di liberarsi de• gli schemi tradizionali Jacopo Inclina sempre più verso un verismo o realismo, che lo pongono come precursore del mi– gliore Seicento e che è ricco di empito religioso nella belle pala S. Orsola tra San Valentino e San Giuseppe; mentre caotico e incoerente ritorna e essere in Sansone uccide i Filistei. Una volontà di arricchimento è evidente in S. Caterina e i martiri ài Alessandria, dove l'artista si lascia un po' troppo prendere dal m::r nìerismo romano (il che vediamo anche in Cristo e La Veronica), per farsi mag• giormente attrarre da quello del Parmi• gianino in Madonna con Bambino in tro• no e i SS. Martino e Antonio Abate. L'Adorazione dei pastori (1540-50) ci mostre un Bassano ancora senza gl: in– flussi dello Schiavone e del Tintoretto, che hanno inizio verso il 1550. lo codesta opera, oltre all'interessamento per le stampe, è leggibile l'influenza dei « gran• di provinciali» quali il Lotto, il Savoldo e il Moretto Le replica del Buon. Sama– ritano ci sembra più ricce di atmosfera dell'originale dei Musei Capitolini: queste opere appartengono allo stesso periodo del fondamentale Riposo dell'Ambrosiana, in– spiegabilmente assente dalla mostra. Curioso il procedere arcaico della De– collazione di S. Giovanni Battista che sin• cronizza due episodi; ed è ancora allo st3· to grezzo il· riferimento tintoretUano di Ultima cena; una sua nota particolare ha la Madonna. di Monaco di Baviera, il cui manto viene dipinto come sconvolto dal vento. La SS. Trinità già dà uno spicco singolar e al paesaggio (e alla fuga deìle acque) in confronto elle persone: ciò che vediamo in molte fra le più importanti opere del Bassano: ivi il paesaggio, gli animali, le persone sono elementi equi– . pollenti d'un appassionato immaginare; e Giardino terrestre è addirittura il trionfo, in un clima altamente lirico, della natura. Un'opera per la prima volta riconosciu– ta del Bassano è Noli me tangere, la quale ha un cielo luminoso che fa da sfondo al Monte Grappa in secondo piano; mentre in primo piano, a chiudere quasi le figure diffusamente illuminante, abbiamo una massa di grandi alberi. Documento im• portante della ripresa manieristica bas• sanesca è senza dubbio l'Adorazione dei pastori (1550-60); e di codesta ripresa ab• biamo il culmine nel Ricco Epulone, d'in– tenso ritmo, di nuove soluzioni e di acco– stamenti arditissimi (Venturi); invece do– cumenta una nuova orditura cromatica L'Adorazione dei Maggi di Vienna (che venne da Jacopo, come soggetto, ripetuto parecchie volte). Un altro dei capolavon bassaneschi è il Cristo crocifisso del Museo di Treviso, tela che - pur avendo dei riferimenti con analogo soggetto di Tiziano - si diffe– renzia nel colore che è terso e vibrante; tanto che lo Zampetti può scrivere che « le conquiste cromatiche ottenute dal pittore hanno veramente del grandioso e lasciano comprendere quanto egli dovette influire sulla formazione del Greco». Nome, questo del Greco, già tetto a pro– posito di altre opere di Jacopo. Partico– larffieote intensa e sapientemente varie· gata continua a essere la cromia bassa• nesca in molti altri dipinti, tra cui meri– ta un particolare riferimento Madonna con Bambino e S. Giovanni, però sostan• zialmente tizianesca. Pur essendo essaj vicino e.Ilo stile del Greco anche noi incliniamo a credere che sia del Bassano il Ragazzo che soffi.a su.l tizzone, che con molti altri ritratti pre– senti nella sontuose. mostra di Venezia (Jacopo, che alle figure pose spesso poca attenzione, nei ritratti è quasi sempre di un'esemplare incisività) servono ovvia– mente a completare la personalità di qup· sto notevolissimo artista. Le manifestazione veneziana, in questa epoca di confusione che consente a molti di confondere l'arbitrio e la stramberia con gli empiti di vitale rinnovamento, ci dimostra come un artista autentico quale fu Jacopo Bassano possa superare le sec• che di un'epoca e continuare i perigli del– la navigazione dando opere che, nella loro unicità, raggiungono l'assolutezza estetica. GfUSEPPE SCIORTD/0 pacità d'invenzione o ad una esperienza letteraria ormai re– sa sca-ltrita se non altro dal lavoro che 11 Calvino ha com• piuto per la raccolta veramen• te monumentale delle Fiabe italiane. L'ironica evocazione di un tardo Settecento appa• rentemente di maniera, ma appunto perché di maniera colto dal calvino talora non senza malizia in alcuni suoi aspetti più curiosi. in certi ri– verberi provinciali delle sue mode intellettuali e per con– verso in un suo cosmopoli– tismo curiosamente av-.,entu– roso proprio perché si con– centra in un brevissimo spazio come 1 feudi di Ombrosa e di Ondariva: e non senza mali– zia egli alterna le avventure come quella dello zio natura. le del Barone. l'avvocato ca• va-liere Enea S"ìlvio Carrega complice dei pirati barbare– schi e da loro ammazzato. la curiosa parentesi degli esuli spagnoli anch'essi stabiliti su· gli alberi. e infine le ~uerre della Rivoluzione francese con la rapida intervista. in uno degli ult:mi capitoli di Napo– leone in persona col rampan– te Cosimo. A questo punto occorrereb– be domandarsi qua.li sono le chiavi, vere o simulate. diret– te o indirette. di questa sto– ria cosi estrosa e condoua con tanta spesso capziosa espe– rienza. Certo. in un romanzo siffatto è d:fficile scoprire SO· lo la fantasia e il divert1men• to. e la stessa ironia del Cal– vino, l'esplicita costruzione letteraria della vicenda e in particolar modo il suo conge– gno. autorizzerebbero un'in– dagine nel senso della ricerca di un significato. di una tesi che vadano oltre la ìettera del racconto. Di una chiave illu• ministica si è detto: ma nel fantasioso richiamo a uno sta• to di natura. ad una natura che possa essere altresì la be– nigna amica dell'uomo e del• la solitudine necessaria alla sua fantasia. cioè alla sua stessa libertà. non è dilflcile riscontrare più d'una flUgrana romant:ca: una (se vogliamo preromantica) viene diretta– mente ha un'impostazione roussoviana magari ironizza– ta: ma come non riscontrare altresi sotto l'ironia e ;t di• vertlmento che In certo modo formano l'involucro del ro– manzo. una curiosa atmosfera nleviana specie nell'ambtente nobiliare e in alcuni perso· naggi non cosi secondari. co· me lo zio naturale, come il fra– tello di Cosimo che ne rac– conta tutta la vicenda in pri– ma persona e soprattutto in Viola nella quale riappaiono - certo trasposti e sfumati - taluni lineamenti della p;. sana? Naturalmente nel Cal– vino manca l'abbandono al racconto. la fondamentale se– rietà ottocentesca dell'autore delle Confessioni. La sua se· rietà è un'altra e diversa: di– rei che è sotto la sua stessa mitomania calcolatissima. e nella sua capacità di dire e di non dire attraverso accen– ni assai sfumati. nel suo gio– co piuttosto rischioso delle allegorie, della avventura, nella favola. sotto la quale tuttavia si discopre la vera natura dell'uomo. FERDINANDO VffiDIA Pa~ 7 I T A L I A NORD. SUO E CENTRO AMERICA NORD SUD PACIFICO LLOVD TRIESTINO INDIA-PAKISTAN. ESTREMO ORIENTE· AUSTRALIA SUO AFRICA . FRICA ORIENTALE EOCCIDENTALE ADRIATICA EGITTO· LIBANO· GRECIA· CIPRO TURCHIA.ISRAELE·SIRIA· MARNERO TIRRENIA SICILIA. SARDEGNA· CORSICA· MALTA· LIBIA TUNISI.MARSIGLIA· SPAGNA· NORD EUROPA s.000.000 Ol A.,li:HJ(.;A!\I ADERIS<.:Ol\U AJ BOOK CLUBS Le. gen, a.le tntztatitia e stata realtZzata UI lta.tta dagd A lii I() I DEL LIBRO I cuJ aderenti godono dei seguenti bene11Cl: a) ♦ vengono tenutt aJ corrente dei Ubn d1 maggior sue- = ~=v!Tm:~m~ &1'ro~~ del notiziario memile b) ♦ ncevono a domlcillo, a mesa,., po&ta.., 1clibrt de.l mao, da loro richiesti; e) ♦ rtoevouo la premJo un clibro de.I me1e- a toro accll&, del valore medio degU acquistl, per op.I due e.libri de.I mese- da loro acquistati: 4) ♦ usutnuscono del servtz:10 gratuito c11 consulenza u. bra.rta offerto dagli -AmJci del libro»: •J ♦ trwscono d1UDO sconto su.ll 'lmporto dell'abbonamento a riviste e i].ornall di carattere lette.rarlo. L'ad.esiOlle al Boot Club ltallano e lte>erae gratulta e 5l effettua con l'acqulsto di UD clihro del mae-. Gli adereutt ebe presentano tre ouovl aaociatl banno diriUo • scecuere patllilameuie un • Ubre del mese• Richiedce ,enza tmpegno dettagliato programma e ICMd.o dJ adesione a.gli Amld del Llbto. tnale dt1le M~ 2 Rom.o Lettera, d'Arte da J/ erona * Lemostre di fine stagione a Roma di FRAì\CO RIVA * di I..ORE1'ZA TRlJCCHI l\"la-rino 1\Iarini: «Nudo> (particolare) è-

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