la Fiera Letteraria - XII - n. 27 - 7 luglio 1957

LAFIERA LET TE RAR Anno XII - ;\'. 27 ~ETTIMANALE DELLE LETTERE DELL ARTI E DELLE SCJEN.ZE Domenica i luglio 19:;7 nu "•~ Direttore VINCENZO CAl{l)Al{ELLI '<- """ SI PII UULlCA LA 001'1 .. '.NICA I "LJL''-''l'O NUMEHO L. 60 DIHEZIONE, AMMINISTRAZIONE: ROMA • Via d1 Polla CasLello. 13 - Telefoni; Redazione 555 487 - Ammm1str. 555 158 - PUBBLICITA': Ammm1str .. • LA flERA LE'fTEH.AHIA • - V. di Porla Caalello, 13 - Roma - TAR.: Commerctall L. PO Editoriali L. 80 al mm - ABBONAMENTI Annuo L 2 700 - Semestre L. t 400. Trimestre L 7fi0 . f.!=tero: Aono L. 4 000 - Copia arretrata L 100 - Spe-dlzlone ln conto cnrrente postale (Gruppo 11) - Conto corrente P 0st ;1le 1111426 l'AlJTURE Dl '·BERLJN ALl<,XA 'DhRPLATZ,, * RICORDO IDOEBUN * Credo che, con me, alcuni altri della mia generazione trovassero le stesse prime inquietanti indicazioni proprio in quell'opera che ci apparve come forse è tutt·oggi. un'opera di avanguardia. una delle p.rime nelle quali sentimmo che il linguaggio non era cosa morta * cli GlJGLIELJIO l'E1'R0.11 che ci aveva dato la possibi– lità d'intuire la ragione vera delle angoscie che pur ave– vamo. Credo che. con me . .ll· cuni altri della mia genera– zione trovassero le stesse prime inquietanti indicazio– ni proprio in quell'opera che ci apparve tra l'altro. come forse lo è tutt'oggi, un'ope,ra di avanguardia. una delle prime opere nelle quali seniimmo che il lin– guaggio non era cosa mor– ta. perché poteva assurgere agli stessi tormenti delle storie e dei pensieri degli uomini che vuole rappre– sentare. delle vicende che vuole comunicare. GUGLJELi\IO PETRONI .\fEI.J Plri"J'QlfE ESISTlil'A 11.J t>QET~t * LUNGA FAVOLOSA NOTTE ·(liriche di Roberto Melli) * di ELIO FILil'PO ACCIIOCC.I Che Roberto Melli. !lcu:to- Luca, rispettivamente prefa- l'artista. ~ra_ volto a fissare re e pittore tra i più insignì tare e editore della racco!- gli aspetti v1v1 della natuca. del nostro secolo e ma~tro ta che s'intitola Lunj'.la fa- ora le e valorose, caste e a molte generazioni d'artisti. volosa notte. comprendente trepide piume" della _su~ affiancasse alle sue tl,iiture e una scelta delle poesie di fantasia. in un alterna~s1 d~ ritratti, paesaggi e nature '\lelli dal ·35 al '57. dedicata $peTanze e pre~h,ere dirette morte. sbalzi in rame e ter- ; sua moglie e calice di man- le Wte al di là ~e.I _p2an..o. recotte, profili, interni e suetudine. calice di sag- ed oltre la. fra~1l1ta della composizioni (quali recente- gezza,. vita. oltre 1 suoi contr:1st., ~~~tt:a t:~~d:reva~~ss~~\\~ cota _. i~~ii: i \i~!fl~i~~ le Lalt[i141a favolosa notte è va allestita a Palazzo Bar- - anche a quanti alto Jet- quella del desLno detra,ti– berini a cura dell'Ente Pre- tori s'accostano. alle ~agir.e: sta: e nott_e >_torbida o ala– mi Roma), anche una pro- di poesia. e rl\-:elatnce d1 ~a. n.otte mc:sa e dal mors~ duzione poetica non ind1ffe- una lenta e preclSa elabora- ,nquteto del J}CU Sato - .dal rente non s'era in molti a zione come ormai. forse. non l'orro-re det_ /utu.ro vegl· ,t_a~· saperÌo. si usa più tra chi Lene: la nelle: mam de~ D emon; _ o Sin dall'epoca di Quadri- penna in mano per mestiere degh Arcangeh 11 des.;no vio (vi apparvero le uniche o per incallita dcissitudine del_ poeta - e solo nudo de– due poesie di Melli pubbli- che ha ,più del viz!o che del- rehtM,. - \·ola fra le arca– cate su rivista) anch'egli si era dunque lasciato attrarre nella schiera dei pittori non insensibili al richiamo della penna: pittori-poeti. che nel– la comunanza delle arti tro– rnno un legame di vita. di pensiero. di espressione. quasi che il colore e il tratto Alcuni anni or sono. a e con una presentazione del– Parigi. in W1 luogo famoso. lo stesso Spaini di cui mol– affollato di gente e di vani- ti della mia generazione. ri· tà non tutte giustificate e di portandosi all'epoca in cui giusta misura. mi avvicinai apparve (1938). dovrebbero ad un vecchio signore dal· essergiiene grati tutt'oggi: l'aspetto stanco e stizzito, dire oggi che cosa aveva particolarmente curato da rappresentato per me quella una donna molto più gio- lettura è forse quasi impos– vane di lui che non lo ab- sibile: quel poco che avevo bandonava mai un istante. potuto attingere allora era N<>n mi ero avvicinato a ca- di carattere tutto emoziona– so. sapevo chi era. capivo le. come chi scoprisse. nel assai bene perché rimaneva mondo che crede di conosce– così imbronciato ed in di- re, tutta una facciata nuo· sparte: per me oltre a ciò va. più importante. più dif– che era realmente. rappre· ficiJe a comprendersi ma. sentava un,ombra che mi ero soprattutto più vera. contur– portata appresso per molti bante e capace di risveglia– anni. che aveva avuto una re dubbi. di avvicinare ad sua funzione nella mia vita. idee alle quali fino ad allora sia pure assai diversa da si era stati preclusi dal tipo quella che avrebbe potuto di società in cui eravamo immaginare lui se ci avesse nati e cresciuti. A Doeblin pensato. Quel vecchio signo- m'era accaduto di ripensare re dall'aria stanca. amore- molto, dopo la prima lettu· volmente curato dalla donna ra e. dopo la guerra. avevo che era sua moglie. compie· sentito il bisogno di rileg– tamente estraneo alla « fe- gere Berli11 Alexanderplat.? sta» a cui eravamo presenti, perchè sapevo che le anti– mi parve contento di parla- che emozioni ormai poteva– re con un giovane: ebbi la no tramutarsi in cose reali. impressione che per lui io In quei giorni vidi altre fossi genericamente W1 gio- due o tre volte Doeblin. nei vane e che. oltre a questo. salotti in cui lo vidi. ero ben poco d'altro gli interes· l'unico che si intratteneva sasse di me. Le sue parole di più con lui e sembrò che fLLrono subito amare: mi pa· me ne fosse grat-o. Mi di-sse reva di sentir parlare uno che aveva lavorato molto. di quegli scrittori di provin- ma le sue opere stavano eia. mancati in tutto, che di- · chiuse in un cassetto e non vengono astiosi e banal· riteneva affatto necessario mente polemici; ma il signi- pubblicarle: in queste sue fìcato delle sue parole era affermazioni c'era un risen– ben altro per me, sapevo timent.o violento ed assieme bene che cosa doveva -signi- una amareua disincantata; ficare la sua scontentezza. poterle fare a qualcuno. pe· da dove doveva nascere il rò. sembrava lo ravvi~S!;ie suo pessimismo. se pur si ed io cercai sempre di ascol– esprimeva senza nessuna tarlo .sottolineando la mia preoccupazione di attingere attenzione e cercando di ·a significati troppo profondi, fargli capire che compren– senza la minima preoccupa- devo il suo stato d'animo an– ziane di identificarsi. Egli si che se. in realtà. mi mette– chiamava Allred Doeblin; va un poco a disagio. ,------------------------------------~----ii dell'una trovino cornice eri· salto nella suggestiva misu– sulle sue tracce una gene· La notizia della sua mor– razione di uominj perduti e te che ho ascoltato alla ra– vinti. di perseguitati, ave- dio ha particolarmente rav– va cercato un riscatto nel vivato questi ricordi. e non giudizio spietato e negativo ho certo bisogno di doman· della storia. nell'esaltazione darmene il perché: non cer– cruda della perdizione so- to perchè in essi potesse ri– ciale. dei passi perduti d'un svegliarsi qualche cosa di intero popolo pur evoluto e importante o particolarmen· consapevole. Sulle sue trac- te affettivo. ma perchè il ce era nato tutt'un modo di suo nome ha sempre risve– approfondire e di esprimere gliato rn me l'assai antico gli uomini e l'angoscia degli sentimento di dovergli qual– uomini del nostro secolo che che cosa, non al Doeblin si era chiamato Espressioni· incontrato a Parigi. ma a smo: questo mi sarebbe cer- quello incontrato nel libro tamente bastato perchè il si- tradotto da Spaini. nell'au– gnificato delle sue parole tore del personaggio che si non si perdesse nella piat- chiama Franz Biberkopf. la tezza delle frasi che pronun- cui povera e ottenebrata vi– ciava: ma vi era anche Wta cenda. tanto priva d'ogni altra ragione. vezzo spiritualistico su cui * cli G. l•RAtlCESCQ I/AL/PIERO l\[acabra consolazione poter parlare di mcLZo secolo fa come se fosse ieri; ma purtrop:po è passato dal giorno in cui racOOl$:i L;\iatlm fogli. !drappati da un vecchio registro delle imposte. Un pittore mio amico una sera al Florian si pre– sentò al nostro tavolo con quattro cartocci. Essi conte– nevano colori non ancora macinati. Li scoperse dimen– ticati in un ripostiglio dell'unica antica drogheria di Asolo. Il racconto che Cece di questa cittadina miraco• losamente conse!"\·.ata quasi per opera di magia, rimase scolpito nella mia mente durante una visita nello stu· dio dell'amico. riuscii a impadronirmi dei quattro fogli ch'egli aveva buttati in un angolo. ln essi. nonostante le macchie verdi. gialle rosse. blu. si potevano leggere i nomi di alcuni cittadini asolani accanto all'importo delle tasse pagate! Conservai questo divertente documento fino al gior– no in cui io stesso penetrai nella drogheria. che l'amico aveva però svaligiata. visitai i luoghi e le peroone di cui egli m'aveva parlato e Iu grande festa per me. I quattro fogli sparirono automaticamente chè le descrizioni dell'amico rappresentavano ormai una pallida immagine di quello che era la realtà. I sonagli delle corriere, le luci del tramonto imitanti quelle del Giorgione, le osterie d'altri tempi e inco– ronato sovrano di questo relitto della Serenissima. il figlio del poeta Roberto Browni11g. Chi non ha \·eduto Asolo al principio del ~colo, non potrà mai immaginarlo. Passò la prima guerra mondiale. Nonostante i fuochi incrociati delle arti· glierie che passavano sopra le case. sfioravano gli alberi. Asolo ne usci incolume. Persino la Rocc.l. trasformata in stazione antiaerea. non subi danni e solo da qualche anno essa \"8 perdendo, come denti minati dalla carie. i suoi ultimi merli. La morte della Duse svegliò alcuni cittadini, abba– gliati dalle visite degli ammiratori e videro in questi una foRte di futu;-e ricc.'"iez;,,eper il pae~e. T.a:t piaz,-.a sparì. l'acquedotto romano S'inaridì. Sulle posizioni avanzate delle colline sorsero collegi. scuole, i sona– gli delle diligenze tacquero. Squillano le trombe. urlano le sirene. i motori scoppiano. le strade s'al– largano iÌlutilmentc, le siepi spariscono. le reti me· talliche crescono invece del biancospino. Questo fer\lore atomico mette il buonumore nel paese. S'inventano burle. Per esempio si fa circolare la voce che la Loggia del Capitano. il glorioso mo– numento della Serenissima (ora Museo) verrà !ra– sfonhato in una banca. ( I Medici non erano forse banchieri?). La piazza diventa un riforn..imento di benzina. Cade il primo albero. Ovunque sulle col– line nuove case allungano il collo per godersi il panorama: sky-scrapers in vista? E gli alberghi? Se ne progettano ovunque. Nel torrente Musone le trote aspettano a bocca aperta di farsi divorare. Alla beffa .segue la beffa e intanto si sta organiz– zando l'esodo verso Chianciano. Resistono i buon– tempani i quali studiano il modo di allargare le strade ridendo a crepapelle. I JX)rtici n0n servono più si sta già costruendo una fabbrica d'impermeabili. Pare che l'e<;Jjflçio verrà costn1ito con materiale ro– mano. trovato sotto terra. L'espediente è geniale: si cancellano le tracce della Seren.i~sima. la città di– venta più antica. Si ribatteuerà Acelum. Il riso fa buQn sangue, ma esagerando dove si an– drEI a finire? Aristofane risvegliati. ti offrono un ;;og– getto meraviglioso. approfittane. Se odi qualche pianto non ci far caso. Sono i guasta feste che ver– sano le loro lagrime. Riderà bene chi riderà ultimo. G. FRAKCESCO i\lALIPIERO ra dell'altra. E' nella nostra migliore tradizione. infatti. e in quel– la ultima del Novecento ap– pare chiaramente diffusa. la tendenza a battere più stra– de (che poi non sono che una sola): da De Pisis a Sci– pione. da \'iani a Soffici. da Bartoli.ni sino a R. M. De Angelis ... f,,fa che forse, tra i poeti, non vi sono tanti che alla pittura si deàicano con qual– che profitto? Montale. Gran· de, Gatto, ecc.: un giorno ~~;{r~m~ cfl:~ 1r;e n~~ Qd:ù~ Roberto llelli con la morlie d~ppia facc.ia mn dall~ ~u- l'intima e inesplorabile ne-lne musiche e le sacre elev.•· pltce - qu'l.nd o non tnphce cessità. zicmi e che in ambrosi~ mu– - .c~oraz1one. d~Ua loro , Per vent'anni - avverte tano il sangue > 1 o negh ab1s– b:ell amma. e chissa che non l'artista dall'alto della sua si sprofonda. ~e~~~!11!pir~;a 1 ai~ete~~~= f :~:!liinzdi ~;po:u~~hi se~: deffa la fo~~~an~/c~-~~~= te dedicato all a_rgomento. ·~vo alcune - di com?Os:i- nel cuore de_l poeta. del, p1t– . Roberto Me_lh è dUJ?QUe zioni poetiche - (che la mia I tore. dell'~rtista. lun_J:!;o l .are~ ~n r::~~!~gif:.dc~~r~o~~: es;~ :e~s!~~n ~e~~':ii ~af!~ì't~~.i ~ig~~~I, ~;~er~: rb~1.t se~pre rmnovata meraviglia io, davvero. non le ho dato immagme dell albero (che egh guarda dalla sua alta mai la caccia; quando vem- altro non è se non la ,,ta ~asa popo~are: OJUl;iJ?iorn~. va l'accoglievo). scrivevo e nel J?I"Oeredire delle sue sta- 11 paE:5agg10 d1 tetti, palazzi. accantonavo oltre ogni sco-1 _a:ioni) che fa da sfondo alla ~!1l: 11 ~ili~~e~l~ ~~~:N:::ee d1 ~~br~~n~ ;ne;r'~s~ri:~to~ :u~t~~;1 e~J~!~ aÙ~t~~e~ !fati~~1° d~ 0 ~it;:a~~~~tav~r ~ia s~ra 0 eT~g;;:nJ~fl:t~~:!?~ ~~neq~~{~t;of~t,~~1 1 ·~~~f~ Melli ha dunque raccolto sando secondo il mio sentire - di foglie e cielo - QTO– una parte delle sue e sej?re- e credere>. vialio sonoro - vivente al– te" Poesie. E di tale lenta riflessione bero immoto. - In ampio e Cari amici. avrò appena ed elaborazione e precisa- respiro vegetale - assetate compiuti i miei settantadue zione dentro di sè. il frutto d'azzurro - ansiose le tue anni, il primo di di prima- e proprio racchiuso nelle /ronde net cielo - immerai vera. quando vedrà la luce pagine che da un sì alto rilucenti - predi.tetto fiolio questo volumetto che con- , sentire> e e credere> sono delta terra - e del sole - tiene stampate una scelta pervase come maturate çom- pagliard-0_ a}bero immoto ... fra le composizioni poetiche posizioni pittoriche dove il Tutto ~at t'tsto tutto patito che da vent'anni. almeno, colore e simbolo a un tempo tutto _ricordi - secolare. al– per una insorgenza sponta- dell'espressione realizzata e bero immoto"· nea della mia natura. a dell'immagine che guija il Tra l'inizio e la fine dzl quell'età veramente inaspet- pennello. 0 la mano. a ope- lungo poemetto e _A ~ al– tata (e non sarebbe stato rare nell'unico senso ch'è bero,. trascorre 11 ricordo neppur giusto reprimere) so- proprio e spinta dell'arte"· del vivere. dell'operare. in no scat!,!rite ~uori e senza dell'ispirata forma che si un lin,iru_a~J?iOdal ton.o ~lto. averne mnanzt avuta nessu- concretizza nell' ope-ra (che che add1hamo volentieri Quasi quindici anni avan- basavano a quei tempi la ti. avevo potuto conoscere !a nostra compressa esistenza. sua opera maggiore « Bertin a,·eva rappresentato il pri· Alexanderplat= )) nella bella mo varco. la prima lesione traduzfone di Alberto Spaini del mondo in cui vive,·amo na idea>: cosi s'apre il li- da -Pittorica si fa poetica o oltre che ai lettori - a qual– bretto. con una lettera-con- vice\·ersa) com'è in molte di che antologista dal fiu~o de! fessione indirizzata agli ami- queste pagine. Dalle quali si cane da caccia. '---------------------------------------------' ci Ferruccio Ulivi e Luigi De eleva alto il pensiero del- ELIO F. ACCROCCA LETTERE FIORENTINE * di C A R L O B E rl' O C C Il I Al tempo dd ta.glto del grano, solare, si J'. uò dlre che in una volta sola abbiamo goduto a Firenze di due ma– nifestazioni di antica grandezza, che hanno entrambe rivoltato la terra dri secoli, e sparso l'olio det tempo, che è l'olio della pace, sulla bollente tempesta della polemica scoppiata a fine di maggio per il quartiere coordinato del Comitato dell'Edili.2:ia Popolare a Sor– gane: si dice t·osi, ufjicialmentt-, e non è colpa mia; or– vero, siglando, iL çuar!iere det C.E.P. di Sorgane per 12.000 abitanti, che dovrebbe costruire VINA-Case. Son diciture difficili, da c-ui trapela una varietà d'iniziative, e d'intenzioni di cccn-dinamento, difficilissime a coordi– narsi davvero. La buona volontti è indubbia; è H resto che ci fa patire. Ma, in fondo, la questione di Sorgane, in un'altra città che non fosse stata Firenze, sarebbe stata contenuta probabilmente nei termini di un inte– resse locale, e di un dibattito esclusivamente affidato ai lineamenti tecmci, economici e sociali della questione: chè al nostro dibattilo, dove son convenuti architetti d'ogni part<? d'Italia. sono approdate infatti notizie di questioni sim.Ui sparse un po' dappertutto. Né il comi– tato che ha promosso il dibattito aveva }ntenzioni (Ìf– verse: ma FrrenZ.:! par fatta apposta per proiettare ogni questione al livc:lo di un fuoco polemico che la scalda tanto che. a un e-e,to punto, non è pitì. quella, e la Cronica di Dino Compagni ci insegna che il parteggiare di. qui 110nsarà mai da meno dal far vedere l'avversario nella proiezione inventiva e fantastica • di uno cava– liere della somiglian:a di Catellina romano,: e non per av-vilir!o, ma per portar tutto al piano _in cui (o siano i Convegr.1 -per la pace di La Pira, o 1l Con– vegno per Sorgcne, che - certamente - Lapiriano non era), la questione di fondo si esalta in un estro di inveuzion~ <''2ealla fine e quello che conta, e in cui vanno tutti d'accordo, Firenze bella, Firenze spi– rito del 1no11do Eh: la superbia di Firenze e tanta-' Ma non gross•J, I? sa farsi un vitino da vespa per passa~ dalla cruna di un ago, da quella cruna per cui ci s1 salva. Bnsta, la questione di Sorgane, scaldata cosi. ha richiamato una quantità d'interventi, ed ha permesso di occertùre (irHercetHi di Astengo, Samonà, Zevi) quello che mi sembra il resultato più importante del Conveç11,,: la som1r.n necessità in cui si trova L'Italia di coordinare al pill presto le iniziative urbanistiche con i provvedimenti per i piani regolato-ri (in gran parte ,n,rnc-anti) e gli interventi costruttivi che il pìtl delle volte non pos.iono aspettare, sollecitati come sono dalla nPCHsià di abitazioni e di dar lavoro: d'onde gli errori, o i pericoli dell'er-rore. (Sarò immodesto; mi ci– terò: ma non ho aspettato gli urbanisti ad accorger– men~. C'na in mRzzo, alle ricostruzioni: e, 1946, in unO.poesia di. Notme di prosa e poesia potrete leggere: ""...questo terra di città stellari - che ruinarono, e fa– ticoso - una nuot:a legge civica sbaglia - sentieri, tra la poh;e,t,> e i tuguri. ,. So bene che i preannunzi di un poeta sot.o: I) gra:uili, senza gettone di presenza nelle rommi.i~;otti di cunfuienza; 2) Non si ricordano che a malm; no avvenuto). Ma a questo punto, silenziosamente, inaspettata– mente. fantasticamEnte, quasi emergendo dal fondo Jelle groL/e /ranco-cantabriche e dai ripari mediterra– nei delle età palt'ohtica e mesolitica s'(! spalancata a Pireni.e, m Palazz(' Strozzi, per merito di un Comitato ordit1ot1vo composto dei professori Paolo G-raziosi, an– tropC'iogu, Roberto 1-'apini e Carlo L. Ragghianti, storici dell'ArLf', e Guy Tost, direttore dell'Istituto francese di Pire1!.:e, la spettacolosa Mostra dell'Arte Preistcn-ica. (t-30 91u11no)che sura poi traslocata a Milano. Spalan– cata È. 1l suo termine, per L'ampiezza monumentale s11ess,;i ottenuta nei vasti saloni da questa mo~tra: e i fionmtmi, tra /olle di forestieri, si son trovati infilati m un mondo imparagonabile col proprio alterco spiri• tua!e, e~ Entrando uel qual.e è come sottoporsi, s-u una pianur1 s,:,oglfo e senza ripari, a una carica di masto– donti. 61'-Htchi di bisonti, cocciuto avanzare di Mam– mut. fur;11e di cervi e di renne, timidità di cerbiatti. puurt- di cnvalti, vacche periglianti a un guado e torve cornn d1 tori, eppure senti chE: il livello delta fantasia innamorata è già più alto del terrore, che lo spirito ha imposto agli enigmi bestiali. un modo di conversa- zi011e, un modo d'intendersi, che va al di lii della lotta quotidi:.tna, delle ferite in/erte, del sangue versato, del gorgo nero della morte travasato, nella caccia, sotto gli o1ti Jo~liami secolari, do animali ad uomini, e da uomini ad animali: il conto 11011 chiude alla pari. in– somma, con la brutalità della storia, qui discor-re la memoria, it primo canto. Se i rossi e i neri che cam– piJ..:ono le figure disegnate sulla -roccia sono i colori primevi. che argine di /or-me persuasive, per persua· der.;i dai suoi terrori, gli impose l'uomo fin dai primi principi! Anzi, il prof. Ora=iosi ci spiega che fintta i'eLÙ~laciale, apparso il clima attuale, entrati cioè nel– retei mesolitica, quelle -rappresentazioni veristiche e gn1ndiose, franco-cantabriche, non si conservarono che poco, e apparve e s1 diffuse invece un'arte di segni ostratt.i, schematici, forse di una magia pigra e feb– brile, e superstiziosa.. Allarme per noi? N on so: ma il grande insegnamento di questa most.ra e che con un criteno rigorosamente scientifico di bas e, interpreta.Lo senza piccmeria e sofisticazioni, si possono disseppelli– '"e nel pubblico grandiosità d'interessi umani che sem– brano ormai. irrecuperabil_i nel nostro tipo di civiltà costretta a lttigare col te-mpo i più piccoli orari per la vita spirituale. Chi e entrato alla Mostra dell'arte prei– srorica ne e uscito con un segno nell'anima che 11eha arricchito il tempo: e s'è portato via, nel cuore. l'im– magine di una umanità senza differenze -razziali e ideo– logiche, sola nell'eterno davanti alla Rivelazione, come e apparsa a me, e certamente a molti, nelle stele an– tropomorfe di Moncingoli in Lunigiana. Ora, tra la mostra d'arte risalita dalle spelonche nreistoriche, e quella degli affreschi recuperati e por– :att in salvo al Belvedere, calati giti dai tormenti dei muri borraccinosi e scrostati dove si stingevano, c'è poca differenza dat punto di vista dello choc salutare che possono creare nella coscienza del pubblico certe davvero impagabili imprese. Qui, a parte il merito 'ìpettante a cht ha restituito a Firenze la terrazza e ;I palazzo di Belvedere, che non finiscono di mera– vigli.are per la loro bellezza (credo di 110n sbagliare se cito l'avv. Gobbo e Piero Bargelhni), il merito della preparazione e dell'ordinamento della Mostra spetta al prof. Ugo Procacci. Il Giottino, t'Orcagna, Paolo Uc– ceHo, Piero della Francesca, Filippo Lippi e it Botti– celli, Il Rosso Fiorentino Andrea del Sa-rto e il Pon– tormo. Giovanni da San Giovanni e il maestro del Chiostro degli A ranci, sono alcuni dei principali mae– stri che danno il nome a questi affreschi. Forse parla per tutti, esalta per tutti la me-ravigliosità det salva– taggio, la potenre stupita appa-ri:ione della resta ange– lica di Piero della Francesca (il rec~te ritrovamento di San Sepolcro), dagli occhi splendenti fissi a una verità che non è di qui. J\1a il -recupero di una tot quantità dì imprese pittoriche di prim'ordine parla da queste sale in due sensi. Uno ha una segreta affinità con. la scoperta dell'arte preistorica dedotta, in grandezza naturale. dalle sue sedi: .questi. autentici affreschi. por– tati qm, nelle sale di Belvedere, cui paiono chiedere più. della loro capienza per essere contenuti, rivelano alta nostra coscienza il torto che facciamo a questo genere di opere quando, andando a vederte in sito, e-i lasciamo addormentare dal nostro vi.zio estetico di buongustai, e tralasciamo di dar credito alla loro gran– dezza, all'impegno morale da cui nascono, di un'arte per tutti, di grandi superfici, grandi storie, grandi e ,perenni affetti e sentimenti. Tutto ciò salta fuori dal vederli qui, assoggettati al trionfo di ciò che si chiama una Mostra: non è più una mostra, è una festa so– lenne, è un Corpus Domini della pittura. L'altro pen– ~iero è più. doloroso: e va subito a tutto ciò che in giro si perde, mangiato dai venti, dal salso, dall'umido, dal– t'eroSioni, dall'incuria, di f-ronte al poco che !a buona volontà di pochissimi ha potuto salvare. E ci si pian– gerebbe su, e ci vergognamo. E qui possono poco la buona volontà, la competenza, l'eccellente tecnica d1 ci.ti dà prova questa mostra: occorrerebbero i mez.::i, i mezzi, i mez2i. CARLO BETOCCHI Carlo Betocchi

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