la Fiera Letteraria - XII - n. 25 - 23 giugno 1957

Domenica 23 giugno 195ì L' I fil TE R fil .4 Z I t> X 1I LI SAI O * LA FIERA LETTERARIA DEGLI SCRITTORI Il tesoro letterario Formuliamo l'augurio che le letterature. Dell'auspicato e intrapre– so dialogo !ra i popoli si so– no avute e si continuano ad avere, con rallegrante fre– quenza, molte buone prove anche nel campo della edi– toria letteraria: dalle tradu– zion.i n.lle antologie e :i.lle storie . .Ma un'opera come il Thesaurus Litternrum (ideata e avviata da Vh1cen::o Er– rante e ora proseguita da An· tonia Viscardi all'insegna del– la solerte casa editrice mila– nese Nuova Accademia) non s'era ancora avuta da noi. né altrove. E un'occhiata al pia– no consente subito di accer– tare che l'Errante, nel pro· gettarlo e nel cominciare a realizzarlo, studiò le cose tal– me:1te in grande da garantire all'Halia un arduo primato in un genere di pubblicazioni nel quale per solito non ec· celliamo. a qualunque paese appartengano, possano guardare con fiducia al loro avvenire * di E11 1 RICO FALQlll movimento storico-letterario la scienza. tt che ha culmina· l'eventuale conoscenza diret- lo nell'impiego del1e bombe ta dei testi e garantendola atomiche e termonucleari. di– più eflicace. Resta che oer struggitrici dei germi vitali e talune trattazioni è giocofor- degli innocenti fiori cantati. za rivolgersi a specialisti di- insieme con Pamore, da poeti versi tra loro nel gusto e nel di ogni razza ». g:iudizio. Ma in opere collet- Gioverà rimettere e man– t1ve di ta~ta mol~ cà~ila. do- tenere in equilibrio i piatti ver fare d1 necessità vtrtu. della bllancia sui quali ven· D'altronde quale rimedio si gono pesati i prodotti lette– sarebbe potuto opporre a si· rari. Né saremo noi a rifiu· mili disparità? L'atte.nuarle, tar di sottoscrivere l'augurio se non l'eliminarle, è m rap- che le letterature, pur non porto al miglioramento e al rappresentando unicamente perfezionamento d'una cultu- e la più elevata fratellanza r~. E .torna opportuno l'au_gu- fra tutti i popoli del mondo, rio d1 un nu~vo Umanesimo possano guardare con fiducia veramente universale formu· al loro avvenJre >. Ad aver ~et~ar~fd~f~u~~l~:nfe:01r:;; ~~rirc~leet~:s~l;:• an~~• s:r~~~~ com~ quella del Thesaurus a elusione, una fantasia lette– cons_1del"arlanel -S~o_comples· raria di marca universalistica so ideale,. e _coshtu1s~e una scartabellando e spilluzzica:1· premessa indispensabile >. _ do i diversi volumi del The- a1i~1~po"peo1ii leog 1 :te;:J_~If ?~ i~ilr t!~~~~~matàa~~~p~i cattività, quel che Giacomo còmplto. E per nostro conto Devotp osserva per le batti- ci limitiamo ad osservare ed che:_ la document<!-ta testi- a lodare che, fino ed oggi, ci mom~nza della h:adtzi?l:1e l~t- sembra sia stato abbastanza teraria è per essi decisiva 1~ ben evitato il pericolo di met· qu~nto_ r~a e una pa:ola di tere il piede in fallo nello sohdar1eta, C0':'1P:ensione e sciovinismo. Cosi ci fossero ~~ ra3r.af~ O:~ ~~_1Tt1~1:e c~i~ ~i~t~~~l ~nc~iu~i;::!~r· d~r h_hc~e e de~ reg1m1 ec~nomi- l'Encyclopédie de la Pléiade. ~Òn 1 ~·~ 0 1~n~r:t~~a ;~1Y! 0 ~~;~ ~~~ ~~!~a l~o~~temo me- ) ) Si tratta di raccogliere in tre sezioni un imponente cor– pus della letteratura univer– sale, dedicando i cinquanta volumi della prima sezione alle singole storie delle Jet· terature e i quarantacinque di ciascuna delle altre due sezioni alle corrispettive an– tologie poetico-narrative e teatrali. Il corpus ha inizio con le letterature orientali, e. attraverso le classiche e le neolatine. le germaniche e le ungro-flnniche, si conclude con le &lave. A guldc1rne la esecuzione sono stati prescel– ti: per le storie, Antonio Vi· scardi; per le antologie ri– spettivamente letterarie e teatrali, Eugenio Montale e Raffaele Cantarella. le e 1 nuovi apporli cultura- li> non siano e destinali a ENRICO FALQUI Luigi Brogglni: «Laocoonte» ~~oe;/a~~o:~is~d~ gf~~i~! ,----------------------------------------, rati e trasformati in elemen· ti della tradizione antica; di modo che, anche nella lette– ratura, l'edificio nuovo &orga sulla solida base del lungo Impresa piuttosto imponen· secolare passato>. (Cerulll: te; che fino a qualche tempo Storia della Letteratura etio· addietro, quando le frontiere ,.,,.Q"'lll~:,;,,il pica). E' appunto dalle tre ~~fa~iaz~~~i ~~j~~e c~ rd ;~~s:~= t'!f.ili!!!lllllli:ip!!; ~~ter:t~~fto~~ltl;h~à 1 iit~!~~ vare dal paventato • contagio (giusta l'indagine di Ants straniero"• lungi dal poter Oras. dì Ernests Blese e di essere attuata, non sarebbe Alfred Senn), il Devoto met- stata quasi neppure immagi- te in luce i nobili valori, che nabile. Tant'era l'autarchia dall'iniziale canto popolare che presuntuosamente domi- non hanno mai cessato di es- ~~Ìi~r:.nteta~~~ è 0 ::c~~:::~ sere rivolti verso la libertà. che opere siffatte raggiunga· Della Estonia apprendiamo no e conservino invece il le- lllliìl~~·. che e nessuna scuola nuova game necessario, senza dive- ....,.BI....- •lln-.i vi è apparsa>, dopo l'occu· nire strumenti di propagan- ~;, pazione russa; ma che tutta- da O repertori di informazlo- via e il pensiero individuale ne, senza rimanere vincolate Vi rimane a[filato >, perché ed alcuna distinzione e con- e gli Estoni in esilio resistono trapposizlone di razza e di Sante Monachesi: « Natura. morta• còn forza alla Upificazione >. politica, in virtù di un lllu- po alla d1vers1tà delle lette· tlva una volontà d'arte,., al- e quasi riassuntivi di altre Della Lettonia leggiam<? che minato spirito umanistico rature fa riscontro la d1ver· tr1 per le letterature a noi lettera tu e la sua letteratura e conhnua, Ma ella ideale organicità s1tà delle stone e delle scel- p1Òvicine, si addentra 10 ese- Certo rè · eppreuabile che nonoS t ante 1~ tutt'a1t:o che ach1t~t~onica ~~ll'opera nella te, in rapporto all'indole e gesi minute e si &afferma in soprattutto a riguardo dell~ &er~n:i co~~tzione d~i Let– spartmone enti~ ed antolo- al proposito dei vari studio· valutazioni estetiche. Così a letterature più discoste dalla tam ~n es_illo_>.E_ poiché _di g~ca della ste_rmrnata mate· si. E mentre alcuni si ripro- volte si trascorre dall'elenca- nostra, in luogo di e cercare queSh, noh o ignoti, e appaio– ria, come ,cornsponde la rea- mettono_ di darci e solo un zione documentaria alla disa- autori e domandare scritti no s~mpre nuove opere", tor- 1~ trattazione? Qual~ supe- somm~no di~e~~o. , una in· min~ critica, dal cenno rias- con qualche generica pagina na gm~to e augura:e che ana– rtor:e concordan~ d ln 1 tento troduz1ane_ e mmaz1one, sen- sunt:vo all'esame del partico- di colore>, si sia preferito !oga si~ la situazione anche e di. gusto lega 1uno ali altro,za alcun intento di comple- lare. Si confrontino, per e domandar dei fatti e rivo!- m patria>. vo.lu~ e? E a_prevalervi è un tezza. _ fuor _della presentazlo- esempio. i volumi del Gallo gersl ad autori che sapessero Della Lituania veniamo a e.rite no ston<:o oppure este· f!e_dei fatt, e delle persona- sulla letteratura spagnola e darll In forma fedele, com- sepere che fino al '56 nel pa· tico _o semplicemente infor- lita. essenziali>, e llmitano ispanq·americana e del Vi- piuta, magari disadorna>, ma negirici della mitologia sovie– mat1vo? E. _anc~'esso. secon- pero l'indagine al campi cove scardi sulle letterature d'Oc in compenso inquadrando tica il sole simboleggiava uf– do quale d1rett1va? Purtrop· si manifesta esplicita o istin- e d'Oil con quelli più succinti nella pienezza del rispettivo fidalmente Stalin. Ma anco- t.LI SCRITTOÌU E Ltl SOCIETÀ * UNA PARENTESI * di GIIGl,IELfflO PE'l'RO:U A volte ho una profonda malinconia. nel conti– nuare questa specie di esame quasi solitario, ma spas- si,.mat:> di tanti aspetti e politici > della situazione dello scrittore, dei suoi problemi quotidiani. delle sue polemiche; mi vien allora fatto di pensare che questa tristezza possa anche comunicarsi a quel let· tore che segua tali discussioni. e che la malinconia si faccia ancor più acuta quanto più assieme ci tro– viamo a sentire la necessità di continuare questa discussione, affinchè si accresca quel sentimento di soUdarietà in cui vorremmo riconoscere gli elementi d'un futuro costume più disteso, rinnovato di amicizie e d'mtese. nella soluzione dei nostri sempre scol- tanti problemi materiali. Ma perchè questo fastidio? Perchè. malgrado le applicazioni ad una « politica ». ad una ricerca di elementi di miglior convivenza. ad una ricerca di strumenti raffinati e civili e giustamente evoluti se– condo le esigenze dei tempi. l'uomo di cultura e l'artista hanno qualche altro elemento che urge nella loro coscienza e nella loro necessità di manifestarsi; hanno quell'elemento perpetuo d'inquietudine di fronte a cui la discussione dei problemi di vita. pur tanto essenziali, divengono scialba e insoddisfacente consuetudine: il vero scopo di tutto l'agitarsi, di tutto il contrasto intellettuale di una società di uomini progrediti nelle « cose dello spirito n, è la ricerca e l'aspirazione a qualche cosa che certamente oltre· passa le nostre discussioni. una ricerca la cui realtà non può essere fissata. ma denunciata da quella In– quietudine morale. da quella angoscia a cui nessuno sfugge e Ca tutt'uno dei nostri sentimenti primordiali e dellè nostre più affannate, coltivate e sofferte consa- pevolezze. Gli uominj della mia generazione, pur· troppo hanno tutte le carte in regola per poterlo af· fermare, finiscono sempre per definirsi una genera– zione che h1 fatto delPinquiet"t--!ine e della angosciJ un modo d1 essere entro il quale le loro più alte aspirazioni si ravvivano. Dare un nome a queste aspi– razioni non è facile. non è utile; tutte le istanze di solidarietà sociale. tutti g}1 atti e i pensieri d'amore. o tutti gli errori che fanno scempio dell'amicizia, della solidarietà. dell'amore. sono ormai storia chC' documentano questa angoscia. questa, chiamiamolJ così. « ricerca di pace interiore>► che non è più ri– cerca di una pace con se stessi, non è più ricerca di una pace del mondo. non è più aspirazione alla reL– torica d'un pensiero comune, ma è una specie :li sguardo in un cielo aperto in cui tutte le forme 1i passione. anche le più contrastanti. finiscono per identificarsi. Se noi ad un certo punto ci assentassimo dalla «discussione», commetteremmo una banalità. un errore; ma afftnchè la nostra discussione non Si per– da in una specie di ricerca tecnica. in una specie di pura corsa ai beni materiali senza ricordarci di certi obblighi morali e spirituali che ci hanno spinto s.1 nostro «mestiere))_ non dimentichiamo che. accanto ai nostri dibattiti giornalieri, la nostra cosclenz.a si agita di tutte le apprensioni che aspirano ad un dia– logo più vasto. forse estremamente incerto, al qua!e ognuno di noi può. se vuole, dare un nome diverso ed ugualmente identificarlo in quello di tutti gli altri: noi dobbiamo lìberare in esso o In esso scatenare l-1 angoscia, l'inquietudine l'incertezza che accumulam· mo nello spettacolo di tutte le miserie dell'uomo e di tutti i .. miracoli di sopravvivenza,., di cui siamo stati spettatori e attori e che. oggi, esigono un nost:-o impegno « religioso n il quale ricerchi nello tpazio spirituale individuale ed in quello di tutti, le so~uzion, di fedeltà o di fede, nelle quali una indli:azlone rli evoluzione spirituale sia indicazione di pace. cii evoluta e non arida intelligenza. di buona ::i.pplic:.1- zione dei sentimenti e delle opere. Una parentesi. insomma. soltanto per rkordnre che. se our necessità e senso di misura ci ao;::iica a:le battaglie quotidiane. se anche riserbo o pudor•! d limitano nello scoprire i nostri segreti, .;e c1 ngitiamo per le insensibilità del vicino, per le catlivc azioni del compagno, per il poco senso J: l';ust1zia del Po– tente. pur non si è artisti. non si è uomini sensibili alla sorte dei nostri simili. alla s:orte delle idee e dei sentimenti. senza ricordare eh~ m fond::i ad ognu– no di noi si agitano richieste che esulano dallo schema della routine professiona!e, GUGLIELMO PETROM ra oggi e lo studioso il quale lavori nel campo lituano del– la letteratura e del folclore e della filologia si trova io con– dizione di svantaggio, rispet– to a~li studiosi di qualsiasi altro paese del mondo. Non gli è permesso dire e pubbli– care niente che non abbie la approvazione del Partit:> Co– munista>. E U capitolo finale della Storia della Letteratura po· lacca di Bersano Begey s'ar· resta del tutto alla letteratu– ra di guerra e del dopoguer– ra. C' Troppo profonde sono le ferite di un paese che ebbe sei mllioni di morti dell'ul· timo conflitto e vide falciato il fiore del mondo intellet- ~~!!~\i eso~~~l~ ~:;!~i ~~~~ic~ I che hanno mutato il volto della nazione Mentre sul suolo della Polonia cambia– vano radicalmente con la struttura sociale le direttive della vita intellettuale, una nuova emigrazione si forma· va a Londra, a Parigi e in I America. in stretto legame I con le antiche tradizioni na-1 zionali >. E questo lascia spe· rare che la Polonia e manter· rà per l'avvenire l'alto posto che sempre ebbe nella vita dello spirito europeo>. I Né più lieti potranno risul– tare gli epiloghi di altre sto– rie: quali l'ingherese (E. Va– rady). la romena (P. Iroa1e), I l'albanese (G. Schirò). la bul· gara (Borriero Picchio), la serbo·croata (A. Cronia), la slovena, la céco-slovena e le serbo-lusaziana (Bucar-Me· riggi). la russa contempara– nea (E. Lo Gatto), la ucraina e la bielorussa (R. Picchio). CRONA(DE DEL PI.\CERE * LACAMICIA DIPULCINE * I "dialogacci;, del Conte padre - 1 poeti, i più bravi - Mandati onorifici e alti ,li Dicemmo la volta scorsa: « Le maschere vestono sempre con abbondanza perchè a destra o a sinistra. alle spalle o di fronte, tutti possano tirarle per il proprio verso >1.Ne fa fede l'avventura toc<:ata a Pulcinella, imbarcato in un viaggio verso il Paese della Costituzione per mano del Conte Monaldo Leo– pardi. in un « trattenimento scenico recitato dal Mondo di oggi per far ridere il Mondo di domani». Correva ranno 1831 e i « dialoghetti sulle materie correnti nelJlanno 1831 n, di cui il « Viaggio n fa parte, ebbero sei edizioni in quattro mesi e, esaurite ancore, fUrono persino vendute a borsa nera. (« In– !amissimo, scelleratissimo libro n, ammoniva invano Giacomo Leopardi per « i sozzi fanatici dialogacci » del padre). n « Viaggio n è da considerare un vero e proprio testamento di assolutismo contro i pericoli delle idee liberali e delle costituzioni. Ora, Pulci– nella che entra in scena come un comico d'avanspet– tacolo. giocando a chiamare «costipazione» la costi– tuzione e rimbeccando con buon senso il finto dot– tore progressista che ironicamente gli ostenta i di– ritti dell'uomo nuovo, è si un legittimista. ma legit– timo non è, se la sua innata curiosità e la sua felice schiettezza l'hanno portato altre volte e lo porteranno a riconoscersi in quella sovranità popolare che ora finge di sconoscere o prende a gabbo c!ercandola in– vano nelle sue tasche. Il Conte Monaldo 1o ha tirato per il suo verso, quasi straccianrtogll la camicia. mal– destro più che abile. (Per la sua malinconia. Pulci– nella avrebbe finito col rassomlgliare di più al pen– soso e tristissimo venditore di almanacchi del famoso dialogo di Giacomo, scritto un anno dopo, nel '32). Pensate: in quello stesso anno 1831 era appàrsa la prima edizione fiorentina dei «Canti» con la letLera agli amici di Toscana e. per quel che riguarda la vita politica. il Pubblico Consiglio di Recanati aveva nominato Giacomo rappresentante dell'Assemblea Nazionale di Bologna. Perciò Monaldo aveva messo in bocca al suo Ptùcinella questa battuta: « Guar– date quante ne sanno quei bolognesi che son venuti a farci la scuola. Come hanno fatto quei biricchinelli a impararne tante? n. Meraviglia solo che i « dialoghetti » del Conte padre potessero essere attribuiti al dolente figlio che do· vette smentire in una lettera pubblicata sull'« An· tologia » di esserne l'autore. Com'era stato possibile credere, sia pure per un disguido di popolarità, che tl poela deglt idilli più alti, da « A Silvia>> e n Le Ricordanze )). a n Il passero solitario », composti fra il 1828 e la fine del '30, avesse potuto scrivere quasi contemporaneamente la lettera che l'Esperienza invia ::ii re della terra, verso la fine del ridicolo « tratte– nimento» monaldesco? A parte i pensieri da forcaiolo pronunciali a tutta lettera, ( « La prova della tolleranza si è fatta e non ha portato altro che male: venite alla prova del sangue, e vedrete che il dichiararsi ribelle non sarà più la moda del giorno e il gergo del buon tono »... « ti codice penale è dettato daUa voce della natura e da quella della Divinità: mano per mano, occhio per occh1o. vita per vita »... u Mettete d'accordo la poli– tica con la religione, e l'una e l'altra veglino di giorno e di notte. e siano inesorabili contro la peste stampata. che si propaga travestita sotto tutte le forme>) ... « Perciò invece di favorire smisuratamente i'istruzione e la civiltà, dovete con prudenza imporìe qualche confine ... il calzolaro si contenti della lesina e il rustico del badile, senza andarsi a gustare il cuore e la testa alla scuola dell'alfabeto\). e<..c.), come si può confondere questa scrittura hbellistica e * GATTO autoritaria per intima fiac<: hez.za con le parole di Giacomo nella lettera agli amici di Toscana (15 di– cembre 1830). specchiata nel loro strazio tranquil:o? Ricordate? f( Non mi so più dolere, miei cari amici; e la coscienza che della grandezza della mia infe!.i– cità, non comparta l'uso delle querele. Ho perduto tutto: sono un tronco che sente e pena». Peggio an– cora ci sembra sostenere. come qualche critico di oggi ha tentato. che, sia pure dall'esterno. i dialo– ghelli di Monaldo abbiano risentito l'influenza dei grandi dialoghi di Giacomo. Sempre a propo!.ito di Pulein@Ila, mi torna a m~nt~ quel piccolo gioiello di satira che è « Porcinella » di Carlo Porta. Sotto la sua camicia c'è addirittura Na– poleone, un Napoleone. che « on di el fava el pre· potent, - menestrand con la camelia - bott a tucc allegrament... )> e che messo a terra dalla sorte. ca– duto. come il leone morente di una celebre f a,·ola, riceve le zampate di tutti, anche del solito asi.no. « M.alappenna che l'han vist - dur e immobel c ome on mort. - foeura tucc i baracchi:st! Glie n'han faa de tutt i sort; - gh'han daa bott, gh'han spuaa in faccia. - gh 'han ditt roba malarbetta. - ma i pu spert a dagli la caccia. - i pu brav hin staa i paetta ... ». I più esperti, i più bravi a dargli la caccia sono stati i poeti. Napaleone torna dall'Elba (« Ma coss'è? .. Se romp l'incant. - Porcinella el torna viv ... n). tutti quelli che abbaiano e quelli che scri– vono. se la danno a gambe. E per fortuna che Porci· nella « l'è andaa ai quondam e fà cà ... ». altrimenti. i nostri bravi poeti, li vedremmo scappare un'altra volta. Per «Incantesimo» di Prati chi ebbe a scrivere « miracolo di poesia. d'un romanticismo quale Teo– crito avrebbe sentito, d'un classicismo quale Shake– speare. avrebbe saputo elaborare nel Sogno di una notte d'estate >l? A non saperlo. non lo indovinerest~ mai. Fu proprio il Carducci che scelse. la lunga lirica per « Primavera e fiore della lirica italiana » e se ne lasciò anche incantare, se questi versi « So che, d'amor rapita, - in un perpetuo ballo - mi puoi mutar la dta - o su fra gU astri. o in nitide - case di mar– gherita o di corallo». tolti appunto da e Incantesimo ,., ricordano versi delle e Primavere elleniche» altret– tanto brutti e Tomanticf. Non bisogna dimenticare che il cav. Giovanni Prati fu spesso « lieto non solo di adempiere ad un mandato onorifico e alto, ma di offerire eziandlo una prova di più della sua devozione ferma e antica alla sacra persona del Re ed alla causa della monarchia e del– l"Italia ». come si legge in un preambolo al « canto storico» dedicato al Conte Verde. Era stato molto popolare e fortunato. ma già in vita, pur tra la pub– blica considerazione e i riconoscimenti politici, ebbe modo di veder declinare la sua gloria. Forse. come qualch~ volta gli accadde, il Carducci per spirito Po– lemico andò oltre il segno delle sue convinzioni. O si senti solidale col vecchio poeta trentino, in nome della stessa fortuna pubblicana e degli stessi « man– dati onorifici e alti»? Comunque il giudizio è ridicolo. Veramente m'accorgo: che beneficiata per Pu!ci· nella! Ma gli abbiamo tirato troppo la camicia e, al– meno per oggi. basta. ALFONSO GATIO Ma per poco che, 'a propo· sito di queste stesse lettera– ture. cambi il punto di vista nel quale si pone lo storico per svolgere il suo esame e per poco che dal giusto cen– tro si sposti o anche solo accenni a spostarsi verso si– nistra, subito si riscontra un3 diversa coloritura negli epi– loghi di quelle stesse nazio– ni. Leggere. aJ riguardo. i cenni ottimistici del Prampo– lini nel suo recente somma· rio su Letterature del mon– do (Utet. Torino. 1956); dove tuttavia, nel paragrafo finale alla denunzia contro il gra– duale disumanizzarsi dell'ar• te, e la quale non può ridur· si al fatto di un singolo sen· za venir meno alla sua stessa funzione, essenzialmente i;ol– lettiva )>, fa eco la denuntia '------------------------------------------' contro il disumanizzarsi del- '-----------------------------------------J

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