la Fiera Letteraria - XII - n. 23 - 9 giugno 1957

Domenica 9 giugno 1957 LA FIERA LETTERARIA ''fJORPlJS.,, DELLA C(JMJHEDIA Una raccolta esemplare Bisognava che si incontrassero un uma– nista vecchio stampo come Marino Pa– renti, che ad una finezza insolita di scrit– tore unisce la stimolante curiosità del bibliofilo, ed un critico impegnato come Vito Pandolfi, perchè finalmente si pen– sasse di raccogliere quella miniera di te– sti e documenti che normalmente va ca– talogata dagli studiosi sotto l'etichetta « Commedia dell'Arte• (colmando così una lacuna che ci metteva in difficoltà ad ogni incontro, perfino il più ~asuale. con gli uomini di teatro stranieri). La collaborazione ha !ruttato nelle raffina– tissime e Edizioni Sansoni Antiquario•, due grossi volumi, primi di un corpus che alla fine di quest'anno sarà completa~o da altri due tomi. Non che la copiosa biblio– grafia sulla Commedia dell'Arte mancas– se di seri ed attenti studi, capaci rli esa– minare criticamente l'argomento, ma cer– to che mancava finora un lavoro di pura indagine scientifica, che tralasciando « la suggestione delle va1·ie interpretaz.ioni,. ed i tentativi di codificazione (si p~nsi alle soluzioni gratuite, anche se poetiche, proposte talora da studiosi e scuole), si– stemasse tutta la materia in una chiara prospettiva storica affidata ai testi ed ai documenti. (Non importa se discutibili sul piano poetico, di compiutezza artistica, pei,·chè a riscattarli basta sempre la loro importanza su un piano di storia del teatro). E in questo si puO dire che '.l cu– ratore, arrivato al fondo di una ricerca ' durata almeno una decina d'anni, abbia saputo rispettare totalmente una esigenza d'obiettività, limitandosi a pubb!ic;1re ed esporre - molte volte in forma comple– ta - le fonti conservate nelle varie bi– blioteche nazionali ed europee. )f. di G. A. CJHOTTO esatta opinione. Le introduzioni critiche infatti, che precedono ogni singolo gruppo di componimenti e scenari, intendono uni– camente soccorrere il lettore con un nu– trito corredo di notizie storiche, age\/O• lando la comprensione della materia e spiegandone la situazione all'interno dei– l'evoluzione che venne e subìre questa singolarissima forma di produzione ten– trale. Come si può vedere dal sommario, la raccolta aduna, oltre al necessa:-io cor– redo bibliografico e ad una completa :co– nografla, quanto, nella letteratura e nel– la storia, porge preziosa testimonianza sull arte della commedia all'improvviso; Pandolfi non ha trascurato alcun cenno. per quanto particolare, alcuna - se pure indiretta - !onte di notizie (o di :;upi:,o– sizioni). La raccolta insomma è completata :n ogni sua parte, cominciando dai testi tea– trali inediti del Medio Evo e dagli opu– scoli popolari del secolo XVI contenenti composizioni tra letterarie e teatrali da attribuirsi a1 primi comici. Inoltre viene offerto un catalogo completo degli sce– nari, con riasiunto e personaggi 1i ogJu– no, con esemplificazioni di oini genere e di ogni gruppo conservato. Delle com– medie e mimicte,. - come ebbe a defl nire il Bartoli le co,nmedie ispirate al– l'arte delle Maschere e dell'Improvv1s;:i - è dato un ampio riassunto e per' 02nu– na alcuna delle scene tipiche, che meglio riecheggiano la bravura estemporanea AtL·fllVS1UIJS11,1n, Er Eu,s,,,"f,s,1,lr'D· 0fl"l'"P"'•O,f,,,• D1<<11 d, HrMP•"' ,,,,o Sr,t, ttJflnJs(,,!'ffl, ,u.nr; r,:,,,, ,_ . Ea,8. s,t. IJ ER. ,,~,,f•,_p,-.IU'f'Hltb',11ì,11; Pffe/"'fl"J,,,.,,J,J,'.,,fl[Alf'.lf'" •1m~,,,'>t,J,'fr,r/,b'~dljfl,AIU'! Jrr~ P"' J1 ;v,I rlil /mtto ,fPo dr, tbf, f"' d,,,-,rl tli, "'• J.Ì,t f" pu,irqwl ,1,4,,.,,~ no,,(,,'lwlrlf,.Jfrf,,~,th.,;07Ml1'1~ ftdif."•""" 1uttbvnf" flld ,••..i,-.. ,t lf..d 1J,',11,;;f,, , ,.,,,,,,.tr11•1fef,r H-1fl••-' .U ;~:;::,1':',r~(J ~!~:';:~: '/!":~' !f"';:;; dei comici (sovente autori di queste com– posizioni). Repertori, centoni, lettere. dia– loghi, canzoni, testi per "'commedie har– moniche • e per opere buffe, vengono r1~ prodotti e ne viene indagato il valore d! fonte storica. Inoltre Pandolfi ha proce– duto a compiere un raffronto anahhc·o tra scenari e trascrizioni - opera d1 ap• passionati amatori di teatro - delle re– cite all'improvviso fatte dai comici, chiu– dendo la raccolta con l'esame e l'espo– sizione degli scenari goldoniani, e con documenti inediti sulla polemica Goldo– ni-Gozzi-Chiari. S'intende che quasl tutto Il materiale è ripubblicato per la prima volta dalla epoca in cui apparve e numerosi sono I manoscritti inediti, riportati in trascrl• zione diplomatico, con una per!ezione fi. lolo~ica e tipografica, quale assai di rado oggi è possibile registrare. Merito questo attribuibile alla serietà del curatore, che con questa sua nuova !atica possiamo dire abbia concluso il suo lungo itinerario di appassionato e di cul– tore delle Maschere, arricchendo la nostra letteratura teatrale di un'opera veramen• te fondamentale. E che l'amore di Pandolfi verso Il mon– do della Commedia dell'Arte non sia le– gato a una curiosità nuova, estrosa, ma effondi invece con le sue radici d'uomo ~~~n;=~~/! ~~a~r 0 ~r~i~~wn~ :a;~r 0 ;~~~i1i~ I I DELL'ARTE lologaa, P"llo ,1;Htttdi di 11f!olo- Codi Con liccnu d,' Jup,riori Senza mai pesare con la carica delle sue opinioni o lo schematismo lineare ma discutibile di certe interpretazioni pure culturalmènte giustificabili. Così final– mente è offerta al lettore non spr0•1ve– duto, un'ampia panoramica del grande fenomeno spettacolare, lasciandogli inte– ra la possibilità di formarsi una libera ed "'' 110 n pd/11 ri.- f,,-t~Jtr-•nlf""""""•,r "'1'"''•1fu.'V'lr!'Oilr;Jt"'-.,"'"•'"'-tllfll0 fnU,,f,.lJrtJlfOiA,"iJ111.J,,r,llu•l,u,f•11rU -~-,M•.Ìwfd/•.-,fJ,fa6.•r,u,pu1•;,, '"'fflT'""d1,mJ,Jtl,11vt"' m;. n,•• J:o: tJ.twJlf# ,,,J,J.-.• f•w• rJrtr flMJ,{, (o(Uf Ji•tn-wft1,1rnun,,,(,.,f,111.ita111p1s,f,m/f,.. J1 J, fr4nuf,,.,.," \_~htk ,..,-t,fi,,, -.-J.4 •mtl J,,1•"1tlita11/1!,.h1•111il#f1:a, i1- cati ininterrottamente su giornali e ri– viste, quanto piuttosto il suo debutto in veste di regista nel 1941 a Roma, con uno spettacolo ispirato appunto alla Comme– dia dell'arte: Pulcinella delle tre spose. E forse più ancora la fantasiosa e briosa « Fiera delle Maschere", che venne salu-· tata da un successo europeo. rinnovato qualche anno dopo in Belgio dalla messa in scena di un nuovo spettacolo ricavato dall'identica !onte culturale. Alludo a Scenario, che servì a renderci consape– voli delle possibilità spettacolari di un enorme materiale praticamente ignorato, al quale invece bisognerebbe ricorrere per trovare una nuova via d'Intesa col pub– blico del nostro tempo. plesso di quanto comunemente non si creda, per Vito Pandolfi signlflca il com– pimento d'uQ. amore di studioso e di re– gista. Un amore al quale ha donato gli anni mig-liorl della sua vita. ' A / ,.,.-, Insomma « La Commedia dell'Artè,. pubblicata e voluta da Marino Parenti, se segna per lo studloso finalmente la possibilità di prendere visione d'un feno– meno culturale molto più vasto e com- G. A. crnoTTO ·DIALOGO FRA PATRONE EZANNI Contra.sto P. Zanni frol~l:o vo ch'o.ndiam alla guerra A quest'impresa del Turco, o in mar, o in terra, Paredomi mill'anni dapoi ch'ognun !'arme afferra, Per andar contra 11 Turco, oue si grida ammazza e Z. Patron con mi, non parlè della guerra, Che in l'hosteria voi &tar matina, e -sera A sgraffignar piatei, e far che l'hosto si dispera, E a fa grognu col cog, e poi dormi con la massera. P. Deh car mio Zanni ascolta il mio tenore Se in questo mondo cerchi acquistar honore, ferra. E in l'altro poi la gloria appresso al sommo redentore, Seguitiam quest'impresa contra 'l Turco traditore. Z. Patron mio dolce, se andé cercan honor sta in l'hosteria dì e notte à tutte l'hor Doue l'huom a consola à sentì un tal odor E magnar rost e Ies, e poi andà fagand l'amor. P. Guarda ben Zanni, che quest'é l'importanza Saper doprare ben stocco, scude, e lanza Seguendo la battaglia, e mai leuarsi d'ordinanza, E contra gl'inftdeli ogn'hor mostrar la sua possanza. Z. Mi non mi passi leuar da quest'usanza Che ho gran dolur quand'ho voda la panza, · E ho mazur Iegrezza quand'è vadi in ordinanza A una tola fornida, e far che robba non ghe auanza. P. A quest'impresa potressimo acquistare Dinari, e robba per terra ouer per mare, Et honoratamente nella patria ritornare, Ma bisogna esser pronti, quando s'ha à scaramucciare. Z. Quand'un compagno val honor acquistar Vadi alla vacca chel ghe be da mangiar Al gal, al cauallet, la tosa, el sol, che non ha par Empir ben~ budéi, se l'hom credesse al fin crepar. P. Vogliamo andare .per terra ò in su l'armata Dillo su presto che facciamo l'andata E col nostro valor sia tutta rotta, e sbaragliata La canaglia del Turco il dì che si fa la giornata. z. Non perdem temp se volem Iar. l'andada Perché alla scala sta sempre apparecchiada L~ torta, e i macaru, vide! arost ben ordinada Piccioni, e pollastrel co) sopressà carne sa}a,fa. p_ Non temer Zanni che noi haren vittoria, Con il fauore del sommo Re di gloria, E del nostro valor ne sia poi scritto in ogni historìa E in eterno al mondo ne sarà degna memoria. z. Mi so del cert che haren vittoria, Del magnamet che fa l'hom star in gloria Se haverem l'hostaria scolpita sempre in la memoria, E magnar de tutt'hor, ~he questa sì è la vera storia. P. Zanni saremo tante mllia persone Che mai si vidde una simil unione Ch1 porterà archibuso, chi la p~cca, e ch'il s~done, Chi di corazza ·armato, corsaletto e mortone. Z. Me curi poc mi de tante persò.tte, Pur se voli de mi far paragone Mettime alla campana à bettolà a descritìone Alla spada, alla rota con la naue, e al biscione. P. Noi porteremo d'ognt forte armatura Accioche nostra vita sia più sicura Andando innanz.i à tutti per mostrar nostra brauura. E vo che siam gli primi à salir sopra le mura. Z. Mi no conos la plu bella armadura Che havi el budel plen, e la panza dura E starsen al turchet, e cagar fuor ogni paura, Empir sempre el ventrù, e allentarsi In la cintura. P. Quando daremo un assalto all'improviso A qualche terra sempre volger il viso, Bisogna far di modo che 1 nimico resti ucciso Farli mutar in rabbia, come in fior fece Narciso. Z. Si alla corona o alla scroua all'improuis Intrando drent come I me vede in vis I me brazza, · I me basa, sempr,e stand in leste, e in ris Come fa ancor la volp, e la corona el paradis. P. Vedremo tutta la Schiauonia, e Leuante Con e Albasia, isole, terre tante L'Arcipelago ancora qual douea dis innante Cipro, Candia, Corfu. e la chiamata il Zante. P. O che bel spasso che haremo In quei confini E in altri Regni qual iui son vicini E goderemo il mondo à benche ci sia pochi vini Che d'un cotal liquore non ne gusta i saracini. z. El ghe per Roma buon greg, chiatel fin, Centola, corfi, alban, romaneschin. Lacrima magnaguerra. maluasia, sanseuerin, E questa sl è la guerra che vuol fare il Zannolin. P Vedremo il Paese del Soldano Qual fu de Babilonia, alto e soprano, E così a questo modo andren cercando monte e piano, Verso di terra santa per scacciar Selin Sultano. z. Mi vel voi dir ades fort, e no pian, Non pensi a Babilonia ne al Soldan E la mia fantasia non è d'andà cosi lontan, Che voi dormi, e chigà, e mangià nel stat Roman. Schema. soenogra-flco, di rappresentazione popolare profana di Zan ·Salcizza e Scatolin Scatolin Viua la Signora mia, che scolpita tengo in petto, E gli son fldel soggetto, E mio dono in sua balia, Viua la Signora mia. Salcizza Viua viua l'hostaria Con el chog pulid, ·e net, Mi ghe son fldel suget, Zorn, e not in fede mia, Viua viua l'hostaria. Scatolin Tù, che sei un'affamato Hai el cuor à dlluuiare, E mal altro non sai fare, Che mangia fin nella via, Viua la Signora mia. Salcizza Vu, che simo innamorar, Che ve pensemo de fà, Con el vostro sospirà, Che le un ramr, de pazz;a Viua viua l'hostaria. Scatolin Non mi romper più la testa, O forfante sciagurato, Che se mi fai dar nel matto, Guariroti la pazzia, Viua la Signora mia. Salclzza Non parlem de romper testa, Che son mezo desperat, Che la fè al bel primtrat, A te batti e~ naso via, Viua viua l'hostaria. Scatolin Tù hai ancor tant'ardimento, Da brauar simalatore, E di te far notomia, Viua la Signora mia. Sakizza Sel me salta et trist humor, Alla fè da poueret, A te mangi per despet Se non mud la fantasia Viua vlua l'hostaria CANZON DE ZAN SALCIZZA Quando te fè i lasagni A lor _me struzzi, e lagni, De Tognina me bella, Damen una scudella, Ste no men de un bocò, Te cascarò mort sot al balcò E per dam più dolor, Tem fe sentì l'odor, De mariola sassina Nom fà più andà in rulna. Ste no men de un bocò, Te cascarò mort sot al balcò Co la to ustination, Te la me destrution, E' pouer Zan Salcizza, Tel tratti da un merlot, Ste no men de un bacò Te cascarò mort sot al balcò. VILANELLA D'UNO, CHE CERCAUA Dl FUGGIR LE DONNE PER ESSERE STA TO GABATO DALLA SUA INNAMORATA Mai più tra gente voglio pratticare, Mà andar doue non sia persona alcuna, Per non veder più femina nissuna. In boschi e oscure grotte voglio andare, Oue mai non resplenda Sol, ne Luna, Per non veder femina nissuna. E cosi sempre me ne voglio stare, Solo d'inverno, e sta per fortuna, Per non veder femina nlssuna. Una donna crudel senza pietade, Com'esser può, che possa consentire. Ch'un servo sua fedel debba morire. * CANZON SOPRA TRE COMPAGNI A sem chi lò tre compagnon fidati, Ch'andem gridand intorno a sti con.fin, Guz.z.a cortel, conza luez, spazza camin, Tutti tre disperat senza un quatrin. Andem cercand tutt'el di per sta terra, E mai nissun, ne chiama, o che destln, Guzza cortei, conza luez, spaz.z.acamin, Tutti tre disperati senza un quatrin Che zoua mostrà fuora el so mester, E menasse la mola, e po alle fin, Guzza cortei, conza luez, spazza camin, Tutti tre disperat senza un quatrin. Che dixem fà Bachioc, e tl Pedraz, Sbraiem comenza sù ti Bertolin, Guzza cortei, conza luez. spazza camin, Tutti tre disperat senza un quatrin. * CANZONE IN LODE DELLA DONNA DI SCAT::>LIN La me bella innamorada, Della val di Zacbagnina, Le folle, che me rou.ina, Zorno, e notte la corada. La me bella innamorada Le zen~il e gratiosa, E alenada con creanza, Cerche Sp'agna, Italia e Franza, Ch 'una tal mai fu trouada. La me bella innamor :,<I E la mena ben la ,gucchla, E sà anca ben fllà, Del cantà e del bala, Le laudà alla brìgada. La me bella innamorad<– Quand la festa la va fuora, Tutti quant se de scapella, Ogn'un crida le pur bella E per tal le stimada. La me bella innamorada Com costé è in t'una cosina, No se pud mai veder mel, In far torte, e sbrofadei, Rosti, lessi, salsa e aiada. La me bella ln:,amot 1rl Mà se la senti a parlà La par una dottoressa, k: signor no ve rincressa, SE: vel'ho tanto lodada. La me bella innamorada

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