la Fiera Letteraria - XII - n. 20 - 19 maggio 1957

Domenica 19 maggio 1957 COI LETTIVE E PERSONALI ROMANE * .. di ,-11'1'1LIO BEIITOLIJ ('Cl Questa' settimana il primo saluto lo industriale Milano poteva avviarsi a una vorremmo dare al povero Jean Marchand, seria rivoluzione operaia, invece. Covo, nato ,a Pari~i nel 1882 a Parigi morto Popolo d'Italia, ecc. prevalsero e si pre- nel 1941: la Selecta ne espone un gruppo sera anche Sironi, che però oon cambiò d'opere il cui tardo cézannismo e breve, metro né ingentill, o almeno schiarì, i cauto cubismo e infine neoverismo clas- -suoi bitumi, diamogliene atto. sicista ci ricordRno cerli pittori italiani Ed ecco Giorgio de Chirico, con La par- ·ogg; dimenticati eppure forse non meri- tenza degii Argonauti, del 1922, un qua- tevoli di un oblìo assoluto, e ai loro bei •· dro illustre, un capolavoro, forse, di fumi- tempi, fra le avanguardie e i « rappels sterfa. Stupendo pure il gioco culturale à l'ordre », capaci di qualche composi- nelle Cabine del 1933, dove la sabbia tra- zione ben calibrata, di qualche sapiente mata in tappezzeria mediterranea anti- strumentazione cromatica. cip.a le ossessioni iterative dei bizantini Dunoyer de Segonzac, nella prefazione operanti oggi a Roma. Ancor più che con al catalogo tradotta con fiori di lingua l'Aragosta, del 1924, ritorniamo a terra come « jansénist,a,. o «elevazione dei con la Lepre, del 1926: avete capito, è De suoi sentimenti», ricorda Philippe de Pisis che si fa avanti, e se immaginiamo Champaigne e i Fréres Le Nain. Che è J.a Lepre appesa in una sala da pranzo un po' un azzar90 critico, per quanto una dove il Lambrusco spum.t e scorre ab- malinconia echeggiante da vecchi musei bendante, ben lungi da qui, vuol dire che di provincia, una polvere non sgradevole il quadro ci ha toccati a fondo, sino a di ,stagioni artistiche defunte ma ancora farci male. VorrEmmo noi toccarlo, toc- d'un qualche tepore, una vernice di ci- care il pelo morbido dell'animale ancora viltà, si possano assaporare in questi qua- caldo, sentiremmo forse l'ultimo battito dri entrati sommessamente nell'antiqua- de"t piccolo cuore. riato internazionale del moderno. I Rosai sono belli, bellissimo il Mo- A proposito. Ci si spinga di pochi passi randi oliva, ma qui i pittori che hanno da Via di Propaganda a Via Gregoriana, incantato tutti sono Mafai e Scipione. Ma- e si cerchi al di là delle discrete « bouti- fai ha opere di più impegno, le sue Demo- ques,. nobiliari la discretissima Galleria lizioni del 1935 hanno fatto tremare di della Bussola. Il leggero affanno della invidia i giovani astrattisti più sensibili, salita v-arà compensato da una mostra in- con quegli ossi di case lievi e 'fantastici,, titolata « La Pittùra italiana flno alla tinti come petali di rose. Scipione ha due seconda guerra,._ Anche qui antiquaria- quasi oleografie della Roma che vedeva lo del moderno, co·, dei pezzi però di una e sognava nell'anno 1930. Si sente che la tale allegria figurativa e coloristica d,a febbricola accelera il polso al nostro pit- tarti esclamare, correggendo il gran Tal- tare, il cui pennello ilare e doloroso posa leyrand, « ... qui n'as" pas connu la pein- la barchettina celeste sulla riva del Te- ture avant la seconde guerre né connait vere, le sonagliere rosse sul cavallo del pas la douceur de vivre ... ,._ vinaio all'Appia antica. Dovessimo an- Filippo De Pisis: "La. lepre" _ Galleria della Bussola, Roma Si inizia con un paesaggio di Lorenzo Vian.i datato 1905 d'una tenerezza di toni e insieme d'una sintesi non vagera, to– scana, da anticipare il migliore Marcucci. Poi, cominciando a tirare vento di rivolta, vengono Forme forza d'um cavano di Boc– cioni, che è del 1913, e rivela forte mano dì plasticatore: la Natura Morta di Sof– fici, del 1914, deiiziosa nei suoi ricuperi italiani ancora naturali e leggeri, non im– memore però dell'a.9prentissage francese (un certo azzuno viene di là; l'Autoritratto di Severini, ancora del 1913-14, con quello sfarfallio di vetri rotti come d'uno spec– chio in cui si guardasse un giovanotto d'allora, in panama (o paglietta) \e pin– cenez, finiti questi ultimi a confondersi con i frammenti luminosi che li riflet– tevano; e infine, più sorprendente di. tutti gli altri quadri della mostra, la Natura morta con H fiasco di Carrà, un collage del 1915 con un fiasco e un bic– chiere storti, antigraziosi, magici, vicini al Gentiluomo ubriaco, che forse ci aveva bevuto; mentre la Com.posizione di Caso– rati, del 1920, è talmente astemia, proi– bizionista e onesta. Lasciamo inaugurare il primo dopo– guerra a Sironi, che ha un F:_aesaggiour– bano del 1920: in quel nascente squallore darcene da questa ci-ttà (magari), vor– remmo i due Scipione a ricordarcela. Altra collettiva di qualità alla Medusa, con nomi da Morandi a De Pisis a Guidi, ecc. Di Guidi, al Vantaggio, un'antologia essenziale che dà un'idea giusta e completa dell'artista, aperto sempre alle correnti dei suo tempo ma attento a non perdere il filo della meditazione interiore che lo accompagna da quando dipinge. Sempre al Vantaggio la pittrice Casali Ricchi, che si è guardata Mafai e sul suo esempio ha dipinto Rome dall'alto e fiori e frutta e brocche con affettuosa simpatia. Un artista che ha saputo seguire la propria strada con coerenza è Tornea, che espone alla Galleria Alibert paesi alpe– stri, finestre volte verso paesi alpestri ricevendone una bella luce nevosa, fiori di campo colti in questi paesi alpestri medesimi quando la neve, oh per poco, se ne va. Tomea qualche volta può ~a– sentare un artigianato pure alpestre, ma quando la gi:azia lo assiste è fresco, re– spirabile, profumatissimo. Alla Salita vi sono dei quadri di Pulga, un giovane bolognese che compie il suo noviziato con bella sicurezza e generoso slancio: ci sa fare insomma, possiamo sperare di lui. ATTILIO BERTOLUCCI LA FIERA LETTERARIA . Virgilio Guidi: "Figure" _ Galleria del Vanta,ggio, Roma Nuovestagioni di ·vita * di ROJIEO l.lJCCIIESE O stelle, soli. galassie, noi vi percorreremo coi nostri apparecchi perfetti come orecchi umani cui è dato udire il divino, senza vane fantasie, nei nostri vestiti più sicuri dell'amianto, col nostro nuovo respiro. senza un pianto, col nostro corpo rinnovato, e sarete i nostri destrieri nei cammini dell'ieri, del pas– sato, nelle stratle del presente, dell'increato. Da un astro all'altro alzeremo ponti e alzaie contro invasioni di meteoriti, cli polver: d'universi perduti. In seno ai pianeti pianteremo segni e presagi certi contro i sogni sbagliati, le abitudini errate. i nuovi scismi e i grandi scismi. A perdita di secoli seguiremo l'effusione dell'antica gioia sempre nuova, insieme alla luci.!, insieme alle onde. insieme all'aria vasta e pura con il consenso di tutte le terre. E quando perduta avessimo anche speranza. fra la Croce del Sud e Arturo tenderemmo tele di platino lucenti ai raggi di Saturno ... E. a fior d'altitudine, sarà nostra gioia spargere semi e 'profumi di vita mai prima -innestati. Ancòra e anc.òra avremo altri mondi da scoprire. e spesso, e d'un sùbito, tutte ci parrà - n noi che avremo tanto sofferto e posseduto, tanto amato e oerduto - tutto ci parrà nuovo e inusitato. Riempiti di felicità di acque ed erbe i deserti e le sirti, scenderemo anche nei più oscuri fondali della Sonda per vedere sciamare su Giove i mille uccelli d'oro di Rimbaud. · E le ..ilte Cordigliere sonore di lampi e venti conosceranno il riso che nasce dalle nostre menti domenicali. In Florida e ol Madagascar. in vetta ai pennoni. in vetta agli Appen1~ini, in cima alle altane, in fondo alle savane la civetta di Minerva anc?ra sedurra l'alto_ nìninn ionaaiAeipt" niigìaclnntn etaoi shrdlu cmfwy shrdl ctao1 shrdl cmfwy s1 pensiero dell'uomo solo. E per i nostri ritorni, le belle donne che sanno d'ambra e miele nelle stanze custodiranno i sonni dei nostri figli e nelle serre i più bei fiori della Terra. Più di un popolo risorgerà dalle sentine della storia el soffio del nostro inde– lebile passo, in questo vecchio mondo. E non vi sarà sosta mai nè Tequie per i nostri nemici visibili e invisibil!. eh~ le grandi ali del nostro perdono _li annienteranno e li rifaranno anche e a se stessi irriconoscibili. Confini più vasti dei nostri affetti non conoscemmo e non conosciamo. Seguen~o i sentieri delle nost,re intuizioni, vi sfuggiamo, odii, gelosie, come basse &mnesie verso noi stessi; vi ignoriamo liti, sconforti; e, sulle ali del sorriso, vi scostiamo calunnie, rampogne, menzogne. E la politica, come una gramigna, la sradicamm~; e fra noi più non alligna .. Fra gli uomini !1ati uomini più non vi sono camerie1~1, droghieri, banchieri. Il denaro per no\ è passato negli archivi del passato co:ne :I_ veliero, come la cintura di castità. L1 lotte che facciamo sono solo contro I nostn propri difetti. E la guerra per noi è un'ascia da molto S?tterr?la n~l cent~o della terra: e i suoi strumenti li abbiamo spersi come fumo ai venti. E !_angoscia _d~ll~ crescita del numero degli uom1ni è finita. Jnflnite sono le nos~re dimore nei_ c:cl~ e certo il nostro cibo. E le nostre ansie sono tutte volte ormai verso le ansie e 1 misteri dell'universo . . Freschezza dei nostri aneliti e del nostro sentire, freschezza., chè le nostre ge_sta ~~~l~~an~~g.~ 1:e;~r~:;t;~.:C)~~!a /\~i;~a~~e ni~ ~~i:~~e u 1 ~:c;i~aelf~e~:nf:::e~\~;~ il vento del tempo e sulle sponde dove batte l'onda della vita. E abbiamo visto, abbiamo visto tutto ciò che era e non era d~ vedere, ma nei nostri cuori il germe del silenzio - che fiorisce in canti e incanll - ancora ger– moglia. Noi qui siamo, su queste terra promessa, perchè i nostri pad1~i ebbero r7de nel loro destino. e le macchine e gli arnesi che ci consegnarono m un mattmo di gioia per il creato - le sfere, i sestanti, le manopole, i volanti, la radio, i Geiger per l'uranio, i radar, i dirigibili che filano l'argento dei cieli, gli a_erei che dell'i_nfi– nito sollevano i veli le belle automobili che volano su le rette in fuga e le ine– brianti curve della Terra - vene del nostro vivere - e tutti, tutti gli altri oggett: del sapere, non ci han preso la mano nè il volere, e mai son divenuti idoli nè demòni per noi. Con intenti voluti e voli d'intelletto, con impennate d'uomini liberi allarghiamo lo spazio del domani. .. \ Ce ne andiamo, Storia, con i nostri lievi passi di ulissidi, eternamente a t\01: d'abisso 1 e. al suono dei cronometri, delle sirene e dei clacson, delle trombe e dei flauti nostri, ti lasciamo ai tuoi fenomeni di flusso e riflusso, di sangue e orrore, ~i pace e ardore, cant•ando i nostri candori nuovi, cantando i nostri cantieri nuovi, cantando i nostri nuovi innùmeri campi. ROMEO LUCCHESE GALLERIA NEI VERSI LA MONTAGNA VA A VIA MARGUTTA .. RITRATTINO di un alpi~iano * All'amico pittore dovrò non solo la copertina del mio nuovo romanzo, ma 'l'ispirazione indiretta di certi fatti, atnbien– tati fra Pontremoli, Saint Moritz e l'altipiano del Bernina * cli R. 111. DE Atl'GEIJIS Non vi sorprenda se co– mincerò con un riferimen– to persona.te, questo ritrat– to del montanaro Fiorenzo Tomea, emigrante e pitto– re per istinto e per voca– zione. Conosco Fiorem:o da q11asi. trent'anni, e sono sta– , to tra i pochi scrittori ita– liani a vedere la sua prima mostra a Mii.ano. alla Gal– leria del MUiOnE:. organiz– zata da Edoardo Persico, i.L quale Persico tentava, in quegti anni, di sprovi11cia– lizzare l'arte itali.ana con innesti barbarici e colti, di derivazione discretamente et~ropea. 11i, assediati. daU'i.nverno e dalla neve. dei. ponti get– tati. da un tetto aLL'altro, con tavole traballanti ad ogni passo ed a ogni sof– fio di vento gelato, dello sterminato silenzio che am– plifiça;.ia _ la paura degli uommi in balia degli av• versi elementi. Quell'anno non andai a Zoppé, bensì in lsvizzera, e, infermo in una camera d'albergo. a Pontresi.na, un po' soffersi e un po' imma– ginai quanto ho raccontato 11et romanzo di cui vi ho fatto cenno; né Vi nascon– derò che qualche episodio del libro è desunt.o dagli aneddoti del pittore, dt cm finalmente vi parlerò. to, precisare che il candido Tornea. dal 1931 ad oggi. non è rlmasto certo ancora– to alle sue istinti.ve doti dt pittore na"if: al contrario, pur senza diventare i.11tel· lettualistico, si è studiato i suoi testi., da Breughel alle., stesso Ensor, senza trascu– rare Hi.ero11ymus Bo.çc/t. nè il lombardo Tosi., piuttosto che il bolognese Morandi.. Tuttavia. Tomea continua ad essere soltanto Tomea, onesto, probo, avaro ed i.11- gemt0, chiuso in una sua tP· t.raggine infantUe, che ap– paTtiene alla favola di una infanzia mai dimenticala o ri.nnegata. Tornea portò a MUano i suoi fioreUini dai gambi ta– gliati corti, i suoi moccoli, i suoi acquasantini e le ma– schere orripUant.i e grot– tesche della gente deUa sua montagna nativa, maschere che non assomiglia.va.no mi– n.imamente a quelle più. maca.bre di Ensor. anc/ie se · i critici di bocca. facile non abbiano trascurato di sotto– linearne la pretCsa deriva.– zione. L'attuale mostra di To– rnea alla Galleria. Alibert, per quanto improvvisata da un'esigenza di calendario, allinea alcuni quadri addi– rittura sorprendenti, che, senza distaccarsi daHa ma– niera consueta e ormai tra– dizionale del Nostro, appro– fondiscono qttei temi di montagna che sembra110 voler· infondere a tutta la opera di Tom.ea L'atmosfera insostituibHe· di un « rac– conto di Na.tale ». Sarebbe stato facile al milanese Tomea H solito viaggio a Parigi. b: chi vi dice che egli non /'abbia fatto? Anzi lo ha fatto di certo. Ma, dalla babele pa– rigina, il Nostro è ritornato, con un tampo di furberia umana nei piccoli occhi di mongolo. sempre aUa na– tia Zoppé, a rinverginarsi l.ospirito. a respirare auel– l'aria pura e tonificante che allontana dalle site te– le, come fossero trn conta– gio, le false tud e i falsi colori deUa pittura contem– poranea, a Lui del tutto· estranea, se non ignota. Continua cost Egli la pro– cessione dei montanari che emigrano, deUe maschere che cadono dai voiti scava– ti net legno ·e nella pietra; le luci miseri.cordiose dei suoi moccoli consunti ri– chiama.no la preghiera e l'estasi, i mazzi di fiori gra– fi.ti net muro olezzano di un odore innocente e pudico dt timo e mentastro, le sue lucerne tralucono. fn un nembo di incenso e dì sa– crestia, a far rifulgere stole e pettorali di chiese sepol– te nella neve. * Ma. per t.ornare al 1ife– rimento personale, vi dirò che la copertina del mio prossimo romanzo « I camo– sci arriveramw » (Ed. Val– Lecchi) si adornerà deUa quadricromia « Ca.11dele e maschere ,. del nostro pit– tore. A Tomea dovrò non solo la copertina, quanto l'ispirazione indiretta detto stesso romanzo che si svol– ge in !svizzera fra Pontre– si11a St. Moritz, il gigante– sco Mtiottas Nuragt e l'a.L– ti.piano de! Bernina., ma si. sarebbe potuto svolgere in– vece a. Zoppé di Ca.dare. AgH inizi deUa stagione in– vernale di queWanno, To– mea mi consigUò di passare un mese a Zoppé, per ren– dermi conto della vita pri– mitiva dei suoi concittadi- La neve, in apparenza. co– st facile da rendere con spreco di bia.cca, è elemen– to pittoricamente_ ingrato, quasi assurdo da ottenere in funzione di colore nel concerto del _quadro. To– mea non si a1rende di fronte a una difjicoltd co– sì 11aturale, ma il bianco dei suoi quadri è un bianco raggelato e metafisico, lo azzurro pattido del cielo, a contrasto del gelo, ha una evanescenza nionotona che suggella le montagne come il coperchio di un shrco– fago cristalti.zzato dal tem– po più che dalla stagione. Bisognerà-, a questo pun- R. M. DE ANGELI$ Fiorenzo Tornea: "Finestra." - Galleria Alibert, Roma DEI l'QETI GIULIO ALESSI RESPIRO ED ANSIA DELLA.PROPRIA CITTA' di El.,IO * FILIPPO ACCROCCA. A Giulio Alessi non sono entrambe accµratamente edi- Città cara nell'intimo, in ra città dilata - un'altissima ceso e ,scompaiono persino con le vacche che s'abbeve- man_cati, all'.inizio,. nè plaus~ te da Bino Rebellato di. Pa- un misto ~i _affetto e sgom~n- luce». . . _ _ certe frattur_e fra sentimento rano al pozzo, - Tosseggiano. nè mcoragg1ament1- A vent1 dova. (Dallo -stesso editore to, di ded1z1one e apprens10- La poesia d1 Aless1 ha d1 e cose che m qualche parte H dialetto - fra i viali nel– anni pubblicava le prime attendiamo la già promessa ne a un tempo, di attacca- tali accorgimenti e straripa- s'avvertono. l'ombra, - dice di ajfa 1 ~ni di poes~e nel periodico univer- « _Co!lana delle quattro sta- me~to e d~stacco, di' ':alda fi- menti d'affetto. Il suo _v~r?o Si leggano questi versi, tra fanciuUe - nascoste e sbigot– sitario di Padova « Il Bo,. e g1on_1, comprendente, se non duc1a e d1 segreto timore. pare a volte che sconf1n1 tn i più significativi in tal sen- tite. - Qui sugli azzurri Eu.– ne!l'antologia « P<?eti del_ Bo, andiamo e~rati, _versi di Ald? Questo per q~anto ~iguar:- un m?lti.plicarsi ~i oggetti, so: « Non è dolce nè assorta ganei - è un conforto la ce– edita da Vallecch1 alcum an- PalazzesGh1, Dtno Buzzat1. da la zona de1 sent1ment1. sensazioni, cose viste, o ap- la città non e pu d- na: - vicino è il boschetto ni prima_ della gu~rra. Marino Moretti e. Lorenzo C,hè, all'~st_erno. i_n superf_i-:- pena a~cennate - un gesto, domier:ta~ta: _ 1mn~~ 10 rJ•o~- it broto - t'albero da jrutta ~ Caproni. Camerino, Rave- Montano). c1e, la c1tta acquista proflh un soffio, govonianamente - b . . e un cembalo in cortile - ha gnani, tra molti altri 1 e ora E' sulle due ultime raccol- di natura più scoperta: tu.ci e subito inabissate nel cer- re _g~tgite e 1 9scu.1:e -d copre fughe allegre nella calma se– \'edi~ore Rebell3:to, ne hanf!O te .che vorrei sofferman:ni e_ s~ssu.rri, c~su.poLe _e _ba.m- chio _di abbracci _dove peral_- uom~ni ~ anc _u - ttmi ~m~n- ra ... Amarezza non hanno i seguito lo svolgimento poet1- per tentare un breve pl'\Ohlo bmi, orchestrine e fwn. ca- tro 11 ~centro» e, e l'f!Sta, 11 te. . ~ -pa2;ie~t~ ta citta - sentieri - che il nmriccioto co ravvisando nelle opere del poeta di Padova, dove lo trame e tigli, vet·rine e treni suo amore _per la città (un Cf]n i suoi fig_lt 1 :1-numerevo- sotitario ctnçJe... ». dell'Alessi quelle qualità e Alessi è nato nel '16 e dove di cui -s'ode il grido nello amore rappreso): q: Forse la ~i. ~ Tremo~a il ci~lo sopra. ~ So · . . . quei risultati dJ freschezza e vive insegnando. smi-Stamento, sHenzi e cimi- luce è qui canzone - che af- in pena. _Cielo mite, - d'an- no i:nomenti d~ tras~1gu- delicatezza che indubbiamen- L'impressione immediata, niere sulle vecchie case sflo- faccia donne alle finestre, - geh bruni. - E la sorte s'ap- ratj. ~mete cthe f 1 _AlesSi ~a te affiorano dalle sue raccol- ad una lettura delle sue poe- rate da canti operai, con la mentre il ccmate sospira - e pende aUa speranza». cog ~eie _e ras oimare in te: daUa prima, Colline az- sie, è quella d'un poeta pieno campagna accanto. passa tra le case cadenti - O questi altri, che togliamo poetico risultato. perchè sa zurre, apparsa nel '39 presso di colore, di attenzione, di Ne! poeta l'affetto per la sul negozio del ciclista - e da "'Canzoni Euganee». rie- ascoltare, della sua città, e Emiliano degli Orfini, Geno· una certa grazia nel verso sua città diviene pre·senza, e l'oscura pace di un portico. chi di un loro composto e do- ne sa cogliere. il respiro e va, ,alle .successive, Orizzon- e varietà nei modi stessi di ansia, gelosia, pena, e lacri- Quando l'affetto per la cit- sato paP.saggio che sa di tem- l'ansia, la segreta anima as– te, ~el '49, ~anzoni a T~res~, rapp_resentare. immagini p3:e- me festose anche; l'omb1_-ad_!: tà acqui_~ta s~stanza poetica, po antico, co~e di un qua- sorta nei suoi più minuti e del .53, E st pr~segue in s~- s~gg1 e a~pet~1 della sua c1t- venta fraterna_: « assai P4t e una p1u _s,erei:ia e apparen- dro: « Rosata e la campagna dialettali e umani as'petti di ~:zic'a!el c~~~A sà~f ~Jie eul~ ~a•l'f~fer~~~a vi:;~ee ~~~c~~~= ~~;o a1f;~1o g~o;;n~~~~nde Q;~; ~~r~~t;llg;~ ild~s!:;iad~ Al~:= f~ ~!t!r~i~ 0 Ìa~~:i/~~r_: '{~ canto, di vita. crosta dei pane, 1·ecentissima, viva, e a lui cara. tutto e nuUa - e suita mia ca- si si fa più librato, più ac- case a pochi passi dai com, - ELIO F. ACCROCCA

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