la Fiera Letteraria - XII - n. 14 - 7 aprile 1957

Pag. <t: CRON4CHE DEL PIACERE Jf LASTH A G~: deali~nocenti Una delle più insolenti e tristi menzogne che si perpetua è quella cli giustificare in nome dei figli compromessi, viltà, usure, conformismo, segnando d'affaticate ri• nunce e di rivincite la propria corruzio• ne e l'irreparabile decadenza dell'amore Jf di ;ILFQi~SO GATTO Una volta, per il soggetto di un film in cui il poeta parte all'oscuro d.i ogni altro inrteresse che non sia quello del suo ,·vedere> una storia o, me– glio. del dar luogo ne'l tempo a un giorno di va– canza. una volta, dico, mi trovai a immaginare tutti i bambini del mondo - erano poi i ragazzi di una città sola, di un paese o di una borgata - uniti dalla propria innocenza per rivalersi alfine sugli uomini di quella strage che li toccò sul vivo agli albori della cristianità e fece di loro una· tomba presso la culla del Messia. Tra il pensiero e l'immagine, tra il vedere e il ricordare in me solo le cicatrici a·i quell'antico affronto che, più o meno, si ripete per ogni generazione, mi trovai a riflettere tranquillamente, ma in modo continuo, tutte le allegre tristezze che i bambini si lasciano dietro le spalle, non senza ,avvedersene, con una punta dfrei di pietà verso i re familiari che ne dirigono o credono di dirigerne le sorti. Immaginai, per esempio, i bambini riuniti in un , comizio chiedersi d'un· tratto: e Ma; i dolci, chi lì mangia? E' vero che li fanno soltanto per noi, per fareeli vedere senza teccare, per spiccarne poi ostentatamente il valore solo al momento del dono? I grandi ne mangi-ano a sazietà, di sotterfugio, in– visibHi gli uni ag.Ji aJtri come ne avessero vergo– gna. convinti tuttavia d'aver grandi pensieri pro– prio nello sciogliersi di quel dolce favore che li inebria e li innalza a concedersi da ultimo il premio spirJtoso di un babà. Facdamo il punto, in.somma. Vediamo con i nostri occhi come babbo e mamma, ognuno per sé, vanno a mang.iare i "dolci di na– scosto, cogliamoli in flagrante col pasticcio in bocca prima che possano parlare e ritrov·are con autorità sulle labbra una bugia di comodo •- Cosi i famosi ragazzi dell'c acquolina» cara ai còmpiti di scuola decidono di partire al,l'of!ensiva della verità e si ritrovano in cerchio attorno ai propri ·genitoÌ:i che si nettano le mani unte di crema alle falde del cappotto, appena trascorsi da un mesto soiriso di ilarità nel tentativo di darSi un contegno e di dirsi pronti a prendere in faccia le famose torte di Ridolini. I ragazzi si ritraggono: < hanno visto» sino al pùnto di poter dire: e Loro ereè.er :anno .d'aver' a,vt!to ,per un mo.menta J.8 tvpro– pria coScienza. SonQ co~l miseri e g\lardinghi. 'han– no fredd,o •. E intiri:2 ;ii.ti, nell'ap.ima,.,. chiuderanno 1 ancora una volta gli occhi per non far.si vedere•· Se i figli fossero educati a rappresentarsi la verità sui padri dai padri stessi - babbo e mam– ma intendo che chiudono gli occhi per. non far.si . vedere - H• mondo, oltre a meritare la sua inno-· cenza, salverebbe alfine il piacete d'essere ·,ch'è proprio quello che ci' sta a cuore. L~antica strage– ove quasi emblematicamente si sèaricò l'autorevole miseria dei persecutori sarebbe alfine placata: rL marrebbe, quale è serrìpre stat'a ad opera dei mae– stri della pit.tura, un modo per le madri di $Lrin• gersi pìù forte a sé, col l;)raccio che ne scorcia le' tenere. gambette dal go1;1nellino. il meraviglioso fanciullo che crede a tutto. Invece, una delle più insolenti e tristi menzogne che si perpetua è quella di giustificare, in nome dei figli, compr_omessi, viltà, usure, conformiSmo, segnando d'affaticate rinuncie e di rivincite la propria corruzione e l'irrepilrabile decadenza del– l'amore. Di plù: si cerca di riparare anche nei principii l'imbelle prestigio dell'uomo che non mette più in gioco se stesso, con la e missione> di rispar– miar.e ai figli la pericolosa scoperta della vita ove dovrebbe consistere per loro l'unica ragion d'essere e di nascere quasi miracolosamente un'altra volta. In quante 0ccasioni mi son sentito invitare a còrrompe;rmi, a rinunciare, a mitigar– mi, a conformarmi, in nome dei figli. Lo splen– dore di un'esosa econqmia privata, nei fasti di una riconosciuta licenza sentimentale che salva in co.sa, tra le pareti domestiche, le libertà sacri– ficate agli interessi degli uffici, delle cariche e degli onori, avrebbe dovuto essere - come_ dire? - il prirho campicello del mio benessere pagato col mestiere di v.:ivere, e, strada facendo, col mutuo deJle parole. e Ai figli, non pensi ai tuoi figli?•· mi ripeteva con l'estemporaneo accoramento degli italioti guareschlani uno dei più veloci affaristi délle scritture e del-le sventure contemporanee. Che rispondergli, se non la semplice verità che l'im– m·agine e la presenza dei figli dovrebbe tratte– nerci almeno dal parlare per loro, innocenti, delle nostre colpe? E che chiamarli in causa come e be– neficati> ognl volta, significa già. considerarli or– fani e soli? La strage degli innocenti ogni giorno continua se i re e le regine familiari hanno terrore di sco– prire nella propria casa, tra i figli. 1l messia delle piccole o delle grandi verità che li accusano. Non basterarino allora le assicurazioni sulla vita, l po. deri da ereditare, i conti in banca accumulati con anni di traffico affettuoso e p0Jemico. np, non basteranno: Sarà tà miracolosa, terribile, innocenza di un figlio inerme a beneficare di dubbi, almeno. e di rimorsi la sicura vecchiezza dei padri. Nella nostra società, ogni giorno. ogni ora, Si potrebbe. dire ·con laconica franchezza, i figli tro– vano estranei i padri. li scoprono auiori delle loro segrete inibizioni, delle loro paralisi mentali, quanto più e-splicito ebben, !'invito a valersi con successo della vita prima di conoscerla, guanto più a lungo durò nella casa l'alibi passivo delJ'aL fetta, quanto più Dio fu chiamato a testimon~ della fortuna. Per tornare al soggetto del film di cui parlavo a<11i inizi del'la cronaca, dirò che a concluderlo o m-=-eglio a sigillarlo in un'immagine . memo_rabile. avrei colto di Sorpresa nella sua immediatezza quella donna che a ,Urio, sul lago di. Como, c~si apostrofò il bambino Leone 111 braccio alla ~w– vane mamma. 4,'. Com'è contento di vivere - disse corl sempli.,c_ità - com'è· felice di stare al mondo•– Si allontanò quasi senza guardarci, aveva parlato a se stessa, e al bambino che non era sqltanto no• stro. anche se era fatto di noi.. ALFONSO GATTO I.::.\' F TE R 'N t'E T TE R ,\" R J 'N Orncorc Mctclli: "Buona caccia" iL LIHIUJ IH Clll * SI 1•A IILA Abulici '' Pipistrelli,, di * FlìlfDINA/l'DO JlllfDIA _Il ro~rnnzo I_pipistrelli d\ zi i personaggi del romanzo. l'esplosione di quelli che so- scrittore russo quello di risponde alla realtà. Ag– Gmo Cesaret.t1 apparso di Orazio, Veno Vitte, An- no i reciproci risentimentilKafka .sempre che si pensi giungeremo che in questo è r,ecE:_nte n:'_lla c~Uana del- n:ina, G~al_tE:rio sono ~egat~ soprav"'."iE:n_e di nuovo H 10~9 a un Kafka s~nza mistE:ro e SE:mpre il periicolo di voler ~~,t~~: ! 1 '.d~~i{ta: 1 _co~~toè ~~np~~Nfdii~\~tidd•a~i~~rig~ ~~f:~ti~h 1 ! 1 aà1) t~ifg ~f ~~~l~~~-;:ron~a~l~S~:mp~:t~f;~~r~ rt}~~:~i~~r~:~~~· :~g~~f~t~~ noto, da El.10 V1t~onm, ap- spesi m una rarefatta am- manzo, anche se la loro au- le dire sino a che punto in dire i veri rapportii dei per– partie~e al!l._asez1on~ ~ell~ bi":alenza di sentimen_ti: Vit- tenticità è gueHa ormai Kafka non abbia penetrato s~naggi con le _loro ~ituazio- ~t~\?~,;~i~~. i!:~\i darn;:~~ ~: ~1:r1~todr g~:;r~.n~e~~~ i~c~~r;~wtao ;~~~!~il!ta daJ.j ~aui~t1u~ta dl•u~~s~~~!vi·~~jtr~ ~~i-!1/on la situazione ge-~ po, a1l ":'5perienza,_ m~. z:ion in certo senso in GuaJ.terio. questi ultimi anni e lascia abbiano contribuito alla na- Questi Pipi.stretti, vogilia– nec~s3riame~1t\ rifer~bill a di _cui Orazio era succube, persino avverti•re una qual- scita d•i tutta una narrativa mo dire, ci off.rono davvero fat! 1 f etem1mr l, anche s:1egl! avverte un pi-91!,lnga- crye' in_tru~ione na~uralist,ica. europea della disintegrazio- l'c ii:itima rovina> ~~ quegli e~sd anbo cen ~oiu·dn g.Ì 1 ri:nento della persona•llta del- Si puo dire che il terzetto ne e dell'orrore psicologico. anni. e quel che p1u conta no O ene m ivi ua ! e F~mico mo-~bos.amente pr~- de~ Vitte è nutrito di un non ultima · uella che ha i suoi precedenti? No dav– delln ho~tlf• re_cente st0 r,~a, l dilet,to. Cosi Vitte_ trova m odio antico ,che l(?,scritt9re avuto forse 1a sua prova v.e~o, altri~enti negl_i abuli– q1;e a e u ttma guer r~,Annma. Ullfl: patet.1ca e P~- ha appena mtrav1sto o m- esemplare in Sartre e negli c1.~ntener1t1 come Vitte. nei ~_au~or: ~r.e atg~fa q~~~a~talstuma 1J.lus10ne di C?mu~r tuito, la cui carica vitale si altri epigoni dell'esistenzia- v1s1on-ari truffatori come f m~irc 1 i 'od d. t care ancora con l'ami,co. ~ consuma a.Jl'improvviso, in lismo E' vero che in questo Gualterio, nei retori sensua– ~fl~1iaf~e- lì~f! ;ro \i;"mtJ Vitte. è_ altresl s_uccube di un dialogo furente, ma non suo ·romanzo l'ispirazione li ,come Mezzi, in quella Si– ~mbo deifa Sici .J.ia dove ora fl'.Jezzi, 1 _1 suo carta~~ eS t ~- si svolge psicologicai:nente, e d.el Cesaretti nasce ess.en - cma popolata di larve do– è ambientato il suo roman- tlzzante _retore ~sci~ a c e soprattutt? _1101;1 r1esc.e ~ zialmente da un dramma ita- vremmo finire con lo sco– Zo ma gli sta-ti d'an~mo dei lo c~strmge ogni gu?mo ~ sfo~dare l p_1a~11 estE:_rn! de, Uano, da quella rottura di pI'i.:re noi stessi. Forse qual– su~i personaggi non ·hanno vol~1.e .- mentre glt. altri suor moventi ,m!Y!ed1at1. ~a forzati equilibri che dura- cuna di noi ebbe in ue :li una ragion d'essere .diretta ufflc1al1 del campo riesco- stessa catastrl?fe fma~e ar~!- rono nella nost.ra società si- anni gJ1,sta•ti d'animo d1 qif~i contro la guerra anche se la no sempre a trovare un pre- vfl del tutto inattesa. la ti- no a che la guerra non fece f' t· , . _ guerra aggrava· i fatti: la test~ per_ r(ma_nerE: a te:_ra volteèla del capitano _.Mezzi crollare come un castello di i~~~ti~fc~o:~~g1, ma ?On s~ sua esperienza è riportata - m .m1s_s101udi gue11a. che abbatte V~no al 11tor~o carta le sue povere struttu- d' . <:iuegli stati come su uno schermo opaco Gualte~10. e,_un de' :10.ne do- da.il suo volo d1 gue_rra (~>ri- re. In questo è appunto• 10 an!mo _ che, r1m:15~ro I~ sul quale si muovono esseri tat~ J.h . l!n u~esaunb!lE: ca- ma della parte1;1z~ i.I ca~:nt~- stato d'animo esistenziale :y~1a d1 un epoca .. m ess,. pressochè larvali, 0 meglio pac1t8: d1 1!1t_rig~,anzi e una no _lo ~~ cons~g~1ato di ri- dal qua,le prende vita il ro- di e~o J?er la m~gror p~rtE; stati d'animo ricoperti, sia capacità d1 mt.r1go OPE:rante f1_1g1ars1 ·m 'li'urns1a PE:rsfug- manzo, uno stato d'animo . ;:1° 1 , cera11:o g~à e ra~-1<;>m pure, d~ a?petti umani. D'aL per se s_ola,. come Vitte .è g1re a. un mandato di cattu- n~!;ativo: Non ne.gh~ a1:1o il .~~e s 1 ~'terf!:rl1. ç1:sarett1 ~m- tronde mtito!ando questo suo una specie d1 ang~l~ abuli- r.i sp1cc~to per _le oscure d1ntto al narratori d1 impo_ di i a J?olat1 i_nu~ c~una romanzo COSIcome ha fatto, CO ~ronto a ogni impresa trame di Gualteno) e con stare i loro romanzi su stati es st enraleh dJSPE:tazio~e il Cesaretti ha dovuto ren- che ·gili_ si~ comandata cta lui abbatte G)J~lter,io e infi_ d'animo negativi, m,-a a pat- ~ ndo~t val e c e e~ll abbia dersi ben conto di quale Gualteno, e un eroe dotato ne rende smc1da lo stesso to che dietro quegli stati d9n ° . 0 f a narraz1o~e con fosse la natura notturna di ~lvi~fe-b~~i~t~ar~a p~~t~~;; ~ez~·ac~ii~~a ;;tana~ ~:~~ d'animo v\.si:a no Pfio ~ag~j 1{~~W 0 ne~f; 10 sia p:r;~~~z?a 1 f;' qu.es ~i. s~oi stra_vo~ti perso- sin9 ~ll'orro~e e aUa dispe- prese~ta lo ;cio~limento ne- ~t~~i d~ ~r.rr :~: y~~ri:m 0 i 1 dir~ gracilità: ~l romanzo è rima_– nagg1 e. m ~pec1e _i.l tenente ra:2;1one!ma e 8:JlChe un eroe ~essano del romanzo. creature -umane: altrimenti s1 jfl.~~n~8i;t~: Il che non SL Veno V~tte, 11 sergente Guai- mtenen~ e d~stante, co-me E' vero, la narrazione del s,i corre j:l rischio di t:ramu- gnt . on, V8;da àp'"pre;,. ,terio, Annjna la 1 .vedova di Gualteno - ,s1~ pure nE;lla Ce~aretti ricl:iiama àlla .me- tare gu,egli .stati; dlani-mo in z;,;i ro 1 :e~ ,::i. suo impei:io e. un tenente Orazio che muo- sua la_rva - fi sefhpre at~ivo moria una atmosfera do. esempl-ari paradigmatici di pet • sua acutezza dt pe. re sin da•l primo capitolo ~ ~b·illante, t falso .utop~S t a, stojevskiana; ma dovremmo una situazione morale, il che ne r;z~~~ÌNA:ND sotto un muro fat~t? crolla- aÌ tr~ 0 ff/~ 8 r~~~iri~n~~ ~j= aggiungere al nome dello nel caso 1:resente nor cor- ' O VIRDIA re da una bomba, 11padre e l'uno che l'altro sono inaf– la madre di lu.i. ciuel.Ji di ferabìli nella loro ambigua Vitte, e poi gli alt:ri, il ca- conformazione che lasci~ a~ pitano Mezzi. il centurione, lettore ben poc? ma~gine il colonnello e tutte le altre per la scoperta d1 Quelli che ~inori figure che si. incro~ :~roani i evd~llem~~~i~nideJ~1 ciano nel roma~zo m ~na personaggi stessi. atm?sfera allucmat~. dove Cesaretti tuttavia. pur la- tutti attendono qualcosa che . d t' . sd~a pder rcce~er!· e .dad.cui ~~~~m~g~~mi~,reu~.~~~~s~~~~ 1pe-n e o scio.~ ierst 1 un rarefatta all'estremo e al– dramma sotterraneo che non stremo flu.ida se non altro è soltanto nel tempo, nella .per lo strano incombere sul– g~erra, ~a altresl ~el fondo la città di T... ne1la quaile · ~~ac:;;~s:~ ~i;;~no~gf~~~~~s~i~ è am?ientata g_ran parte deI– bil~ del_ quale è l'assurdo ~~e v~ce;:e~e d~n~n;ue~~=r~~ r~ç, st a 11 sergente ?~aJ t e- tanta:,mi, ci offre un ctono n.o._ pre~e spretato, cm1co ~ e più reale, più compat'to, ma v1s1onano al. t~mpo stes:so, anch'esso più fondato su una $Orta_ d1 p1_cc~lo _rifur- stati· d'animo più che su ;r~~~r~ni~~at~~~Và~C~~a ~~~~= ! ;;,e;;i:i,p~lOe~f~ cs~\rr:t~ 1~~~=• luzione politico-religiosa, ma na • dove vivono i genitori anche t~sitore assiduo dì ~i ye1y.o Vitte. Le s~ene tra un intrigo nel quaJe a poco 11_ f1.e;ho. la _madre. il. padr~ ~ p~co sono i!lvischiati_ i ca- ~~e C~~~:~~ secendeegs~~~v::~ PI, 1 ~erarch1 ~ella c- 1 .t-t~ _e vogliamo dire che affida lo · che coinvolge sm dal?lh m1- svolgersi de-i singoli episodi ---------- alle parole dei personaggi, Ilpremio leHer·ario ·1 ~~~~fsar~ut~;iiai ~~~~~~fin~ Agenore Fabbri: "Composizione" bomenìca '7 aprìTe 1957 GLLSCRITfORI E LA SOClETA' * La letteratura ele idPe * di GlJGLIEl,.110 "81 ETliOi~I Forse non e inutile raccontare la esperienza di uno scrittore mio amico; penso possa aiutare a r!– flettere su certe particolarità della nostra tradi– zione letteraria e critica, che non sono certo quel– le che aiutano la nostra arte e le nostre idee ad affiancarsi coi costumi let(erari più. progrediti a liberi dalle pastoie di abiti mentali troppo rigidi e conservatori di situazioni sorpassate. Lo scrittOre in questione, alcuni anni or sono, pubblicò un libro che ebbe da noi un ottimo suc– cesso: la critica italiana ne parlò molto ·e senza che nei vari apprezzamenti ne apparisse u!lo anch~ minimamente negativo; i più autorevol.1 lettori diedero un caldo consenso e l'autore, logicamente, doveva esserne pienamente soddisfatto. Invece,_ in: contrandolo proprio in quei giorni, ebbe a d1rm_1 che vi era qualche cosa che lo deludeva. Cerchero di riprendere come mi riesce le sue parole: e Certo che sono contento; il mio libro non potrebbe essere stato accolto meglio di così. E}p– pure, salvo qualcbe breve cenno, insoddisfacente, non uno dei critici più autorevoli è riuscito a evi– tarmi una certa delusione•- Poi cercò di spie– garsi continuando: e In questo libro io avevo cer– cato di dire alcune cose, credevo di averle dette; ma non uno di coloro che ne hanno parlato, in tante cose che è riuscito a dire, tutte molto fa– vorevoli, ha diFlostrato di essersi accorto che, tr~ gli altri sforzi, avevo cercato di far quello d1 esprimere una situazione precisa, di dare alla vi– cenda del mio libro un significato. L'assenza di qualsiasi osservazione su quello che io credevo di aver voluto dire è stata così totale che son do– vuto arrivare a ripetere a me stesso: - Si vede che uno scrittore si illude molto spesso di aver, tra l'altro, detto una certa cosa; in realtà uno scrittore non dice quello che crede di aver detto; pazienza, visto che il libro va bene, piace, debbo essere contento ugualmente•- Ma i'l suo discorso non era finito, perchè, dopo un poco, aggiunse: e Mi ero rassegnato a pensare questo, a credere questo, se non che, diversi mesi dopo. in occasione di una traduzione dello stesso libro in lingua inglese, una decina di critici lon– dinesi ne parlarono, anche loro molto favorevol– mente; ma la sorpresa di quelli scritti consisté nel fattO che ognuno di essi, prima di tutto, av– vertiva che lo scrittore, con quel libro aveva vo– luto dire questa e questa cosa. aveva voluto rap– presentare questa e questa situazione, ed a tale proposito ripetevano con precisione proprio le stesse cose che io avevo pensato di dire o espri– mere e che m'ero ormai convinto di non aver · detto. Come spiegare tutto ciò? Se qualcuno riu– sciva ad individuare le mie idee allora voleva dire che io le avevo veramente espresse; perchè i cri– tici del mio Paese non le avevano nemmeno in– travedute?». L'amico scrittore non si pronunciò oltre, non volle o non poté dare una spiegazione del curioso fenomeno. Io penso che si potrebbe utilmente ra– gfonare molto su tùtto ciò, pur tenendo conto dei lati negativi, oltre che di quelli positivi, che una situazione del genere porta subito alla mente di guanti conoscono abbastanza berie la situazione odierna della letteratura rispetto ai tempi, alle varie culture, alle diverse tradizioni nazionali, ecc. Penso che, malgi::ado tutto, se pur è ...indubbio che da un episodì9 di questo genere si possono trarre molte conseguenze, meglio sia lasciare l'indicazio– ne che se ne può trarre allo stato di pura espo– sizione dei fatti: in certi casi forse è più utile una semplice indicazione che una parziale discussione, una spiegazione unica che. per guanto precisa, sa– rebbe comunque unilaterale. Da qualche tempo, da noi, non di rado si co– mincia a sentire parlare di e una letteratura di idee•• specialmente per la narrativa: penso che questo dovrebbe far assai piacere all'amico a cui debbo le confidenze esposte più avanti: ma. se ci ripenso meglio, mi resta il dubbio che proprio lui sarebb~ il primo a porre moltissimi limiti a que– sta soddisfazione. Se interpreto bene il suo modo di sentire, credo che il mio amico non creda af– fatto nella possibilità di un giudizio che si rifac– cia a necessità esterne, a scherni necessari. anche se sacrosanti. La sua esperienza deve avergli in– segnat9 che il giudizio più valido non è_ frutto di pura intelligenza individuale, di capacità d'analisi individuali; ma di un abito mentale che nasce da un costume, cta trç1.dizioni acquisite, da acqui– site libertà di giudizio che spesso non accettano schemi. Penso che forse proprio lui mi direbbe che le idee dì per se stesse non sono affatto opera letteraria; come l'opera letteraria senza idee non è possibile, e non avrebbe davvero torto. Per maggior precisione mi riprometto di incontrare nuovamente questo mio amico, di inte-rpellarlo · espressamente su tutto ciò contentandomi per in– tanto d'aver segnalato un fatto che si presta a qualche considerazione sullo spirito della nostra tradizione letteraria, non necessariamente negati– va, ma certamente istruttiva su alcuni B.spetti tut– t'altro che trascurabili. GUGLIELMO PETRONI temi che guidano i_ loro fc. (( Prospettive m rfdionali » rocissimi odii, cosicché dopo La Segreteci, del Premio! ---""",------------------------------------- ;,:~tJi:::11.19~7 ,;p;::~:::i:,:: A "f 1., I LI o BE RT o L ·u ·Ce I del conco-rso per due saggi eco- l · nomico-sociali sul Mezzogiorno, l • comunicano chè gli uffici si 1 presenta: * sono trasferiti da via Piemon. te 38, in vla Barberi-ni 41, Roma - telefoni 460.417 • 1160236; al medesimo indirizzo si è tras!e• rita la Redazione della rivista « Prospettive Meridionali .. e il Centro Democratico di CuJtura e di Documentazione. pot>sie tli Al,HERT#J HEVILACQlJ-A Con l'occasione si ricorda che, per quello che concerne il Premio Letterario .. Prospet. tive .Meridionali,._ esso sarà assegnato ::t opere aarrative (romanzi a raccolte di rac– conti), edite o inedite di am• biente o di argomento meri– dlonà.Je, in cui, (atti e perso– naggi siano riferiti all'epoca contemporanea. I romanzi o raccolte di rac– conti editi, potranno concorre• re al premio solo se pubbHcati nel periodo tra Il 1. gennaio 1956 e il 15 settembre 1957. i concorrenti dovranno m• viare le copie prescritte del libro o del dattl:loscrltto al suddetto indirizzo entro ii 30 settembre 1957. Per quel che riguarda il concorso dei due saggi econo– mico•sociali, i concorrenti do• vranno Inviare sempre al sud. detto indirizzo, 1 copie datti• Joscritte del loro lavoro entro Alberto Be·vilacqua fu. mi.o scotaro al Liceo Ro– magnosi. doveva essere l'anno 1950, t'ultimo che insegnai. a Parma.. Bevilacqua era Un ragazzo timi..: do, sempre con gli occhiali neri. faceva la prima con motta serietà perchè non gU era concesso andar sotto u·na certa media. Lo distinguevo appena dagli allri.. Un giorno. mentre uscendo aite dodici e mezzo mi dirigevo a Porta Nino Bi.xio per tornare aUa mia casa di campagna (ma quando ci tornerò dav– vero del t.utto?) mi si accompagnò e mi diede delle poesie. Erano d'un respi.ro , forse d'una diffusione i.nsoli ti, vi si rivelava u.11a natura slieHeuana d.i poeta ancora fanci1dlo, immune da manierismi mo– cìen1i, volto a seguire trascolorare di luce. vagare ·d'l,nubi, mutare delfaria. Gli chiesi' che libri cwesse letto, m'accorsi che nella $Ua. piccola, stretta casa d'Oitretorrente non erano entrate che delle anto– logie scol.astiche, dove magari. tm ragazzo curioso poteva scoprire un po' d'Ungarett-i e Montale. Ma nient'altro. Gli feci pubblicare mia poesia su Paragone. lo presentai al povero Mario Colombi Guidotti che se lo prese vicino Cll Raccoglitore; L'anno clte Con– tini e gli altri del Premio Li.ber.a Stampa premia– rono un bel romanzo post1tmo fe ancora i.nedito) di Mario, Il grammofono, Bevi/acqua si ebbe pnre nn premi.o. Pubblico anche dei racconti da Sciascia. momento del passaggio dal fiore cil frutto t1trba la vita e la poesia di Bevi.lacqua che s'arricchisce e matura. L'importante è clie ciò avvenga senza che si perda quella grazia originari~. ATTILIO BERTOLUCCI Il sole di un gio1•110 Il sole di un incauto giorno pietoso d'Ombre accese da,l colore dei tuòi capelli al vento su quel carro che portava in orizzonti il tuo saluto fuggitivo. per una bionda pianura. M'attendevi col fianco al grande salice e la manu tra i capelli raccoHi sulla nuca. O tu che nell'attendermi pensavi ai tuoi giorni più belli nella vita, olla tua quieta· gioia a,l mio spuntare dall'azzurro dei colli quando fonde col Sllle dove obliqua la sua· luce. Altra vita io ignoro oltre una_ tarda frontiera di cavalli su un declivio. Havvh,a H rubino dc>ibicchil'ri Ravviva il rubino dei bicchieri il colore della tua veste di fanciulla, dei tuoi capelli raccolti ron il nastro. Nella tua pietà senza motivo, cose a quei giorni, come a sonni franti l'incerto chiaro di rondini in partenza. Era dei padri in t.e l'assuefazione alla triste vicenda come al sole. Soltanto ti tradì l'essere in una notte d'ottobre d'improvviso donna tra id cantare degli ulivi. il mio passo che si faceva lontano alla luna che nasceva sul tuo candore punito. S 'ilhnuina una sta;:'io~e S'illumina una stagione sull'antica erba dei disusati :::ammini, oriente varca i colli sul tragitto, lenta si snebbia una luna tardiva sulle criniere di neri cavalli lucenti. Nel crinale si narra dei dolenti tuoi occhi di rapido tramonto, lampanti di un silenzio che matura quest'ora in un'ambigua attesa. Ci divide da allora pari all'erba il lento rispuntare degli affetti. un farsi nell'attesa di festive altre usanze straniere, d'altri canti. i volti che non mutano dei morti. Ma scoprendo la tua casa che accoglie il giorno in un suo braccio di sole, si riànima quel tuo grido di bionda bimba. romita in un sentiero di viole. '----------------------' U 3.0 settembre 1957. Queste ultime paesi.e,vedono Bevitacq1w non più assorto ai. grandi cieli, alle tremant.i steli.e, ma a ragazze, a cavalli, a vino nei biccltieri, e coi sole dove obliqua la sua Luce». Ora H difficile, esalta:nte nel tuo perdono al mio essere uomo tu serbi un nome amaro, un familiare volto in attesa tra le familiari ALBERTO BEVILACQUA

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